domenica 28 febbraio 2010

Generazioni a confronto, post sessantotto e popolo viola


Non che mi piaccia fare la parte del castigamatti né tantomeno ergermi a moralista, però è vero quando si asserisce che siamo tutti diseducati al bello interiore, all’essere e non all’avere tanto per citare un saggio di Erich Fromm. In effetti, siamo abituati a guardare il lato esteriore delle cose, siano esse persone o oggetti ed esserne condizionati nel giudizio.

Gli uomini sono propensi a pavoneggiarsi davanti a una bella “gnocca”; a lei è permesso tutto, anche dire scempiaggini madornali purché poi… di contro, questi maschi assatanati, non vogliono perdere tempo a sentire ragionamenti intelligenti dai propri simili o, peggio, da qualche donna brutta e sciatta. Questi maschietti, forse perché reduci da un periodo carico di contestazioni femministe, di donne che sfilavano nelle piazze urlando: tremate tremate le streghe sono tornate! Oppure: la figa è mia e la gestisco da me! Hanno ripreso lo scettro del potere. Hanno sancito la fine di un’epoca e circoscritto il danno.
Bèh, il tempo delle rivalità sembra essere passato.
È passata l’epoca delle femministe; di quelle donne che volevano essere considerate per quello che erano veramente e non per l’aspetto esteriore. Di quelle donne che rivendicavano con determinazione la parità dei diritti, e per rafforzare ideologicamente il concetto eliminavano reggi seni, biancheria intima conturbante, trucchi e acconciature studiati per evidenziare la femminilità, gradita all’universo mentale maschile.
Le donne del movimento sessantottino volevano essere considerate dagli uomini come compagne di viaggio. Esseri pensanti. Persone utili alla società quanto l’uomo, anzi, un tantino di più, vista la potenzialità riproduttiva insita dell’essere donna. Insomma, s’illudevano di poter imporre al sistema maschilista una visione ideologica inaccettabile. Difatti, il potere, ch’è maschile e maschilista, ha lasciato un po’ di spazio alle legittime rivendicazioni femministe. Ha fatto finta di cedere qualche posto di comando in politica e nelle imprese a una sparuta cerchia appartenente alla casta dominante e ha lasciato alle altre, in rappresentanza del grande pubblico, i posti di veline, troniste, massaggiatrici, presentatrici, insomma, l’uomo le utilizza per uno scopo altissimo: il piacere personale del capo, del dominante. E poco importa, se è vero com’è vero, che dietro a ogni grande uomo si nasconde sempre una grande donna; nel gioco delle parti, l’uomo è il predatore e la donna la preda!
La generazione post-sessantottina ne è la prova lampante; ha perso i valori della famiglia, il potere tacito conquistato nel tempo, definito matriarcato, e delle loro madri che avrebbero voluto vedere esteso il raggio d’azione fuori dalle mura domestiche. L’ultima generazione scimmiotta le dive del piccolo schermo, rincorre l’illusione estetica al silicone e, ritiene più semplice procacciarsi la pagnotta da escort.
Sì, perché per la maggior parte delle femmine contemporanee è più importante apparire in trasmissioni come il grande fratello o l’isola dei famosi, mostrarsi con qualche misura in più di seno rifatto e due gommoni per labbra piuttosto che confrontarsi alla pari in una società costruita sull’effimero.

Anche l’uomo non è da meno! Nel sopracitato periodo anche lui disdegnava i simboli conformisti e borghesi. Il contestatore lasciava crescere barba e capelli; vestiva jeans giubbotto e non indossava cravatte. Curava di più e meglio l’intelletto e il suo modo di presentarsi era un chiaro rifiuto dei disvalori sociali.
Oggi, i ragazzi frequentano i centri estetici, si affidano alle manicure, si sottopongono a sedute di saune, lampade abbronzanti, si depilano, insomma curano l’aspetto esteriore meglio delle donne!

Siamo diventati tutti degli edonisti impenitenti? o possiamo confidare nel movimento viola e ritenerlo sinonimo di riscoperta dei valori etici e sociali per le generazioni presenti e future?


ambiguità politiche, cecità collettiva


Ambiguità politiche.

Anche l’attuale campagna elettorale è caratterizzata dalle ambiguità politiche urlate come soluzioni certe dei mali che attanagliano la vita quotidiana dei cittadini e dei territori: mancanza di lavoro, cattiva gestione della cosa pubblica; infiltrazioni malavitose nelle strutture dello Stato; arroganza dei poteri e chi più ne ha più ne metta!

Di fatto, uomini e proclami non cambiano e si ripropongono ciclicamente; l’uno eclissa l’altro in una sorta di balletto blasfemo. Uomini che cambiano casacca. Personaggi tronfi che vestono panni umili, abbracciano e stringono mani anonime; sorridono, dimostrano e proclamano rispetto e servizio alla collettività ma che diventano inavvicinabili, appena passato lo stato di conflitto politico, specie se riescono a raggiungere le alte cariche.
Insomma tutti, indistintamente dicono di esporsi per puro spirito di servizio, per risolvere i mali provocati dai predecessori… ma chi sono i predecessori?

Davvero il volto nuovo, in politica, ha la capacità politica di stravolgere un sistema contorto, basato su accordi che rinascono e si trasformano secondo le necessità lobbistiche del tempo?

Finalmente, l’Avvenire, pubblica la voce dei vescovi, insoddisfatti delle ultime vicende Berlusconiane, anche se c’è da chiedersi dov’erano prima, quando hanno lasciato spazio e parola a leader divorziati per tenere alta la bandiera della famiglia. Ecco, in sintesi, dalle pagine del quotidiano di piazza Carbonari, il pensiero della CEI:

“La politica e lo spettacolo, in un abbraccio mortifero, hanno dato nell’occasione il peggio di se. Ci ha inquietato lo spargersi, tra alzatine di spalle e sorrisetti irridenti o ammiccanti, di un’altra manciata di sospetti sulle gesta del presidente del Consiglio. Il sospetto per chi gestisce la cosa pubblica può essere persino peggiore della verità più scomoda. E comunque, prima o poi arriva il momento del conto (…) La stoffa umana di un leader, il suo stile e i valori di cui riempie concretamente la sua vita non sono indifferenti: non possono esserlo. Per questo noi continuiamo a coltivare la richiesta di un presidente che con sobrietà sappia essere specchio, il meno deforme, all’anima del Paese”


sabato 27 febbraio 2010

contro ogni falsità: democrazia e intelletto


Nonostante il casino che stiamo vivendo, il tempo continua a scorrere.
Notti e giorni si alternano e tra qualche mese ricominciano le vacanze estive; riprenderemo a lamentarci del caldo, dell’acqua sporca, delle imbarcazioni che arrivano sulla battigia, dei ragazzi che schizzano mentre vorremmo rosolarci al sole caldo di Calabria.

Tra qualche mese avremo novità politiche, istituzionali, e, forse, qualche buona nuova nella sfera del privato.

Tra qualche mese la bagarre politica elettorale sarà finita. I nemici torneranno a dialogare, a dividere e occupare posti di potere, a governare il sottobosco. Tutto come prima con più l’odore nauseabondo del putridume dilagante di un malcostume sociale incancrenito che deprime la morale comune e annulla la cultura di un popolo. Un popolo di morti viventi che vive rincorrendo bugie sparse dal cappellaio matto e dal suo esercito di leccalecca.
Il putridume dilaga; contagia le menti narcotizzate dai messaggi televisivi addomesticati dai programmi spazzatura e dalla disinformazione imposta come verità di regime. Un regime che sa di morte. Morte della cultura. Morte della morale. Morte della giustizia.

Ma, nonostante il profumo di morte che segue e spegne i giorni dei singoli la vita collettiva continua.

E allora che muoia il seme dell’oblio. Il seme della demenza che domina i popoli privi di memoria storica. La demenza che ammorba tutto e cancella i misfatti col suono suadente della voce del piazzista contemporaneo di pentole e vasellami; il venditore di fumo che promette paradisi terreni ai suoi seguaci; lo showman che fa dimenticare gli imbonitori che l’hanno preceduto e che hanno incantato le masse; fomentato odio; causato guerre; conflitti etnici; religiosi; creato miti e leggende; causato carneficine; costruito lager; legittimato omicidi etnici; cancellato il futuro di bambini inermi.

Per non dimenticare gli orrori collettivi, diamo uno sguardo al passato, ripercorriamo le azioni che hanno spento i sorrisi dei bambini deportati insieme ai genitori solo perché ebrei, zingari, oppure perché omosessuali, neri, insomma razze ritenute inferiori; e non dimentichiamo quei bambini rapiti, addestrati alle armi, mandati al macello o usati come pezzi di ricambio per il mercato opulento.

Non lasciamo che lo sberleffo del cappellaio matto copra fatti abominevoli ma reagiamo alla mistificazione e sfrondiamo il presente da oltranzismi e incomprensioni per aprire al dialogo alla conoscenza alla comprensione, se vogliamo lasciare un buon ricordo ai nostri figli e non essere maledetti dalle future generazioni! Difendiamo la democrazia!

venerdì 26 febbraio 2010

il mondo è mamma


Sulle mamme esiste un’ampissima letteratura che abbraccia storia, poesia e realtà, per cui, ogni altra dissertazione può sembrare superflua; ma, la possibilità di analizzare a fondo la figura materna attraverso le allegorie della figurazione pittorica è talmente avvincente da indurre artisti e neofiti a cimentarsi con le realtà eroiche intrinseche nella figura della donna e, in senso lato, dell’uomo che sente dentro di sé, forte, le pulsioni che solitamente si addensano nell’essere femmineo materno in quanto a sensibilità affettive, esternate senza inibizioni.
In alcune persone, siano esse donne o uomini, sembrano annullarsi le peculiarità affettive; come se avessero timore o vergogna di esternare emozioni; impulsi emotivi che i puri di spirito compiono con estrema naturalezza.

