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venerdì 14 luglio 2023

Catanzaro Sala, C'era una volta, la ferrovia

 

Ritorno dopo tantissimi anni ma non per prendere il treno che un tempo da Cz Sala mi portava a Napoli, per studiare in collegio dai Salesiani. Oggi sono qui, nonostante la colonnina segni 31°, non per nostalgia, quella è sorta dopo lentamente guardando il piazzale vuoto e la recinzione tutt'attorno alla stazione ferroviaria che un tempo brulicava di viaggiatori, il pullman cittadino sempre pieno in entrambi i sensi di marcia, qualche taxi e macchine da noleggio che offrivano i servigi ai viaggiatori dei paesi limitrofi. Pensando al degrado in cui versa quello che fino a qualche decennio addietro rappresentava il bene della città quasi dimentico il motivo per cui sono in mezzo alla piazza della stazione. Fermo la macchina, scendo e:



Oltre i cancelli arrugginiti, sopra la pensilina tra i due binari, in cima al dirupo una scritta morsicchiata dal tempo stimola la mia curiosità.

mercoledì 2 giugno 2010

Vita in Calabria. 11: la colazione del pastore, a 'mpanata

Vita in Calabria. 11. tradizioni alimentari.
Racconti di vita in Calabria 1.
La colazione del pastore: a 'mpanata.
transumanza 

Ancora oggi c’è chi fa colazione come se il tempo non fosse mai trascorso.
Nelle case, tra i monti e le campagne calabresi, nonostante ci sia il frigo, la tv, e il supermercato vicino,
i pastori che vivono seguendo le greggi mantengono salde le tradizioni e recuperano ogni residuo alimentare nel rispetto sacro del cibo inteso come provvidenza divina. Può capitare, quindi, nel rispetto delle tradizioni e della cultura contadina, a chi decide di trascorrere in Calabria qualche giorno in agriturismo con annesso l’ovile, di assistere alla mungitura e alla lavorazione del latte come si faceva un tempo. Essere testimone del parco ma squisito boccone mattutino del pastore: “a mpanata”. L’impanata è una sorta di zuppa composta di siero e residui burrosi di formaggi e ricotte che il pastore mangia come prima colazione insieme a pezzi di pane duro ammorbidito nella ciotola della mpanata.

Indubbiamente, l’archeologia lavorativa non ha nulla a che vedere con i sistemi caseari imposti dalle leggi a salvaguardia dell’igiene alimentare. La lavorazione casareccia avvolge in un’aurea fiabesca il tutto e rende ancora più gustosa l’esperienza. Nulla togliendo ai pregevoli prodotti dell’industria casearia locale.

(segue)

domenica 8 aprile 2012

Onorevoli, tra prima e seconda Repubblica

Qualcuno aveva creduto che le sozzerie e gli imbrogli dei dirigenti corrotti fossero archeologia politica distrutta e rinnovata in meglio con la fine della prima repubblica, ma evidentemente non è così!
I raggiri dei furbi hanno mortificato la volontà degli italiani che hanno detto basta ai finanziamenti pubblici ai partiti con un referendum scavalcato con la legge sui “rimborsi elettorali”. Rimborsi elettorali che non sempre risultano veritieri e consoni alle spese sostenute dai partiti.
Ma questo aspetto potrebbe essere irrilevante se le formazioni politiche lavorassero davvero per il bene del Paese, visto che tutti i partiti hanno al loro interno una pletora di militanti giovani privi di fonti di sostentamento. Purtroppo abbiamo assistito al declino della Politica e alla strage delle leggi democratiche. Parlamentari che pagano in nero i portaborse (è di questi giorni l'inchiesta delle iene sulla Carlucci Gabriella che non sapendo come difendersi altrimenti dalle domande della iena Filippo Roma gli si avventa e lo tira per i capelli).

Nella cosiddetta seconda repubblica abbiamo assistito a cambi di casacche e alla nascita di nuovi simboli politici guidati con la medesima scaltrezza della peggiore prima repubblica.

