mercoledì 31 maggio 2017

Cz. Corvo. Apprezzabili interventi di manutenzione

Civiltà.



Finalmente un po' di pulizia! Sembra di essere rinati. Sarà per effetto delle elezioni?
No ha vinto la gara una ditta di Lamezia Terme. Un dipendente mi ha detto che fanno prima i bordi, le grandi aree e poi attaccano coi marciapiedi.
Si ma se non puliscono bene bene e tolgono la terra che si è depositata lungo le cunette tra un mese rispuntano le erbacce più forti di prima.

Il dialogo tra i due continua. Si aggiunge un terzo e si sente in dovere di citare i temi trattati da un conduttore televisivo circa le esuberanze nelle aziende forestali e il mancato inserimento degli stessi operai in esubero nei lavori di pubblica utilità.

Radio corvo inizia il tam tam. Dopo lunghi mesi, per non dire anni, di degrado e abbandono, finalmente, si respira aria di civiltà.

Il parco giochi dei bimbi torna ad essere fruibile. Le mamme non hanno il terrore che i loro figli possano fare incontri ravvicinati di un certo tipo e i pochi che passeggiano lungo il viale che circonda il quartiere camminano con più serenità. Anche se tutti sperano in una manutenzione programmata e duratura nel tempo a venire, per il momento apprezzano il lavoro svolto e poco importa se a svolgerlo è una ditta privata o le maestranze in esubero negli enti pubblici. Per il futuro si auspica una manutenzione intelligente che anticipi le emergenze e tolga dall'indecente stato di degrado cui è costretto dall'assalto ciclico della natura il quartiere corvo di Catanzaro.

domenica 28 maggio 2017

Benvenuti nel mondo di Bach

Durante la mia consueta passeggiata per le strade del Corvo, quartiere a sud di Catanzaro, uno degli insediamenti urbani sulla destra di viale Isonzo, direzione mare, ho scattato delle foto.
Belle immagini.
A mio avviso colgono il risveglio della natura e lo rappresentano nel suo aspetto migliore: arbusti e canne verdi cullate dal vento, eucaliptus vigorosi, bordure colorate. Peccato che non si possa immortalare e condividere l'odore dell'erba bagnata dalla brina e dei fiori, della polvere e del polline.
Tutto è un fiorire.
Anche le cicorie, (e questo è un terreno buono, la zona di Santa Maria è rinomata per le cicorie e le lumache), sfoggiano civettuole un bel fiore dai petali cangianti su uno stelo legnoso e forte difficile da sradicare.
fiori di bach, volgarmente: cicoria

L'anarchia armonisa della natura esprime volontà e forza. Si riappropria degli spazi. Invade strade e marciapiedi. Cresce tra gli anfranti dei muri dei palazzi e persino sui tetti delle case abbandonate.

La natura è risveglio vitale. È memoria!

La natura è salute.
Il dottor Bach ha proposto, nel suo sistema, il fiore della cicoria (Chicory) secondo Bach il fiore descrive un carattere, un tipo umano. Ed è proprio in queste persone che il fiore può rivelarsi più utile.
Così ne parlava Edward Bach nel libro 'I dodici guaritori e altri rimedi':
Questo fiore è utile alle persone che “si prendono cura dei bisogni altrui. Tendono a prendersi cura in modo eccessivo di bambini, parenti, amici e devono sempre mettere le cose a posto. Correggono tutto quello che, secondo loro, non funziona e amano farlo. Vogliono avere sempre vicino le persone che amano”.
Questa sensibilità, peraltro ricca di positività, può avere i suoi risvolti ossessivi: possessività, eccesso di zelo, necessità di essere sempre al centro dell'attenzione.
Sarà questo il motivo? Questo è un quartiere altruista e morbosamente attaccato alle persone amate? E per non far vedere l'eccessivo zelo e mitigare l'ossessiva attenzione nei nostri confronti e in quelli che amiamo che lasciano crescere il fiore di Bach ai bordi delle strade? In attesa, lì, a portata di mano di quanti ne hanno bisogno?

sabato 27 maggio 2017

Cambia vento?

Inutile insistere. 

Siamo, come dicono i francesi, in un cul de sac.

Siamo in un vicolo cieco! Diciamo in italiano. E, nello specifico,
a Catanzaro si prospetta un futuro grigio per i cittadini sfiduciati, mentre per i candidati in lizza che sperano di essere eletti in consiglio comunale e ricevere almeno per cinque anni uno stipendio potrebbero diradarsi le preoccupazioni economiche.
Che poi, se vincono gli stessi di sempre e facciano il bene comune attraverso l'espletamento di una politica alta, come dicono, che guarda con occhi attenti al benessere collettivo, questo non lo possiamo sapere a priori. Dobbiamo vederli all'opera.

(gli avvenimenti recenti non lasciano ben sperare.).

"fermata con fioriera al naturale"


L'ignoranza per quanto attiene il fare politica per servizio è enorme. O forse non sono ignoranti sono proprio così: impediti perché non vedono l'altro come un fratello ma come un nemico da sconfiggere e sottomettere.

Ho assistito ad un faccia a faccia televisivo: non ho resistito più di cinque minuti. La nausea per ciò che ho sentito e la rabbia sono state tutt'uno. C'è stato chi ha teorizzato sui “ripensamenti” lungo il cammino dei governi passati cittadini e il relativo salto della quaglia nel campo avverso facendo un elenco a ritroso del cambio di casacca dei rivali.

Le accuse si sono rimpallate da destra a sinistra e viceversa.
Il candidato dei 5stelle poi ... non ne parliamo. Meglio stendere un velo pietoso.

Ho spento dopo avere ascoltato l'unico intervento decente, quello, cioè, dell'esponente del nuovo soggetto politico “cambiavento”.
Ma davvero ci meritiamo questa classe dirigente?

Senza contare le interviste telefoniche suggerite probabilmente da qualche scienziato improntate su chi sarà il probabile vincitore.

Cioè, si riducono a questo le aspettative per Catanzaro?
Possibile che a nessuno freghi niente della pulizia morale e dell'impegno disinteressato di amministratori e amministrati?

