martedì 31 marzo 2015

Renzi i partiti e l'arroganza del potere

All'epoca dell'unità d'Italia la lingua più parlata in campo nazionale era il dialetto, i dialetti. Forse per le troppe differenze linguistiche, negli anni, alla classe dirigente non riuscì quello che Massimo D'Azeglio pare avesse intenzione di fare e cioè “fare gli italiani”.
"bianco" per gentile concessione dell'autore M.Iannino

Secondo gli storici fu lui, Massimo Taparelli, marchese d'Azeglio nonché scrittore, pittore, patriota e politico torinese a dire “abbiamo fatto l'Italia ora dobbiamo fare gli italiani”.
Da buon torinese, pare abbia detto anche “... la fusione coi napoletani mi fa paura; è come mettersi a letto con un vaiuoloso!”.

venerdì 27 marzo 2015

Il Jobs act è una bufala

Questa è una divagazione superficiale se guardata con gli occhi dei politici che apostrofano con leggerezza di populismo gli uomini e le donne che badano alle cose concrete e che non accettano di buon grado le scelte fatte da Renzi con lo scopo di “aiutare” le imprese, vedi jobs act che tradotto significa piano per il lavoro.

Cos'è in sostanza il piano per il lavoro? È una sorta di bonus, uno sgravio fiscale per le imprese che assumono lavoratori. E come avvengono gli sgravi fiscali, chi paga e chi soffre per il mancato introito delle somme non versate dalle imprese nelle casse dello Stato?
Tranquilli. Ancora una volta paga il sud!
Quel geniaccio di Renzi, la sua squadra di governo ha fatto una cosa semplice. Ha dirottato i fondi europei destinati al sud alle imprese che assumono lavoratori per i primi tre anni.

mercoledì 25 marzo 2015

Eni gas e luce dov'è il risparmio?

Governo. Incapacità o progetti mirati?


Può una donna o un uomo d'affari, piccolo o grande imprenditore, governare gli eventi a favore della collettività dimenticandosi delle aziende che ha guidato, dei soci e degli affari privati toccati dalle leggi dello Stato?

le bugie di Renzi e l'ambiguità di Guidi

lunedì 23 marzo 2015

Legge elettorale Calabria rischio incostituzionalità

 Oliverio decade? Si torna a votare?


Come si sa, in base alle modifiche operate in sede consiliare, Wanda Ferro è rimasta fuori dal consiglio regionale della CALABRIA. 


Il tribunale amministrativo regionale in risposta al ricorso della Ferro invia le carte alla Corte Costituzionale per chiarire alcuni aspetti della legge elettorale calabrese modificata all'ultimo minuto da un consiglio esautorato da tale funzione per le note vicende legate all'allora presidente Scopelliti.

Che significa per il neo presidente Oliverio e la sua minisquadra?

domenica 22 marzo 2015

Welfare, la politica abdica. Francesco punta i problemi

Napoli, 21 marzo 2015,

che dirti, caro amico. Papa Bergoglio ha commosso i napoletani.
Il suo incontro con la città è iniziato da Scampia. Il quartiere delle vele noto alle cronache per il degrado sociale e culturale enfatizzato dai media negli anni precedenti si è commosso alle sue semplici e toccanti parole.

Napoli, Scampia, Papa Francesco circondato dai bambini

sabato 21 marzo 2015

Pensioni, negate e irraggiungibili

La pensione? Per i sessantenni e per lo stuolo dei non tutelati è diventata un miraggio irraggiungibile.

gli effetti speciali di Boeri e del governo Renzi

La tanto amata e voluta Europa Unita da Prodi, Napolitano e compagni, ha decimato vittime tra i lavoratori dipendenti. Ha tolto le tutele spicciole e quelle importanti come il lavoro e ovviamente la pensione che sarebbe maturata con i versamenti da lavoro nelle casse dello Stato da parte dei lavoratori.

Il meccanismo delle pensioni non è poi tanto complesso. E Tito Boeri, economista, critico con le manovre del prof Monti, oggi presidente dell'INPS, allunga l'età pensionabile, la tende come un elastico e porta la soglia a 66 anni e 7 mesi ed in seguito, vista l'attesa di vita dei cittadini, a 70 anni nel 2019.

venerdì 20 marzo 2015

Bray lascia. Lupi si dimette

Com'è strano il nostro Paese.
C'è chi si dimette per onestà intellettuale o forse perché disgustato da come la maggioranza degli elementi che affollano Monte Citorio intende il servizio politico e chi mette la colla resistente a qulunque scandalo.