Ancora una volta il tappo è saltato! Ma c'è chi fa finta di non vedere e tenta di salvare il salvabile lanciando parole di fuoco contro chi ha tradito la fiducia della base.
Pulizia pulizia pulizia... si legge sui giornali e su facebook. Anche se i primi a doversi pulire dovrebbero essere i dirigenti che continuano a cavalcare il malcontento di una base rozza e ignorante tenuta sotto scacco per poter continuare a fare ciò che più gli aggrada: Gridare alla secessione, comprare diplomi, lauree per nascondere le canottiere leopardate di sugo o polenta.

martedì 30 agosto 2011

Archeologia, questo non è un aratro

Oltre lo steccato e le fazioni. 


Suggerimenti gratuiti per migliorare l’esistente.



aore12
QUESTO NON è UN ARATRO!

Qualcosa non ha funzionato nell’evoluzione della specie e la passività con la quale gli eventi sono messi in campo e accettati dalla massa, allorché investe i sensi in sintonia con una prassi ben consolidata, prende allo stomaco oppure suggerisce ipotetiche possibilità per accrescere gli averi personali, dimostra il declino culturale in cui versiamo.

aore12Certo, la politica, poiché espressione alta nella gestione del sociale, ha la sua dose di responsabilità in merito agli ordinamenti divulgati e acquisiti dalle giovani generazioni. In effetti, sembra che il sociale si divida in campi netti; società, rapporti interpersonali, filosofie di vita sono vissuti in funzione di progetti che ne identificano l’appartenenza: da una parte i guelfi e dall’altra i ghibellini.

Non sono ammesse varianti!, chi canta fuori dal coro è ritenuto nemico della fazione, anche se la sua voce critica suggerisce possibili scenari innovativi e magari vantaggiosi per entrambe le parti. Ciò dipende dal fatto che spesso ci s’innamora delle proprie idee ma anche perché, accettare pensieri altrui, significa per alcuni soccombere, non avere peso specifico in quel determinato campo, insomma, perdere credito e di conseguenza potere e denaro nel caso si tratti di gestione economica di eventi culturali o folkloristici.

È anche vero che la grande industria del business, le multinazionali, le banche hanno indotto i popoli ad economia avanzata a consumare sempre di più inventando nuovi prodotti e nuove forme di crediti personalizzati per acquisirli. Anche l’oggetto artistico entra nel mercato economico e si trasforma in bene rifugio al pari dei gioielli o dell’oro prescindendo dal suo reale valore poetico e intellettuale.

Oggi chiunque può essere innalzato a grande artista da qualche potente lobby che vuole speculare sulle debolezze umane.

E' sufficiente un poco di maestria e un pizzico di talento guidate da un suggeritore attento agli umori contemporanei e alle propensioni di chi governa i territori.
Un signore con staff a seguito che prepara pacchetti e li propina in tutte le salse, sicuro di non essere contestato o incoraggiato a fare meglio perché l’ignoranza impera ovunque. La superficialità con la quale sono sviluppati e paracadutati determinati eventi danneggia l’evoluzione culturale delle generazioni non avvezze alla riflessione perché figli del tempo veloce e del fast food.

aore12A tal proposito, già ci siamo espressi ma poiché le risposte sono state evasive e a volte impertinenti, repetita iuvant, chiediamo a chi gestisce gli eventi culturali denominati “intersezioni” nel parco archeologico di Scolacium e il “marca”, sovrintendenza ai beni culturali e archeologici della Calabria, teorici dell’arte, amministratori locali, fondazioni che sponsorizzano le contaminazioni del sito archeologico di Roccelletta di Borgia durante le vacanze estive con opere prevaricanti per la cui stabilità si deve necessariamente intervenire sull’esistente,

perché installare le pur pregevoli monumentali concretizzazioni contemporanee sui resti inibiti per antonomasia al leggero calpestìo dei visitatori e non porli, invece di fianco alla storia così da sviluppare un percorso che interagisce ma non compromette il foro romano, l’anfiteatro, il teatro e la basilica di santa Maria della Roccella?

martedì 2 novembre 2021

La mia valigia di cartone

 (La nascita, le origini, le vite dei singoli non sono eventi fortuiti ma legami invisibili tessuti da  volontà superiori).

Questa terra non è per te!



