sabato 30 ottobre 2010

Italiani: sudditi furbi o cittadini attenti?



C’indigniamo perché Berlusconi racconta barzellette in situazioni poco consone e perché non rappresenta degnamente gli italiani.
Ci scandalizziamo perché va con le donne e magari in cuor nostro, lo invidiamo perché lui sì e noi no!
Rimaniamo esterrefatti quando attacca certa magistratura schierata. E spiazzati davanti ai continui ripensamenti.
Ci lascia indifferenti l’esonero dell’ICI sulla prima casa per noi cittadini comuni e ci annichilisce l'esonero generale per gl’immobili del vaticano disseminati sul territorio nazionale, quindi chiese, fondazioni ecc. Ci avvilisce il continuo snervante appello all’elemosina, all’offerta durante le funzioni e al fiume di denaro pubblico dirottato per ristrutturare chiese piuttosto che destinarlo a progetti sociali seri mirati a superare gli ostacoli della miseria, perché conosciamo gli “affari legati alle ONLUS vicine al vaticano e no”; in barba a una grandissima fetta di persone che vive sotto la soglia di povertà e che non chiede aiuto o elemosine per vergogna, per dignità! Tra l’altro, anche se lo facessero non vedrebbero un centesimo perché la legge non lo prevede.

Succubi, assistiamo genuflessi ad abusi di potere clericale e laico.
Preti politicanti e politici 'mpretati non per vocazione o bontà ma per affari.
Zitti per paura, imbavagliati dalla viltà! Salvo poi scaricare le frustrazioni accumulate all’ombra di qualche scaltro capopopolo camuffato da officiante del bene, ci scagliamo gli uni contro gli altri in nome di una verità che nasconde il male.
La nostra viltà si manifesta nei mugugni soppressi, nelle frasi rancorose sbiascicate lontano dai padroni.
Davanti a loro elargiamo sorrisi a 54denti, stringiamo le loro mani e pendiamo dalle loro labbra, pronti a calpestarli nell’attimo della loro inevitabile decadenza e maledicendoli da buoni cristiani.

Tutto ciò può essere definita autoconservazione? O buon viso a cattivo gioco per non morire di fame?
No! È semplice sciacallaggio. Azione amorale priva di scrupoli alla stregua di quella imputata ai cosiddetti nemici del popolo.

E nel frattempo, mentre facciamo analisi e c’interroghiamo, i bisogni aumentano…
Viva l’Italia unita nei bisogni e fondata sulle falsità ideologiche.

venerdì 29 ottobre 2010

Massimiliano secondo Troisi

aore12
massimo troisi
Non si può pronunciare il nome di Massimiliano e non pensare alla gag di Massimo Troisi in “ricomincio da tre”.
Peccato che Massimo abbia scritto e sceneggiato il film “Ricomincio da tre” negli anni ’80 e abbiamo potuto apprezzare ancor meglio la sua arte che lo accomuna con il teatro partenopeo e ai centri culturali in voga negli anni 70 italiani.
Certamente, per me, Massimiliano non sarebbe stato tramutato in Ugo e neanche in Ciro; io propendo a dare spazio ai ragazzi, lasciarli esprimere, acquisire esperienze in prima persona ma, Troisi è troppo forte quando tenta di dare una giustificazione e un’impronta didattica al ragazzo e al nome che lo accompagnerà nella vita.
Troisi rappresenta se stesso in teatro e nell’esperienza con i compagni di viaggio del trio la “Smorfia”: Lello Arena ed Enzo Decaro. Il loro cabaret era lo spaccato scenico delle vicende vissute nel napoletano. Scene di antieroi che vivevano la realtà e la continuano a vivere ancora adesso giorno per giorno a Scampia come a San Giorgio a Cremano.

Peccato che è scomparso giovane, altrimenti chissà quanti altri suggerimenti avrebbe potuto elargire Massimo Troisi, con la sua aria scanzonata da eterno ragazzo timido a spasso per il mondo reale e artistico nella cinematografia italiana e napoletana, da uomo del sud, etichetta che gli stava stretta e che ha voluto rilevarne i dati “razzisti” attribuiti dalle persone ignoranti che non conoscono il cuore e la filosofia dei napoletani e dei meridionali.

Mi è venuto in mente lui perché oggi sul calendario ricorre S. Massimiliano e perché mio figlio si chiama così. Auguri a tutti, anche a te Massimo! Se pur con un nome tronco le cui radici lo accomunano con Massimiliano, ed io aggiungo, Kolbe, per la bontà d’animo tua e di quanti portano il nome Massimiliano.

giovedì 28 ottobre 2010

i misteri d'Italia e il lavoro che manca

La vita degli uomini è costellata di misteri. La storia stessa, è fitta di misteri; le azioni dei governi, ma ancor prima dei politici, che, ineluttabilmente, nascondono qualcosa ai cittadini sigillandola col segreto di Stato sono misteri.
Noi italiani abbiamo assistito al crollo della prima Repubblica; abbiamo costatato come i partiti si autofinanziavano, come gestivano le aziende pubbliche e private. Tutti noi eravamo a conoscenza del fenomeno “lottizzazione” in Rai e negli ospedali, nella scuola e nei comuni. E chi aveva un santo in paradiso, dopo avere dimostrato fede e peso elettorale, stava tranquillo lui e i suoi familiari, perché un posto di lavoro non gli sarebbe mancato.
Anche allora c’era chi issava il vessillo dei puri, nonostante gli scheletri nascosti. D’altronde erano atei per definizione, quindi non si ponevano il problema di scagliare la prima pietra sul peccatore. Tant’è che hanno scaricato tutto il peso dell’infamia su Craxi anche i cristiani.

Chissà, forse ce l’abbiamo nel dna, il raggiro, noi italiani.
Rovistando nella storia ci accorgiamo che l’unità d’Italia non è andata proprio come ce la raccontano i libri scolastici. Apprendiamo, per esempio che i Savoia, che governavano “la padania” e giù di lì, avevano le casse vuote e che si sono risollevati attingendo ai forzieri dei vinti Borboni, perché all’epoca il regno delle due Sicilie era ricco e aveva industrie e mezzi di comunicazione che giù al nord se li sognavano, se solo avessero avuto fantasia per farlo.

Ma la rovina maggiore dell’Italia sono i furbi, quelli che hanno intascato i soldi pubblici e si sono arricchiti senza sudare. I furbi imprenditori che hanno portato i soldi all’estero nei paradisi fiscali, che non hanno pagato le tasse e hanno lasciato gli italiani in braghe di tela.

E mentre i rifiuti della Campania trovano spazi da riempire in Calabria, Brunetta ci dà l’ennesima bella notizia su quanti posti di lavoro si perderanno entro il 2013: 300mila posti in meno nella pubblica amministrazione!
Vedremo mai la luce?
Se i signori a 15/17000 euro al mese, della seconda repubblica, la smettessero di litigare e si mettessero attorno a un tavolo per dialogare serenamente e varare un piano per risollevare l’economia con la creazione di posti lavoro reali, la risposta è Sì!

Renzi, i giovani del PD e la rottamazione

Renzi, i giovani del PD e la rottamazione.

Rottamare qualcosa significa mandare al macero una macchina o un utensile inservibile, qualcosa d’irreparabile, quindi, sostituire l’oggetto irrimediabilmente rotto se si vuole continuare ad avere l’utilità per la quale è stata realizzata la cosa in questione.

Il modello di vita attuale, basato su teorie consumistiche immediate e veloci, ha sovvertito alcuni aspetti del tempo lento, vale a dire, di quando il lavoro era ritenuto sacro e a compendio dell’uomo. Oggi i meccanici, o comunque gli addetti alla manutenzione generica, non riparano il pezzo rotto perché costa tempo e impegno, conoscenza profonda del mestiere e, fatti due conti, preferiscono sostituirlo con uno nuovo. Usa e getta non è più un’etichetta specifica ma un modello di filosofia di vita esportabile in qualsiasi campo d’azione. Per ultimo, usa e getta o rottamazione, come dir si voglia, ha sdoganato i rapporti con la politica di quanti non si sentono più rappresentati dai vecchi dirigenti di partito.
Ripeto: il modello “usa e getta” ha sovvertito valori inalienabili, specie se rapportati alle esperienze di vita e ai contatti umani come gli affetti, che, immancabilmente, s’instaurano persino con gli oggetti, le macchine perché associate a un periodo storico della nostra esistenza, figuriamoci con le persone che nel bene e nel male hanno guidato l’Italia o una parte dei suoi cittadini.
Chi non ricorda con nostalgia e affetto la prima macchina: l’utilitaria, la piccola due cilindri testimone dei primi incontri amorosi; l’odore di nuovo degli interni in pelle, del motore, dei primi rifornimenti a benzina super o metà normale quando in tasca c'erano pochi soldi.
Non è una questione di romanticismo e neanche d’ineluttabilità, indubbiamente il nuovo avanza ed è giusto costruirlo insieme, accettarlo, condividerlo! E per condividerlo non si può gettare l’acqua sporca con il bambino dentro. Si può, anzi, si deve andare incontro al nuovo insieme ai padri, anche se questi hanno commesso degli errori. Errori, forse inevitabili, ma comunque errori, data la situazione congetturale.

Vi sono concetti base del vivere comune che non possono essere alterati da posizioni oltranziste o da esternazioni roboanti coniugate da vocaboli perentori, altrimenti si scade in quelle forme pensiero esternate e attuate in alcune frange estremiste che rasentano la dittatura e danno vita alle biasimate epurazioni o defenestrazioni programmate. La cordata dei nuovi, i giovani, che vogliono prendere in mano le redini del PD, devono stare attenti. Se vogliono veramente migliorare la politica devono semplicemente guardare con occhi disincantati ma puri alle ideologie che esaltano la solidarietà e la fratellanza tra i popoli non ancora attuate e spendersi per questi valori.

mercoledì 27 ottobre 2010

giornalista o romanziere?

