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lunedì 31 ottobre 2022

Halloween, festa dei morti viventi

 

Quando ancora non era arrivata l'ondata dell'eco americano e la festa dei morti era un'usanza che oscillava tra religiosità e folklore, in Calabria si ricordavano i defunti così:

Senza maschere, balli, canti e vestiti dedicati all'horror sornione dettati dal consumismo sfrenato.

In modo diverso, meno festaiolo, anzi per niente festaiolo e più raccolto. Il giorno dei morti era vissuto come un momento d'intimità vera che riportava il pensiero all'amore viscerale nutrito in vita e stroncato dalla morte nella semplicità assoluta di quanti aspettavano devotamente la festa. Uno stato sociale semplice che sciorinava di casa in casa nenie e candele accese poste alle finestre per indicare la strada ai cari che tornavano in quella notte a far visita ai parenti rimasti sulla terra.

sabato 5 marzo 2016

Il fascino dell'argilla

Maschere apotropaiche, folklore e tradizione popolare calabrese nelle ceramiche di Tina e Mimmo Tripodi


Ti ho mandato l'invito su Face l'hai visto? No! Di che si tratta? Questa sera ci sarà una dimostrazione di ceramica. Ti aspetto! Mi raccomando non mancare.
A che ora? Dalle 16e30 fino alle 19. non so se ce la faccio a venire. Ho dei piccoli impicci da sbrigare. Però se faccio in tempo vengo volentieri.
16,35. Catanzaro Lido.
Appena cinque minuti di ritardo. Parcheggio la macchina e entro nella galleria sulle cui pareti rosse sono in bella mostra le tipiche maschere apotropaiche del tirreno reggino.

La platea è composta da persone adulte e da una bambina, è proprio la bimba di otto anni a catturare la mia attenzione: è attentissima, pende dalle labbra della signora Tina Patamia, moglie del maestro ceramista Mimmo Tripodi, entrambi presenti in galleria per l'evento organizzato da Antonella Gentile.

giovedì 19 marzo 2015

A sud di Catanzaro tra teorie e bisogni reali

periferia
Non che a Milano si stia bene o si viva meglio che a Catanzaro ma quando la città si espanse a sud, tra i quartieri di Santa Maria e Catanzaro lido, gli amministratori di allora presero ad esempio l'edificazione di Milano 2, quella costruita da Berlusconi, tanto per capirci.

Si parlava di piscine, scuole, banche, ufficio postale, parco giochi, un centro commerciale e tantissimo verde.

A distanza di 35 anni, salvo l'edilizia popolare e lo spazio verde naturale, niente di quanto enfatizzato progettualmente è stato realizzato. No no, ora che ci penso negli ultimi anni è stato realizzato il parco giochi, è stata fatta persino pulizia laddove dovrebbe essere un luogo sociale d'incontri e riposo: il giardino pubblico!, e tagliato le canne che infestano i marciapiedi senza però togliere la terra che la pioggia accumula ai bordi, sui marciapiedi e nelle strade.

giovedì 9 agosto 2012

i Vasco rock Show ospiti a Palermiti, Catanzaro

Agosto è il mese che gli emigranti hanno eletto a "tempo del ritorno".
Ritorno nella propria terra. Ritorno agli affetti. Ritorno alla socialità delle radici. Ritorno temporaneo nell'isola che c'è. L'isola che diede i natali, forgiò caratteri e trasmise tradizioni.
Palermiti è una di queste isole!, immersa nel verde dei castagni, a ridosso di dolci declivi, osserva vallate di ulivi. La terra rossiccia anticipa l'entrata alle porte del paese con le sue tre croci poste ai margini della strada per ricordare tre militi uccisi da una bomba nell'ultima guerra.
L'ingresso è sobrio; ali di case costruite con le fatiche emozionali e corporee insite nell'evento sociale dell'emigrazione accompagnano i visitatori fino nella piccola ma accogliente piazza che, per la sua forma, i palermitesi chiamano “cona”, ed è nella conca che da sempre s'impianta il palco per le rappresentazioni musicali dell'agosto palermitese.
Giusto, quindi che Agosto sia interamente dedicato all'emigrante e che a lui, a loro, in senso lato anche a chi è nato altrove ma che ha nel sangue il profumo della ginestra e dei castagni, si presti attenzione.
Il programma dell'agosto palermitese è nutrito e tende, com'è nella cultura contadina, a intervallare usanze territoriali sacri e profani. Processioni ai santuari della Madonna della Luce, concerti, giochi e mostre.
Oggi, 9 agosto, è la volta della band rock catanzarese:
 i VascoRockShow si esibiranno alle 22,00 in piazza Marconi proponendo le più belle canzoni del rocher di Zocca, Vasco Rossi. Gli appassionati conoscono già la band, gruppo composto da sei elementi dediti al rock di Vasco rossi e alla sua arte.