Non ci vedevamo da almeno venti anni e come accade in simili circostanze abbiamo scambiato le notizie. Quelle più articolate ma con minore interesse per entrambi, ovviamente, limate dai particolari superflui. La sintesi è che Enzo si è trasferito a Torino. Lui e la moglie hanno deciso di seguire i figli all'università e, come accade nella maggior parte dei casi, sono andati a ingrossare le fila dei calabresi migrati al nord. Il loro è stato un esodo dorato. Non hanno riempito le valigie di cartone con i sogni e gli scarponi chiodati ancora sporchi di terra al pari dei nostri che tentarono la fortuna negli anni sessanta o cinquanta.

Enzo e Marilena hanno potuto chiedere il trasferimento ai rispettivi datori di lavoro che, vista l'esuberanza di personale in azienda, hanno ottenuto.

Torino non si presenta come la capitale metalmeccanica che ha dato lavoro e dignità a molti. L'archeologia industriale è storia che si fa corollario di innumerevoli pretesti generazionali che hanno modificato il corso degli eventi parentali.

Tante storie di vite che lì, tra i rumori delle fabbriche e il luccichio delle vetrine, si sono modificate, momenti vissuti da intere famiglie, quotidianità che hanno cambiato i percorsi e diradato se non tagliato i legami con le origini.

Anche se noi meridionali abbiamo fortemente radicato il concetto di appartenenza e non appena sentiamo l'accento di un idioma familiare subito ci associamo e dialoghiamo come se ci conoscessimo da sempre, nelle metropoli sappiamo tenere una certa “signorilità” nei costumi, una certa distanza dal pettegolezzo spicciolo.

Lì c'è puro pragmatismo.

Pur volendo conoscere le origini e le appartenenze, retaggio comune a qualsiasi latitudine e in tutte le lingue, nelle città produttive gli interessi della gente si concentrano principalmente nelle abilità dei singoli. Nelle opportunità di lavoro e produttività che ognuno sviluppa e può sviluppare.

Lì è possibile quella scalata sociale che a volte è negata nella propria terra per ragioni futili. L'invidia è un elemento che in Calabria indossiamo a mo' di armatura: nessuno è più bravo/a, intelligente, saggio/a, bello/a di me. Nessuno merita tranne me!

Ma, a nostra discolpa c'è sempre un ma o un però, abbiamo un cuore enorme. E ...

Togliamo la corazza per brevi attimi davanti a un tramonto, alle necessità dei bambini bisognosi, alle malattie, alle sofferenze degli altri, al diverso ma fino alla curva delle nostre ambizioni.

E tu? Chiede Enzo. Che fai, dipingi ancora?

Certo! È la mia risorsa. Mi tiene attivo mentalmente. L'arte è la mia arma di difesa contro la pochezza di pensiero imperante, immutabile da sud a nord e viceversa.

Sì ma forse in una grande città avresti, forse, potuto …

Sì! forse avrei potuto ma non rincorro glorie. Amo quello che faccio. Amo questa terra con tutte le sue eterne immutate contraddizioni e non m'importa di quello che dice la gentaglia dietro le spalle. Importante è potersi guardare allo specchio con serenità d'animo e non dovere mai abbassare lo sguardo davanti a niente e nessuno. La mia valigia di cartone è zavorrata qui. Piena delle mie umane contraddizioni e delle mie esperienze che, modestamente, metto a disposizione ... Ho scelto di vivere nella terra in cui sono nato. Troppi legami, troppe convinzioni mi impongono di convogliare energie per quanto riguarda il mio lavoro "intellettuale".

Questa è anche Calabria.

La Calabria che abbiamo costruito coi nostri tanti opportunismi e troppi silenzi.

La terra che abbiamo lasciato agli altri, che abbiamo donato, per indolenza? A una ristretta cerchia che non merita tanta bellezza.

giovedì 14 dicembre 2017

Arte per passione

 Ricerca. Sulle tracce dell'uomo. Empatia e saperi della visione.

Serve ancora raccontare storie attraverso le immagini come si faceva prima dell'avvento e l'uso dei nuovi media?
Narrare per immagini pittoriche storie nonostante l'alfabetizzazione e l'acquisizione dei saperi evoluti da parte di un larghissimo strato sociale?


