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giovedì 14 maggio 2020

Guardando al passato progettiamo il futuro

 Un post per La presidente della Calabria Jole Santelli e Dario Franceschini Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo.

 Creatività e rinascite

Ci sono eventi che modificano attegiamenti e pensieri. Avvenimenti che rivoluzionano le quotidianità contro ogni logica e che a nulla valgono le ragioni umane.
Terremoti fisici. Pandemie. Eventi, apunto, scaturiti dalla forza della natura mettono a dura prova le convinzioni date dalla ragione agli ordinamenti sociali.

In certi casi l'azione dell'uomo ha influenzato e accentuato le catastrofi naturali altre volte no ma sempre l'uomo è chiamato a rispondere nella maniera più consona.

La dissennata cementificazione. Gli allevamenti intensivi. Le estrazioni minerarie. Le trivellazioni resi possibili dall'ingegno umano anche negli abissi degli oceani.
Tutte queste azioni hanno alterato l'ecosistema e innescato reazioni a catena.
Gli eventi drammatici si ripetono ciclicamente nei territori ad alto rischio sismico e decimano vittime.

I terremoti sono eventi che in un certo qual modo hanno segnato gli anni in Italia.
In Calabria si ricorda ancora il terribile terremoto che rase al suolo Reggio Calabria e Messina nel 1908.
E le risposte, in qualche caso strumentalizzate o suggerite da interessi emotivi legati ai luoghi, alla storia, alla geografia politica e culturale del territorio, sono divenuti interminabili lacci annodati dalle lungaggini burocratiche senza fine.

In qualche caso sembra che qualcuno vegli sulle azioni dell'uomo e che suggerisca soluzioni meno dolorose rispetto alla vanagloria tutta terrena che risiede nel pensiero accentratore e megalomane di certe cordate di potere. (piccola dissertazione)

C'è chi vuole ricostruire l'addove la natura ha detto no. Neppure con le dovute precauzioni dettate dalle regole antisismiche. Ingabbia case e palazzi. Negozi e chiese. Monumenti eretti dall'insipienza e dalla vanagloria effimera terrena! (e anche questa operazione potrebbe essere definita una “installazione”).
E chi razionalizzando gli eventi, spinto dalla passione creativa, per mantenere il ricordo delle storie di quanti sono passati di lì, quasi a monito, cerca altre strade. Altri luoghi per ricostruire percorsi di vita. Altri capitoli lasciati aperti per le generazioni future da riscrivere.

Luoghi in cui gli artisti sono chiamati a dare il meglio. Proporre, con la loro opera, possibili rivoli di pensieri che toccano e contaminano passato e presente, persino il futuro nell'attimo in cui riescono a realizzare l'intenzione creativa prefissata da offrire alla collettività.

Il grande cretto di Burri è una di queste.
"il grande cretto di Alberto Burri a Gibellina vecchia"

Idealmente Burri ha tombato. Protetto. Racchiusa in religioso silenzio la toponomastica moderna insieme alla cultura antica degli abitanti della valle del Belìce un luogo. A perenne memoria ha voluto racchiudere sotto un enorme loculo la morte. La furia distruttrice che ha sfarinato le costruzioni in calce e fango di un tempo passato ed ha messo a nudo tutti gli aspetti della morte! Per offrire immensi sguardi oltre il tramonto ai nuovi sopravvissuti. Anche quando l'azione dell'uomo non è tra le cause principali del disastro, rimane il monito suggerito dal binomio “tutela e rispetto” nell'accezione più ampia del termine.

Creatività e Ri-nascite. Non solo a Gibellina. Questo, da artista, mi sento di auspicare all'alba del nuovo regime dettato dall'emergenza "covid-19" denominato fase 2.
Dal 18 pv guarderemo il mondo con diffidenza oppure con pensieri propositivi? Riusciremo a mettere a disposizione creatività, passione per la cultura per fare decollare la Calabria, guardando oltre il confine delle nostre labili teorie? volare col pensiero laddove il sogno degli eterni bambini ha saputo ridare nuovi concetti e attrattive all'ambiente devastato dal terremoto del 1968?

La Calabria è terra antica! Accogliente. Ricca di storia. Implementiamo la ripartenza delle attività territoriali con la creatività e sommiamo alle bellezze delle spiagge, dei boschi e dei monti la storia e la ricerca del bello attraverso gli interventi degli artisti.


mercoledì 1 settembre 2010

creatività, arte contemporanea e bravi artigiani

aore12
Per un mercato dell’arte sano, non drogato da falsità concettuali.

È disarmante costatare la duttilità del bello estetico e delle varie forme concettuali d’intendere il bello o il sublime oggi. Nonostante l’innumerevole letteratura in merito, e nonostante l’evoluzione linguistica e tecnica della visione, comunemente il bello è associato all’emotività congetturale cui è associato il manufatto artigianale e o artistico.
È sintomatica la reazione al bello laddove si magnificano forme elementari associate a un evento mediatico o di costume. Ancora oggi la gente ha bisogno di una narrazione affine alla propria cultura per indolenza, perché non ama il nuovo e detesta l’ignoto che mette in discussione le conoscenze spicciole e non trova spazi utilitaristici nella quotidianità. Però, la maggioranza silenziosa è pronta a urlare a comando! Non appena qualcuno che funge da guida espone una teoria e l’associa a un prodotto dell’uomo. Il concetto, bello o brutto, è accettato con facilità se rimanda mentalmente alla persona da ricordare, ai suoi insegnamenti, alla sua figura carismatica.
D’altronde è risaputo che la figurazione da sempre ha sopperito ai mille testi scritti e alle innumerevoli parole. La figurazione è immediata. Narra un episodio. Divulga concetti per immagini. Escludendo il dato propagandistico connesso alla figurazione, è da considerare, se si vuole dare una connotazione artistica seria, non tanto il valore estetico e la padronanza artigianale esecutiva, ma, il retroterra intellettuale dell’artista, del tempo in cui vive, delle tecniche usate per rendere comprensibile il concetto e renderlo visibile. In sintesi: i simboli ideati dall’uomo sono sempre gli stessi. Possono avere varianti dettate dalle mode e dai gusti momentanei, ma la radice rimane immutata. Per intenderci basta pensare alla Croce di Gesù. Due assi incrociate che servivano a dare la morte ai delinquenti comuni sono diventate l’emblema universale di una religione.
La simbologia della croce porta le coscienze Cristiane a Cristo Morto e Risorto, alla sua vita, agli insegnamenti lasciati agli apostoli e divulgati nei secoli. E chi la porta addosso e la venera è Cristiano.
E, posta sui tetti e sui campanili indica ai fedeli che quello è un luogo di culto: una chiesa.

