sabato 28 settembre 2019
Fari della Calabria, magia di un luogo
mercoledì 7 luglio 2010
crociere a prezzi imbattibili ma non per tutti
Quanto segue è realmente accaduto. È, in sintesi, la testimonianza di uno spaccato di vita quotidiana vissuta per le strade della città. La discussione ha, pressoché coinvolto quanti si trovavano a rigirare tra le mani un volantino pubblicitario, ma il nocciolo della questione si riassume nelle parole di due signori prossimi alla pensione.
Io, mi trovavo lì, per caso, e non ho potuto fare a meno di cogliere il loro rammarico, memorizzarlo e trascriverlo.
Pertanto, se qualcuno si riconosce non se l’abbia a male.
Crociere a prezzi imbattibili!
È da una vita che sogno di fare un giro sul mare. Farmi, che so, le Eolie, le Tremiti, arrivare semmai in Grecia; magari con la liquidazione potrei fare una sorpresa a mia moglie a organizzare un viaggio a sorpresa per le nozze d’oro.
Qua dicono che con qualche migliaio di euri puoi avere una crociera low coast… quasi quasi cerco un prestito e anticipo la sorpresa… ma ch’è ‘sta roba? Ah ecco: pranzi e scali nei maggiori centri d’attrazione turistica esclusi.
Eh dicevo io che mi sembrava poco per due persone ‘sto pòpò di roba: quasi 15 giorni di mare. Lasciamo stare va! Meglio stare sulla terra ferma che se cadi ti rialzi.
Ti figuri se per guadagnare di più vendono più posti rispetto a quanto possono ospitare…
E se poi va a finire come col Titanic! Pare che per risparmiare gli armatori fecero la cresta alle scialuppe di salvataggio: ne ordinarono di meno rispetto a quanti ne sarebbero serviti in caso d’emergenza.
Beh. Coi tempi che corrono e la crisi… c’è davvero d’avere paura. Come se non bastasse, il governo vuole tagliare le tredicesime degli statali, destinare i soldi delle liquidazioni a cose che non ho capito.
Ma perché non si tagliano i loro stipendi che con una loro mesata campano dieci impiegati dello stato.
È inutile: il pesce puzza sempre dalla testa!
Sì però, in mare, è tutta un’altra cosa: ancora è forte e sentito il codice d’onore nei vecchi lupi di mare! in caso di naufragio il capitano è l’ultimo a lasciare la nave: prima le donne i bambini e gli anziani. Altro che togliere gli stipendi ai dipendenti!
Chi comanda, in mare, offre la sua di vita per preservarla, e offrire una chance, alle persone che il fato gli ha affidato.
mercoledì 17 agosto 2011
minicrociera sullo jonio da Squillace a Pietragrande
sabato 10 luglio 2010
mare nostrum: tutto come prima
Il tempo passa. Gli uomini passano. Le idee passano. I proclami passano. Ma i problemi rimangono!
Sono trascorsi tre giorni da quando ci siamo trasferiti sul litorale Jonico, con precisione nel tratto di mare tra Montepaone e Soverato, in Calabria, e ancora non siamo riusciti a bagnarci. È impossibile entrare in acqua. Il timore di insozzarsi o prendere qualche fungo infettivo non è fobia collettiva ma realtà. Una realtà comune nei bagnanti costretti sotto gli ombrelloni dalla schiuma densa e oleosa che galleggia a pelo d’acqua davanti a noi.
Certamente, non è bello sentire dire “preghiamo che il vento e le correnti cambino, altrimenti avremo un’altra estate di mare sporco…”.
Il comune buon senso indirizza tutti, imprenditori, uomini di cultura, amministratori non a pregare ma, a impegnarsi in azioni mirate, forse coraggiose, farsi promotori e guardiani delle bellezze paesaggistiche calabresi così da stimolare tecnici e politici a eliminare il problema “acque sporche” alla radice, una volta per sempre.
lunedì 5 aprile 2021
Racconti calabresi: l'estate a Tropea
Tropea, isola della mia infanzia.
Siamo agli inizi degli sessanta.
L'antico convento suscitò in me sensazioni fiabesche.
Sembrava di essere in un castello edificato da qualche principe o dai pirati in un'isola nel bel mezzo dell'oceano.
