lunedì 28 febbraio 2011

l'insipienza della casta e i disagi sociali degli italiani




Il tarlo del malcostume non muore mai; ha trovato il suo habitat naturale nelle menti dei politici insipienti che sono sulla scena italiana da oltre quarant'anni e più.
E i fatti lo dimostrano:
Nessuno, in Italia, è coinvolto intellettualmente e s'impegna nei fatti e non a parole affinché cambi qualcosa nel sistema politico e sociale. Lo si evince dalle inchieste dei giornalisti seri che metodicamente indagano su questioni che dovrebbero interessare e risolvere la classe politica intera. E l’inchiesta fatta da Riccardo Icona e dalla sua troupe n’è la conferma!
Dopo la puntata di ieri, sono convinto che lo sconcerto, per come hanno lavorato male i vari schieramenti politici che si sono susseguiti alla guida dei governi locali e nazionali, abbia toccato nel profondo chiunque si trovasse di fronte al video.

Invece così non è, se si considera il pressappochismo della gente comune e dei dirigenti asserviti ai poteri politici.
Dalle indagini giornalistiche risulta uno spreco di risorse inimmaginabili nella sanità e nella gestione satellitare che ruota attorno, lasciti inclusi. E i governatori che fanno? Adottano la soluzione più semplice: tagliano ospedali, servizi, scuole, cultura! Piuttosto che investire e fare in modo che fruttino i beni immobili e culturali sparsi sul territorio.
Non è di questa classe politica che l’Italia ha bisogno! I cittadini non devono essere governati da persone ignoranti!
Basta con le improvvisazioni! Ci vuole cultura dell’amore nella gestione dei beni comuni e non può essere legato ogni azione al guadagno del singolo e al benessere della casta.
Ultima considerazione: come mai i giornali d’oggi non parlano dell’insipienza della Polverini, del suo predecessore Marrazzo?, che hanno fatto a pezzi per le sue propensioni sessuali ma nulla hanno detto circa la gestione dei lasciti dei privati alla sanità laziale, la stessa cosa dicasi per Storace e di quanti hanno dimenticato le risorse in balia delle intemperie, che, se diligentemente curate, avrebbero scongiurato il buco attuale di dieci miliardi di euro della sanità del Lazio? Una parte considerevole è imputabile all'ambiguità politica dei governi nazionali che si sono succeduti. e noi che facciamo? stiamo a guardare?
Dov’è finito il pensiero liberale?

domenica 27 febbraio 2011

basta con le liti, persone serie alla guida dell'Italia!

È ora che ci si guardi in faccia senza raccontare fesserie. È il momento di dire basta alle parole inutili. È ora di buttare tutto il livore che coviamo e che alimentate voi mestieranti della politica urlata negli inceneritori della vergogna! È ora di smetterla!
BASTA BERLUSCONI! Abbi uno scatto di dignitoso orgoglio e smettila di trattare gli italiani come dei servi sciocchi. Se hai verità reali denunciale alla magistratura prima e all’opinione pubblica immediatamente dopo che gl’inquirenti hanno costatato la fondatezza delle tue accuse, altrimenti smettila. Siamo stanchi delle tue uscite folkloristiche. Stanchi delle accuse che lanci e che immediatamente ti rimangi. Non è di litigi che gli italiani hanno bisogno ma di una classe dirigente seria che li sappia traghettare su sentieri meno impervi. C’è bisogno di tranquillità mentale per continuare a vivere, nonostante manchino molte cose senza le quali la vita diventa difficile.
BASTA BERSANI! Non è inseguendo il rumore degli altri che aiuti l’Italia. Se ritieni davvero che in questi termini non si può più continuare a fare politica fai in modo che tutti i parlamentari dissenzienti si dimettano così da indurre il presidente Napolitano a prendere provvedimenti conformi alle leggi dello Stato.

O forse pensate che in Italia il vento della ribellione democratica contro il malcostume ingenerato da voi pavidi dirigenti politici sia ostacolato dall'indolenza o da altro?

se è questo che pensate, allora invito tutti i blogger a esternare il dissenso e inondare la rete con un BASTA!.

etica e morale, concetti retrò, meglio dire convenienza



Mi accorgo di essere fuori luogo ogni giorno di più. Non che abbia chissà quale educazione ma nella mia mente riaffiora spesso ciò che mi ha inculcato da piccolo la mia famiglia, la società contadina e i salesiani nel periodo degli studi in collegio. Negli anni della mia infanzia si parlava ancora di valori etici e morali; di altruismo, amicizia, amore riscontrabile in azioni e pensieri etici e morali, a volte, esaltati nella letteratura e nelle arti visive.

Oggi non è così! Le guide parlano di convenienza piuttosto che di etica o morale. anzi, alcuni antepongono al discorso che si accingono a fare queste semplici ma efficaci parole: “badate bene: dico convenienza! non etica o morale, è solo una questione di convenienza!”. per cui è facile incontrare il mercante subdolo che invoglia all’acquisto di un’opera d’arte non per il valore artistico e culturale intrinseco ma per l’investimento economico che accrescerà nel tempo il valore del gruzzolo speso. oppure il giurista o il politico impegnato contro la lotta ai mali sociali delle confraternite malavitose che imperniano il potere contrattuale su questioni economiche e lavorative per gli adepti.

Opportunismo! o, convenienza?

Quisquilie, direbbe la buon’anima di Totò de Curtis. i due concetti sono contigui. ma ciò che rimane lontano dal modello di vita dei saggi insegnamenti, i contemporanei lo cercano nell’effimera pragmaticità materialista.

Con ciò non si vuole postulare un elogio all’ipocrisia, giacché è luogo comune pensare che un tempo si predicasse bene ma si agiva malissimo, ma un conto è sapere discernere con cognizione di causa e quindi convintamente il bene dal male all’insegna dell’emancipazione collettiva e l’altro, perseverare negli errori e lasciare intendere che alcune scelte devono essere fatte sempre e comunque per egoismo personale e guadagnare qualcosa.
Si vuole richiamare l’attenzione degli organi preposti alla missione principale educativa dei cittadini, quindi, lo Stato attraverso le istituzioni e le strutture sociali nei diversi gradi educativi scolastici, scuole primarie e università, mestieri, associazioni private, senza dimenticare il ruolo importante della Chiesa e del mondo laico.

sabato 26 febbraio 2011

il Presidente Obama firma le sanzioni contro Gheddafi

FINALMENTE QUALCOSA DI CONCRETO!


OBAMA FIRMA LE SANZIONI. 
E CON UN COMUNICATO, LA CASA BIANCA DICHIARA CHE:
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha firmato una serie di sanzioni contro la Libia, tra cui il congelamento dei beni di Muammar Gheddafi e dei suoi familiari.
 
L'ordine esecutivo è in vigore da subito e consiste essenzialmente nel blocco dei beni di Gheddafi e di almeno quattro suoi familiari: Ayesha, generale dell'esercito, nato nel 1976 o 1977; Khamis, nato nel 1980; Mutassim, consigliere per la sicurezza nazionale, nato intorno al 1975 e Saif Al-Islam, nato il 5 giugno del 1972.

Tra le motivazioni citate da Obama per giustificare le sanzioni c'e il fatto che Gheddafi, il suo governo e i suoi stretti collaboratori hanno «preso misure estreme contro il popolo libico, tra cui l'uso di armi da guerra, mercenari» per commettere «violenza contro civili inermi».