È normale osservare una madre che ciba il figlio al seno ed è altrettanto abituale la mano che accarezza amorevolmente il volto. È, altresì, naturale la dolcezza che accompagna le parole rivolte ai figli; la paura di perderli; il timore di vedere sul volto del figlio l’angoscia…

La mamma è amore, creazione, speranza, fiducia nella vita. La mamma è un terreno fertile dove cullare sogni, piantare progetti e vederli germogliare. La mamma è vita!

La mamma è sinonimo di propensione all’azione vitale creativa! Imperativo categorico di quanti credono nelle forze positive della natura; nel ciclo rigenerante delle nascite e delle morti perché consci della presenza di misteriose energie.
Energie note alle grandi anime. Anime umili che, come Natuzza Evolo, hanno saputo servire umilmente quanti cercano conforto. Natuzza ha sempre elargito una parola di conforto accompagnata da un sorriso; ma anche saputo scuotere le coscienze sopite, con umiltà e amore materno.

mercoledì 24 febbraio 2010

L'Aquila, Basta! mai più!



La natura ha detto basta!
Le parole dei saltimbanchi non possono fermare il suo sfogo. L’acqua scende a valle. La terra in Calabria e in Sicilia è liquefatta. Si è sciolta sotto il peso della stupidità umana. Stupidità e arroganza cementate dall'avidità di faccendieri senza scrupoli sotto gli occhi esterrefatti degli innocenti.
Innocenti, perché ignari delle iniquità perpetrate da quanti avrebbero dovuto sovrintendere al bene comune e non l’hanno fatto! Iniquità che prende il nome di collusione, scambi di favori, ammiccamenti.

Faccendieri sciacalli.
Imprenditori famelici, che spartiscono dividendi tra le alte cariche aziendali mentre aprono la via della cassa integrazione per migliaia di famiglie italiane nel momento più tragico per la stabilità economica e sociale del nostro paese.

Politici e dirigenti che pensano di sbalordire l’opinione pubblica con le grandi parate o le esposizione di roboanti proclami; personaggi indegni di ricoprire incarichi pubblici perché usano accuse e falsità come armi di autodifesa per sopperire all'iniquità e condire demagogicamente la mistificazione di fatti e misfatti di quanti ronzano attorno al potere.

Di fatto, a L’Aquila, i cittadini hanno appeso le chiavi delle loro abitazioni sulle transenne del centro storico in segno di protesta per la mancata ricostruzione e per dire basta alle passerelle dei politici che non riescono a trovare soluzioni idonee e che nascondono l’evidenza dei fatti con parole puerili: siamo i più bravi siamo i più belli abbiamo fatto… noi siamo gli unici… deteniamo il primato mondiale…

Nessuno mette in dubbio le buone volontà del governo, ma queste devono sortire ad azioni concrete e funzionali per i cittadini disagiati parcheggiati lontani dalle loro radici.

Nessun’accusa alla Protezione Civile ma l’opinione pubblica rimane stupita davanti a operazioni inusuali attuate per la tutela dei beni che un padre di famiglia qualsiasi avrebbe effettuato col minor dispendio e col massimo vantaggio per sé e la sua famiglia e non l’opposto; tanto per ricordare i costi inutili di certe strutture messe in sicurezza o la realizzazione di alcuni costosissimi quanto inutili prefabbricati; operazioni che, se valutati con umiltà e lungimiranza, sarebbero sortiti a ben altri risultati, positivi.

È l’arroganza del potere che induce alla violenza decisionale e verbale; a chiudere gli occhi, zittire la ragione e quanti dissentono; oppure imporre scelte strategiche sociali, politiche, territoriali, perché chi comanda, si sente infallibile.
Tutto ciò è democraticamente accettabile e giusto?…

A volte, la giostra mediatica sembra fermarsi davanti alla strada principale della fiaba dei vanesi, laddove sfila l’imperatore per mostrare il “vestito nuovo” al popolo.
E, al solito, i bambini presenti, guardandolo con occhi puri, si accorgono che: il re è nudo!


lunedì 22 febbraio 2010

cari vecchi programmi rai: tutti x 1


All’inizio degli anni ’50 nelle case degli italiani inizia a far capolino una scatola magica, al cui interno strani mondi si lasciano scrutare per brevi ore.

Il palinsesto dei primi anni della televisione italiana, se pur risicato, è riuscito a trasmettere valori sani nelle menti dei ragazzi.
Famiglie intere e avventori di bar, avevano la possibilità di vedere le trasmissioni solo nelle ore pomeridiane. Per il resto del tempo, il nuovo mondo, composto da eroi e gente comune, era impenetrabile; risucchiato in un mare di scintille rumorose lasciava attoniti quanti schiacciavano il pulsante dello stabilizzatore di nascosto di mamma e papà con la speranza d’incontrare qualche cavaliere a spasso nella foresta o magari giocare con il gatto Felix; Bracco Baldo oppure poter chiedere una mano al maestro Manzi per sviluppare un problema di matematica…

I cavalieri della tavola rotonda hanno, da sempre, popolato le fantasie di scrittori, lettori, adulti e ragazzi, e fatto sognare generazioni intere cresciute tra gli anni ’50 e ’60.
Chi non ha sognato di essere seduto alla tavola rotonda insieme a re Artù, Lancillotto, Merlino oppure dialogare con Ginevra? Nell’immaginario dei ragazzi d’un tempo, quelli cresciuti con la tv in bianco e nero, le avventure di Lancillotto, Robin Hood, Lassie, Rin tin tin, i tre moschettieri, hanno lasciato il segno; d'altronde, era normale sognare di emulare gesta eroiche all’insegna delle belle storie irradiate nei primi anni della tv di stato; storie fantastiche, che legavano valorosi uomini alle virtù fondanti di una società giusta. Una società suggerita dal codice comportamentale degli eroi letterari televisivi:
Mai oltraggiare o compiere omicidio
Evitare l'inganno
Evitare la crudeltà e concedere pietà a chi la chiede
Soccorrere sempre le dame e le vedove
Non abusare mai di dame e vedove
Mai ingaggiare battaglia per motivi sbagliati quali amore, passione per una persona, e desiderio di beni materiali.

Purtroppo la realtà odierna è ben lontana da Camelot e dalla foresta di Sherwood.
I tiranni sono valenti prestigiatori.
Un solo motto rimane valido: tutti per uno uno per tutti!

domenica 21 febbraio 2010

Sanremo specchio dell'Italia



Festival della canzone italiana e dei costumi italiani; Sanremo, anche questa sessantesima edizione non poteva smentire la bagarre massmediatica che s’imbastisce attorno a quella che, di diritto, dovrebbe essere la regina del teatro Ariston: la musica e la canzone italiana.
Nella ancor calda kermesse, stentano a stemperarsi gli umori di quanti non accettano l’ennesima imposizione dei burattinai che gestiscono il potere. Anche qui si è vista chiaramente la volontà di imporre scelte che nulla hanno a che vedere con la creatività musicale. Canzoni e testi costruiti per personaggi che farebbero bene a trovare strade più consone al “rango”. Televoto ambiguo. Artisti in erba costruiti in laboratorio e conduzione falsamente familiare alimentano i cori del dissenso attuale.

Persino i musicisti contestano la finale e lanciano gli spartiti per terra mentre il pubblico fischia un ragazzetto stonato, impacciato nei movimenti ma non nel rispondere ai dissenzienti. Di contro, i cantanti bravi che lo supportano, subiscono anche loro gl’impietosi epiteti del pubblico offeso nell’intelligenza e nei gusti.
Alla bocciatura, quasi tutti i ragazzi, oggi non rispondono con un maggior impegno ma con l’arroganza tipica dei tempi in cui gl’inquisiti mantengono le poltrone dello Stato. Non tornano a lavorare in fucina ma restano saldamente ancorati ai posti privilegiati. Qualcuno ha anche commentato: “ma poverino che male fa se vuole fare un lavoro che gli piace?”; anche le migliaia di persone che stanno lottando per mantenerlo alla Fiat, all’Alcoa, nelle scuole, nelle università, nei call center di Phonemedia vorrebbero poter avere la dignità di un banalissimo posto di lavoro…

D'altronde, se la balia del xx secolo educa le nuove generazioni alla frivolezza e alla spettacolarità; all’appariscenza; al raggiungimento del benessere personale a tutti i costi; all’arrivismo impietoso e arrogante, è naturale che una volta adulti vedano i rapporti del mondo sociale con gli occhi disincantanti degli affari.

Sanremo è un colossale affare. Un affare completamente economico, in cui i veri artisti emergenti non trovano spazi per proporre le proprie creazioni, mentre quelli già affermati rifiutano l’invito per non alimentare un baraccone depresso dall’avidità e dall’ambiguità che lo sorregge.

sabato 20 febbraio 2010

social network, navigatori, scrittori... e altro


Social network. Lo dice la parola stessa: è uno spazio virtuale in cui si allacciano relazioni sociali; si discute, s’interagisce e si scambiano opinioni in rete. Quindi, alla base c’è la volontà, di chi s’iscrive alla piattaforma sociale, di scambiare messaggi con gli altri iscritti.

Sui SN si trova di tutto dalla notizia interessante dal punto di vista culturale, musicale, artistico, tecnologico ecc., alla battuta effimera, disarmante e liberatoria che fa smettere la maschera di grigiore, stampo medio borghese, a quei signori costretti a vestire, per esigenze di servizio, nella vita reale.