La calura estiva si sentiva e l'acqua del pozzo non riusciva a chetarla. E le camere, ampie, coi letti a baldacchino; le tende appese tra un letto e l'altro per creare un po' di privacy, bianche, forse, all'origine ma rese grigie dal tempo, svolazzavano sollecitate dalla brezza che entrava dalle alte bifore.
Le bifore si trasformavano, a seconda dei momenti, in torri o avamposti d'avvistamento. E da lì prendevano forma i velieri dei pirati. era una gara a chi inventava la favola più bella e originale.
La fantasia ci faceva vedere i velieri stagliarsi all'orizzonte. Dapprima minuscoli. Poi enormi e minacciosi con le bocche di fuoco dei cannoni armati per l'assalto.
La madonna dell'isola non era un'icona sacra. Era la damigella da difendere dagli assalitori. La principessa da custodire e portare in salvo a costo della propria vita.
Tropea distava pochi chilometri da casa mia ma all'epoca arrivarci era un avvenimento importante. una storia indimenticabile da raccontare. E poi l'isola! che non era di fatto un'isola ma un promontorio attaccato al paese che si presentava simile a un'isola deserta situata in mezzo al mare con una spiaggetta privata dove solo noi avevamo accesso. Questo pensavo mentre scendevamo dagli interminabili gradini che univano il cortile dell'isola alla spiaggia.
L'acqua era di colore cristallo, impalpabile. Trasparente! Difficilmente il mare era agitato in quel punto. E poi un giorno la quiete fu interrotta dall'incursione di uno strano signore. Non portava con sé ombrellone o telo da bagno e neppure il costume indossava.
Piantò nella sabbia, ricordo bene, un coso fatto di legni che si aprivano a compasso e si serravano con delle viti a farfalla. E poi mise su un pezzo di cartone marroncino. Osservò il mare. Prese da una scatola di legno dei tubetti simili al dentifricio ma la pasta che usciva non era bianca. Erano dei vermetti colorati! Noi bimbi ci mettemmo in cerchio attorno a lui. Incuriositi. Ci scrutò ben bene e chiese al più grande: ti metteresti in posa? Il ragazzino lo guardò con aria interrogativa. Nessuno aveva capito cosa volesse dire “mettersi in posa”.
Senza aspettare risposta l'uomo lo guidò a qualche metro di distanza, gli mise in mano una canna e lo invitò a stare fermo.
In un batter d'occhio abbozzò la figura del giovane e poi iniziò a colorarlo. Era come assistere ad una magia! Pennellata dopo pennellata l'azzurro del mare si congiungeva al cielo e in lontananza, all'orizzonte, dei cirri tenui si mescolavano coi gabbiani. Il pittore, un uomo minuto coi baffetti stava in silenzio. Poi smise di dipingere. Estrasse una scatolina di metallo lucido, color argento, prese una cartina biancastra, l'adagiò tra le dita e con l'altra mano prese un batuffolo di tabacco, l'arrotolò e infine passò la punta della lingua per sigillare il cilindretto. serrò la sigaretta tra le labbra, l'accese con un fiammifero, uno di quelli che solitamente si accendeva il fuoco nelle case. Aspirò mentre osservava il dipinto. Per qualche istante non fece nulla. Pulì solo i pennelli ad una pezzolina e li sistemo nella cassetta di legno.
il sole era alto. Stava per scoccare il mezzodì. e noi dovevamo risalire per il pranzo. Il suono del fischietto richiamò la nostra attenzione. In fila per due e march.
Quel giorno la figura del pittore catalizzò i nostri discorsi che, nonostante i nostri auspici, non incontrammo più.
venerdì 1 settembre 2017
Ad ogni fine un nuovo inizio... o prosecuzione.
Se io dovessi descrivermi, lo farei così. Giusto un filo di mare cristallino, giusto perché la vastità continua, sai che basta sapere che esiste e saperla cogliere.
Il mare é immenso così come i pensieri che albergano in me. "Il mare é pieno di pesci" , e quelli sono i miei pesci. Quei fiorellini azzurri e quella folta chioma verde, mi ricordano la protezione delicata di qualcosa che potrebbe appassire col gelo, ma che se curata, torna più rigogliosa.
E il cielo, visto da qui, sembra una pagina dove provare a spiegare quello che abbiamo dentro. E un po' anche questo é fede.