In una dichiarazione diffusa dal suo portavoce, Obama scrive che «il governo di Gheddafi ha violato le norme internazionali, la decenza comune e deve essere considerato responsabile. Per tali ragioni queste sanzioni colpiscono il governo Gheddafi, mentre proteggono gli asset che appartengono al popolo libico». Obama ha infine inviato una lettera di spiegazioni al presidente del Senato e della Camera dei Rappresentanti.


per la par condicio Giuliano Ferrara su Rai 1 nello spazio che fu di Enzo BIagi


Ognuno usa le armi che ha a disposizione per raggiungere la vetta desiderata. Il dittatore Gheddafi per mantenere il potere e le delizie che ne derivano usa mercenari che uccidono per soldi e quindi zittire definitivamente i dissenzienti; Berlusconi, ma questa è una prassi consolidata nella civile democrazia, anziché spargere sangue umano e tingere le piazze di rosso sangue allinea i maestri della comunicazione in tv, nei teatri e nelle piazze. Perché lui sa bene che, a furia di bombardare assiduamente con parole anche se omette alcune verità, alla fine, il consenso dei distratti, che sono molti, lo cattura e lo spende a suo piacere.
È di questi giorni la notizia per niente edificante che lo spazio televisivo, riempito un tempo dal compianto e saggio Enzo Biaggi con “il fatto” tra qualche giorno sarà di nuovo riempito ma questa volta da un opinionista schierato dalla parte di Berlusconi, Masi, Minzolini, insomma uno alla Fede che ha come visione idilliaca la luce mistica che sprigiona il cavaliere.
Giuliano Ferrara, di fatto in questo periodo, è il propagandista più allineato con il presidente del Consiglio e lo dimostra l'intervista rilasciata proprio al Tg di Minzolini pochi giorni fa, la manifestazione pro-premier al Teatro Dal Verme di Milano e le sue opinioni sul foglio.
Il direttore generale della Rai, Mauro Masi, dopo il fallito intervento telefonico per "moderare" Santoro ad Annozero, con facilità è accondisceso a soddisfare un diktat sulla Rai a favore di Berlusconi.
Giuliano Ferrara conferma: Ho avuto l'offerta di rifare la mia vecchia rubrica Radio Londra e l'ho accettata.

Gheddafi, il macellaio folle



In momenti simili gridare il proprio sdegno diventa non solo un’azione di solidarietà verso chi soffre ma è un dovere sociale, è un atto concreto di civiltà e di denuncia. Un no! contro i crimini; il no deciso contro la mattanza perpetrata da milizie al soldo di un pazzo!

Il popolo libico sta vivendo ore drammatiche.

Secondo alcune notizie pare che i mercenari di Gheddafi entrino persino nelle case per uccidere oltre decimare chiunque si trovi per strada.

Gheddafi non è degno di essere alla guida di una nazione! Gheddafi è un macellaio! Un pazzo che usa la forza per tutelare interessi personali! e non ci sono scuse! perché se amasse davvero il suo popolo si sarebbe comportato come Mubarak o semplicemente avrebbe cercato di convincere con modi non violenti i dissidenti.

A prescindere da come stanno le cose, perchè nei suoi deliranti proclami alla tv di stato, gheddafi, accusa i fondamentalisti e gli occidentali, l'Italia e l'America di aiutare gl'insorti; am, ammesso che fossero giochi di potere opposti a sollevare le masse, le Nazioni occidentali, l’Europa, l’America, ma anche l’Australia e persino la Russia, che aspettano a fare cessare un simile genocidio?

La civiltà raggiunta fa indignare chiunque si trovi davanti a crimini efferati e induce a porsi dalla parte degl’indifesi a tutela dei diritti elementari della vita come soccorrere un ferito, una persona in difficoltà ma anche un animale sul quale s’imbatte la violenza cieca di uno squilibrato!

E mentre noi tracciamo iter diplomatici la gente inerme continua a morire in Libia per volontà di un pazzo!

venerdì 25 febbraio 2011

eh già... siamo ancora qua!



Eh già, sono ancora qua! Canta Vasco. E chissà perché mi scorre davanti agli occhi la vita contemporanea italiana. “sembrava accadesse la fine del mondo e invece sono ancora qua!” e poi, “al diavolo non si vende. Si regala!”... "la notte ha da passà".

Canzoni a parte, dopo le liti, i balletti, le sbugiardate reciproche, i saltafossi scaltri privi di pudore ci riportano all’amara realtà fatta di piccoli espedienti consumati da piccoli insignificanti dirigenti politici che non osano guardare i problemi reali perché non sono in grado di risolverli. E per pararsi il culo avvisano scandalizzati che l’Europa non è solidale con l’Italia sull’emergenza profughi ma dimentica di dire che ancora prima dell’esodo voleva e vuole la secessione che significa ognuno a casa propria comanda e gestisce il welfare insieme ai soldi dei contribuenti fregandosene degli immigrati, meridionali compresi. Un altro dice che il parlamento non legifera però tace sul blocco imposto nei fatti dall’uso privato del potere istituzionale del governo.
E mentre alcune alte cariche si lanciano vicendevolmente amorevoli accuse la plebe è lasciata al proprio destino ubriacati dal gossip di giornalai sciocchi e nessuno degli impellenti quesiti, anzi delle promesse fatte e scritte nel programma sono state realizzate dal governo Berlusconi.
Ma non è che la tattica del nemico serva a entrambi per distrarre l’opinione pubblica? Certo è più facile, quando c’è una lite in atto, depistare le attenzioni e scaricare sul nemico le colpe.

Eppure, basterebbe poco! solo un po' di buona educazione e rispetto per gli atri.

giovedì 24 febbraio 2011

la supponenza dei colti e la dittatura delle lobby



La dittatura delle lobby.


Le lobby o più comunemente gruppi di potere economico che interagiscono con la classe politica per tutelare interessi e mantenere il predominio sul già acquisito e ampliare i campi d’interesse ostacolano con ogni mezzo concorrenti e nemici.
L’arma migliore sembra essere la delazione e l’oscuramento mediatico dell’avversario e anche se vige la legge del libero mercato, per tutelare i propri interessi economici, politici, commerciali, non disdegnano l’uso della gogna mediatica.

Perché faccio simili considerazioni? Da qualche giorno mi frulla in testa uno spot pubblicitario che ha come testimonial la Ruby rubacuori dello scandalo col premier Berlusconi. In effetti, è bastata una sola uscita pubblicitaria per scatenare l’indignazione dei benpensanti e dei giornalisti, sguinzagliati dai direttori alle calcagna dell’autore del libro, che chiedono quasi a tono di sfottò “che significa signoraggio primario”.
È bastato poco per far ripetere a mezzo mondo “signoraggio bancario primario e secondario” sulla scia d’infinite polemiche.
non ho letto il libro, e non so se valga la pena comprarlo e leggerlo ma una cosa è certa:
Se questa non è morbosità! E pensare che Marra, autore del libro, ha speso un bel po’ di soldi per pubblicizzare l’uscita del suo lavoro e tra testimonial come Manuela Arcuri e gli spazi comprati in rai, a parte i soldi spesi, fino ad ora è stato completamente snobbato dalla critica colta e dagli editori monopolisti. E se il libro contenesse davvero un messaggio serio e importante?
Com’è vero che a volte ci vuole uno scossone per far riflettere l’opinione pubblica e rompere i muri eretti dalle lobby a tutela di interessi privati.