È una realtà complessa lo spazio del social net, composta di entità impalpabili ma veri che vivono una vita strutturata secondo canoni culturali singolari e ognuno dà quello che ritiene opportuno dare al momento della discussione.
Si passa dal serio al faceto repentinamente con assoluta libertà forse perché protetti dall’anonimato o perché lontani fisicamente dalle altre persone in rete.
Senz’altro, molti si sentirebbero inibiti a fare le stesse battute in circostanze diverse date le distanze geografiche e fisiche esistenti dal vivo.

Per caso ho letto un post, su un log, non che mi avesse suscitato chissà quale interesse culturale, ma con ‘sto chiaro di luna ideologico, basato sull’assenza totale del rispetto delle regole, nel leggere una voce analoga alla mia, ho sentito la necessità di dare immediato consenso. Ho cliccato sul bottoncino e… dopo qualche giorno non trovo il feed.

Va bèh che la prudenza non è mai troppa… ma sai bene che la piattaforma o la stanza del social net è un luogo sicuro che offre l’opportunità di fare nuove conoscenze; interagire con l’altro e eventualmente ripristinare la privacy coi relativi strumenti.
Allora, mi chiedo: perché hai messo sul tuo blog il bottoncino del SN in cui entrambi chiattiamo e poi, senza neanche due righe di ringraziamento per l’interesse dimostrato e relative scuse, hai disatteso l’iscrizione? Timidezza? … s/elettività?

Acqua, no alla privatizzazione!


“Non avrei mai pensato che la politica potesse diventare a tal punto il paladino dei potentati economico-finanziari”.
Così Padre Alex Zanotelli commenta le recenti modifiche alla legge 133/2008 che rafforzano la privatizzazione dell’acqua. E con altrettanta forza invita tutti a inviare mail a beni_comuni@libero.it e scrivere: aderisco, affinché venga abrogata l’ennesima iniquità di un governo che sta solo dalla parte delle lobby.

Ecco di seguito una lettera che vale la pena di divulgare.
“MALEDETTI VOI….!”
Non posso usare altra espressione per coloro che hanno votato per la privatizzazione dell’acqua, che quella usata da Gesù nel Vangelo di Luca, nei confronti dei ricchi :” Maledetti voi ricchi….!”
Maledetti coloro che hanno votato per la mercificazione dell’acqua .
Noi continueremo a gridare che l’acqua è vita, l’acqua è sacra, l’acqua è diritto fondamentale umano.
E’ la più clamorosa sconfitta della politica. E’ la stravittoria dei potentati economico-finanziari, delle lobby internazionali. E’ la vittoria della politica delle privatizzazioni, degli affari, del business.
A farne le spese è ‘sorella acqua’, oggi il bene più prezioso dell’umanità, che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici, sia per l’aumento demografico. Quella della privatizzazione dell’acqua è una scelta che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese( bollette del 30-40% in più, come minimo),ma soprattutto dagli impoveriti del mondo. Se oggi 50 milioni all’anno muoiono per fame e malattie connesse, domani 100 milioni moriranno di sete. Chi dei tre miliardi che vivono oggi con meno di due dollari al giorno, potrà pagarsi l’acqua? “
Noi siamo per la vita, per l’acqua che è vita, fonte di vita. E siamo sicuri che la loro è solo una vittoria di Pirro. Per questo chiediamo a tutti di trasformare questa ‘sconfitta’ in un rinnovato impegno per l’acqua, per la vita , per la democrazia. Siamo sicuri che questo voto parlamentare sarà un “boomerang” per chi l’ha votato.
Il nostro è un appello prima di tutto ai cittadini, a ogni uomo e donna di buona volontà .Dobbiamo ripartire dal basso, dalla gente comune, dai Comuni.
Per questo chiediamo:
AI CITTADINI di
-protestare contro il decreto Ronchi, inviando e -mail ai propri parlamentari;
-creare gruppi in difesa dell’acqua localmente come a livello regionale;
-costituirsi in cooperative per la gestione della propria acqua.
AI COMUNI di
-indire consigli comunali monotematici in difesa dell’acqua;
-dichiarare l’acqua bene comune,’ privo di rilevanza economica’;
-fare la scelta dell’AZIENDA PUBBLICA SPECIALE.
LA NUOVA LEGGE NON IMPEDISCE CHE I COMUNI SCELGANO LA VIA DEL TOTALMENTE PUBBLICO, DELL’AZIENDA SPECIALE, DELLE COSIDETTE MUNICIPALIZZATE .
AGLI ATO
-ai 64 ATO( Ambiti territoriali ottimali), oggi affidati a Spa a totale capitale pubblico, di trasformarsi in Aziende Speciali, gestite con la partecipazione dei cittadini.
ALLE REGIONI di
-impugnare la costituzionalità della nuova legge come ha fatto la Regione Puglia;
-varare leggi regionali sulla gestione pubblica dell’acqua.
AI SINDACATI di
-pronunciarsi sulla privatizzazione dell’acqua;
-mobilitarsi e mobilitare i cittadini contro la mercificazione dell’acqua.
AI VESCOVI ITALIANI di
-proclamare l’acqua un diritto fondamentale umano sulla scia della recente enciclica di Benedetto XVI, dove si parla dell’”accesso all’acqua come diritto universale di tutti gli esseri umani, senza distinzioni o discriminazioni”(27);
-protestare come CEI (Conferenza Episcopale Italiana) contro il decreto Ronchi .
ALLE COMUNITA’ CRISTIANE di
-informare i propri fedeli sulla questione acqua;
- organizzarsi in difesa dell’acqua.
AI Partiti di
- esprimere a chiare lettere la propria posizione sulla gestione dell’acqua;
-farsi promotori di una discussione parlamentare sulla Legge di iniziativa popolare contro la privatizzazione dell’acqua, firmata da oltre 400.000 cittadini.
L’acqua è l’oro blu del XXI secolo. Insieme all’aria , l’acqua è il bene più prezioso dell’umanità. Vogliamo gridare oggi più che mai quello che abbiamo urlato in tante piazze e teatri di questo paese : “L’aria e l’acqua sono in assoluto i beni fondamentali ed indispensabili per la vita di tutti gli esseri viventi e ne diventano fin dalla nascita diritti naturali intoccabili- sono parole dell’arcivescovo emerito di Messina, G. Marra. L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne illecito profitto,e pertanto si chiede che rimanga gestita esclusivamente dai Comuni organizzati in società pubbliche , che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione al costo più basso possibile.”
Alex Zanotelli

venerdì 19 febbraio 2010

Bertolaso, protezione civile e altro

Affaire bertolaso & co: è necessario un atto di ribellione democratica!



La vicenda “ Bertolaso, protezione civile& Co”, pur confidando nella buona fede di alcuni, non può essere minimizzata per rispetto, dei lavoratori precari, delle famiglie e di quanti, vittime delle disparità sociali, vivono nel bel paese sorretto dallo stato di democrazia avanzata, enfatizzata all’uopo da taluni solo nei proclami ufficiali.
Piuttosto, in virtù dei concetti altamente evoluti, sanciti nella Carta Costituzionale, inerenti a democrazia e libertà, lontani dalle bieche forme di governo totalitario, non si può e non si deve pensare di poter continuare a gestire l’economia, la vita sociale e il territorio del Paese con leggi autoritarie, accentramenti di potere politico, economico e mediatico.
Per debellare il malcostume non servono leggi speciali! Né tantomeno eroi nazionali o geni. Servono uomini intellettualmente puri.
Serve uno scatto d’orgoglio da parte di quanti, finora, hanno ammiccato al potere.
Serve debellare il servilismo del potere temporale.
Serve emancipare l’uomo; non soggiogare le masse acefale.
Insomma:
È necessario un atto di ribellione democratica! una disobbedienza civile atta a rompere la catena di servilismo dei territori depressi in cui le necessità quotidiane inducono la massa diseredata a chinare la testa.

affidare il proprio destino ad altri

Super eroi e umane meschinità.


Non servono supereroi ma uomini col senso del dovere. Uomini umili. Servitori dello Stato.

Uomini che lavorano e fanno squadra per il bene comune della Nazione e per il mondo intero.
Uomini con l’alto senso del dovere morale che sappiano anteporre i fini collettivi a quelli personali e che, se messi a capo delle strutture pubbliche sappiano essere guida sicura, oculata!

Uomini che non si arrogano diritti. Uomini!

Alla luce dei nuovi fatti sulla vicenda “grandi eventi, G8, emergenze reali e fittizie” la sfiducia degli italiani è abissale nei confronti di chi avrebbe dovuto vigilare e non è stato capace di farlo.

Quest’andazzo ha lasciato proliferare gl’interessi privati all’ombra dello scudo decisionale del “capo”.

Non serve chiedersi il perché! Sta di fatto che molti sciacalli emergono dalla polvere del malaffare. Polvere diradata dalle intercettazioni degli investigatori.
Intercettazioni che pare si vogliano “regolamentare politicamente”, e poiché si ha contezza reale degli “aggiustamenti” fatti recentemente ad alcuni istituti giuridici e sociali, si suppone che sarà difficile in seguito usare ancora le intercettazioni ambientali come strumento d’indagini e deterrente per il malaffare.

giovedì 18 febbraio 2010

verso il futuro, tra pubblicità e consumismo


Pubblicità: termometro dell’ego contemporaneo

La pubblicità testimonia, in maniera impietosa, la realtà contemporanea.

