Il grande gesto di Aniceto Mamone

 


flashbach. Il gesto di Aniceto, Nino, Mamone — così spontaneo, così umano — trasforma un piccolo quadro in un grande atto di affetto. 

Questa non vuole essere una recensione critica formale ma è testimonianza della  valenza dell'uomo e pittore attraverso l'intreccio dell’opera e il suo antefatto per il modo in cui è entrata in casa e tra la collezione "Iannino", come merita:


Il titolo è implicito; Vaso di fiori. 

E' un Olio su tela, 10x15 cm, firmato:  Aniceto Mamone; con una dedica rispettosa sul retro: "Alla signora Anna, con profonda stima, datato:1981"

Un minuscolo vaso di fiori, una preziosa, immensa miniatura dipinta con mano sicura e sensibilità impressionista, si presenta come un frammento di quiete. I toni morbidi e sfumati, la luce diffusa, il gioco tra rosa, rosso e verde su uno sfondo blu-violetto evocano una serenità domestica, quasi un pensiero gentile che prende forma. Il vaso bianco, semplice e centrale, non è solo contenitore: è presenza silenziosa, come una figura che accoglie e custodisce.

La composizione è equilibrata, ma non rigida. I fiori sembrano vibrare, come se fossero colti in un momento di sospensione tra il rigoglio e il ricordo. La pennellata è libera, ma controllata, e suggerisce una padronanza tecnica che non cerca di stupire, bensì di comunicare.

L’opera faceva parte di una mostra personale tenutasi alla “Mattia Preti” sul corso di Catanzaro, dove Mamone esponeva paesaggi, scorci urbani e nature morte. Una pittura tradizionale, sì, ma mai banale: dignitosa, ben impaginata, radicata nel territorio e nella memoria visiva collettiva. In questo contesto, il piccolo vaso di fiori si distingue per la sua intimità: non è una veduta, ma una confidenza.

Il momento in cui mia moglie si sofferma davanti al quadro è già di per sé una scena poetica. Ma il gesto di Aniceto — che si avvicina, lo stacca dal muro, prende un pennarello e scrive la dedica — trasforma l’opera in dono, in testimonianza di stima e affetto. È un atto che va oltre la pittura: è relazione, è riconoscimento, è arte come ponte umano.



Quella dedica, vergata a mano, è parte integrante del quadro. Non è solo una scritta: è una firma doppia, che unisce l’artista e il destinatario in un vincolo di bellezza condivisa.


Il piccolo vaso di fiori di Aniceto Mamone non è solo una natura morta: è una natura viva, perché vive nel gesto, nel ricordo, nella dedica. È pittura che si fa memoria, e memoria che si fa dono. In un mondo che spesso mercifica l’arte, questo quadro resiste come testimonianza di un’altra via: quella dell’incontro, della gentilezza, della bellezza che si offre senza clamore.

mario iannino

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