L'era delle lampade a petrolio l'abbiamo archiviata. L'evoluzione scientifica e culturale han fatto sì che potessimo apprendere sempre più nuovi saperi. In campo pittorico, gli impressionisti e ancor più i divisionisti ci hanno aperto gli occhi e la mente. Ci hanno condotto per mano su nuove strade verso nuovi orizzonti.

Il percorso è stato difficile. Alcuni hanno barato. Altri giocato sulle opportunità linguistiche e tecniche. Hanno sondato l'azione. Hanno elevato a poetica la traccia. Il segno.

Pubblicità, fumettistica e illustrazioni stradali, segnaletica e messaggistica immediata di altissimo e veloce consumo, rientrano nella sfera della visione istantanea del linguaggio visivo odierno.
L'”idea-prodotto” domina ovunque per ovvi motivi, sui muri metropolitani, sui mass-media c'è l'immancabile traccia del marketing. La fotografia sublima un messaggio immediato destinato ai consumatori. Promuove prodotti per indurre all'acquisto.
Mentre il segno scarno, essenziale, è grafia funzionale, utile nelle indicazioni stradali.
Per convenzione, il simbolo grafico avverte, obbliga e segnala una direzione, i sensi di marcia, un immediato pericolo e altro ancora.

Differentemente, il lavoro creativo dell'artista che non produce per il vasto mercato della decorazione ma per amore della ricerca poetica diventa nicchia, purtroppo, per pochi! In altre parole la scoperta del bello racchiuso in un graffio, una crepa, una lacerazione è, nonostante le avanguardie storiche, rimane ostico ai più.

Molti ancora fraintendono l'hobby decorativo con la poetica creativa.
La ricerca della perfetta pennellata. Lo sfumato. Il bel disegno. La costruzione impeccabile della tela sono azioni consolidate che fanno parte integrante del bagaglio tecnico di chi osa andare oltre il già detto e fatto.
Per la maggior parte della gente l'assenza della cultura creativa dialogante oltre il razionale ma elementare concetto della comunicazione interpersonale scolastica è un dato di fatto. Uno scoglio mentale. Un muro elevato dalle ovvietà commerciali duro a crollare ma da abbattere necessariamente.

Indubbiamente è uno scontro impari. E se tra un bel dipinto ben impostato e costruito che raffigura il solito tramonto o qualcosa di simile e la provocazione “dada” poniamo le recenti ricerche linguistiche che parlano alle menti. Suggeriscono dialoghi attraverso graffi e squarci residuali, testimonianze inconfutabili della storia. Alchimie incentrate sul passaggio, drammatico o tranquillo, dell'uomo. In estrema sintesi, nell'archeologia dei pensieri figurali otteniamo il salto culturale catartico che sgancia il lavoro creativo dell'artista dall'artigianalità: consueta dinamica descrittiva soporifera.

Il gioco creativo è:
Osservazione. Riflessione. Conoscenza e utilizzazione armoniosa della materia; in estrema sintesi è concreta empatia dei saperi ... oltre le apparenze

mercoledì 8 maggio 2013

Letta, tutti in convento ma ognuno paga per sé

Chi gioca a fare spogliatoio e chi è in mutande da tempo.


Di tutto si può dire agli italiani tranne di non essere pazienti. Abbiamo pazientato (?) giorno dopo giorno e soprasseduto alle strategie comunicative di tutti i governi e degli attori che hanno rubato la ribalta alla logica delle cose.

Siamo stati pazienti con i giornalai da quattro soldi, schierati, ma forse è più indicato dire venduti. Però, a ben pensarci, venduti lo siamo un po’ tutti… o, chissà, innamorati? Innamorati di una idea, un ideale op di una qualche icona.

Prima di scrivere della sensazione che dà il nuovo governo Letta ho volutamente lasciato decantare gli effetti immediati del suo agire.

Resettato il cervello e messo in stand by i pensieri, ho aspettato.

Ho aspettato, e come me tanti, per vedere se dopo i proclami e le gitarelle fuori porta per sondare gli umori degli altri leader europei (come se la situazione non fosse abbastanza chiara) alle parole seguissero i fatti. Ma troppo tempo è trascorso per chi ha necessità impellenti e che, di sicuro, non può tentennare oltre all'ultima trovata del ritiro in convento del governo Letta.