L’egoismo umano porta a disfarsi dei fardelli inutili, frenanti per la realizzazione del benessere personale. Ogni ostacolo, economico, fisico o mentale deve essere rimosso. Non c’è spazio per i sentimentalismi. Familiari inclusi!

E se fino a qualche decennio addietro, gli anziani, erano ritenuti un valore aggiunto oltre che risorsa e saggezza per la famiglia, oggi, i genitori vecchi per casa, sono ritenuti soggetti invadenti, specie se ammalati.
Affidiamo, quindi, le persone che ci hanno seguito amorevolmente per tutta la vita, affrontando in silenzio sacrifici e ostacoli di varia natura pur di appianare la strada a noi. Noi che per ricompensarli abbiamo istituito l’esercito delle badanti straniere. Così abbiamo tacitato la coscienza e risposto all’amore di chi ci ha dato la vita!

Non siamo in grado di superare nessuna difficoltà. Siamo diventati codardi e la paura di soffrire ci rende cinici. Anche il matrimonio non ha la durata d’un tempo; eppure, oggi le nuove coppie dovrebbero essere rodate, vista la libertà dei costumi. Molte coppie convivono prima di arrivare a fare il fatidico passo che li conduce all’altare. Allora come si spiega la separazione imminente?

L’altro giorno mi è giunta voce che una ragazza al ritorno del viaggio di nozze è tornata dalla mamma in lacrime: si sentiva violentata, incompresa, non pronta a formare famiglia… così ha riferito alla mamma.

i valori della famiglia negli spot pubblicitari


Non credo di fare pubblicità se per introdurre un concetto prendo in considerazione alcuni spot coca cola.
avanzi. ©archivio M.Iannino
avanzi
pubblicitari di una ben nota bevanda: la

Nei detti spot, esaurienti dal punto di vista commerciale, si vuole tracciare in tre episodi brevissimi la nascita, l’evoluzione e l’aggressione del mercato nazionale prima, e mondiale poi, della bevanda.

La storia sublimata inizia col mostrare il farmacista che scopre la formula e la immette sul mercato americano fino a raggiungere i consumatori nel resto del mondo che penetra nelle case e siede a tavola insieme a interi gruppi familiari, nonni compresi. E fin qui nulla di anomalo.

L’anomalia si evidenzia nell'ultimo blocco pubblicitario che non vede a tavola un nucleo analogo a quello degli anni precedenti gli anni 60. Ma andiamo per gradi: il primo spot magnifica la nascita della formula segreta e la gioiosa accoglienza nei saloon americani; il secondo lo sconfinamento oltreoceano della bevanda, che allieta la famiglia italiana composta da nonni, padre madre e figli.

Il terzo spot è l’impietosa apologia dei modelli correnti: i nonni sono gli unici assenti dalla tavola! mentre, ahi noi, la coca continua a esserci.

... e pensare che non conosciamo alcuni elementi della formula alchemica che riesce persino a svitare i bulloni arrugginiti ma non tiene insieme le famiglie (purtroppo questo non dipende dalla sua formula ma dalla mentalità che ci siamo costruiti!)

mercoledì 17 febbraio 2010

bassi profili nella politica regionale calabrese


Fin quando il gioco delle parti determina e regola le mosse della politica sarà difficile raggiungere altezze intellettuali invidiabili.

Gli schieramenti politici che si contendono la guida del Paese non dialogano per migliorare la società cui sono chiamati a emancipare ma litigano. Protesi nella ricerca di scandali, che possano inchiodare i nemici e metterli alla berlina, sembra sottovalutino i veri problemi del Paese.

Possibile che davanti a emergenze ambientali vere come quelle di Maierato, Catanzaro e altre zone colpite dagli smottamenti causati dalle recenti piogge, la mancanza di lavoro e gli atavici saccheggi culturali ancora in atto, le analisi dei politici, vertano sulle cose che bollono nella pentola degli avversari?
Oggi, per esempio, mi sono imbattuto in alcuni manifesti che credevo, d’acchito, si riferissero alle sagre carnascialesche, ma osservando meglio ho notato in basso il logo del PdL e, sotto le maschere, un titolo beffardo: “Le primarie di pulcinella” in Calabria.

C’è da chiedersi: quanto sono attendibili questi signori che sprecano energie economiche e intellettive in simili operazioni?

Da cittadino gradirei conoscere i programmi degli schieramenti e magari le vite dei politici candidati alla guida della regione piuttosto che assistere a puerili litigi; conoscenze legittime, non per curiosare nelle vite delle persone ma per operare una scelta vicina alle esigenze mie e dei calabresi. Chiedo troppo?

a scuola d'arroganza, negare e attaccare sempre


Showman, giornalisti, imprenditori, politici e pseudo-intellettuali.


Deve esserci per forza una scuola, una scuola di pensiero attuativo con tanto di teoria e pratica destabilizzante.
Ne abbiamo contezza ogni minuto della giornata!

È sufficiente accendere la tv, aprire un quotidiano o accedere in internet per essere investiti da una sequela di volgarità e violenze verbali che, in alcuni momenti, rasentano lo scontro fisico.

Il corso di studio è frequentato da diligenti allievi, espressione di tutte le estrazioni sociali e culturali che, una volta indottrinati, invadono i palinsesti e si calano nei panni di scaltri disturbatori scientifici.

I corsi di studio, stando a quanto emerge, mirano a preparare tracotanti teorizzatori della verità monca, personaggi che attaccano l’avversario per non essere attaccati secondo la teoria che chi mena prima vince due volte!

Siamo pieni di spazzatura mediatica! Spazzatura prodotta dai sistemi sociali in sfacelo, dalle cordate di pensiero che teorizza l’opulenza personale a tutti i costi.

Si teorizza e si mettono in pratica piani mirati all'impinguamento dei conti personali di faccendieri e funzionari privi di scrupoli, attraverso metodi ormai noti, e ogni volta che si scoperchia un pentolone del malaffare lo stupore invade tutti.

Il colpevole nega, nega fino all'ultimo anche quando è beccato con le mani e il muso sporco di “marmellata” perché ha unto, oppure è stato contaminato dall'avidità dei faccendieri, beh, a quel punto ritorna bambino e dice: no! Io non c’entro. Non l’ho sottratta io la confettura che serviva alla collettività per superare crisi reali. E di fronte a prove schiaccianti si tenta la carta ideologica: i soldi servivano a mantenere gli apparati del partito… come se ciò rendesse meno grave i fatti.

Una cosa, ancora non sono riusciti a superare: la fase puerile dell’accusare l’altro; ma con un po’ d’impegno riusciranno a porre rimedio anche all'infantilismo mentale che, comunque, non condiziona l’arrogante presenza nei talk show nazionali. Anzi!


martedì 16 febbraio 2010

didattica creativa


Le poetiche visive non si concretizzano per abbellire anonime pareti ma, per un’intima esigenza di dialogo.

©archivio M.Iannino
libertà 

L’azione creativa nasce dal gioco. Un gioco non competitivo e conflittuale ma propositivo in cui la finzione visiva è sospesa in un’area fantastica e rimane lì, entro i confini giocosi dell’invenzione, a suggerire percorsi mentali dinamici e realizzare luoghi gratuiti in cui rifugiarsi, riflettere. Riflettere sulla vera essenza dell’uomo, analizzarne i controsensi; rileggere percorsi assodati, superare freni inibitori e dogmi comandati dalle culture dominanti; valutare il tutto in assenza d’indicazioni prestabilite così da aggiungere nuovi strumenti all’insegna della pura creazione.

La sospensione temporale, l’assenza di regole e la libertà d’azione pongono la mente in stato di quiete e convogliano le energie verso attività ri/creative. La ri/creazione fatta per puro diletto, quindi, lontana da coercizioni o volontà conflittuali indirizzate a primeggiare, è magia; punto d’incontro con le forze vitali universali.

In virtù di ciò la trasmissione giocosa di competenze pittoriche deve avvenire lentamente “senza regole”; senza aspettarsi il “bel dipinto” ma giocando e osando con materia e colori. A tal proposito, è istruttivo osservare i bambini poco scolarizzati: il loro approccio col medium è corposamente fabulatorio, usano pasta cromatica spessa e non si pongono il problema se accostandola sullo strato fresco si contamina o si sporca, loro seguono le storie mutevoli che hanno in testa e mentre stendono il colore dialogano. Ecco, ai bambini si deve lasciare ampia libertà d’azione e non si deve invadere il loro campo fabulatorio dettato dal puro piacere del fare.
Davanti ai bambini dobbiamo sempre tenere bene in mente che l’azione ludica non scaturisce dalla necessità funzionale di cosa sarà o a chi servirà il manufatto ma dall’esigenza creativa intrinseca dell’uomo che unisce sensibilità e estro fabulatorio.
Anche per gli adulti, il gioco pittorico, privo di regole, ha il fine gratuito della soddisfazione intellettuale. La stessa gioiosa soddisfazione dei bambini alle prese con i castelli di sabbia.
E gli Artisti sono eterni bambini, sempre pronti a ricominciare; disincantati e fortificati dagli ostacoli eretti dall’orda barbarica incontrata nel corso degli anni.

(da:appunti di grafia creativa, di Mario Iannino, 2005, editoriale progetto 2000 CS)

garanzia morale e trasparenza nelle azioni della politica


«Chi rubava lo faceva dicendo che i soldi servivano alla politica e ai partiti, per pagare le spese enormi di un apparato mastodontico», chiarisce il presidente della Camera, Gianfranco Fini, pronto ad attingere ai ricordi:

Bettino Craxi, nel suo storico intervento a Montecitorio, il 29 aprile del ’93, «fece una precisa chiamata di correità a tutti gli onorevoli colleghi».

