domenica 29 novembre 2015

Lettera aperta al sindaco Abramo

Da noi si dice: “u troppu bonu è fissa...”, vale a dire “chi è troppo buono passa per fesso.
E qui, a Catanzaro si sta rasentando l'assurdo. Peggio che in quella scuola di Rozzano, nel milanese, in cui il dirigente scolastico ha deciso di sopprimere o posticipare le didattiche natalizie in chiave religiosa svolte da sempre in tutte le scuole d'Italia.


L'ospite è sacro!, ma, una volta accolto, l'ospite, deve a sua volta rispettare la cultura della terra che lo accoglie.
Sbaglia, chi pretende azioni inusuali o lesive nei confronti culturali dell'altro, sia esso ospite o padrone di casa.
Ricordando che:
L'estremismo porta inevitabilmente allo scontro. E che il lassismo di certi amministratori locali induce i più deboli alla sfiducia, se non peggio, alla diffidenza e alla paura nei confronti del diverso, non si capisce come mai ancora il sindaco Abramo e il Prefetto Latella consentano ad alcuni immigrati di spadroneggiare nelle aree cittadine.

giovedì 26 novembre 2015

Vuoi parcheggiare, devi pagare il pizzo!

Se il commissario di Roma con due ordinanze per il decoro ha “stroncato” un'attività a metà tra il folklore e lo stalking, perché a Catanzaro non si promuove un'azione analoga nei confronti dei parcheggiatori abusivi che da qualche anno fanno da padroni nei pochi spazi liberi rimasti in città?

Nel provvedimento il commissario vieta qualsiasi attività che preveda la disponibilità a essere ritratto come soggetto storico a fronte di passaggio di denaro.

Il divieto si impone ai fini della tutela della sicurezza urbana in quanto i soggetti dediti a tali attività agiscono frequentemente con modalità inopportune, insistenti e talvolta aggressive.

A Catanzaro i parcheggiatori abusivi, tutti immigrati, non sono vestiti da centurioni e non propongono fotografie in costume ma deturpano ugualmente il decoro urbano con i loro gesti e chiedono soldi per fare parcheggiare, tra l'altro, in divieto di sosta, la macchina agli automobilisti intimoriti. E non è un'esagerazione parlare d'intimidazione! Chi, d'altronde starebbe tranquilla sapendo di avere lasciato la macchina in balìa di qualcuno che potrebbe “vendicarsi” per non essere stato “accontentato”?

Siamo lì lì, ad un passo dalla cultura malavitosa che tanto indigna le associazioni e le persone colte.
Possiamo associare la richiesta di soldi, anche se si tratta di pochi spiccioli, al tanto odiato “pizzo” che i malavitosi chiedono ai cittadini impauriti?
E se, col tempo, si facessero più arditi?

Interrogativi leciti che giro volentieri al sindaco ed al prefetto della città speranzosa di risposte e fatti concreti.


Rispetto delle regole x una corretta integrazione

CATANZARO: TERRA DI NESSUNO?

Se l'immigrato è lasciato a sé stesso. 


Non è la prima volta e non sarà l'ultima che qualche testa calda spinta dalla necessità del vivere giornaliero faccia prepotenza a casa degli altri.
La vicenda di questa mattina, relativa al posteggiatore abusivo che caccia un automobilista da una zona franca qual è lo spazio libero nei quartieri cittadini, l'ho già sentita altre volte e anche il sindaco Abramo e il Prefetto ne sono a conoscenza perché altri cittadini hanno denunciato episodi analoghi.

È inverosimile che fatti del genere accadano nella tranquilla e civile Catanzaro. Ed è ancora più tragico che le “angherie” di questa gente emarginata siano perpetrate nelle vicinanze di luoghi in cui il dolore si tocca con mano: l'ospedale civile “Pugliese-Ciaccio”.
Chi si reca all'ospedale ha già un pesante fardello da sopportare e non può mettersi a litigare con gente ancora più disgraziata portatrice di dolori ancora più grandi legate a storie disumane vissute involontariamente.
Stessa cosa vale per l'area antistante la banca di Marina di Catanzaro, i super mercati, le farmacie. Laddove, appunto, si svolgono attività che richiamano grandi numeri di persone in forma di clienti e avventori.

Catanzaro tra zona blu e parcheggiatori abusivi

Quando l'abusivo intimidisce

Ehi hai lasciato la macchina là? Non può stare devo lavorare! 

Che dici? –rispondo all'uomo che mi viene dietro.