Convento! La definizione del luogo del ritrovo, buttata lì dai giornalisti asserviti al falso sistema del libero pensiero e con l’aggiunta che si paga alla romana, ha fatto effetto sul popolino.

Un ex convento trasformato in accogliente albergo a 5 stelle dotato di tutti i comfort per evitare la propagazione degli odori sgradevoli presenti negli spogliatoi di quarta serie. o, peggio, delle fabbriche diventate archeologia del mondo del lavoro.

E mentre loro giocano a fare squadra, cosa improbabilissima!, nella società reale c’è chi continua a fare buchi nella cintola, comunque, costretti a pagare gabelle ma senza qui diritti fondamentali che dovrebbero elevare l’esistenza dei miseri in qualità esistenziale civica come voluto dai partiti presenti in questa “squadra” di governo che hanno legiferato in merito a welfare, cultura e lavoro.

mercoledì 15 dicembre 2021

Lotta di classe e narrazione artistica

Bozzetti giovanili.

In una cartella nascosta, tra altri faldoni allineati in uno dei ripiani dello studio, stamane, ho rinvenuto dei cimeli di archeologia grafica risalenti, appunto, all'età dei, quasi, primi amori e convincimenti politici sbocciati tra i banchi di scuola e fortificati nell'ambiente di lavoro.

Erano gli anni delle lotte ideologiche. L'età in cui si crede nella bontà dei propri convincimenti e nel lavoro di proselitismo che invade ogni settore. Anche la pittura ne era contaminata. Le raffigurazioni, per certa critica, doveva essere descrittiva, narrante di lotte per l'emancipazione dalla schiavitù del lavoro alienante etc etc.

-"lotta di classe" archivio M. Iannino-

Chi non ha voluto, almeno per un attimo, pensato e sperato di cambiare il mondo? Impegnarsi per dare voce ai deboli e lavorare per costruire una società più giusta?

Oggi, davanti all'implosione dei valori sociali, (vedi lavoratori cococo, socialmente utili, rider e tutti gli sfruttati in genere che pur di campare accettano di tutto) quanti abbiamo pensato di “cambiare il mondo” dovremmo soffermarci seriamente sul fallimento di quelle che sono state le linee guida del mancato cambiamento e, più che noi, quanti hanno partecipato ai giochi di "governo e di potere" recitare un profondissimo mea culpa. Fare ammenda degli errori incontestabili e provare a iniziare il rinnovamento da noi stessi.

Cambiare noi stessi: 

Lasciando la libertà di sbagliare affinché dall'errore individuale nasca l'emancipazione collettiva desiderata.



martedì 19 giugno 2012

Catanzaro cancella il suo passato

L'indolenza dei catanzaresi (la maggior parte dei catanzaresi) continua a produrre danni irreparabili alla città.

Come spiegare se no lo scempio che l'amministrazione comunale sta compiendo nel quasi silenzio della maggior parte dei cittadini?
Ma andiamo per ordine.

Dopo lo scandalo delle elezioni, con la ratifica del consiglio comunale appena uscito dalle discutibili consultazioni, la giunta Abramo, come promesso, mette in moto i lavori a Catanzaro Sala nei pressi di quel famoso e tormentato “centro commerciale romani” fermo da troppi anni a causa di cavilli burocratici, denunce e interventi della magistratura.

Ma i lavori in essere non riguardano il “centro commerciale romani” bensì un vecchio sito industriale dove per moltissimi anni si è prodotto cemento per l'edilizia dove, secondo i ben informati, pare ci siano anche tracce di amianto.

L'ex cementificio di Catanzaro Sala è una vasta area abbandonata compresa tra la ferrovia che congiunge Catanzaro Lido fino al centro abitato del quartiere Sala nei pressi di un'altra opera incompiuta che avrebbe dovuto collegare la stazione di Sala alla funicolare e quindi col famigerato “centro commerciale parco romani” sorto sulla sponda destra del torrente fiumarella nella passata giunta Abramo.

L'ex area industriale è imponente e, come auspicato anche da alcune associazioni, l'area sarebbe da collocare nella storia dell'economia catanzarese e dintorni perché trattasi di “archeologia industriale” ancora tutta da scoprire e valorizzare a favore della città.