©RIPRODUZIONE VIETATA

quello che la pubblicità non dice

©mario iannino

©RIPRODUZIONE VIETATA by mario iannino 2006 "fragile vanità"

Alcuni temi diventano, a furia di discuterli, una questione di lana caprina, che danno ulteriori infinite versioni determinate dai credo individuali. Uno dei temi maggiormente trattati è:
Nudo sì, nudo no! In funzione del fatto che qualsiasi prodotto, anche quando non centra, è associato alla lussuria e quindi al corpo femminile, ai rimandi che un bel seno, culo o labbra visualizzano nell’immaginario maschile, e non fa differenza se il messaggio pubblicitario è trattato da uomini o donne. In pubblicità le icone da utilizzare sono ben chiare!
Non è altrettanto chiaro fino a quanto il messaggio intriso di verità espresse o lasciate alla singola immaginazione penetra nella testa degli utenti e le eventuali disfunzioni che produce allorché la metafora è considerata onesta da alcuni.
Le persone smaliziate non si lasciano contagiare dagli spot pubblicitari, loro osservano attentamente i prodotti, li analizzano anche se indirizzati in un primo momento dal messaggio e dalla curiosità intesa come conoscenza di un ulteriore prodotto da utilizzare. La comparazione è esercitazione mnemonica per le intelligenze aperte al nuovo. D'altronde, si comprende bene come la pubblicità esplosa negli anni del boom economico abbia influito e condizionato le culture dei singoli cittadini. Probabilmente il linguaggio adottato dal creativo per stimolare il consumatore “italiano”, è inteso diversamente dal libanese o dal tunisino, bosniaco, bielorusso, slavo, tedesco e così via, per un motivo semplicissimo strettamente collegato al modello di vita tutto italiano.

È ovvio che se una persona ha quotidianamente problemi di sussistenza primaria come sfamarsi e sfamare la famiglia, se assiste a spot inerenti alla salute degli animali o le lotte giuste degli animalisti occidentali, in lui scatta una sola certezza: se trattano così bene gli animali significa che hanno raggiunto un grado di benessere assoluto. Quindi, c’è posto anche per me in quel paradiso terrestre. Forti di queste facili considerazioni tentano il tutto per tutto; impegnano le poche misere cose e intraprendono il viaggio della speranza; rischiano la vita per arrivare nel fantasioso territorio italiano e, una volta giunti, ironia della sorte, vedere i sogni infrangersi contro l’amara realtà fatta di lavoro nero, sfruttamento, miseria e qualche pasto nelle mense dei poveri se tutto va bene perché l'Italia non è il paradiso sublimato dalle trasmissioni televisive e tanto meno dagli spot pubblicitari.
Ecco quello che la pubblicità non dice!

vietato vietare


Le crociate hanno sempre difeso qualcuno o qualcosa a discapito di altre. Concezioni congetturali, delle quali la storia delle civiltà è piena, spingono gli uni contro gli altri. Indistintamente, tutti a difendere la propria incolumità fisica, in primis, e salvaguardare i benefici raggiunti.

Nella società dei consumi il pensiero economico condiziona i mercati. E i linguaggi della visione confezionati dai creativi sono in continua evoluzione. L’ambiguità delle immagini e o delle parole, decontestualizzate dallo spot pubblicitario, provoca, in alcuni, sgomento, mentre altri conferiscono il giusto valore al messaggio compresso in poche ma allettanti riferimenti connessi al benessere emotivo e corporale del prodotto reclamizzato.

Il creativo conosce bene le frustrazioni, le fobie e le assonanze di certe sfumature lessicali e le affinità che scaturiscono certi scatti ambigui. È un gioco! E se inteso come tale si capisce che non vi è nessuna necessità di gridare allo scandalo salvo quando non ve ne sia pericolo reale come potrebbe accadere con la visione di metafore che inducono alla sopraffazione e alla schiavitù.
Detto ciò, nelle democrazie l’arma della dialettica è sempre pronta a difendere le rispettive tesi.
Pro o contro, e i talk show commerciali con le risse hanno creato un nuovo format e trasformato i disvalori in valori con consequenziali entrate economiche, oggi sono immediatamente contestabili e chiunque ha la possibilità di connettersi in internet può esprimere la sua opinione, giusta o sbagliata che sia, in assoluta libertà. E quando a muovere le coscienze, sarà uno stato mentale illuminato oltre alle partigianerie, anche le oppressioni non esisteranno più.

Gheddafi, Criminale!

Giorni di terrore in Libia e a scatenare la carneficina è un pazzo, uno che ha tenuto uniti col terrore le tribù e che per mantenere il potere ha messo i suoi familiari a capo d’importanti ministeri così da controllare da vicino i meccanismi e la gestione della nazione. Gli squilibri di questo signore si sono manifestati in più occasioni e qualcuno ha riso oppure ritenuto di assecondare la sua ipocondria ed ha stipulato accordi. L’Italia stessa dipende per una buona percentuale energetica dagli umori gheddaffiani.


©RIPRODUZIONE VIETATA
Un pazzo che ordina rabbiose incursioni militaresche; schiera i mercenari contro il popolo libico in rivolta per la democrazia; fa bombardare Tripoli. al momento le notizie riportano cifre drammatiche: oltre 10mila morti tumulati in fosse comuni sulla spiaggia di Tripoli per evitare pestilenze e 50mila feriti.

Chi riesce a fuggire dalla Libia e arriva nel centro di accoglienza siciliano, racconta di un Paese nel caos, preda di una violenza inarrestabile. Il regime di Gheddafi cadrà in questi giorni o non cadrà più. Cadaveri nelle strade, ammutinamenti, città assediate; è l’ora del tutto per tutto.

Insomma, siamo spettatori di una guerra civile per la democrazia e ancora nessuna delle grandi potenze s’indigna e manda forze di pace. Eppure Bush, Berlusconi e Blair non sono rimasti a girarsi i pollici neanche un minuto quando si è trattato di assediare l’Afghanistan… senza contare l’assedio pacifico dei profughi sulle coste italiane e del mediterraneo tutto che se non sarà accolto con piani europei mirati avrà un effetto devastante per le vite umane costrette alla peregrinazione e per le economie degli Stati interessati dalla migrazione.
È anche il momento di pensare al dopo! Alla convivenza pacifica e alla collaborazione tra i popoli.

mercoledì 23 febbraio 2011

Gheddafi e Berlusconi, uno peggio dell'altro!

aore12

un amico così non lo vorrei


Però, quasi quasi mi stavo lasciando affascinare dalla favella di Silvio e dalla sua indomita volontà di scontro frontale con i nemici politici, per non parlare delle toghe rosse, anche se io preferisco le more (da noi toghe sono le belle ragazze) che nonostante la sua venerabile età ancora strapazza, sono arrivato alla conclusione di affermare con certezza che un amico così non lo vorrei! E sì! Uno che ti bacia la mano, dice di esserti amico, che ti fa piantare la tenda a casa sua e spende un sacco di soldi per dimostrarti stima e l’affetto; ti porta una carovana di pilu e te la mette a disposizione poi dice di non volere disturbarti quando ancora non sa come vanno a finire le cose e una volta certo della tua sconfitta interviene sulla crisi in Libia e mette in guardia dal rischio «fondamentalismo» il mondo; bèh, qualche problemino a livello di borderline lo deve avere. Invece Gheddafi è completamente fuori! ma come può dire che in piazza ci sono ratti. Ratti! Capite! chiama ratti le persone che fino ad ora ha sottomesso e sfruttato mentre lui si arricchiva insieme a tutta la sua famiglia e ha sparso le ricchezze in mezzo mondo. E ha accusato l'Italia e quindi il suo amico di avere mandato le bombe in Libia insieme agli americani.
Però, il nostro cavaliere, dopo l’iniziale silenzio, forse per non perdere la faccia del tutto continua così:

«Prendiamo atto con grande piacere che il vento della democrazia è soffiato in quei Paesi» «Tanti giovani vogliono entrare nella modernità e armati del loro coraggio e di internet hanno dato via ai sommovimenti. Facciamo attenzione che non ci siano violenze ingiustificate e derive che recepiscano il fondamentalismo islamico». «Non vorremmo evolvesse in una situazione pericolosa verso la deriva del fondamentalismo islamico». Ha ribadito il suo «no alle violenze» specificando però che «bisogna anche essere accorti su quello che succederà dopo con paesi con cui abbiamo trattato e a cui guardiamo per mille motivi e anche perché sono importanti fornitori di energia».

