Dipingere,
scrivere, narrare sono attività terapeutiche r/innovatrici,
catartiche.
Non
serve molto per essere in sintonia con la bellezza. Gli spiriti
liberi da sovrastrutture intellettuali devianti hanno una stanza del
tempo ovattato in cui i sogni prendono forme e espletate con onestà
mentale estrema formulano nuovi modelli linguistici aperti a
possibili dicotomie oppure no.
Creare
è una concezione dell'anima. Un'esigenza!
Realtà
liberate dagli ismi del momento che vivono il tempo storico
contemporaneo lontane dai condizionamenti della società dei consumi
e dalle “mode” imposte dal mercato dialogano sulle potenzialità
dei modelli linguistici conosciuti per avventurarsi in mondi nuovi
sulle orme lasciate sapientemente dai Maestri.
Perdersi
nello stato di quiete catartica significa chiudere i canali
ricettivi, zittire il mondo esterno dopo averne fatto il pieno. E
dopo avere raccolto messaggi e notizie: Meditare.
Meditare
non sui virtuosismi necessari per eseguire narrazioni accademiche, di
quelle esiste una letteratura infinita, ma per conferire, alla
maniera degli eterni bambini, una intelaiatura duttile ai messaggi
dell'anima.
Dare
corpo e fare nascere qualcosa che non esisteva prima dell'intervento
creativo in armonia a quanto accennato è un'attività propositiva
che necessita di umiltà.
Denudarsi,
quindi, davanti alla nascente “creazione” per amore della
bellezza e donarsi onestamente.
Il
fare creativo è un atto catartico! e prima di cimentarsi nella
scrittura o mettersi davanti ad un supporto qualsiasi per assemblare,
costruire forme plastiche. Pitturare o tracciare un semplice bozzetto
è bene porsi qualche interrogativo, domande semplici che aiutano
nell'autoanalisi e predispongono lo spirito al lavoro creativo e
chiedersi: perché lo faccio?