Oggi il sole e la luna sono i veri protagonisti di una danza davvero speciale. L'eclissi durerà all'incirca dodici ore. Ma quanti staranno col naso all'insù e si staccheranno dai rumori mediatici che arrivano dagli scandali congenitamente cancerosi scoperti all'interno del mastodontico affare Expo?

L'ex ministro ai beni culturali Massimo Bray si dimette. Invia una nota alla presidente della Camera Laura Boldrini e pacatamente spiega che preferisce tornare alla Treccani, tra i libri.

giovedì 19 marzo 2015

Tunisi, attentato al museo, follia e stupidità

L'uomo è il peggior nemico di se stesso.
Se penso ai disastri ambientali che avrebbe potuto evitare se solo avesse voluto ed a quelli causati dalla cupidigia e dalla stupidità mi viene da dire che di umano non è rimasto niente nella cassa cranica di quello che si pensa essere l'evoluzione naturale dell'homo erectus.

Gli attentati, le guerre, gli assalti e le incursioni razziste o religiose dei kamikaze, le violente aggressioni verbali, le strategie politiche che tendono a fregare il prossimo sono il segno dei tempi sprecati a tessere piani contro la natura divina dell'uomo.

A sud di Catanzaro tra teorie e bisogni reali

periferia
Non che a Milano si stia bene o si viva meglio che a Catanzaro ma quando la città si espanse a sud, tra i quartieri di Santa Maria e Catanzaro lido, gli amministratori di allora presero ad esempio l'edificazione di Milano 2, quella costruita da Berlusconi, tanto per capirci.

Si parlava di piscine, scuole, banche, ufficio postale, parco giochi, un centro commerciale e tantissimo verde.

A distanza di 35 anni, salvo l'edilizia popolare e lo spazio verde naturale, niente di quanto enfatizzato progettualmente è stato realizzato. No no, ora che ci penso negli ultimi anni è stato realizzato il parco giochi, è stata fatta persino pulizia laddove dovrebbe essere un luogo sociale d'incontri e riposo: il giardino pubblico!, e tagliato le canne che infestano i marciapiedi senza però togliere la terra che la pioggia accumula ai bordi, sui marciapiedi e nelle strade.

mercoledì 18 marzo 2015

Europa, Italia. Cambiare leggi? No mentalità!

Non mi va di dare voti a Renzi e a chi governa insieme a lui. Tanto, la musica non cambia. E lo abbiamo visto per quanto riguarda gli scandali e le gratifiche personali a ministri, parlamentari e partiti politici.

I partiti politici hanno pieno potere decisionale nella gestione dello Stato. Sono loro, i segretari dei partiti politici, che decidono sulle leggi da scrivere e fare rispettare. E sono sempre loro che decidono le grandi manovre nelle operazioni pubbliche. Dalla legge elettorale all'etica spicciola comportamentale che trova sempre il “marchese del grillo di turno” che calpesta regole e uomini.
Mentre i privati, quelli che contano, pochi ma potenti, suggeriscono l'agenda della gestione finanziaria ed economica che poi si ripercuote nella popolazione, produce ricchezze o povertà.

La povertà si vive tutti i giorni. La si percepisce per strada. Si tocca con mano ed ha un profumo acre, la miseria degli uomini che hanno concesso privilegi a pochi e restrizioni a molti.

Mi tornano in mente le parole di una donna analfabeta ma toccata dalla bontà di Cristo, ogni volta che vedo qualcuno rovistare tra gli scarti alimentari o che fa molta attenzione ai prodotti in sconto nei negozi.
Mamma Natuzza si esprimeva con parole semplici che davano il senso vero alle azioni umane: “chi non soffre e non patisce non capisce”.

martedì 17 marzo 2015

La truffa arriva via e-mail

Ciao,

ho recentemente acquistato un metodo molto costoso per guadagnare su Internet. Il metodo funziona davvero!!!

Ora, in un giorno guadagno più denaro di quanto molti ne guadagnano in un mese.

Le mie statistiche per oggi. Ho guadagnato €570 in 40 minuti. Fico, vero?

Questo metodo funzionerà per circa 2 mesi. Io ho 2 inviti gratis; vorrei condividerne uno con te, solo non dirlo a nessun altro.”

Che cuore! Hai visto mai un amico così altruista? Mi dà l'opportunità di guadagnare 570€ in poco più di mezz'ora! E solo a me personalmente!
Però adopera il condizionale. Mi scrive “vorrei condividerne ...”. che faccio? Lo assecondo? Seguo il link o lo mando a fare in culo?
Beh, io lo lascio perdere. Lo ignoro e segno la mail come spam.

