mercoledì 30 giugno 2010

racconti di vita: miserie e nobiltà

Racconti di vita in Calabria 1.
©archivio M.Iannino

Miserie e nobiltà.

Può capitare a chiunque di prestare volentieri il proprio bagaglio culturale, mettere a disposizione la propria conoscenza e impegnare corpo e anima in collaborazioni con terze persone. Magari suffragate da una persona che si conosce da tempo e della quale si ha piena fiducia. Una persona impegnata nel campo degli affari e della politica. Insomma una persona solare, perlomeno questo è il lato esteriore che ha saputo contrabbandare per accaparrare consensi e fiducia tra la gente ma che davanti agli affari, ai soldi sonanti, mostra il vero volto. Va bèh, può capitare! Dirà qualcuno. Può capitare a chiunque di sbagliare giudizio davanti a una serie di sorrisi elargiti nei banchetti organizzati. Può capitare, quindi, e non c’è bisogno di farne un dramma, di iniziare un’avventura imprenditoriale, o una qualsiasi attività culturale o ludica con una persona ambigua che presenta il conto alla fine.
Dopo che si è sgobbato una stagione intera, la persona viscida in questione, sempre col sorriso, seduta al tavolo ingombro di foglietti volanti, ti dimostra di avere perso più soldi di quanti non ne abbia messo tu, al di là del tempo perso per organizzare gli eventi, e dichiara che non c’è nessun dividendo da fare perché la cassa è in rosso.
Può capitare… può capitare che te ne debba andare con le pive nel sacco nonostante i conteggi in attivo, che tu sai per certo e che documenti secondo la tua logica, empirica ma reale, in base agli eventi, le spese fatte e le entrate, ma che lei, quest’essere ignobile del quale ti sei fidato, continua a non voler sentire ragioni, e insiste nel dire che non è vero e che la cassa, che naturalmente hai lasciato a lei senza mai pensare di dare un’occhiata, controllare velocemente, perché sicuro della sua onestà, è vuota, bèh… è capitato! che fare? Nulla! Ti stringi nelle spalle e ammicchi. Ti serva da lezione, mio giovane amico. La prossima volta sì più accorto, e non lasciare a nessuno la possibilità di spegnere la fiammella della passione che alimenta il tuo lavoro!

(segue)


dalla lira all'euro, chi ci guadagna

L’euro, forse avrà pure salvato l’Italia, ma ha di certo rovinato gli italiani con il mancato adeguamento della lira all'euro.

©archivio M.Iannino

Di fatto, il potere d’acquisto degli italiani è dimezzato: gli stipendi sono rimasti invariati se non bloccati del tutto, mentre i costi di merci e servizi sono schizzati alle stelle. Insomma entrano pochi soldi in valuta non pregiata, equiparabili alla lira come potere d'acquisto e escono grossi e grassi euro di spese in tasse e alimenti! Chi non ricorda quanto costava un pieno per una media cilindrata? 40, 50 mila lire, non di più! e oggi, rapportando le vecchie 40 mila lire alla moneta corrente, con 20 euro non si mettono più di 15, 16 litri scarsi di carburante nel serbatoio, contro i 40 litri di quando costava circa 1000 lire a litro, vale a dire prima dell'introduzione della nuova divisa adottata dalla zona euro.
Come se ciò non bastasse, c’è, nelle intenzioni del governo nazionale, la volontà di inserire tra le varie tasse e tagli della manovra economica, un pedaggio per la A3 e alcune strade a scorrimento veloce.
La manovra economica, all’esame della Commissione Bilancio del Senato, promette vacanze all’insegna di rincari per automobilisti e non. Ma vediamo nel dettaglio cosa ci prospetta la manovra economica in esame: dal primo luglio potrebbero scattare aumenti fino al 5%; nuovi pedaggi di 1 euro per le auto e di 2 euro per Tir e veicoli pesanti. Si pagherà, su 22 tratte (11 autostrade e 11 raccordi stradali) gestite dall’Anas che finora erano percorribili gratuitamente. Nella carta topografica, dovrebbero rientrare il raccordo anulare di Roma, l’autostrada Roma-Fiumicino, la Salerno-Reggio Calabria, la Palermo-Catania, il raccordo Torino-aeroporto di Caselle e la superstrada Firenze-Siena perché scatterà dal 1 luglio una fase transitoria in cui l’Anas potrà applicare un pedaggio da intendersi “come maggiorazione al biglietto autostradale nelle stazioni di adduzione delle concessionarie autostradali”. La manovra prevede l’aumento dei canoni corrisposti all’Anas dai concessionari autostradali calcolati sulla percorrenza chilometrica in base alle classi di pedaggio. Tali rincari colpiranno anche gli utenti in base a una clausola di protezione contenuta nella convenzione del 2008 tra Anas spa e Autostrade per l’Italia che autorizza le concessionarie a rivalersi sugli utenti. Gli aumenti delle tariffe andranno da un minimo dell’1,5-2% fino a un massimo del 5%. Nel dettaglio l’aumento sarà di un millesimo di euro a chilometro per le classi di pedaggio A e B e a di 3 millesimi di euro a chilometro per le classi di pedaggio 3,4 e 5. Ulteriori rincari scatteranno invece dal primo gennaio 2011. Dal primo luglio comincerà la fase transitoria in cui l’Anas è autorizzata ad applicare un pedaggio di 1 euro sui veicoli leggeri e di 2 euro sui veicoli pesanti per le autostrade collegate con i tratti autostradali o i raccordi. Il pedaggio, all’inizio, sarà introdotto utilizzando i caselli delle concessionarie e in seguito con un sistema di esazione di tipo free flow (a flusso libero). Le maggiorazioni tariffarie non potranno comunque comportare un aumento superiore al 25% del pedaggio altrimenti dovuto. I criteri saranno definiti mediante un decreto del presidente del consiglio dei ministri, da emanare entro 45 giorni dall’entrata in vigore del decreto, quindi entro il 15 luglio.
Buone vacanze!

martedì 29 giugno 2010

l'isola, di Gianfranco Pagliarulo

L’isola, di Gianfranco Pagliarulo, stampato nel 2009 per i tipi di ibiskos editrice risolo, è un racconto metafisico dai risvolti umani. In bilico tra sogno e realtà, il lettore rivive stralci di letture conosciute, da “il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry; alle “avventure di Alice nel paese delle meraviglie”, del matematico e scrittore inglese reverendo Charles Lutwidge Dodgson, più noto con lo pseudonimo di Lewis Carroll.

Le favole di Exupéry e Dodgson sembrano contaminare le pagine di Giancarlo, preparano l’humus creativo di una fiaba contemporanea dal sapore esoterico. E Gianfranco prende in prestito, riveduti e corretti secondo una poetica personalissima, i fantasiosi colpi di scena già conosciuti nel “piccolo principe” e nel “mondo di Alice”, non a caso la sua eroina letteraria si chiama appunto Alice ed è proiettata, anzi catapultata attraverso un “buco” in un non luogo, attratta da bagliori strani e personaggi sui generis. È una fiaba moderna, dai risvolti, se vogliamo prevedibili ma non ovvi. Il colpo di scena segue e stimola la lettura in una trama per niente scontata.

Gianfranco Pagliarulo nasce a Bari il 16 settembre del ’49; conseguita la maturità, si iscrive a Lettere e Filosofia, ma siamo nel '68; Gianfranco vive e respira l’aria del movimento studentesco sessantottino al quale partecipa con passione.
Giornalista pubblicista è senatore della Repubblica nella XVI legislatura (2001/2006) nel gruppo misto. È stato membro dell’11a commissione permanente del lavoro e previdenza sociale; e della commissione speciale per l’esame di disegni di legge di conversioni di decreti legge; membro della commissione d’inchiesta uranio impoverito; nonché membro della commissione parlamentare d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle “morti bianche” e membro della commissione parlamentare per l’infanzia.

(mario iannino)

lunedì 28 giugno 2010

da Villa San Giovanni a Messina

Racconti di vita in Calabria 1
©archivio M.Iannino
stretto di messina

Calabria Sicilia andata e ritorno, da villa san giovanni a messina.

All’estrema punta dello Stivale, quasi accostata alla Calabria, un fazzoletto di terra in mezzo al mare, un’isola dalla forma triangolare che gli abitanti chiamano Trinacria, aspetta da tempo che si realizzi quel cordone ombelicale con la terraferma promesso da quasi cent’anni dagli uomini politici di turno: il ponte sullo stretto!

Nell’attesa che ciò si realizzi, i pendolari s’imbarcano a Messina per Reggio Calabria o Villa San Giovanni e viceversa. L’autostrada del mare è frequentata da traghetti e aliscafi privati; anche lo stato ha il suo parco nautico ed entrambe le compagnie, pubblica e privata, fanno la spola tra le due sponde; insomma, il sistema marinaro dei traghetti, consolidato,  recupera egregiamente il gap con la terraferma e tanto basta. Non è così, purtroppo per l’entroterra siciliano; infatti, superate Catania e Palermo, direzione Agrigento, poco manca, a chi non è abituato a paesaggi brulli e stradine anguste, dichiarate pomposamente “strada a scorrimento veloce”, di cadere nell’angoscia, specie se decide di viaggiare con i mezzi pubblici. Va un po’ meglio a chi conosce il tragitto e fa incetta di libri e letture varie, carica l’iPod e ascolta musica sonnecchiando per impegnare le lunghe ore di viaggio. Girgenti e il suo territorio ricco di storia, enfatizza la valle dei templi, la festa del mandorlo, il teatro greco e, grazie a Camilleri e il suo Montalbano, le spiagge da favola ma soffre per la carenza di una rete viaria degna del nome e la siccità perenne.

Ciononostante i nativi amano l’isola e sono ancorati alle tradizioni ma riescono a destabilizzare quanti arrivano al loro cospetto con la testa piena di pregiudizi. I siculi sono tradizionalisti emancipati dai pregiudizi sciocchi, inutili e dannosi.
Forse, perché isolani visitati da popoli e culture differenti, hanno saputo assorbire quanto di buono i greci, i turchi e i nord africani in genere hanno sbarcato e contaminato insieme alle mercanzie. Culture propagate nel vicino territorio calabrese anch'esso contaminato dagli stessi popoli.
Le due città gemellate Messina e Reggio, oggi con sedi universitarie e importanti corsi di studi, facoltà frequentate da studenti di entrambe le regioni, conservano i segni delle continue scorrerie ottomane, nelle fortificazioni e nelle architetture di palazzi storici.

Insomma, tra Calabria e Sicilia c’è un interscambio continuo di menti, mezzi e risorse; la movimentazione attiva in quei pochi nodi di mare che dividono le due regioni non necessitano di pericolose quanto inutili strutture che deturperebbero la terra ferma e il fondale marino. È, invece, necessario implementare cantieri per adeguare la mobilità interna di Calabria e Sicilia alle esigenze vocazionali delle due terre ricche di storia.

