Dentro e fuori, una metafora
Il titolo “Dentro e fuori: causa ed effetti” è già di per sé una soglia poetica. E l’immagine condivisa — con il suo disordine, le tracce di consumo, la materia abbandonata — sembra parlare di un mondo dove l’interno e l’esterno si confondono, dove ciò che è intimo viene esposto, e ciò che è visibile nasconde ferite invisibili.
Una metafora:
Dentro e fuori: causa ed effetti
(nessciun è fesso, ma qualcuno ci prova)
C’è un confine sottile tra ciò che si mostra e ciò che si subisce.
Un dentifricio spremuto, una polvere che non è neve, un oggetto d’uso quotidiano abbandonato come un pensiero scomodo.
La scena è domestica, ma il messaggio è sociale.
Dentro: l’intimità, la fragilità, il gesto ripetuto.
Fuori: il giudizio, la voce che non ha volto, la delazione che mastica e sputa.
Ogni frammento è un indizio. Ogni strappo, una ferita.
Eppure, chi guarda non è fesso.
Chi ha vissuto sa distinguere il disordine dalla verità.
La materia parla, anche quando tace.
E questa piccola scultura è un grido sommesso:
contro le malelingue, contro l’ipocrisia, contro l’arte del pettegolezzo travestita da premura.
È il segno che chi ha subito non si è piegato, ma ha trasformato l’offesa in forma.
Perché il rispetto non si compra, si scolpisce.
E la dignità, quella vera, non ha bisogno di spiegazioni.
Iannino espone con eleganza una dinamica molto in voga, usata in società per delegittimare, anche senza un motivo apparente, l'altro; deriderlo per sadismo? Infierire per il gusto di gettare fango?
Delegittimare l’altro: sadismo sociale e fango gratuito
Iannino, attraverso la sua opera “Dentro e fuori: causa ed effetti”, espone con eleganza una dinamica tanto diffusa quanto taciuta: quella della delegittimazione gratuita.
Non serve un motivo apparente. Basta un’occasione, un pretesto, una voce.
La società, in certi suoi angoli più oscuri, si nutre di questo: del gusto amaro di ridicolizzare, di infierire, di gettare fango su chi non si piega, su chi conserva una propria dignità.
È sadismo? È bisogno di sentirsi superiori distruggendo l’altro?
Forse.
Ma più spesso è paura.
Paura di chi non si conforma, di chi non compete, di chi non risponde con la stessa moneta.
E allora lo si isola, lo si deride, lo si svuota di credibilità.
La sua scultura non è solo denuncia: è specchio.
Mostra ciò che molti preferiscono ignorare.
Che il fango non sporca chi lo riceve, ma chi lo lancia.
Che la vera eleganza è non rispondere con rancore, ma con forma.
Che “nessciun è fesso”, e chi ha occhi per vedere, capisce.
Commenti
Posta un commento
LA PAROLA AI LETTORI.
I commenti sono abilitati per chiunque passa da qui, si sofferma, legge e vuole lasciare un contributo all'autore del post.
ATTENZIONE! Chi commenta i post del blog è responsabile di quanto scrive. Pertanto non è prevista nessuna moderazione o censura ai commenti salvo evidenti illiceità.