Buona giornata anche ai piccoli patetici imbroglioncelli che smanettano in internet.



lunedì 16 marzo 2015

Il valore della vita

Un uomo, solo, ma in compagnia di un dolore interiore enorme, ha scritto la parola fine.
Il dramma, maturato lentamente nella sua testa, si è consumato l'altro ieri in un paese jonico catanzarese: Montepaone.
Tra le mura di casa, ha teso una corda e … giù.
Stanco di una situazione personale creatasi nell'apatia generale di quanti dovrebbero tutelare e gstire la società civile ma seguita con attenzione morbosa e punzecchiata dal piacere voyeristico dei media ha ceduto alla umana debolezza: la depressione.

La Catanzaro civile è con Franco Caruso

Catanzaro dà il benvenuto a Franco Caruso


La libertà è un bene da proteggere.
È singolare, per non attribuire aggettivi più pesanti e diretti a quanti indossano e si nascondono dietro le maschere istituzionali, la mobilità di una città dormiente come Catanzaro tirata in ballo strumentalmente da alcune frange politicizzate ma culturalmente retrograde.

L'elenco delle disfunzioni sociali e strutturali sarebbe lungo per una città come Catanzaro e altri dovrebbero essere i problemi da risolvere nell'immediatezza ma pare che, per il coisp e qualcun altro che ha fatto della politica un lavoro come tanti, il caso eclatante sia la docenza conferita a Franco Caruso nella facoltà di sociologia all'Università cittadina Magna Grecia dagli organismi universitari preposti al reclutamento degli insegnanti.

domenica 15 marzo 2015

Oliverio, dalle parole ai fatti

Dopo lo sfacelo targato Scopelliti che, con la geniale modifica apportata alla legge regionale, è riuscito persino a fare rimanere fuori dal consiglio regionale la candidata di FI alla presidenza Wanda Ferro surclassata di misura da Mario Oliverio, siamo in zona rossa, o, forse, è più opportuno dire rosata visto l'annacquamento dei valori che contraddistinguono la sinistra al governo.

Come ben si sa, Oliverio si è insediato da qualche mese. Ha voluto fermamente le dimissioni dei dirigenti regionali (che sono rimasti comunque a comandare e prendere decisioni sui destini dei calabresi) e ha nominato una sofferta quanto minuscola giunta.

giovedì 12 marzo 2015

Caso Berlusconi Ruby, in giustizia è fatta?

Berlusconi è stato assolto.

La cassazione ha deciso che Ruby era, all'epoca dei fatti, maggiorenne e parente stretta di Mubarak e che, sempre Berlusconi, non ha approfittato del suo status telefonando alla questura per il rilascio di Ruby e farla affidare alla Minetti ?

Dimenticando la satira mondiale che all'epoca dei fatti ebbe a disposizione tanto di quel materiale di fare ridere anche gli struzzi, potrei anche dire che mi sta bene! sì. Mi sta bene questa soluzione adottata dai giudici della cassazione milanese.

domenica 8 marzo 2015

Tradizioni valoriali tra crisi sociali e austerità

Avevate le scarpe!


Sì avevamo le scarpe, consumate … rotte, ormai. -risposi all'ospite che osservava incuriosito e commentava la foto sulla scrivania. Va be', stavate meglio di me e di tanti che non ce l'avevamo per niente. Ma eravate di lutto? Chi era morto? Mio padre. Risposi secco. E mi sovvenne alla mente Maria, la figlia di zia Rosina che faceva la sarta e insegnava a tagliare, cucire e risistemare gli abiti vecchi alle ragazze del paese. L'attività sartoriale e la propensione all'insegnamento che svolgeva al piano terra della casa le valse il titolo di “maistra”, maestra. Lei cuciva di sana pianta, risvoltava e aggiustava i vestiti ai paesani. E ovviamente anche a noi. Riusciva a dare nuova vita alle stoffe. Trasformava magistralmente cappotti, giacche, pantaloni, camicie e gonne.
Fu lei che cucì e riadattò i vestiti neri e i nastrini da tenere sui risvolti del bavero delle giacche per il tempo necessario alla celebrazione del lutto familiare.

sabato 7 marzo 2015

Eroica quotidianità al femminile

Donne coraggiose


La vita è una ruota, diceva mia madre.
La vita, appunto, coi suoi alti e bassi impone scelte immediate. Scelte, a volte dolorose ma necessarie per sopravvivere.