(segue: miseria e nobiltà)

Il pranzo della festa: melanzane ripiene

Racconti di vita in Calabria 1

Il pranzo della festa: melanzane ripiene.

©archivio M.Iannino

Oggi, come un tempo, in occasione delle festività, quando tutta la famiglia è radunata nella casa paterna e accoglie nuove generazioni di figli, nipoti e amici, la grand-mère, mamma e nonna, aiutata da figlie e nuore, vivacizza la cucina col suo daffare mentre sul piano cottura i fornelli accesi  a fuoco basso cuociono i cibi preparati di buon mattino per l’occasione.

Seguendo le ricette tradizionali, la regina della casa, prepara l’impasto per farcire le melanzane opportunamente bollite e svuotate.
Amalgama pane bagnato e uova fresche, insieme alla polpa delle melanzane tagliata a dadini e soffritta con aglio tritato, prezzemolo e pepe nero. Fatto ciò riempie i mezzi gusci di melanzane, ricopre con del sugo di pomodoro precedentemente preparato a parte, e mette in forno a 180° per 10 minuti circa. Ma la nonna non osserva gradi e tempi di cottura, li modifica in sintonia con le caratteristiche del forno; scruta la teglia e quando la parte superiore è dorata e asciutta al punto giusto, spegne e porta in tavola.

(segue: i cugini siciliani)

la superstizione: il malocchio

Racconti di vita in Calabria 1

La superstizione: il malocchio.

Il gatto nero che attraversa la strada? Passare sotto una scala a pioli? Il volo degli uccelli in un verso piuttosto che in un altro? Il grido di un animale notturno?

Niente di tutto questo!

Per alcuni il sintomo della iattura più nera è raffigurato dall’espressione facciale di certa gente: sguardo torvo, occhi ravvicinati e labbra sottili che non sanno distendersi in una corroborante risata. Quando si ha la malaugurata sorte d’incontrare soggetti simili, specie ai funerali, è facile assistere a un tocca tocca generale: chi tocca ferro e chi le parti basse proprie. Pare che queste persone abbiano il potere di assorbire le energie vitali di chi guardano con invidia ma, a volte, anche involontariamente.

L’osservato, lentamente cade in un torpore singolare: perde le forze e inizia a sbadigliare e quando uno iettatore butta il malocchio, tradizione vuole che ci si debba rivolga alla comare che sa “sciumicare” cioè sappia togliere l’affascino dell’occhio invidioso.

La comare recita, dopo aver fatto segnare la fronte col simbolo della croce per tre volte, alcune semplici parole che a conoscerle riporta alla mente una nenia dialettale. Già a conoscerle!

La comare recita in sostanza una preghiera in vernacolo, tramandata di generazione in generazione durante la veglia del SS Natale, e grosso modo recita così: San Giuseppe che vieni da lontano e che porti sulle spalle i guai del mondo, ti prego, togli il malocchio da dosso a …, e dopo aver pronunciato il nome del mal capitato, la comare, recita tre Ave e tre Pater e infine invita il postulante a lavare il viso con acqua e sale.
Ancora oggi, in alcuni luoghi, la nostrana sciamana è ringraziata con un chilo di zucchero e uno di caffè.
Non ci credo ma stando ad alcune testimonianze… pare che l’intercessione funzioni…

ps. dimenticavo: sembra che l'occhio potente del menagramo colpisca non solo le persone ma anche le colture e ogni bene che lui vorrebbe possedere

(segue: il pranzo della festa)

sabato 26 giugno 2010

il caso Brancher e le leggi ad personam

Il caso del neo ministro Aldo Brancher e il legittimo impedimento.

La richiesta di legittimo impedimento presentata dai difensori di Aldo Brancher nell'ambito del processo milanese che lo vede imputato per appropriazione indebita e riciclaggio, insieme alla moglie, Luana Maniezzo, in uno degli stralci del caso Antonveneta (nella vicenda Antonveneta, Brancher è imputato di concorso in appropriazione indebita e ricettazione per denaro ricevuto da Gianpaolo Fiorani, un tempo a capo della Banca Popolare di Lodi). Quest’episodio associato alle altre vicende note che infervorano la dialettica politica degli ultimi anni è la conferma dell’uso personale e distorto delle leggi modificate di recente; è l’esempio lampante della cattiva politica, quella politica asservita al potere dei soldi che sbeffeggiano irriverentemente i comuni cittadini.

Non c’è molto da dire in merito! L’unico dato confortante di tutta la vicenda consiste nell’attenzione che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha usato nell’evitare al danno la beffa, il suo deciso intervento ha sgombrato ogni benché minimo dubbio sull’impossibilità del neoministro di poter comparire davanti ai giudici.
Rimane comunque il rammarico collettivo per l'ennesimo tentativo pirata di sottrarre democrazia alle leggi dello Stato e chiarimenti ai cittadini.

il gioco delle parti



Teorie fuorvianti.

Non sempre i detti popolari sono saggi ed educativi.
Nel cosiddetto gioco delle parti, vale a dire, quegli atteggiamenti tenuti dalle persone a seconda dello stato sociale, politico e culturale ricoperto temporaneamente, le azioni e i comportamenti spesso non collimano con il concetto di emancipazione sociale e culturale auspicato dai Maestri di vita.

Spesso si sente dire: mò ammu supporti, sì incudine a ammu stai e sutta, poi, si diventi marteddu mini! Che tradotto suona così: ora devi sopportare le angherie perché non conti nulla, se in seguito riuscirai ad essere qualcuno e contare qualcosa nella società, e quindi a diventare martello, allora picchi duro, ti vendichi!

venerdì 25 giugno 2010

tremila dollari al secondo in siti porno

Tremila dollari al secondo spesi in siti web sex e hard.


L’industria del porno online tira, pare che vi siano almeno 370 milioni di siti web con contenuti vietati a minori. La parola «sex» è la più cliccata e rappresenta un quarto delle ricerche.

Eros pornografia e sesso è un affare molto remunerativo. Pare che gli internauti spendano più di tremila dollari al secondo in contenuti porno e più di 28 mila utenti, ogni secondo, visitano siti per adulti.
A volte le ricerche sono mirate altre volte casuali. Alcuni siti hanno collegamenti a ritroso e si connettono con blog dalle tematiche totalmente diverse ma presto i siti internet a luci rosse avranno la loro inequivocabile etichetta perché l’organismo responsabile degli indirizzi web per conto del governo Usa ha dato oggi il via libera al suffisso "xxx" che, su base volontaria, identificherà le pagine web con contenuti pornografici.

L’ok arriva oggi da Bruxelles dopo dieci anni dalla prima richiesta per la creazione di un dominio ".xxx" e dai numerosi veti che l’Icann, l’organismo responsabile degli indirizzi web per conto del governo Usa, ha elargito prima della decisione odierna. In fase di dibattito, si è affermato che è stato un errore negare la possibilità del suffisso ai richiedenti.

Da sei anni l’ICM Register, provider di registri internet, porta avanti a nome di numerose aziende la richiesta di contrassegnare i siti hard e oggi dichiara di avere già più di 110 mila prenotazioni per siti web hard col nuovo dominio, numeri destinati a lievitare dopo l’ok all’agognato suffisso ".xxx".

Qualche anno addietro, una canzonetta gradevole, dal ritmo completamente vocale portata al successo dai neri per caso, interpretava così l’attività della procreazione e degli affetti umani più intimi: fare sesso è naturale e va bene a ogni età…
Il testo lasciava intendere, anzi lo esplicitava chiaramente che alla base del concetto sessuale, doveva e deve esserci la passione psichica, prima del contatto umano, invece nei siti vi è solo del voyeurismo passivo privo di scambi mentali reciproci e di pathos. … A buon intenditor…

giovedì 24 giugno 2010

l'Italia è fuori dalla recessione, ci hanno detto

Tremila dollari al secondo spesi in siti web sex e hard.


L’industria del porno online tira, pare che vi siano almeno 370 milioni di siti web con contenuti vietati a minori. La parola «sex» è la più cliccata e rappresenta un quarto delle ricerche.
Eros pornografia e sesso è un affaire molto remunerativo. Pare che gli internauti spendano più di tremila dollari al secondo in contenuti porno e più di 28 mila utenti, ogni secondo, visitano siti per adulti.
A volte le ricerche sono mirate altre volte casuali. Alcuni siti hanno collegamenti a ritroso e si connettono con blog dalle tematiche totalmente diverse ma presto i siti internet a luci rosse avranno la loro inequivocabile etichetta perché l’organismo responsabile degli indirizzi web per conto del governo Usa ha dato oggi il via libera al suffisso "xxx" che, su base volontaria, identificherà le pagine web con contenuti pornografici.

L’ok arriva oggi da Bruxelles dopo dieci anni dalla prima richiesta per la creazione di un dominio ".xxx" e dai numerosi veti che l’Icann, l’organismo responsabile degli indirizzi web per conto del governo Usa, ha elargito prima della decisione odierna. In fase di dibattito, si è affermato che è stato un errore negare la possibilità del suffisso ai richiedenti.

Da sei anni l’ICM Register, provider di registri internet, porta avanti a nome di numerose aziende la richiesta di contrassegnare i siti hard e oggi dichiara di avere già più di 110 mila prenotazioni per siti web hard col nuovo dominio, numeri destinati a lievitare dopo l’ok all’agognato suffisso ".xxx".

Qualche anno addietro, una canzonetta gradevole, dal ritmo completamente vocale portata al successo dai neri per caso, interpretava così l’attività della procreazione e degli affetti umani più intimi: fare sesso è naturale e va bene a ogni età…
Il testo lasciava intendere, anzi lo esplicitava chiaramente che alla base del concetto sessuale, doveva e deve esserci la passione psichica, prima del contatto umano, invece nei siti vi è solo del voyeurismo passivo privo di scambi mentali reciproci e di pathos. … A buon intenditor…
enza è reale nell'Italia di oggi e tocca molti moltissimi cittadini: la mancanza di lavoro!

colture mediterranee: le susine



Racconti di vita in Calabria.

colture mediterranne: le susine, deliziose qualità nostrane.

I rami toccano terra. Forse sarebbe stata necessaria una potatura così da irrobustire il fusto degli alberi e ingrossare i rami stessi. E pensare che sono stati piantati quasi con inerzia in una aiuola piccola. Non sono stati mai oggetto di chissà quali attenzioni o cure eppure, ormai da tre quattro anni, fruttificano abbondantemente.
Il carico di quest’anno, poi, sembra migliore rispetto alle annate precedenti e le prugne, una qualità dolcissima di morettini, piega i rami ad arco e le cime sfiorano il terreno. Molti frutti cadono scrollati dal vento incessante che scuote gli alberi e alza le foglie morte per aria; altri cadono perché la pianta stessa non ha la forza per tenerli e nutrirli; altri cadono perché i gatti giocano a rincorrersi sui rami bassi con agili salti acrobatici.