E un altro Settembre che inizia.
Immagine e testo: Manuela Iannino© |
martedì 19 marzo 2019
la legge del mare
“Questo pesce non è in vendita al dettaglio. È destinato alla ristorazione.” dice un marinaio rivolgendosi ai passanti. Gli avventori scuotono la testa in segno di disapprovazione e mestamente lasciano il molo.
Pensa a quei poveretti che sono bloccati al largo. 49, sono 49! Dice un signore al suo compagno di passeggio.
Salvi?...ni. mah. ancora non sappiamo...
Intanto i gabbiani volano liberi. E le barche stanno in rada.
domenica 24 luglio 2011
dopo la notte in discoteca
domenica 5 agosto 2012
Vacanza in Calabria sul mar Jonio
ph courtesy m. iannino, dalle colline di Cassiodoro, Squillace |
venerdì 14 giugno 2019
Calabria tra storia e poesia
LA COLLINA DELLE GINESTRE.
domenica 20 agosto 2017
Pensieri distesi sul mare a prendere il sole.
Le barche pronte già per il mattino seguente per andare e prendere il largo; le case in cui ci si torna per riposare, fare baldoria, concedersi una doccia dopo il caldo e il mare.
Il sole al tramonto è infuocato e stanco, ha in sé consapevolezza e speranza di chi risorgerà, regalando al mondo un'altra giornata.
Ed io, mi sento un pochino come gli scogli, sempre lì immobile.
Perché il mare mi leviga, e io non mi stanco mai.
❤
Ph e testo: Manuela Iannino.© |
lunedì 7 marzo 2011
mediterraneo, rotta di migranti
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Il sole picchia sulla spiaggia deserta e gli ombrelloni sonnecchiano scossi da leggeri aliti di vento. Anche l’uomo seduto sotto l’unico ombrellone aperto sonnecchia. Il bagnino chiude le sdraio vuote e le poggia di fianco l’un l’altra, le allinea diligentemente seguendo uno schema predefinito che non si scosta minimamente dagli altri insediamenti balneari limitrofi. Se non fosse per la varietà di colore, che distingue gli insediamenti l’uno dall’altro, sembrerebbe di essere in un unico stabilimento balneare chilometrico.
Ma, quanto prima anche qui sarà la stessa cosa –dice la signora all’amica- pare che una società del nord abbia messo gli occhi su questo posto e poi, addio spiaggia libera! Neanche questo metro quadrato di spiaggia ci lasceranno! – E accende l’ennesima sigaretta con stizza- Ha lineamenti ben disegnati la signora petulante: naso piccolo, occhi leggermente a mandorla, capelli curati… Il reggiseno copre appena i capezzoli irti, anzi sembra che siano loro a puntellare la stoffa sottile memori di un antico pudore.
Il corpo, color ambra, vive attimi propri: con estrema delicatezza, le dita delle mani ben curate tirano giù le spalline del reggiseno, infilano tra i glutei il microscopico slip e ungono con un intruglio arancione quella parte di territorio intimo appena scoperto. Più in là, poco discosti, due fanciulli giocano sulla battigia. Il maschietto lancia pietre nell’acqua, la ragazzina impasta della sabbia fine, l’appallottola e tenta d’infilargliela nel costume. Tra urla e risate cadono in acqua. Gli schizzi infastidiscono le due bagnanti che atterrite irrigidiscono i muscoli.
Noo i capelli nooo ho fatto cinque ore di fila dal parrucchiere nooo basta! Samantha! Thomas! Smettetela!, basta ho detto basta!, non schizzateeee! Se v’acchiappo… Buon giorno Cavaliere! Ragazzi!, smettetela che bagnate il Cavaliere…
Ma il Cavaliere, per tutta risposta, alza la mano e prosegue. È taciturno oggi il Cavaliere! Solitamente scambia convenevoli, racconta qualche aneddoto; invece, oggi, cammina lentamente sulla battigia con la testa bassa. Immerso nei suoi pensieri osserva i suoi piedi comparire e scomparire nei giochi d’acqua e sabbia. L’orma dura un attimo. L’abbraccio molle dell’acqua avvolge i piedi, cancella i segni e rilassa i nervi. Il moto è simile alle nenie tribali propiziatorie, quando, in cerchio, le tribù danzano seguendo lo sciacquio del bastone della pioggia agitato dagli sciamani sulla terra arida dell’Africa. Sì, lui è stato anche in Africa. L’odore acre dei carri impregnati del sudore di uomini e animali è una sensazione ricorrente. Gli ritorna alla mente spesso, specie quando vede alcune scene in tv; ma ora, quell’odore acre e pungente gli penetra davvero nelle narici.