Intanto le periferie languono nel degrado salvo piccole aree interessate dagli interventi dei candidati che riprendono il contatto con la gente, che parlano e offrono buffet a fine comizio.

Basta così! Non mi sento di schierarmi! Ma se proprio dovessi... il cambiamento non è un azzardo. Forse è una possibilità.

Torneremo a parlare di cose pubbliche quando ci sarà una classe dirigente attenta che fa davvero della politica servizio ai cittadini, che non mortifica la qualità della vita delle fasce periferiche in nome del bilancio comunale ma, che vuole e cerca il confronto serio al di là delle appartenenze ideologiche e ottempera a diritti e doveri.

venerdì 26 maggio 2017

Ciao Laura

Roma, 1 febbraio 1999. XXIX giornata d'Europa.

Cerimonia di consegna dei premi “personalità europea 1998”.


Di quel lontano giorno ricordo la caotica attività degli organizzatori, l'andirivieni dei personaggi noti e il rumore dei paparazzi all'esterno e dentro la sala della protomoteca chetatosi appena il cerimoniere invitò all'attenzione dei presenti l'imminente saluto del sindaco Rutelli e, quindi, l'inizio della cerimonia.

Tra i tanti, due personaggi sono rimasti ancorati nella mia memoria: Arnoldo Foà per il suo intervento polemico nei confronti delle istituzioni e per la motivazione che lo vedevano lì dopo lunghi anni di onorata carriera.
E Laura Biagiotti. Di lei ho un ricordo poetico indelebile. Era seduta a capofila. Il mio sguardo s'incrociò col suo. Mi fece l'occhiolino e sorrise dolcemente. Non ci fu bisogno di parole. L'incitamento era chiarissimo. Intuì il suo amore per l'arte e lo sprono per gli artisti. E nel riprendere il mio posto dopo avere ritirato il premio, quel suo gesto, quel suo sorriso dolce, la sua aurea mi trasmise energia e mi gratificò quanto se non più del riconoscimento stesso che mi portò a Roma.

Ciao Laura. Il tuo sorriso lo porto con me sempre.
Gli Angeli non muoiono, cambiano solo pelle.

giovedì 25 maggio 2017

Siamo ciò che diciamo (?)



Non capivo più dove avessi stomaco e cervello.
Collegavo e scollegavo pensieri e parole
 E mi stringeva leggermente sotto il cuore.
C’era qualcosa che non mi parlava più di farfalle,
ma di api, o di vespe, o entrambe
Diritte a farmi male nello stomaco,
il secondo cervello.
Le farfalle si sa, son quelle dalle emozioni
Le più ballerine, fanno danzare mente e cuore.
Da qualche tempo si sentono insetti meno innocui
Che  pungono e  lasciano agonizzante
Là dove il flusso di spilli si decide a fermarsi.
Sono pensieri o parole che un po’ ti muoiono dentro
Sono quelle espressioni che prima o poi inevitabilmente
Senti dire e dici.
Non sono zucchero, sono forti come 40° d’ alcol
Ardono con un effetto prolungato.
In questo caso non ci vuole cortisone
Il farmaco che ti danno quando non sanno come curarti,
in questo caso ci vogliono cure speciali,
in questo caso ci vogliono carezze e abbracci.

lunedì 22 maggio 2017

Trump in tour

Non sapevo che tra i compiti del presidente degli usa ci fosse anche quello di venditore d'armi.

Trump nel suo primo giorno di incontri internazionali firma un accordo con gli arabi che fa guadagnare all'industria bellica americana 110 miliardi di dollari. Ovviamente, Trump, li trasforma in potenziale lavoro per gli americani e gongola per l'affare andato in porto.

E quando verrà, tra qualche giorno, da noi, cosa vorrà? Rispolvererà forse quella commessa sugli f35 o porterà in visione qualche tonnellata di giochi pirotecnici per le sante feste visto che s'incontrerà col Papa?

Scherzi a parte, quest'uomo preoccupa. Ma sicuramente Francesco saprà trovare la chiave giusta per aprire il cuore dell'imprenditore e riempirlo con sani propositi di pace.

Non è con le armi che si devono creare posti di lavoro. La paura non deve tenerci sotto scacco. Dobbiamo, invece, lavorare affinché l'amore solidale regni in noi attraverso la conoscenza e la comprensione dell'altro

C'era una volta la classe operaia

Lottiamo per l'occupazione.


"Roma, 1975. ph Franco Carlino"

Lottare ma perché? Perché si deve lottare, scontrarsi su temi che la costituzione ha ben definito negli articoli che dovrebbero essere i pilastri fondamentali della repubblica italiana?

Eppure siamo stati costretti a farlo. Abbiamo teorizzato e auspicato una organizzazione del lavoro a misura d'uomo, attività da svolgersi in un ambito sociale dignitoso, contestuale al mondo migliore teorizzato dalla sinistra, da consegnare alle nuove generazioni. Un mondo a noi incline, che ci somigliasse, con aperture mentali attente ai bisogni altrui. Un mondo costruito sulla solidarietà.
Così non è stato.
Oggi, giovani e meno giovani, sembriamo degli zombi. La nostra attenzione è catturata dagli eventi mediatici virali. Postiamo merda e fango con la speranza di apparire, suscitare reazioni e collezionare like sui social media.
Con questo non voglio ripetere anch'io la fatidica frase “era meglio la gioventù di una volta”, no! Perché se davvero fosse stata migliore non avrebbe consentito lo status quo.

Ciononostante spezzo una lancia a favore del pensiero sociale che dominava le nostre passioni. Passioni cresciute nei laboratori della solidarietà con la convinzione di apportare, con l'esempio e le lotte politiche, positività e speranza nel futuro.

Lottavamo. Ma forse sarebbe stato meglio se avessimo pensato ancora di più di quanto non lo facessimo.
Avremmo dovuto ragionare sulla cupidigia umana che alimenta le passioni più basse e porre ostacoli forti. Ma ci fidavamo. Confidavamo nella bontà dei leader e nella loro lungimiranza. Ma ...