Ma non la pensa così chi governa il comune. Anzi, alcuni suoi esponenti lanciano proclami assurdi e confondono distruzione con riqualificazione eludendo le molteplici voci della società civile che invocano la bonifica e la riconversione dell'intera area per adibirla a scopi culturali.

L'interrogativo più grande è rivolto ai tantissimi artisti, donne e uomini di cultura... chi sono, che dicono dove sono? e se ci sono, forse non sono a conoscenza, al pari dei loro amministratori catanzaresi, che in Germania e in tantissimi altri posti e persino in Italia governanti e cittadini hanno saputo trarre benefici economici e culturali dai siti industriali dismessi dopo una intelligente rivisitazione strutturale e ricollocazione tematica?

mercoledì 26 maggio 2010

Racconti di vita in Calabria. 5

Racconti di vita in Calabria.1

Transumanza.

Ancora oggi può capitare, specie nelle strade provinciali dell’entroterra, nei cambi di stagione, di trovarsi di fronte a scene considerate archeologia rurale.
Infatti, è facile incontrare nelle strade semideserte una mandria di pecore o delle vacche guidate da pastori e seguite dai fedeli cani, che, all’apparenza apatici, aiutano l’uomo a governare le greggi. Cani che sollecitano gli armenti disorientati o che si attardano a brucare nonostante il pastore abbia lanciato il fischio di richiamo. Cani pastori che sanno proteggere le greggi dai predatori, vigili dietro alla fila, controllano e tutelano pecore, capre e mucche dai pericoli; che al cenno del padrone sollecitano il branco ad aprire un varco per lasciare passare le macchine.

Scene d’altri tempi, difficili da vedere laddove l’economia globale induce a costipare in batterie produttive gli animali da latte e da macello, in Calabria è ancora possibile viverle.

(segue: vocazioni territoriali)

martedì 6 settembre 2011

manovra economica iniqua: roba da medio evo

L’ultima manovra finanziaria uscita da palazzo Grazioli è la summa delle voci finora sentite e smentite nei vari notiziari. Niente di nuovo quindi. Anche i mercati e la borsa, oltre a lavoratori, sindacati e opposizioni, sembrano non dare molta fiducia ai provvedimenti che dovrebbero pareggiare il debito nazionale come richiesto dall’Europa. E in ciò gioca un ruolo importante l’aumento dell’iva dell’1%, l’innalzamento a 65 anni di età per il raggiungimento pensionistico delle donne e il ritorno del contributo di solidarietà, però innalzato a 300mila euro di reddito annuo.
Nei fatti, il governo pare voglia mettere la fiducia su una manovra che non mette in moto professionalità e professioni, lavoro dipendente, artigianato, scuola, cultura ecc. ma che attua solo tagli e rinnova balzelli che faranno lievitare la spesa delle famiglie.

L'aumento dell'aliquota al 21% farà aumentare i costi di giocattoli, televisori, auto e moto, abbigliamento e calzature, la fattura (per chi la fa) del parrucchiere e di quei lavoratori autonomi che intervengono per riparare i quotidiani danni casalinghi; aumenteranno caffè, vino e cioccolato con molte voci che riguardano la spesa per la casa; anche i detersivi e persino gli stabilimenti balneari e i pacchetti vacanza. L’incremento dell’iva porta l'Italia in testa alla classifica dei regimi delle aliquote ordinarie praticate dai maggiori Paesi europei: la Germania è al 19,6%, la Francia al 19,6%, la Spagna al 18% e la Gran Bretagna al 20%.
di contro, il governo spera in questo modo di incassare 4 miliardi.
mentre l'equiparazione dell'età per la pensione di vecchiaia tra uomini e donne a 65 anni porterà a regime risparmi per quasi 4 miliardi di euro l'anno.
Dal 2014, anno che andrà a regime la misura dovrebbe apportare un risparmio valutato in 3,9 miliardi e 334 mila donne in più al lavoro rispetto alla normativa attuale. La manovra prevedeva un incremento di un mese per accedere alla pensione nel 2016 per poi crescere negli anni successivi: con l'anticipo alla misura deciso oggi l'aumento dell'età necessaria per la pensione di vecchiaia partirà nel 2014 con la stessa velocità. 