Per fare ciò, non c’è bisogno di essere artisti basta essere dei bravi artigiani del ferro o della pietra e avere un po’ di creatività. La stessa creatività che fa vedere draghi, serpenti, figure allegoriche popolare il cielo; insomma, come quando si dialoga con le forme cangianti delle nuvole e li poniamo a due passi dalla realtà come fedeli compagni di viaggio.

domenica 21 settembre 2014

Siamo tutti Artisti

(PITTORI SI DIVENTA)


È domenica. Giorno dedicato allo spirito, alla riflessione e all'ozio creativo. Approfitto, quindi, del tempo dell'ozio per suggerire e magari sfatare alcune fantasie metropolitane accresciute nel tempo attorno al fumoso mondo della “creatività”
matita, tecnica del chiaroscuro 


È vero, esistono metodi e mezzi moderni che aiutano tantissimo il lavoro di illustratori, pittori e creativi in genere, nonostante ciò ancora in molti si emozionano davanti ad un disegno o pittura eseguiti artigianalmente.
Le motivazioni sono molteplici, una potrebbe essere, e lo è, la soddisfazione di vedere nascere e prendere forma sotto gli occhi le figure che frullano in testa al solo passaggio della matita mossa dalla fantasia. Pescare nelle sensazioni, nei ricordi e abbozzare di getto un attimo d'intimità o sezionare parte di visione sedimentata rivisitata dall'io creativo.

È ovvio che per fare ciò è necessario possedere la tecnica. Conoscere i metodi della costruzione grafica. Sapere impostare i soggetti sulla superficie e renderli fruibili; proiettare le proprie “visioni” in maniera accattivante avvalendosi della “finzione grafica della visione”. E per fare ciò, a livelli apprezzabili, serve tanto lavoro. Applicazione e costanza. 

Insomma, disegnare o dipingere è possibile per chiunque. Diffidate da chi dice il contrario. Non c'è nessun dono e la decantata ispirazione è una bufala inventata per alimentare l'alone romantico che accompagna “l'artista” e il suo lavoro sorretto da tanta artigianalità, conoscenza, abnegazione e moltissima cultura. E non è poco!, impegnarsi nel lavoro con creatività per essere al massimo ed espletare al meglio idee e elementi che sono le basi di ogni progetto personale.

Buona creatività a tutti.

domenica 12 luglio 2009

m.iannino, oltre la parola, semiotica e creatività




Semiotica e creatività

LABORATORIO OLTRE LA PAROLA. Ente Nazionale Sordi. Calabria


Oltre la parola il di/segno condensa l’universo reale o immaginifico del singolo e lo espone, coerentemente alla personalità dell’autore, ad acculturati, analfabeti, adulti e bambini di qualsiasi etnia e stato sociale.

Il gesto chiarisce e raggiunge gli esseri, traduce la babele degli idiomi in chiari, immediati pensieri universali, anche se, strumenti, segni e metodiche del fare gestuale non sono tratti consapevolmente dall'atavico dizionario multietnico dell'arte visiva, la gestualità creativa implementa il piacere esplorativo dei sensi nella totale, invadente, curiosità del fare e appaga la naturale inclinazione umana al gioco intuitivo.

Intuizione e gioco sono aspetti caratterizzanti per la crescita intellettiva dell’uomo poiché la formazione acquisita attraverso la libera scelta del e col gioco, stimola la curiosità e induce il giocatore all’esplorazione.

Esplorazione intesa come azione indagatrice di eventi, episodi, scene, materia e concetti; che, isolata dai fenomeni utilitaristici di mercato, penetra l’ovvio, lo scandaglia, ne evapora gli umori, li condensa per riversali nel calderone propositivo dei linguaggi creativi. L’osservazione creativa, incentrata su effimere contaminazioni polimateriche occasionali, dà corpo a poetiche irreali e ingloba in un unico organismo plusvalenze variabili.

L’oggetto contaminato propone e va oltre il detto e visto. Non necessariamente in linea con la divina proporzione o con la dittatura del bello assoluto, è e rimane palestra per la mente che può o no piacere. Urtare sensibilità o offendere assolutismi estetici preconfezionati. Essere accattivante. Plastico. Involuto. Tetro. Drammatico… Comunque appaia agli occhi dell’osservatore, se catalizza l’attenzione, suscita interrogativi e lascia spazio a nuove ipotesi, il gioco ha colto nel segno: è riuscito laddove le teorie hanno provocato black out mentali o devianze concettuali inerenti i linguaggi dell’anima!

Il nuovo fare giocoso, anti/estetico, suggerito dalla commistione di notizie nasce e si alimenta di effetti plastici occasionali e da cromie popolari.

I linguaggi fluttuano nell’aria, sommergono oltre misura le esigenze reali della comunicazione; le commistioni visive multimediali, figurative, segniche, cromatiche, sovvertono ogni ordine e grado: creano l’imprevisto poetico!, d'altronde, chi ha deciso regole e tecniche grammaticali? L’uomo! Allora può decidere di abolirle, migliorarle, o avvalersi dell’area privilegiata dell’informazione temporanea, piagata da infinite combinazioni polimateriche: affiches lacerate su muri scrostati, insegne, graffi, combustioni, macchie, assi, strati levigati, butterati, in piano o sbilenchi. Pubblicità sbiadita, graffiti e manufatti corrotti, tutto ciò che i sensi assorbono diventa lavorio concettuale, sublimato o esasperato dalla sensibilità gestuale e dal ricordo del singolo.