Sì decisamente a settembre necessita una potatura drastica! Adesso godiamoci i deliziosi prodotti della natura.

(segue: il malocchio)

omaggio a Enzo Toraldo, pittore catanzarese

Enzo Toraldo l’ho conosciuto negli anni settanta ma abbiamo preso a frequentarci e scambiare opinioni

artistiche verso la fine degli anni settanta, primissimi anni ottanta.

Lui era schivo taciturno con chi non conosceva, ma una volta presa confidenza dimostrava un sarcasmo non indifferente. Era simpatico, nonostante le battutacce sfottenti nei confronti degli altri amici pittori. E la sua simpatia metteva in ombra volgarità e invidie.

Il suo studio era situato dietro il vescovado in una costruzione vecchiotta ma in buono stato. Due stanze un corridoio e bagno si aprivano agli amici e ai visitatori. Lo stereo, perennemente acceso, diffondeva esclusivamente canzoni di Julio Iglesias: cantante pop romantico ed ex calciatore spagnolo, dall’aria triste come Enzo, d'altronde!

Un giorno io e mia moglie capitammo dalle sue parti e, approfittando della opportunità, salimmo a fargli visita. Enzo aprì dopo qualche minuto e lo trovammo intento a sorseggiare un whisky; aveva poco da fare e poiché da qualche tempo le aveva promesso un ritratto, la fece mettere in posa e iniziò a dare pennellate su una tela 50x70.

Bastarono poche pennellate per cogliere la sensazione voluta ma per come aveva combinate le mani e la faccia sembrava che avesse dipinto da giorni: sigaretta, straccio e whisky a portata di mano, e di tanto in tanto si tirava l’orecchio (era un suo modo per esorcizzare il malocchio). Enzo non amava dipingere con persone che gli stavano affianco o dietro il cavalletto. Piccole manie!

All’inizio dell’86, io aprii lo studio ai ragazzi in un quartiere a sud di Catanzaro e lui mi fece gli auguri a modo suo, per telefono mi disse con voce nasale: se professò auguri ma ricordati che a Catanzaro c’è un solo primario e quello sono io!
Detta così, per chi non l’ha conosciuto, può sembrare offensiva ma io mi sono messo a ridere di cuore.
Ci siamo incrociati velocemente anni fa sul corso cittadino, lui, più schivo del solito, mi salutò pacatamente e andò via subito. Aveva perso il solito umorismo, malato da tempo, dopo qualche mese si spense.

mario iannino

Shakespeare: da Bagnara in Inghilterra


storie di vita in Calabria:
le origini calabresi di Shakespeare
realtà o leggenda?

È un giorno come tanti; il sole sta scomparendo dietro i monti e l’uomo, seduto accanto alla barca tesse la rete. È un signore non più giovane ma neanche troppo anziano. Rammenda la sua rete aiutandosi con i piedi.
Buona serata avete pesce da vendere? Chiede un tizio. Il pescatore, senza scomporsi, dopo qualche manciata di secondi continuando nel suo daffare senza alzare lo sguardo e smettere di menar le mani:
poca roba! Guarda là nella barca vedi se nella cassetta c’è qualcosa …
il tizio sceglie alcuni esemplari per una zuppa e: questi! Quanto vengono?
Mah! Fai tu…
Sulla spiaggia di Bagnara un altro giorno va in archivio insieme alle storie degli uomini a prescindere del loro vissuto.
Il tizio porge qualche banconota al pescatore che gli fa cenno di poggiarla sulla barca affianco alla cassetta.
Totò ma lo sai che oltre alla Bertè anche Shakespear era un nostro compaesano?
Ma che dite professò!
Sì è proprio così: William Shakespeare, il grande drammaturgo era originario di Bagnara Calabra! Il suo vero nome era Michelangelo Florio Crollalanza, era figlio di Giovanni Florio (amico di Giordano Bruno, professore di lingue ad Oxford e precettore del principe Enrico) e Guglielma Crollalanza, due coniugi perseguitati dall’Inquisizione e riparati in Inghilterra. Shakespeare avrebbe tratto dalla madre lo pseudonimo con il quale è passato alla storia: William da Guglielma, quindi Shake (scrolla) e Speare (lancia).
Allora è vero! Esclama il tizio. Certo che è vero! Afferma il pescatore. No mi riferivo al fatto che scekkespir era ricchione! S’è preso il nome della madre ah ah… Totò – con tono perentorio, il saggio pescatore gli smorza la risata- è sempre valido il vecchio adagio: a lavarci la testa all’asino ci perdi tempo e sapone! Che c’entra se era o no omosessuale! Sta di fatto che è stato il più grande drammaturgo della storia, anzi ti aggiungo io che forse se non fosse stato per la sua estrema sensibilità, probabilmente dovuta al suo modo di essere, non avrebbe creato i capolavori che ci ha lasciato! Ricordati, Totò, che il valore dell’uomo non si misura in base alla preferenza sentimentale verso il proprio o l’altrui sesso… Ah professò! Già non vi sopportavo quando insegnavate … dù palle!...

bah! sospira il prof. è proprio inutile, che insisto a fare... una testa quadra non può morire tonda!

(segue: colture mediterranee)

©archivio M.Iannino

courtesy eredi Mamone: tramonto, olio su tela; Aniceto Mamone.

mercoledì 23 giugno 2010

tra spirito e materia


società: quanto lo spirito è in sintonia con la materia?


Racconti di vita in Calabria.

Tra spirito e materia.
Evoluzione scientifica e tecnologica: quanto lo spirito è in sintonia con la materia?

Un tempo, quando ancora non esistevano le macchine, l’uomo usava l’asino, il mulo, il cavallo e le mucche per trasportare mercanzie e per spostarsi da una parte all’altra del territorio. Ovviamente il tempo che riuscivano a coprire questi mezzi di locomozione era abnorme rispetto a quello impiegato ora. Oggi, in base al mezzo di locomozione usato, si arriva comodamente a coprire una lunga distanza nel giro di poche ore se non minuti. Abbiamo a disposizione aerei e treni superveloci, macchine private e pubbliche. Anche le macchine agricole sono di ultima generazione: trattori, fuoristrada, trebbiatrici, scuotitori escavatori hanno soppiantato buoi e muli.

Viviamo attimi frenetici e mentre viaggiamo, cerchiamo di recuperare ulteriormente tempo portando avanti il lavoro. Ci connettiamo a internet; inviamo mail, pianifichiamo incontri; telefoniamo e quando un’interruzione imprevista ce lo impedisce, andiamo in panico. Basta un black out elettrico, l’attacco di pirati informatici al sito di riferimento aziendale o privato; le pompe di benzina vuote, la mancata erogazione del gas e così via, per mandare in tilt un sistema sociale basato prevalentemente sulle nuove tecnologie e sulle nuove fonti energetiche.
Oggi è impensabile tornare a cucinare sul fuoco a legna, viaggiare in carrozza o a cavallo; scrivere con il pennino intriso nel calamaio o con la vecchia cara stilografica; comporre una pagina con i caratteri mobili in piombo o in legno.
Oggi è tutta un’altra cosa! … e se fossimo obbligati a un ritorno al passato? Quanti sapremmo cogliere il lato positivo del ritorno alla calma, al lento scorrere del tempo? Alla riscoperta e al contatto fisico con l’altro. L’altro inteso come uomo e ambiente, materiale, spirituale e intellettuale.

ebbene! in Calabria esistono luoghi dove è possibile misurarsi, trovare risposte ai quesiti di adattabilità, sopravvivenza e...

(segue: da Bagnara in Inghilterra)

cosa nasconde la maschera dei politici

i messaggi della politica


Il modello politico e sociale attuale mostra una realtà e uno schema di vita malate.

L’opinione pubblica è investita da sacchi colmi d’immondizia mediatica riversati da chiunque si trovi schierato nei vari gruppi di potere, perché equivale a esercitare un potere nell’essere membro di una compagine politica o di categoria.

Esistono le categorie e gli albi delle professioni che a loro volta sono appendici o cordoni ombelicali di partiti politici che tessono interessi specifici inerenti le associazioni. Ma non dico nulla di nuovo nell’asserire queste cose!

È un riscoprire l’acqua calda per l’ennesima volta! Però non è un male ripeterle perchè abbiamo la memoria cortissima, dimentichiamo i fatti e le tragedie, le storie collettive e personali, salvo stringerci compassionevoli attorno al feretro della democrazia dei paesi martoriati dal despotismo di stato nell’attimo in cui anche la natura si rivolta contro i derelitti. Dimentichiamo che niente e nessuna tragedia è voluta solo dal fato. In ogni disastro ambientale politico sociale c’è lo zampino dell’uomo. L’uomo non astratto! L’uomo concreto. L’uomo che dovrebbe essere il faro e la guida dei suoi simili, dei fratelli nel senso evangelico.

Invece, scorrendo le notizie, l’unica opinione certa è che la guerra tra gli uomini continua su tutti i fronti.: la ricostruzione dell’Aquila, lo scandalo del G8, i grandi eventi; la manipolazione delle leggi; gli allarmismi psicologici per commercializzare e vendere farmaci inutili.

Gli stralci che seguono sono l’esempio lampante della diseducazione e della cattiveria al servizio del male comune che schiavizza nazioni intere.
Il primo evidenzia l'uso della delazione come strumento destabilizzante per annullare persone e schieramenti politici, il secondo, il malcostume sociale e l'egoismo diffuso di chi predica bene e razzola male:

1) “Il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, è indagato a Roma per truffa in relazione a presunti illeciti legati ai rimborsi elettorali assegnati al movimento politico da lui fondato. Gli illeciti riguarderebbe i rimborsi relativi alle elezioni europee del 2004.
"E' sempre la solita storia trita e ritrita su cui già, più' volte, si sono espresse le varie procure della Repubblica, archiviando il caso. Per cui la Procura della
Repubblica di Roma non poteva non procedere, anche questa volta, a seguito del solito esposto", afferma in una nota il leader dell'IdV, Antonio Di Pietro.
"Porteremo, ancora una volta le carte per dimostrare che tutto e' in regola, come per altro hanno accertato ormai da tempo non solo plurime autorità giudiziarie ma anche, da ultimo, l'Agenzia delle entrate e gli organi di controllo amministrativi e contabili. Ci vuole pazienza -conclude il leader dell'Idv- ci sono persone che non si rassegnano alla propria sconfitta politica e continuano ad infangare gli altri"”.