A questa sera, quindi, tutti in piazza “Cona” per stare insieme e divertirci con le più belle canzoni di Vasco eseguite impeccabilmente dalla voce di Massimilano Iannino (il Vasco del gruppo) e dai suoi inseparabili amici, maestri e padroni eccellenti dei singoli strumenti: Gianluca Rossiello, Raffaele Posca, Christian Muccari, Francesco Merante, Andrea Guastella.

lunedì 28 giugno 2010

la superstizione: il malocchio

Racconti di vita in Calabria 1

La superstizione: il malocchio.

Il gatto nero che attraversa la strada? Passare sotto una scala a pioli? Il volo degli uccelli in un verso piuttosto che in un altro? Il grido di un animale notturno?

Niente di tutto questo!

Per alcuni il sintomo della iattura più nera è raffigurato dall’espressione facciale di certa gente: sguardo torvo, occhi ravvicinati e labbra sottili che non sanno distendersi in una corroborante risata. Quando si ha la malaugurata sorte d’incontrare soggetti simili, specie ai funerali, è facile assistere a un tocca tocca generale: chi tocca ferro e chi le parti basse proprie. Pare che queste persone abbiano il potere di assorbire le energie vitali di chi guardano con invidia ma, a volte, anche involontariamente.

L’osservato, lentamente cade in un torpore singolare: perde le forze e inizia a sbadigliare e quando uno iettatore butta il malocchio, tradizione vuole che ci si debba rivolga alla comare che sa “sciumicare” cioè sappia togliere l’affascino dell’occhio invidioso.

La comare recita, dopo aver fatto segnare la fronte col simbolo della croce per tre volte, alcune semplici parole che a conoscerle riporta alla mente una nenia dialettale. Già a conoscerle!

La comare recita in sostanza una preghiera in vernacolo, tramandata di generazione in generazione durante la veglia del SS Natale, e grosso modo recita così: San Giuseppe che vieni da lontano e che porti sulle spalle i guai del mondo, ti prego, togli il malocchio da dosso a …, e dopo aver pronunciato il nome del mal capitato, la comare, recita tre Ave e tre Pater e infine invita il postulante a lavare il viso con acqua e sale.
Ancora oggi, in alcuni luoghi, la nostrana sciamana è ringraziata con un chilo di zucchero e uno di caffè.
Non ci credo ma stando ad alcune testimonianze… pare che l’intercessione funzioni…

ps. dimenticavo: sembra che l'occhio potente del menagramo colpisca non solo le persone ma anche le colture e ogni bene che lui vorrebbe possedere

(segue: il pranzo della festa)

mercoledì 2 giugno 2010

Vita in Calabria. 11: la colazione del pastore, a 'mpanata

Vita in Calabria. 11. tradizioni alimentari.
Racconti di vita in Calabria 1.
La colazione del pastore: a 'mpanata.
transumanza 

Ancora oggi c’è chi fa colazione come se il tempo non fosse mai trascorso.
Nelle case, tra i monti e le campagne calabresi, nonostante ci sia il frigo, la tv, e il supermercato vicino,
i pastori che vivono seguendo le greggi mantengono salde le tradizioni e recuperano ogni residuo alimentare nel rispetto sacro del cibo inteso come provvidenza divina. Può capitare, quindi, nel rispetto delle tradizioni e della cultura contadina, a chi decide di trascorrere in Calabria qualche giorno in agriturismo con annesso l’ovile, di assistere alla mungitura e alla lavorazione del latte come si faceva un tempo. Essere testimone del parco ma squisito boccone mattutino del pastore: “a mpanata”. L’impanata è una sorta di zuppa composta di siero e residui burrosi di formaggi e ricotte che il pastore mangia come prima colazione insieme a pezzi di pane duro ammorbidito nella ciotola della mpanata.