Chi non ha motivo di documentarsi o è impossibilitato a farlo non perde nulla, tanto le notizie si ripetono fino al parossismo. I giornalisti, per fortuna solo alcuni, ma bastano ugualmente a esasperare gli animi, indugiano sulla notizia morbosa, di cronaca o politica futile, mai su temi seri che interessano davvero la collettività. Se poi ci sono interessi particolari, la notizia è servita in tutte le salse a qualsiasi ora: la casa di Montecarlo, l’omicidio sceneggiato corredato di plastico, narrato e descritto in ogni piccolo particolare con attori vestiti con gli stessi panni dello zio indegno, le intemperanze dei leghisti, le zuffe puerili dei parlamentari, mentre la maggior parte degli italiani affonda nella miseria economica e, peggio, mentale.

Il marasma mediatico ipnotizza la gente. La disinformazione annichilisce. E le continue beghe non lasciano spazi alle analisi di fatti importanti. Lavori parlamentari che decidono il varo di leggi importanti per la democrazia, il lavoro, le finanze e il futuro dei giovani. Queste notizie non “interessano” al teatrino chiassoso dei media perciò, chi c’è c’è, una volta e via. Ma d’altro canto sono proprio queste notizie a mancare, appunto perché non ci sono! Ci vorrebbe la bacchetta magica con l’attuale dirigenza politica.

Per l’opposizione sembra che il problema prioritario, al momento, sia fermare il lodo Alfano, perché, dice qualcuno, tutela il Presidente del Consiglio, che tra l’altro pare voglia continuare a fare politica fino a diventare Presidente della Repubblica. Di contro, il governo ripropone ininterrottamente questo benedetto scudo giudiziario a tutela di Silvio Berlusconi. A proposito di scudo, prima c’è stato quello finanziario, che secondo alcuni non ha sortito l’effetto preventivato perché ha riportato nelle casse dello Stato poche finanze. Poi. C’è la riforma della scuola e la riforma elettorale, entrambe in fase di stallo per differenti motivi, la prima per sofferenza economica e la seconda riforma per opportunità politica. E si potrebbe continuare.

Insomma, superato un problema, eccone pronto un altro. E mentre la giostra mediatica calamita le fazioni popolane, le schiera da una parte o dall’altra sventolando falsi problemi, la casta è libera di gozzovigliare a piacimento incurante dei problemi di quanti hanno riposto in loro fiducia e speranze.

martedì 26 ottobre 2010

appunti Dada

©archivio M.Iannino
bozzetto "dada" 
Il coraggio di Duchamp e l’inerzia dei contemporanei.

La buon’anima di “R. Mutt” avrebbe detto: questo non è né un cesso e neanche una tazzina; infatti, nel 1917 presentò un orinatoio come se fosse una fontana artistica. Il gesto dissacratorio di Duchamp firmato con lo pseudonimo di Mutt diede uno scossone al mercato e ai concetti dell’arte in vigore nei primi del ‘900. Al grido di “dada”, che non ha nessun valore o significato, se non quello di rifarsi al suono che emette un neonato nel fare i primi vocalizzi, nato in Zurigo ed esportato in tutto il mondo, Marcel Duchamp, gettò una provocazione intellettuale forte che fece scalpore e non favorì assolutamente la mercificazione dell’arte e del suo concetto di arte nell’immediatezza. D’altronde come pensare di poter vendere un orinatoio per giunta usato? O tesaurizzare roba vecchia raccattata per strada o presa per pochissimi centesimi dal rigattiere?
aore12
Col tempo, i mercanti hanno saputo trarre benefici del ready made duchampiano; hanno sdoganato concetti e imbastito alte citazioni per i seguaci dell’oggetto ritrovato e riproposto sottoforma concettuale differente dagli artisti; confezionato con termini attinenti ai linguaggi visivi, il ready made trasforma in oro ciò che i re Mida della contestazione hanno esposto in tempi non sospetti per scuotere le coscienze, svegliare le menti intorpidite dalla decorazione fine a se stessa o didascalica.
Per Marcel Duchamp la pittura, ma anche la scultura, intese entrambe come linguaggio alto, non dovrebbe soddisfare un puro piacere visivo; devono piuttosto essere in stretta relazione con la materia grigia, con la mente e non esaudire la dittatura estetica dell’occhio educato quasi esclusivamente al bello classico senza alcuna interpretazione ausiliaria.

Secondo Duchamp “Gli ultimi cento anni sono stati retinici. Sono stati retinici perfino i cubisti. I surrealisti hanno tentato di liberarsi da questo e anche i dadaisti, da principio. E ancora: Io ero talmente conscio dell'aspetto retinico della pittura che, personalmente, volevo trovare un altro filone da esplorare.”

E ci è riuscito! A differenza di quanti hanno seguito le sue orme pigramente dopo essersi ritagliati uno spazio nel mercato dell’arte.

lunedì 25 ottobre 2010

delocalizzazione, nuove schiavitù e ricatti sociali

Emancipazione e indipendenza economica sono sinonimi di libertà.

Emanciparsi da qualcosa significa liberarsene, non essere schiavo; e il pensiero positivo tende a far comprendere quanto sia importante emancipare l’uomo dalla schiavitù del lavoro inteso come attività coartante che tende a indurre sudditanza psicologica negli occupati e inoccupati in cerca di lavoro remunerato.

La globalizzazione, madre delle delocalizzazioni aziendali e produttive, è usata come arma di ricatto nelle società evolute, specie laddove il potere contrattuale, acquisito con lotte e sacrifici solidali, ha portato i lavoratori a un livello di emancipazione culturale oltre che economica.

Le ultime vicende tendono a far comprendere quanto l’emancipazione culturale sia pericolosa per alcune classi dirigenti. Dirigenti formati col pallino di chissà quale dottrina e che antepongono i profitti alla solidarietà quale vera essenza dell’intelletto umano. All’uomo stesso e alla sua sacralità. Alla famiglia. Ai giovani. Alla cultura.

La situazione sociale ed economica attuale è il frutto bacato di concetti cresciuti in ambienti infetti. Ambienti alimentati da egoismi e interessi personali famelici privi di scrupoli.

Le conseguenze delle scelte politiche, economiche, produttive e culturali lo dimostrano.

I proselitismi fuorvianti allontanano le menti dalla sacralità del lavoro quale strumento gratificante che completa l'uomo e lo aiuta a crescere; a migliorarsi e migliorare l'ambiente in cui vive.

Per evitare ulteriori danni sociali irreparabili è opportuno riportare il lavoro, alla nobile concezione mentale del fare, quale atto sacrale umano che ricollega l'uomo all'ambiente nella totale dignità esistenziale.

domenica 24 ottobre 2010

turismo dell'orrore: dopo Avetrana, Haiti!

Itinerario turistico dell’orrore: dopo Avetrana rotta su Haiti.


Orde di curiosi ad Avetrana; accalcati nella campagna pugliese per osservare con i propri occhi una natura simile a quella sottocasa ma, che ha, secondo questa gente, il sapore dell’orrore perché teatro di un delitto efferato.

Gente assurda che magari non ha mai visitato parchi archeologici, goduto di una rappresentazione teatrale, letto un buon libro; speso un euro per chi ha bisogno d’aiuto ma che ne dissipa molti per una giornata a visitare luoghi di una banalità disarmante.

Gente che, senza dubbi, s’interessa delle questioni sociali solo per emanare sentenze e criticare l’operato altrui, arriva da ogni dove per visitare i luoghi di un delitto assurdo a rafforzare un turismo blasfemo mentre ad Haiti scoppiano casi di colera perché la popolazione haitiana è rimasta da sola a curare le ferite del terremoto e tentare di sopravvivere. Gente che probabilmente farà debiti o accenderà qualche leasing per andare anche lì, però dopo che il colera sarà debellato, per fare foto, commentare, raccattare una pietra come souvenir, abbracciare amici e familiari su cumuli di macerie per documentare il loro passaggio e dire: io ci sono stato!

parafrasando Luca

È disarmante come il vangelo, conosciuto come una raccolta di episodi della vita di Gesù raccontata e scritta dagli apostoli, ben si addice alla contemporaneità dei costumi umani specie laddove vigono giudizi totalitari di parte. Dove ci sono vinti e vincitori; oppressori e oppressi. Già, qualcuno dirà che la missione di Cristo è stata proprio questa; cioè battersi contro le ingiustizie e le ambiguità umane che, purtroppo a distanza di millenni persistono nonostante gli innumerevoli sacrifici subiti in nome di una pace sociale che ancora tarda a diventare normalità.

La denuncia, a tutto tondo, è contro i compiacimenti e le prese di posizione partigiane che, spesso, rafforzano l’ego individuale, consolidano posizioni di potere ma non aiutano gli ultimi e i bisognosi.

Parafrasando il Vangelo di Luca:

A che vale pregare “O Signore, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri e neppure come questo plebeo vicino a me. Io digiuno due volte la settimana, pago le tasse…”
Quando il plebeo, che rappresenta i derelitti, spinto dalla disperazione si batte per un pezzo di pane per sé e per i figli, i giovani,i senza lavoro, sotto i portoni del potere?

venerdì 22 ottobre 2010

dallo Zecchino d'oro a ti lascio una canzone

Dallo Zecchino d’oro ai nuovi programmi canori televisivi; come, ti lascio una canzone e simili.