2) “Nel primi 5 mesi del 2010 la Guardia di Finanza ha scoperto redditi non dichiarati al fisco per 22,2 miliardi di euro, a cui devono aggiungersi omessi versamenti di
Iva per 3,1 miliardi di euro. Individuati 3.790 evasori totali che non avevano mai presentato le dichiarazioni occultando redditi per 7,9 miliardi di euro. Lo ha reso noto la Gdf tracciando il primo bilancio sull'attività 2010, in occasione della celebrazione della Fondazione del Corpo che oggi compie 236 anni.

Sono inoltre stati individuati filoni di evasione fiscale internazionale per 4,3 miliardi di euro, posti in essere mediante trasferimenti fittizi della residenza di persone
fisiche e società o attraverso esportazioni di capitali nei paradisi fiscali.
Le Fiamme gialle hanno inoltre identificato 12.927 lavoratori irregolari, di cui 8.937
completamente in nero, impiegati da 3.477 datori di lavoro; e hanno accertato un'evasione all'Iva per 1,4 miliardi d'imposta derivante da frodi "carosello", realizzate mediante l'interposizione di imprese "cartiere" (costituite cioe' al solo scopo di far girare fatture false) che acquistano merci da altri Paesi comunitari e da San Marino in sospensione d'Iva, le rivendono ai reali destinatari applicando l'imposta, ma poi
omettono di versare le somme all'erario, svanendo nel nulla dopo
poco tempo.

Nei primi 5 mesi del 2010, nella lotta alla criminalità organizzata ed economica la Guardi di Finanza ha sequestrato alle "mafie" beni per 1,2 miliardi. Sono invece 382 i
soggetti denunciati per riciclaggio di denaro complessivamente pari a 328 milioni di euro.
Per quanto concerne la lotta al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, le indagini antidroga hanno portato alla denuncia di 3.500 persone, di cui 1.400 tratti in arresto, ed al sequestro di circa 6 tonnellate di sostanze stupefacenti."
gli stralci giornalistici sono stati riportati per dare contezza della maturità sociale dei singoli e della totalità degli uomini per quanto concerne il rapporto tra politica, magistratura, mass media e società in Italia.

martedì 22 giugno 2010

racconti di Calabria: l'albero da frutta

Racconti di calabria.

Detti calabresi.

“L’arveru chi non frutta tagghialu e sutta!” ripete Pepè il giardiniere chiamato a potare gli alberi del giardino. che tradotto vuol dire: l'albero che non dà frutti taglialo perché inutile.

Pepè è un buon uomo, all’antica, con idee poco comuni che non collimano con i moderni concetti dell’ingegneria naturalistica e l’architettura del verde; lui, non avendo il coraggio di dire apertamente il suo pensiero in merito all’opportunità o meno di mettere a dimora certi tipi di alberi, ogni volta che passava nei pressi della magnolia, la osservava di sottecchi e mormorava: l’arveru chi non frutta tagghialu e sutta… dicia a bonanima e patrumma.
All’ennesima cantilena, gli chiesi:
Scusate, Pepè, perche secondo voi dovrei tagliare questo bel esemplare di magnolia?
No no pe’mmia vu potiti tenira ma l’anticu dicia accussì ca quando l’arvuru non frutta tagghialu e sutta! E patrimma mu dicia sempa: figghiarè ccu l’olivu ti fai l’ogghiu e u salatura, cu i ficu mangi quando su virdi e ti sicchi pe’ l’invernu e ti fai i crucetti ccu i nuci…
Sì ho capito che secondo vostro padre, persona saggia come tutti i contadini di una volta, l’albero da frutto è più utile ma anche quello che fa ombra e ottimi fiori profumati ha un suo perché! Un suo motivo d’esistere altrimenti, se così non fosse, anche per gli uomini varrebbe lo stesso concetto! O no? Che ne pensate?
Sì sì dottò, vui aviti puru ragiuna ma eu ‘nto terrenu meu chiantai sulu arvuri e frutta e patrimma i chiantau prima e mia e u nunnu meu prima e patrimma.
D’accordo Pepè ma quelli erano altri tempi, ora la frutta la trovi con facilità e non serve per sfamare la famiglia come quando c’era la carestia. Allora aveva un senso asserire che l’albero che non fruttifica è inutile, non serve e perciò deve essere tagliato alla base del tronco, deve essere eliminato dal terreno per fare spazio a colture commestibili. … dottò vui… u giardinu è u vostru e ammu vi piacia a vvui pemmia si fussera u meu u caccera! Mbèh quanta lordia vi fa quantu fogli cadunu…
Sì è vero, sporca come tutti gli alberi ma guardate che bei fiori!
Nel linguaggio dei fiori, la magnolia simboleggia dignità e perseveranza… Dottò, pemmia vu dissi: l’arvuru cchi non frutta tagghialu e sutta! Ca armenu ti caddiji d’invernu a lu focu!

(segue: tra spirito e materia)

le dimissioni di Rosario Olivo: saggezza e coerenza politica

Il sindaco di Catanzaro, Rosario Olivo, vecchio e saggio uomo cresciuto nelle fila del vecchio psi, quello di Nenni e di Pertini, tanto per intenderci, ex dirigente politico negli anni 60 e 70, parlamentare e ex presidente della regione Calabria. Uomo con una certa caratura morale che della politica ha fatto e reso servizio alla comunità calabrese, ha rassegnato le dimissioni da primo cittadino catanzarese nella seduta consiliare del 21 giugno.
“Prendo atto che la maggioranza non è più quella scaturita dalle urne nelle elezioni del 2006, ma un’altra, nella quale non mi riconosco. Ringrazio la città che mi ha voluto sindaco e i consiglieri che sono rimasti fedeli al loro mandato elettorale. Auguro buona fortuna alla nuova maggioranza”.
Con queste parole, Rosario Olivo, coerente col mandato elettorale, si dimette.
Lo ha fatto nel corso della seduta del Consiglio comunale, dopo che la maggioranza, ambiguamente, ha affossato, a scrutinio segreto, la nomina di Francesco Muraca, proposto dal centrosinistra che ha ottenuto 11 preferenze contro le 15 di Giuseppe Corea a membro del collegio dei revisori dei conti del Comune di Catanzaro, in sostituzione di Salvatore Muleo, dimissionario.

La sua decisione nasce dalla coerenza e dalla saggezza politica che discerne il politico puro dall'affarista condizionato dall'immediato riscontro favorevole dell'elettorato, dato ossessivo nella conta dei voti per alcuni eletti nell'attuale consiglio comunale dei due schieramenti giacchè nel 2011 si torna alle urne per rieleggere il civico consesso.
Per certa gente la gestione politica e sociale non si differenzia sostanzialmente tra destra e sinistra e prende corpo nell'attuazione concreta del rispetto e della tutela della persona attraverso la realizzazione di servizi per l'emancipazione dei deboli presenti in tutte le società ma nella estrinsecazione del potere e nel suo mantenimento. da ciò si capisce il salto delle barriere e delle formazioni politiche necessario esclusivamente alla cura del proprio orticello e non alla gestione della Politica Alta; e fino a quando il modello mentale dei faccendieri non evolve li vedremo sempre pronti a spiccare salti da veri campioni, in lungo e in alto, a seconda dei momenti.

lunedì 21 giugno 2010

racconti di vita in Calabria: 16; proclama elettorale

Racconti di Calabria.

Proclama elettorale nell'entroterra italico del 1950.

Sentite sentite tutti cosa ha detto don Ciccio! Don Ciccio va dicendo in giro che i morti non devono leggere e che quindi secondo lui non c’è bisogno d’illuminare il cimitero! Chi vuole luce davanti alle tombe dei defunti accende candele e lumini, lanterne e torce. Avete capito che uomo senza Dio ch’è don Ciccio, l’uomo che abbiamo eletto a sindaco! Vi pare giusto? Vi pare giusto che un padre o una madre dopo avere sofferto una vita devono continuare a soffrire anche là nell’estrema dimora?
E quanto può costare un lumino elettrico? Paesani! Quello dell’impresa mi ha detto che costa appena 10 lire al mese se lo facciamo tutti… e noi non spendiamo 10 lire al mese per i nostri cari?

Però duva và don Ciccio! Iddhu cu mmia si misa! Nciù hazzu vidira ia cuomu nci si comporta cu i gienti… la gente perbene rispetta il cane per il padrone figuriamoci le anime sante dei nostri cari morti! Si mi votati ammia vi giuru ca a prima cosa chi fazzu è propriu chista: a lucia a ri muorti!

Dal palco, un misero banchetto addobbato col tricolore verde bianco e rosso, un omino mingherlino tutto ossa e nervi lancia la sua arringa nei confronti di una posizione “politica” indegna per la piccola comunità montana. Una comunità composta da poco più di mille anime, quel tanto che basta per far assurgere il piccolo borgo a municipio. Un municipio arroccato tra i monti delle preserre calabresi che ha in organico un vigile urbano, un banditore e un elettricista. Il postale, un rumoroso quanto pestilenziale autobus, passa due volte al giorno tre volte la settimana e fa la spola tra Catanzaro, il capoluogo, e Serra San Bruno; lungo il tragitto, dalla durata di un paio d’ore, la corriera effettua fermate obbligate nei paesi di Borgia, Squillace, Vallefiorita, Palermiti, Centrache, San Vito, Chiaravalle, Torre di Ruggiero e il conducente scarica il sacco della posta e i pochi pacchi che gli emigranti mandano dalla Germania, dall’Argentina o dall’America. Il bigliettaio, dopo avere tolto l’ultimo pacco dal bagagliaio s’affaccia al finestrino, scruta se c’è qualche viaggiatore ritardatario, dà un’occhiata all’orologio, lo ripone nel taschino del gilet e fa cenno al collega autista che tutto è a posto: jamu ja partimu Peppì ca a strata è longa. La corriera riparte, tra rumori di lamiera scrollata e un fumo denso di nafta mal combusta, si fa spazio tra la gente in ascolto, il comiziante scende dal banchetto e si fa da parte per farla passare.

(segue: detti calabresi)

l'orto di Ignazio, piccole storie di uomini e vegetali

L’orto di Ignazio raccoglie piccole storie di umane debolezze, racconti e leggende di Calabria condensati dall’estro di Angelina Oliveti in piacevoli quanto snelle e veloci letture. Nella prima parte la raccolta narra, sottoforma di metafora, di un orto, quello di Ignazio, appunto, che dà il titolo al libro, dove si coltivano passioni e difetti umani. Qui, la sapiente arte del narrare, maschera in ortaggi e vegetali gli uomini e i loro difetti. La scrittrice, con maestria coglie e denuncia i segni di uomini veri e “ominicchi” associandoli alle caratteristiche descrittive di cavoli, peperoni, cocuzze e broccoli, carciofi, melanzane, prezzemolo e basilico. Narra della rivolta del basilico contro il suo padrone e custode Ignazio e del rammarico di non aver saputo trattenersi dal rimanere vicecapo. Insomma è un libricino che espone sarcasticamente pregi e difetti umani e poi, ci sono le leggende e le storie autobiografiche dell’autrice vissuta tra Firenze e Roccabernarda nel marchesato crotonese. Senza ombra di dubbio, “l’orto di Ignazio” edito da mapograf, è un libro da leggere.