Va bèh che anche i suoi ministri che fino ad ora si sono vantati delle leggi sui respingimenti in mare dei migranti e che hanno fatto eseguire alle forze dell’ordine, oggi li rinnegano, per ultimo lo hanno detto a “ballarò” ieri sera cercando di confondere dialetticamente le carte in tavola nello studio televisivo e le idee ai telespettatori.

Siamo davvero stanchi di questi balletti, del negare ogni responsabilità e dire tutto e il contrario di tutto secondo i momenti. Senza contare che ancora insistono sull’immunità e su una legge che tuteli il “capo” per illeciti che non hanno niente a che vedere con la gestione di governo. Bèh, che c’entra, se per tutelare gli interessi dei cittadini facesse involontariamente qualche infrazione, lo capiremmo pure e sarebbe giusto che avesse una protezione adeguata, ma se così non è, allora perché per lui la legge non deve essere come con gli altri cittadini?

tra spirito e materia, democrazia, cultura, nazionalismi

©RIPRODUZIONE VIETATA      tra spirito e materia, olio su tela, 1980, particolare
aore12


Qualsiasi concetto espresso per immagine è visto e vissuto dai fruitori in base ai condizionamenti imposti dalle sovrastrutture mentali dei singoli e dall’atmosfera culturale generalista che, sovente, imbriglia e condiziona l’educazione dei popoli entro i propri confini geografici.
©mario iannino
tra spirito e materia, particolare

Le realtà multietniche vivono una socialità poliedrica, ogni etnia possiede certezze comuni ma differenti la cui variabile è data dalle contaminazioni culturali delle realtà contigue, quindi ambiente di lavoro, relazioni e curiosità sociale per l’altro.

Nelle piazze globali formatesi dalle esigenze contemporanee dei popoli che sfuggono alla fame o a regimi dittatoriali, gli ostacoli più impervi da superare nei rapporti umani sono eretti dalla religione, dalle credenze folkloristiche e dall’esperienza che si trasforma in cultura, laddove non esistono istituzioni scolarizzanti diffuse sul territorio o scuole di pensiero liberale.

Nelle democrazie sembra più semplice. Invece non lo è!
©mario iannino
tra spirito e materia, 1980
È il classico dilemma del bicchiere mezzo pieno per i positivi ma che è mezzo vuoto per gli incontentabili critici. Ed è in simili situazioni mentali che i creativi, e non solo, sono chiamati a misurarsi e proporre i rispettivi messaggi alle masse. Quindi pubblicità spicciola, opere d’arte, film, letteratura, arti visive, multimediale. Insomma sono chiamati a emancipare col proprio lavoro una miriade di teste già piene di schemi, pregiudizi, verità difficili da tradire o rivedere nell’immediatezza solo perché lontani fisicamente dalle rispettive origini.

La democrazia (della visione, dei costumi e dei linguaggi), in una parola: la cultura, non si può imporre! Si propone!

martedì 22 febbraio 2011

la censura dei bigotti, Genova come Catanzaro


Credevo peggio! Stamane, la simpatica banda di rds, precisamente Max Pagani e Rossella Brescia hanno comunicato una notizia particolare; una di quelle notizie che stimolano curiosità e domande immediate correlate alla formazione culturale di chi ascolta. Loro, Max e Rossella, lanciano la notizia per destare curiosità e mantenere l’atmosfera radiofonica friccicherella; ma quando sento parlare di censura pubblicitaria ho l’esigenza di capire come stanno le cose prima di farmene un’idea. E per contestualizzate visivamente le parole dette con l’immagine ho fatto una ricerca su internet così da avere contezza visiva.
Risultato? Troppo rumore per nulla! Ma veniamo ai fatti: il comune di Genova, probabilmente, per aiutare i commerciati genovesi ha sponsorizzato una pubblicità per attrarre acquirenti e come sempre la guerra tra puritani e liberi pensatori è scoppiata, questa volta, davanti al maximanifesto di via San Vincenzo, alto tre piani, dov’è fotografata una ragazza con la gonna alzata, perché la mercanzia è l’abbigliamento, quindi, il suo atteggiamento può essere inteso come vestizione, mentre i detrattori si sono soffermati esclusivamente sul culetto della modella in piedi, di schiena, e nella parte bassa del manifesto la striscia con il logo del Comune di Genova e la scritta "Io faccio shopping a Genova". Il messaggio creativo, certamente non può limitarsi ai camerini dei negozi e inserire lì la modella; il creativo deve stimolare più concetti per immagini e attrarre attenzioni, ovviamente lasciando fuori dal gioco creativo atti che inducono alla sopraffazione fisica o peggio psicologica. Conclusione:
Dopo le proteste, il Comune ha deciso di coprire il proprio simbolo.

Queste forme di “pensiero condizionato” esprimono appieno la nostra diseducazione creativa che spinge a indignarci per futilità, azioni del tutto normali come il ruttino stimolato nei neonati ma represso nell’età adulta, anche se in alcune culture, dopo il pranzo, la gradevolezza dello stesso è misurata dalla sonorità del rutto. Provocazioni a parte, la cultura occidentale sorretta dal comune senso del pudore educa a ritenere tabù le parti del corpo che regalano sensazioni intense come il piacere e la vita. Sensazioni che nascono e muoiono con l'uomo e la donna, diversi (sempre secondo quei parametri espressi poc'anzi) inclusi. Vogliamo davvero qualche buon motivo per indignarci? basta guardare attorno a noi e analizzare serenamente quanto sta accadendo in Italia e nel nord Africa. Chiediamoci perché un dittatore per mantenere il potere si sente legittimato a buttare bombe sui manifestanti e perché il suo più stretto alleato in affari non lo voglia disturbare quando i focolai del dissenso s'innescano tra i libanesi stanchi di subire vessazioni e di essere trattati da sudditi.

lunedì 21 febbraio 2011

cadono gli imperi dopo l'Egitto la Libia


Nel nord dell’Africa il fuoco della libertà soffia forte e spazza via i governi dispotici. Dalla Libia arrivano notizie frammentarie mentre Tripoli brucia tra saccheggi e scontri. Il ministro della giustizia si dimette per l’eccessivo uso della forza e il figlio di Gheddafi Saif al-Islam in un messaggio tv lanciato alla nazione nella notte ha affermato che «la Libia è ad un bivio». Nel discorso ha fatto più volte l'accenno a non meglio precisate «forze straniere» e «separatisti» che hanno messo in atto un «complotto» contro la Libia». Il figlio del rais ha indicato i nemici come: islamisti, organi d'informazione, teppisti, ubriachi, drogati e stranieri, compresi egiziani e tunisini. «Arriveranno le flotte americane e europee e ci occuperanno», ha avvisato ed ha minacciato di «sradicare le sacche di sedizione», «il nostro non è l'esercito tunisino o egiziano. Combatteremo fino all'ultimo uomo, all'ultimo proiettile». Come smentire, d’altronde, l’educazione ricevuta?

Secondo la Federazione internazionale per i diritti umani, Fidh, i morti dall'inizio delle contestazioni contro Gheddafi sarebbero tra i 300 e i 400 «per una cifra più vicina ai 400 che ai 300». Mentre un'altra ong, Human Rights Watch, nella mattinata aveva calcolato circa 233 morti.