Indubbiamente, l’archeologia lavorativa non ha nulla a che vedere con i sistemi caseari imposti dalle leggi a salvaguardia dell’igiene alimentare. La lavorazione casareccia avvolge in un’aurea fiabesca il tutto e rende ancora più gustosa l’esperienza. Nulla togliendo ai pregevoli prodotti dell’industria casearia locale.

(segue)

lunedì 31 maggio 2010

Storie e realtà calabresi. 10: l’aurora

Storie e realtà calabresi. 10: l’aurora

Racconti di vita in Calabria 1. Tradizioni alimentari: la panificazione.


Maria sta facendo il pane! Guarda…
©archivio M.Iannino


Qeust’espressione, riferita alla Madonna in versione umanizzata dal credo popolare perché associata ai mestieri casalinghi, si sentiva spesso al crepuscolo, quando l’aurora tingeva di rosa le nuvole e l’atmosfera, simile a quella creata dalle madri quando preparavano il forno a legna per la cottura del pane, si tingeva del colore tipico causato dalle frasche che ardevano all’interno del “cocipane”.
L’aria di un caldo rosato, ben nota nelle famiglie contadine, lasciava presagire dolci leccornie associate alla panificazione vera e propria. I bambini sapevano bene che tolto il pane croccante, la mamma riponeva tra i mattoni caldi la pitta ripiena, i cicoli a riscaldare e il panetto bianco.

(segue)

mercoledì 26 maggio 2010

Racconti di vita in Calabria. 5

Racconti di vita in Calabria.1

Transumanza.

Ancora oggi può capitare, specie nelle strade provinciali dell’entroterra, nei cambi di stagione, di trovarsi di fronte a scene considerate archeologia rurale.
Infatti, è facile incontrare nelle strade semideserte una mandria di pecore o delle vacche guidate da pastori e seguite dai fedeli cani, che, all’apparenza apatici, aiutano l’uomo a governare le greggi. Cani che sollecitano gli armenti disorientati o che si attardano a brucare nonostante il pastore abbia lanciato il fischio di richiamo. Cani pastori che sanno proteggere le greggi dai predatori, vigili dietro alla fila, controllano e tutelano pecore, capre e mucche dai pericoli; che al cenno del padrone sollecitano il branco ad aprire un varco per lasciare passare le macchine.

Scene d’altri tempi, difficili da vedere laddove l’economia globale induce a costipare in batterie produttive gli animali da latte e da macello, in Calabria è ancora possibile viverle.

(segue: vocazioni territoriali)

domenica 27 settembre 2009

3 ottobre, notte piccante all'antica vineria i baccanali



Nel centro storico di Catanzaro, all’ingresso di via De Grazia, al n° 8 e 10 c’è l’antica vineria “i baccanali”.
Oltre la degustazione di vini, salumi e formaggi, per la notte piccante, i giovani gestori sfoderano il jolly della cucina tipica catanzarese: u morzeddhu! E, fin qui nulla di straordinario, dirà qualcuno. Però, questo qualcuno non sa che il prelibato piatto è il risultato di un’antica ricetta la cui depositaria è nonna Nella. Abbiamo cercato di carpire i segreti della cucina, ma, Nonna Nella, gelosissima dei suoi accorgimenti gastronomici ha risposto elusivamente menzionando quanto già di dominio pubblico: frattaglie bovine, cento pezzi, polmone, trippa e cuore!
Sì, questo è noto! Avremmo voluto sapere, oltre agli ingredienti a ai tempi di cottura, qualche trucchetto… Questo mai! –risponde pronta nonna Nella- venite ad assaggiare non solo u morzeddhu ma puru i crispeddhi e cercate di scoprirlo da soli. E allora, il 3 ottobre, nuova data della notte piccante, posticipata a causa del maltempo, tenteremo di carpire i segreti della cucina di nonna Nella all’antica vineria i baccanali in compagnia di ospiti noti al grande pubblico.

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