È strabiliante constatare quante associazioni e flash back suggeriscono le storielle raccolte in 150 pagine da Angiolina Oliveti, agronomo, esperta nella divulgazione agricola e dirigente della regione calabria in pensione. Il nostro vissuto assume connotazioni umoristiche, forse condite con un po' d'amarezza per quanti peperoni, cocuzze, broccoli e prezzemoli abbiamo incrociato nel nostro cammino.

(mario iannino)

caso Fiat: è auspicabile l'intervento risolutorio del Governo

Era il 14 ottobre 1980. a Torino i colletti bianchi scendevano in piazza a manifestare contro gli operai: 40.000 camici bianchi in marcia a sostegno delle logiche aziendali fiat;
Impiegati schierati a favore delle politiche aziendali e contro gli interessi dei lavoratori licenziati.

È stata una brutta pagina di storia sociale e una dura sconfitta per il sindacato e per quanti credevano nell’emancipazione del proletariato scritta dalla maggioranza silenziosa, com’era definita la fascia impiegatizia che non si rispecchiava nelle organizzazioni politiche e sindacali degli anni ‘80.
In molte fabbriche e posti di lavoro si aprirono raccolte fondi, collette, che tutti sottoscrissero a favore dei lavoratori metalmeccanici “caduti” sotto la cesoia del licenziamento voluto da fiat.
Anche allora i vertici fiat, riuscirono con un sottile atto di terrorismo psicologico a mettere una parte delle maestranze contro i colleghi lavoratori a rischio licenziamento. Gli uni contro gli altri, spinti dalla forza della disperazione col terrore di perdere la certezza del reddito e la tranquillità familiare, per una forma atavica di autoconservazione, a distanza di anni, la storia si ripete e la guerra tra poveri è più aspra. Una guerra che si svolge in un clima drammaticamente diverso, un clima d’incertezze economiche e lavorative che lascia sul campo della disoccupazione intere famiglie in Italia come in America.
Il terrore imprigiona lavoratori e dirigenti sindacali mentre il governo sembra impantanato e indeciso sul da farsi, quasi un corpo a parte un elemento estraneo ai fatti.

È inutile ricordare i salvataggi di Stato opportunamente effettuati dai ministri democristiani, socialisti, repubblicani che componevano i governi della cosiddetta prima repubblica ed è altrettanto superfluo menzionare quelli della seconda repubblica. Unico dato importante è che l’attuale governo raccolga attorno a un tavolo la rappresentanza sindacale accreditata dai lavoratori e dalle leggi dello Stato, i dirigenti fiat, e trovi, attraverso l’autorevolezza conferitagli dalla Carta Costituzionale, una soluzione favorevole a entrambe le parti per il bene dello Stato e degli Italiani.

Un intervento governativo a vantaggio dell’economia italiana, dell’industria e della storia che la famiglia Agnelli ha saputo scrivere col logo FIAT, le maestranze e le tecnologie italiane!

domenica 20 giugno 2010

E' finito il tempo delle vacche grasse

Si stava meglio prima!


C’è stato un tempo in cui si credeva alle favole non perché ingenui o sprovveduti ma perché supportati dall’enfasi giovanile di cambiare, svecchiare la burocrazia scolastica, abolire i baroni nelle università e formare una società a misura d’uomo. Un tempo in cui c’era fermento creativo, voglia di fare,voglia di cambiare. L’entusiasmo giovanile contagiava tutto e tutti. Si voleva cambiare il mondo, migliorarlo; buttare alle ortiche il perbenismo bigotto che imbrigliava ipocritamente nelle buone maniere dettate da una logica piccolo borghese la vita.

Per un certo periodo, all’incirca trent’anni, se pur con alti e bassi, tra il 1970 e il 1990/2000, le cose sembravano andare discretamente bene. Non si è sofferto molto per le varie crisi economiche. i governi s'inventavano le una tantum, l'iva e altri balzelli che non gettavano gli italiani nell'angoscia perché tutto sommato, i giovani, finita la scuola, trovavano con una certa facilità un posto di lavoro nello stato, parastato e privato. L’età media degli sposi era sui vent’anni e c’era la possibilità di frequentare ristoranti, cinema, teatri e programmare viaggi, pianificare nascite, affrontare un mutuo.

Si contestava il sistema, la politica, o meglio, il modo di fare politica ma il sistema ha saputo assorbire e guidare i contestatori, li ha resi parte integrante dell’apparato sociale e partitico, li ha fatti diventare classe dirigente, membri di partiti, dirigenti di società e oggi è difficile sposarsi, fare figli, avere un lavoro, non essere ricattati da chi detiene il potere…

sabato 19 giugno 2010

Figli, quanto costano

L’amore familiare in cifre.

Credo che a chiunque sia capitato di assistere allo scontro “figli genitori”; al supermercato o per strada, davanti a una vetrina o a scuola. I figli chiedono e i genitori, quando possibile, esaudiscono le richieste per estremo amore, anche attraverso acquisti effimeri o deroghe educative.
I genitori, si sa, sono pazienti e a volte remissivi; accordano piccoli capricci ai figli per pacificarli ma quando le circostanze li inducono a non assecondare sfizi e passioni giovanili, i ragazzi, reagiscono stizzosi, si offendono perché il loro ego non è stato soddisfatto come avrebbero voluto. Alcuni, i più ribelli, mortificano i genitori accusandoli d’indolenza o incomprensione generazionale ma si sono mai chiesti quanto, oltre all’amore incondizionato, costano fino alla maggiore età in termini economici?
Ebbene, alcuni studi recenti quantificano il lavoro materno in 2,1 milioni di euro e comprendono i servizi gratuiti di cucina, pulizia e educazione elargite silenziosamente dalle mamme.
Quindi, calcolando il lavoro e il tempo speso per tirare su un figlio fino ai 18 anni rapportandoli allo stipendio medio di un professionista, perché per fare i genitori, si deve essere professionisti seri e consapevoli del settore, gli studiosi sono arrivati a stimare la somma di 1.424.504 sterline pari a 2.112.253 milioni di euro.

Mentre, solo le spese vive, secondo un’altra inchiesta condotta da “il giornale” mantenere un figlio dalla nascita fino a 18 anni costa circa 310 mila euro, cosi suddivise:
Alimentazione (52.000 euro), trasporti (37.000 euro), salute (9.800 euro).
26.000 euro per l'istruzione e 54.000 euro per i divertimenti. Senza contare la gestazione, quindi visite ginecologiche, medicine, analisi e parto.

Se a queste cifre aggiungiamo il gratuito “compenso” mai elargito e richiesto per la costante presenza amorevole dei genitori, ci rendiamo conto, in quanto, a nostra volta, figli prima e genitori dopo, di avere preteso il massimo da entrambe le parti.

(mario iannino)

violenze sessuali lievi, ecco il salvagente dei saggi

Emendamento1707: 


"Niente obbligo di arresto per chi verrà sorpreso a compiere violenze sessuali"di lieve entità" verso minori." I firmatari della legge: Gasparri(PdL), Bricolo (Lega), Quagliariello (PdL), Centaro (PdL), Berselli(PdL), Mazzatorta (Lega), Divina (Lega).

è semplicemente demenziale, se non del tutto bestiale che ci siano soggetti così incivili.
Se è vero, e credo che lo sia altrimenti una giornalista seria e qualificata non avrebbe messo la notizia sulla sua home social network.
Rimanere indignati, anzi incazzati per la porcheria mentale di questi soggetti che dovrebbero rappresentarci è il minimo risultato a cui sortisce la notizia. No! Devono togliere l’assedio alle istituzioni e andarsene a casa; studiare, meditare e se riescono a raggiungere gradi superiori di coscienza, ripresentarsi davanti agli italiani!

non che l'arresto e la detenzione, privati dei sostegni medici e psicologici, risolvano qualcosa ma quantomeno non si dichiara espressamente che se beccati in flagranti azioni di pedofilia, tutto sommato, poichè di "lieve entità, si risolve in bolle di sapone...

venerdì 18 giugno 2010

Racconti di Calabria; le astuzie del barone

Racconti di vita in Calabria.

Le astuzie del barone:

Un tempo i grandi latifondisti, per lo più nobili, curavano dappresso i lavori nei campi e intervenivano con decisione per incrementare la produttività e far lavorare alacremente le maestranze malpagate con ogni mezzo. Vessazioni, improperi, erano all’ordine del giorno ma dopo le prime rivendicazioni sindacali, i morti e l’occupazione dei terreni incolti o abbandonati, i proprietari terrieri decisero di adottare sistemi di controllo poco invadenti per evitare che braccianti e contadini incrociassero le braccia e mandassero a monte colture e raccolti.
Uno di questi, un certo barone Stuckaz, che vantava origini austroungariche, dall’alto del suo cavallo fa cenno al massaro che pronto gli corre appresso. Giunti su un dosso, il barone, scende da cavallo, si guarda attorno con fare circospetto, e rivolgendosi al suo massaro farfuglia: “tu sei il migliore, però devi fare in modo col tuo esempio di far lavorare di più tutti. Vedi io ti stimo e come segno della mia fiducia ti ho portato un uovo, questo è un uovo fresco fresco che mi sono tolto dalla bocca per darlo a te, in segno di stima, quindi mi raccomando fai del tuo meglio e acqua in bocca! Questo deve essere un segreto tra me e te, mi raccomando!”.
Il massaro, contento per l’attestato di stima e la concretezza dimostrata dal barone corse al suo posto di lavoro e ci mise l’anima per non deluderlo.
I giorni seguenti il barone, nel consueto giro a cavallo, nelle sue terre ripete con contadini, pastori, massari, raccoglitrici la pantomima della fiducia e dell’uovo. Completato il giro e avendo coinvolto pressocchè tutti, sicuro della complicità dei beneficiati rimase qualche giorno in panciolle ma quando riprese i consueti giri di perlustrazione si accorse che nell’ultimo periodo c’era stata un po’ di rilassatezza. Allora, il barone Stuckaz, dall’alto del suo cavallo lanciò un urlo: “Attia e l’ovu, attia si dicu attia…”. Ehi tu tu dell’uovo… a questa esortazione tutti indistintamente diedero mano agli arnesi con laboriosità inusitata.

