domenica 21 giugno 2009
non c'è doppio fondo nella valigia dell'arte
Non c’è doppio fondo nella valigia dell’arte.* Eppure, i “conoscitori” dell’arte, come li appellano gl’inglesi, tentano di dare diverse interpretazioni.
Chiunque si occupi di storia degli stili sa quanto sia utile pensare secondo classi morfologiche. Non c’è nulla di male!, è importante, però, non confondere il modello con la cosa; poiché spesso accade, che, nella volontà di stabilire un’esperienza artistica chiara e ordinata, si ripulisce l’opera d’arte fino a trasformarla in oggetto estetico.
Tanto per chiarire: Le Corbusier intendeva la casa come una “machine a vivre”; allo stesso modo, i critici d’arte vedono il “quadro”, la “cosa” artistica come una “machine à sentir”, catalogata e catalogabile in correnti per avvalorare tesi e fattori economici.
Le “grandi pulizie dell’arte”, operate dagli artisti, consumato il primo momento di enfasi riformista, tornano a galleggiare nel putridume della banalità concettuale dei media.
E' confortante sentirsi dire che non c’è nulla di male, che è pura forma o sentire puro dell’artista, di fronte ad un’opera che potrebbe turbare il godimento collettivo o singolo; che non conta niente; appunto!
In simili termini, l’operazione è epurata da qualsiasi intenzione culturale o riformista.
Entra a far parte di quella artigianalità alta, pacifica e confortante per le qualità tesaurizzanti intrinseche.
È puro oggetto di ricchezza materiale!
Nella “Repubblica” di Platone, l’arte e gli artisti sono considerati un pericolo, una minaccia per l’ordine costituito, quindi, soggetti a censura.
Platone sapeva bene che cos’è l’arte; quali poteri porta l’immaginazione.
L’estrema tranquillità con cui oggi guardiamo le opere d’arte conferma quella morte dell’arte annunciata da Hegel.
L’arte, coperta da inutili onori, è stata posta nella zona ornamentale dei bisogni umani secondari.
(mario iannino)
*B. Croce; Estetica, 1958, p.39
lunedì 16 giugno 2014
L'Arte e le Scienze sono libere?
Lettera a Matteo Renzi.
Carissimo Matteo, hai detto “se qualcosa non va scrivetemi”.L'arte, quando la cultura è dominata dalle lobby, diventa un'astrazione lontana e chi è inviso ai centri di potere locali è tagliato fuori dalle logiche spartitorie che uniscono senza battere ciglio cavalli di razza, scalpitanti puledri, somari, buoi e vacche.
giovedì 30 dicembre 2010
Graziella Lonardi Buontempo, l'ultima mecenate
Collezionista e appassionata d’arte, fonda a Roma nel 1970 gli Incontri Internazionali d'Arte, nella sede di Palazzo Taverna, associazione che ha avuto un ruolo importante nella diffusione dell'arte contemporanea.
E' morta a Napoli, sua città natale, all'età di 81 anni. Di lei si ricorda l’entusiasmo pionieristico che la fece assurgere a mecenate ed eccellente promotrice di mostre d’arte contemporanea internazionale. Organizzatrice appassionata di eventi culturali, si avvalse della consulenza dei grandi nomi della cultura italiana, grazie anche al sodalizio con Achille Bonito Oliva, suo grande amico.
Nei primi anni '70 alcune mostre totalmente innovative come 'Vitalità del negativo dell'Arte italiana a Palazzo delle Esposizioni o 'Contemporanea', realizzata da un'idea di Bonito Oliva tra il 1973 e il '74, inaugurò il parcheggio di Villa Borghese e raccolse l'eccellenza dell'arte contemporanea mondiale. Ha promosso mostre all'estero di Pistoletto e Kounellis.
la sua vitalità l’ha spinta anche nel mondo del cinema italiano portando rassegne al Pompidou di Parigi, al Metropolitan di New York in una commistione di arte figurativa e cinematografia.
Il Macro (Museo di Arte Contemporanea) di Roma le ha dedicato, proprio quest'anno, una mostra.