 È tua la macchina?
Sì, è mia, cosa c’è che non va?
Devo lavorare. Non può stare!
Forse intralcia i lavori. O l’accesso di qualche mezzo del cantiere. Penso, mentre ritorno sui miei passi, in direzione della macchina.
 In effetti l’ho lasciata a ridosso delle transenne di un fabbricato in via di ristrutturazione, un palazzo popolare situato di fronte lo stadio di Catanzaro, ben avvolto nella rete protettiva edile.
Il ragazzone nero, che credevo fosse un operaio del cantiere addetto a tenere lontane le macchine, mi precede. Arrivato vicino alla mia macchina si gira. Siamo a tu per tu. Ha una vistosa cicatrice sulla guancia sinistra, alcuni graffi sul volto e una ferita aperta sulla fronte.
Io lavoro. Dammi qualcosa per mangiare se no non può stare. Mi dice deciso.
Ah! Mi hai fatto tornare indietro per questo?
Che altro aggiungere? Questo è quanto mi è capitato stamattina.

martedì 17 novembre 2015

Interrompiamo la spirale di odio e violenza

Ci stanno portando in guerra

Dopo averci affamato e tolto ogni speranza ci hanno riempito la testa di terrore e indotti all'odio.

La gente semplice, che è all'oscuro di molte cose e non sa di traffici d'armi, strategie economiche e segreti di Stato, cioè la maggioranza, ha paura delle pazze azioni terroristiche che hanno sconquassato Parigi. Ha paura degli immigrati e dei profughi scappati dalla guerra e dal regime dei dittatori che si nascondono dietro la religione islamica. Signori della guerra che diffondono il Corano in modo distorto e lo plasmano a loro piacere nelle povere teste degli ignoranti incazzati col sistema attuale.

Dittatori messi a governare. 
Le politiche economiche occidentali tendono ad emarginare i deboli.
I media dell’Europa e i governi occidentali, America in testa, come avvoltoi si avventano sulle carcasse dilaniate dalle bombe e sui cadaveri, mentre continuano a vendere armi ai Paesi in conflitto e, in cambio, comprano e vendono energia, controllano le merci dei popoli sopraffatti dalla logica ferrea del mercato.

La principale preoccupazione di chi governa consiste nel salvaguardare i  grandi numeri. Uno, dieci, cento persone civili possono essere immolati, trucidati dal fuoco salvifico dei caccia bombardieri, purché si faccia capire chi comanda, chi è il più forte e determinato nella lotta contro lo Stato Islamico, l’ ISIS, e la sua distruzione per finta, visto che esistono accordi sottobanco; accordi tattici tra le potenze che gridano sdegno e, adesso, piangono i morti.

La risposta bellica della Francia in Siria ha il sentore della vendetta rabbiosa.
Chi ha dato l’ordine di attaccare la Siria non è da meno dei terroristi che hanno trucidato la gente inerme in Parigi. Anche lì, in Siria, c’è da chiedersi :
Quanti sono i civili incolpevoli colpiti dalla pioggia di fuoco lanciata dai caccia francesi?
E quanti sono le vittime della manovra economica europea e americana morte di stenti in questi ultimi anni?

lunedì 16 novembre 2015

Lavoro Svago Arte Cultura giovano e scacciano il male

Trovarsi in mezzo, essere coinvolti fisicamente o moralmente, nell'efferatezza stragista della follia, la reazione umana sembra essere quella contrapposta agli insegnamenti cristiani del porgi l’altra guancia. E come potrebbe essere altrimenti?

dedicato a Parigi
bataclan, svago arte cultura


Vedere una mattanza studiata e eseguita con fredda determinazione in nome di un Dio,( dio?), ma quale Dio può volere il male degli uomini? Di sicuro non un Dio Amorevole ma un anti-dio che domina la materia e condiziona le menti rendendole succubi del dio denaro e quanto, con questo, si può produrre e assoggettare ai propri voleri,  un dio minore e cattivo che odia e fa odiare chi ha raggiunto un grado superiore, chi si è evoluto, anche se per poco, dalle turpi passioni e sa tenere in buon conto i dogmi imposti per soggiogare i deboli e gli incolti.

Anche gli sciacalli che tacciano di “buonismo” chi è contro la guerra e la violenza in generale sono servi del male.

sabato 14 novembre 2015

Perché la carneficina di Parigi, a chi giova?

bozzetto "le parole del Papa"
courtesy M. Iannino
La carneficina di Parigi può davvero essere etichettata semplicisticamente come una guerra di religione?

Le dinamiche adottate fanno pensare ad una strategia mirata. Una strategia diabolica pensata da qualcuno che si nasconde dietro la sigla ISIS.