Con la morte nel cuore, mia madre si trovava ad un bivio, doveva decidere se accettare una nuova proposta di matrimonio oppure darsi da fare. Mettersi in gioco. Indossare i pantaloni per amore dei figli e trovare un lavoro. Uno qualsiasi purché onesto e dignitoso.
Lei riteneva inopportuno risposarsi. “Sono ancora feconda, -diceva argomentando il suo diniego in famiglia e al pretendente- e poi, che ne so che tipo di persona mi metto in casa! E se dovesse maltrattare i miei figli? no. Ho promesso a Vincenzo che sarebbe stato il primo e l'ultimo e così è!
Era consapevole degli ostacoli che avrebbe dovuto superare ma non si scoraggiò. Lei, una donna sola, ancora giovane, in un mondo di uomini avrebbe dovuto lottare e lo fece!

venerdì 6 marzo 2015

Calabria, tra alti e bassi

Come eravamo.


LA FAMIGLIA TIPO.

Diventa quasi un obbligo, per i calabresi, ricordare il nome del padre attraverso il figlio. Rinnovare il nonno paterno chiamando il primo figlio maschio col suo nome e il secondo con quello materno, è una tradizione che ancora oggi qualcuno rispetta.

Nonno Carlo ebbe quattro figli. Tre donne e un maschio. Inutile dire che il maschio era il centro delle sue attenzioni e quando morì in guerra soffrì moltissimo. Ma non lo fece vedere. Non era dignitoso per un uomo maturo piangere o dimostrarsi tenero.
Fiore, questo il nome del maschio, rinnovava la memoria del padre. Rosina si portava dietro il ricordo della mamma e poi c'era Angiola Peppina e Gesa che rinnovavano, in ordine di tempo, la nonna materna e la zia paterna.

giovedì 5 marzo 2015

Nonno Carlo

Sul comò, in camera da letto, mia madre aveva raggruppato le foto dei nonni e degli zii. Il centrino ricamato li raccoglieva in una sorta di spazio dedicato alla preghiera e al ricordo.
Il fratello di mamma, in divisa, morì non so dove in guerra, lasciando la giovane moglie e il figlioletto soli.

Quando la guerra finì, il governo italiano promosse accordi politici con gli Stati ricchi di materie prime ma povere di maestranze. Ebbe inizio il primo grande esodo. Francia, Germania, Svizzera, Americhe, Argentina, Brasile e anche il nord Italia furono mete dei nostri padri e nonni.

Nonno Carlo, mi raccontò mia madre, partì per le Americhe in cerca di fortuna ancor prima. Lui, come si diceva una volta, era un benestante prima che maestro di musica e in paese lo rispettavano tutti.
Anche le figlie erano rispettate e, raccontava mia madre, che anche lei, se pur ancora ragazzina, a quel tempo era ossequiata e siccome era d'uso tra i paesani togliersi il cappello in segno di saluto anche in assenza degli ospiti, lei sorrideva all'inutilità degli inchini fatti all'aria e al niente dagli uomini rimasti in paese. Ma questi erano gli usi e i costumi dell'epoca di mio nonno.

Purtroppo oltre al rispetto, generato dalla cultura ossequiosa e sacrale legata alla terra, non c'era nient'altro in quel paesino di quattro case e una chiesa. La crisi toccò proprietari terrieri, latifondisti e artigiani.

La terra non dava più i frutti necessari per il sostentamento delle famiglie numerose e gli artigiani non avevano committenze. Cosicché, gli uomini in forze raccolsero nelle valigie di cartone gli effetti personali e partirono verso nuovi mondi, certi di alleviare la fame e la miseria dei congiunti suffragati dagli accordi politici post-bellici tra il governo italiano e gli Stati in via di sviluppo; così ebbe inizio il primo grande esodo.

(Segue)
(ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale)

La signora del pane

Strettamente personale.

Se non fosse per le macchine che s'incontrano (poche a dire il vero) per le strade del piccolo paese dell'entroterra calabrese, la sensazione è quella di vivere un fermo immagine in un luogo senza tempo dove la semplicità dei costumi regna sovrana.
Almeno questa è la sensazione che vivo. Salta ai miei occhi la sobrietà e la praticità delle donne infagottate con indumenti pratici. Gli stessi che usano in casa vanno bene anche per uscire. Le donne sembrano prive di rimmel, rossetto o altro, tranne le ragazze giovani che vestono i leggings e, appena, un filo di matita sugli occhi.

Siamo mentalmente ma non geograficamente ben lontani dalle piazze affollate. Qui le donne s'incrociano e chiacchierano davanti al piccolo negozietto della strada principale. sussurrano di fatti quotidiani e dei piccoli acciacchi personali o degli anziani genitori che curano, vivono con loro o abitano nelle vicinanze.