Graziella Lonardi Buontempo. Negli ultimi anni ha allestito a Palazzo Taverna una biblioteca e un archivio specializzati in arte contemporanea e messo a disposizione il materiale raccolto durante l'attività dell'associazione. Il suo salotto romano è stato sempre frequentato dai più grandi artisti della scena mondiale.
sabato 26 marzo 2011
apparire o essere? la vita come opera d'arte
©by mario iannino, 2011, realtà contemporanee, particolare, opera polimaterica su cellulosa |
Cosa significa “arte” nel lessico comune per la maggior parte delle persone?
Con estrema facilità si sente appioppare l'appellativo di “artistico” “artista” “arte” a questioni squisitamente comuni; ad azioni di normale routine; a soluzioni tecniche spesso intellettualmente infruttifere se paragonate alla vera essenza della vita e dell'Arte.
dal punto di vista, non filosofico, storico o analitico, ma, incentivante al pensiero comune che sfocia nella meditazione c'è ben poco di “Arte” in una impeccabile esecuzione pittorica che espone chiaramente episodi dettati dai vincitori per glorificare un dato momento. Lì, in quel determinato lavoro, si può ammirare la maestria acquisita dopo lunghi anni di lavoro, quando c'è!, la conoscenza delle tecniche pittoriche, la costruzione dei piani, l'enfasi; il dramma, il castigo, la promessa ecc., tutte cose che afferrano alla gola, cose di pancia, si dice adesso, tanto per stare al passo coi tempi, ma niente di più! Effetti visivi che già nell'800 Emile Zola condannava come elementi diseducativi; antiartistici proprio perché tendono a mostrare il lato esteriore del concetto connaturato all'operazione artistica e al fare dell'artista.
Oggi il frastuono dei mass media imbarbarisce le menti dei presunti colti. Basta avere un minimo di conoscenza nozionistica, molta faccia tosta, partecipare nei teatrini mediatici alle messe in scena dei conduttori per sponsorizzare un dato fattore, fare scenate, inveire e urlare più forte degli altri e il gioco è fatto! La star è bella e pronta. Da quel preciso momento il suo unico impegno è di continuare ad esserci. Essere presente nei talk show. E non importa se il suo comportamento, le sue parole diseducano e sviano la maggior parte dei ragazzi dai percorsi evolutivi sani. Quello che conta è il picco massimo di ascolti che raggiunge la trasmissione quando lui parla o interviene violentemente ammutolendo gli ospiti dissenzienti.
Conta la sua parola ben remunerata a favore di un certo artista specie se nei lavori da piazzare si ravvisano elementi, visivamente ambigui, attinenti alla realtà conosciuta. Decorazione, artigianalità, proposta creativa, opera d'arte, non fanno differenza in chi sa vendere accattivanti parole fumose. Anzi, sono preferibili le mezze tacche: il Genio, intimorisce!
Ebbene, questo tipo di ectoplasma costruito in laboratorio ha la responsabilità civile di chissà quante migliaia di persone che pendono dalle sue labbra e prendono per oro colato quello che lui dice e fa. È un po' come quei preti che parlano bene dall'altare. Quei preti che fanno commuovere i parrocchiani e li fanno andare via dalla chiesa col magone e pieni di sensi di colpa per non essere stati altruisti, buoni, servizievoli. Preti che vivono la spiritualità secondo canoni personali. Preti manager imbevuti di materia che antepongono i profitti alla dottrina divulgata dal Cristo.
Guardiamoci attorno, non molto lontano da noi ne ravvisiamo qualcuno. A questo qualcuno vestito da intellettuale, politico, religioso, artista (?) diciamo:
Anche la vita, vissuta in un certo modo, piuttosto che in un altro, è o può essere Arte!
Arte!, non teatralità o spettacolo effimero che tarpa le ali alla verità e muta in peggio il corso degli eventi!
martedì 4 gennaio 2011
spazio Artisti in Calabria, Giuseppe Celi
giuseppe celi |
Erano gli anni ’70. e animati dalla passione giovanile per l’arte, ma anche per la politica, ci s’incontrava spesso in centro, su Corso Mazzini, a Catanzaro, per dirigere, poi, nella bottega dei fratelli Verduci, corniciai e galleristi. Lì, si parlava di arte, ci si confrontava e ci si prendeva in giro, spesso scompaginando i piani commerciali dei fratelli corniciai. All’epoca, i Verduci gestivano la galleria d'arte “il pozzo” un locale situato su Corso Mazzini, di fronte la galleria “Mattia Preti” di palazzo Fazzari e lì esponevamo i nostri lavori.
