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Visualizzazione dei post con l'etichetta racconti calabresi

Mani forgiate dall'amore della terra

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  Nicchi nicchi nacchi mammà tua t'accatta i vacchi papà tua a masseria ricca ricca a figghja mia. Nella vasta aia attorno alla casa la vecchia donna culla la bambina mentre canticchia una nenia dal sapore antico. Il capiente cesto intrecciato con vimini e canne è appeso ad un grosso ramo di gelso. Fissata saldamente con corde di ginestra, la spartana culla, soggetta al dondolio ritmato dalla donna è abbraccio sicuro per sonni tranquilli. Nicchi nicchi nacchi … continua a canticchiare l'anziana nonnina che nel frattempo sgrana fagioli. Il casolare di campagna accoglie una famiglia di stampo patriarcale. Tutt'attorno è un fiorire di natura ben tenuta e coltivata da sapienti mani. La cultura contadina è amore per la terra e le piantagioni disseminate nella campagna circostante testimoniano il lavoro delle generazioni che lì hanno vissuto e tratto sostentamento. Qualche gallina razzola. Ispeziona col becco il terreno. Cattura qualcosa e se ne ciba. Il cane, un meticcio pe...

Racconti calabresi: l'estate a Tropea

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Tropea, isola della mia infanzia. Siamo agli inizi degli sessanta.  L'antico convento suscitò in me sensazioni fiabesche. Sembrava di essere in un castello edificato da qualche principe o dai pirati in un'isola nel bel mezzo dell'oceano.  La calura estiva si sentiva e l'acqua del pozzo non riusciva a chetarla. E le camere, ampie, coi letti a baldacchino; le tende appese tra un letto e l'altro per creare un po' di privacy, bianche, forse, all'origine ma rese grigie dal tempo, svolazzavano sollecitate dalla brezza che entrava dalle alte bifore.  Le bifore si trasformavano, a seconda dei momenti, in torri o avamposti d'avvistamento. E da lì prendevano forma i velieri dei pirati. era una gara a chi inventava la favola più bella e originale. La fantasia ci faceva vedere i velieri stagliarsi all'orizzonte. Dapprima minuscoli. Poi enormi e minacciosi con le bocche di fuoco dei cannoni armati per l'assalto. La madonna dell'isola non era un'icon...

c'era una volta in Calabria

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Archeologia di un mondo che non c'è più "attimi di vita contadina"  foto Ledda/Veltri "I braccianti in Calabria" 1983 Quando la terra si lavorava con la forza delle braccia e l'aratro era trainato dai buoi i contadini vivevano di stenti e di fatica. In quel tempo l'unico sostentamento proveniva dalla terra e dalle colture che il contadino riusciva a produrre. Perciò, il suo problema non era lo spread o la tassa sulla casa e neanche la macchina e i relativi giochetti strategici di Marchionne. Il contadino pregava la Divina Provvidenza, suo unico concessionario di fiducia, affinché facesse piovere nel momento giusto così da ottenere un buon raccolto e ché non si ammalassero gli armenti, l'asino, le capre, il maiale, le galline. Il contadino si alzava al levar del sole e, bardato l'asino, si avviava a controllare il podere sulla soma del ciuco. Dava l'acqua alle colture attraverso una serie di ruscelli d'irrigazione che lui st...

itinerari turistici consigliati in Calabria

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racconti di vita in Calabria 1 itinerari turistici. È il primo giorno di luglio, secondo il calendario dovremmo essere in estate: aria calda, molto sole e bagni a mare! Invece l’inverno sembra non voler cedere il passo alla bella stagione: l’aria è fresca, pioviggina e c’è molto vento, va bèh che il vento a Catanzaro non manca mai però questo è un vento fresco, autunnale, che non invoglia le persone a spostarsi sulla spiaggia per cercare refrigerio nelle acque cristalline dei mari calabresi o nei boschi dell’entroterra silano e aspro montano delle serre. Si rimane in città ! A dire il vero, a me non dispiace. Non mi pesa per niente, anzi preferisco il fresco al caldo afoso. Quando fa caldo, ma veramente caldo, anche l’acqua del mare è un brodo e l’unico modo per stare bene è rimanere a casa con le imposte chiuse e il climatizzatore acceso ma non sempre è possibile! Se ci sono ospiti non puoi stare in canotta o torso nudo e bighellonare tra quattro mura: non tutti amano ...

racconti di vita: miserie e nobiltà

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Racconti di vita in Calabria 1. Miserie e nobiltà. Può capitare a chiunque di prestare volentieri il proprio bagaglio culturale, mettere a disposizione la propria conoscenza e impegnare corpo e anima in collaborazioni con terze persone. Magari suffragate da una persona che si conosce da tempo e della quale si ha piena fiducia. Una persona impegnata nel campo degli affari e della politica. Insomma una persona solare, perlomeno questo è il lato esteriore che ha saputo contrabbandare per accaparrare consensi e fiducia tra la gente ma che davanti agli affari, ai soldi sonanti, mostra il vero volto. Va bèh, può capitare! Dirà qualcuno. Può capitare a chiunque di sbagliare giudizio davanti a una serie di sorrisi elargiti nei banchetti organizzati. Può capitare, quindi, e non c’è bisogno di farne un dramma, di iniziare un’avventura imprenditoriale, o una qualsiasi attività culturale o ludica con una persona ambigua che presenta il conto alla fine. Dopo che si è sgobbato una stagion...