Creatività è sinonimo d’incontro tra fantasia e operosità in assoluta libertà d’analisi; dalla fusione tra estro e scelta cognitiva di tecniche e mezzi espressivi avviene la trasformazione linguistica: l’azione gratuita della rivisitazione giocosa trasforma in valore semantico universale qualsiasi banalizzazione visiva.

Il plusvalore sviluppato dalla rivisitazione dell’oggetto attraverso lo contaminazione oggettiva e la consequenziale riproposizione poetica dello spazio conosciuto e occupato precedentemente dal medium, cresce o diminuisce d’intensità espressiva in sintonia col coefficiente reattivo dell’osservatore.

In sintesi, l’osservatore creativo trasforma le nuvole, le ombre o le macchie; le dilata o le comprime per appagare la sua disposizione mentale: crea animali, piante, cose, e con esse imbastisce storie fantastiche.

lunedì 19 dicembre 2022

L'arte, la creatività è nella natura pulsante

 

“L'arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati.”

Non è una frase che rispecchia il mio pensiero. Tutt'altro! Credo che la creatività e quindi l'Arte tutta sia prerogativa attiva di ogni essere vivente. Persino la natura regala forme concrete di creatività adattive.

È da qualche giorno vedo girare questa frase spocchiosa che sembra volere essere un monito. E in parte potrebbe esserlo viste le tante, eccessive, pubblicazioni inutili caldeggiate da amici e parenti con i like. Ma da questa sorta d'inquinamento visivo passare a rendere l'arte inarrivabile e relegarla in nicchie elitarie gestite dalle lobby ce ne vuole. Specialmente se a passare questo messaggio sono persone che hanno insegnato e sono state in contatto con le passioni di chi vive d'arte. Che siano poi presunzioni o realtà lasciamo che a decidere sia il tempo. Intanto ognuno “crea” impegnando le proprie energie nei modi che più ritiene opportuno.


martedì 29 settembre 2009

pittura e creatività on line con mario iannino



Prima di addentrarci nel campo del fare artistico, è opportuno sfatare alcuni luoghi comuni:
a) Non sono portato per il disegno
b) È un dono, una qualità di pochi
c) Non so fare un’O col bicchiere
d) È difficile
e) Non sono un genio!
Commenti, questi, menzionati da quanti non hanno mai avuto la possibilità di conoscere le tecniche e i “trucchi di mestiere” di cui si avvale l’operatore artistico per la costruzione degli spazi pittorici. Se poi, alla ignoranza sommiamo la paura di essere derisi per la goffaggine dei disegni, l’ostacolo diventa insormontabile.
Per intenderci: dipingere è un mestiere! E come tale è suffragato da tecniche, regole e leggi. Minimizzando, possiamo tranquillamente paragonare il pittore o decoratore, come dir si voglia, a un elettricista che ha studiato e sa cos’è l’amperaggio, la resistenza, il voltaggio, la forza elettromotrice di un motore e così via, ancor meglio se si paragona al percorso dell’estetista, allorquando “trucca” e trasforma un viso; abbina colori, accessori ecc.
In pittura, le tecniche aiutano a costruire gli spazi; aboliscono gli ostacoli della figurazione e avviano i principianti alla comprensione della traslazione ideografica; insomma pianificano il lavoro e dotano di manualità anche chi “non sa fare un’O col bicchiere”.
Le regole, quindi, guidano la mente e la mano del pittore nell’attimo della realizzazione del quadro. La prospettiva; la soluzione dei piani (vicino, lontano; luce, ombra ecc) sono alcuni esempi della costruzione classica dello spazio pittorico.
Le leggi fisiche forniscono gli elementi per la soluzione degli effetti visivi, come la percezione dei colori, il contrasto simultaneo ecc. tutto ciò si può apprendere attraverso lo studio e la sperimentazione diretta della luce e del colore. La creatività, insita in tutti gli uomini, è un elemento da risvegliare.
Che significa essere creativi? E qual è il confine tra opera d'arte e oggetto estetico artigianale? E come si cataloga il fare giocoso dell'uomo?
Quanti si occupano di storia dell’arte, senz'altro, non faranno fatica a dare una risposta secca; anche chi fa "arte”, potrebbe dare una definizione personale di ciò che intende per creazione artistica; ma, noi non siamo ancora a questi livelli di conoscenza, quindi, andiamo per gradi e iniziamo a giocare con colori e forme. Torniamo con la mente a quando eravamo bambini e andavamo alla scoperta del mondo: ogni cosa ci incantava! Oppure a quando la nostra fantasia trasformava la scopa in cavallo e lo scatolone in una spider velocissima. O, ancora, ripensiamo agli interminabili dialoghi con gli amici del cuore. Chi, da bambino non ha avuto, anche per un brevissimo periodo, l’amico invisibile? Ecco, questa si chiama creazione! Perciò, partendo dal presupposto che quanto attiene alla gestualità creativa, è, principalmente dialogo intimista, rivisitazione estetica e intellettuale del gioco con gli oggetti o la figurazione, è interessante capire, non tanto le intenzioni iniziali del gioco ma fin dove il giocatore intende spingere l'azione. Vale a dire: qual è il gioco che voglio sviluppare avendo sottomano una scopa, una bottiglia di plastica; un giornale; un cartone; dei colori ecc.?
La sperimentazione è sinonimo di gioco. Giochi di audaci azzardi mediante accoppiamenti di materiali diversi; inserimenti o trasfigurazioni grafiche, che, inserite in un contesto inusuale, producono e suggeriscono nuove alchimie linguistiche. Anche le lettere dell’alfabeto e i numeri si prestano al gioco creativo della trasformazione. Lo sanno bene i graffitari che tracciano scie personalissime.
Ogni individuo è un caso a sé; con le sue personalissime idee, giuste o sbagliate che siano non ha rilevanza. È rilevante, invece, saper canalizzare le energie, stimolare al dialogo, alla gestualità giocosa del fare e all’acquisizione delle tecniche scientifiche di una data disciplina. Così facendo, il muro di ostilità e d’incomprensione si sgretola passo dopo passo e ogni qualvolta si supera un ostacolo, l’autostima si fortifica.
Come già accennato, nel campo delle arti visive, le tecniche di costruzione aiutano a visualizzare mondi personalissimi; sviluppare concetti; dare corpo alle fantasie. In una parola: comunicare!, dialogare con sé e con gli altri, confrontarsi col mondo attraverso il gioco della creatività. Un gioco fatto di segni, gesti, colori; privo di regole prestabilite. Per iniziare è sufficiente affidarsi alla casualità empirica, al gesto liberatorio ampiamente sviluppato nell’astrattismo e tracciare simboli primitivi!, così come facevano gli sciuscià nell’immediato dopoguerra agli angoli delle strade: il gesto lasciato sui muri era la firma, il simbolo che sanciva l’occupazione e la prelazione del luogo di lavoro in cui si procuravano da vivere pulendo le scarpe ai passanti. Il segno dello sciuscià non è quindi rapportabile al sintomo d’insofferenza dei graffitari contemporanei ma era un modo per comunicare la supremazia territoriale alla concorrenza.
Dal gesto elementare degli sciuscià si sviluppa un lessico particolare che, arricchito da virtuosismi grafici e cromatici, invade l’America e il resto del mondo. Cosicché, i ragazzi comunicano il loro sentire attraverso i graffiti metropolitani. Dichiarano passioni e amori; contestano, propongono idee e visioni soggettive alla società distratta.
I segni rivisitati dai writer’s sono in continuo movimento, assecondano il linguaggio visivo di quanti lo praticano o lo subiscono in termini giocosi. I pittori di strada giocano con i significati lasciandosi catturare dalle connotazioni volumetriche, cromatiche e linguistiche ma non sporcano a caso: “studiano il pezzo”; lo contestualizzano, annullano il grigiore del cemento, esprimono la loro versione dei fatti in merito ai problemi sociali vissuti in prima persona.
In ciò, l'azione grafica è linguaggio terapeutico nel senso che fortifica l'autostima; rende sicuri; incita alla visione differente di un dato episodio ma è anche un modo per dire: ci sono anch’io.
Artista e artigiano creano oggetti utili; il primo alimenta la parte nobile e il secondo quella meramente materiale; entrambi completano l'esistenza, interagiscono nella crescita sociale delle comunità e si sentono gratificati dall'azione del loro fare. L'operazione creativa stimola l'intelletto. Chi la pratica è portato a indagare nuovi elementi. Il fare, in sé, è una forma silente di terapia dell'autostima giacché fortifica il concetto di saper fare qualcosa, essere utile, sentirsi parte integrante di un sistema sociale.
Mario Iannino