Giuseppe Celi, Pino per gli amici, era e rimane un simpatico burlone, sempre allegro e con la battuta pronta riusciva a mettere allegria ovunque. E, nel ’78, entrando a visitare la mia personale nella galleria “il pozzo”, dopo avere goduto della visione dei lavori esclamò: “Va beh, sei bravo!, ma quando la smetti cu ‘sti dijiuneddhi?”. Erano una serie di olii stilizzati. Lavori di ricerca segnica più che cromatica, nei quali padroneggiava il verde e il blu.
enzo toraldo |
Enzo, esegue il tema del tempo: per lui era il periodo delle carrozze e dei cappelli, dei lampioni e delle donnine solitarie, in attesa davanti a un bicchiere al bar. quasi a sottolineare la sua di solitudine, placata da qualche whisky. il suo modo d’essere indusse la gente ad appellarlo col nomignolo de “il pittore triste” perché, esteriormente così si mostrava agli estranei ma con gli amici, anche Enzo era un burlone, buono e simpatico.
Pino Celi, era attratto formalmente dalle baracche del porto di Catanzaro Lido, dalle barche a riposo e dai pescatori intenti a rammendare reti o trasportare il pescato.
Pino aveva una buona mano ed eccelleva nel disegno. Il suo lavoro artistico rispecchia appieno la sua personalità. Preciso e curato nella persona; meticoloso nella costruzione dei piani visivi, lascia riaffiorare lieve la figura fino a intersecarsi con la materia e il colore. Immagini evanescenti, narrano momenti quasi esoterici di mondi personalizzati e personalizzanti che inducono all’oblio, alla poetica del sogno narrante di chi ha viaggiato a lungo nella terra della visione onirica e dei tempi. Pino Celi narra con la figurazione di terre lontane e le rende tangibili con cromie che sprigionano odori d’oriente in territorio familiare. Numeri. Segni. Figure. Volti. Timbri. Trasformano le tele 100x100 in fotogrammi da leggere in sequenza che, se miniaturizzate, possono affrancare epistole, lettere colme di poetiche narranti.
G. Celi, 2010, Pro-Fili - Tecnica mista -
tela allacciata su telaio-cm 100x100
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(dal sito ufficiale di G. Celi)
GIUSEPPE CELI, nato a Catanzaro, inizia i suoi studi presso il Liceo Artistico di Reggio Calabria e li conclude a Catanzaro dove frequenterà successivamente la Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti. La sua formazione si è via via arricchita di nuove esperienze frequentando i Corsi Internazionali di Litografia presso l’Istituto di Belle Arti di Urbino e i Corsi di Calcografia Sperimentale “Goetz” presso la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia. È in quegli anni che inizia il sodalizio con Renzo Biasion, maestro che lo influenzerà più in senso etico che stilistico, trasmettendogli il proprio modo di concepire l’arte nel suo rapporto con la vita. Dal 1974 al 1982 ha insegnato al liceo artistico di Catanzaro e Cosenza e dal 1982 insegna Arte e Immagine nelle Scuole Inferiori di Primo Grado. Agli inizi del 2000 abbandona il figurativo tradizionale a favore dei linguaggi contemporanei dell’arte, esprimendosi in una pittura di tendenza postmoderna. Artista poliedrico, spinge le sue ricerche oltre che nel settore delle arti figurative (pittura, scultura e grafica), anche nel campo della fotografia digitale e del design. Particolarmente attento ai linguaggi dei mezzi di comunicazione di massa.
Effettua pregevoli irruzioni in diverse espressioni d’arte (Pop Art, Espressionismo Astratto, Arte Povera, Informale materico). Significative, originali e innovative sono state fin qui le intuizioni che hanno connotato il suo lavoro; così come ostinata è la sua determinazione nel perseguire un’indipendenza all’interno del contesto artistico italiano. Irrequieto rispetto ai ritmi canonici dell’attività artistica (vernissage, scadenze, ecc.), cerca rifugio nei suoi sempre più frequenti viaggi all’estero. Non partecipa alla vita mondana e ama essere un invisibile che coerentemente e intenzionalmente risulti assente anche dalle pubbliche manifestazioni.
domenica 29 novembre 2009
abissali differenze tra arte e artigianalità
Quali sono i criteri di giudizio che determinano i valori materiali degli oggetti e del fare umano?