La classe operaia non è andata in paradiso. E le organizzazioni sindacali, i partiti politici;
organismi che dovevano far crescere i quozienti intellettivi attraverso la scolarizzazione e l'acquisizione dei saperi sembra che si siano lasciati ammaliare dal potere. Hanno abdicato alle teorie del capitale malato. Hanno retto il gioco ai predatori forse perché ricattati o illusi dall'ipotetico insediamento industriale in qualche zona depressa del sud.

Taranto. Gioia tauro. L'omeca. Il quinto centro siderurgico...

Lottiamo per l'occupazione. Si diceva. E oggi l'aspirazione più grande, anche per i laureati, è rispondere al telefono in un call center, almeno così qualche soldino entra nelle tasche.
Che brutta fine hanno fatto i nostri sogni.


domenica 21 maggio 2017

Diario segreto

Tornare alla natura.

Posso dire di avere sperimentato i flussi e riflussi della storia sulla mia pelle. In prima persona, nel mio piccolo, ho capito cosa significhi curare la terra e trarre da essa i frutti. Non l'ho fatto per molto tempo. Ma andare in campagna e rendermi partecipe del lavoro sui campi mi piaceva. Mi piaceva rompere l'argine dopo avere creato i rigagnoli per mandare l'acqua ad abbeverare gli ortaggi. L'odore di terra bagnata e dell'erba tagliata ce l'ho ben presente ancora oggi.
E il sapore dei cetriolini "rubati" che non sfuggivano alla memoria visiva e all'acuta osservazione dei grandi che avevano memorizzato ogni germoglio delle piante è un ricordo indelebile. Bastava che spostassero con le mani le foglie per accorgersi della mancanza dei frutti sottratti precocemente alla maturazione.
Più difficile, credevo sbagliando, era che si accorgessero dei pomodori che gradivo e depredavo nelle giornate assolate. Li addentavo e la loro polpa refrigerava il palato soddisfacendo e ripristinando i pochi sali minerali persi.
Anche le cipollette non erano malvagie. Ne prendevo duo o tre. Mi sedevo all'argine della fiumara e assaporavo il mio privileggiato spuntino accompagnato da un bel pezzo di pecorino, che però, chiedevo a mio fratello.
Sapori forti e contrastanti che facevano venire sete. La brocca in creta era incastrata tra le pietre nella fiumara ma preferivo bere con le mani. Le allungavo e attingevo l'acqua fresca che scorreva ai miei piedi. Stavo scalzo!

Il formaggio era staggionato e cremoso al punto giusto. A mezzogiorno ci sedevamo sotto l'albero di noce. Le donne aprivano il “mesale” una tovaglia di lino grezzo, lo stendevano sul prato, disponevano il pane e il companatico insieme a qualche bottiglia di vino e pranzavamo. Io ero addetto a prendere l'acqua. -Fai attenzione a non rompere “ a vozza”- “la brocca” mi dicevano mentre andavo a prenderla sul greto del ruscello. Si beveva a canna e il sapore delle foglie di vite che fungevano da tappo si mischiava col resto.

Solitamente alle 12 non avevo molta fame. E anche se il buco lo avevo tappato, come ho appena detto, non sapevo resistere al formaggio. Lo divoravo anche se non mi andava. Ero davvero goloso. E mio fratello, allungandomi l'ennesima fetta mi disse, mal celando un sorriso: “ fai il morso più grande al pane. Se finisci prima il formaggio ti taglio la testa”. “Visto? Ho finito prima il formaggio!” risposi dopo averlo ingerito in pochi bocconi senza assaggiare il pane.
“ U vi' chi è furbu! U sapia ca tu 'on la potivi tagghjiara a testa... u picciriddhu e sbertu”. Sentenziò mia sorella la grande che era lì a lavorare. Loro mangiavano piano. I loro movimenti erano riti alla grazia del cibo prodotto e guadagnato dopo mesi di lavoro e attesa. Mia sorella era brava a far nascere dai semi le piante. Faceva germogliare i tuberi e poi li piantava. Sapeva anche dissoterrare le patate senza rovinarle. Era brava negli innesti. Che dire? La sua sapinza era completa. L'aveva appresa da nostro padre e da nostra madre. Non sbagliava mai! Osservava le fasi della luna per quanto attiene la proliferazione della natura e raccoglieva i frutti nei momenti giusti specialmente quando doveva fare le conserve.
Bei tempi spensierati, quelli vissuti in famiglia al paese.
"Palermiti, Cz. panorama"

Anche se alzarsi dal letto al mattino presto era traumatico perché quando si doveva “abbeverare” dovevamo essere lì, in campagna, all'alba, perché, mi spiegavano i grandi, l'alba e il tramonto sono i momenti migliori per innaffiare le colture.

Oggi faccio tesoro delle poche cose apprese, curo il verde di casa e gli aromi del giardino. E mi compiaccio quando dal fiore spunta il frutto.

sabato 20 maggio 2017

Proiezioni

Davanti alle nascite, qualsiasi tipo di nascita, si sogna e si spera sempre in positivo.


Quando nasce una nuova vita si proietta su di essa anche parte del riscatto dei propri sogni.

La nascita è, per alcuni, una rivincita nei confronti delle sconfitte subite.
Mentre, per altri,
Davanti ai primi vagiti, ma anche nella fase embrionale, il pensiero augurale comune, il più sentito, rimanda alla salute fisica e mentale del nascituro, futura entità, prolungamento ed espressione dell'essere supremo.
Che nasca e cresca sano!, è in un secondo tempo che i congiunti auspicano la realizzazione materiale dei sogni.
È così che, i desideri, di chi genera la vita e di chi la riceve, si fondono.
Il pensiero positivo cresce fino a quando non si avvera nei successi individuali e si fortificano in società o si frantuma sul muro indolente eretto dalla cattiveria dei nemici.

Si veste l'ovulo di carisma e materia già prima della fecondazione, la formazione è importante.
L'abito non fa il monaco ma aiuta nel palesare una identità. Ed è per questo che tu, amico mio, devi sapere fronteggiare i nemici.
È bene quindi addobbarsi con corazza e scudi se vuoi arginare il fango deleterio delle malelingue. Degli invidiosi che non avendo altro materiale di confronto se non il fango, lo buttano su di te per annientarti.
I serpenti si annidano ovunque. Vestiti di bontà carpiscono la buonafede dei puri d'animo e girano a proprio favore il vento infido della delazione.