giovedì 28 marzo 2024

Credo nella bellezza dell'amore

 




Nonostante Putin, Netanyahu, Hamas e gli strateghi della tensione sparsi sulla terra, credo fortemente nella Creatività della Bellezza salvifica ...

Anche se L'ultimo annuncio di Putin non è uno scherzo giacché manca qualche giorno al primo aprile per poterlo ritenere un pesce d'aprile.

Colpire gli F16 anche fuori dall'Ucraina è un monito per i Paesi Nato che stanno affianco a Zelensky. Anzi più che un avvertimento è una minaccia seria per i Paesi che foraggiano la guerra d'invasione di una certa dispotica Russia.

L'ambiguità del non detto, ricordiamolo, è terribile! E Putin è un maestro.

lunedì 22 novembre 2010

gioco creativo e mercificazione dell'arte

©mario iannino
mario iannino, creatività, 1987

Gioco creativo e mercificazione dell’arte.

Essere creativi significa modificare l’esistente; creare varianti, dialogare con la materia; proporre più opportunità di comunicazione visiva e gestuale seguendo personali itinerari mentali e sfociare con procedimenti, non necessariamente innovativi per quanto concerne la semantica della figurazione, aggiungendo, però, nuove opportunità linguistiche al lessico esistente.

La visione assimila concezioni linguistiche naturali comprensibili a chiunque in conformità ai canoni universali esistenti al nord come al sud e nei differenti punti cardinali della finzione visiva.
La realtà è davanti agli occhi e chi non ha il dono della vista, la natura lo dota di sensibilità tattile: la sua pelle “ascolta e vede” oggetti e persone circostanti, ne percepisce l’odore!

Creatività è proporre stratificazioni di saperi e culture differenti nell’attuale sistema espressivo, che sembra avere già detto tutto, con coraggiosi interventi dialettici e l’ausilio di: fotografia, cinema, video, installazioni, impacchettamenti, assemblaggi, graffiti e commistioni degli stessi.
Quello che dispiace in tutto ciò è la volgarità tesaurizzante degli eventi culturalmente poveri, spacciati, col supporto dei mass media, per operazioni culturali eccezionali.

Conseguenzialmente, la mercificazione selvaggia del prodotto, sia esso artigianato o artistico, anziché fare crescere la collettività apportando ricchezza di saperi negli intelletti, mortifica le povertà materiali dei singoli, infervora gli animi poco evoluti attratti dalla cifra esorbitante enfatizzata dal mercato e depista l'attenzione sul valore economico piuttosto che sull’analisi culturale proposta dell’artista.