La carretta del mare si è spiaggiata all’alba. Oltre la piccola duna, alla foce del Beltrame, pochi stracci abbandonati testimoniano il passaggio furtivo dei profughi. E, tra le povere cose disseminate sulla spiaggia un pezzo di legno, grossolanamente sbozzato, attira la sua attenzione. Lo raccatta. Lo rigira tra le mani mentre ne valuta la consistenza: è pesante! Le linee degli occhi e della faccia sono incavate ad eccezione del naso e delle grossa labbra che sbalzano di poco. Uno scudo a forma di uovo istoriato protegge il corpo.
Gli alti tigli sfiorati dal vento agitano lievemente i rami; le foglie vibrano; i tronchi flessibili ma fermi sembrano cullare pensieri antichi nell’azzurro del cielo. La scenografia avvolgente dello spettacolare teatro naturale accoglie creature libere, chiassose. Il coro degli uccelli, delle cicale e dei grilli è infastidito da un miagolio sommesso. Non segue il ritmo naturale del coro: è un linguaggio a sé, estraneo e lontanissimo dalle spensierate melodie agresti. Il cavaliere tende l’orecchio; s’avvicina alla fonte e, oltre il cespuglio, un fagottino di stracci bagnati sussulta affianco al corpo inanimato di un adulto.
Il cucciolo d’uomo piange! Accasciato, il piccolo, stringe la testa dell’anziano naufrago. Gli accarezza il volto mentre ricompone i capelli stopposi che lo ricoprivano. Non può fare altro! È impotente davanti allo scempio di vite disseminate tra le misere cose che possedevano. Rivolge lo sguardo verso il nuovo arrivato: rivoli di lacrime solcano le sue gote paffute. Ha occhi celesti; riccioli neri e pelle d’alabastro il piccolo naufrago.
Il cavaliere urla verso la spiaggia il suo grido d’aiuto. In pochi attimi, i bagnanti diventano spettatori attoniti di quel che resta di un esodo della speranza.
Povero piccolo chissà chi sono i genitori. Vieni vieni …andiamo… no no …portate un po’ d’acqua… chiamate l’ambulanza… il 113.
Nel parapiglia generale, il bambino passa di braccio in braccio. Le signore lo coccolano nel tentativo di calmarlo. Lui si dimena. È terrorizzato! Non vuole abbandonare la sua gente, i suoi cari lì su una terra sconosciuta.
La figlia di un venditore ambulante, uno dei tanti che percorrono le spiagge per qualche centesimo, anche lei con la cassettina di ninnoli, dice qualcosa e sorride al piccolo naufrago. Il bimbo si calma. La signora, sollevata, allenta la presa, lo lascia con la bimba e va a curiosare altrove.
Gli ululati delle sirene si fanno sempre più distinte. Il suono diventa pungente e,in una nuvola di polvere, appare una macchina del pronto intervento.
Gli uomini della polizia si danno subito da fare: allontanano i curiosi e transennano con del nastro bianco e rosso la zona.
Il cavaliere è il primo ad essere sentito dalle forze dell’ordine. Arriva anche l’ambulanza. I sanitari constatano amaramente che non c’è più nulla da fare e lo trasmettono alla sala operativa. No no aspettate, interviene una ragazza, c’è un bambino… Dov’è il bambino? Il bambino dagli occhi celesti color cielo con quei riccioli neri, la pelle d’alabastro… dov’è?
Spiaggia di Caminia, ore 18,30
La ragazza col motorino, quella dell’inizio, ricordate?, è puntuale: parcheggia e s’incammina verso la piazzetta.
Al bar del Blanca, seduti sotto un gazebo, alcuni ragazzi cazzeggiano. Il mega schermo trasmette musica life.