Altro che grandi magazzini o impersonali mega super centri commerciali dove facilmente si perde l'orientamento e si fatica a rintracciare la macchina. Qua basta scansare le strisce verticali in plastica della tenda contro le mosche, scavalcare il gradino e sei subito dentro a tu per tu con la signora del pane che si muove abilmente nel piccolo budello che divide il banco espositore dalla scaffalatura del pane.
Un metro e mezzo per due, ad occhio e croce. Il banco contiene qualche pizzella, dei saccottini alla cioccolata e dei taralli in quantità limitate.

Quant'è? Chiede la cliente. Du'e vvinti. (due euro e venti centesimi).
In un clima surreale, la commerciante tende la mano, alza un foglio di carta sottile di colore beige, uno di quelli che si avvolge il pane, e allinea le monete sul ripiano della cassa aperta.

Diciti … (dite)
Due pizzelle, separate, due panini e un pane casareccio ben cotto.

Voliti chissu bellu atu? (volete questo che è bello alto?). Sì va bene. Grazie. Quant'è?
Quattru e sessanta. (4€ e 60 cet.).
E qui subentra la poesia visiva:
Porgo alla signora una banconota da cinquanta euro. La poggia sul banco. Scosta il grembiule. Sgancia due spille da balia e apre la tasca della gonna protetta dal grembiule. Estrae due banconote da venti euro, poi si gira verso la cassa, prende da uno scomparto la banconota da cinque euro e infine solleva il foglio di carta e raccatta le monete.

Eccuvi! (ecco a voi, il resto è sottinteso).





mercoledì 4 marzo 2015

Calabria, Mario Oliverio alla riscossa

Oliverio dice: non mi interessa assumere l'incarico di commissario ma esigo che il commissario risponda a me sulle problematiche della sanità calabrese che sono stato eletto con oltre il 6o% dei voti dai calabresi per fare il presidente della Calabria e tutelare il territorio.

E fin qui non fa una piega. Quindi, volendo prendere per buone le sue motivazioni che ha ampiamente spiegato in conferenza stampa, affiancato dai sub commissari Pezzi e Urbani nominati dal governo Renzi che hanno appogiato la sua richiesta di aprire il concorso nella sanità per evitare di trovarsi davanti a casi drammatici come è già successo in altre regioni, s'intuisce che c'è in atto una guerra interna al PD. E il silenzio di Renzi lo conferma

Lui. Matteo, il re dei cinguettii, che smanetta anche quando è in consiglio dei ministri, è difficile immaginarlo immobile, salvo che non abbia infiammati i tendini … ma no!, uno come lui attiverebbe la funzione vocale e trasmetterebbe messaggini vocali pur di smentire o mettere all'angolo i nemici.

Battute a parte, c'è la necessità di capire come stanno le cose.
Capire se Oliverio è davvero il paladino buono senza macchia e senza vergogna che non accetta compromessi e non asseconda gli interessi dei gruppi di potere come ha lasciato intendere oppure se sta giocando un ruolo politico all'interno del suo partito.
Ribadisco. Lui ha detto di no. Che è interessato solo al bene della Calabria. E ci voglio credere, perché ne ho bisogno.
Ho bisogno di credere che ancora c'è qualcuno onesto intellettualmente e che ha abbracciato la politica per il bene della comunità.
Se Mario Oliverio è tutto questo, e ribasdisco ci voglio credere, deve fare attenzione!, perché il malaffare, la doppiezza si annida anche nelle formazioni blasonate che non si fanno mancare i titoli, che sanno vendere bene la loro mercanzia affiancate dai comitati scentifici e dai media.

Melfi, Marchionne attinge al jobs act

I mezzi di comunicazione di massa concentrano le attività du due fatti eccezionali:
marchionne

primo, le assunzioni che Merchionne fa a Melfi. Il dg ex fiat, ora fca, parla di 1900 posti di lavoro grazie al jobs act. E, guarda un po', a Marchionne piace Matteo Renzi. Gli piace la sua politica e per questo ha intenzioni di regalargli una bella costosa macchina rossa per tenere su il nome del cavallino.

Meno felici sono i lavoratori costretti a turni massacranti e pare che già alcuni operai abbiano abbandonato l'idea del lavoro nella fabbrica del soddisfatto Marchionne.
Gli schiavisti del terzo millennio fanno man bassa e offrono lavoro a tempo determinato ma solo applicando il jobs act!
Ma ci sono anche mamme esasperate e pur di portare avanti la famiglia fanno domanda di assunzione e sono discriminate per l'età, troppo a vanti negli anni rispetto ai requisiti previsti nel jobs che prevede una forbice tra i 18 e i 30 anni.