Discorso diverso merita il fenomeno contemporaneo: «Malcostume, corruzione e tangenti ci sono stati e purtroppo ci saranno, ma ora chi ruba non lo fa per il partito, ma solo perché è un ladro, un volgare lestofante».

Così, Gianfranco Fini, alla LUISS, a conclusione della presentazione del suo ultimo libro “Il futuro della Libertà”.
E precisa:
C’è mazzetta e mazzetta, anche se nessuna, sia chiaro, «è autorizzata o legittimata». Non si faccia però confusione, «si evitino paragoni impropri» tra Prima e Seconda Repubblica.
Pare che Gianfranco Fini non sia convinto della tesi per cui «oggi siamo come prima di Tangentopoli». Il Presidente della Camera, terza carica dello Stato in quanto a importanza istituzionale, non sa se ci sia una «nuova questione morale», ma «francamente» non trova «molto convincente chi sostiene che oggi siamo, più o meno, nelle stesse condizioni dell’epoca».

Stupisce come una mente politica eccelsa stigmatizzi in maniera semplicistica il fenomeno corruttivo della classe dirigente italiana. Di fatto si definisce malcostume, atto immorale, l’appropriazione indebita delle ricchezze dello Stato.

Uno stato che deve governare energie materiali e risorse intellettuali non può giustificare operazioni scellerate che di fatto hanno portato una nazione alla fame.

Se proprio c’è da giustificare qualcuno o qualcosa e porre meccanismi ideologici per superare la crisi morale, si deve dare ascolto alle sagge parole degli umili, gli affamati vittime della corruttela che gridano all'immoralità e al mantenimento dei meccanismi che sostengono le avidità dei corruttori. Poco importa se i canali con la più alta percentuale di ambiguità prendono il nome di emergenze, grandi opere, G8Chi governa deve essere al di sopra di ogni sospetto! e deve dimostrare, con atti pratici e non demagogici, l'impegno posto per favorire l'emancipazione del paese.

lunedì 15 febbraio 2010

loiero favorito dagli elettori del pd calabrese


Il presidente uscente, Agazio Loiero, ottiene la fiducia del popolo del PD alle primarie regionali.

Fa freddo. È da ieri sera che piove. L’acqua scende lieve. Le strade lucide, finalmente pulite, riflettono i bagliori dei lampioni. Un altro giorno tramonta. Salgo le scale ripide della vecchia costruzione che ospita il seggio delle primarie del partito democratico nel quartiere a sud di Catanzaro. Dalla porta aperta sull’ampio stanzone riscaldato da una stufa a gas, s’intravedono quattro uomini seduti. Un uomo trascrive sul registro i nomi della coppia che mi precede, stacca la ricevuta dell’euro lasciato dai votanti come sottoscrizione mentre li invita a spostarsi nella stanza affianco per segnare la preferenza sulla scheda dei candidati alla presidenza della regione.

Pochi attimi; imbuco la scheda nello scatolone e ridiscendo le scale ripide in pietra nera.
E che Dio illumini chiunque si metterà alla guida di una regione difficile come la Calabria.

Agazio Loiero ottiene la fiducia del popolo del PD, oltre il 65%


A scuola è definita “continuità didattica” la riconferma del docente di una data disciplina. La continuità didattica è attuata per concludere i piani di studi progettati e sviluppati in armonia con gli anni accademici previsti per conseguire un’adeguata conoscenza della disciplina, materia di studio.

Probabilmente molti elettori hanno pensato la stessa cosa e in nottata, Agazio Loiero ottiene il 65% delle preferenze rispetto a Bova e Censore.
Ora, a prescindere dalle strategie politiche, Loiero è chiamato a tenere alte le aspettative dei calabresi che gli rinnovano la loro fiducia in virtù del lavoro svolto nel quinquennio che sta per chiudersi.

sabato 13 febbraio 2010

quel ponte "di pilu" sullo stretto


Antonio Albanese è geniale! La sua imitazione satirica della cattiva politica, quella arraffona e personalistica veste completamente i panni del personaggio “Cetto La Qualunque” in maniera esaustiva. Personaggio volgare e ignorante, l’onorevole arrogante non pensa al benessere degli altri; pensa a curare il proprio ego, le proprie necessità. E poco importa se per realizzare progetti, per lui importanti, deve calpestare la comune morale o le idee altrui.
Mirabilmente, Albanese, nei panni di Cetto La Qualunque personifica il potere costituito, che assomma forza fisica, economica, politica! Forza autoritaria; sorda; e non ammette se o ma, per cui, gli avversari, ritenuti nemici, sono da abbattere.
Una satira intelligente, pungente e attuale.
La satira ha centrato un tema importante per il territorio calabrese e siciliano, che vede coinvolti liberi cittadini e intellettuali nel dibattito pro e contro: il ponte sullo stretto.
Ci abbiamo riso sopra. Abbiamo riso di cuore sulle verità trattate con piglio da giullare.
Purtroppo, non ci sono i governatori d’un tempo; statisti lungimiranti, intelligenti e umili che sapevano ascoltare il sacro matto.
Oggi abbiamo riso su verità scientifiche, reali e non ipotetiche, per i territori che dovrebbero sopportare l’ennesimo scempio ambientale per decreto.
È ancora vivo nella memoria di calabresi e siciliani il tremendo terremoto che devastò le città di Reggio Calabria e Messina. Siamo consapevoli delle forti correnti marine che agitano le acque dello stretto. Conosciamo la forza del mare e come si è abbattuta sulle coste, risucchiando i superstiti del sisma che si erano riversati per cercare riparo sulle spiagge nel 1905.
L'editoriale del Corriere a firma di Luigi Barzini cosi titolava il 20 settembre 1905: COLPO DI GRAZIA; Questa gente non crede più ai suoi capi, ai suoi signori, ai suoi padroni e si getta, piena di speranza verso gli estranei (...) I drammi del terremoto sono immensi, ma sono le vecchie piaghe della Calabria che li hanno fatti tali e che adesso rendono difficile ripararvi. Non s'immagina che cosa avveniva in questa bella terra di oppressioni, di sfruttamenti, di angherie, di violenze impunite sulla misera pelle degli umili, sulla gran massa del popolo, che ora piange nei campi.
Sempre il Corriere, il 9 settembre così titolava: "Lutto italiano"; mentre il giornale d'Italia romano "Gravissimo terremoto in Calabria e in Sicilia" ... e i giornali di martedì 12 "Maestà... quà i signori del municipio si mangiano tutto..." Ma, le parole più indignate le troviamo sul reportage di Luigi Barzini sul Corriere della Sera: "Ho qualcosa da dirvi".

Nonostante che Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata siano le zone più a rischio sismico del pianeta, ancora oggi non si è voluto attuare una difesa seria dei territori e della gente che li popola.

Anche per gli episodi già vissuti, ci auguriamo di non dover piangere un domani le scelte di certa politica. Speriamo che la classe dirigente pro ponte espleti tutte le necessarie esplorazioni ambientali e si convincano a soprassedere e investire in progetti che sposano la vocazione territoriale delle regioni interessate: cultura, turismo, agricoltura; argomenti certi per creare sbocchi occupazionali e dare serenità ai giovani.

emergenze: è la goccia che fa traboccare il vaso


È chiaro a tutti che la vita è una continua lotta.

Si lotta per non essere fottuti dal mercante di turno, si sta attenti alla bilancia, al codice e al prezzo della merce. Si studiano bene i lavori da fare, i costi di mano d’opera e materiali. E per essere certi di non essere fottuti dal filibustiere con la faccia d’angelo s’invitano più imprese e si raccolgono più proposte esecutive corredate da relative fatture e progetti. Ecco, questo è ciò che fa un modesto uomo che campa alla giornata e fa i salti mortali per arrivare a fine mese.
Però, può capitare che, essendo in buona fede e riponendo grande fiducia nel prossimo, oppure perché costretto dall’emergenza, si rivolga all’amico, sicuro di ottenere un trattamento di riguardo in ossequio all’amicizia che li lega da tempo.
Nel rapporto tra privati, ci può stare! A limite, se l’amico tradisce il legame d’amicizia con operazioni piratesche, s’interrompe il rapporto confidenziale, si toglie il saluto al traditore e si porta davanti al giudice, sempreché ci siano pezze giustificative a supporto delle pretese rivendicazioni.

Ecco, nel piccolo ci si comporta così! Quando c’è da spendere soldi. Possibile che, per i grandi temi della politica, geni dell’alta finanza, ingegneri di grandi opere, strateghi e industriali di alto rango, tutti grandissimi altruisti e benefattori non vedano il marcio che li circonda?

venerdì 12 febbraio 2010

come nella prima repubblica


La rassegna stampa di oggi è un bollettino di guerra.
Una guerra contro la democrazia. Un conflitto contro i cittadini oppressi dalla servitù del denaro. Un’oscenità per quanti campano alla giornata.

Faccendieri, amministratori e politici corrotti! Ecco cosa emerge dalle notizie della stampa nostrana.
Gli investigatori hanno intercettato telefonate, ascoltato persone a conoscenza dei fatti, seguito piste amministrative e visionato cantieri… e infine prende corpo uno scenario inquietante: i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più servi.

Ma possibile che gli italiani non riescano a debellare il virus del malaffare?
Possibile che la politica non riesca a scrollarsi di dosso gli affaristi subdoli; possibile che non sappia tagliare di netto lacci e laccioli che alimentano ambiguità e innalzano muri d’incomprensione tra i cittadini e lo Stato?