(segue: proclama elettorale)

Bakunin per noi

Contemporaneità del pensiero filosofico Bakuniano.

Alcune letture rimangono impresse nella memoria e quando meno te l’aspetti riaffiorano come a voler confermare la veridicità di quanto postulato dagli autori. E stamane è successo! Si è ripresentata alla mente la frammentazione di una discussione avvenuta intorno al milleottocentosessanta, tra un filosofo, convinto assertore dell’emancipazione proletaria dalla schiavitù, e un suo amico che, dopo essere stato testimone di un duro quanto brusco episodio, dice al pensatore: “… come, proprio tu che fai proseliti per l’emancipazione delle masse, dei poveri eccetera tratti così male un tuo servo!”. E il nobile uomo, senza scomporsi: “Vedi caro amico, fino a quando non saranno emancipati dalla loro ignoranza, devono essere trattati così altrimenti confondono principi e idee di uguaglianza e libertà…”.

giovedì 17 giugno 2010

italiani: masochisti o distratti?

E mentre sui social network monta la gara dello sdegno per alcune modifiche sostanziali alle leggi dello Stato i sostenitori dei decreti legge continuano imperterriti a motivarne la bontà civile e democratica delle leggi in esame. Vediamo di rinfrescare la memoria:
al primo posto la manovra economica che taglia in maniera assolutamente partigiana i fondi alla ricerca, alla scuola, allo studio, alla cultura! Ma non taglia gli eccessi della politica, i privilegi dei parlamentari e dei senatori della Repubblica Italiana.

Al secondo posto, non per importanza ma per una questione logistica di declamazione, il discussissimo ddl definito da tutti i soggetti democratici e persino dall’osce "legge bavaglio" che cosi commenta in una nota di Dunja Mijatovic, responsabile dell’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea) per la libertà dei media, “Sono preoccupata che il Senato abbia approvato una legge che potrebbe seriamente ostacolare il giornalismo investigativo in Italia” ha dichiarato, aggiungendo che “i giornalisti devono essere liberi di riferire su tutti i casi di pubblico interesse e devono poter scegliere come condurre una indagine responsabile.

Nella sua forma attuale, il disegno di legge contraddice gli indirizzi dell’Osce, in particolare quando proibisce l’utilizzo di diverse fonti e materiali confidenziali che potrebbero rivelarsi necessari per un giornalismo d’inchiesta al servizio della democrazia”. Ecco perché da più voci è definita legge bavaglio; perché di fatto imbavaglia la libertà d’espressione e di conoscenza. Vieta la pubblicazione di fatti inerenti la gestione della cosa pubblica di personaggi invischiati in affari poco chiari. Non sapremmo delle malefatte arbitrarie di pezzi dello stato malati, vedi le aggressioni e le falsità per nascondere le prove di colpevolezza di alti dirigenti al g8 di Genova; le morti brutali di giovani nelle carceri come Cucchi, non sapremmo della cricca che specula sulle disgrazie e sui grandi eventi italiani se non dopo che questi abbiano, di fatto, avuto il tempo di completare l’opera d’espoliazione.
E intanto, tra disoccupazione, incertezza lavorativa per i giovani, disagi nel comparto sanità, blocco degli stipendi, raggiri sulle liquidazioni, scarsissimo potere d’acquisto per l’esiguità economica delle famiglie aumenta la tensione sociale mentre le solite facce di bronzo continuano ad ammiccare sorridenti che no che va tutto bene e che è giusto così perché gli elettori vogliono che il governo faccia queste riforme! Bèh, chi non conosce gl’italiani certamente dirà che siamo un popolo di masochisti…

relatività dei bisogni e sostegno morale: racconti calabresi


racconti di vita in Calabria

Relatività dei bisogni e sostegno morale.

In molte famiglie del sud quando la sorte decide di mutare il corso degli eventi e la vita del capofamiglia cessa, solitamente, se in età matura, il figlio maschio più grande subentra a espletare le esigenze cui era preposto il padre; assume la guida della famiglia, si prende cura dei fratelli più piccoli e presta attenzione alle esigenze della casa fino a quando qualcuno dei fratelli subentra nel ruolo lasciato vacante dal padre.
Ma non per tutti è così! Lo sa bene Ciccillo il figlio di don Salvatore, un musicista di banda che per il suo ruolo di direttore d’orchestra era stato soprannominato “u capu banda”.
Don Salvatore, il maestro di musica accoglieva i ragazzi del paese in casa sua, insegnava loro ad amare la musica, a giocare con gli strumenti, prima in maniera casuale, talmente casuale che la moglie, donna Peppina, una santa donna, per invogliare i ragazzi allo studio sistematico della musica e degli strumenti li rimpinzava con dolcetti fatti in casa e zucchero caramellato così da far cessare al più presto lo strazio disarmonico delle note distorte che si perdevano nell’aria.
Ciccillo era il più piccolo della nidiata, 9 figli viventi e due aborti naturali subiti da donna Peppina per stenti durante la guerra.
Un malaugurato giorno, don Salvatore radunò i ragazzi e caricati gli strumenti sul pulmino, partirono di buon mattino alla volta di Papanice. Lì, nel papaniciano crotonese, si celebrava la festa patronale e lui, come capobanda più conosciuto della zona avrebbe dovuto aprire le celebrazioni a san Pantaleone, protettore di Papanice nonché di medici, ginecologi e ostetriche. Purtroppo, la banda non arrivò mai nella frazione a sud di Crotone per colpa di un farabutto che scaricò a bruciapelo… ma andiamo per gradi:
don Salvatore, sistemati i ragazzi, dopo aver dato un’ultima occhiata alle corde che serravano gli strumenti sul portapacchi, sale in macchina, ingrana la prima e lentamente intraprende il viaggio. Superate numerose curve, nell’unico rettilineo, un pastore litigava animosamente con un contadino. Il maestro bloccò il pulmino e scese con l’intenzione di pacificare gli animi ma partì il colpo dalla doppietta imbracciata dal pastore e fu l’ultimo suono che don Salvatore sentì.

La notizia corse veloce nonostante l’assenza dei mezzi di comunicazione e donna Peppina ebbe il tempo di vederlo riverso sotto un albero con le mani pressate sull’addome. Scambiarono le ultime parole, ultime promesse d’amore e fedeltà. Donna Peppina non si risposò nonostante i moltissimi pretendenti, tra l’altro, era ancora una bella donna, molto attiva e con un discreto fondo terriero, ma lei pensò bene di mantenere fede alle ultime promesse fatte al marito e poi aveva il timore che il nuovo eventuale marito potesse maltrattare i figli. D'altronde, i figli più grandi erano autonomi da qualche anno, il primogenito lavorava come muratore e il secondogenito faceva il geometra. Il primo era più fisico, amava il lavoro manuale mentre il secondo, più delicato fisicamente, era più portato alla riflessione e allo studio.
Non si sa se vi siano stati dei programmi in famiglia, ma si suppone di sì. Fatto sta che i due figli maggiori, superato il tempo del lutto, partirono alla volta del nord. Il secondogenito, ancorato ai valori della famiglia e logorato dalla lontananza, dopo vari tentativi d’inserimento decise di ritornare a casa. Il primogenito, quello che avrebbe dovuto assumere su di sé il peso maggiore, curare i sopravvissuti e garantire un minimo benessere, bèh, di quello si sono perse le tracce. Ah, pare abbia famiglia e vive all’estero.

(segue: le astuzie del barone)

mercoledì 16 giugno 2010

racconti di Calabria: la provvidenza

Racconti di vita in Calabria.

La provvidenza.

Se Dio vuole quest’anno ci sarà un buon raccolto! Esclama il contadino segnandosi la fronte e gesticolando sul terreno appena trattato con stallatico e innaffiato abbondantemente.
Vedi, figlio mio, questo è il nostro lavoro: dobbiamo coltivare la terra, farla fruttificare per noi, la nostra famiglia e il prossimo. Dobbiamo rispettare la natura; dare le giuste vitamine al terreno, evitare i pesticidi… ma tu non mi stai ascoltando?! Togliti quelle dannate cuffie e ascolta cose serie se vuoi avere di che sfamarti! Ma papàà?? Che c’è?...

È ancora mattino e Pietro insieme al figlio Vito è già in campagna. Fa le stesse cose che faceva suo padre e suo padre prima di lui: mantiene il ritmo della campagna e non viceversa, sa bene che ad alcune colture l’acqua deve essere data al mattino presto mentre ad altre all’imbrunire. Capisce quando alla pianta serve un aiuto, quando preparare il terreno per le patate, le cipolle, il grano, i pomodori, le zucchine, la bietola e come invertire le semine sugli appezzamenti.

Il figlio Vito è ancora piccolo, lo segue perché non ha altro da fare una volta finita la scuola ma se dipendesse da lui, certamente, preferirebbe trascorrere il tempo come i suoi cugini di città, stare ore intere davanti al computer, ascoltare musica e uscire con gli amici.

Lo so figlio mio che questa che ti offro non è una vita facile, anzi è una vita fatta di sacrifici, sudore e sofferenze ma se saprai rispettare la terra lei non ti tradirà mai. Non guardare le scemenze dei caroselli pubblicitari, le stronzate dei grandi fratelli e delle isole dei famosi. Questi sono attimi, polvere che si volatilizza e se non hai un mestiere rimani con un pugno di mosche. Ormai siamo giunti alla resa dei conti: i lestofanti si sono arricchiti, hanno portato all’estero i capitali e noi se vogliamo campare dignitosamente dobbiamo lavorare con onestà oppure emigrare ma l’estero non è una passeggiata! Chi ha assaggiato l’aria straniera ha assaggiato molti bocconi amari.
I miracoli, figlio mio, sono rari, anzi rarissimi. Meglio fare affidamento sulle proprie forze che sperare in cambiamenti fortunati. E poi, dove potremmo andare tu o io? Non conosciamo nessuna lingua straniera, non sappiamo niente dei nuovi mestieri… Papà hai sentito cosa diceva ieri la televisione? Diceva che a Paravati dopo la morte di Natuzza molti si sono industriati, fanno quadretti con l’immagine di Natuzza e altre cose e li vendono. Fanno come da Padre Pio; ti ricordi quando siamo andati con mamma e nonna tutte quelle bancarelle che vendevano rosari, statue?
Sì me li ricordo! Vedi, questa può essere considerata una provvidenza divina per una terra martoriata come la nostra. Forse è la volta buona che sentiremo parlare della Calabria come di una terra che ha visto una Santa! E non fa niente se la gente s’ingegna e guadagna qualcosa sfruttando la sua immagine. Sono sicuro che a lei a Natuzza fa piacere perché comunque è un aiuto che dà alle persone oneste che vogliono campare senza rubare ma che s’ingegnano e producono ricordini per i pellegrini. Meglio questo che andare a rubare, spacciare droga o delinquere. Aiutati che Dio t'aiuta! figlio mio...