Lo spettatore è disarmato; lo dice la parola stessa: spettatore! Cioè chi aspetta e osserva inerme le cazzate pilotate ma anche le pochissime cose intelligenti trasmesse dalle televisioni e dai vari canali comunicativi detti, genericamente, mass media, cioè mezzi di comunicazione di massa, che dietro lauti guadagni divulgano notizie.

In effetti, la gente che fa televisione vomita i propri convincimenti senza porsi molti interrogativi su come possono essere accolti dal pubblico.

Questi signori, pensano allo share, alle percentuali d’ascolto e a quanta pubblicità possono vendere se le cose vanno bene. Si assiste, perciò, a lunghe puntate di cronaca nera, alle disavventure della star di turno, al gossip casareccio, a programmi fatti con bambini e ragazzi impostati da maestri di canto e recitazione presentati come talenti in erba ma che non lo sono, e si vede benissimo dalla postura, dalla tenuta scenica e dall’impostazione professionale della voce. Tutti fattori acquisiti dopo anni di seri e forse snervanti studi salvo sporadici casi d’innate passioni di certi bambini che preferiscono lo studio del canto e della musica al gioco.
Indubbiamente è piacevole vedere una persona esprimere bene una certa professione, ecco, di “professione” si può parlare, non di passione innata o traguardi da autodidatta. E qui viene in mente la fatidica frase: fare diventare i figli ciò che non siamo noi o che avremmo voluto essere.

Credo che il business e la voglia di primeggiare a qualsiasi costo siano elementi condizionanti in alcuni e pur di avere il proprio minuto di celebrità siano disposti a qualunque sacrificio, anche negare la fanciullezza ai figli. E fino ad oggi la televisione è stata una cattiva maestra a eccezione dello “Zecchino d’oro e del coro dell’Antoniano” dove i bambini fanno i bambini e non si travestono da star. Checché ne dicano gli interessati che si sentono chiamati in causa.

Ben arrivata Greta!

©archivio M.Iannino

La prole.


Nella scala dei valori, gli affetti familiari occupano il gradino più alto in quanto a priorità emozionale e legame oggettivo.

La famiglia, pur nelle innumerevoli “incomprensioni”, fonti e cause di futili dissapori, gelosie infondate, è la tana degli affetti, dove genitori e figli si ritrovano senza mai perdersi.

Il cordone ombelicale tra genitori e figli rimane e unisce anche a distanza e la costituzione di giovani coppie prelude, attraverso le nascite, la formazione e l’educazione dei figli, ad avvalorare e rinsaldare i legami sociali.

giovedì 21 ottobre 2010

contestazioni e gestione del territorio

A una certa età i sogni, immancabilmente, incontrano la realtà e s’infrangono.

Le favole cessano miseramente di vivere; si sgretola l’angolo magico in cui abbiamo collocato i sogni.
Il mondo fantastico protetto dalla quieta forza dei sogni e la vita perfetta, lasciata proliferare in gioia e armonia tra boschi popolati da gnomi e fate, immancabilmente con l’età della ragione e le molteplici botte in testa elargite abbondantemente dalla realtà, sono rabbiosamente annullati.

Si diventa grandi! Cosicché, si confeziona un enorme pacco, conforme alla propria fantasia, si buttano dentro le utopie generazionali i momenti intensi; si sigilla e si manda al macero. Ma solo se non abiti nelle città invase dalla sporcizia e sempreché hai differenziato i sogni in: carta, vetro, plastica, umido.

A una certa età cade il mito delle cicogne che portano i bambini e dei campi di cavoli dalle larghe foglie che li avvolgono nell’attesa delle mamme.

A una certa età ti accorgi che la vita è degna di essere vissuta per quello che è nella sua interezza, a prescindere dalle incertezze pilotate o dal fato.

A una certa età, pressato dalle esigenze quotidiane, ti rompi il cazzo e mandi tutti a fare un bagno di umiltà ma loro non sono umili, sono dirigenti nazionali e ti rispondono che sei tu a non capire una cippa, che loro lavorano per te per il tuo benessere e sempre per il tuo benessere ti fanno caricare di bastonate da incolpevoli ragazzi in divisa se manifesti perché hai fame, non hai un lavoro, uno stipendio, una pensione dignitosa. In poche parole non conti un cazzo, dopo le elezioni.

domenica 17 ottobre 2010

meno fondazioni e più solidarietà

È un continuo proliferare di fondazioni e associazioni a ricordo di uomini o donne cadute per mafia, personaggi pubblici, più o meno noti, privati cittadini che vogliono far proseguire la “vita terrena” di cari e amici stretti. E ciò è un bene!, visto le missioni delle associazioni. Però, c’è sempre un però, e questa volta è consequenziale al fenomeno associazionistico commemorativo perché spesso, superato il primo momento, le celebrazioni prendono vie poco consoni rispetto a quanto prefissato.
Anche in dette circostanze, che dovrebbero essere alte, dal punto di vista culturale, gli organismi dirigenziali cavalcano gli eventi, spettacolarizzano in maniera enfatica ogni minimo sforzo. Non a caso, si assiste inermi a dirottamenti di fondi raccolti per l’infanzia o le adozioni a distanza, senza ricordare le malvagità attuate nei confronti di anziani ricoverate in strutture definite “opere pie”. Persino gli eventi naturali, le catastrofi, i cataclismi sono messi da parte dopo che i mass media spengono i riflettori e si è visto a L’Aquila, Calabria e Sicilia, Haiti, o le guerre delle zone depresse, l’Afghanistan e del terzo mondo.
Senza ombra di dubbi, se assistessimo a un numero minore di autocelebrazioni e a maggiori azioni concrete verso i popoli in attesa di aiuti umanitari, si rinsalderebbe la fiducia in quanti vogliono adoperarsi per i fratelli in difficoltà sparsi per il mondo.

sabato 16 ottobre 2010

drammatica fatalità o dramma dell'intemperanza?

Una banalissima lite in metropolitana, ma sarebbe potuta accadere altrove, ha provocato la morte di una giovane donna di 30 anni che lascia un marito, una figlia e un ragazzo di 20 anni col rimorso di avere reagito con eccesivo zelo causandone la morte.

Maricica Hahaianu, l'infermiera di 32 anni colpita con un pugno venerdì scorso nella stazione Anagnina al culmine di una lite per la fila iniziata nella biglietteria della stazione, stamane ha cessato di vivere. Il nostro più sentito cordoglio alla famiglia.

nuove povertà e vecchi bisogni

Dopo anni di gozzoviglie e di benessere generalizzato le ristrettezze economiche governano una larghissima fascia sociale. Le nuove povertà raccolgono occupati senza stipendi adeguati, licenziati, co.co.co., lavoratori in nero, sottopagati e sfruttati, tutta gente depredata della dignità di esseri umani.

Le nuove strategie globalizzanti hanno implementato i forzieri dei vecchi imperi economici e amplificato i bisogni della gente comune creandone di nuovi.

Ho visto, ma è cosa di tutti i momenti e in qualsiasi area geografica, figli più vecchi de padri. Figli senza speranze. Giovani depredati dei sogni. Ragazzi saccheggiati!, senza futuro!

Ecco un punto su cui riflettere coralmente lasciando da parte gli egoismi e le beghe sociali, politiche e economiche. Si sta aprendo una voragine enorme e se non sarà colmata al più presto, altro che diluvio universale! Dio o chi per lui non può stare alla finestra a guardare…

venerdì 15 ottobre 2010

Calabria terra di conquistadores!

"Palumbu mutu 'on po’ essera servutu… si mu dicevi prima…"

Due locuzioni popolari calabresi, ma credo che siano adottate allo stesso scopo anche in altre regioni del mondo da chi vuole eludere le aspettative di cittadini, conoscenti, amici. Insomma è un modo subdolo di rispondere alle esigenze esistenziali, culturali o meramente materiali di un amico o conoscente che davanti a momenti contingenti di difficoltà esistenziali chiede chiarimenti in merito all’impegno culturale e sociale agli organi preposti a far decollare la tanto osannata cultura e le persone che la attuano quotidianamente ma solo a parole perché nei fatti non cambia nulla, perché, nonostante i proclami, sono sempre le stesse persone a gestire l'orticello blasonato e a combinar guasconate ben remunerate prive di ricadute positive nel territorio regionale e nazionale.

Aaah! Daveru?! ‘on u sapia… ca tu puru sti còsi fai??

Questa, l’amara conclusione di un dialogo ipocrita.
Eppure, entrambi, consapevoli delle qualità dell'uno e dell'altro, conoscono benissimo i fatti e gli eventi contrabbandati per operazioni culturali che servono a promuovere pacchetti preconfezionati per elargire ingenti somme di denaro pubblico.
Nelle realtà locali si conoscono vita e miracoli di tutti, a prescindere dalle malelingue che per vocazione vomitano cattiverie su chiunque capiti sotto tiro, ma chissà per quale recondito motivo, l’amico, il conoscente o il concittadino preparato, meritevole, non è mai inserito nei programmi delle manifestazioni calendarizzate, non si attuano progetti sociali lungimiranti che coinvolgono e valorizzano tutti indistintamente, perché la cultura è al di sopra di ogni cosa. Peccato! per un attimo ho creduto nella correttezza intellettuale di certa dirigenza.