Lo scopo?, mi chiedi? Il ventaglio è ampio.
Può essere per interesse. Per eliminare un geniale concorrente o diabolica, sadica, ignorante cattiveria amplificata dall'invidia. Uno status comune nella gente che misura l'altrui status coi paraocchi e secondo una misera considerazione della bellezza che s'inebria nelle altitudini mentali dei puri di spirito.
 

venerdì 19 maggio 2017

Aria nuova? Stop alle poltrone

Non è necessario prendere l'aereo o fare molti km per capire che esiste la civiltà; basta poco per entrare nel mondo ordinato dai criteri che determinano le giuste attenzioni civiche, cioè, quelle azioni che rientrano nell'ordinaria amministrazione di sindaco e consiglieri per garantire decoro agli spazi urbani, salute pubblica e vivibilità ai cittadini.

Basta solamente percorrere 2km per sentirsi parte integrante della civiltà organizzata.

La storia si ripete immutabile.
Immutabile come le stagioni, Catanzaro sfoggia i suoi look. Vestiti nuovi. Eleganti per il centro e per il quartiere marinaro. E qualche rattoppo nelle periferie dimenticate.

Il quartiere marinaro, bello, lindo e vivibile, è all'attenzione degli amministratori e nelle logiche commerciali che guardano al sistema turistico come possibile fonte di ricchezza. Ed è giusto!

Il centro, va be', è quello che è. E il corvo? L'aranceto? Pistoia?
Fare due passi a piedi è bello, sì! Ma devi avere una certa agilità e propensione alla gimcana. Saltare cespugli. Stare attenti alle bisce. Ai topi e ai gatti. E anche alla cacca dei cani, specialmente a quella microscopica.

E poi, la segnaletica, orizzontale e verticale...

In questo clima si svolge la corsa ai posti che per cinque anni garantiscono un sussidio economico.
E ancora qualcuno ha il coraggio di parlare di populismo o peggio, si riempie la bocca con la parola cultura.

Eppure, tornando ai quartieri dimenticati, Corvo, Aranceto e anche Pistoia, hanno ospitato, negli anni, a partire dai rispettivi insediamenti urbani, diversi esponenti politici con differenti colori e cariche. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Serve ancora esprimere gratuite e disinteressate opinioni se queste creano solo inimicizie piuttosto che leali confronti?

Assuefazione da teatro: Toghe Rosso Sangue al Teatro Grandinetti (Lamezia Terme, Cz)

Francesco Polizzi, Emanuela Valiante, Diego Migeni, Sebastiano Gavasso .


18 Maggio, Lamezia Terme (Cz) ore 20.30 , Teatro Grandinetti.

“La vita e la morte dei magistrati italiani assassinati nel nome della giustizia”.
Toghe Rosso Sangue nasce dalla voglia di ricordare, “fare memoria” e fare teatro su una parte della storia italiana che spesso viene messa da parte per verità scomode sulla storia della mafia italiana. La scena ricalca gli ultimi 25 anni di storia,dal 1969 al 1994.

Storia che vede protagonisti 27 magistrati tutti colpevoli di servire lo stato, vittime volutamente cancellate dalla memoria collettiva.
Per molti magistrati, l’esercizio delle loro funzioni ha significato lo scippo sia del loro impegno quanto la loro cancellazione dal processo di “rivoluzione” della Repubblica Italiana.
Così, la morte della giustizia e la giustizia nella morte tracciano una linea rossa, rosso sangue, che crea un blocco nella storia dell’Italia.
Dagli errori giudiziari verso il singolo cittadino ai processi sommari dei Nuclei Armati Rivoluzionari, dal Padrino di Coppola e Brando alla Magliana di Placido e Scamarcio, dalle micce corte di Prima Linea a Via D’Amelio,dalla terra di Calabria alle vendette delle ‘ndrine, dalle stragi di Stato allo stato di scomparso di Adinolfi.

Da qui il progetto Toghe Rosso Sangue: la storia che si fa teatro.
Quattro voci che senza alcuna valutazione politica nonché senza condanne, fermamente inviano un omaggio a uomini morti nell’espletamento del proprio dovere.

Uno spettacolo di Francesco Marino 
scritto da Giacomo Carbone 
ispirato da Paride Leporace
 con Francesco Polizzi, Emanuela Valiante, Diego Migeni, Sebastiano Gavasso 
con il patrocinio dell’ANM – Associazione Nazionale Magistrati.


Senza ombra di dubbio è stato uno spettacolo che ho avuto il piacere e la passione di guardare.
Attori di spiccato prestigio e talento di cui mi sono totalmente assuefatta nell’interpretazione autentica.
Forse, noi giovani siamo troppo poco coinvolti nel teatro oggi, ma stimo fortemente che recandosi si possa  comprenderne a pieno il valore, accrescendo la voglia nel prenderne parte.
Un testo teatrale che, per le tematiche trattate e per il mio innegabile interesse, mi ha appassionato molto e, aggiungerei ancor più avvalorato dalla presenza e coinvolgente azione degli attori.
E’ stato in tutto e per tutto uno Spettacolo che mi sarebbe dispiaciuto farmi raccontare.
Credo altresì che i quattro attori in scena non avrebbero potuto rapire l’attenzione meglio di come abbiano fatto.
Il mio ringraziamento particolare va ai “fantastici quattro” attori e a chi ha voluto portare qui cotanta bellezza.

martedì 16 maggio 2017

Alla Ubik "Una vita per tre".

A caldo, il ragazzo mi ha fatto una buonissima impressione. Non è da tutti esprimere e scrivere con una certa maturità storie esistenziali nell'era dei social media fuorvianti presi ad esempio dai guardoni cangianti che li popolano.
Ha soli 21 anni ma ha concetti profondi che sa esplicitare con semplicità e passione inusuali per i giovanissimi che liberano scempiaggini sul web.