A seguirne i teoremi investigativi, riportati sui giornali, si ha la sensazione di essere nuovamente davanti ai misfatti che hanno decretato la fine della prima repubblica: mazzette, giri di soldi che da soli basterebbero a risanare il bilancio dello Stato, palazzinari, faccendieri e arrampicatori sociali privi di scrupoli coabitano allegramente nella rinata torre di Babele.

E i lavoratori, la gente in attesa di un lavoro, i cittadini! Beh, loro sono tenuti buoni con qualche briciola, qualche promessa, ammiccamenti e speranze per un futuro migliore.

giovedì 11 febbraio 2010

e se Bertolaso fosse come Tortora?



In queste ore, la notizia che infiamma la penna dei giornalisti è racchiusa in poche parole: gli sprechi della Maddalena per il cantiere G8, ennesima cattedrale nel deserto mai utilizzata.

Nell’isola, per rendere accoglienti alcune strutture militari esistenti e costruirne altre per accogliere degnamente i rappresentanti del G8 si è speso una caterva spropositata di denaro pubblico. Denaro, che stando alle notizie, pare sia finito nei conti correnti di amici degli amici. Familiari di supervisori a capo di imprese, controllati e controllori hanno lasciato molte incompiute e disatteso le aspettative occupazionali degli isolani.

Questi, in estrema sintesi i fatti immessi nel circuito della comunicazione. Ma, detto ciò, non s’intende criminalizzare nessuno! D’altronde, lo stato di diritto garantisce la presunzione d’innocenza fino alla costatazione di prove certe, inconfutabili!
Allora, perché gl’inquirenti non lavorano in silenzio, nel totale riserbo fino alla conclusione delle indagini?
Perché mettere alla gogna presunti innocenti?

Ricordo, con rammarico, la figura sofferente di Enzo Tortora, tirato in ballo, pare, da un caso di omonimia. All’epoca dei fatti, l’immagine dell’uomo di spettacolo fu data in pasto all’opinione pubblica in maniera impietosa e quando l’episodio fu chiarito, Enzo Tortora era l’ombra di sé stesso.
Quindi insisto: perché non si lavora in silenzio? Che bisogno c’è di sbattere il mostro in prima pagina anzitempo?

Da cittadino mi aspetto maggiore austerità dagli organi istituzionali preposti a garantire la sicurezza individuale e collettiva. Anche perché, al di là dei personaggi inquisiti, dei presunti illeciti e delle intercettazioni ambientali, se Bertolaso si riferisse davvero a una fisioterapista e fosse all’oscuro di tutto? …

momenti associativi: arte religione cultura




Squillace, arroccata sul colle, osserva dall’alto la recente estensione urbana.
©archivio M.Iannino
squillace, castello dei borgia

Lungo la strada provinciale, numerose abitazioni adagiate sulle colline protese verso il mare testimoniano la parsimonia e il legame della gente di Calabria al territorio d’origine.

Costruzioni realizzate in economia dai residenti, insediamenti turistici, villaggi residenziali, che d’estate accolgono una marea di turisti, rendono inadeguata la chiesetta della zona marinara di Squillace.

La chiesetta di S. Nicola ha spazi progettati per un esiguo numero di residenti e d’estate, la S. Messa è celebrata all’aperto.

Finalmente, Squillace Lido, propaggine del centro storico cassiodoreo, offre un riparo ai fedeli: sullo spiazzo affianco alla chiesa, da poco, si erge una pratica tettoia, inaugurata domenica 7 febbraio dal vescovo della diocesi di Catanzaro/Squillace, Mons. Antonio Ciliberti; nell’occasione, i parrocchiani hanno voluto testimoniare il loro affetto al prelato con un quadro realizzato nel laboratorio creativo e corredato da una pergamena che recitava:

Eccellenza reverendissima, Mons. Antonio Ciliberti,
Siamo “Quelli del lab/oratorio”
Un gruppo eterogeneo composto di adulti e ragazzi, ci incontriamo nel tardo pomeriggio tre volte alla settimana nei locali messi a disposizione dalla chiesa parrocchiale guidata dal nostro caro parroco padre Piero Puglisi.
I ragazzi, dopo le lezioni, hanno l’opportunità di giocare e frequentare un corso di pittura.
Il laboratorio creativo, tenuto dal maestro Mario Iannino, è un luogo dove ognuno estrinseca personalità e concetti creativi in armonia col proprio essere, in piena libertà. Il nostro spazio lo abbiamo personalizzato con le impronte cromatiche di piccole mani. In occasione della vostra benevole visita abbiamo voluto realizzare un’opera che tocca i temi della pace, della fede, della disoccupazione delle difficoltà della vita e le asperità che si incontrano non solo nella nostra regione. Così il maestro ha iniziato una lezione e ci ha fatto capire che quando osserviamo un quadro il messaggio del pittore si deve cercare nelle figure che compongono la tela perché ad ognuna di esse l’artista assegna un valore.
In virtù di questa lezione abbiamo voluto stigmatizzare nel quadro che le offriamo concetti verbali inerenti la ricerca interiore dell’uomo e la sua tribolazione per raggiungere uno stato di grazia in armonia con le parole del Vangelo.
Nello specifico, abbiamo trattato:
·         L’acqua come rappresentazione della vita;
·         la strada tortuosa, simboleggia le difficoltà che s’incontrano lungo il cammino di ognuno di noi per raggiungere la pace;
·         la vegetazione spartana, composta da piante di fichi d’india, rappresenta il carattere apparentemente rude del meridionale.
(Nel paesaggio calabrese, la pianta dei fichi d’india è una varietà vegetativa che cresce e fruttifica senza l’intervento amorevole dell’uomo persino sulle rocce. Ha foglie larghe e carnose punteggiate di aculei; anche il frutto, variegato nei colori e nel sapore, e protetto da una corazza carnosa ricoperta di spine, che, se lasciata macerare nell’alcol trasmette al liquore ottenuto qualità organolettiche digestive).
Un’ulteriore catarsi avviene nella trasformazione del fico d’india posto alla sinistra del quadro trasformato in grappolo di palloncini a rappresentare sogni e preghiere. Il fine ultimo della catarsi è raffigurato nei simboli cristiani della colomba e della croce abbozzati nel cielo.
Eccellenza, in questo quadro abbiamo voluto metterci tutti i problemi dell’uomo contemporaneo: sofferenze, lotte quotidiane, frustrazione per la mancanza di un posto di lavoro, quindi, soldi che non bastano mai specie se spesi per curare malattie. Ma, nonostante le ambage, abbiamo voluto evidenziare come questa comunità cerca di affrontare le difficoltà e non si ferma al primo ostacolo: confidando nella nostra maggiore forza riposta nella Luce, la Luce della fede che Cristo, per mezzo dei suoi operatori, ci trasmette.
Sicuramente eccellenza non sarà un quadro che starà appeso ad una parete per fare pendant con il salotto ma piuttosto con il cuore di ogni uomo che avrà l’opportunità di guardarlo…

Domenica 07 febbraio 2010/SV


a proposito di libertà, emancipazione e trasparenza

Democrazia e pluralità nei talk show televisivi rai. è possibile?

Nella libertà di pensiero è condensata l’emancipazione dei popoli.

La libera valutazione delle azioni politiche e sociali dei propri simili, chiamati a guidare le nazioni e garantirne lo sviluppo etico, determina il clima culturale della società. Esporre il proprio pensiero è alla base delle democrazie evolute e non si può prescindere dalla libertà d’espressione nel pieno rispetto della persona.

Nelle democrazie evolute vi sono ordinamenti dettati da uomini moralmente giusti e poi vi sono anche, a discapito degli uomini che tentano di aggirare le leggi scritte, quelle non scritte dai giuristi definite codici naturali e sono, in sintesi, il rispetto di tutti gli esseri viventi ad iniziare dalla madre terra.

I sentimenti connaturati nell’uomo, libertà ed emancipazione, tendono all’incontro intellettuale delle entità nel pieno rispetto reciproco. Già nei secoli addietro alcuni pensatori anticiparono i tempi avvalendosi di approcci non idonei perché incompresi dalle masse.
La dialettica contemporanea, evoluta rispetto al passato, pone quesiti e pretende risposte ragionevoli.

Perciò, se mossi da sani principi, che ben vengano i legittimi interrogativi corali; discussioni e dibattiti sono il perno centrale della conoscenza; condizione d’intesa civile perfetta, che traghetta le menti su terreni di pace.


mercoledì 10 febbraio 2010

egemonia della globalizzazione verso un mercato del lavoro solidale


Durante il programma “Ballarò”, in onda su rai3, condotto dal giornalista Giovanni Floris, il ministro Castelli ha mostrato alle telecamere due articoli di largo consumo fabbricati in china, ha evidenziato il costo esiguo dei prodotti esposti e imputato colpe all’alto costo del mercato del lavoro italiano e al fenomeno della globalizzazione dei mercati; quasi fosse una colpa l’emancipazione dei lavoratori e del mondo del lavoro italiano ed europeo e che dipendesse da ciò la recessione e la crisi in atto nelle nazioni.

Le esternazioni del ministro Castelli diventano quasi una legittimazione della strategia delocalizzante” delle aziende che chiudono le sedi produttive nei paesi che ne hanno fatto la storia e la fortuna economica per andare a sfruttare la fame degli altri.
Il ministro non ha ricordato i veri architetti della bolla economica che hanno provocato l’impoverimento di intere nazioni e neanche coloro che hanno tratto benefici enormi dal crollo delle borse.

