FURTO A MANO ARMATA NELL'INFERNO DI GAZA

 HANNO ANCORA PAURA E INTERESSE A PRONUNCIARE QUELLA PAROLA, MENTRE UN POPOLO MUORE.

Di Franco Cimino

Tommaso Montanari ed io la pensiamo allo stesso modo. Tommaso Montanari, Corrado Formigli e io la pensiamo allo stesso modo. Tommaso Montanari, Corrado Formigli, Don Mimmo Battaglia ed io la pensiamo allo stesso modo. Montanari, Formigli, Don Mimmo, Sergio Mattarella e io la pensiamo allo stesso modo. Montanari, Formigli, Don Mimmo, Mattarella e Jorge Bergoglio (prima di tutti e in contemporanea al sottoscritto) e io la pensiamo allo stesso modo.


Tommaso Montanari è uno storico dell’arte e saggista, professore di questa disciplina in molte università italiane, attualmente Rettore dell’Università per Stranieri di Pisa.

Corrado Formigli è un noto giornalista, esperto in inchieste sulle più grandi questioni della società e anche sulle guerre e sui diversi conflitti nel mondo. Attualmente conduce un’importante trasmissione televisiva molto seguita, nella quale tratta temi di attualità e, in particolare, di politica e geopolitica.


Don Mimmo Battaglia è un prete. Di quella Chiesa buona, nella quale e per la quale, dall’inizio del suo sacerdozio, si è impegnato strenuamente a favore dei più deboli, degli emarginati, dei poveri per qualsiasi ragione e condizione. Lo chiamavano “prete di strada”, (termine che né a lui né a me è mai piaciuto), perché teorizzava e praticava l’idea di una Chiesa fuori dalle sacrestie e in cammino sulle strade, nelle quali, nascosti dall’ipocrisia degli uomini e dal buio delle luci spente, vivevano per morire gli ultimi delle città e gli scartati dal mondo violento e falsamente opulento. Don Mimmo oggi è Cardinale della Chiesa di Roma.


Jorge Bergoglio è quel grande Papa scomparso solo alcune settimane fa e che di quella Chiesa ha fatto la casa di tutti, il porto per l’attracco di tutte le navi e le coste sicure di tutte le barche e gommoni, carrette del mare e paranze, le braccia per accogliere e abbracciare tutti gli esseri umani, in particolare i poveri e gli sconfitti, i deboli e i più bisognosi. E ha fatto di quella Chiesa “povera per i poveri” le carezze sul viso di chi non le ha mai avute o se l’è scordate. Le cure sulle ferite dei corpi. E, delle parole del Vangelo, quelle per le ferite dell’anima e per l’avvio di quella rivoluzione non violenta che possa cambiare il mondo, rinnovando la coscienza delle singole persone.


Sergio Mattarella è un politico italiano, l’uomo delle istituzioni che ha sempre servito con dignità e onore, battendosi per la difesa della libertà e il rafforzamento della democrazia. E, con determinazione mai venuta meno, per la costruzione di un’Europa libera, autonoma, democratica. Un’istituzione grande e universale, che si battesse per il progresso e la pace nel mondo, attraverso l’affermazione dei principi fondamentali che progresso e pace possono garantire. E cioè la giustizia, l’affermazione dei diritti umani e civili per tutte le genti e tutte le persone, nell’eguaglianza che consenta, attraverso la valorizzazione dei meriti quanto dei bisogni, la più equa distribuzione della ricchezza generale. Sergio Mattarella è il Presidente della Repubblica italiana.


E poi ci sono io, Cimino. E mi chiamo Franco. Sono un padre, sono un docente, sono un militante politico e oggi un attivista dei diritti umani. Sono cristiano e “appartengo” alla Chiesa cattolica.


Escludendo il Papa e il Cardinale, Tommaso, Corrado e io siamo stati, probabilmente lo siamo ancora, di certo idealmente lo saremo, un comunista più radicale, un comunista o socialista tradizionale, un democristiano a tutto tondo.


Se un Papa, un Cardinale, due comunisti diversi o socialisti autentici e un democristiano immodificato, sulla drammatica situazione di Gaza dicono e pensano la stessa cosa, anche con linguaggi necessariamente diversi, e cioè che su quella lunga striscia di terra bellissima accanto al mare stupendo si sta consumando, con la volontà di Israele di cancellare un intero popolo rubando la loro terra, un vero genocidio, vuol dire qualcosa che può consentire ai tanti scandalizzati strumentalmente da questa parola un minimo di riflessione. Un pensiero almeno per riconoscere che da quasi due anni l’esercito di Israele sta attuando una carneficina e un’azione continua contro ogni diritto umano e civile. Un’offesa imperdonabile contro la vita in quanto tale e la dignità della persona. E contro la vita e la dignità di quegli esseri che, dalle religioni alle costituzioni, vengono considerati intoccabili per qualsiasi motivo: i bambini, le donne.


Un attacco feroce contro la vita, una storia, una cultura, un popolo, milioni di esseri umani, che non può essere assolutamente giustificato, compreso o accettato, con la vecchia motivazione di difendere i propri confini. E neppure con quel rancore cieco, a motivo di vendicare i tanti ebrei uccisi e sequestrati da quei pazzi terroristi di Hamas, che con l’orrore del famoso sette ottobre hanno iniziato, con una strana impreparazione dei servizi segreti israeliani, la più anomala delle guerre.


Quella che ha un sapore più amaro delle guerre classiche, per il veleno dell’odio sputato sulla storia di un popolo e sull’anima di una storia che da cinquant’anni non si fa cancellare per poter diventare respiro vitale, che restituisca vita alla vita, terra alla terra. E i figli di chi è morto per difenderla, alla terra che diventi finalmente Stato. Lo Stato libero e indipendente della Palestina.



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