Il pranzo della festa: melanzane ripiene

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Racconti di vita in Calabria 1 Il pranzo della festa: melanzane ripiene. Oggi, come un tempo, in occasione delle festività, quando tutta la famiglia è radunata nella casa paterna e accoglie nuove generazioni di figli, nipoti e amici, la grand-mère, mamma e nonna, aiutata da figlie e nuore, vivacizza la cucina col suo daffare mentre sul piano cottura i fornelli accesi  a fuoco basso cuociono i cibi preparati di buon mattino per l’occasione. Seguendo le ricette tradizionali, la regina della casa, prepara l’impasto per farcire le melanzane opportunamente bollite e svuotate. Amalgama pane bagnato e uova fresche, insieme alla polpa delle melanzane tagliata a dadini e soffritta con aglio tritato, prezzemolo e pepe nero. Fatto ciò riempie i mezzi gusci di melanzane, ricopre con del sugo di pomodoro precedentemente preparato a parte, e mette in forno a 180° per 10 minuti circa. Ma la nonna non osserva gradi e tempi di cottura, li modifica in sintonia con le caratter...

la superstizione: il malocchio

Racconti di vita in Calabria 1 La superstizione: il malocchio. Il gatto nero che attraversa la strada? Passare sotto una scala a pioli? Il volo degli uccelli in un verso piuttosto che in un altro? Il grido di un animale notturno? Niente di tutto questo! Per alcuni il sintomo della iattura più nera è raffigurato dall’espressione facciale di certa gente: sguardo torvo, occhi ravvicinati e labbra sottili che non sanno distendersi in una corroborante risata. Quando si ha la malaugurata sorte d’incontrare soggetti simili, specie ai funerali, è facile assistere a un tocca tocca generale: chi tocca ferro e chi le parti basse proprie. Pare che queste persone abbiano il potere di assorbire le energie vitali di chi guardano con invidia ma, a volte, anche involontariamente. L’osservato, lentamente cade in un torpore singolare: perde le forze e inizia a sbadigliare e quando uno iettatore butta il malocchio, tradizione vuole che ci si debba rivolga alla comare che sa “sciumicare” cioè...

Shakespeare: da Bagnara in Inghilterra

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storie di vita in Calabria: le origini calabresi di Shakespeare realtà o leggenda? È un giorno come tanti; il sole sta scomparendo dietro i monti e l’uomo, seduto accanto alla barca tesse la rete. È un signore non più giovane ma neanche troppo anziano. Rammenda la sua rete aiutandosi con i piedi. Buona serata avete pesce da vendere? Chiede un tizio. Il pescatore, senza scomporsi, dopo qualche manciata di secondi continuando nel suo daffare senza alzare lo sguardo e smettere di menar le mani: poca roba! Guarda là nella barca vedi se nella cassetta c’è qualcosa … il tizio sceglie alcuni esemplari per una zuppa e: questi! Quanto vengono? Mah! Fai tu… Sulla spiaggia di Bagnara un altro giorno va in archivio insieme alle storie degli uomini a prescindere del loro vissuto. Il tizio porge qualche banconota al pescatore che gli fa cenno di poggiarla sulla barca affianco alla cassetta. Totò ma lo sai che oltre alla Bertè anche Shakespear era un nostro compaesano? Ma che dite pro...

racconti di Calabria: l'albero da frutta

Racconti di calabria. Detti calabresi. “L’arveru chi non frutta tagghialu e sutta!” ripete Pepè il giardiniere chiamato a potare gli alberi del giardino. che tradotto vuol dire: l'albero che non dà frutti taglialo perché inutile. Pepè è un buon uomo, all’antica, con idee poco comuni che non collimano con i moderni concetti dell’ingegneria naturalistica e l’architettura del verde; lui, non avendo il coraggio di dire apertamente il suo pensiero in merito all’opportunità o meno di mettere a dimora certi tipi di alberi, ogni volta che passava nei pressi della magnolia, la osservava di sottecchi e mormorava: l’arveru chi non frutta tagghialu e sutta… dicia a bonanima e patrumma. All’ennesima cantilena, gli chiesi: Scusate, Pepè, perche secondo voi dovrei tagliare questo bel esemplare di magnolia? No no pe’mmia vu potiti tenira ma l’anticu dicia accussì ca quando l’arvuru non frutta tagghialu e sutta! E patrimma mu dicia sempa: figghiarè ccu l’olivu ti fai l’ogghiu e u salatur...