Ei ragà come ve bbutta oggi stò a pezzi non ho chiuso occhi mi madre che rompe che devo dormì de giorno a solita piattola che ppalle ‘ste mamme. Baci baci smack smack… lo avete saputo che hanno riaperto il Tempio di Atlantide? Nooo daveru Allora tutti al Tempio stanotte…
Però, quanto so’ affettuosi ‘sti ragazzi èh? –commenta un’anziana signora che osserva la scena dal suo terrazzino- e poi dicono che non hanno valori che i ragazzi hanno perso ogni voglia di vivere e pensano solo a divertirsi nelle discoteche. Guarda con quanto affetto si salutano, si abbracciano con trasporto… Nonna nun stà a dì fregniaccee tu manco li conosci…
Sul mega schermo del Blanca un’edizione straordinaria del telegiornale interrompe l’esibizione del cantante: coppie di anziani salvati in extremis dalla morte… …proiettili all’uranio impoverito e l’uso di utensili contaminati la causa delle morti sospette nella missione di pace… Le immagini del disastro sono più eloquenti delle parole del bravo cronista: ammassi di mattoni, ferri contorti, mobili maciullati in bilico sui solai dimezzati e, tra le macerie, ragazzi sporchi che raccattano qualcosa di utile.
Ragazzi di ogni età, se ancora si possono definire ragazzi quando sono costretti a guadagnarsi la vita come delle persone adulte, scavano tra le macerie in cerca di cibo e che non esitano ad arraffare generi di qualsiasi tipo da barattare.
La macchina da presa circoscrive l’inquadratura; zumma su un esserino piccolo, scalzo, che saltella tra le macerie: si ferma e scava. L’operatore indugia con la telecamera su di lui: fa un primo piano. L’esserino, si volta, si passa il dorso della mano sugli occhi e spalanca due spicchi di cielo color celeste. Sorride all’operatore e continua a scavare in cerca di qualcosa, per lui importante.
Baastaaaa!!! Basta con queste stronzate vogliamo musicaaa cambiate canale buuuuu –urlano i ragazzi-
Inizia ad imbrunire ed il cielo si carica di nuvole. Qualche goccia cade violenta sul coro di voci. – niente paura ragà è il solito acquazzone estivo mò passa.
Gli ultimi bagnanti raccattano gli asciugamani e corrono verso la tettoia del lido. La pioggia cade violenta. Qualcuno corre a rifugiarsi in macchina.
Povera gente! Pensa se piove anche da loro: danni su danni. Il tempo a volte è inclemente. Quando la butta non risparmia nessuno; se c’è un riparo a disposizione ti copri altrimenti…
D'altronde, non è la natura a provocare le guerre, al massimo ti provoca un terremoto, ma anche le scosse sismiche si possono prevenire: basta un po’ di buon senso e onestà nel programmare e costruire gli insediamenti urbani…
Ricordo il terremoto di Reggio Calabria del 1908, più che un ricordo vero e proprio è un sogno. –dice un signore avanti negli anni- mio padre me ne parlava spesso. Reggio e Messina sono zone a rischio e lì devono stare molto attenti! Mio padre era un giovanotto a quei tempi e aiutò i suoi paesani, qualcuno lo ospitò anche. Quello che lo angustiava, e me lo ripeteva spesso, era di non essere riuscito a salvare un ragazzino piccolo. Lui, papà, sentì una vocina leggera leggera provenire da sotto un cumulo di macerie; si diedero da fare in molti ma quando lo liberarono…: era maciullato!, solo la faccia aveva intatta, neanche un graffio: gli occhi aperti, sereni, di un colore celeste brillante con dei riccioli neri che gli incorniciavano un viso bianco e roseo, sembrava di porcellana tanto era bello…
Il cielo è cupo. Le nuvole hanno rovesciato il fardello d’acqua ma ancora stanno lì, stazionano sulle colline del golfo di Squillace. Ai ragazzi poco importa!, hanno deciso di trascorrere la notte al people; la discoteca è a pochi minuti da Caminia; 10 km, direzione Catanzaro. Oppure al cafè solaire sul lungomare di Soverato.
non piove più da qualche ora: le famiglie sono rientrate nelle rispettive case e i ragazzi continuano a valutare come e dove trascorrere la notte. Organizzano le macchine, l’ora e il luogo dell’incontro. Mezzanotte: ci sono tutti tranne Sabry. Jenny le manda un sms. Passano i minuti. Sabry arriva con un ritardo di un’ora abbondante. ‘Si cazzi dovrebbero ‘ncomare per legge tutti i genitori che rompono i coglioni!, perché non stai a casa dove vai con chi sei? uffa che rottura. Allora!, si và? tutti in macchina viaaa…
Il falò illumina la spiaggia. Le pigne raccolte nella vicina pineta scoppiettano. Frizzanti palline di fuoco brillano per pochi attimi, danzano nel buio e poi si spengono cadendo.
