Corpo, Natura, Bellezza
Il corpo negato: arte, censura e l’algoritmo che non sa vedere
Editoriale
Nel cuore della civiltà visiva, il corpo è sempre stato linguaggio. Non semplice anatomia, ma metafora, tensione, origine. Il nudo artistico ha attraversato i secoli come simbolo di bellezza, verità, spiritualità e ribellione. Eppure, oggi, nell’era dell’intelligenza artificiale, quel corpo viene oscurato. Non per pudore, ma per incapacità.
L’algoritmo non sa vedere. Non distingue tra eros e pornografia, tra studio anatomico e contenuto esplicito. Blocca, censura, sterilizza. Non per giudizio morale, ma per paura di sbagliare. È una censura automatica, algoritmica, che ignora la storia, la cultura, il contesto.
Pensiamo a L’origine du monde, dipinta nel 1866: non una provocazione, ma una dichiarazione ontologica. Il sesso femminile, mostrato senza allegorie né idealizzazioni, diventa simbolo della nascita, della materia, della vita. Eppure, anche questa verità è stata nascosta, esiliata, rimossa. Oggi, l’intelligenza artificiale ripete quella rimozione, incapace di cogliere il senso profondo dell’immagine.
La tecnica artistica, come la sanguigna, che evoca la carne e la vibrazione del corpo, viene anch’essa neutralizzata. Il bozzetto, lo studio, la ricerca visiva: tutto rischia di essere respinto se non conforme ai parametri di sicurezza. Ma chi decide cosa è sicuro? E cosa è arte?
Il corpo, nell’arte, è soggetto, non oggetto. È cultura, non consumo. È bellezza, non pericolo. E l’arte, come sempre, è chiamata a difenderlo. Perché la bellezza non è mai pericolosa, se guardata con occhi consapevoli.
In un mondo che digitalizza tutto, il corpo resta l’ultima frontiera della libertà espressiva. E il dialogo tra artista e algoritmo diventa necessario. Non per adattarsi alla censura, ma per educare la tecnologia alla sensibilità.
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