Non per populismo, ma viene da chiedersi: se Renzi soffrisse o avesse sofferto in passato un'esperienza analoga, e quindi turni logoranti, viaggi lunghi e brevi ma carichi di stress sui mezzi pubblici e su sgangherate utilitarie, insomma lavorare le 40 ore piene e con le ultime energie tornare a casa, avrebbe imposto questa legge sul lavoro? Sarebbe stato più attento alla qualità della vita dei lavoratori o avrebbe comunque leggiferato a favore degli imprenditori?

Che ci siano stati errori nella gestione passata e forse abusi all'interno delle sigle sindacali non vi è dubbio ma da questo a capovolgere la storia e vantarsi di essere riusciti ad eliminare l'articolo 18 e stralciato lo statuto dei lavoratori ce ne vuole.
Da noi si dice: u gurdu non capisciu mai u dijunu. Chi è sazio non capisce chi soffre la fame.


martedì 3 marzo 2015

Decisioni forti. Oliverio incontra i lavoratori

vibo valentia, manifestazione per il lavoro

Su questa vicenda sono disposto ad andare davanti all' Aia, (corte internazionale di giustizia) dice Mario Oliverio a Vibo Valentia. Me ne assumo la responsabilità!


Così si esprime il presidente della Giunta regionale Mario Oliverio, nel corso dell'incontro con i lavoratori dell'ente intermedio, l'ex amm.ne provinciale, alla presenza dell'assessore regionale al Lavoro Carlo Guccione e del prefetto di Vibo Giovanni Bruno.
Sono in tutto 380 i dipendenti che da giorni stanno attuando un forte protesta per chiedere il pagamento delle quattro spettanze arretrate e che, insieme ai lavoratori delle aziende Gam, Marenostro, Infocontact e Italcementi, hanno installato dei tendoni in piazza municipio a simboleggiare la grave situazione occupazionale in atto nel Vibonese. , e sono lo specchio della Calabria.

Sblocca il turn over negli ospedali di Reggio, Cosenza e Catanzaro per 100 addetti alla sanità per dare ossigeno ai gravi problemi che si sono accumulati e apre il cantiere dell'ospedale di Vibo Valentia per ammodernarlo secondo i criteri voluti dalle recenti disposizioni.

Mario Oliverio commuove per la veemenza che mette nell'esternare i sentimenti suoi e di quanti hanno a cuore le sorti della Calabria. La sua forza sta nel dire con fermezza quello che pensa e cosa può fare per togliere dagli affanni l'ente regione. È deciso! Non intende sottostare alle logiche fallimentari fin qui adoperate che hanno provocato voragini inimmaginabili nel bilancio regionale.
Fa bene a non accettare le decisioni calate da Roma, quindi Renzi o chi per lui. Basta con le nomine ministeriali di emeriti conosciuti che hanno fatto del male alla nazione e alla Calabria.

Lui dice “ci metto la faccia. Se sbaglio, sbaglio io. Voglio essere io a prendere le decisioni per una terra che conosco e scommettere sul futuro di chi governo...”.

Le sfide che deve affrontare sono molte e dai mille volti. Deve fare attenzione. Ma anche se dovesse sbagliare, il posto e il compito dei calabresi onesti è di stare al suo fianco, sorreggerlo moralmente perché se passa inutilmente anche questo momento, per la Calabria non ci sarà futuro.

Vai presidente! Fatti sentire e rendici partecipi delle sfide che incontri. Noi saremo al tuo fianco.

Sanità, strategie politiche sulla pelle di cittadini

Torniamo a parlare di sanità in Calabria.

Sembra stia accadendo quanto descritto in maniera lampante nel detto calabrese “i ciucci si 'mbriganu e i varrili si sdoganu”. Cioè: gli asini litigano e nell'impeto della lotta si rompono i barili e le otri che portano sulla soma.

La telenovela, come l'ha definita Mario Oliverio sembra non avere fine. Nel frattempo arriva, nella giornata di lunedì a Palazzo Chigi, un parere dell’Avvocatura generale dello Stato, recapitato anche all'Avvocatura distrettuale dello Stato di Catanzaro su richiesta del governo, che chiude all'investitura del governatore Mario Oliverio in ossequio all'ultima legge di Stabilità che ha introdotto una norma che vieta la coincidenza tra la figura del commissario con quella del presidente della regione commissariata. Cioè, come dire, non c'è compatibilità tra le due figure.
Paradossalmente, da questa vicenda escono con le pive nel sacco e ne fanno le spese, per non dire una brutta figura politica, proprio quelli che sono al governo della regione da qualche mese e ancora stanno a tessere questioni di lana caprina sulla pelle dei cittadini e degli ammalati calabresi. Insomma si sono impantanati tra veti incrociati e guerre intestine.

