venerdì 29 gennaio 2016

Calabria, Mattarella Inaugura la Cittadella regionale

Un'altra giornata volge al termine e niente è cambiato nelle nostre vite.

Sergio Rizzo scrive sul Corriere della sera la nota dolente sulla “casa dei calabresi” inaugurata oggi dal Presidente Mattarella e la paragona alla reggia di Versailles per costi e sprechi.
Il giornalista mette in fila numeri, metri quadrati, dipendenti, costi e fatti della politica che ha governato fino ad oggi la Calabria.
Catanzaro, cerimonia inaugurale della Cittadella regionale calabrese
alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella

Il mostro, mi perdoni l'architetto Portoghesi che lo ha progettato, pomposamente definito la “casa dei calabresi” altro non è che l'ennesima cattedrale semi deserta costruita sull'argilla della campagna di Germaneto a circa dieci chilometri dal centro cittadino.
La sede della giunta regionale rimane un contenitore semivuoto di contenuti e dipendenti giacché la sede del Consiglio regionale coi suoi dipendenti rimane ubicata saldamente a Reggio Calabria, e sempre legata alla sede regina, sempre Rizzo, ricorda lo spreco per le spese rimborsate ai dipendenti ed ai politici che usavano la loro macchina privata per usi istituzionali.

Interventi di rito, parole e temi legati con le ragnatele dell'ormai irritante politichese come “lotta alla 'ndrangheta”, legalità, lavoro per i giovani e bla bla bla sono scesi a fiumi dai fogli scritti e hanno accarezzato le teste presenzialiste ma non quelle dei cittadini comuni (si dirà che il pubblico è stato tenuto lontano per questioni di sicurezza).
Peccato, avrebbe potuto essere una grande festa popolare dei calabresi onesti che vogliono sentire vicino lo Stato attraverso la figura del presidente Sergio Mattarella come avvenne con la visita di Sandro Pertini, Giulio Andreotti, Scalfaro e altri leader della politica sana.

E Oliverio? Beh, lui si è commosso!

mercoledì 27 gennaio 2016

Censura di Stato, il braghettone è tornato

Credevo fosse una bufala costruita da qualche buontempone per scherzare sulla falsa morale che fa da corazza a tutti noi. Impossibile, mi dicevo: non siamo più nel 1500 quando fu decisa la censura del “Giudizio Universale”, l'affresco che Michelangelo fece per abbellire la Cappella Sistina. E invece si è dimostrata una assurda quanto stupida verità. Il braghettone è risorto! E per non urtare la “sensibilità” del presidente iraniano in visita a Roma, uno o più?, zelanti ignorantoni, han fatto inscatolare le statue nude dei Musei capitolini.

"Bronzi di Riace" guerrieri, bronzi del IV-V sec. a.c.

Eppure nasciamo nudi! D'altronde, le antiche scuole artigiane greche davano il meglio del bello artistico nella raffigurazione plastica di magnifici corpi, maschili e femminili. Policleto il vecchio impresse il bello e lo diffuse assommando parti scultoree nella sua fucina e pare che i bronzi di Riace, i guerrieri custoditi nel museo di Reggio Calabria, siano usciti da lì.

Noi siamo il risultato storico della cultura magno-greca, latina, etrusca e autoctona. Va bene dimostrare ospitalità e rispetto per gli ospiti ma nascondere e annullare la propria cultura anziché sorreggerla convintamente dimostra tutt'altro!

Dimostra che ci vergogniamo dei nostri risultati estetici e culturali se, davanti alla rappresentazione plastica della sensualità erotica o meno dei soggetti scolpiti dagli artigiani o dagli artisti scevri da tabù e dogmi religiosi, poniamo schermi per occultare la storia e non offendere chi ha radici diverse.

Consideriamo, piuttosto, che se un ipotetico quanto improbabile “Creatore” avesse, nel suo pensiero onnisciente, ritenuto oscena la nudità, con la sua onnipotenza ci avrebbe dotato di braghe e camicie fin dalla nascita e non avrebbe permesso che fossimo il frutto di qualche copula amorosa (anche queste azioni, per alcuni, sono ritenute peccaminose e punibili).