I temi trattati sono soggetti a differenti analisi a seconda se si tratta di beni effimeri quotidiani che espletano la loro massima ascesa nell’immediato momento temporale o patrimoniali in quanto vanno a implementare le ricchezze economiche certe. Nel primo gruppo, comunemente, si assommano tutti quei prodotti che fanno capo all’universo modaiolo imposto dalla società consumistica, estetica, di costume e alimentare momentanea. Nel secondo blocco analitico, vale a dire, quello inerente al benessere stabile elitario, una comune corrente di pensiero ingloba beni materiali come oro, gioiello, titoli di stato e quanto quotato in borsa incluso opere d’arte, beni architettonici e paesaggisti. Ma,
Chi decide i termini di raffronto è davvero obiettivo nel giudizio?
In effetti, a voler spaccare il capello in quattro, come essere certi che non si è vittime di imbrogli mediatici anche nel tempio sacro dell’Arte? Tanto per incominciare, il mio personale suggerimento è: diffidare sempre degli “urlatori spocchiosi”, prima di acquistare o dedicare tempo alle opere d’arte, avere la certezza di voler entrare in comunione con i linguaggi alti, per cui, non necessariamente si deve, aprioristicamente, condividere quanto scritto o declamato dagli imbonitori prezzolati; i curatori delle lobby e delle scuderie dei brocchi spacciati per purosangue.
La cultura necessita di pulizia sommaria. Quanti operano seriamente devono avere il coraggio civico di distinguere per sempre il manufatto artigianale dall’opera d’arte! D’altronde, chi lavora in fucina per dare corpo al bozzetto dello scultore capisce bene l’importanza dell’artista e certamente non ha la presunzione di volersi sostituire a lui; altrimenti tutti i maestri vetrai di Murano, rifacendosi ai grandi Maestri dell’arte potrebbero pretendere l’etichetta di “opera d’arte” per ogni lavoro. In sintesi:
L’opera d’arte, l’operazione culturale, nell’accezione ampia del termine alimenta la mente dell’umanità; il manufatto artigianale, se pur finemente pregevole, soddisfa la quotidianità epidermica delle umane esigenze: è simile alla “Barbie montata dal chirurgo plastico”.
lunedì 15 ottobre 2012
le installazioni contronatura di Damien
Insomma, senza farsi troppe pompe mentali o giocare sulla sorpresa scandalistica che l'operazione potenzialmente può provocare, chiedersi fino a che punto l'uso e l'abuso di certa “mercanzia” può far bene all'arte? Se poi, la licenza di “uccidere” presuppone temi come l'eutanasia attraverso le forme di vita elementari, come in questo caso, delle farfalle, che già per natura non sono molto longeve, di certo si può parlare di morte della cultura ma non di arte.
martedì 7 giugno 2011
54a biennale: l'arte non è cosa vostra
sabato 10 dicembre 2011
la rivincita dell'Arte: Cattelan, dada a New York
i capricci di Cattelan appesi al Guggenheim |
La rivincita del pensiero artistico si manifesta nella New York degli affari alle prese con le provocazioni di Cattelan e i falsi Pollock.
(la risposta sembra scontata: di fatto, senza un apparato economico-organizzativo forte, simili scherzi non potrebbero varcare la soglia di luoghi votati, per definizione, all'espressione artistica alta. Esercizi mentali utili a macinare utili).
I falsari erodono ricchezze materiali ai falsi amanti dell'arte vendendo loro opere contraffatte.
sabato 9 agosto 2014
I mi piace su facebook
L'arte e gli artisti al tempo dei social network.
ma sarà il vero Buren? |
domenica 13 ottobre 2024
Catanzaro, 4 passi tra folklore e storia
"Giangurgolo, maschera catanzarese dall'enorme naso e dalla bocca larga" |
Oltre alla comprensibile retorica cosa c'è di buono nelle raccolte dedicate ai personaggi, al folklore e alle storie locali?