Forse c’è troppa carne al fuoco?… quindi, meglio il forestiero? Se è questa la conclusione, allora, la Calabria non decollerà mai. È e rimane terra di volgari conquistadores che arraffano e vanno via, noncuranti delle reali esigenze dei calabresi e del territorio.

giovedì 14 ottobre 2010

l'arcobaleno, il patto con Dio e l'amore della mamma

aore12
L'acquazzone ci colse di sorpresa. Non eravamo equipaggiati e per ripararci dalla pioggia entrammo nel casolare di campagna abbastanza fradici da dover mettere i panni ad asciugare al fuoco del camino. Mia madre, mentre mi tamponava con l'asciugamano, mi raccontò del diluvio universale; di come Dio volle punire Babilonia, capitale del peccato e degli eccessi goduriosi degli abitanti; del patto di Dio, dispiaciuto per l'estrema punizione inflitta agli empi, e dell'arcobaleno che incanta sempre, grandi e piccini, e suggella la promessa tra il Divino Creatore e l'uomo,  e cioè che non avrebbe mai più punito i malvagi con cataclismi universali perché avrebbe colpito anche gl'innocenti. ... i bambini sono la salvezza del mondo! mi disse stringendomi a sé.

le mezze misure

Da buoni italiani estremizziamo ogni cosa. Tra il bianco e il nero, il blu e il rosso siamo propensi a buttarci da una parte o dall’altra senza considerare le innumerevoli sfumature che partono dall’uno e s’intersecano nell’altro.
Questione politica, sociale, lavoro ecc. ecc., tutto è vissuto così specie se vi sono elementi di disturbo, tipo i giornalai di parte, che propendono a insinuare il terrore psicologico nella comunità. Lo abbiamo visto nelle ultime ore nel caso Masi vs Santoro, nell’episodio riprovevole della metropolitana romana, nello stupro in pineta a Catanzaro e via dicendo. I giornalai per vendere enfatizzano o punzecchiano fobie e morbosità, quindi titolano: extracomunitario, rumeno, zingaro per quanto concerne la cronaca; e mafioso, ’ndranghetista, colluso per demolire uomini impegnati politicamente anche quando è una falsità perché, si sa, basta insistere fino a quando si trasforma in verità nell’opinione pubblica.

Le ultime vicende vedono Masi, direttore generale rai, contro Santoro, senz’altro è un eccesso che rasenta l’autolesionismo e l'abuso di potere, l’intervento di Masi, visto il danno d’immagine ed economico che il provvedimento disciplinare causa all’azienda, e alcuni parlamentari ritengono necessario prendere spunto da questo episodio per insistere sulla privatizzazione dell’azienda pubblica. Non sarebbe meglio se invece lavorassero tutti per fare crescere le coscienze attraverso la divulgazione della cultura, dell’arte, del buon esempio così da evitare l’insorgere della tracotanza negli uomini? Certamente, se vi fossero meccanismi sociali adeguati, si potrebbe ridurre e annullare l’emarginazione; si potrebbe integrare il pensiero altro con l’autoctono, fare si che convivano esigenze differenti attorno ad un unico interesse: la socialità! Il miglioramento qualitativo della vita!

È una questione di buon senso vedere il bicchiere mezzo pieno…

mercoledì 13 ottobre 2010

quanto perde la rai senza Annozero?

Che vi sia un braccio di ferro in atto tra il dg della rai Masi e Santoro non vi sono dubbi. Ora non voglio sindacare chi ha torto o ragione ma la decisione disciplinare applicata da Masi poiché alto dirigente dell’azienda televisiva pubblica italiana che si regge con i soldi degli abbonati e con la pubblicità ha un sapore di stampo autoritario.
Io sono il capo e decido chi va in onda e chi no. Chi sanzionare e chi no!

Tutte le aziende, le grandi aziende serie degne di questo nome, hanno un contratto aziendale e in tutti gli accordi esiste sempre la possibilità d’impugnare la sanzione disciplinare da parte del dipendente prima ancora che parti la punizione. Qua, invece rasenta la dittatura dei gerarchi e a nulla valgono le prese di posizione degli utenti e del resto dei componenti il cda. Che dire? È paradossale! È un comportamento insensato che, tra le altre possibilità procura aggravi economici alla rai se dovesse far saltare ben due puntate di “Annozero”.

Questo episodio la dice lunga sulla gestione, tutt’altro che aziendalistica, di dirigenti e personaggi designati dai partiti o da lobby. Di certo, la loro presenza non serve a gestire al meglio il bene e le ricchezze comuni.

Santoro: tanto va la gatta al lardo...

Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.

E sì, Michele Santoro ha prestato il fianco e ha dato l’opportunità ai dirigenti rai di "punirlo" con dieci giorni di sospensione e relativa mancata retribuzione a partire da lunedì 18 ottobre. Il provvedimento scaturisce in seguito alla puntata d'apertura di “Annovero” per avere fatto allegorie e mandato a quel paese il direttore Mauro Masi con l’aggravio, sempre secondo Masi, di avere usato il mezzo pubblico per scopi personali. La rai, così solerte nell’infliggere sanzioni disciplinari tralascia di spiegare come mai non ha rinnovato i contratti di Travaglio e Vauro, ma si dilunga a spiegare il motivo aziendale che ha provocato l’azione e Masi afferma che:
“Il provvedimento disciplinare adottato nei confronti di Michele Santoro non può essere in alcun modo considerato riconducibile ad iniziative editoriali tendenti a limitare la libertà d’espressione o il diritto di critica. Santoro si è reso responsabile di due violazioni disciplinari ben precise.
Le violazioni, sono:
1.l'uso del mezzo televisivo a fini personali;
2.un attacco diretto e gratuitamente offensivo al Direttore Generale, per una circolare a garanzia dell'equilibrio all'interno dei programmi d’approfondimento informativo, che è stata approvata dal Consiglio di Amministrazione.
Quindi, secondo il direttore generale non c’è nessuna censura, e nessun attentato alla libertà d'informazione. “Le responsabilità di Michele Santoro sono esclusivamente di ordine disciplinare nell'ambito di precise disposizioni aziendali che tutti, all'interno della Rai, sono tenuti ad osservare. Non esistono dipendenti differenti dagli altri o zone franche all'interno delle quali è possibile garantirsi il diritto all'impunità, tanto più quando si arriva ad insultare il Capo azienda in diretta televisiva con modi, contenuti e espressioni che creano un caso senza precedenti al mondo” conclude Masi.

sì, va beh e la tanto decantata libertà d'espressione? dove la mettiamo? visto che tra l'altro stiamo parlando di una trasmissione che parla agli abbonati rai di fatti e personaggi italiani.

martedì 12 ottobre 2010

Adro, e se il dirigente scolastico...

Si è già scritto in merito alla vicenda della scuola di Adro e ci sono prese di posizioni distinte tra le diverse fazioni. Ora il dirigente scolastico, prende la situazione in mano e decide di eliminare i simboli leghisti che il sindaco ha voluto incastonare a mo’ di perle nella scuola. Che non siano perle di saggezza si è capito subito, tant’è che il primo cittadino cerca d’intimidire il dirigente scolastico, anzi lo minaccia apertamente e anticipa la sua volontà di denunciarlo qualora faccia togliere il simbolo per avere disatteso e vanificato la delibera dell’autorità comunale che ha legiferato l’introduzione degli spicchi di sole verde racchiuse nel cerchio.
In tutta questa vicenda, c’è la possibilità di lanciare una semplice idea suffragata dalle leggi dello Stato sulla scuola ancora in vigore?, e nello specifico laddove si postula di espressività come linguaggio creativo e interazione degli alunni con l’ambiente, la cultura, la bellezza e il lavoro.
Se come penso la risposta è positiva, in virtù di quanto accennato, … e se il dirigente scolastico allestisse una fucina creativa guidata da docenti e artisti per intervenire sui simboli e renderli vicini ai concetti di solidarietà e uguaglianza?

Insomma, intervenire con i linguaggi dell’arte per dialogare creativamente attorno ai simboli e alle provocazioni ideologiche, e, magari, comprendere che le diversità possono tramutarsi in ricchezze.

quando il giornalista è di parte o cerca lo scoop

La forza delle parole.


Non mi andrebbe di scrivere per contestare la faziosità o l’insulsaggine di certi giornalisti ma quando ce vò ce vò! Specie se le immagini che vedi in tv discordano interamente col commento di chi ha fatto il pezzo. Allora cerchi di minimizzare, dici ch’è di parte, tanto per finirla lì. Ma poi la notizia la risenti nuovamente da un’altra voce: il pregiudicato sferra un pugno tra l’indifferenza dei passanti e manda la donna ko per un banale litigio di precedenza alla biglietteria della metropolitana romana, stazione Anagnina. La giovane donna ora è in coma farmacologico.
Senza dubbio dispiace per la donna in coma, ma le immagini dicono chiaramente che è stata lei a inveire a parole, schiaffi e spintoni e che il ragazzo ha reagito con un pugno. Dico, se non avesse insistito, una volta chiarito, non sarebbe stato meglio per tutti? E poi, c’era bisogno che si infervorasse tanto la giornalista, chiaramente faziosa nel suo commento?
Ecco, la sua leggerezza ha condannato, più che un cattivo esempio sociale, un ragazzo che ha reagito all’isteria di una ragazza con eccessiva violenza che, secondo le parole del suo avvocato, non ha precedenti legali.
Diciamo piuttosto che l’esaurimento corre come la miseria che sta attanagliando i costumi e le casse degli italiani; non più disponibili a conversazioni chiarificatrici pacate, e che uomini e donne di qualsiasi età lasciamo che la scimmia della violenza salti sulle spalle e guidi le mani piuttosto che il cervello.

come fare soldi con la sanità

Non sono uno scienziato e nemmeno un ricercatore ma una domanda sorge spontanea in merito ai vaccini che ci ostiniamo a subire perché bombardati da una serie di notizie allarmistiche, e si è visto l’anno scorso, dopo una psicosi pilotata dalle lobby farmaceutiche che ha prodotto l’arrivo di enormi scorte antinfluenzali con relativo danno alle finanze della sanità nazionale e locale, i vaccini si sono dimostrati inefficaci e inutili. E questo la dice lunga sulla valenza medica dei prodotti commercializzati e sulla gestione della salute pubblica da parte di personaggi dominati da troppi interessi economici privati, quasi mai in sintonia con la salute dei cittadini.