venerdì 6 novembre 2009

citazioni in arte




I vernissage si susseguono, inviti di conoscenti, amici e sconosciuti riempiono la buca delle lettere, fanno squillare il telefono e poiché amo conoscere i molteplici volti della creatività umana, con profondo interesse organizzo visite e incontri.
Ogni volta che vado a visitare una mostra d’arte, davanti all’opera, mi sorge spontanea una domanda:
Quale meccanismo mette in movimento la creatività in questa persona e la spinge a esternarla?
Ovviamente, non sempre ciò accade, specie se mi trovo davanti a lavoretti artigianali o “stanchi” nel senso che ripetono una filastrocca già sentita fino alla noia; ma nel momento in cui queste domande si affacciano, significa che sono al cospetto di Opere degne di essere conosciute. A quel punto inizia il terzo grado all’artista; un interrogatorio soffice ma incalzante che mira a conoscere la personalità vera, quella fatta d’incertezze, slanci, riflessioni e visioni del mondo. Ma prima di dialogare con lui ho scandagliato i lavori; ho valutato la corposità del messaggio artistico, l’esecuzione e anche la tecnica che, immancabilmente spinge a cercare una relazione coi linguaggi noti della storia dell’arte. Eventuali evoluzioni linguistiche rivoluzionarie, suffragate dall’artigianalità dell’operatore, spesso invitano a volare alto, ripercorrere correnti artistiche sviluppate da personaggi singolari così da poter legare filologicamente presente e passato.
È quasi come incontrare una giovane coppia con la prole. Si cerca sempre una somiglianza coi genitori.
Non esiste il primato creativo nell’arte! L’arte è osservazione e rivisitazione del già Creato!
La genialità consiste nel sapere osservare e visualizzare il concetto con originalità. Ciò vale per le arti visive come per le altre attività umane.

sabato 17 aprile 2021

Creatività applicata, di necessità virtù

Il vento soffiava forte quel giorno. Agitava l'acqua del mare e alzava la sabbia in piccoli vortici. Qualche ombrellone volava. Come se una mano invisibile lo strappasse con forza dalla buca appena scavata volava via portando con se la maglietta appesa ai raggi smembrati della tela capovolta.

Dalla fessura delle palpebre socchiuse intravidi una massa imponente che veniva nella mia direzione.

Vestiti appesi svolazzanti, costumi da donna e da uomo e cappelli ancorati con maestria stavano lì alla mercé della furia del vento e avvolgevano l'uomo che li trasportava.

L'ambulante marocchino si era costruita una sorta di croce ambulante che fungeva da bancarella: due ombrelloni tenuti insieme da due traverse tubolari in metallo e due piedi per poggiarla al suolo per la sosta e la vendita della mercanzia.

Un buon risultato di creatività applicata! Non c'è che dire!

La struttura costruita dal “cugino” marocchino, corredata da una rete fissata alle traverse, simile a una creatura fantastica, si lasciava trasportare dal vento senza decollare.

L'ambulante si ferma, sosta affianco a me e mi chiede dell'acqua. Gli porgo la bottiglia. Beve a canna. Ne versa un po' nel palmo della mano e si lava il viso, non una goccia cade a terra. Nonostante le difficoltà ambientali e la stanchezza che avrebbe provato chiunque nel trasportare quel catafalco, lui, ha saputo sfruttare appieno la ricchezza del prezioso liquido: l'acqua!




Apro di più le palpebre dopo avere inforcato gli occhiali e valuto che il mio interlocutore ha un bel colore ambrato e non ha più di 16, 18 anni. Esile. Fisico tonico. Con un gran sorriso parla un italiano dall'accento francese.

Dice di essere senegalese. Che fa la stagione in Calabria. Fa qualche soldo e poi torna a Roma dove si presta a fare la comparsa a Cinecittà.

È sposato. E la moglie è in Senegal in dolce attesa. Lui spera che siano due bambini perché, mi dice, perché sarebbe un evento fortunato. Ne è convinto, glielo aveva pronosticato il nonno.

Toglie dal marsupio il telefonino; scorre la galleria e mi fa vedere delle foto della sua famiglia:

 La moglie è bellissima, una diva da copertina. E il nonno, un anziano capo di qualche tribù vestito coi paramenti tribali, ha una lanugine ricciolina grigiastra e un bel sorriso che lascia intravedere l'assenza di un incisivo.

Non so se mi prende in giro. Ma è piacevole parlare con lui. Dimostra uno spirito sornione nei confronti delle paranoie nostrane ed è felice di esistere e essere sotto il cielo nonostante le difficoltà che non risparmiano nessun essere vivente sulla terra.

Il vento continua a creare mulinelli di sabbia e i vestiti appesi svolazzano.

Lui ringrazia e riprende il cammino sospinto dal vento.

sabato 31 dicembre 2022

All'insegna della creatività, ricomincio da ...

 Sdrammatizziamo! 

È tempo di bilanci.





Ricomincio da …

Personalmente non saprei quantificare e dire con certezza quali siano state le scelte e le azioni positive che hanno migliorato me e quanti mi sono stati vicini.

Massimo Troisi ricominciava da tre. Tre cose mi sono venute bene, diceva, perché buttarle insieme alle altre che son venute male?

Tanti, troppi Natali e capodanno sono trascorsi da quando son venuto al mondo e altrettanti errori sono stati commessi. Non solo da me. Ma questo non è un buon motivo per discolparmi e assolvermi in toto. No!

Se guardo indietro intravedo tra la nebulosa degli errori che qualche barlume ancora brilla. Flebilmente, forse, ma brilla simile a un cerino acceso nella notte. Ma chi non ha fatto errori?

Intanto la vita continua a correre! Rinnova i campi se pur minati dalla stoltezza umana. Livella gli abusi. E pone limiti.

Buon inizio mondo! All'insegna della creatività.

sabato 12 maggio 2012

Milano, nasce un sogno, MACAO

I sogni dei giovani e l'entusiasmo fanno camminare il mondo! E se da una parte d'Italia arrivano notizie allarmanti per la continuità espositiva delle opere d'arte (il CAM di Casoria sta bruciando le opere che ha in custodia perchè non riceve fondi)da Milano soffia il vento propositivo di artisti che hanno deciso di cambiare volto ad una vecchia struttura di 30 piani abbandonata da anni: torre Galfa, un grattacielo vuoto da 15 anni, dal 2006 di proprietà dalla Fondiaria SAI di Ligresti e attualmente in fase di commissariamento.
Di chi è stata l'idea? Ufficialmente dei circa 200 giovani che sabato 5 maggio, guidate dal gruppo “lavoratori dell'arte” gli stessi del Teatro Valle di Roma, hanno scavalcato le recinzioni e srotolato dal trentesimo piano uno striscione suggestivo che ricorda “la fantasia al potere” della contestazione giovanile sessantottina.
"Si potrebbe anche pensare di volare".
Un'azione ingenua e una frase poetica affermano che si può ancora opporre la fantasia alla realtà, indipendentemente da quello che succederà dopo, qualsiasi sorte toccherà all'immobile e qualsiasi piega prenderà l'occupazione.

