Pensiamo con la nostra testa
in ultima analisi:
Quando la politica si riduce a strumentalizzare tragedie per guadagno ideologico, si perde il senso più profondo del servizio pubblico. Un omicidio, qualunque sia la vittima, dovrebbe unire nella condanna e nel dolore, non dividere in fazioni.
Il problema è che oggi il dibattito politico sembra più una gara a chi urla più forte, piuttosto che un confronto serio sulle soluzioni. E quando la comunicazione si basa su slogan e indignazione a comando, il rischio è che la verità venga sepolta sotto la propaganda.
In un Paese maturo, ci si aspetterebbe:
- Rispetto per le vittime, senza distinzioni ideologiche.
- Condanna unanime della violenza, senza ambiguità.
- Un dibattito che parta dai fatti, non dalle emozioni manipolate.
Ma forse la domanda vera è:
come si può tornare a una politica che ascolta, che costruisce, che unisce?
Sta a noi ragionare, insieme, su cosa servirebbe per cambiare rotta. Magari partendo proprio da Catanzaro, dalla Calabria, da chi ha ancora voglia di pensare con la propria testa.

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