Stando alle cronache, sappiamo indignarci più per un nudo che per i genocidi, le guerre politiche o di religione, gli omicidi di Stato; le impiccagioni e le pene di morte contemplate e inflitte in alcuni Stati, compreso quello retto dall'illustre ospite in questione.

sabato 23 gennaio 2016

Oliverio e la Calabria promessa

L'avevano atteso tanto, l'uomo del cambiamento.
In campagna elettorale aveva promesso che si sarebbe impegnato fortemente per combattere il malaffare, il clientelismo e avrebbe messo in atto la tanto discussa “questione morale”, della quale parlò ampiamente per primo Enrico Berlinguer, per dare un volto nuovo alla politica calabrese e ridare fiducia ai cittadini, ai giovani e alle donne, ai vecchi, ai pensionati, ai senza lavoro, agli esodati e a quelli che hanno perso il lavoro ed a quelli che il lavoro ce l'hanno e per mantenerlo devono adattarsi al mestruo giornaliero di chi comanda.

Le elezioni le ha vinte. Adesso comanda lui! E forte della sua posizione ha cambiato alcune leggi che, secondo lui, erano dei freni al suo programma. Ma queste sono questioni che non tutti mastichiamo e comprendiamo bene.
Quello che però sappiamo, dopo un anno e mezzo di governo niente è cambiato. no. Anzi qualcosa è cambiato.
È cambiata la sede (ma solo per alcuni). Adesso la casa dei calabresi è abitata da oltre 1300 dipendenti che per parcheggiare, bere un caffè, mangiare un boccone si affidano alla divina provvidenza, pregano in aramaico da quando varcano la porta di casa fino a quando devono timbrare l'entrata e le uscite (ma non tutti).

Noi che costruivamo le maschere con la carta

(l'apriscatole culturale)


Nel giro di qualche decennio siamo passati dal produrre poco e, tutto sommato, in sintonia con gli eco sistemi al produrre indiscriminatamente moltissimo inquinando il suolo terrestre e l'atmosfera.

Persino il barbiere riciclava le schedine del totocalcio vecchie. Le metteva sulla mensola davanti alla poltrona e quando doveva pulire il rasoio vi spalmava sopra la schiuma da barba appena tolta dal viso del cliente. E che dire del fruttivendolo o del pescivendolo che incartavano la mercanzia nei giornali dei giorni precedenti?
"maschere di carta"

Poi vennero gli anni di plastica e le industrie iniziarono a stampare persino i recipienti destinati a contenere gli alimenti e gli artisti fecero assurgere gli oggetti ad opere d'arte.

Eppure, come era bella la semplice quotidianità dei primi anni sessanta quando ancora sapevamo costruire i giochi e ci impegnavamo creativamente nell'assemblare i vestiti e le maschere per carnevale con i pochi mezzi che avevamo a disposizione.
Le maschere prendevano forma gradatamente da scatole di scarpe e da semplici fogli di giornali e dalle pagine dei quaderni.

Le maschere avevano forme diverse, spesso condizionate dalla disponibilità dei fogli di carta che si possedevano.
Il simbolo dell'infinito tracciato su due facce di foglio di quaderno si trasformava nella maschera di zorro e un ramo reciso opportunamente trattato diventava una spada.

Il carnevale e le altre festività erano una corsa felice verso la creatività affiancata e stimolata dai genitori e dai fratelli più grandi. E oggi?

venerdì 22 gennaio 2016

Quello che alcuni giornalisti non dicono

(L'apriscatole culturale)

Quello che per alcuni giornalisti diventa pane quotidiano per noi è la solita irritante melensa minestra riscaldata!


Per questo riteniamo inutile ripeterci. Appunto, ripetere le stesse considerazioni scritte nei post precedenti. E cioè, che la democrazia è pluralità di pensiero e che quanti fanno i saltimbanchi della politica dovrebbero essere emarginati per sempre dai posti di potere decisionale. Non serve fare nomi. È tutto sotto gli occhi di quanti vogliono vedere un futuro migliore per i loro figli e le nuove generazioni.

I partiti ed i movimenti hanno deluso le aspettative! Serve solo ed esclusivamente un apri scatola culturale che faccia meditare ognuno di noi sulle opportunità vere e sulle esigenze umane. Inutile anche ripetere che l'oscurantismo culturale semina e alimenta morti reali e viventi.

Non servono leggi speciali ma donne e uomini rispettosi l'uno dell'altro. E questa concezione cresce anche attraverso la cultura inter-razziale; la conoscenza! Il ricordo.

Ricordare la storia e le distorsioni scellerate degli uomini soli al comando di partiti unici che raggruppavano opportunisti e figli di ntrocchia che per raggiungere i loro meschini scopi non hanno esitato di compiere o lasciare che avvenissero olocausti e spargimenti di sangue.