Dal canto suo, la Lorenzin pare stia aspettando decisioni da Renzi. Lei non avrebbe problemi a nominare Urbani commissario, lo stesso che è stato consigliere tecnico della Polverini e che ora è sub-commissario. Ma, come dire, sarebbe una resa politica se ciò avvenisse. E per questo, improbabile.

A questo punto, Mario Oliverio, potrebbe suggerire un nome autorevole che capisca di sanità e bilanci economici, magari pescando tra gli universitari, docenti o tecnici. Attento però a che non si dimostri, tale nomina, un flop peggiore delle precedenti e delle quali stiamo pagando lo scotto.

La toppa sul pantalone

Un buco. Un piccolissimo insignificante buchetto è stato trasformato in un quadrato gigante di diverso colore.

Napoli. Inverno del 1964. Fine settimana in collegio, tra i salesiani di don Bosco. Sono trascorsi troppi anni. Eppure, mi sono svegliato con quei pantaloni davanti agli occhi.
Pantaloni grigi, di lana, grigio chiaro, per l'esattezza, con una toppa nera sul ginocchio destro. Ma freschi e profumati.
Forse non sono miei! Penso tra me. Avranno sbagliato in lavanderia. Ma, la matricola: è mia! Che sarà successo? Il tessuto è consistente nelle altre zone. Che sarà successo?
Necessariamente, li ho dovuti indossare. L'altro paio era stato spedito insieme al resto nel sacco della roba sporca per la lavanderia.
Mi guardo allo specchio e quella macchia nera m'infastidiva. Troppo vistosa. no. no. Assolutamente non la sopportavo. Li toglo. E mentre inizio una sorta di scorribanda mnemonica per rintracciare il momento cruciale in cui avrei potuto causare il danno afferro la forbicina delle unghie e taglio sopra il ginocchio.
Fu proprio nell'attimo del secondo taglio che mi sovviene un flash:

Stavo pattinando in cortile dopo l'ora di studio quando, per evitare la collisione con un altro ragazzo, urto lievemente alla colonna del porticato. Sì, sarà stato lì. E dove se no?

la toppa sul pantalone

Imbastisco grossolanamente i risvolti alla maniera che solo un incompetente può osare e li indosso. Scendo per la messa e successiva colazione. Fin lì tutto a posto. Il problema nacque dopo. In cortile. Lì il freddo si fece sentire. Inutile giocare a pallone o scivolare sui pattini a rotelle. Meglio entrare tra i banchi e fare finta di studiare. Fu lì che don Angelo mi raggiunse per chiedermi il perché dei pantaloni corti in pieno inverno.
Rise alle mie spiegazioni. Vieni con me. Mi disse e mi accompagno in una stanza guardaroba. Scegli. Vedi quello che ti sta e prendilo. Poi fatti mettere la matricola e stai più attento quando giochi.
Non mi chiesi da dove venissero quegli indumenti. Non era rilevante in quel preciso momento. Per me l'esigenza era ben altra. Ne scelsi uno dal colore marrone. Un po' largo. Ma dal tessuto nuovo. E lo indossai.
Ti cala. Disse sorridendo don Angelo. Devi mettere le bretelle o la cintura. Sì sì ce l'ho la cinta, vado a metterla. Grazie... per avermi tolto d'impaccio.

(da una raccolta di racconti brevi, inediti, di Mario Iannino)

Cattivi dirigenti allevano pessimi cittadini

Cattivi. Dobbiamo essere più cattivi in campo. E la squadra deve giocare con grinta, umiltà, determinazione e molta cattiveria!

Ma i tecnici che allenano squadre importanti sono andati a scuola? I grandi club li avvisano delle cazzate che dicono in tv e scrivono i giornalisti della carta stampata? Si accorgono di essere dei cattivi maestri?

La risposta non può che essere unica: no!

E si vede dal comportamento che hanno giocatori e i tifosi di tutte le categorie quando devastano opere pubbliche, arredi urbani, deturpano opere d'arte o, peggio, uccidono.

In Calabria, per esempio, le cronache si sono abbuffate con quanto è accaduto in un campetto di provincia (il nome delle squadre è irrilevante, ometto nomi e luoghi per non ferire o offendere le persone dai principi sani dei rispettivi paesi che sono la maggioranza). In sintesi si giocava una partitina tra ragazzi, in squadre che militano in eccellenza. Dovrebbe essere un gioco, un divertimento per grandi e piccini che seguono le squadre. Quasi un momento di intima complicità solidale tra genitori e figli. Ma non è stato così.