Nel dialogo col libraio della Ubik, Nunzio Belcaro, viene fuori un ritratto sorprendente.
Fabrizio Massimilla è al suo primo libro, un romanzo, “Una vita per tre”.
Ancora non l'ho letto ma mi riprometto di leggerlo al più presto, tanto mi ha colpito la proprietà di linguaggio e i valori etici che ha esternato durante la conversazione in libreria.

Lo scritto stampato dalla casa editrice “la città del sole” è, e lo è senza ombre di dubbi, quell'ancora salvifica che mette in moto e fa comunicare le menti distanti, sa, da quanto ho udito durante la presentazione, dialogare, annullare le distanze anagrafiche, culturali e sociali, in sintesi, sa trovare affinità elettive e collegarle idealmente.

Vista la pochezza di pensiero dominante, non sembrerebbe essere il frutto del lavoro intellettuale di un ventenne. Ma lo è!

È un ragazzo da seguire.
Proporre all'attenzione non del nostro piccolo mondo catanzarese che sarebbe riduttivo nella quotidianità cittadina amorfa, in cui, anni addietro, dei ragazzi, messosi in politica con la passione tipica dell'età, si sono persi per strada, hanno e abbiamo perso tutti, quasi fossero stati contagiati da un virus letale.
Genuinità. Purezza del servizio, enfatizzato durante la campagna elettorale, sembra essersi dissolto lungo i corridoi di palazzo de Nobili.
Un virus, per chi guarda da fuori, che assomma partigianerie limitanti e cecità intellettive; piaggerie selettive deleterie per la Politica e per la città che aveva creduto nella genuinità delle nuove leve.

Mancanze –di coraggio.


E’ come se tu scappassi avanti a me
Mentre un ladro di futuro, belle speranze
E nuovi orizzonti mi strappasse di dosso la borsa
Che insieme li contiene e li protegge.
Perché lo permetti?
Dovresti volerli proteggere anche tu.
Ho già un figlio fatto di sogni e polvere d’oro
Che mi cresce dentro, più comunemente lo chiamano
Futuro.
E io non lascerò che nessuno ne provochi l’avaria.
Io voglio farlo decollare.
Coraggio, questo gigante che t'abbandonò.
Ci vuole coraggio!

domenica 14 maggio 2017

Mamma.


La mamma è colei che ti pensa ancor prima di generarti ,
Ti protegge e ti rende invincibile.
La mamma è un dolce suono aulico ma semplice
Che ti culla quando sei bambino,
 ti prende per mano nella crescita e cammina con te.
La mamma è carne e ossa forti abbastanza
Da reggere il peso di tante teste e bocche,
la mia lo è, lo è stata e lo sarà con qualche chilo in meno,
pur sempre tenace.
Con lei puoi discutere o non trovarti d’accordo,
ma lei sa dove mette a posto magliette, jeans
E persino i pensieri.
La mamma è forte natura  che ride per una battuta
E piange per una piccola tenerezza.
La mamma è una dolce sensibilità che ti abbraccia,
lei ti guarda crescere, e nel cammino con lei, mano nella mano,
crescerete insieme.
AUGURI MAMMA! 

sabato 13 maggio 2017

Adesso.

Di tutto il disordine, cosa resta
Se non prendiamo l’essenziale adesso
Che siamo in vita e abbandonare gli schemi
Che ci hanno insegnato a rispettare.
Non esistono schemi, né linee nette, né rette,
Esiste l’adesso che è essenza e alito di vita.
Sicchè il soffio vitale prima o poi cesserà
Abbandoniamo il fare terreno
E abbandoniamoci agli affetti, all’ imperfezione
Alle risate, ai caffè e alle chiacchiere.
Chè un giorno non ci saremo più,
Quindi l’adesso viviamolo ubriacandoci l’anima
E il corpo di emozioni .
Accordiamoci le corde del cuore.

venerdì 12 maggio 2017

Complicità sempreverde.

Quando la complicità diviene relazione
Profuma di felicità, contentezza, ubriaca l’anima.
Forse lui l’aveva sempre guardata così,
E forse anche con il cambiare delle stagioni
E con un po’ di rabbia in più continuava a guardarla
Con gli stessi occhi.
Magari lei lo rimproverava continuamente del suo disordine
E lui l’avrebbe rimproverata circa le sue ossessioni
E tra un saluto e un bacio sarebbero rimasti
Come del resto sono
Uno a fianco all’altra.


lunedì 8 maggio 2017

Bandiere Blu 2017, eccellenze di Calabria.


Anche quest'anno, la Foundation for Environmental Education (FEE), ha deciso di premiare la Calabria.
Sono state, infatti, assegnate ben sette Bandiere Blu.
Rispetto allo scorso anno, ci sono due new entry tra le spiagge da sogno Calabresi: Roseto Capo Spulico (nel Cosentino), e Soverato (nel Catanzarese).
Nel 2016, la Bandiera blu era stata assegnata a Praia a Mare e Trebisacce (Provincia di Cosenza) ; Melissa – Torre Melissa e Cirò Marina (per la Provincia di Crotone) e Roccella Jonica (per la Provincia di Reggio Calabria).

La Calabria è una terra da sogno. 
VISITATELA, e ve ne innamorerete! 

Eternità.

Cosa sarà mai un attimo di debolezza
In un momento d’eternità,
Che con una folata di vento porta via tutto.
L’eternità è leggera,  passa e fa passare ogni cosa,
Il bello e il brutto tempo.
Eternità di attimi profondi e intensi
Eternità di coriandoli psichedelici
Eternità di cielo e mare
Angolo di paradiso e  punta d’inferno insieme
Che ci ricorda che insieme siamo tutto:
Una cascata di polvere di stelle.

domenica 7 maggio 2017

Liberi d'essere.



Difese abbassate e gambe tremanti,
Indietro non presti attenzione perché ti fidi,
Ma d’improvviso gambe tagliate, ossa rotte
 E cadute inaspettate.
Resti a terra il tempo giusto per capire
Che le difese devono rimanere gonfie come vele
Ma è la mania di controllo che si deve abbandonare.
E fidati, non ti fidare
Che siamo tutti imperfetti e cangianti.
Liberati da tutto ciò che non è te
e sii te stesso.