Nonostante il flop dell’anno precedente, anche quest’anno, all’inizio delle prime insorgenze influenzali, tra l’altro naturalissimi giacché la natura produce gli anticorpi necessari a debellare l’infezione, la macchina mediatica si mette in moto e sponsorizza nei fatti la campagna antinfluenzale per la stagione 2010/2011. Ci dice che è' arrivato in farmacia e nelle asl il vaccino trivalente contro l'influenza; che il farmaco contiene anche il ceppo pandemico che lo scorso anno ha causato l'epidemia di influenza A e che costa dagli 8,90 euro, fino ai quasi 11, per la formula più costosa, perché potenziata. ... e chi non vuole il meglio per se e i propri cari?

lunedì 11 ottobre 2010

Maroni, 5000 euro per consigli orali

A chi non farebbe piacere avere uno stipendio di 5000 o anche 2000 euro al mese?
Secondo l’inchiesta del settimanale “L’Espresso” condotta dai giornalisti Paolo Biondani e Luca Piana, il ministro Maroni, riesce ad arrangiare uno stipendio extra di 5000 euro giustificato come “consulenze” percepiti nel 2007, mensili, per se, e 2000 euro per la sua portavoce.
L’indagine, iniziata nell’estate del 2009, è emersa solo negli ultimi giorni, quando è salito sul banco dei testimoni un ex dirigente dell’azienda Mythos e ha parlato di incassi di 60 mila euro per il ministro e di 14 mila euro per la sua collaboratrice.
la vicenda è emersa dopo la denuncia di alcuni clienti della Mythos, nel 2005, perché l’azienda pretendeva delle mazzette.
Da qui la decisione di chiamare come testimone della difesa il Ministro e la sua collaboratrice, e da ciò sono emersi i compensi percepiti dai due.

il gruppo Mythos, società che ha elargito le somme a Maroni e collaboratrice, è indagata dalla Procura di Milano per evasione fiscale, tangenti e finanziamento illecito ai partiti.
Pare che il motivo delle consulenze di cui ha beneficiato Maroni, compensi giustificati da fatture “legali”, che Maroni ha potuto compilare in quanto avvocato, non parlano di competenze legali, ma solo di consigli orali; infatti il ministro, sempre secondo l’inchiesta de L’Espresso, pare offrisse la sua professionalità per organizzare eventi mondani a Roma.
A chi tutto e a chi niente! Direbbe la buon’anima. Si, perché nel frattempo, il museo napoletano di arte moderna  “madre” sta per chiudere per mancanza di fondi; i maestri dell’orchestra di Genova, se tutto va bene si troveranno la busta paga decurtata del 30%; nelle scuole e nelle università i precari saltano il fosso e cadono nel baratro della disoccupazione. E dulcis in fundo, il sud vede gonfiare le fila della povertà a causa dei tagli e del federalismo secessionista auspicato da Bossi, Maroni e la lega nord. praticamente i puri lavoratori indefessi solo davanti a un bel piatto di rigatoni, coda alla vaccinara, pajata, polenta ma dopo avere offeso i cittadini romani e la capitale d'Italia, bruciato la bandiera della Repubblica, urlato in faccia a chiunque l'odio razziale. insomma gente degna di ricoprire alte cariche dello Stato e rappresentarlo fuori dai confini!
ma ... per fortuna che c’è Riccardo che da solo gioca a biliardo, non è di grande compagnia ma, è il più simpatico che ci sia… cantava Gaber.

con Gratteri per una società migliore

Il procuratore antimafia di Reggio Calabria Nicola Gratteri, su Radio 24, definisce “politica del giorno dopo” la decisione di mandare i militari a Reggio per rispondere alla criminalità organizzata.

"I militari sono una soluzione? No, assolutamente no, e' sempre la politica del giorno dopo a cui purtroppo i governi degli ultimi venti anni ci hanno abituato". "Bisognava prima coprire gli organici vuoti di migliaia di poliziotti, carabinieri e finanzieri - continua Gratteri -. Prima va fatto l'ordinario, poi se necessaria l'eccezionalità. E' anche una questione di costi. Se arrivano dei militari bisognerà provvedere alla logistica, all'aspetto amministrativo. Se invece trasferiamo stabilmente delle persone non dobbiamo pagare missioni o trasferte. Questi militari avranno bisogno di due mesi per imparare nomi e cognomi, il mese successivo inizieranno a lavorare e il mese dopo ancora saranno riassorbiti pian piano". Gratteri si è detto anche contrario alla proposta di schierare l'esercito nei cantieri dell’A3 Salerno-Reggio Calabria dove si susseguono attentati ai mezzi delle aziende: "Così si può limitare che salti un escavatore ma la tangente è discussa a monte, prima che si inizino i lavori. Se salta una betoniera significa che sono saltati gli accordi, ma la verità èche non esiste un solo chilometro di autostrada in ristrutturazione in cui ogni locale di 'ndrangheta non voglia la sua fetta.
Dalle indagini in corso non c'è un solo chilometro esente da questo problema". E ancora: "Da gennaio a oggi abbiamo arrestato mille 'ndranghetisti e in questo momento ce ne sono liberi 10mila nella sola provincia di Reggio Calabria. Come si fa a dire che la 'ndrangheta è in crisi?".

L’attimo più intenso, Gratteri lo ha toccato quando ha parlato della sua esperienza da calabrese, costretto, nella vita da magistrato, a fare arrestare vecchi compagni di scuola: "Purtroppo erano ragazzi sfortunati, nati nella famiglia sbagliata. Io ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia onesta, umile ma di grandi valori morali e mi sono salvato. Se fossi nato in una famiglia di 'ndranghetisti oggi sarei sicuramente un capomafia. Essere della 'ndrangheta non e' una scelta, e' una cultura, una religione, un credo. Ci si nutre di cultura mafiosa fin dalla nascita: quando un bambino di 4-5 anni vede i Carabinieri che gli sfondano la porta di casa per portare via il padre o lo zio trafficante di cocaina, il bambino identificherà lo Stato nello sbirro che gli porta via il padre".
C’è poco da aggiungere! Questa è la verità! Se lo Stato vuole davvero mettere in crisi la criminalità organizzata deve fare una cosa semplicissima: creare posti di lavoro e sviluppare la cultura della legalità intervenendo sulla scuola, l’arte e i processi formativi tout court con i fatti e non coi proclami elettoralistici.

domenica 10 ottobre 2010

Armare o no gli aerei in missione di pace in Afghanistan?

Armare o no gli aerei in missione di pace in Afghanistan?

Dieci anni di guerra preventiva in Afghanistan per contrastare il terrorismo talebano nel resto del mondo. Tanto dura l’impegno delle truppe ONU mandate in Afghanistan dopo il drammatico attentato dell’11 settembre alle torri gemelle di New York.

Dieci anni di guerriglia condotta dai talebani. Anni di guerra che hanno decimato diversi ragazzi delle truppe alleate americane, inglesi, spagnole e italiane. Ragazzi in missione di pace che hanno portato e scortato viveri, limitato i danni ai civili e al governo Karzai.
Dopo l’ultimo attentato, eseguito con rudimentali bombe artigianali dai guerriglieri oltranzisti, contro il convoglio italiano, che hanno fatto quattro vittime e un ferito grave, il ministro La Russa s’interroga se è il caso di armare con bombe gli aerei e gira l’interrogativo al parlamento.

Sono intuibili la tensione politica e lo sconforto dei familiari dei caduti. Comprensibile lo sdegno e le varie tesi che accompagnano quest’altro lutto italiano in terra straniera, ma, evitando di fare della dietrologia sterile, è necessario rivedere le strategie dei governi impegnati in Afghanistan e comprendere chiaramente che non sono le bombe a evitare gli attentati improvvisi compiuti con bombe rudimentali o kamikaze.
Né, tantomeno, si può pensare di uscire di scena senza una strategia precisa, d’altronde si è visto di cosa sono capaci i talebani quando sono padroni del campo e il trattamento che riservano ai nemici.
Visti i fatti, allo stato attuale, è da rivedere l’intervento delle truppe in Afghanistan e analizzare le strategie insieme ai paesi interessati, specie con quei governi che hanno aperto la guerra preventiva. Loro possiedono uffici d’intelligence appositi. Noi possiamo dire che non serve armare con bombe gli aerei in missione di pace!

sabato 9 ottobre 2010

Afghanistan, morti 4 militari italiani

Afghanistan: morti 4 soldati italiani.

Secondo le S. Scritture, quando Gesù capì che era arrivato il momento di divulgare il Verbo non armò eserciti ma si mise a predicare alla gente. Viaggiò da villaggio a villaggio. Predicò la pace, la comprensione e l’amore. Le sue parole toccarono i cuori; amici e nemici aprirono spiragli di speranza e varchi di carità al prossimo. Moltiplicò i pani. Sfamò il corpo e l’anima. Bussò ai cuori. Resuscitò i morti.