La documentaristica locale è avvezza a raccogliere dati dal sapore nostalgico e spesso si lascia andare a facili proselitismi che interessano pochi malinconici residenti.
martedì 30 novembre 2010
etica e sacralità in pittura: preraffaelliti e nazareni tra Italia e Inghilterra dell'800
Sacralità ed etica del lavoro creativo nell'800.
Nel 1845 un gruppo di pittori, riunitosi a Londra, decide di rifiutare ogni forma accademica in pittura e per sviluppare la loro tesi prende come punto di riferimento i pittori precedenti a Raffaello, portatori, secondo il loro modo d’intendere l’arte e la vita stessa, di una freschezza poi contaminata dalle varie scuole successive a Raffaello, compreso. Perciò furono definiti Preraffaelliti.
In Italia qualcosa di analogo prende il nome de I Nazareni, un ristretto gruppo di artisti appartenenti al movimento romantico tedesco, attivi a Roma agli inizi del 1800, che incoraggiati in un primo momento dalle teorie di Wilhelm Heinrich Wackenroder e di Wilhelm August von Schlegel si staccano dallo schema classico-accademico, orientandosi verso una nuova arte, fondata su patriottismo e soprattutto sulla religiosità con un linguaggio che conferisce caratteristiche arcaicizzanti riscontrabile nell’impiego di un forte tratto dal cromatismo crudo fatto di pennellate uniformi.
I giovanissimi artisti Franz Pforr (1788-1812) e Johann Friedrich Overbeck (1789-1869), nel 1809, istituiscono nella città di Vienna, la Confraternita di San Luca (la Lukasbund), giurando di prestare sempre fedeltà alla verità, di contrastare gli schemi accademici e di far risorgere l’arte impiegando ogni mezzo.
A Roma, dove soggiornano l'anno seguente, grazie alla conoscenza del direttore dell'Accademia di Francia ottengono il consenso di riunirsi nel convento di Sant'Isidoro del Pincio, insieme a nuovi seguaci.
La confraternita andò a vivere nel monastero al Pincio e lì gli adepti cercarono d’intraprendere, attraverso la sacralità del lavoro, un percorso etico-pittorico che affondasse le radici nel piacere primitivo e sacrale della manualità e del lavoro inteso come preghiera autentica.
Insomma una pittura in netta antitesi con quell'arte che, per realizzare "la bellezza", ha tradito "la verità".
C'è, quindi, il ritorno allo studio di un albero, del gambo di un fiore, di una massa nuvolosa; si ricercano anche i dettagli più trascurabili del disegno, per esempio di una fronda, per riscoprire a fondo la struttura della natura e dialogare con lo spirito ormai svanito dell'animo umano.
Ma le contraddizioni non mancano; il tono sentimentale dell' "Ecce Ancilla Domini" (1850) di Rossetti, (Dante Rossetti, nonostante il suo nome, autenticamente italiano, è un pittore inglese nato a Londra il 12 maggio 1828 e morto a Birchington, 10 aprile 1882) con una successione di piani tracciati in modo quasi immaturo, come un atto di riverenza al Beato Angelico e l'invocazione del candore cristiano, per il critico d'arte John Ruskin, si spegnerà presto nelle imminenti passionali e provocanti dame; e così anche Hunt si perderà in una snervante ricerca del particolare e nella raffigurazione simbolica; mentre il dotato Millais trasgredirà, sempre secondo il critico d'arte, la causa preraffaellita per indirizzarsi alle richieste di ricche committenze: il messaggio incomincia a perdersi e verrà del tutto sostituito dai contenuti dall'estetismo che dilagherà dagli anni cinquanta, per tutto l'Ottocento.
venerdì 16 dicembre 2011
il natale x Guglielmo: a regola d'arte
In questi giorni, 4 silhouette in bronzo e corde dell'architetto Pinna presidiano alcuni angoli del centro storico cittadino. “Si tratta di opere di grande dimensione – spiega il presidente della Fondazione, Rocco Guglielmo - situate all’inizio di Corso Mazzini, nella piazza del San Giovanni, nel chiostro del Municipio e nel cortile di Palazzo Alemanni.
E’ la prima volta che si sperimenta un percorso artistico concepito in simbiosi con il contesto urbano per far convivere l’opera d’arte con la vita quotidiana”.