Cori stonati imbrogliano le parole originali del testo.
Risate, miste ad acuti urli in falsetto coprono le corde della chitarra. Qualcuno fuma. Aspira e passa la sigaretta. L'odore dolciastro si spande nell'aria. Qualcuno tossisce, qualcun'altro ride. Alcuni si rincorrono. Sbocciano alcuni amori. Baci appassionati, scambiati senza remore davanti agli amici inclementi che esternano ilarità giocosa e chiassosi fischi d'incitazione.
La luna piena si riflette nelle acque calme dello jonio. La sua luce pallida rischiara qualcosa. Lentamente la macchia si fa più nitida: sembra una barca! No è un gommone grande. No è una zattera, sì una zattera alla deriva. Ma c'è qualcuno là sopra. Guardate si buttano in acqua. Improvviso, un faro illumina la zona. Nessuno può sfuggire. I mezzi della capitaneria di porto controllano i clandestini. Uomini e donne, bambini e qualche anziano vengono issati a bordo delle motovedette mentre un elicottero perlustra dall'alto. I naufraghi sono spossati. Ringraziano e chiedono aiuto in un italiano stentato. Il capitano chiede notizie. Nessuno capisce o sa dare risposte. Non si conoscono gli scafisti; forse sono nascosti tra i naufraghi oppure sono scappati dopo averli trainati fin sotto la costa. Trasmette il tenente per radio. La solita storia!
Sguardi carichi di paura invocano aiuto; si rivolgono speranzosi ai salvatori. Le madri stringono a sé i bambini e le poche cose di proprietà. Gli uomini sono dall'altra parte, con gli anziani e osservano. Osservano guardinghi ma fiduciosi.
Il capitano ha l'ordine di non farli sbarcare fino a nuovo ordine. Ma loro non lo sanno. Sperano che le loro sofferenze siano alla fine. Hanno bisogno di cure fisiche e morali. Ma nella loro estrema dignità, aspettano silenziosi.
Passano le ore. Le fiamme del falò sono basse. I ragazzi guardano in direzione dei naufraghi. Anche loro aspettano di vederli da vicino; aiutarli a scendere. Parte della comitiva organizza l'accoglienza procurando beni di prima necessità: acqua, pane, biscotti, latte, chiesti e donati dai commercianti in attività vicini allo sbarco. Hanno raccolto un bel po' di roba e aspettano.
L'aurora li trova tutti lì, naufraghi e soccorritori. Fermi nello stesso punto. I ragazzi sulla spiaggia attizzano il falò: il freddo della notte si è fatto sentire; sono stanchi ma non vanno a casa. Parlano, si scambiano opinioni:
Chissà poverini quanto avranno sofferto... ma quale sofferto!, quelli vengono qua a rompere le palle a noi, mio padre dice che da quando ci sono loro non funziona più nulla: il commercio non tira perché loro offrono roba che fa cagare a pochi centesimi e la gente pur di risparmiare se la compra; li trovi dappertutto nei cantieri edili, nei campi a raccogliere pomodori... Sì è vero!, ma sai quanto sono pagati? Lavorano 10, 12 ore per neanche venti euro al giorno! Sono impiegati nei lavori più umili e faticosi. I nostri imprenditori li trattano come trattavano noi Italiani all'estero. Ho sentito storie di emigranti che hanno sofferto ogni tipo di vessazioni in Svizzera, Germania, America, Argentina e persino in Brasile. Il dopoguerra è stato un periodo triste per i nostri padri, come lo è oggi per questi poveri cristi che non hanno di che sfamarsi.
Il sole inizia a scaldare l'aria. Qualcuno desiste:
Sciiao ragà vado a casa che sennò chi li sente i miei fatemi sapere, ci sentiamo... ssì vabbè sciaoo.
Intorno alle 9, la spiaggia si anima: famiglie che scendono a mare e ambulanze pronte per eventuali emergenze.