È vero! Nei negozi cinesi si trovano prodotti a bassissimo costo: 2 euro la doccetta, 1 euro il filtro della fontana mentre il note book con il marchio italiano non si trova in vendita nelle bancarelle dei cinesi ma negli showroom italiani come pure le scarpe, i vestiti e molti prodotti hitech a prezzi esorbitanti.
È anche vero che i prodotti cinesi a basso costo sono di infima qualità e non possono reggere il confronto con analoghi merci costruite con tutti i criteri della legalità imposta ai mercati del lavoro italiano. Purtroppo, la gente è costretta dall’emergenza contingente a tamponare momentaneamente le piccole esigenze familiari con l’impiego di piccole somme.

Credo che in situazioni di disagio nazionale, anzi, globale, come quello attuale, le parole non servano, servono i fatti! l'egemonia della globalizzazione selvaggia si annulla attraverso le forme solidali del mercato etico: il lavoro al servizio dell'uomo e non l'opposto! In parole povere:
Ci vorrebbe un po’ di quella Cristiana bontà che induce chi è nelle condizioni economiche agiate a dare il superfluo a chi non possiede nulla.
Ma questa è pura utopia. Allora, che fare?
Forse, ci vorrebbe del coraggio civile per imporre, una tantum, un versamento sui grandi patrimoni, sui compensi stratosferici dei dirigenti politici e aziendali, e, nel frattempo, studiare strategie mirate alle vocazioni territoriali atte a rilanciare l’occupazione.
Questo sì che darebbe fiducia!

martedì 9 febbraio 2010

giochi pittorici nel lab/oratorio creativo a Squillace Lido


La volontà spinge l’uomo all’azione e nel suo fare sviluppa teorie, pratiche di vita, giochi, mestieri, arti e saperi.

Nelle attività ludiche sono raggruppate le azioni che soddisfano la sfera delle gratificazioni personali.
Nei mestieri il lato pratico della vita e nelle arti la sublimazione dell’intelletto, mentre nei saperi è racchiusa la storia del cammino tecnico, scientifico e culturale dei popoli.

Le acquisizioni cognitive teoriche e pratiche, qualora non supportate da basi morali solide, in determinate situazioni ambientali suggeriscono le possibilità manipolatorie intellettuali degli eventi. Un esempio poco accattivante lo dà l’azione politica dei soggetti protesi a imporre il proprio pensiero a prescindere della bontà dei risultati prodotti dall’imposizione totalitaria.

Anche la sfera emotiva o ludica può essere contaminata dalle sovrastrutture intellettuali attive nelle comunità in cui si sviluppa l’azione; lo capiscono bene i tifosi che pur di non perdere uno “scontro” studiano strategie moleste, del tipo: come accecare l’avversario con i raggi laser o innervosirlo con inni razzisti. Anche i giornalisti sportivi non scherzano: ascoltare una cronaca di un incontro, specie di un derby qualsiasi, per i termini usati, equivale allo scontro fisico cui erano avvezze le società tribali di qualche secolo addietro.

Questo breve ma esauriente excursus introduce a comprendere come le manipolazioni intellettuali operate nei linguaggi da determinati soggetti, che vertono comunque sulla conoscenza o l’ignoranza delle masse, possono avvalorare o sovvertire tesi.

Un altro dato immediatamente visibile è rappresentato dalla volontà espressiva operata da soggetti culturalmente eterogenei.

La disuguaglianza espressiva, ravvisata in un campione di persone dello stesso contesto sociale, chiamato a esporre concetti grafici o pittorici, è condizionata dalla contaminazione dei saperi comuni, indistintamente, tra coetanei, siano essi adulti, giovani, ragazzi delle scuole primarie o secondarie e, principalmente, dell’infanzia. In effetti, un bambino di 5 anni intento a giocare con pennelli e colori, non si preoccupa della forma ma è attratto dalla traccia che lascia sul foglio. I colori cambiano; seguono i suggerimenti verbali del bambino. La distesa verde si trasforma nella totale libertà d’azione e formale: da prato verde diventa nera strada affollata di macchine ma è troppo nera! Aggiunge del bianco poi giallo e spunta un fungo che si trasforma in albero. E il gioco continua. Ecco il fare giocoso di Antonio, un bimbo di cinque anni e mezzo che mostra soddisfatto!

Il gioco pittorico di Miriam è più esplicito dal punto di vista decorativo. Lei è una bambina di quasi nove anni. Frequenta la scuola elementare. Ha acquisito conoscenze istituzionali e, pur mantenendo la spontaneità connaturata all’età, sviluppa figurazioni complesse e tangibili visivamente in armonia ai saperi ricevuti dall’ambiente in cui vive. Entrambi, Antonio e Miriam, associano il gesto pittorico al gioco. Questo è il dato importante di tutta l’operazione gestuale pittorica. La pittura, quindi, come atto ludico-associativo, momento d’incontro e crescita interiore.

Mario Iannino

domenica 7 febbraio 2010

le motivazioni di A. Alfano in mezz'ora con Lucia Annunziata


Nel corso del programma di Lucia Annunziata ho avuto modo di apprezzare l’elegante oratoria del ministro Angelino Alfano. Con estrema chiarezza e proprietà di linguaggio, ha spiegato le motivazioni delle modifiche che, insieme al governo, intende apportare alle leggi in vigore nello Sato italiano per accelerare i processi, renderli brevi, istituire la figura del giudice super partes e affidare al pubblico ministero la missione di “avvocato accusatore”. In particolare mi è piaciuta la descrizione del giudice svincolato dai movimenti associativi; uomo saggio, che emana sentenze sacrali non contaminate da fattori altri che non siano le leggi dello stato. Motivazioni facilmente condivisibili: un cittadino qualsiasi non può aspettare una vita per avere giustizia! I familiari del cittadino qualsiasi che muore in carcere perché massacrato di botte non possono continuare a subire danni morali, patetiche messe in scena per salvaguardare gli “educatori” che prendono in affidamento il cittadino indisciplinato e assistere a balletti assurdi corredati di bugie e segreti.
È vero!, il sistema giustizia deve essere riveduto e corretto ma nelle democrazie le regole in vigore devono essere rispettate da tutti indistintamente a iniziare dai rappresentanti del popolo sovrano che li ha eletti per governare! E ogni revisione Costituzionale deve essere ponderata oculatamente dall’intero parlamento, nel rispetto delle minoranze, come legifera la Carta Costituzionale della Repubblica Italiana in vigore.

sabato 6 febbraio 2010

Calabria: regionali 2010, le cose fatte e quelle da fare


Dal mio punto di vista, le regionali calabresi, salvo colpi di scena eclatanti, galleggiano nelle acque stagnati dell’ignavia collettiva. Indolenza dovuta a mancanza di visioni collettivamente positive per quanto concerne la soluzione degli atavici problemi occupazionali, sociali, territoriali; problemi vissuti e condivisi col resto dell’Italia, condizionano la pacata analisi dei fatti.

Il concetto dominante che si sente per le strade è: sono tutti gli stessi, quando sono là, seduti sulle poltrone del potere, pensano solo a loro stessi, ai loro familiari e ai loro amici…

È allarmante la sfiducia dei cittadini italiani nei confronti delle istituzioni.

A pelle, non si può biasimare nessun elettore e nemmeno credere che il leader tal dei tali possa cambiare ruolino di marcia dall’oggi al domani. Ci vorrebbe una bacchetta magica!
Cambiare è un imperativo che deve crescere dentro di noi; tutti, indistintamente, dobbiamo collaborare, secondo le nostre singolari forze, mettere a disposizione i saperi per far sì che questo stato di cose, da tutti sconfessato, cessi.

Le trasformazioni sono lente ma se c’è la volontà corale di cambiare, la pazienza di aspettare, e, nel frattempo pungolare la classe dirigente a progettare nuove strade per un futuro migliore, nulla è impossibile! È ovvio che nell’attesa la gente non debba patire la fame o vivere di stenti. Chi ha tavole opulenti deve sapere diventare ospite, anche non essendo Cristiano. La fame fisica e mentale è una brutta bestia: una condizione umana umiliante, da eliminare. Quanti hanno la consapevolezza di essere emancipati devono avere il coraggio sociale e la forza morale di accogliere i meno fortunati come fratelli, aiutarli a crescere e vivere secondo le leggi dei paesi civili. Questo è il momento della condivisione. Ciò è stato fatto in Calabria! Interi paesi sono rinati insieme ai nordafricani. Badolato è l’esempio pratico di un’integrazione sociale intelligente; curata giorno dopo giorno dalle amministrazioni locali e regionali. Oggi, nel territorio regionale calabrese vivono giovani famiglie cristiano-musulmani, popolazioni di migranti, musulmani che hanno saputo integrarsi con la cultura italiana. Uomini e donne che hanno saputo interagire e crescere insieme, grazie anche alle lungimiranti guide che ne hanno saputo accompagnare il cammino.

niente sesso, siamo inglesi


Niente sesso, siamo inglesi!

Piazza Italia. Commenti al bar dello sport sulla vicenda John Terry:

Primo lettore: Hai letto?

Capello ha preso una decisione motivata dall’interesse nazionale:
La “ cosa migliore da fare', in un momento in cui John Terry è finito nell'occhio del ciclone per avere tradito la fiducia della moglie, dei compagni di squadra e dei tifosi inglesi, è togliergli la fascia di capitano.

Commento: che uomo! Questo sì che è parlare sicuro!
Lettore: ssstt ascoltate:
"Non c'è un problema specifico, ma la situazione sta diventando ogni giorno peggiore", ha precisato una fonte vicina al Commissario tecnico dell'Inghilterra, Capello.