L’esercito Cristiano, il suo esercito, armato di fede e amore, divulga ancora oggi, fiducioso l’uguaglianza e l’amore universale. I dodici apostoli, varcati i confini della Palestina, con la sola forza della parola e dell’esempio, sono riusciti a contaminare il mondo raccontando il Vangelo.

Dalla morte di Gesù, avvenuta sulla croce, sono trascorsi 2010 anni.

Purtroppo, nonostante si ricordi e s’insegni la vita di Gesù in ogni momento, specie nelle celebrazioni sacramentali, il Suo Sacrificio sembra vanificato dalla turpitudine progettuale di certe azioni che nulla hanno a che vedere col sacro amore. E, mentre ci si arroga il diritto d’intervenire nelle vicende private e nelle sovranità di stati terzi, con l’intenzione, solo dichiarata all’opinione pubblica, di portare pace, legalità e democrazia, nella propria casa bivaccano sobillatori, mistificatori e guerrafondai.

Si abbia almeno il coraggio e l’onestà di definire i fatti per quello che realmente sono mentre si piangono i ragazzi morti nella “missione di pace” in Afghanistan; si abbia la determinazione politica di portare gli eserciti nelle loro sedi naturali e si dia agli afghani la possibilità di costituire un loro Stato Sovrano privo d’ingerenze esterne.

venerdì 8 ottobre 2010

il giornale: nemici!

A chi serve il killeraggio mediatico?


Dopo la polemica sorta attorno alla vicenda “Marcegaglia” che, pare, abbia svelato un'altra birichinata dei dipendenti de “il giornale”, molte sono le prese di posizione.
C’è chi grida allo scandalo e chi invita alla calma. Chi reputa incivile l’intervento della magistratura e i metodi investigativi adottati per smascherare vessazioni, malaffare, monellerie, e chi si schiera a favore delle intercettazioni telefoniche.

Gli attori principali della vicenda, chiamati a chiarire alcuni aspetti, hanno negato ogni addebito. Feltri ha detto di non sapere nulla, che non stava facendo niente perché non gl’interessava la Marcegaglia. Sallusti è caduto dalle nuvole e Porro si è incazzato e ha preteso la pubblicazione di tutta la conversazione perché secondo lui era solo uno scherzo.
Nel frattempo,
“Il Giornale” annuncia: domani uscirà un dossier su Emma Marcegaglia.
Quattro pagine sul presidente di Confindustria!

Allora non era uno scherzo! O forse sì. Uno scherzo come quello fatto al direttore Boffo che gli è costato le dimissioni da direttore dell’avvenire o il tormentone sulla casa del cognato di Fini condotto con metodi poco ortodossi che ha deviato le attenzioni dell’opinione pubblica su cose futili per intimorire Fini.
Sono garantista e non mi piacciono i veleni gettati addosso a chiunque. Destra o sinistra intese come forme di potere politico non esistono nel mio lessico. Esiste ed è curata bene la pianta della ragione che induce a scavare a fondo nelle vicende discordanti specie se intaccano l’onorabilità delle persone e delle istituzioni democratiche. Detto ciò, auspico una bella ventata d’aria nuova. Che pulisca le menti e induca tutti a lavorare per il bene comune prima che sia troppo tardi. E se qualcuno è a conoscenza di fatti o faccende poco chiare che possano danneggiare la collettività le metta a disposizione degli organi preposti piuttosto che usarle come arma di ricatto.

giovedì 7 ottobre 2010

le potenzialità represse dei social forum

Approssimazioni e disillusioni nei social forum.


Checché se ne dica, face book e i social net in generale sono delle enormi voragini senza fondo dove ognuno butta dentro quello che ritiene interessante.
Superato l’aspetto contenutistico iniziale delle piattaforme sociali, s’incontrano persone, attività commerciali, personaggi e fatti che si annidano sotto fantasiose etichette: culturali, politici, di costume, insomma, vi sono contenitori di vario genere che assommano creatività e fare umano. Aspetti, questi, che, spesso, servono a trasformare numericamente la massa informe acefala dei seguaci in pesi specifici spendibili sul mercato dell’appariscenza per cert’uni o relazionali per altri. Se così non è, qualcuno deve spiegare la presenza virtuale di personaggi controversi, dei quali è inutile farne menzione, lo dimostra il fatto che questi signori hanno come unico scopo il rastrellamento di qualsiasi tipo di utente.

Unico dato certo è che l’insalata mediatica debba essere condita con spezie piccanti, altrimenti non interessa nessuno! Che fare? Niente!
Semplicemente prendere il social network come un giochino, un passatempo per trastullarsi, svagarsi un po’ e scambiare quattro cazzate con gli amici senza contare, però, sui valori amicali. Nient’altro! Con buona pace di quanti hanno auspicato presupposti più alti nonostante la piazza pulluli di nomi e attività blasonate.

Salvo sporadici casi, il web non ha creato luoghi d’incontri polivalenti ma vetrine con piedistalli in perenne fase manutentiva, peggio dell’A3 Salerno Reggio Calabria, comunque, veloce nell’implementazione, data la tecnologia in atto.

shock in diretta tv: a chi l'ha visto, il ritrovamento di Sarah

I notiziari di oggi fanno il punto sulla vicenda della ragazza di 15 anni, Sarah, scomparsa da casa da circa quaranta giorni. Vi sono alcuni aspetti barbari in questa vicenda dell’assurdo. Il primo aspetto riguarda l’ambiente, che per l’ennesima volta è familiare alla vittima. Paradossalmente la famiglia non è il clan solidale, protettivo, teorizzato e auspicato da sociologi e educatori ma, purtroppo, è l'ambiente entro il quale prospera il declino morale. Luogo funesto e teatro di trappole molteplici, compreso quella mediatica, giacché si concede speranzoso al mezzo di comunicazione di massa popolare per avere notizie. Niente da eccepire! Ma in questo caso il paradosso più eclatante è rappresentato dal modo plateale di far conoscere i tragici fatti alla madre e ai telespettatori grazie al collegamento televisivo con i luoghi investigativi istituzionali.

Federica Sciarelli, conduttrice di “chi l’ha visto?” la trasmissione investigativa che segue molti casi di gente scomparsa e che aiuta tanta gente a ritrovare i congiunti, questa volta ha fatto flop in diretta proprio mentre lo zio di Sarah confessa l’infanticidio, perché di questo si tratta! (una ragazzina di appena 15 anni con in testa ancora il mondo ovattato delle favole non può essere considerata diversamente!) la Sciarelli, dicevo, comunica alla madre di Sarah l'amara confessione rilasciata dallo zio nell'attimo stesso in cui crolla e dichiara agli investigatori di essere stato lui ad ucciderla perché rifiutato.
Non serve aggiungere altro per immaginare lo shock emotivo della madre.
Per gli altri:
Rabbia, angoscia, preghiere e pensieri d'amore, i sentimenti che accompagnano il triste epilogo di una giovane vita.

la città dei ciechi

C’è paura e diffidenza tra la gente.
La situazione sociale contingente, l’assenza di idee e l’asocialità inducono a stare lontani dalle discussioni corali che fino a qualche anno addietro infervoravano gli animi e davano il via a interminabili tavole rotonde attorno alle quali si confrontavano adulti e ragazzi cresciuti con ideali alti, politici, religiosi o laici. Oggi il libero pensiero è insabbiato nella melma della politica urlata e nei comportamenti ambigui dei suoi esponenti.
Nella città dei ciechi l’orbo è il capo!

mercoledì 6 ottobre 2010

amici, conoscenti, o cosa?

Rapporti interpersonali, amici, conoscenti o cosa?

Tiziano Ferro si racconta e dichiara la sua gayezza col sorriso. E mò? Dico al popolo che glie frega dello stato emoormonale (sta per emotivo ormonale) di Tiziano? Va bèh che ormai non si capisce più niente e i rapporti sono basati sulle esteriorità invece che sui principi della solidarietà e dell’amicizia. A proposito! Oggi ho incontrato un compagno d’infanzia, uno di quelli che fai l’oratorio, giochi a pallone e fai teatro. Era da tanto che non lo vedevo e nel mio immaginario lo ricordavo solare; anche oggi mi ha salutato con trasporto ma il suo sguardo volava sopra di me come a volere mantenere un certo distacco. Lui ben vestito, ben rasato, con la sua borsa da manager. E io in tuta, barba di tre quattro giorni e senza borsa da manager imprecavo perché il bancomat era momentaneamente fuori uso.

martedì 5 ottobre 2010

Mattia Preti o i contemporanei in Calabria?

aore12
M. Preti, S. Giovanni con autoritratto
Mattia preti o le generazioni contemporanee per il rilancio della cultura in Calabria?

Tra flussi e riflussi, la storia si ripete a dispetto delle aspettative di rinnovamento enunciate dai programmi politici e culturali: comitati scientifici, mostre museali e vecchiume consacrato da tempo, che, stando ai fatti, nulla apportano in termini di affluenze e ricchezza nel tessuto economico imprenditoriale territoriale, e quanto già fatto nel passato lo dimostra, sono riproposte ciclicamente.

La mostra sui fratelli Preti, Mattia e Gregorio, con Francesco Cozza, altro pittore del ‘600, realizzata con il contributo del Comitato Nazionale per le celebrazioni del III centenario della morte di Mattia Preti, organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Storico Artistici ed Etnoantropologici del Lazio, in calendario nel 2009, tra Roma e Catanzaro ancora aleggia nelle atmosfere del San Giovanni.