E mentre in migliaia i cittadini si radunano nella piazza di Tripoli con l’intenzione di porre fine a spargimenti di sangue innocente il resto del mondo guarda alla Libia con apprensione. Obama dal canto suo lascia intendere di essere preoccupato ma vigile; contro la repressione e l'utilizzo di mercenari stranieri che sparano contro i rivoltosi si sono dimessi gli ambasciatori libici in India, Cina e alla Lega Araba, lo ha dichiarato la Bbc. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha fatto appello a «non ricorrere all'uso della forza e a rispettare le libertà fondamentali». La Gran Bretagna ha richiamato il proprio ambasciatore a Tripoli e ha convocato quello libico per protestare contro la violenza della repressione. Il ministro degli Esteri della Finlandia ha evocato la possibilità che la Ue imponga sanzioni a Gheddafi. L'Italia invece insiste perché nelle conclusioni del Consiglio dei ministri degli Esteri Ue si faccia esplicito riferimento all'«integrità territoriale» della Libia. Insomma Frattini ritiene che si debba restare fuori e non intervenire in nessun modo nella vicenda.

Probabilmente Frattini mantiene la cautela necessaria per evitare problemi traumatici agli italiani che risiedono stabilmente in Libia, la maggior parte a Tripoli, 1500 di cui 500 dipendenti di grandi imprese italiane che si trovano attualmente sul territorio libico, almeno si spera. Ciò non toglie che le ferite inferte alla libertà dei cittadini in più di trent’anni di dittatura e alle innumerevoli morti fisiche della rivolta in atto macchiano la nostra cultura e la democrazia presunta.

lega nord dice no a Lucia Annunziata

Notizie come quelle della lega che cala pacchi dopo precisi accordi con Lucia Annunziata non è degna di nota! È necessario, invece, chiarire con giornaliste come Paola Setti de “il giornale.it” come mai il testo non chiarisce quanto presupposto dal suo articolo “Annunziata sbertucciata Ecco perché la lega ha spento la diretta”.

Parla di tutto, anzi sparla con eccessivo piglio polemico esternando tutto il livore nei confronti di una collega che ha perso tempo e lavoro insieme alla troupe. E questo è deprimente! Come definire articoli simili? Lascio alle persone intellettualmente corrette la decisione di associare appellativi adeguati.

D’altronde, leggendo l’ansa relativa alla notizia c’è ben poco da capire se non, ove ce ne fosse bisogno, costatare la scorrettezza dei dirigenti leghisti:

“L'europarlamentare della Lega e responsabile delle trasmissioni di Radio Padania Libera, Matteo Salvini, ha confermato la decisione di sospendere la 'co-diretta' con 'In 1/2 H.', la trasmissione di Lucia Annunziata, che prevedeva un filo diretto con gli elettori del Carroccio sui temi del federalismo, Ruby e la tenuta della maggioranza. "La nostra politica - ha spiegato Salvini all'ANSA - da quindici anni è quella di lasciare i telefoni aperti senza filtro sui temi di politica e di attualità. In questo caso, essendoci la settimana prossima alcuni passaggi delicati in Parlamento, abbiamo preferito rimandare questo telefono aperto ad altra occasione. Ringraziamo comunque Rai3 per l'attenzione che ci ha dato, sarà per un'altra volta". La domenica Radio Padania Libera solitamente lascia spazio a trasmissioni che parlano di sport e non di politica. La diretta annullata era stata programmata appositamente per la trasmissione della Annunziata.”

domenica 20 febbraio 2011

Tangentopoli, il tarlo del male e i politici che rubano ai poveri

Tutto ebbe inizio con la tangente intascata da Mario Chiesa, direttore, all’epoca dei fatti che portarono allo sfacelo la cosiddetta prima repubblica, del Pio Albergo Trivulsio in Milano. Forse non tutti sanno che il Pio Albergo è un’opera che dovrebbe curare gli interessi delle persone svantaggiate che raccoglie lasciti di pie persone a favore dei poveri e bisognosi. Il Pio Albergo Trivulsio è un ospizio dotato di un ricco corredo comprendente immobili, terreni e denaro contante che dovrebbe, ripeto sotto la supervisione del comune di Milano, fittare o vendere a prezzo di mercato i beni così da ricavarne benefici e elargirli ai poveri. Ma secondo le inchieste pare che tutto ciò sia andato metodicamente disatteso. in sintesi:
1064appartamenti dati in affitto a canone agevolato a chi delle agevolazioni poteva farne a meno, la stessa cosa potrebbe essere successa con la vendita d’immobili. Pare che negli ultimi 5 anni, ad essere stati venduti sarebbero stati una quarantina di appartamenti, cifra confermata anche dal presidente del Pat, per un corrispettivo di circa 30 milioni di euro.
Senza andare oltre, chiedo, e credo che anche altri lo facciano, a chi di carità ha predicato e fatto un fondamento importante di vita laica o religiosa:
Com’è stato possibile permettere che questi traffici accadessero?

Ci troviamo di nuovo davanti all’ennesimo misfatto della politica. Una politica fatta da uomini avidi che tagliano i fondi alla cultura, al welfare, alla scuola, che si fanno sconti sulle multe che dovrebbero pagare quando insozzano le città con i manifesti selvaggi. E mi fermo qui perché ho la nausea. Il vomito è talmente copioso che non riesco a ridere neanche con Cetto La Qualunque perché ravvedo verità nelle sue gag piuttosto che satira politica.

Signori della politica che non cedete il passo e il posto mai se non alla morte, che saltate da un carro all’altro e quando nessuno vi vuole fate i gruppi misti, approfittate ora, perché non credo che avrete altri suffragi in seguito, fintantoché avete addosso il tarlo del male perché la misura è colma!

miracoli dell'amore

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Birba è una cagnetta piccolina dal pelo lungo. Un pelo morbido con chiazze bianche e nere. È dolce col suo padrone, un po’ isterica quando ha il ciclo, con gli altri cani e con Vasco quasi sempre. Tutte le mattine, dopo la passeggiata non fa subito ritorno a casa ma vuole rilassarsi un po’ in macchina e quando passo io col mio cane lei solitamente richiama l’attenzione grattando ai vetri ma stamattina è successo qualcosa che ha dell’incredibile:
Ho sentito un colpo di clacson, mi giro e vedo lei saltare dal posto della guida a quello laterale. noo! esclamo. non è possibile! guardo meglio pensando di vedere il padrone ma Birba è da sola, come le altre mattine, a rilassarsi in macchina prima di rientrare in casa.
ha suonato il clacson! Sembrerà assurdo ma è così! e Vasco l’ha salutata roteando la coda prima di riprendere ad annusare l’odore di Birba lungo il marciapiede.

B e B, yin e yang della politica italiana


Alcuni credono al fato altri sostengono che il futuro degli uomini ma anche delle cose, nazioni e paesi compresi, sia tutto racchiuso nel nome. E intorno a queste congetture sono sorte filosofie di vita, religiosità e sette che difendono e diffondono le teorie dei gruppi d’appartenenza. La stessa cosa vale in politica e l’Italia, forte della sua storia culturale, continua a sfornare artisti della retorica, della satira, cabarettisti, in una parola: l’Italia è luogo di creatività. Come spiegare altrimenti, se no, che il destino della politica è determinato da due uomini che hanno in comune le prime tre e le ultime due lettere dei cognomi in comune? BERluscoNI & BERsaNI. E come ovvio, vince il più grande; (Berlusconi è composto da 10 lettere mentre bersani da 6) e anche sui numeri non si scherza: secondo la cabala il numero 10 rappresenta la completezza, il tutto, il maschile e il femminile, yin e yang, e si potrebbe continuare, mentre il numero 6 simboleggia la materia; il numero 6 è multiplo di 3 che rappresenta la trinità esoterica, la coscienza cristica, e in quanto doppio raffigura nella numerologia il diavolo.