La provvidenza è un fiore delicatissimo; ha bisogno di cure là dove nasce e non  essere reciso per adornare vetrine perché se staccato dalla pianta muore.

(segue: la teoria dei bisogni)

martedì 15 giugno 2010

Natuzza Evolo: il miracolo di una vita

“…su ‘na grasta rutta!”… A cosa o a chi può servire un vaso rotto? Al massimo, frantumato del tutto può essere usato come ciottolame per drenaggio e a nient’altro! Eppure, la “grasta”, il vaso di fiori rotto al quale Mamma Natuzza, la Mistica di Paravati, si paragonava nella sua infinita umile bontà dava conforto a ricchi, potenti e povera gente.

Natuzza iniziò da bambina a manifestare le qualità medianiche di conoscenza e visione del mondo ultraterreno; con semplicità dialogava e vedeva gli angeli e gli spiriti dei defunti come se fossero ancora in vita; non si sa come, ma lei aveva accesso a quei canali misteriosi che collegano il nostro mondo a quello dell’aldilà e ciò la fece soffrire perché non tutti, ancora oggi, nonostante gli innumerevoli episodi documentati, comprendono e sanno accogliere pacatamente i misteri dell’anima. Natuzza soffrì per la diffidenza e l’egoismo umano di quanti osteggiavano il suo essere Mezzo di contatto tra le due realtà e quanti arrivavano da lei carichi d’angosce. Lei, che tra una faccenda, un servizio domestico e l’altro, mentre friggeva patate, come ha ricordato qualcuno alla presentazione del libro di Luciano Regolo dedicato a Lei e a Gesù, e cucinava per la famiglia o accudiva un congiunto ammalato, usciva sull’uscio di casa per tranquillizzare persone di tutte le “taglie” accorse lì perché afflitte da dispiaceri e drammi, il più delle volte, terreni. Li esortava ad avere pazienza e aspettare perché doveva fare i doveri di moglie e madre.
Natuzza accoglieva tutti e a ognuno dava conforto ma, quando necessario, elargiva anche qualche salutare sferzata verbale.

Ma di questo si è già parlato e scritto; non si è ancora detto niente delle parate egocentriche di uomini, donne, pseudo associazioni culturali che cavalcano il fenomeno Natuzza con scarsa convinzione, magari presentando libri e organizzando tavole rotonde sulla sua vita; persone tronfie, indottrinate all’autocelebrazione, convinti di contare qualcosa in base al numero degli iscritti, e si evince dal titolo che precede sempre il nome dei partecipanti: la professoressa, la dottoressa, l’avvocatessa, la nobildonna, al contrario di Lei, Mamma Natuzza, che si definiva “umile verme di terra” e non stava a chiosare se davanti a un potente o umile uomo, per Lei avevano e hanno tutti lo stesso valore di uomini.
Chi mai direbbe una cosa del genere riferendosi a se stessa? A chi verrebbe in mente una simile definizione “verme di terra”. Noi che siamo proiettati verso la vanagloria e curiamo la superbia come una qualità imprescindibile. Anzi, si sente dire con una certa stizza: tu non sai chi sono io! Ora ti faccio vedere io con chi hai a che fare! Io…

Persone, queste che si riempiono la bocca di IO, attente a che si elogi meriti presunti o reali, titoli e benemerenze, coinvolgimenti in azioni umanitarie e culturali. Uomini e donne pronte a bloccare con ogni mezzo i calmi contestatori analitici delle loro vanaglorie, a prescindere se spinti da ideologie umanitarie o perché sulla scia esemplare di mamma Natuzza quando invitano all’umiltà, all’obbedienza a all’amore universale. Si potrebbe postulare a scusante generica che detti concetti sono facili da conseguire per un’Anima Santa ma difficili per noi peccatori imbevuti di materia e ancor più difficile per chi gozzoviglia nei beni effimeri dell’appariscenza poter raggiungere lo stato di umiltà che mitiga e assorbe ogni affronto. Se a ciò si somma l’indignazione scaturita dalle sofferenze che la società dell’apparire elargisce quotidianamente con estrema leggerezza ai deboli, si capisce bene come sia difficile per chi è sempre sottopressione raggiungere lo stato di quiete che prelude alla pace.

Mortificazioni e sofferenze fisiche non mancano a nessuno su questa terra; anche Lei, Natuzza, le ha subite con umile rassegnazione e si è sottomessa al volere e all’eccessiva prudenza degli organi ecclesiastici, misure sopportate stoicamente come solo le Anime Illuminate sanno accettare.
Ma Lei era ed è uno Spirito Evoluto che ha saputo andare oltre le umane debolezze, mentre noi davanti alle passerelle di certa gente, mal sopportiamo le ambiguità tematiche che accomunano gli associati ai vari schieramenti e c’indigniamo per il tentativo di spettacolarizzare anche eventi così alti.
Ecco, senz’altro, Natuzza avrebbe detto: “si ‘mpicciusu”! può darsi, anzi sicuro è così! Ma credo fermamente che se si rispetta una religione, un’idea, un progetto divino o umano e si organizza un evento per appoggiarne le linee guida, alla base di tutto deve esserci l’onestà intellettuale degli organismi direttivi, lo spazio e le idee per quanto è realmente utile alla buona riuscita e per la realizzazione del progetto, tema dall’evento.

L’hanno esternato chiaramente quanti hanno parlato fuori dagli schemi seminariali all’auditorio Casalinuovo di Catanzaro, e alcuni hanno espresso la loro personale esperienza con voce, a tratti, incrinata dall’emotività, quando il ricordo rinvigoriva la visita a Mamma Natuzza.

Luciano Regolo, autore del libro “Natuzza Evolo: il miracolo di una vita” dopo aver ricordato il primo incontro con la Mamma di tutti, Natuzza, ha confidato di devolvere i diritti d’autore del lavoro letterario alla fondazione fortemente voluta dalla Mistica di Paravati denominata: fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, in Paravati. E il presidente della fondazione, nominato per espressa volontà di Natuzza Evolo, don Pasquale Barone, ha ripetuto quanto ormai di dominio pubblico circa la missione della Fondazione voluta dalla Madonna per bocca di Natuzza Evolo.

A leggere la vita di Natuzza monta la consapevolezza che ogni nostra pena è niente rispetto alle sofferenze di questa Grande Donna e il nostro tribolare cessa sotto lo sguardo onnipresente della sua dolcezza, perché lo spirito non muore col corpo e Lei che aveva il dono dell’ubiquità, un giorno disse: quando ti vengo in sogno io, sono lì con te, viaggio, chiedimi quello che vuoi sapere…

Pertanto, mi sento di consigliare il libro di Luciano Regolo: Natuzza Evolo. Il miracolo di una vita.

venerdì 11 giugno 2010

il diavolo e l'acquasanta

A volte, quando non ho niente di definito in testa, navigo a vista, seguo un collegamento da blog a blog e trovo di tutto: post che trattano argomenti impegnati letti da pochissimi e post o social network impostati all’insegna del cazzeggio seguitissimi. Eppure il momento storico che stiamo vivendo non è dei migliori; non è uno di quei momenti che tutto fila liscio. Se leggi i giornali o accendi la tv, ma anche se leggi le notizie del web, rimani basito, rintronato, rincoglionito come dir si voglia dalla miriade di notizie preoccupanti che giungono da tutto il mondo: la nube del vulcano che manda in tilt il traffico aereo, e questo è un evento naturale, imprevedibile ma naturale, non è invece imprevedibile e naturale la marea nera che ha inquinato l’oceano e devastato il sistema riproduttivo marino e terrestre. Non è naturale ma prevedibile l’ostracismo che certi governi attuano nei confronti dei più deboli, vedi l’assalto israeliano alle navi umanitarie in rotta verso Gaza, l’allontanamento dei profughi dalle coste italiane e maltesi, tanto per rimanere in casa mediterranea.
Bèh, la conclusione è una sola: ci siamo bevuti il cervello! E come se non bastasse, alcuni uomini nati poveri privi di beni o tesori inestimabili riescono a fare fortuna, s’ingegnano e creano imperi dal nulla tra la meraviglia (?) dei connazionali che, rimasti poveri e pazzi tentano o sperano la fortuna anche loro ma, non trovandola, si accontentano di reggere il moccolo ai potenti, agli uomini che sono riusciti a osare per possedere e farsi possedere per avere. Burattini, succubi del sistema che sparano cazzate e legiferano aborti indegni delle democrazie evolute.
Tutto ciò non si può liquidare con la fatidica frase: è il frutto dei tempi.
No! Non è per niente il frutto dei tempi ma il risultato scientifico di un progetto messo a punto da menti malate che sono riuscite a insediarsi nel sistema e modificarlo anche grazie alla tanto vituperata 'eccessiva democrazia' che consente a cert'uni di ridicolizzare gli Italiani e criticare pedissequamente la Carta Costituzionale.

martedì 8 giugno 2010

dal barbiere

racconti di vita in Calabria


Salone. C’è scritto sulla porta del barbiere. I caratteri gotici sono sbiaditi, consumati dal sole e dalla pioggia; avranno una cinquantina d’anni come pure le poltrone con le pedane di ferro tipo grata e il poggiatesta con l’incavo per il rotolo di carta igienica.
Nella bottega il solito calendario con le donnine succinte e poche persone fanno compagnia al barbiere. Anche l’impianto elettrico, nonostante la legge sull’antinfortunistica, ricorda gli anni del dopoguerra. Qualche immagine sacra attorno agli specchi e l’immancabile discussione di politica maschilista sulle donne:

“…ai miei tempi, ricordo quando arrivavano le donnine dei bordelli… bei tempi quelli, almeno c’era pulizia, il servizio sanitario controllava periodicamente le case di tolleranza… mi ricordo che con 50 lire si entrava, si pagava l’ingresso! E poi, entravi, guardavi e sceglievi ma potevi anche stare lì a non fare niente, stavi nel salone e passavi ‘na serata con gli amici. Sì si mi ricordo quel casino vicino ai mercati, lì arrivavano le più belle, quelle con classe… la sera prima si facevano il giro sul corso e poi prendevano servizio. Sì sì me le ricordo pure io però quelle costavano 500 lire oltre l’ingresso! Roba buona roba da ricchi!
Oh ma sapete che ho sentito dire che pare che Berlusconi voglia ripristinare le case chiuse? Ma va va sempre cazzate spari tu! No no ve lo giuro lo sentito dire al bar…
Ceerto che se fosse vero… lui sì che se ne intende!