I lavori di Pinna, dal punto di vista formale, sono aggraziati. Una grazia conosciuta che rimanda alle opere stilizzate di Amedeo Modigliani che, posizionati nei luoghi anzidetti, fungono da graziosi complementi d'arredo.
Le figure di Pinna rappresentano una figurazione essenziale del corpo umano lavorate con corda e bronzo.
A rafforzare il concetto che molta gente ha dell'arte e spesso la confonde con l'artigianato artistico o bene che vada con le linee accattivanti del designer, cadono a fagiolo le considerazioni date alla stampa in occasione della presentazione “dell'evento culturale”.
“Per la prima volta è stata realizzata una lampadina-scultura ispirata ad un vecchia opera di Pinna intitolata “Lucignolo” – continua Guglielmo -. L’artista ha sviluppato il prototipo e, insieme ad un soffiatore di vetro, è stata realizzato il bulbo in tre tipologie, ciascuno con otto esemplari. Un ingegnere si è invece dedicato alla parte meccanica, montando materialmente la lampadina”.
ps.: chissà perché, mi viene in mente la clausola in calce che segue i preventivi per la richiesta di lavori domestici: “la ditta s'impegna a che i lavori siano eseguiti a regola d'arte!”
lunedì 8 aprile 2024
Arte Spazio Fedhan Omar dal Libano in Italia
Finito l'amplesso ognuno ritorna in sé, si riappropria dell'area intima, impenetrabile nonostante l'interscambio emotivo consumato e si perde dietro le ali del non detto. Vicini, ancora odorosi dell'attimo fuggente appena colto ma lontani, gli amanti abbandonano i pensieri e cavalcano verso l'ignoto su sentieri differenti.
mercoledì 17 aprile 2013
Arte Contemporanea, Saatchi sponsorizza Mueck
QUANDO CHARLES SAATCHI FA LA DIFFERENZA.
ron mueck |
I lavori di Ron Mueck raffigurano la forma umana e la ritrae nei momenti più intimi, isolati, decontestualizzati e, perciò, vulnerabili.
rivisitazione dgt di un libero pensatore (sensazioni) |
Mueck è uno degli artisti più richiesti nel panorama contemporaneo; apprezzatissimo soprattutto da quando le sue opere sono commissionate da Charles Saatchi (fondatore della Saatchi & Saatchi, la più importante agenzia pubblicitaria del mondo).
mercoledì 1 febbraio 2012
Venezia, biennale 2013, marketing o arte?
Di lui si sa già tutto: nato nel '73 a Busto Arsizio, quindi compaesano di Mina, Uto Ughi e altri, grande conoscitore dell'arte con una miriade di incarichi sparsi per il mondo dall'Europa all'Asia, Africa e Americhe, nonché amico e socio di Maurizio Cattelan e cosa di non poco conto: direttore artistico della fondazione Trussardi. Insomma, a leggere tra le righe (sarò felice se queste “malignità” saranno smentite dai fatti) sembra di assistere al solito rito ufficiato dai sacerdoti cresciuti nel culto della mercificazione blasfema dell'arte dove, bene che vada, la differenza sta nella trovata pubblicitaria scandalistica.
Alla luce dei fatti regressi, appunto, alcune domande sono d'obbligo: Massimiliano Gioni ha la possibilità di allestire una biennale non contaminata dagli affari e dalle lobby? Può muoversi liberamente e fare una ricerca seria tra gli artisti italiani?
Le possibilità non gli mancano!
venerdì 18 novembre 2022
Dematerializzazione e creatività
Digitalizzare un concetto e renderlo visivamente fruibile donandogli corpo e dimensione virtuali equivale a de-materializzare la struttura fisica dell'opera d'arte tradizionale.
In antitesi al gesto plastico-pittorico, il fare arte digitale significa nel lessico corrente, comunque creare qualcosa di inesistente, nuovo, per lo più dare senso e volume ai manufatti corposi “ingombranti” sulle piattaforme informali de-strutturandone i supporti fisici. Inscenare, in sintesi, la grande bugia visionaria in pixel e non coi mezzi pittorici usati fin dall'antichità.
Nessun supporto che abbia corpo specifico, quale carta, legno, tela, rocce o cemento.
domenica 29 luglio 2012
ARTE PER AMORE
C'è chi sa pescare bene nel sottobosco della cultura.