Commento corale: ma che c’entra, se lui è un fuoriclasse, che c’entra la sua vita privata con le sue capacità sportive e calcistiche…

Lettore: sentite sentite:

"Come capitano John Terry ha sempre tenuto una condotta estremamente positiva. Tuttavia ho dovuto tener conto di altre considerazioni per fare il bene di tutta la nazionale inglese. Il bene della nazionale ha ispirato la mia decisione", ha spiegato Capello aggiungendo di aver notificato subito la sua decisione al giocatore nell'incontro di appena dodici minuti che si è tenuto tra i due a Wembley.

Buuh buuh che figura! Certo che st’inglesi…

Capello è tornato appositamente dalla Svizzera, dove si è sottoposto ad intervento al ginocchio, per affrontare la questione sull'opportunità o meno di consentire al giocatore, sposato con due figli, di indossare la fascia da capitano dopo le rivelazione sulla relazione con Vanessa Perroncel, ex fidanza di Wayne Bridge ai tempi del Chelsea. Quest'ultimo è ancora compagno di squadra di Terry in nazionale.

Commenti:
Ma siamo impazziti? Capello ci fa perdere la faccia! Ha dimenticato come si fa qui da noi? Ha dimenticato la nomea dell’amante latino! Sì dobbiamo difendere la reputazione tradizionale di grandi amatori.
Male per Bridge che non si è saputo tenere la fidanzata…
Se Capello lo porta in Italia, di sicuro John Terry, ha la vecchiaia assicurata: tra comparsate in tv, gossip, isole dei famosi, grandi fratelli e competizioni politiche può realizzare un impero!

venerdì 5 febbraio 2010

cercasi maestri del pensiero

nucleare o fonti alternative, profitto o solidarietà?

Da un bel po’ di tempo, le notizie che giungono alle orecchie dei comuni cittadini non sono mai positive.
Litigi, giungono dal versante politico; cassa integrazione, licenziamenti, sfaceli ambientali sono notizie diffuse a piene mani dai giornalisti di tutto il mondo; e mentre eminenti scienziati suggeriscono vie energetiche alternative, il governo italiano per bocca dei suoi ministri vuole imporre il nucleare a prescindere dalla volontà dei cittadini.
Cittadini allo sbando; disorientati dai proclami; inebetiti dalle accuse faziose degli schieramenti; turlupinati dalla disinformazione ma, fermamente convinti del pericolo smaltimento scorie, viste le operazioni precedenti cha hanno coinvolto le lobby interessate al mercimonio spregiudicato degli smaltimenti tossici, e che l’Italia, ha, tra l’altro, a disposizione fonti alternative rinnovabili sicure al 100% a un costo sociale inferiore e con un impatto ambientale irrilevante, non gradiscono tale scelta.

Ebbene! Se la politica litiga e il governo vuole imporre le scelte economiche, politiche e sociali a tutta la nazione e i giornalisti si schierano a loro volta, oppure sono imbavagliati dal chiasso mediatico provocato ad arte per oscurare i messaggi propositivi, se la morale è improduttiva per cui è inopportuna al mercato materiale, chi deve levare una voce a favore della civile convivenza?

Un tempo si chiamavano in campo gli intellettuali, maestri del pensiero che analizzavano i problemi sociali, disquisivano, si confrontavano e alla fine si riusciva a trovare un accordo, una mediazione democratica. Ma allo stato attuale, nel lasso di tempo in cui stiamo vivendo questo incubo, la categoria non c’è! Si è estinta. E il pensare positivo pare sia una pratica sconosciuta dalla maggioranza dei popoli. … Stante così i fatti… come superare l’empasse? Col dialogo o con le guerre dei sondaggi e l’ingerenza dei poteri forti, delle banche, delle borse, dei mercati che per salvaguardare gli andamenti economici calpestano la Vita!

AAA Maitres à penser cercasi

giovedì 4 febbraio 2010

domenica, primarie nel pd calabrese tra Loiero e Bova


La montagna ha partorito il topolino!


Dopo lunghe discussioni, i dirigenti del PD hanno raggiunto l’accordo. Domenica si svolgeranno le primarie in Calabria per scegliere il candidato a presidente della regione. I concorrenti sono Agazio Loiero, presidente uscente della giunta, e Beppe Bova, presidente uscente del consiglio regionale della Calabria. Secondo le previsioni, Loiero dovrebbe essere il candidato naturale del centrosinistra che dovrà correre contro Scopelliti esponente del Pdl e Callipo, IdV, per conservare il comando della giunta regionale.
Scopelliti, storicamente uomo della destra italiana e militante nel partito di Fini, è stato messo in campo dalla segreteria romana del neonato PdL.
Callipo, imprenditore calabrese, appoggiato da Italia dei Valori di Di Pietro, è alla sua prima esperienza politica.
I volti di Scopelliti e Callipo capeggiano nei grandi manifesti elettorali già da diversi giorni sugli spazi cittadini, mentre nel Partito democratico si consumavano attese, strategie interne e intese politiche con l’UdC di Casini. Infine, i “forni politici” del centro di Casini, creando ulteriori ambiguità nell’opinione pubblica, hanno chiuso le bocche delle fornaci e la sperimentazione ballerina centrista è fallita.

Questo il clima politico nazionale che ha condizionato le scelte dei candidati regionali in Calabria.

Bugia o verità? Cosa dicono i mass media


Il potere delle parole.

il potere delle parole

Sì…
Le parole inebriano. Confondono. Mistificano. Purificano!

I fatti rimangono!

Le cattive azioni, individuali e collettive, sono tutte lì; scolpite nel cuore degli uomini oppressi.
I guardiani dei poteri forti,
in fila, uno dietro l’altro scrivono le proprie verità col sangue della povera gente.
Gente sprovveduta, invocata, usata;
in fiduciosa attesa.

Mentre le iene lottano
per contendersi le carcasse inermi
degli affamati
vecchie e nuove povertà affondano nel mare della mistificazione.

E se provassero a emanciparlo il pensiero del Popolo!
Emanciparlo dal giogo dell’effimero riflettore edonista…
Renderlo libero dai giochi faziosi di squadra.
Svincolarlo dall’ignoranza dagli estremismi…

Ma no! Perché elargire cultura?
La sapienza eleva gli animi.
Il sapere è destabilizzante!
Una marcia un convegno una chiamata alle armi
Una dose di adrenalina programmata nel tempo scarica tensioni e aspettative sociali.
E inchioda ognuno al proprio posto come da copione.


martedì 2 febbraio 2010

le cose fatte in Calabria dal 2005 al 2010

aore12
«In questi cinque anni abbiamo affrontato situazioni che non erano mai state affrontate, se non in modo emergenziale, in passato. Anche per questo possiamo dire di avere dato il segno di una Regione che cambia».
Così, Agazio Loiero presenta, assieme alla giunta il rendiconto dell’attività di governo del quinquennio 2005/2010.
L'attività, raccolta in un libro patinato, composto di 239 pagine e moltissime foto a colori, dal titolo significativo, «Le cose fatte» illustra il lavoro svolto dalla giunta regionale.
aore12

tra le altre cose, la giunta Loiero, ha perorato la salvaguardia ambientale del sito archeologico di Stalettì con l'abbattimento dell'ecomostro e la messa in sicurezza dell'area mediante un'oculata azione di bonifica ecosostenibile nei pressi della chiesetta di San Martino dove, si presuppone, si sorse il vivariensis cassiodoreo.

strategia della comunicazione


Quando ancora non si conosceva la scrittura, gli oratori usavano metodi verbali semplici simili a nenie per divulgare notizie o saperi. La ripetizione cadenzata, scarna, monotona rimaneva nella testa degli uditori a lungo fino ad essere assorbita, appresa come una orazione.

Con l’avvento della scrittura, i messaggi non si limitano a mera comunicazione di servizio o apprendimento rudimentale ma lasciano spazio a pensieri complessi. Gesta epiche di santi ed eroi, non più solo appannaggio dei pittori, sono descritte anche dagli scrittori per il vasto pubblico che si cimentano a disquisire, astrarre e rappresentare mentalmente pagine di pregevoli libri. Ma ancora siamo fermi storicamente alla scrittura elitaria. La maggioranza della popolazione è erudita dall’esposizione pittorica degli affreschi pubblici delle chiese o statuarie delle piazze.

La scolarizzazione pubblica in Italia è un fenomeno sociale relativamente giovane, databile negli anni della dominazione francese; le prime scuole pubbliche in Calabria, istituite per i lavoratori e i familiari delle ferriere della Ferdinandea, si devono a Gioacchino Murat.

Oggi la scolarizzazione diffusa ha ampliato gli orizzonti cognitivi e la ricerca operante nelle forme evolutive dei linguaggi ha sviluppato nuove forme di comunicazioni grafiche, figurali, oratorie.

Non esistono regole fisse nell’esposizione creativa di un prodotto commerciale o culturale ma tale libertà non può prescindere dalla chiarezza e prima ancora dalla curiosità visiva racchiusa nella veste grafica del prodotto stesso.
Un dato rilevante, che determina il successo o l’insuccesso del prodotto che s’intende divulgare è determinato dai caratteri di stampa e dalle immagini inserite a corredo dei testi.
Detto ciò, i principi della comunicazione possono essere sintetizzati nel seguente teorema: messaggi accattivanti, chiari e immediati.
I pubblicitari conoscono bene i meccanismi della visione; apprendono e divulgano modi di vita comuni oppure sublimati pur di catturare l’attenzione del vasto pubblico. Nonostante ciò, quando i curatori di testi sottovalutano gli elementi fondamentali appena esposti o s’innamorano delle proprie idee, può accadere che un buon documento sociale, politico o letterario passi inosservato al grande pubblico.

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