(A tutte le libertà che abbiamo, a tutte quelle di cui abbiamo usufruito e ci siamo fatti carico, prima tra tutte essere liberi di essere come siamo.)

sabato 6 maggio 2017

Catanzaro e il totoSindaco

Abramo. Ciconte. Fiorita. Granato. Questi i candidati a sindaco di Catanzaro.


È ancora presto per parlare di sondaggi e tirare le conclusioni, fare un nome, esprimersi su chi potrà essere sindaco della città. Gli umori sono mutevoli. Alcuni cittadini si dicono soddisfatti del lavoro svolto dall'attuale sindaco Abramo anche se... I se, ma e però abbondano nei confronti di tutti i candidati.

C'è il politico, anzi il medico prestatosi alla politica, che pare abbia raccolto molti transfughi nelle sue liste; personaggi noti che hanno cambiato casacca.
E ci sono i volti nuovi. Un po' acerbi negli scontri elettorali.
Abramo, da buon manager, ha fatto l'elenco delle opere appena consegnate alla cittadinanza e ha parlato dei progetti in itinere. Peccato che la marginalità vissuta dai cittadini nelle periferie, composta da incuria e degrado, pur riconoscendone il valore strategico, induce a non rallegrarsi delle opere sviluppate altrove.
Gli abitanti dei quartieri dimenticati non chiedono molto. Basterebbe che si facesse la manutenzione delle strade e del verde nei tempi giusti, per esempio. Che non si facessero opere pubbliche inutili, come la pista ciclabile di viale Isonzo. O quartieri dormitorio, ghetti privi di infrastrutture.

Comunque, Abramo ha lavorato! Con occhi e cervello da imprenditore, ha lavorato.
Avrebbe potuto fare meglio? Certo che sì!

E gli altri, i nuovi candidati? Che programmi hanno?
Beh, l'esperienza passata ci dice che le parole stanno a zero. Che, poi, i fatti sono ben altro da quanto si è detto in campagna elettorale.

La campagna elettorale si preannuncia aspra. Con chissà quanti colpi di coda e di scena. Accuse reciproche. Notizie depistanti.
Personalmente vorrei assistere a confronti più proficui. Meno personalistici. Che facciano capire, al di là delle appartenenze, se c'è amore per la politica o se si lotta per accaparrarsi una poltrona.

La città non ha bisogno di fazioni né di schieramenti oltranzisti. È deleterio tentare di portare acqua al proprio mulino aggrappandosi alla più o meno giovane residenza del candidato sindaco o alla sua estrazione politica. La preferenza, secondo me, deve essere data in base alle qualità intellettuali, morali e peculiari dei candidati.

Enzo Ciconte è persona conosciuta in città. Nicola Fiorita è un giovane appassionato che si spende in politica nel nuovo movimento cittadino denominato “cambiavento”. Maria Laura Granato è la candidata del movimento cinque stelle. E, infine, Abramo, il sindaco uscente, è un imprenditore catanzarese dalle innumerevoli attività.

Al futuro Sindaco di Catanzaro.


Egregio (futuro) sindaco,
sogno una città vivida e brulicante di emozioni.
Sogno una Catanzaro sorridente,
una popolazione soddisfatta,
la possibilità di poter beneficiare delle opportune cure mediche anche tra le mura della propria città.
Sogno un capoluogo di Regione ricco di eventi culturali di spessore,
un faro che guidi il cammino ormai incerto.
Sogno delle mani che si tendano alla popolazione come il più amorevole dei genitori.
Perché, credo sia questo il ruolo di Sindaco,
essere padre e madre di Catanzaro, accudirla e farla crescere con cura e dedizione.
Sogno una Catanzaro che spicchi il volo come un’Aquila,
che maestosa sfoggi la sua grande bellezza Storica e paesaggistica.
Sogno di poter dire che, malgrado le difficoltà, INSIEME, siamo riusciti nella straordinaria impresa di risollevare la città.
E, mi auguro che tutti questi sogni, diventino la più bella delle realtà.

Amicizia e risate eterne.

Se qualcuno là sopra esiste
Benedica i ricordi euforici, quelli divertenti
Quelli per cui, se ci pensi e ne parli, ridi come allora
Quando il tempo era pieno zeppo di scuola
E molti pensieri in meno.
E adesso ricordandoli abbiamo capito
Che di tempo non ne è passato
Visto che ridiamo come e più d’allora
Allo stesso modo con lo stesso casino di sempre
5 anni dopo e il tempo mi sembra tornare,
Quel tempo non è morto e non morirà mai
Perché noi, quando siamo insieme
Abbiamo ancora 15/18 anni
I nostri anni più belli.
Gli stessi occhi e gli stessi sorrisi.
E non c’è niente di più magico ed eroico.

(Agli amici del liceo, alla mia classe: quelli che non sono mai passati come il tempo che non ci scappò dalle mani da allora. Alle persone più belle e folli.)

venerdì 5 maggio 2017

Donna.

Per te stessa il mondo non deve
Essere uomo,
Dev’esser per forza te, deve
Essere donna.
Capirai a momento debito che la persona
Che più sa amarti sei tu
E puoi farlo in tutti i modi che vuoi.
La compagnia può esserci o no,
ma tu non sei sola se sei con te.
Sei forte, guardati
Presta attenzione a quante ne hai superate.
Tutte con la forza delle tue gambe
Delle tue braccia, del tuo cuore, del tuo fegato,
Del  tuo cervello, della tua spina dorsale, del tuo tutto.
Ed è bello essere come sei, con tutti i pregi
E i difetti innumerevoli.
Ma guardati e compiaciti dalla testa ai piedi
Dai pensieri alle ossessioni
Dalle carezze ai graffi
Dalla risata al pianto.
Impara ad apprezzarti come forse nessuno
Saprà fare mai, conta su te stessa
Ma guardati a fianco, vedi se la tua mano la stringe
Qualcuno un qualcuno non a caso
Che non occupi la visuale e continui a camminare
Fiero, al tuo fianco.

(A tutte le donne che pensavano che qualcuno le avrebbe amate più di loro stesse.)
 

Catanzaro, verso le amministrative

Ad ognuno il suo.