1990, t.m., dalla collezione dedicata alla Calabria: santuario di Santa Maria delle Armi, cerchiara di calabria, cosenza |
martedì 5 ottobre 2010
Mattia Preti o i contemporanei in Calabria?
M. Preti, S. Giovanni con autoritratto |
Tra flussi e riflussi, la storia si ripete a dispetto delle aspettative di rinnovamento enunciate dai programmi politici e culturali: comitati scientifici, mostre museali e vecchiume consacrato da tempo, che, stando ai fatti, nulla apportano in termini di affluenze e ricchezza nel tessuto economico imprenditoriale territoriale, e quanto già fatto nel passato lo dimostra, sono riproposte ciclicamente.
La mostra sui fratelli Preti, Mattia e Gregorio, con Francesco Cozza, altro pittore del ‘600, realizzata con il contributo del Comitato Nazionale per le celebrazioni del III centenario della morte di Mattia Preti, organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Storico Artistici ed Etnoantropologici del Lazio, in calendario nel 2009, tra Roma e Catanzaro ancora aleggia nelle atmosfere del San Giovanni.
Eppure, l’assessore alla cultura Mario Caligiuri, oggi ha ripresentato all’esecutivo regionale calabrese, che ha deliberato la costituzione del comitato scientifico per le celebrazioni del Quarto Centenario (2013) della nascita di Mattia Preti, appunto, l’ennesima celebrazione a un mondo mummificato mentre l’arte è in fermento, propone, sviluppa e dissacra scientificamente vecchi teoremi.
Teorie e pratiche pittoriche, quelle del Preti, indubbiamente, consacrate dalla storia dell’arte, che fanno testo e illuminano le menti ma, e questo è il suggerimento, è necessario guardare alla contemporaneità e al futuro; ai giovani! Divulgare i linguaggi artistici contemporanei, fare crescere le nuove generazioni e coinvolgerle in progetti possibili che diano fiducia e guardino al futuro pur con un occhio al passato.
Nelle intenzioni di Mario Caligiuri, il comitato deve lavorare affinché la cultura mondiale s’interessi alla figura di Mattia Preti e valorizzi la ricchezza dell’intero patrimonio culturale della regione Calabria. E se invece puntasse sui contemporanei e li aiutasse a entrare nel mercato?
Con un comitato così si partirebbe senz’altro in pole position.
Vittorio Sgarbi, presidente,
Guglielmo De Giovanni Centelles, Accademico Pontificio di Belle Arti e Lettere, Nicola Spinosa, Soprintendente Speciale per il Polo Museale Napoletano; Maurizio Marini, storico dell'arte; Alessandro Zuccari, docente universitario della Sapienza; Luigi Tassoni, professore a Pe'cs in Ungheria; Paolo Arrigoni, collaboratore del Ministero per i beni Culturali; John Spike, critico d'arte; Mario Buhagiar, professore di Storia dell'Arte all'università di Malta; Domenico Romano Carratelli, Coordinatore degli Assessorati alla Cultura della Conferenza delle Regioni; Fabio De Chirico, Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici; Alessandra Anselmi e Giovanna Capitelli professoresse dell'Università della Calabria; Giuseppe Valentino, Direttore del Museo di Taverna e Giuseppe Mantella, maestro di restaurato e conservazione di opere d'arte.
lunedì 19 dicembre 2022
L'arte, la creatività è nella natura pulsante
“L'arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati.”
Non è una frase che rispecchia il mio pensiero. Tutt'altro! Credo che la creatività e quindi l'Arte tutta sia prerogativa attiva di ogni essere vivente. Persino la natura regala forme concrete di creatività adattive.
È da qualche giorno vedo girare questa frase spocchiosa che sembra volere essere un monito. E in parte potrebbe esserlo viste le tante, eccessive, pubblicazioni inutili caldeggiate da amici e parenti con i like. Ma da questa sorta d'inquinamento visivo passare a rendere l'arte inarrivabile e relegarla in nicchie elitarie gestite dalle lobby ce ne vuole. Specialmente se a passare questo messaggio sono persone che hanno insegnato e sono state in contatto con le passioni di chi vive d'arte. Che siano poi presunzioni o realtà lasciamo che a decidere sia il tempo. Intanto ognuno “crea” impegnando le proprie energie nei modi che più ritiene opportuno.
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