Gli estremismi religiosi o politici si portano dietro avidi burattinai ai quali non interessa niente delle ideologie religiose e politiche. I burattinai amano il potere dell'oro e tutto ciò che fa guadagnare soldi, non a tutti indiscriminatamente ma, a loro e anche qualche briciola ai servi sciocchi.

mercoledì 20 gennaio 2016

Le carote di nonna Elena

CAROTE, NATURALMENTE SANI.

Con le carote si purifica il fegato, si rinforzano i reni, migliorano vista e difese immunitarie.




Altro che olio di fegato di merluzzo e pillole di vitamina A. la carota contiene tutto ciò che serve per farci stare in ottima salute!
Il beta-carotene, di cui le carote sono ricche, è trasformato in vitamina A dal fegato e previene, secondo gli studi condotti dai ricercatori scientifici, la degenerazione maculare e la cataratta senile.

Insomma, mangiare carote fa bene! Ma nonna Elena non credo lo sapesse dagli studi scientifici (aveva appena la licenza elementare, e di quei tempi era già tanto!) però sapeva cuocerli in molti modi per renderli appetibili anche ai golosi più esigenti. Agrodolci al punto giusto, diventavano un gustoso antipasto o un contorno, a seconda del momento.

La preparazione era ed è molto semplice. Per prima cosa si devono pulire le carote, dopodiché si mettono a bollire in una pentola con dell'acqua. Appena croccanti, si tolgono dalla pentola col ragno e si versano in una ciotola capiente. Si condiscono con aceto, olio, sale quanto basta. Si aggiunge un po' d'acqua di cottura. E, Chi ama il piccante può aggiungere aglio e peperoncino. Si cosparge sopra una copiosa manciata di mollica di pane aromatizzata con formaggio, prezzemolo o menta e si mescola. … buona degustazione! :-)

venerdì 8 gennaio 2016

tentato stupro o tentata rapina?

Catanzaro. Ore 16,30 circa. Una breve nota di cronaca dalla periferia:
Catanzaro, quartiere Corvo.

Il pianto isterico proviene da una “punto” ferma al margine del vialone di via magenta, a pochi metri dalla società dilettantistica bocciofila “corvo”, all'ombra del canneto.
Lì, solitamente è rifugio di qualche coppietta in cerca di privacy. Ma questa volta, dai lamenti, non sembra essere il luogo di un convegno amoroso.
I lamenti si fanno più intensi. La portiera si spalanca. Una figura di donna si catapulta all'esterno in preda ad un pianto isterico e grida “aiuto”.

Con voce stridula continua a gridare: aiutatemi aiutatemi. Alcuni passanti le si avvicinano. Lei stringe a sé la borsa e racconta che stava aspettando il bus cittadino e che lo sconosciuto le aveva offerto un passaggio.

Dal timbro della voce sembra straniera. Una delle tante donne che si sono spostate dall'est Europa per cercare riparo e sostegno in Italia come badanti o collaboratrici domestiche.
Prede facili per piccoli sciacalli senza scrupoli.

Mai abbassare la guardia!

martedì 5 gennaio 2016

Utopia, una parte di me

Ho una piccola stanzetta dove mi ritiro, medito e mi diverto. Dipingo, compongo cromie figurali, leggo e scrivo di arte e, quando mi va, anche di musica, teatro e letteratura.

"un angolo dello studio nel 2014
con fotomontaggio dal titolo:
io che parlo alla luna"

Nel mio piccolo mondo amo trattare il segno, la materia e il colore. Materia, segno e colore devono dialogare e rispondere alla mia intima soddisfazione plastica e estetica.

Non che il mondo dell'arte contemporanea e della creatività in genere aspettasse me! In arte si è detto, scritto e operato in tutte le direzioni possibili e immaginabili. Credo, comunque, nel mio piccolo, di essere riuscito a realizzare delle forme-pensiero accattivanti. I lavori soddisfano il mio intento di ricerca linguistica che sfocia in una sintesi semplice, ammantata di bianco.
Un bianco pacificatore che evidenzia o nasconde, suggerisce pensieri, all'occorrenza crudi, consolidati in strutture forti intrisi di vita che si fanno denuncia o poesia nel linguaggio della visione a seconda dei temi trattati.

Qualche opera è pubblicata sulla pagina di https://www.facebook.com/Mario-Iannino-Artista-pagina-ufficiale-481937165158948/ e altre su http://marioiannino.blogspot.it/ . Nell'attesa che intercetti uno spazio fisico di un qualche ente pubblico che sia davvero interessato e preposto alla diffusione e alla valorizzazione dell'arte contemporanea indipendente, chi vuole prendere visione dei lavori può interagire sul web.
Grazie e buona visione.

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