Tutti noi recitiamo una parte nella commedia umana.

Il comico recita e fa ridere ponendo accenti satirici sulle azioni dei personaggi noti. Il politico governa e il suo lavoro determina i destini delle genti. Il saggio medita sulle azioni degli uomini.

L'azione e il pensiero, però, a volte sono agli antipodi e questo provoca disparità sociali ed emarginazioni culturali.
Tra i mali maggiori, che purtroppo sembrano essere irrimediabili fin tanto che dura la paura fuorviante del tempo presente, voglio soffermarmi sull'assenza del pensiero positivo predicato dal Santo Padre Franceso.

Il malessere derivante dalle incertezze lo viviamo sulla nostra pelle quotidianamente ed è causato da una serie di fattori, un tempo, sconosciuti: Globalizzazione e decentramenti. Analisi dei mercati. Agenzie di rating e valutazioni delle stesse. Solidità e solvibilità delle società che emettono titoli sul mercato finanziario. In sintesi siamo schiavi del dio denaro che piega tutto. Politica. Pensiero. Azioni.

Lo sterco del diavolo sporca il mondo e contamina persino i puri. Difficile resistere alla fisicità del potere temporale.

Quanti intendono fare politica per servizio?

L'11 giugno si vota. Nelle città interessate c'è grande fermento. I candidati a sindaco e le liste a loro collegate battono incessantemente i tamburi. Ripetono slogan e frasi vecchie nella totale incuranza.
Le giunte uscenti lanciano proclami ed enfatizzano le cose fatte. Gli sfidanti puntano il dito accusatore su quanto non è stato fatto.

Catanzaro è tra queste. La Catanzaro morta dal centro storico depauperato.

Non intendo minimamente ergermi a difensore dei commercianti, anche loro hanno scheletri negli armadi che è meglio tenere nascosti, ma secondo le ovvietà correnti, secondo alcuni, la desertificazione del centro storico è da imputare all'esodo del commercio e all'esplosione dei centri commerciali e dal decentramento degli uffici di cui si andava fieri. E in parte, se vogliamo minimizzare, potrebbe essere così. Ma la domanda principale è: chi e cosa hanno determinato le scelte. Perché c'è stata la corsa all'esterno senza prima avere studiato e messo in atto un percorso culturale idoneo ad evitare le povertà cui Catanzaro si è sottoposta?

Avranno, i nuovi governanti, la cultura e la determinazione di porvi rimedio?
Ovviamente, non si pensa alla riapertura dei negozi e delle attività perdute.
Si pensa alla riqualificazione del tessuto sociale urbano attraverso forme partecipate tra amministarzione comunale e mondo della cultura che è altro rispetto alle sagre del morzello (che servono comunque se contestualizzate in progetti più ampi).
I cittadini dovrebbero riappropriarsi degli spazi culturali aggregativi ridotti a nicchie di mercato e ad interessi privati.
Se c'è la volontà spassionata a tutela del bene comune e la forza culturale che pone le menti al di sopra degli schemi precostituiti, tutto è possibile. Sì! Si può fare.

Abramo, Ciconte, Fiorita! Vinca chi ha le suddette volontà e le può attuare, (io un'idea me la sono fatta). Se la storia si ripete, ricordiamoci che, la storia siamo noi.

giovedì 4 maggio 2017

A Catanzaro, una speranza di cambiamento?


Figura del tutto nuova nel panorama politico Catanzarese è Nicola Fiorita, professore universitario all’UNICAL, promotore di una nuova era, oserei dire, oltre che di un nuovo movimento denominato “Cambiavento”.
C’è bisogno che il vento cambi a Catanzaro, suppongo che questo voglia intendere il nome dato al movimento nella città conosciuta per l’appunto per il Vento incessante. Ma è necessario che esso cambi rotta e porti una ventata di ottimismo e di benessere economico.
Passeggiando per le vie della città, purtroppo, assistiamo impotenti a un profondo declino, dovuto soprattutto allo spopolamento. Le saracinesche si abbassano, le luci di taluni negozi si spengono insieme ai nostri sorrisi.
La Catanzaro fervida e piena di gente è ormai un lontano ricordo. Corso Mazzini si popola soltanto grazie alla promozione di eventi sporadici e raramente nei weekend.
I quartieri, a loro volta, versano in situazioni di disagio e paiono talora come enti a se stanti, distaccati e disconnessi dalla città.
Il quartiere sicuramente più attivo è Catanzaro lido, la cosiddetta Marina. Diversamente dal centro città, la Marina permette discrete e vaste scelte di attività commerciali, ristoranti, pub. Proprio qui, inoltre, si svolge la movida notturna.
A me ricorda un po’ la Catanzaro dei miei anni, non eccessivi ma neanche tanto recenti, in cui ero ai primi anni di liceo.
Cosa ci si aspetta da Cambiavento? Beh, senza dubbio uno slancio per TUTTA la città, da nord a sud, una vicinanza attiva ai problemi e alle proposte dei cittadini e, personalmente, anche una rivalutazione degli artisti locali. Perché, per chi non lo sapesse, Catanzaro ha anche i suoi valenti artisti locali che, ahimè, raramente sono stati inseriti in iniziative culturali e ricreative importanti.
Sta a noi cogliere l’invito per poter cambiare. Ma il cambiamento, si sa, comporta coraggio.

Non sei un 18 e neanche un 30 e lode.


Dopo aver conseguito il diploma, c’è chi sceglie di intraprendere uno slancio nel mondo lavorativo, e c’è chi decide di continuare gli studi. Entrambe le scelte possono sembrare controverse, ma ognuno sceglie la via da percorrere.

Io, ho scelto di continuare gli studi nella mia città, con alcune difficoltà, proseguendo in ogni caso il mio percorso a testa alta, consapevole di studiare per me stessa, e non per compiacere gli altri, tantomeno per ricevere elogi.

Ad ogni modo, il mio pensiero è rivolto a coloro i quali si catalogano in un numero, il cosiddetto voto d’esame. Così, chi viene valutato da 18, si sente piccolo, e crede erroneamente di essere un 18 nella vita quotidiana. Chi viene valutato da 30 e lode, crede di essere il migliore, per fortuna non in tutti i casi, aggiungo!