racconti di vita in Calabria: 16; proclama elettorale

Racconti di Calabria. Proclama elettorale nell'entroterra italico del 1950. Sentite sentite tutti cosa ha detto don Ciccio! Don Ciccio va dicendo in giro che i morti non devono leggere e che quindi secondo lui non c’è bisogno d’illuminare il cimitero! Chi vuole luce davanti alle tombe dei defunti accende candele e lumini, lanterne e torce. Avete capito che uomo senza Dio ch’è don Ciccio, l’uomo che abbiamo eletto a sindaco! Vi pare giusto? Vi pare giusto che un padre o una madre dopo avere sofferto una vita devono continuare a soffrire anche là nell’estrema dimora? E quanto può costare un lumino elettrico? Paesani! Quello dell’impresa mi ha detto che costa appena 10 lire al mese se lo facciamo tutti… e noi non spendiamo 10 lire al mese per i nostri cari? Però duva và don Ciccio! Iddhu cu mmia si misa! Nciù hazzu vidira ia cuomu nci si comporta cu i gienti… la gente perbene rispetta il cane per il padrone figuriamoci le anime sante dei nostri cari morti! Si mi votati ...

Racconti di Calabria; le astuzie del barone

Racconti di vita in Calabria. Le astuzie del barone: Un tempo i grandi latifondisti, per lo più nobili, curavano dappresso i lavori nei campi e intervenivano con decisione per incrementare la produttività e far lavorare alacremente le maestranze malpagate con ogni mezzo. Vessazioni, improperi, erano all’ordine del giorno ma dopo le prime rivendicazioni sindacali, i morti e l’occupazione dei terreni incolti o abbandonati, i proprietari terrieri decisero di adottare sistemi di controllo poco invadenti per evitare che braccianti e contadini incrociassero le braccia e mandassero a monte colture e raccolti. Uno di questi, un certo barone Stuckaz, che vantava origini austroungariche, dall’alto del suo cavallo fa cenno al massaro che pronto gli corre appresso. Giunti su un dosso, il barone, scende da cavallo, si guarda attorno con fare circospetto, e rivolgendosi al suo massaro farfuglia: “tu sei il migliore, però devi fare in modo col tuo esempio di far lavorare di più tutti. Vedi io...

relatività dei bisogni e sostegno morale: racconti calabresi

racconti di vita in Calabria Relatività dei bisogni e sostegno morale. In molte famiglie del sud quando la sorte decide di mutare il corso degli eventi e la vita del capofamiglia cessa, solitamente, se in età matura, il figlio maschio più grande subentra a espletare le esigenze cui era preposto il padre; assume la guida della famiglia, si prende cura dei fratelli più piccoli e presta attenzione alle esigenze della casa fino a quando qualcuno dei fratelli subentra nel ruolo lasciato vacante dal padre. Ma non per tutti è così! Lo sa bene Ciccillo il figlio di don Salvatore, un musicista di banda che per il suo ruolo di direttore d’orchestra era stato soprannominato “u capu banda”. Don Salvatore, il maestro di musica accoglieva i ragazzi del paese in casa sua, insegnava loro ad amare la musica, a giocare con gli strumenti, prima in maniera casuale, talmente casuale che la moglie, donna Peppina, una santa donna, per invogliare i ragazzi allo studio sistematico della musica e degl...

Racconti di vita in Calabria: divagazioni tra arte, folklore, storia e contemporaneità

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Racconti di vita in Calabria. 1. Cucina mediterranea e sapori di Calabria.  Calabria mistica . Percorsi culturali , luoghi , paesi e artisti. Palermiti Costumi e società. Siamo agli inizi degli anni cinquanta in uno dei tanti centri calabresi retti esclusivamente dall’economia contadina, insomma uno di quei paesini piccoli piccoli persi tra i boschi dell’entroterra e spopolati dal miraggio economico industriale, fenomeno ammiccante che ha invogliato la gente a lasciare i campi e invadere Torino, Milano e le altre città del nord dove si sfornavano le prime 500, le prime televisioni in bianco e nero, i primi frigoriferi. Città industriali che offrivano possibilità maggiori a meccanici, muratori, operai siderurgici e tessili piuttosto che a braccianti. Ecco, dicevo, in uno di quei paesini calabresi dove il tempo era scandito dai tocchi delle campane e dove ancora la giornata iniziava all’alba e finiva al crepuscolo per i contadini, dopo nove mesi d’attesa e un travagli...

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