Eppure, l’assessore alla cultura Mario Caligiuri, oggi ha ripresentato all’esecutivo regionale calabrese, che ha deliberato la costituzione del comitato scientifico per le celebrazioni del Quarto Centenario (2013) della nascita di Mattia Preti, appunto, l’ennesima celebrazione a un mondo mummificato mentre l’arte è in fermento, propone, sviluppa e dissacra scientificamente vecchi teoremi.

Teorie e pratiche pittoriche, quelle del Preti, indubbiamente, consacrate dalla storia dell’arte, che fanno testo e illuminano le menti ma, e questo è il suggerimento, è necessario guardare alla contemporaneità e al futuro; ai giovani! Divulgare i linguaggi artistici contemporanei, fare crescere le nuove generazioni e coinvolgerle in progetti possibili che diano fiducia e guardino al futuro pur con un occhio al passato.

Nelle intenzioni di Mario Caligiuri, il comitato deve lavorare affinché la cultura mondiale s’interessi alla figura di Mattia Preti e valorizzi la ricchezza dell’intero patrimonio culturale della regione Calabria. E se invece puntasse sui contemporanei e li aiutasse a entrare nel mercato?
Con un comitato così si partirebbe senz’altro in pole position.

Vittorio Sgarbi, presidente,
Guglielmo De Giovanni Centelles, Accademico Pontificio di Belle Arti e Lettere, Nicola Spinosa, Soprintendente Speciale per il Polo Museale Napoletano; Maurizio Marini, storico dell'arte; Alessandro Zuccari, docente universitario della Sapienza; Luigi Tassoni, professore a Pe'cs in Ungheria; Paolo Arrigoni, collaboratore del Ministero per i beni Culturali; John Spike, critico d'arte; Mario Buhagiar, professore di Storia dell'Arte all'università di Malta; Domenico Romano Carratelli, Coordinatore degli Assessorati alla Cultura della Conferenza delle Regioni; Fabio De Chirico, Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici; Alessandra Anselmi e Giovanna Capitelli professoresse dell'Università della Calabria; Giuseppe Valentino, Direttore del Museo di Taverna e Giuseppe Mantella, maestro di restaurato e conservazione di opere d'arte.

confini impercettibili tra malavita e società civile

Catanzaro: regolamento di conti o gestione del territorio?


Oggi i mezzi meccanici nel cantiere della parrocchia sono fermi. I bracci delle pale meccaniche sono piegati in giù, appoggiati alla mano di ferro, pressano il terreno nell’attesa che qualcuno dia loro vitalità. Tutt’intorno, lo scavo di drenaggio e la rete di protezione delimitano il futuro campo di calcio della parrocchia che ha già circa 800 entusiastici atleti, tra ragazzi e bambini, in attesa del nuovo rettangolo di gioco.
Ma ecco giungere l’imprevisto, che allunga i tempi e mette a repentaglio la vita di chi ci stava lavorando. La cronaca di oggi riporta l’attentato avvenuto ieri sera. Gli inquirenti stanno investigando e noi, che viviamo nel quartiere, rimaniamo sbigottiti davanti a simili fatti di cronaca. Mai e poi mai potevamo immaginare che potesse accadere una roba simile in un cantiere dove il lavoro, inteso come prodotto finito, è destinato alla crescita dei ragazzi.

L’esile confine tra il bene e il male è stato abbattuto da qualche tempo, lo testimoniano le cronache, e ora anche da noi si assiste a episodi d’irrazionalità che servono a preservare l’egemonia di un territorio, del lavoro e della sua gestione.

lunedì 4 ottobre 2010

cz, corvo,quotidianità e incuria in periferia

aore12
Catanzaro, corvo, giardini pubblici
Parlare dei mali o delle distorsioni sociali è come disquisire sul sesso degli angeli. Non si arriva mai a un’analisi esaustiva che induca a una soluzione vera e faccia concludere gl’interlocutori con un “bene, siamo riusciti a risolvere un problema trascurato o sottovalutato”.
Dico questo perché mentre sto scrivendo una girandola di sirene spiegate anima e irrompe nella falsa quiete della periferia catanzarese. Il tam tam è immediato nel web. Subito si sa che hanno sparato a un uomo di 60 anni dietro la chiesa del Quartiere corvo, già il nome è tutto un programma. Un quartiere dormitorio che, secondo gli amministratori degli anni 70, 80, sarebbe dovuto diventare Catanzaro 2, la perla della città corredata di centro commerciale, parco giochi, giardini pubblici, farmacie, uffici postali, banche. Niente di tutto questo! Unico dato certo è l’incuria in cui versa da sempre. Non siamo a livello delle periferie degradate delle grandi metropoli ma poco ci manca!
C’è la parte delle case popolari e quelle dell’ex parcheggio comunale e c’è la zona delle cooperative; il palazzetto dello sport, un parco giochi e un giardino pubblico infestato dalle erbacce, dagli animaletti e da bottiglie rotte.
Tutto sommato è un quartiere quieto, non violento. Un dormitorio, nel senso che di giorno non si vede anima viva ma, se per questo, neanche di sera, perché la gente è in città o a fare qualcosa nei centri commerciali sorti altrove. D'altronde, se anche per una raccomandata, un farmaco o un operazione bancaria si deve andare fuori dal quartiere, come si può vedere qualcuno? Oddio, di tanto in tanto si vede qualche ragazzotto che fa il giro in macchina con lo stereo a palla; si sente qualche moto, un ruggito di motore; i fuochi d’artificio sui tetti delle case popolari, qualche furto in casa, ma nel complesso, è un quartiere tranquillo. Sì tranquillo… con tantissimo verde.

popolo viola e pseudointellettuali contro il berlusconismo

Popolo viola, sinistra e pseudointellettuali per abbattere il berlusconismo. Una buona fetta delle menti "impegnate" contro un malcostume sociale che è cresciuto nel tempo anche grazie a loro.

E' la ricetta giusta?


Mentre una parte degli italiani si mobilita per dire no alle manovre del governo perché non risolvono la crisi ma la peggiorano perché causano altre perdite di posti di lavoro nella scuola, nelle fabbriche e nell’indotto, situazione, questa, vissuta in prima persona dai contestatori, una piccola schiera di “intellettuali” analizza la situazione contingente e lancia una “sfida al berlusconismo”. Si tinge di viola e ne elenca i mali; dichiara solenni proposte d’intenti ma non va oltre. Anche l’opposizione si dice scandalizzata, stanca di assistere allo scempio della democrazia però sta ferma, no!, anzi lancia le solite accuse ma non fa nulla di concreto. Non presenta un piano di recupero economico, morale e d’immagine al paese e al Presidente della Repubblica Napolitano. in poche parole non ha il coraggio di sfiduciare apertamente il governo.

Non c’è che dire, ancora una volta si rasenta il grottesco! Anziché studiare strategie che aiutino a superare e risolvere la crisi economica ci si avventura in deliranti masturbazioni mentali. Si coniano nuove ideologie: il berlusconismo, appunto, e si lascia in soffitta il buon senso per correre dietro alle storielle, vere o presunte mentre la nave affonda. In simili situazioni le accuse o le invettive sono aspetti secondari e non risolvono i problemi che stiamo vivendo in Italia e nel mondo: Grecia, Spagna, Francia, Brasile, Argentina, Afghanistan e si potrebbe continuare all’infinito, rifare il giro completo come un ritornello per non vedere cambiare niente e incontrare sempre e comunque l’aspetto inquietante che accomuna i destini degli uomini: intolleranza e avidità!

dopo il sorriso il pianto: le barzellette di Berlusconi

Non c’è ombra di dubbi, Berlusconi è davvero simpatico.

Ho riso molto leggendo l’articolo del Corriere.it che riportava le barzellette dette durante l’incontro di ieri col popolo della libertà: “vogliono mandarmi a casa, ma dove? Ne ho più di venti! Non saprei dove andare.” E poi giù, a seguire quella su Di Pietro, la Bindi.
Devo dire che credevo peggio, forse perché condizionato dalla frammentarietà delle notizie estrapolate dai vari media, ma, una volta letto per intero le notizie, convengo che lo show deve essere stato davvero simpatico e, in quanto a humour, Berlusconi è imbattibile.
Peccato che in me sia ancora presente l’amarezza delle notizie diffuse da Jacona con la trasmissione sul futuro dei piccoli e medi industriali e sulla delocalizzazione delle fabbriche con relativi posti di lavoro in Svizzera a causa della politica di Tremonti. Purtroppo le preoccupazioni restano e non si vedono spiragli di riprese economiche e lavorative. Oggi a 40, 50 anni si è fuori da qualsiasi tipo di mercato del lavoro, intellettuale, artigianale e semplice facchinaggio.
Avrei goduto maggiormente delle battute di Silvio Berlusconi se tutto ciò fosse stato davvero risolto, o, anche in fase di risoluzione. Ma non è così. E dopo il sorriso, l’amara realtà: dieci euro, solo dieci euro in tasca, disponibili per la spesa odierna.

domenica 3 ottobre 2010

Belpietro come Montanelli?

“Tutto potevo immaginarmi tranne trovarmi qualcuno fuori dalla porta di casa mia. L’idea che ci fosse qualcuno sull’uscio di casa non è molto tranquillizzante. Sembrano gli anni di piombo: siamo tornati alle aggressioni ai giornalisti”. Queste le parole del giornalista al tg1. ma neanche io, e questa è una mia pecca, potevo immaginare che Belpietro fosse così pericoloso per le organizzazioni criminali da essere posto sotto scorta.