Non sei un 18 e neanche un 30 e lode. Sei il risultato di una preparazione più o meno lacunosa, più o meno distinta. A volte può andar bene e altre volte può andar peggio.
La tensione può giocarti brutti scherzi o, al contrario, la convinzione può farti apparire preparatissimo. Ma chi può dirlo?

Sei tu, con le tue ansie, i tuoi sentimenti, la tua determinazione, a forgiarti per il futuro. Sei TU e nessun altro. Perciò, ti dico che non sei un 18 e neanche un 30 e lode, sei tu e tanto basta!

E, fatti scivolare addosso le critiche distruttive e i pettegolezzi. Non devi dimostrare niente a nessuno, se non a te stesso. Perché tu, ti devi tutto il bene del mondo!

mercoledì 3 maggio 2017

Prima di te. L'amore di un Labrador.


Ricordo ancora quando, 10 anni fa, mio fratello portò a casa un batuffolino color miele, che volle chiamare Vasco. Sì, Vasco, come il Rocker di Zocca, suo idolo da sempre.

Già il nome fu la preparazione per un cucciolo di Labrador, inizialmente dormiglione, diventato, dopo pochi giorni passati insieme, un diavoletto dall’animo buono.

Come succede a molti ragazzi, all’età di 15 anni avevo il terrore dei cani, spesso additati dai più come esseri orribili e bestiali. Ma capii che si sbagliavano!

I cani, sono il “prodotto” dell’educazione impartita loro dai padroni. Così, si potrebbe discutere circa un Chihuahua aggressivo e un Pitbull docile, giusto per fare qualche esempio.

I cuccioli mordicchiano solo ed esclusivamente per conoscere e per “farsi i dentini” così come i neonati, non è sintomo di un’anima aggressiva, tutt’altro.

Ma torniamo a me. Fino all’età di 15 anni non avevo mai voluto interagire con dei cuccioli, avevo paura, come accade a molti, che mi mordessero o che fossero imprevedibili. In realtà i cuccioli sono imprevedibili, ma in senso positivo. Saltano, corrono e mordicchiano un po’ ovunque, ma così come accade alle anime ancora “da plasmare”, si lasciano guidare dai propri educatori. In poco tempo imparano cosa significhi “NO, non si fa” ; “è pronta la pappa” oppure “Usciamo!”

In questi 10 anni ho imparato a non giudicare ciò che non conosco e soprattutto a non aver paura degli animali. Ovviamente bisogna prestare molta attenzione e soprattutto non bisogna mai stuzzicare qualsiasi essere vivente, poiché potrebbe innervosirsi e reagire male.

Prima di conoscere il mio Labrador, non avevo idea potesse esistere un’amicizia senza secondi fini o qualcuno che dimostrasse profondo affetto anche dopo un’incomprensione.

Prima di te, amico speciale, avevo il terrore dei cani. Adesso, invece, ho il terrore delle persone che non ti piacciono. Perché so bene che se qualcuno non ti piace, ha l’animo cupo. Altrimenti, a te, piace chiunque.

E spesso sei un po’ testardo, vorresti avvicinarti a tutta la gente che incontri, quando esci per passeggiare.

Ma non tutti amano gli animali... Forse perché dimenticano che un cane potrebbe essere più umano di un uomo, così come un uomo potrebbe dimostrarsi aggressivo e bestiale più di un animale. 

Abbracci susseguenti.

Stasera che il tuo corpo lo stringe un’altra
Tu sorridi con meno spensieratezza e
Meno voglia, di chi la voglia te l’ha rubata.
Erano i pochi pensieri di un tempo
A non farti dubitare della fine,
Ma l’imperfezione è uomo 
Ed è donna
E l’idea del non perfetto rompe
Discorsi, affetti, effetti sorpresa, voglia di fare,
Di perseverare, di andare avanti.
Si ha solo voglia di rompere e staccare
Come quando i bambini spargono i giocattoli
Per la stanza e poi non hanno voglia di mettere a posto
Dopo che si sono scocciati e ancor prima soddisfatti, divertiti.
E penso che dopo che i sogni li hai persi
Vinca la razionalità, e così visto che
Il tuo corpo lo stringe un’altra
Tu non t’immergerai nel suo abbraccio
Come in un tuffo nel mare ad occhi chiusi
Ma li terrai aperti e sognerai  soltanto il necessario.
Sarà che le carezze sui graffi
Si sentono di più
E i segni ti permettono di amare meglio.
Però,amici, tenete a mente che quando chiudete una porta
Non dovete lasciar fuori le chiavi,
Semmai, chiudetevi dentro e tenete le chiavi
Ma non sperate che chiudendo la porta senza mandate
Colui che avete perso ritornerà.
Se trova fuori le chiavi e vi chiude dentro
Avrete perso la libertà.
E adesso che,
Stasera il tuo corpo lo abbraccia un’altra
Tu ricorda tutto come fosse un film
In bianco e nero o a colori,
ma sii distaccato da ciò che ricordi,vedi e senti,
 come un ascoltatore imparziale.
Gonfia i polmoni d’aria
Respira e vivi.

(Scritta per i singoli che hanno vinto e le coppie che hanno perso, purtroppo e per fortuna senza esperienza personale. A tutti gli abbandoni, a tutti gli addii.)

lunedì 1 maggio 2017

R/Esisti.

Mano nella mano io non smetto
Di guardarti senza farmi accorgere.
Hai l’aria stanca di chi ha dormito poco
In tutto questo tempo
E forse ha sognato troppo ad occhi aperti.
Chi sogna troppo ne ricava meno
In una realtà esiliata dai sogni morbidi.
Bisognerebbe resistere al potere tiranno
Del tempo
E non lasciargliela vinta neppure un momento
Se non amministra bene il nostro diritto
Di vivere in pace.
Ma non è tanto il tempo il punto cruciale,
Siamo noi che dobbiamo resistere
Contro noi stessi e le nostre ire, le nostre passioni,
Le nostre emozioni più traditrici.
E allora tu che ti accorgi di lottare contro te stessa
(R) Esisti.

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