È questione di credenze!
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Ma può essere anche un gioco. Il gioco delle parti che spartiscono i poteri: uno fa finta di aggredire e l’altro imita una tiepida reazione per calmare l’opinione pubblica che non approva determinate azioni.

Proviamo a semplificare con uno schema elementare di parole in/crociate:

Definizioni:
1 orizzontale: noto politico italiano amico dello zar però nemico dei comunisti (prime tre lettere. ber…)
1 verticale: noto politico italiano amico dei comunisti e (nemico?) di Marchionne (prime tre lettere. ber…) se lo schema è libero, si presume una certa interscambiabilità, tanto invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia visto che è il potere dei soldi a determinare il risultato della partita politica e sociale.

Se così non è, perché i buoni che fanno parte dell’opposizione non si dimettono in massa dall’incarico di parlamentari? Finiani compresi!

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sabato 19 febbraio 2011

sindacato degli artisti in Calabria?

L’erba del vicino è sempre più verde! È vero! Altrimenti come spiegare le innumerevoli manifestazioni organizzate da calabresi per la Calabria senza artisti calabresi?
Così, a naso, solo nel catanzarese, se solo si volessero invitare, il complesso monumentale del San Giovanni sarebbe insufficiente a ospitare le opere degli Artisti. E non mi riferisco a lavori di artigianato artistico ma a opere degne di essere definite Arte! per non parlare delle altre province calabresi quali Reggio Calabria, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia.

Forse il “forestiero” è più colto? È un genio? Insomma uno con un cervellone grande così?, che mette disinteressatamente il suo sapere, la sua arte a disposizione dei buzzurri locali?

Secondo gli organizzatori, la risposta è sì!

Nulla da eccepire se si tratta d’interventi a totale carico dei privati. D’altronde ognuno è libero di investire il proprio tempo e denaro come meglio crede, ma si deve parlare di operazione commerciale e non spacciarla per divulgazione culturale atta a valorizzare il territorio, gli intelletti e le potenziali forze culturali inespresse per mancanza di strutture e canali mediatici giacché tutta l’operazione verte sulla vendita dei prodotti o nel ritagliarsi uno spazio all’interno degli organi istituzionali calabresi.

Chi dovrebbe vigilare su ciò se non le istituzioni? Vale a dire i rispettivi presidenti degli enti regione, province e assessorati alla cultura?

Quantomeno per dare ossigeno alla già misera economia locale e fiducia agli artisti calabresi che spendono le energie gratuitamente sul territorio, ai direttori artistici, che non hanno nulla da invidiare ai colleghi nazionali e stranieri. Creare interazioni culturali con altre realtà in maniera concreta giacché esistono i presupposti logistici, economici e culturali in regione.
Dovrebbe essere una costante prerogativa della politica e non dell’esoterismo astrale, quella di proporre e stimolare cultura e finanza locale da esportare grazie ai migliori cervelli, o no? oppure è importante la collocazione politica intesa come schieramento servile e non propositivo? se non ricordo male il presidente della regione Scopelliti è un assertore convinto della meritocrazia. Allora?
che sia giunto il momento di non delegare più la classe politica e gestire direttamente gli interessi culturali comuni, costituirsi in associazione sindacale per l'autotutela corporativa come si faceva un tempo in nome dell'utopia creativa che alimenta il fuoco della ragione suprema?
Considerando la forte individualità degli artisti è impensabile ipotizzare la nascita di confraternite settoriali. ed è per questa ragione che le pecore fanno da lupi, gli asini da cavalli e i muli i purosangue.

Egitto, Libia, Tunisia, Italia, Usa e wikileaks

È riduttivo pensare che la società si divida in buoni e cattivi? Sembra di no! E le notizie che giungono dalle differenti testate giornalistiche di qualsiasi nazione lo confermano.

In Libia l’accesso a internet è bloccato da questa notte per evitare che il mondo conosca i misfatti del regime che sta soffocando nel sangue la protesta dei manifestanti contro Gheddafi. Secondo Human Rights Watc (organizzazione non governativa per la difesa dei diritti umanitari) i morti sono almeno 84 e lo testimoniano le fonti mediche e i residenti.
Era prevedibile, d’altronde, che un dittatore non lasci facilmente il campo, e solo nella Cirenaica le forze di sicurezza, secondo Amnesty International, hanno ucciso 46 persone.
È guerra!, da una parte per la democrazia e i diritti umani, dall’altra per mantenere il potere e gestire le ricchezze libiche.

In Italia, secondo alcune testate giornalistiche “il cavaliere fa guerra alle toghe” attraverso la riforma della giustizia e la separazione delle carriere con lo sdoppiamento del Csm e lo sganciamento dallo stesso della funzione disciplinare con l’istituzione di un’Alta corte di disciplina sui magistrati; quindi responsabilità civile dei magistrati che sbagliano e l’impossibilità di ricorrere in appello da parte dei pm in caso di assoluzione in primo grado dell’imputato, nonché più poteri al ministro della giustizia.
Sull’altro versante, i magistrati, allarmati dalle continue minacce di Berlusconi aspettano di vedere la legge e controbatterla qualora si ravvisino “punizioni politiche” da parte di chi fino ad ora li ha accusati definendole toghe rosse.

E wikileaks? Assange pubblica un’altra spolverata d’intercettazioni che rasentano il pettegolezzo spicciolo tra due amici al bar. File che diffondono le confidenze raccolte in otto anni dai diplomatici americani e trasmesse a Obama. Ma non solo il nome del premier appare sui circa 4mila documenti, c’è Prodi, Napolitano La Russa Fini Frattini, D’Alema Ciampi Veltroni e Bossi. E ci sono anche tutti gli accordi presi con la politica estera, (Afghanistan, Libia, Iran) soprattutto la Russia. Logicamente tutti i punti di riferimento del nostro premier, sono negativi.

Nonostante queste rivelazioni gli americani dichiarano che la loro amicizia è confermata con l’Italia.
Anche se nel 2009 l’ambasciatore Ronald Spogli scrive al segretario di Stato americano Hillary Clinton che il modo usato da Berlusconi per conquistare vantaggi elettorali sui suoi avversari politici, deriva dal fatto che faccia frequente uso delle istituzioni politiche, danneggiando e creando una reputazione non positiva dell’Italia in Europa.
Il diplomatico afferma anche che il leader si propone come un gran mediatore delle crisi mondiali, un ruolo abbastanza significante in una vita politica, che però nessuno gli ha mai conferito. E ancora, che nonostante le critiche, l’Italia è un paese da tenere in gran considerazione per gli importanti dividendi strategici.
Perciò la diplomazia USA è preoccupata per l’amicizia che lega Berlusconi a Putin, anche perché a loro giudizio pare che l’Italia favorisca continuamente la Russia sul fronte dell’energia. Infatti nel 2010 Hillary Clinton chiede di indagare ai suoi diplomatici sui possibili investimenti personali che possano influenzare la politica energetica dei due paesi, e di svelare anche i rapporti dell’amministratore delegato dell’Eni Scaroni con i manager e specialmente il ministro degli esteri Frattini. Una vera bomba ad orologeria, il caso strano è che tutto questo esce in un momento in cui il premier sta cercando di non affondare e continuare a governare.