A distanza di quasi una settimana dall'occupazione nessuna reazione ufficiale dalla pubblica amministrazione (l'Assessore Boeri pare sia dalla parte degli occupanti; lo dice uno di loro e anche il sindaco Pisapia ha espresso parole a sostegno dalla sua pagina di FB) dalla proprietà e di conseguenza neanche dalla Digos che li lascia lì, a lavorare in tutta tranquillità.


"Era il momento giusto per entrare, ce lo hanno fatto sapere delle persone interne al Comune di Milano" racconta un ragazzo che all'ingresso si occupa di rispondere alle domande dei cittadini che passano ed entrano a curiosare per vedere cosa sta succedendo - ma qui le voci di corridoio girano e Macao smentisce l'accordo con il Comune: "sicuramente è un'occupazione pacifica, ma non agevolata".

Una occupazione pacifica che risolve una situazione di stallo, per cui un grattacielo (esempio di architettura modernista, terminato nel 1959, quando il quartiere doveva diventare il "Centro Direzionale" della "Capitale Morale") in disuso diventa centro aggregativo per le arti e la creatività.

Dario Fo, intervenuto all'assemblea cittadina di ieri, ha detto:"non me l'aspettavo di vedere tanta gente consapevole di fare qualcosa di straordinario, mi porta indietro di 45 anni". Come qualcuno ricorderà, Dario Fo, ai suoi tempi occupò la Palazzina Liberty per farne un'officina teatrale d'avanguardia.

Ma, se MACAO diventasse un sogno possibile, frutto di un disegno preciso che ricalca esperienze simili come vorremmo che fosse?
Certo, 30 piani sono contenitori imponenti in quanto a spazio fisico, ma quello che preme sapere di più è chi e cosa determinerà la “politica culturale” di MACAO qualora decollasse.
Sarà davvero un'isola felice per i creativi atipici non sponsorizzati dalle lobby
dalle industrie della moda? Ospiterà concerti, opere teatrali, studenti delle accademie o corsi di disegno per bambini, portatori di handicap, corsi di cucito, fashion show di designer indipendenti e quant'altro è frutto della creatività o sarà l'ennesima spartizione di certa politica che ha condizionato le scelte culturali nel nostro Paese?

 In bocca al lupo ragazzi!

lunedì 9 ottobre 2017

Natuzza i carismi e l'aldilà

Natuzza, secondo me, è stata un gran mistero per quanti non credono nel sovrumano.
Nel trascendente!
Le persone razionali preferiscono avere a che fare con episodi tangibili e fatti concreti riscontrabili realmente e motivati scientificamente.
Ma i poteri della mente non sembrano essere appannaggio totale della scienza.
La creatività, ad esempio, si manifesta allorché la parte destra del cervello è libera; affrancata dalla logica e dal potere raziocinante, che risiede nella parte sinistra del cervello, trova soluzioni inaspettati a problemi difficili da districare seguendo filologie e teoremi scientifici.

La scienza stessa afferma che le potenzialità della mente umana non è completamente sfruttata e che le arti, la creatività, sfugge ai canoni comuni.

Si deve possedere una visione incontaminata, ingenua e pronta all'entusiasmo, essere aperti all'imprevisto e accettarlo per potere viaggiare nelle correnti mistiche che scorrono dentro e fuori di noi.
Natuzza questo lo sapeva! Li esercitava. E sorrideva. Lasciava che il tempo facesse il suo corso.
Probabilmente, nonostante dicesse sempre che il futuro è nelle mani del Signore, lei, era a conoscenza di moltissime cose a noi ignote. Aveva previsto la lite attuale? È irrilevante, lo so.
Ma
La natura umana è paradossalmente incongrua. E davanti ad avvenimenti destabilizzanti che riguardano la comunità in questione, indiscutibilmente dai nobili fini ma che ne minano i concetti prestabiliti dallo statuto, diventa legittima qualche riflessione. Quantomeno per capire se qualcuno ha abusato della buonafede dei devoti, se è uscito dal solco scavato dalle intenzioni cristiane che hanno edificato il tutto. È lecito conoscere la verità.

Non è, quindi, pura curiosità terrena e neanche un'effimera dannosa intromissione voyeuristica ma un'intima esigenza di chiarezza indagare quanto accaduto per comprendere e eventualmente tutelare in futuro da eventuali pecche la fondazione “Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime”.
Comprendere, anche, perché quello che stava bene prima (mi riferisco alla fondazione, alla stipula che ne regolamenta i fini associativi dell'enorme missione d'amore e alla firma apposta in segno d'approvazione dal vescovo di allora mons. Cortese) non va bene oggi.

Prendo atto delle esigenze della curia e della nota diramata dal rappresentante della fondazione. Saggio smussare gli angoli e dialogare per trovare un'intesa ma così facendo si pone qualche dubbio sulla lungimiranza mistica di Natuzza che, guidata dalla Madre Celeste, benedisse il tutto. Statuto compreso.

martedì 5 febbraio 2013

creatività o cosa nei bastoni trasformati in armi?

arte povera?
Qualcuno ha mai pensato di trasformare per hobby innocui oggetti d'uso comune  in qualcosa di pericoloso? che so, un ombrello che oltre a riparare dalla pioggia possa anche sparare ai piccioni quando è tempo di caccia? oppure un bastone da passeggio in spada?
Beh, tranquilli, già fatto e arrestato. E' successo in Calabria, nel reggino.