Tra le valanghe di parole vomitate dagli esperti interrogati dai giornalisti immediatamente dopo gli attentati, le poche frasi frammentarie pronunciate dal Papa sono rimaste scolpite nella mia mente:
questo non è umano. L'attacco a Parigi non è umano. È una terza guerra mondiale a pezzi.

Una terza guerra mondiale a pezzi di cui dovrebbero interrogarsi seriamente i “signori della guerra” che fanno affari, grandi e importanti affari sulle paure della gente comune dopo accadimenti simili, che lasciano vittime incolpevoli a terra in pozze di sangue e col corpo a brandelli per avere indossato cinture esplosive o essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato perché a qualche mentecatto avido di potere è saltato in mente di pianificare un suo personalissimo piano.

mercoledì 11 novembre 2015

Se in buonafede, il giudice dimezza i debiti

È in vigore dal 29. 2. 2012 un testo “salva suicidi”.


Ricordate? Molti imprenditori per ovviare ai debiti con lo Stato, dopo essersi rivolti a strozzini e anche banche, si sono, purtroppo, suicidati.

Lo Stato, questa volta, ha fatto una legge, la 3 del 2012, appunto, definita salva suicidi che estende i benefici, oltre agli imprenditori, anche alle famiglie fallite con procedimenti debitori in atto da equitalia.
Il testo completo della normativa è facilmente reperibile sul web. Si trovano anche molti casi di indebitamenti cancellati dal giudice.
Questo in sintesi la buona notizia che mostra il volto benevolo di uno Stato sconosciuto. Uno Stato attento ai bisogni dei cittadini incappati nella rete debitoria per effetto della crisi, con la legge 3 del 2012 ha messo le condizioni di evitare affanni e, peggio, suicidi, nelle famiglie che non riescono a fronteggiare i debiti:

un giudice può decretarne il "fallimento". È una soluzione a cui ricorrono in pochi.

È, ripeto, una legge che permette il cosiddetto "fallimento familiare", mentre tradizionalmente fino al 2012 erano solo le imprese che potevano fallire, e cioè affidare al giudice la decisione di ristrutturazione del loro debito, pagando solo in parte gli obblighi a cui erano tenute per i debiti accumulati, a fronte di una situazione che permette di affrontare questi pagamenti parziali.

La legge del 2012 ha permesso di elaborare dei piani del consumatore per famiglie che per motivi gravi (perdita del posto di lavoro, la morte di un percettore di reddito, una grave malattia o altre situazioni di difficoltà non colpevole) vogliono far fronte ai loro obblighi di debito, non possono pagare tutto il debito a cui sono tenuti, ma vogliono affrontare dignitosamente il loro dovere.

Il giudice può, una volta accertate tutte queste condizioni, imporre ai creditori un abbattimento del debito a fronte di un pagamento di una parte del totale come nuovo impegno del debitore.

venerdì 6 novembre 2015

Dopo l'allerta meteo

Necrologio al vegetale che non c'è più e all'insipienza umana.


dopo l'allerta


La sua presenza silenziosa continuava a proporsi tra le auto parcheggiate. E nonostante fosse secca da anni si ergeva obliqua tra il vecchio maestoso eucaliptus cresciuto nell'asfalto della Catanzaro periferica e le canne selvagge a bordo strada di via Magenta.

Monumento vegetale pietrificato nel regno dei morti viventi, il cui monito non impressiona nessuno, nonostante la vita fosse fuggita, coi suoi aghi e pigne arrugginite ha resistito a intemperie e degrado ambientale fino all'ultima, ennesima, notizia di allerta meteo di questi giorni.

L'esemplare di pinus pinea mediterranea, piegata dal vento e dalla pioggia, crebbe storta; fu casa e appiglio per uccelli e colombe che si rifugiarono tra i suoi rami forti odorosi di linfa e che, addormentatosi definitivamente, rimase trespolo per volatili e punto fermo per cani alfa bisognosi di marcare i propri confini territoriali.

Simile a una bella favola per bambini, abbellita poeticamente, potrebbe assurgere a metafora educativa, esemplare ciclico di morte e vita con un intrinseco valore esistenziale colma di aneddoti con un suo perché ma, al momento, vista la congettura, evitando di mistificare la realtà, può avere una qualche valenza utilitaristica solo se proiettata nelle imminenti feste natalizie e nel consequenziale, tradizionale falò.

Per il momento rimane lì, adagiata nell'asfalto tra le macchine in sosta. … a questo punto, bando alle ripetute segnalazioni fatte dai cittadini, qualcuno, i ragazzi certamente, confida nelle difficoltà organizzative degli organi preposti al decoro urbano così da potere assistere ad un magnifico poetico falò di fine anno.

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