Detto ciò, noi cittadini che facciamo? stiamo a guardare?
le regole della democrazia inducono ad affrontare i problemi sociali, fare profonde analisi, diffidare di chi grida più forte e di chi usa la forza per interessi personali.
Difendere la cultura della democrazia è non accettare censure, defenestrazioni e usi impropri del potere economico politico e istituzionale.

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venerdì 18 febbraio 2011

Catanzaro ancora defezioni nel centrosinistra

Di qualunque natura siano, alla fine i nodi vengono al pettine e Catanzaro paga pegno per tutti gli anni di cattiva politica dei dirigenti che hanno occupato a vario titolo la dirigenza della sinistra locale e nazionale.

Le continue lotte intestine; la demagogia, per altro mal celata, la mancata risposta ai problemi della gente, in sostanza l’ignoranza politicamente strategica di una sinistra composta solo di fuochi fatui ha desertificato le giovani menti.

Dopo la crisi mistica e la mancata vocazione sacerdotale che induce a spendere la propria per l’altrui vita, i giovani mandano a quel paese i parolai di mestiere e rifuggono dai ruoli finora d’esclusivo appannaggio dei vecchi marpioni locali di destra, centro e sinistra. E dopo il docente universitario Valerio Donato è ora il turno di Raffaele Salerno, ex questore di Cosenza, attualmente assessore nella giunta di centrosinistra guidata da Rosario Olivo di abbandonare la corsa per sindaco.
Una veloce analisi evidenzia l’assenza dell’impegno serio a sinistra. Non vi sono persone carismatiche all’altezza di competere con Michele Traversa.
Donato e Salerno, senz’altro, rilevano problemi difficili da risolvere nell'alleanza di centrosinistra mentre il centrodestra da tempo ha già indicato come suo candidato per la carica di Sindaco del capoluogo calabrese, il deputato del Pdl Michele Traversa, già Presidente dell'Amministrazione Provinciale, assessore regionale e ora parlamentare.

Eppure anche il centro destra non è che abbia governato benissimo.
E la pista ciclabile su viale Isonzo è una testimonianza del pressappochismo gestionale della cosa pubblica. Sciocchezza! Dirà qualcuno, intanto continua a provocare disservizi nella viabilità cittadina. Per non parlare delle periferie, toccate solo nelle occasioni importanti quali le tornate elettorali. Ma questo vezzo è una tattica elettoralistica comune a tutti. Anche in questi giorni abbiamo visto le ditte lavorare sulle aiuole degli svincoli stradali cittadini, ora sono recintate con reti rossicce e che impediscono la visuale agli automobilisti.
lasciando da parte le disfunzioni spicciole che peggiorano la qualità della vita, che fare? Chi sarà propenso a salire sul ring e scontrarsi coi campioni consacrati, Michele Traversa per la destra e Agazio Loiero come indipendente, giacché anche lui è andato via dal pd calabrese pur essendo uno dei fondatori?
Vuoi vedere che per spirito di servizio Rosario Olivo è costretto a ricandidarsi?

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Sanremo ingessata dalla par condicio


La serata dedicata ai 150 anni dell'Unità d'Italia ingessata dalla par condicio reprime la creatività degli artisti stretti tra lacci e laccioli contrattuali.

Chiusi nella gabbia della par condicio imposta dai dirigenti aziendali rai, Gianni Morandi e la sua squadra non esprimono quella scioltezza dialettica relazionale necessaria allo spettacolo della canzone italiana.

Anche Roberto Benigni è sembrato sofferente per le regole di quest’anno. A parte le prime tiepide battute e l’ingresso trionfale con il tricolore sul cavallo bianco e qualche esortazione durante l’esegesi, il resto del monologo ha rasentato la retorica.

Benigni è salito in cattedra e simile a un docente di storia delle scuole medie ha spiegato, imboccato col cucchiaino le peculiarità importanti racchiuse nella storia del risorgimento italiano alla platea dell’Ariston e ai telespettatori che si sono sintonizzati appositamente alle 22 e 20 per godere della sua performance.

Una performance durata più del dovuto rispetto agli accordi contrattuali e conclusasi con un’ottima interpretazione per sola voce dello stesso Roberto dell’inno di Mameli. Complimenti Roberto!

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giovedì 17 febbraio 2011

1861 2011 Auguri Italia

© courtesy by mario iannino                                                                                              

©archivio M.Iannino



anche se...

frivolezze online che mettono allegria, Pettinelli


È il caso di dire che la tecnologia aiuta davvero a sentirsi meno soli. A chi non è mai capitato di accendere la radio per rilassarsi e canticchiare una canzoncina intermezzata dalla voce suadente della Pettinelli? A me capita spesso, anche perché radio dimensione suono, è un’emittente giovane che trasmette musica d’avanguardia e mi piace. A essere sincero preferisco le cazzate che fanno al mattino quella banda di esauriti che prendono in giro mezzo mondo senza tralasciare nessuno punzecchiano la politica, la cultura e la musica stessa. Insomma riescono a fare una trasmissioncina allegra leggermente dissacratoria che mette buon sangue, e coi tempi che corrono arrivare in ufficio col sorriso di sicuro non guasta. Ma oggi, la Pettinelli ha fatto anplaing di simpatiche cazzate. La prima: una signora fa un regalo singolare al marito: gli promette un anno intero di sesso a suo piacimento, cosicché il marito tutte le mattine, escluso i giorni col rosso del ciclo mestruale, adempie volentieri all’esortazione della canzoncina che piace a Malgioglio di rds “…voglia e fa zum zum voglia e fa bum bum”. ohè gliela’aveva promesso! Ma finito l’anno, lei si presenta in bagno, gli fa un balletto e “mò basta! Chi ha avuto ha avuto. Si ritorna alla normalità”. Per i curiosi ora fanno sesso due volte al mese e nei fine settimana, se tutto va bene, salvo mal di testa e stanchezza accumulata durante la settimana.
Cazzata numero due: dipendenza da face book. Pare che la maggior parte degli utenti quando è lontana dal pc pensi ai contatti, ai messaggini, agli amici virtuali e quelli reali in chat, agli amori che nascono, ai matrimoni che si festeggiano e a tal proposito una ragazza inglese fidanzata da 8 anni chiede al ragazzo di sposarla in chat e lui risponde sì a condizione che faccia una pagina su fb e raggiunga un milione di contatti entro l’11.11.11. ma non è finita. La Pettinelli dà anche l’indirizzo del contatto della ragazza inglese per aiutarla a raggiungere il numero di contatti fissati dal futuro ipotetico sposo.
E poi dicono che i mass-media non aiutano a vivere meglio e non producono servizi socialmente utili.

Sanremo 2011, Morandi, Paolo, Luca, Belen, Elisabetta e

Sanremo 2011, Morandi, Paolo e Luca, Elisabetta, Belen...

Roberto Benigni intorno ai 250milaeuro in mezz’ora? non è la trasmissione di Lucia Annunziata ma l’indiscrezione che circola nell’ambiente sanremese sul compenso per la partecipazione del noto e esilarante comico italiano. Ammesso che la cifra sia questa, c’è da specificare che esistono regole di mercato precise che, attualmente, determinano i compensi in base al valore aggiunto che l’artista dà col suo prestigio personale al programma e allo spettacolo, quindi, all’audience con le relative ricadute pubblicitarie che è in grado di attrarre.
Normale legge di mercato, quindi. Però, c'è un però! E come tutti i discorsi analoghi, immediatamente dopo, ineluttabilmente, il censore presenta il rovescio della medaglia contigua alla polemica.

Analizzando sommariamente i fatti, ci rendiamo conto da soli che non c’è bisogno di un ministro delle finanze o un commercialista esperto in marketing per convenire che forme simili di remunerazioni drogano le menti specie se la crisi risucchia e cancella i lavori e i lavoratori comuni.