(segue: la provvidenza)

Rosy Bindi, Sacconi e l'out out dell'Europa

“Il ministro Sacconi continua a usare l’Europa come alibi contro le donne. Ma così maschera le vere ragioni dell'infrazione. Oggi l’Italia è il Paese con il minor numero di donne occupate, con uno dei più bassi indici di natalità, con la più bassa percentuale di Pil destinata al sostegno alle famiglie”. Così Rosy Bindi, replica al ministro Sacconi. E ancora, “Questi dati bastano a far capire che quella dell’età pensionabile è un’arma impropria usata contro le donne. Questo attacco non può passare sotto silenzio e il confronto si deve allargare a tutto il Welfare. I servizi, le opportunità e le norme a sostegno delle donne che lavorano non sono certo a livello europeo ed è grave il silenzio del ministro delle pari opportunità, un silenzio che colpisce duramente chi certo privilegiato non è”.

Finalmente qualcuno della politica italiana chiarisce l’interrogativo che tutti si sono posti nel sentire l’out out dell’Europa però ancora nessuno ha avuto l’onestà intellettuale e politica di spiegare come mai non si è studiato un piano di rientro programmatico indirizzato al rilancio dell’economia reale del paese che deve per forza vedere il lavoro e le professioni artigianali e intellettuali al primo posto.

lunedì 7 giugno 2010

rotta su gaza

verso Gaza per la Pace!

Mi piace pensare a una magnifica flotta con rotta su Gaza, frutto dell’impegno corale di tutti gli Stati Democratici per dire no alla sopraffazione e sì alla convivenza civile di due Stati: Israele e Palestina.
Una flotta sorretta dall'ideale pacifista inquanto è
inimmaginabile pensare a:

1. Come vivono i bambini, gli anziani, le donne e gli uomini a Gaza
2. Perché Israele li ha rinchiusi dentro la Striscia con alti muri, filo spinato e ha messo ronde armate attorno.
3. Perché Israele ha imposto l’isolamento al popolo palestinese.
4. Perché, sempre Israele, attacca le navi umanitarie dirette a Gaza cariche di viveri e medicine.
5. Con quale diritto il popolo Ebreo annulla la cultura e la libertà d’esistere al popolo Palestinese.

Senza muovere un dito o spendere una parola!

Anche se tutti gli uomini di pace sono mobilitati a far sì che questo stato di cose cessi, è acclarato che
il solo impegno di pochi non basta! e le continue perdite di vite di entrambe le parti lo confermano!

A questo punto è bene che gli Stati Democratici, l’ONU in primis invii osservatori e, nel frattempo, navi cariche di aiuti umanitari, con capienti stive piene di generi di prima necessità: viveri, medicinali, vestiti, giocattoli così da rompere il silenzio internazionale e l’assurdo embargo imposto da Israele alla Palestina.

domenica 6 giugno 2010

Storie di vita in Calabria. 12: Le astuzie di donna Teresa.

Storie di vita in Calabria. 12: Le astuzie di donna Teresa.

Racconti di vita in Calabria. 1.

Donna Teresa era una signora canuta e nel suo piccolo si credeva furba, difatti impegnava chiunque le capitasse per casa e per ognuno aveva pronta la ricompensa adeguata.
Un giorno, che era rimasta sola perché ormai tutti si tenevano alla larga da lei, capitò il figlio del droghiere, conosciuto come il figlio di “nasepippa” e immediatamente donna Teresa gli chiese alcuni servigi e per invogliarlo mentre parlava gli dondolava davanti al naso una salsiccia ben stagionata e odorosa.

Il ragazzo, espletata la prima incombenza, si presenta per ritirare la ricompensa promessa ma l’anziana donna sempre dondolando il premio sotto il naso gliene chiede un’altra e poi un’altra ancora. Insomma impegna il ragazzo più del dovuto sempre con la promessa che sarebbe stata l’ultima “comanda” e che poi, alla fine lo avrebbe ricompensato con una cosa che, per il figlio di nasodipippa, incominciava a diventare un miraggio.
E mentre, il ragazzo, sudato e ansimante per la corsa fatta su e giù per le scale a trasportare la legna per il camino, si asciuga la fronte, donna Teresa osa l’ennesima richiesta sempre dondolandogli la salsiccia sotto il naso.
Pronto, il figlio di nasodipippa, afferra fulmineo la sofferta ricompensa e scappa via noncurante degli improperi della donna.

(segue)

A proposito della manovra economica



Ci sono momenti nella vita che bisogna mettere da parte le buone maniere e dire chiaramente cosa si pensa di determinate azioni governative e questo attuale è uno di quei momenti!

Il fair play politico non serve, anzi è controproducente perché disorienta le persone semplici, quelle che ancora credono che ci sia una parte sociale buona e una cattiva, quelli che dividono, appunto, il genere umano in buoni e cattivi, vale a dire quelli che lavorano e si spendono per il bene di tutti indistintamente e quelli che invece si fanno i cazzi propri.

Unico dato certo è che i signori che dovrebbero governare non hanno convinto nessuno se non loro stessi. Difatti hanno operato tagli e misure restrittive solo nei settori popolari e hanno lasciato intatta l’isola della casta o cricca che dir si voglia!
Tanto per fare un esempio: dove sono i tagli alla politica e al suo apparato? Per avere contezza del reale risparmio basta fare un confronto immediato tra quanti affollano le camere istituzionali italiane e quelle degli altri stati a iniziare dall’America.
E ancora: dov’è scritta qualche misura per incrementare l’occupazione e la difesa dello stato sociale? E dove si ottempera alla legge esistente, come tutte le leggi d’altronde che governano la Repubblica Italiana dal ’45 in poi, che fa obbligo ai cittadini di pagare le tasse in base ai redditi reali?
Alla lotta all’evasione fiscale e alle cricche che si combinano attorno alla finanza pubblica?

Come se non bastasse, nessuno dei delegati alla politica ha mosso un dito, se non solo a parole, per proteggere la Carta Costituzionale, riveduta e corretta da una lobby di potere.

Ecco in sintesi l’opinione che si è formata il cittadino medio da tutte le azioni litigiose, demagogiche e autoritarie della politica italiana. E se sbaglio, correggetemi!

sabato 5 giugno 2010

arte per amore e umiltà

Per una cultura d’amore e umiltà.

Gli artisti pescano nella realtà; denunciano fatti, sublimano episodi, suggeriscono analisi e propongono scenari sociali possibili con strumenti e lessici consolidati nel tempo.
Le arti figurative si avvalgono del gesto e della metafora.
Il gesto assume valenze figurali familiari. La macchia lascia intendere oggetti e figure conosciute con l’intento di richiamare alla mente scene di vita quotidiana o episodi sociali in sintonia con le tematiche trattate in pittura o scultura.
È risaputo!, il ruolo dell’artista non è quello del decoratore chiamato a esibirsi in virtuosismi grafici o cromatiche. L’artista, come si è già detto, propone!, usa la metafora quando vuole trattare tematiche sociali comuni e fa sì che il dialogo coinvolga e veicoli più persone e le induca a razionalizzare concetti ignorati o sottaciuti.

L’atto propositivo assurge a sintesi e si dona disinteressatamente. Unica condizione richiesta: la disponibilità al dialogo, al confronto! Insomma si chiede la propensione all’ascolto. Dimenticare l’ego e aprirsi alla realtà degli “altri”: quelli ritenuti invisibili dalla comunità tecnologica (platea enorme che prende per vera ogni parola espressa sotto i riflettori mediatici); persone costrette a vestire panni da clown per sopravvivere e dare un’opportunità ai figli, ai giovani, ai derelitti soggiogati dall’arroganza del potere. È ovvio che non si sta parlando del clown circense ma è altrettanto ovvio che non si è molto lontani nelle associazioni metaforiche. Entrambi, così truccati, sono uomini che scendono in pista per svolgere un ruolo ben definito nonostante i problemi personali. Uomini coraggiosi che sanno regalare un sorriso; porgere la mano, confortare, dare fiducia!
E poi c’è dell’altra gente che affianca questi eroi comuni, consapevoli di non assurgere mai alla ribalta, non avere onorificenze, fondazioni o strade intestate! Ed è per questo che si mascherano! Lo fanno innanzi tutto per distinguersi dai facinorosi e da quelli che hanno costruito imperi sulle falsità, col malaffare, e pensano di comprare un posto tranquillo anche nell’aldilà.

Questi concetti sono scaturiti spontanei nel momento in cui ho guardato la tela che giaceva da molti anni nel limbo delle incompiute.

È un altro lavoro che dedico alle donne, alle mamme, a tutte le mamme e a Natuzza in particolare, la cui umiltà comportamentale, che assomma pazienza, amore, comprensione e mai giudizio rancoroso, ha insegnato tanto.

(mario iannino)

verso Gaza per la Pace!

rotta su Gaza!

Il diario di Anna Frank ha colpito le coscienze e scosso gli animi più di quanto abbia potuto la storia ufficiale. La sensibilità di una bambina costretta alla fuga e alla morte nel campo di concentramento nazista impregna le pagine di bassezze, odio e violenza gratuita, ma anche di speranza; sentimenti descritti e subiti da innocenti inermi, vecchi, bambini, donne, ebrei, zingari, omosessuali e persone ritenute inferiori dalla propaganda nazifascista sono ancora oggi scolpite nelle menti più che sulle lapide commemorative. Fatti deliranti che hanno istigato all’odio e alla violenza e guidato una nazione alla conquista del mondo.
La follia violenta, sanguinaria, teorizzata da un uomo che, per ironia della sorte, era portatore “insano” di sangue ebreo da parte materna, riuscì a fare sempre più proseliti e catturare innumerevoli sostenitori che, a loro volta, lo spronarono a continuare nella conquista di popoli e territori.
Ma la storia è nota a tutti! Specie agli Ebrei che commemorano i Morti della Shoa.
L’olocausto interessò semiti, testimoni di Geova e altri ritenuti indegni di vivere dai capipopolo schizofrenici che ne ordinarono lo sterminio.
Le assurde equazioni storiche riaffiorano quando l’evento xenofobo si ripete; quando azioni di rappresaglie terroristiche, portano morte e scompiglio sociale. Quando azioni violente vietano a persone inermi di vivere la loro vita. Quando le rappresaglie impediscono a uomini di pace di portare cibo e generi di prima necessità nella striscia di Gaza!
E questa volta, sono gli israeliti a usare la cieca fredda schizofrenia demenziale di cui sono stati vittime sacrificali. Questa, come la shoa, è un’azione ignobile!
È un dramma incancellabile per l’umanità intera. Un’azione indegna!
È auspicabile il ritorno alla ragione, alla convivenza civile, al mutuo sodalizio tra popoli: alla pace!

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