Restano in vigore i tagli agli enti pubblici, a cominciare dalle province (con legge costituzionale), il dimezzamento dei parlamentari e l'articolo 8 sui licenziamenti.

il contributo di solidarietà per i deputati che oltre all'indennità percepiscono anche un reddito da lavoro dovrebbe essere il doppio di quello dei loro colleghi che svolgono solo il ruolo di parlamentari.

Il contributo di solidarietà del 3% sui redditi oltre i 300mila euro l'anno, che dovrebbe riguardare 34mila persone, computa il reddito complessivo fondiario (esclusi i redditi da prima casa), da lavoro dipendente, d’impresa, autonomo, da capitale.

Insomma, solo tagli e nessun incentivo al lavoro e all’occupazione per buona pace del Ministro al lavoro che s’impunta nel mantenere fermo l’articolo 8 per dare mano libera ai predatori del mercato globale così da poter terrorizzare i dipendenti e gestire la produttività secondo criteri di archeologia del lavoro superata dagli accordi sociali che hanno portato l’emancipazione della schiavitù nei luoghi di lavoro e dato dignità al lavoro stesso.

mercoledì 18 luglio 2012

Calabria e Sicilia, stesso destino?

Tra i temi caldi del Paese non può esserci attenzione verso una corretta collocazione di assemblaggi e installazioni coreografici anche se le operazioni in questione interessano un terreno definito “archeologico” perché esistono leggi precise a tutela dei reperti storici e archeologici nazionali che i dirigenti politici e i tecnici preposti al mantenimento e alla conservazione del vasto campo della “cultura tramandata” dovrebbero conoscere e attuare.

Purtroppo, in Calabria, per alcuni, la parola cultura è un fonema astratto da riempire, contaminare e surrogare linguisticamente con citazioni trofei e medaglie naif.

Le contaminazioni pacchiane, “caldamente appoggiate da qualcuno”, stando a quanto divulgato dai media, anche quest'anno andranno ad invadere l'area del Parco Archeologico di Roccelletta di Borgia, col benestare della compiaciuta Wanda Ferro, presidente della provincia di Catanzaro e dei tecnici che gestiscono il MARCA.

E poiché il Bel Paese è un luogo di amici, (cosa che Vittorio Sgarbi ha capito benissimo tant'è che la sua biennale veneziana del 2011, dal titolo chiarificatore “l'arte non è cosa nostra”, che sommava alla artigianalità più o meno eccelsa e qualche sprazzo di creatività alla vanagloria dei raccomandati e dei loro padrini, è stata una mossa da ascrivere ad un grande artista DADA).

La raccomandazione in Italia è come l'ossigeno, chi non ce l'ha se la cerca! E non fa niente se ad emergere è una rapa, tanto meglio, si presterà senza remore a operazioni rampanti! Purché ci siano fama e denari!

Venghino siori e siore venghino:

“Dopo il successo ottenuto al Grand Palais di Parigi in occasione di Monumenta 2012 (oltre 300 mila spettatori), Daniel Buren approda al Parco Archeologico di Scolacium come protagonista di Intersezioni 2012. L'attesa rassegna, giunta alla settima edizione, tra gli appuntamenti culturali più importanti della stagione estiva, si caratterizza quest'anno per l'inedito progetto del maestro francese che ha voluto intervenire all'interno del Parco di Scolacium con cinque grandiose installazioni concepite specificatamente per il luogo consentendone una rinnovata lettura.”
E non finisce qui!
“Come nelle precedenti edizioni, il progetto continua al museo MARCA di Catanzaro sotto la cura di Alberto Fiz, Direttore Artistico del MARCA.”

giovedì 16 novembre 2017

Strategie politiche e il lavoro che non c'è

Dopo avere mandato in frantumi lo stato sociale e azzerato le tutele, maciullato i lavoratori ma non i vertici corrotti la sinistra (si fa per dire) si divide. Da una parte gli irriducibili che comunque hanno permesso che si arrivasse a ciò. Dall'altra i cosiddetti moderati che pur di portare avanti l'agenda si dicono disposti a coalizzarsi con i partiti che la pensano allo stesso modo.
Questo è ciò che accade ai vertici.

Nella base della piramide, i qualunque, i senza peso, costretti ad eseguire e soccombere senza possibilità di scampo le decisioni calate dall'alto.