Naturalmente, tutta la solidarietà a Belpietro, sempre che il fatto sia vero, perché d’acchito, stando a quanto divulgato dai media, si riscontrano diverse anomalie che hanno dato esilaranti spunti a scanzonati utenti di social net. ripassando le notizie, come se non bastasse, salta fuori che un attentato analogo, capitato sempre al solito agente Alessandro N. quando proteggeva il procuratore Gerardo D’Ambrosio, pare che non abbia convinto neanche il Procuratore stesso, visto che anche allora, Alessandro N. è stato il solo e unico testimone.

Premesso che simili azioni vanno denunciate e isolate non a parole ma nei fatti, con comportamenti ed esternazioni pacate specialmente dai personaggi che occupano i mezzi di comunicazione di massa, c’è da chiedersi: a chi fa comodo quest’atmosfera di guerriglia che ricorda la guerra fredda tra usa e urss?
Fino a qualche anno addietro, lo ricordo per i più giovani, il mondo era diviso politicamente tra queste due superpotenze che, per portare avanti i rispettivi disegni economici, politici, culturali, diramavano attraverso i servizi segreti notizie che tenevano in fibrillazione l’opinione pubblica; ma oggi, nell’era della seconda repubblica, quindi con una classe dirigente politica nuova (?) perché rispolverare vecchie strategie della tensione anziché lavorare per un mondo migliore mediante la divulgazione di notizie pacate ma vere, non faziose, che non reggano il moccolo a questo o quel politico?

sabato 2 ottobre 2010

Adro: quando a governare è l'ignoranza

Va beh ho sbagliato: ti ho fatto fare dei mesi di carcere perché ho valutato male la legge e ho abusato del mio mandato. Va beh, mo ti libero… però chi paga le spese del tuo soggiorno in carcere?

È un paradosso collegiale nei comuni gestiti da persone senza cultura. Persone che sarebbe curioso vedere dall’altra parte della barricata. Nella zona grigia dei diseredati e molto più semplicemente nello stato d’indigenza vissuto da incolpevoli emigranti italiani e no; costretti fuori di casa dalla necessità. Anche se, loro, sicuramente avrebbero saputo reagire con l’arroganza che li definisce alle avversità.

Adro è diventato, nonostante i cittadini dabbene, un paese simbolo di grettezza. Altro che sole delle alpi. Sarebbe come acconsentire ai sindaci dichiaratamente socialisti di marchiare le strutture e i mobili con i simboli della sinistra vicina al loro ideale: dalla falce e martello, al sole nascente, al garofano.
O anche, e perché no, con la svastica per la destra.

Adesso, il sindaco di Adro si pone un problema: chi paga per la rimozione dei 700 simboli disseminati nella scuola? Come chi! Testina! Lo stesso o gli stessi che hanno deliberato la cagata più grande che mente umana potesse partorire nel 2010 in una Repubblica Democratica.

usa e getta, consumismo industriale

aore12
Gino Bramieri, testimonial moplen


LA PLASTICA!


Negli anni del boom economico il mercato dei consumi veloci si arricchisce di  nuovissimi ritrovati industriali derivanti dal petrolio che sostituiscono alcuni prodotti ferrosi.
Sorgono numerose industrie di trasformazione e nei negozi s’iniziano a vedere oggetti dalla foggia familiare, allegri, colorati; utensili, casalinghi costruiti con materie plastiche, leggeri, economici e pratici.

Chi non ricorda la pubblicità del simpaticissimo Gino Bramieri “signora guardi ben che sia fatta di moplen!” quando faceva da testimonial a utensili, costruiti con termoplastiche, leggeri, robusti e dai prezzi contenuti? La praticità d’utilizzo e la durata, fece sì che molti artigiani, come gli stagnari, iniziassero a intraprendere vie di diversificazione lavorativa. Anche gli utensili del barbiere, rigorosamente in acciaio temperato, furono soppiantati dalla plastica.
Mario Iannino, la stanza, 2007
Dennis Oppenheim, installazione, parco archeologico, 2009, Catanzaro
Insomma vi fu davvero una rivoluzione innovativa negli usi e nei consumi di molti artigiani e no; oggi, il barbiere, non affila più la lama del rasoio alla striscia di cuoio, appesa affianco allo specchio e lo stagnaro non riveste gl’interni di vasche e caldaie con lo stagno.
Gli anni 60, tra le altre rivoluzioni culturali, danno i natali ai cosiddetti prodotti di largo consumo “usa e getta”, che, una volta utilizzati e, consumati, penso ai rasoi per la barba, diventano inservibili, non riparabili. il loro ciclo vitale è esaurito! da ciò la definizione usa e getta coniata negli “anni di plastica” in virtù del fatto che ebbe inizio l'era dei prodotti a derivazione chimica del polipropilene isotattico.

I prodotti chimici dell’industria plastica assumono connotati differenti nella concezione intellettuale degli artisti e nell’immaginario comune. I primi, nel contestare l’invasione massiva dei prodotti ne denunciano l’esasperante quanto inutile uso. La denuncia culturale, diventa momento di lavorio trascendentale, gioco creativo che annulla e sovverte l’utilità oggettiva iniziale del manufatto ed entra a far parte dell’universo artistico contemporaneo.

I secondi, vale a dire i consumatori, nell'adoperare i prodotti, implementano industria, produzione e smaltimento, spesso condizionati dalla pubblicità delle case costruttrici piuttosto che dalle esigenze e dai bisogni reali.

venerdì 1 ottobre 2010

isee, agevolazioni, respingimenti e intemperanze razziali

ISEE, cos’è? Possibile che non si possa adoperare un metodo più semplice per calcolare il reddito reale familiare che consente di accedere a determinati servizi erogati dallo stato come la riduzione o l’esonero delle tasse scolastiche, universitarie, sgravi nel servizio sanitario, nell’acquisto libri e altro?
Che so, potrebbe essere inserito già nella dichiarazione dei redditi. Invece sembra che i cervelloni preposti a studiare meccanismi semplici per migliorare la qualità della vita dei cittadini facciano di tutto per ingarbugliare le poche certezze che ancora resistono negli ordinamenti pubblici.

Fino ad oggi abbiamo assistito all’azione folkloristica del ministro che brucia e abbatte muri di cartone, ministri che si alleano per incasinare ulteriormente la scuola; scissioni di partiti per acquisire potere decisionale e, per ultimo, ma non ultimo in quanto a importanza, a tantissime intemperanze di personaggi che dovrebbero rappresentare degnamente gli italiani ma che, è più forte di loro, non ce la fanno a stare composti dignitosamente a guidare i loro accoliti.

Nel frattempo si è pensato di creare la figura di ministro all’accoglienza per gli extraterrestri, semmai arrivasse qualche navicella spaziale all’improvviso, mentre alcuni pezzi dello stato cacciano gli extracomunitari e i comunitari senza lavoro, imbrattano scuole pubbliche con simboli di partiti politici locali.

Ma gli extraterrestri sono più avanti di noi. Loro non si fanno abbindolare. Ci osservano dall’alto e quando vogliono divertirsi, spengono i motori delle navicelle e guardano lo spettacolo offerto gratuitamente dal teatrino terrestre. Tranquilli, nessuno di loro è così sciocco da scendere tra noi. Più che l’ambasciatore della terra serve un ambasciatore per, la terra.

sbirciando qua e là

sbirciando qua e là
notizie e curiosità
non vendiamo pubblicità. Divulghiamo BELLEZZA ...appunti di viaggio...at 12 o'clock post in progress
AMBIENTE CULTURA TERRITORIO EVENTI e elogio della BELLEZZA ...appunti di viaggio... at 12 o'clock post in progress
non vendiamo pubblicità. Divulghiamo BELLEZZA ...appunti di viaggio...at 12 o'clock post in progress
non vendiamo pubblicità. Divulghiamo BELLEZZA ...appunti di viaggio...at 12 o'clock post in progress

Post suggerito

Le seduzioni dell'arte

Mario Iannino, 2007, a scuola di seduzione C'è un universo abitato da più categorie di persone che lascia spazi a gestualità inusu...

a ore 12 ... ...at 12 o'clock ... post in progress, analisi e opinioni a confronto
a ore 12 ... ...at 12 o'clock ... post in progress ... analisi e opinioni a confronto
a ore 12 ... ...at 12 o'clock ... post in progress, analisi e opinioni a confronto

Sulle tracce di Cassiodoro

Sulle tracce di Cassiodoro
Flussi e riflussi storici

SPAZIO ALLA CREATIVITA'

SPAZIO ALLA CREATIVITA'
La creatività è femmina

un pizzico di ... Sapore

Un pizzico di ---- cultura --- folklore --- storia --- a spasso tra i paesi della Calabria e non solo. ---Incontri a ore 12 Notizie & ...Eventi ...at 12 o'clock... Opinioni ... works in progress, analisi e opinioni a confronto
Itinerari gastronomici e cucina mediterranea

Cucina Calabrese

Cucina Calabrese
... di necessità virtù
a ore 12 ... ...at 12 o'clock ... post in progress, analisi e opinioni a confronto

post in progress

a ore 12 ...accade davanti ai nostri occhi e ne parliamo...at 12 o'clock post in progress
e-mail: arteesocieta@gmail.com
...OPINIONI A CONFRONTO ...

...OPINIONI A CONFRONTO ...

POST IN PROGRESS

Dai monti al mare in 15' tra natura e archeologia

A spasso tra i luoghi più belli e suggestivi della Calabria

Da un capo all'altro

Da un capo all'altro
Tra storia, miti e leggende

UN PONTE

UN PONTE
SULLA IR/REALTA'

Per raggiungere le tue mete consulta la mappa

ALLA SCOPERTA DELLA CALABRIA

ALLA SCOPERTA DELLA CALABRIA
PERCORSI SUGGERITI

Translate