Prima della partita sono volate parole e gesti pesanti. Minacce. Botte e coltelli, pur di vincere. Niente di mafioso o 'ndranghetista in quello che è successo. Solo ingoranza. Semplice pura ignoranza che vuole inorgoglire, fare gonfiare il petto a scapito delle frustrazioni subite in altri ambiti ai facinorosi che si sentono forti tra le mura di casa.

Azioni simili non fanno bene alla società! Non solo gettano fango sulla storia della Calabria che vanta la sacrale ospitalità dei calabresi ma mortificano le intelligenze ai vari livelli che comprendono la famiglia, le scuole, le associazioni sportive e la classe dirigente che non ha saputo porre le basi.

Sottoporrò il caso con un’apposita interrogazione parlamentare al Sottosegretario Graziano del Rio titolare della delega allo sport e al Ministro dell’Interno Angelino Alfano affinché si possa valutare quali straordinarie iniziative il Governo potrà assumere sia per prevenire che per reprimere tali gravi episodi”. Scrive nel suo blog la deputata Enza Bruno Bossio.
E ancora:
Enza Bruno Bossio
E’ necessario liberare lo sport, e il calcio in particolare, dal pesante condizionamento di quei pochi che ne fanno soltanto un’occasione di violenza e prevaricazione.”

Mi permetto di suggerire: perché non interrogare anche e principalmente Dario Franceschini, in qualità di ministro per i beni e le attività culturali? Secondo il mio modestissimo parere alla base di tutte le cattive vicende c'è sempre l'assenza della cultura. Non quella forma astratta che riempie di ego quanti salgono in cattedra per auscultarsi. Intendo, per cultura, la forma sottile del pensiero che penetra la quotidianità e la sovverte. Annulla i luoghi comuni e cerca la comprensione. Il rispetto che è dato dalla conoscenza e dalla consapevolezza delle altrui esistenze.

lunedì 2 marzo 2015

Papa Francesco al Governo

In tutti questi anni un uomo (solo?) ha deciso per noi e ci ha resi impotenti davanti alle scelte fatte dagli uomini che Lui stesso ha messo per governare l'Italia nella partita economica giocata sulla scacchiera che ospita gli Stati membri europei. Napolitano Giorgio! Il compagno Giorgio... non è per maleducazione o assenza di rispetto che lo definisco così. Anzi, al tempo del PCI guai se non davi del “TU” ai compagni. Non importava l'età o il rango. Nel partito non esistevano ruoli di privilegio. Ma questa è ormai storia del passato. Storia da prima repubblica, direbbe qualcuno. Peccato che la seconda e la terza, se mai ci sono state, si sono dimostrate peggiori della prima.

Dicevamo, Monti scalza Berlusconi, che, con Tremonti, mise le mani in tasca agli italiani, non scherzò in fatto di tagli al ceto medio-basso mentre, di contro, legiferava per fare rientrare i capitali all'estero degli evasori, tutelandoli con scudi adeguati.
Poi fu il turno di Enrico Letta, nipote di Gianni consigliere di Berlusconi. Ma lui era troppo moderato per i gusti della Merkel (così dicono le cronache economiche sulle austerità imposte dalla troika) non si vedevano risultati immediati. Infine arriva il rampante Matteo Renzi.
Famoso per la sua presenza scenica e nella maestria nell'usare il web. Twitter! Ed è stato proprio con un cinguettio (l'ormai celebre #staiserenoenrico) che da segretario del PD fece cadere Enrico Letta e prese il suo posto.

Che dire, il ragazzo ha le idee chiare. Sembra determinato! Fa promesse. Parla con tutti ma non ascolta nessuno (nel senso che poi fa quello che vuole lui). E questo suo modo di fare origina la rottura con la minoranza del PD, sindacati e società civile che prima gli avevano dato fiducia.

A promesse non lo batte nessuno! Renzi promette, dà scadenze per la soluzione dei mali che poi deroga con altre promesse. Insomma, da buon conoscitore degli italiani, sa come tenerli, tenerci sulla corda.

Non mi ha mai convito la politica dell'austerità e delle leggi come il jobs act che fanno stare male chi sta già peggio perché afflitti dalle decisioni degli imprenditori. Il perché è noto a chiunque soffra perché vittima di queste decisioni.


Ieri sera ho visto un poco della trasmissione di Riccardo Iacona e non ha fatto altro che documentare l'assurdità delle politiche economiche europee. L'austerity che ci impongono ha il sapore dell'agonia sociale anche in Germania.

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