Il malcontento è visibile. I governi sono succubi delle aziende. Ma le aziende guardano esclusivamente agli utili e sono pronti in qualsiasi momento a chiudere le fabbriche laddove non conviene per delocalizzarle nei paesi in cui la tassazione permette lauti guadagni.

La globalizzazione, (nel caso eu gli imprenditori privi di scrupoli guardano con benevolenza ai paesi dell'est) consente una certa elasticità che l'Italia ha dato abbondantemente e per questo laddove un tempo c'era benessere adesso c'è fame e disperazione.
Il nord non richiama più i flussi di operai e tecnici, impiegati e insegnanti del sud.

Inutile fare la cronistoria di quanti posti di lavoro si son persi per colpa della globalizzazione e il decentramento delle fabbriche nei paesi dell'est. Ed è altrettanto inutile continuare a inseguire le farneticanti teorie di Boeri e Poletti. E neanche i discorsi rassicuranti di Gentiloni producono la tranquillità delle famiglie. E poi, la geniale idea del bonus nonni che aiutano i nipoti.
Ridicoli! Se sono queste le soluzioni che riescono a tirare dal cilindro è meglio che vadano a scuola.

Ci vuole coraggio! Per attuare la politica dello svecchiamento nei posti di lavoro dove ancora c'è la possibilità di impegnare il corpo e la mente in attività produttive.
Il turn overe tanto caro alla sinistra che lottava per i diritti dei lavoratori è un lontano ricordo. Archeologia del tempo che fu!
Non è allungando la messa a riposo dei dipendenti in virtù dell'aspettativa teorica di vita che si sana l'inps. Ma procurare lavoro e dignità di vita alle persone, ai giovani! Svecchiare i posti di lavoro anche attraverso forme di part time solidale laddove è possibile.
Tutte cose che gli im/prenditori famelici non vogliono e che la politica asservita concede...  

lunedì 4 giugno 2012

c'era una volta in Calabria

Archeologia di un mondo che non c'è più

immagine tratta dal libro "I braccianti in Calabria" di Ledda e Veltri
"attimi di vita contadina"  foto Ledda/Veltri
"I braccianti in Calabria" 1983

Quando la terra si lavorava con la forza delle braccia e l'aratro era trainato dai buoi i contadini vivevano di stenti e di fatica. In quel tempo l'unico sostentamento proveniva dalla terra e dalle colture che il contadino riusciva a produrre. Perciò, il suo problema non era lo spread o la tassa sulla casa e neanche la macchina e i relativi giochetti strategici di Marchionne. Il contadino pregava la Divina Provvidenza, suo unico concessionario di fiducia, affinché facesse piovere nel momento giusto così da ottenere un buon raccolto e ché non si ammalassero gli armenti, l'asino, le capre, il maiale, le galline.

Il contadino si alzava al levar del sole e, bardato l'asino, si avviava a controllare il podere sulla soma del ciuco. Dava l'acqua alle colture attraverso una serie di ruscelli d'irrigazione che lui stesso scavava nel terreno e “stagghiava l'acqua” mandava l'acqua dove era necessaria, estirpava le erbacce infestanti e raccoglieva gli ortaggi e la frutta maturata dal sole.

L'acqua del fiume o della sorgente era di tutti e le regole di buon vicinato, affinché nessuno rimanesse senza, imponevano la turnazione programmata per le innaffiature dei poderi.
Ovviamente i terreni limitrofi ai pozzi d'acqua, alle fiumare o con sorgenti proprie erano le più ricche e ambite.

Gli utensili del mondo rurale erano pochi ma necessari: zappe, vanghe, tridenti, rastrelli, “chjiantaturi” punteruoli autoprodotti con dei rami e servivano per piantare le giovani piantine. Cesti, panieri e cannicci per raccogliere e contenere i frutti o essiccarli al sole.
E poi c'erano i cocci per mangiare o contenere le provviste in salamoia, sotto sale o ricoperti con la sugna di maiale che in dialetto calabrese si chiamano: salàturi, 'nsàlatera, pìgnata, vòzza.
La brocca, (a vòzza) è un recipiente di terracotta che un tempo conteneva l'acqua o il vino oggi è un souvenir.  

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