Il battello si muove. Il comandante ha ricevuto l'ordine di accompagnare i clandestini nel centro di accoglienza di S. Anna, nei pressi di Crotone. La notizia si sparge a macchia d'olio. I profughi confabulano. Il più anziano chiede chiarimenti. Qualche giovane si butta in mare; molti lo seguono. L'acqua ribolle sotto gli occhi attoniti delle donne e dei bambini rimasti sul battello.
Il comandate parla al megafono: tranquilli! State tranquilli! Vi accompagniamo in un centro di prima accoglienza. Non sarete rimandati indietro. State tranquilli. Salite sulle scialuppe! I più forti riescono ad arrivare a terra; e lì, in braccio alle forze dell'ordine che, prestate le prime cure, sono radunati sui pullman diretti a Crotone.
lunedì 14 marzo 2011
poesia del tempo lento tra Reggio e Messina
Soffermarsi a meditare sulle piccole cose ormai dimenticate. Chiederci come mai il mondo animale e vegetale continua a vivere giorno dopo giorno, stagione dopo stagione nonostante l'ingerenza pazzoide dell'uomo. mondi paralleli che si adattano alle circostanze imposte dall'umana follia e a volte ne subiscono le conseguenze.
Animali di terra e di mare sopravvivono alle forze della natura ma nulla possono contro la diabolica intelligenza dell'animale supremo: l'uomo! Quest'essere singolare che vuole penetrare i misteri dell'universo ma dimentica se stesso, intento com'è a progettare imprese epocali, accumulare ricchezze e andare più veloce della luce.
Noi tutti abbiamo dimenticato il piacere della scoperta. Non ci meravigliamo più davanti alla caparbietà delle formiche, alla loro tenacia nel trasportare pezzi di cibo più grandi di loro; non ci chiediamo come mai nelle comunità animali vige il mutuo soccorso, la solidarietà.
Elementi, questi, piegati ai voleri d'onnipotenza di alcuni grandi uomini e, in quanto tali, pieni di grandi condizionamenti costruiti dalla megalomania che li governa immolano affetti e concetti al sodalizio del potere.
Non sono e né mi posso definire un “buono”. questi pensieri sono emersi durante una traversata da Reggio a Messina, e man mano che il traghetto scivolava silenzioso sull'acqua diventavano sempre più chiari e distinti. Ho gioito. Dopo non so quanto tempo ho riassaporato la leggerezza di quando ero ragazzo. Ho ripercorso buona parte della fanciullezza; il sapore, l'odore dei primi viaggi. L'entusiasmo della scoperta, anzi, riscoperta è stato possibile perché ho dovuto smettere di guidare, lasciare la macchina nella stiva per attraversare il tratto di mare che separa la Calabria dalla Sicilia e salire sul ponte. Sul ponte della nave!, l'altro, quello di cemento e ferro che alcuni vorrebbero imporre con la forza, non serve a nessuno se non a loro stessi per macinare affari e nient'altro.
Anzi, deturperebbe l'anima dello stretto. Uno stretto già martoriato da eventi sismici e maremoti raccapriccianti, ma questo fa parte della natura e l'uomo dovrebbe tenerne conto quando decide di mettere mano a opere imponenti.
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sabato 21 agosto 2010
ancora mare sporco a Montepaone, Calabria
Ancora macchie anomale sulle onde del mare di Montepaone.
Eppure sembra che ci sia un ottimo depuratore di recente costruzione! Allora? Come mai quasi tutti i giorni si vede a pelo d’acqua una macchia oleosa schifosa, erba, legni e carte di varia origine navigare nei mari del sud?
Che ci sia qualche grandissimo filibustiere che scarica direttamente a mare le sue scorie? Oppure è uno di quei signori che ama la natura a tal punto da dare in pasto ai pesciolini “roba” di prima qualità?
Gl’interrogativi sono tantissimi, inutile continuarne l’elencazione, però una domanda la porgo agli amministratori locali: ma dove siete? Non vedete che così lasciate morire quel poco di turismo che ancora, caparbiamente, viene a villeggiare a Montepaone lido? In Calabria.
venerdì 13 ottobre 2017
Riace oggi da un'idea di Mimmo Lucano
Si fa presto a cadere.
"viaggio in calabria" courtesy m. iannino |
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