Bastoni da passeggio e ombrelli trasformati in oggetti da difesa o offesa a seconda dei casi sono stati scoperti e sequestrati in Calabria nell'abitazione di un idraulico sessantacinquenne.
Armi perfettamente funzionanti e dotate anche di munizioni..
Due ombrelli, tre bastoni da passeggio, tre pistole realizzate con tubi metallici di tipo idraulico, un'arma lunga da sparo, 8 cartucce di vario calibro per pistola inserite nelle armi, una cartuccia calibro 12, un tornio nonché due bastoni da passeggio modificati con lama estraibile occultata nell'interno simili ai bastoni animati in uso nel secolo scorso.

Che dire? Se non fosse per la paura associata alle armi e alla morte violenta, alla sofferenza, alle ferite e al sangue che questi oggetti potrebbero provocare, si potrebbe premiare l'inventiva e la creatività dell'artigiano in pensione che ha saputo trasformare gli oggetti di sostegno e riparo in altro, configurato in armi da difesa o offesa, ma potrebbero anche essere intese come una sorta di “rivisitazione creativa” che farebbero la loro bella figura nella biennale di Venezia visto il tema di quest'anno scelto dal curatore Massimiliano Gioni “Il palazzo enciclopedico” riferito al progetto ideato dell’artista autodidatta italo-americano Marino Auriti che nel 1955 pensò ad un museo immaginario dove collocare tutto il sapere dell’umanità.

domenica 25 luglio 2021

Cervelli perennemente in fuga

Il risveglio della natura. Il richiamo delle origini rinnegate.


Gli ormoni esplodono. E la voglia di agire impone azioni immediate. Non è solo il caldo estivo a sollecitare sogni e far sì che si realizzino le aspettative covate e coccolate in ognuno di noi nel limbo dei divieti e delle chiusure pandemiche.

I sogni se lasciati nei cassetti sedimentano e producono muffe. Grigie stratificazioni che oscillano verso l'oblìo e tacitano le tensioni giovanili. Sogni dimenticati ammantati dalla fuliggine del tempo avvolti tra la polvere dei rimpianti ingigantiti dai se, dai ma, e degli innumerevoli però messi a puntellare e giustificare senza poi tanta convinzione il mancato avverarsi che comunque, come spesso accade, impongono variabili indipendenti a volte stravolgenti per ciò che s'intende “il razionale fluire flusso della quotidiana esistenza”.

In sintesi i sogni nella maggior parte di casi sono considerati i maggiori nemici della creatività in una società improntata sulla pianificazione e l'abnorme “normalità” quotidiana dei consumi che sta consumando risorse materiali e peggio spirituali.

L'empatia è un optional.

Le azioni sono indirizzate alla tesaurizzazione. Il gesto spontaneo è bandito persino negli alti prati celesti della creatività artistica. E noi come tante pecore, chiedo scusa alle pecore che sono molto più accorte degli umani, inseguiamo quei miseri effimeri 5 minuti di celebrità. Cerchiamo, quindi, l'appoggio del personaggio influente, dell'amico/a che si è fatto strada e che non dà niente gratis ma che, ovviamente, non lo lascia trapelare e sulle piattaforme sociali pontifica astratte teorie, si straccia le vesti e urla contro il sistema del mercato dell'arte.

L'estate è una parentesi dalla pelle rovente. Gli eventi sembrano moltiplicarsi ancor più dei pani e dei pesci coi quali nostro Signore sfamò la folla.

E in certi casi, finita la dad e guadagnata la pensione, il mondano messia scende, si degna di scendere dalla metropoli del nord nella sua terra d'origine: la Calabria!, non senza quella falsa modestia con la quale si è fatto un intero guardaroba da fine intellettuale tutto fumo e niente arrosto. Da pensionato rivendica azioni giovanili d'avanguardia e vorrebbe riprenderne il bandolo. Perché il resto è merda! Ignoranza! D'altronde, per sua ammissione, lui non vorrebbe ma ritorna per ritrovarsi con pochi amici e organizzare un salottino culturale in qualche borgo montano. Sì per lui è un sacrificio lasciare la colta Milano.

Ma poi dico perché questa scienza infusa è andata via?

Ah già dimentico sempre che la Calabria non concede scorciatoie e non ha un palco d'onore con i fari sempre accesi sui primi attori e che spesso premia i mediocri … chissà forse è la volta buona anche per i transfughi di ritorno che possono sfoggiare con accento nordico un excursus da ipnopedia.

mercoledì 26 agosto 2009

Semiotica e creatività al campo estivo uic Catanzaro



Parlare di semiologia ad una platea di ciechi può risultare assurdo!, ma grazie alla lungimirante azione di Luciana Lo Prete, presidente dell’unione ciechi di Catanzaro, anche questo anno, all'interno dei programmi riabilitativi del campo estivo per non vedenti e ipovedenti, è stato attivato il laboratorio di semiotica e creatività.

Laboratorio che invita i partecipanti all'analisi dei saperi e del fare umano.

Se consideriamo il dato iniziale dei prodotti finiti che troviamo facilmente nei supermercati, vale a dire il pane, la pasta e come l’uomo abbia aguzzato  l’ingegno e compreso come coltivare il grano, trasformarlo in farina, impastarlo, lasciarlo lievitare, cuocerlo, ci accorgiamo della complessità che sta dietro all'elaborazione/invenzione di una semplicissima ricetta.
Di come l’origine del pane, della pasta, ecc. divenuti beni compiuti dopo complesse fasi di lavorazioni, non esisterebbero se, appunto, non ci fosse stata una ricerca attenta degli elementi e della loro fusione.

Eppure, tutto ha origine da un insignificante semino; un piccolissimo puntino del quale si cibano gli uccelli che, opportunamente trasformato, moltiplica la materia e sfama intere popolazioni.

Quanti tentativi avrà fatto l’uomo per arrivare a tanto? Quando ha intuito che frantumando i semi e mischiando dell’acqua attenuava meglio la fame e quando ha capito che abbrustolendo l’impasto acquisiva sapore?
Quanti gesti avrà compiuto nel pestare o triturare la materia prima?

Quanti segni avrà graffiato sulle superfici per indicare le quantità diagnostiche?

Il “segno” inteso come elemento diagnostico, quindi, teoria e studio di ogni tipo di bersaglio linguistico, visivo, gestuale ecc., prodotto in base a un codice comunemente accettato, nella sua essenziale veste grafica, espressiva, plastica, gestuale, è esperienza “diagnostica”.

La diagnosi, nonché l'analisi dell’elemento plastico, all'interno del laboratorio, avviene mediante l’indagine tattile e l’esposizione verbale dei corpi analizzati.

In sintesi, individuato il “bersaglio” linguistico, si mette in pratica quanto esposto coniugando il sapere scaturito dall'esperienza gestuale con il fare concreto.

La manipolazione, essenziale, per realizzare oggetti familiari con paste, da una parte riporta a sondare l’origine e dall'altra il clone che diventa espressione personale.

Segno che si concretizza!

(mario iannino)

mercoledì 27 gennaio 2010

scrittori in erba, fantasmi, creatività e web


Che strano! Ho sognato una vecchia macchina da scrivere. Uno di quegli aggeggi usati nella
aore12
"olivetti 82"
preistoria; quegli aggeggi infernali che lasciavano tracce sul foglio a suon di tic tic, cadenza, dal ritmo variabile che seguiva pensieri e bravura di chi batteva sui tasti. E frasi poetiche...

Quando la macchina fu commercializzata riscontrò larghi consensi; fu inserita negli uffici e riempì d’angoscia i vecchi scrivani mentre i giovani iniziarono a frequentare corsi professionali mirati per apprendere il metodo e scrivere velocemente con entrambe le mani e le dieci dita. L’aggeggino rivoluzionò completamente il lavoro negli uffici e nelle case. Anche gli scrittori in erba impararono ad usarla: infilavano nel rullo i foglio di carta A4 intervallati dalla cartacarbone quando occorrevano più copie e battevano sui tasti per comporre poesie, racconti o relazioni. Eh la tecnica!...

La stranezza del sogno consiste nell'appendice della macchina da scrivere: un semplice insignificante filo la collega ad una penna ottica di ultima generazione e basta passare il lettore sulla fronte per travasare i pensieri più reconditi immediatamente sul foglio privi di sovrastrutture o mediazioni formali.

Potenza della parola scritta! tra vecchie e nuove macchine non c'è rottura o antagonismo ma solidarietà. Volontà di chiarezza, creatività! L'appendice conferisce alla macchina da scrivere il potere rivoluzionario dell'immediatezza trasformandola in macchina della verità che sbugiarda o conferma pensiero e azione di chi sta davanti.

Miracoli, suggestioni o speranze inconsce riposte nelle potenzialità della democrazia liquida?

sabato 14 gennaio 2012

il parco incantato, video favola

“Mamma andiamo a vedere le colombe con le ali grandi? Sì amore ma non sono colombe sono aquile”. Risponde premurosa la giovane al piccolo.
È una bella giornata di sole ed è senz'altro piacevole lasciarsi accarezzare dall'aria fresca che giunge dai monti della Sila mentre si pratica footing o si passeggia nel parco della biodiversità mediterranea di Catanzaro. Tra gli ospiti non mancano i bambini d'età prescolare che leggono e rapportano il visibile col loro personalissimo vissuto, ed è simpaticamente piacevole sentire frasi rimodulate in base alla fantasia e alla creatività dell'innocenza.
C'è chi vuole rivedere gli uomini che nascono dall'erba o l'uomo in cielo che misura l'aria e le nuvole, chi vuole entrare nel castello per incontrare le fate; la Madonnina col Bimbo; la ballerina che gioca a palla, i cigni, i pavoni... Darth Vader il capo malefico di guerre stellari decapitato; il guerriero romano che rompe le catene della schiavitù e vince sui nemici...
Pensieri resi concreti dalla creatività soggettivamente unica di grandi e piccini stanno lì in compagnia di miti e leggende, in attesa di nuovi compagni d'avventure.


LA VIDEO FAVOLA DEL PARCO INCANTATO
© di mario iannino 

ps. alcuni luoghi suscitano delle sensazioni immediate e il parco della biodiversità mediterranea con le sue innumerevoli varietà naturali e le inserzioni di alcune opere di noti esponenti dell'arte contemporanea suscita atmosfere da favola degne di essere documentate.



sabato 15 luglio 2023

Passato, presente e sacralità del tempo terreno

 

"Catanzaro, stazione tramvia"

Davanti alle novità spesso ci sentiamo spiazzati, forse, inadeguati a fronteggiarle perché ignote, proiettiamo in esse le nostre paure reali e inconsce.

L'ignoto affascina e attrae le menti curiose mentre riempie di terrore gli abitudinari, pigri metodici cultori della routine.

Eppure il cammino dell'uomo è costantemente rivoluzionato dalle scoperte. 

Il vecchio è storia da ricordare. Punto fermo da cui ripartire alla scoperta di nuove esperienze.

Il mondo del lavoro ha subito e accettato rivoluzioni epocali:

La manualità artigianale ha ceduto il passo arrendendosi alla quasi totale sostituzione umana della forza lavoro, impiegata nelle catene di montaggio, alla robotica.

Anche se rimane attuale la domanda:

Il robot sgrava dalla schiavitù del lavoro alienante e eccessivamente usurante donne e uomini? migliora la qualità della vita delle maestranze? Affranca dalle fatiche e eleva la dignità sociale del salario prodotto in parte dalle nuove tecnologie produttive?

venerdì 18 novembre 2022

Dematerializzazione e creatività

 


Digitalizzare un concetto e renderlo visivamente fruibile donandogli corpo e dimensione virtuali equivale a de-materializzare la struttura fisica dell'opera d'arte tradizionale.

In antitesi al gesto plastico-pittorico, il fare arte digitale significa nel lessico corrente, comunque creare qualcosa di inesistente, nuovo, per lo più dare senso e volume ai manufatti corposi “ingombranti” sulle piattaforme informali de-strutturandone i supporti fisici. Inscenare, in sintesi, la grande bugia visionaria in pixel e non coi mezzi pittorici usati fin dall'antichità.

Nessun supporto che abbia corpo specifico, quale carta, legno, tela, rocce o cemento.

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