Roberto Benigni è differente, Roberto è assimilabile al promotore culturale che aiuta la collettività in modo allegro e simpatico a comprendere alcuni aspetti della cultura classica e contemporanea. … certo che, se è vero… 250 mila euro in mezz’ora… possiamo dire che è uno schiaffo alla miseria se pensiamo all’insipienza delle avvenenti starlettes che ne guadagnano appena 150mila?
Comunque vada, Sanremo è il risultato esponenziale di un mercato effimero ma concreto che fa girare un sacco di soldi grazie allo spettacolo e al gossip che lo nutre.

OkNotizie

mercoledì 16 febbraio 2011

150 anni di Unità fuori dal coro e dai festeggiamenti

Fuori dal coro


Stiamo assistendo alle battute finali. Le parti sono arroccate per difendere i rispettivi principi. Da una parte una mescolanza di pensieri politici disordinati che invece di lavorare e suggerire rimedi idonei per uscire dallo stallo istituzionale insegue emotività e ne produce altre. Nell’altro schieramento la situazione non è migliore. I falchi continuano a tuffarsi in picchiata sugli eventi contrari e attaccano chiunque tenti di espugnare il nido dell’aquila. La loro difesa è l’attacco frontale. Negano l’evidenza provocando sconcerto negli spettatori italiani che hanno dissentito e chiarito a gran voce che non desiderano più questo stato di cose mobilitandosi e riempiendo 230 piazze in Italia e 30 all’estero. Più chiaro di così si muore.
A questo punto, ci si aspetta uno scatto d’orgoglio e non l’ennesimo teatrino della bugia che mortifica le intelligenze degli italiani e pone l’Italia al pubblico ludibrio.

Di sicuro Berlusconi avrà le sue buone ragioni per non dimettersi, ragioni di Stato o politiche, ma anche se fossero personali, a questo punto, ha poca importanza; l’errore, se proprio è sfuggito a qualcuno ed è necessario trovarne l’origine, consiste nell’eccessiva continua tracotanza dei dirigenti che hanno trattato l’opinione pubblica da massa ignorante.
Da circa due anni i parlamentari di governo hanno eretto un muro di gomma e legiferato con continui decreti piuttosto che dibattere in parlamento i provvedimenti legislativi da adottare per affrontare emergenze e quotidianità. La maggioranza, di fatto si è dimostrata arrogante e per niente liberale, persino negli atteggiamenti con la stampa ritenuta “nemica”, vedi caso annozero e per ultimo il recalcitrante puledro La Russa che, occhi sgranati e narici sbuffanti, pesta i piedi a un incolpevole inviato che gli sta dietro per raccogliere notizie.

Insomma, se proprio dobbiamo tirare le somme quest’ultimo lasso di tempo non è stato positivo dal punto di vista democratico, interpersonale e neanche mediatico.

Volendo contestualizzare la vita quotidiana attuale con la ricorrenza dell'unità d'Italia e quanto si prefiguravano i padri risorgimentali, c'è ben poco di realizzato.
Abbiamo mortificato l'idea rivoluzionaria e seppellito coi fatti 150 anni di storia. Non male come epilogo!

martedì 15 febbraio 2011

perché Sanremo è Sanremo, 61° festival della canzone italiana

Non tutto è perduto! se è vero che alcuni degli uomini più ricchi del mondo hanno tenuto il necessario e devoluto in beneficenza il superfluo dei rispettivi imperi finanziari, allora qualche speranza rimane a confortare chi soffre la fame.
Alcuni di loro, i magnati buoni, hanno liquidato la notizia con disarmante spontaneità, ritenendosi fortunati rispetto al resto del mondo e quindi in dovere di aiutare i meno fortunati e quanti ne hanno bisogno.

Altri, fanno opere di beneficenza senza esporsi. Lasciano gli oboli senza salire sul carro dell’eroe caritatevole coronato da ghirlande o pergamene, ringraziato e osannato ma in pace con se stessi.

Chissà se anche i nostri lavoratori dello spettacolo sanremese, certo non le maestranze da 1000euro (anche se a volte i poveri sono più solidali e magnanimi dei benestanti) devolveranno qualcosa a chi sta peggio.

Secondo indiscrezioni Gianni Morandi dovrebbe percepire tra gli 800mila e unmilione di euro;
150mila euro a testa le soubret Elisabetta Canalis e Belen Rodriguez, mentre Paolo Bizzarri e Luca Kessisoglu 400 mila euro a testa. Totale duemilioni di euro destinati ai cachet per la squadra “artistica” anche se le indiscrezioni lasciano intendere che le pupe del festival sono state scelte più per avvenenza che per preparazione artistica.

E non è finita qui! La convenzione della rai col comune di Sanremo è pari a novemilioni di euro annui per cinque anni dei quali l’amministrazione comunale spende circa il 25% per l’ospitalità e il 75% rimane nelle casse della cittadina ligure.

40mila euro per i Big; 16 mila per i giovani e ancora, la rai, concede un parziale rimborso spese a ogni artista in gara.

L’edizione di quest’anno ha raccolto pubblicità oltre i 41milioni di euro. Un’interuzione pubblicitaria nelle cinque serate del 61° festival della canzone italiana costa 8.666 euro al secondo.

Anche le strutture locali sono rinvigorite dall’ossigeno festivaliero con punte di tre milioni in più, sempre nella settimana della kermesse, al casinò e 4milioni il giro d’affari stimato per le strutture ricettive.

lunedì 14 febbraio 2011

Elisabetta Canalis avrebbe detto no alla piazza

Un tipico esempio di sano disinteresse per i problemi della gente comune è dato dall’ex velina Elisabetta Canalis che lo condensa in poche battute a Sanremo: “Io non ci sarei mai andata…”

Che dire, si commenta da sé! d’altronde una che deve fama e ricchezza, nonché status di compagna del fascinoso George Clooney e che vive negli States però viene a intascarsi i soldi degli abbonati rai italiani, cosa ci si poteva aspettare se non questo tipo di filosofia di vita?

Finalmente dopo tante battute, risolini e prese in giro, i cittadini stanchi dicono di no a modelli artificiosi lontani dalle realtà popolane. Dicono di no alla mercificazione esponenziale gridata ai quattro venti senza pudore del corpo delle donne e degli uomini. Urlano basta a devianze, vissute fino a qualche tempo addietro con pudore, e chi le commetteva non le sbandierava perché sapeva di fare azioni poco gradite che andavano contro, non la morale comune o il senso del pudore bacchettone ma, un ordine precostituito dalle leggi dello Stato pensate e scritte per la tutela dei deboli contro le schiavitù e le tirannie dei potenti o dei soldi.

Fare l’amore è la cosa più bella che due persone possano fare insieme, non per scalate di potere sociali e neanche per vincere facilmente posti al sole ma semplicemente per soddisfare piaceri naturali comuni negli esseri viventi.
La sessualità è forza, passione, tensione emotiva offerta e corrisposta; è la prosecuzione catartica delle affinità elettive che si congiungono nella donazione per eccellenza, energie vitali protese per regalarsi l’un l’altro intensi attimi d’infinito.

Comunque, ognuno è libero di vivere la propria sessualità come più gli aggrada! L’importante che le azioni dei singoli non interferiscano negativamente con gli interessi della collettività. Altrimenti diverrebbe legittima ogni nefandezza, anche la violenza sui minori, giacché qualcuno gode così.
Ecco, cara Elisabetta, per queste cose appena accennate la gente ieri è scesa in piazza, 230 piazze in Italia e una sessantina nel resto del mondo a sostegno della dignità degli esseri umani. Ma forse tu eri intenta a provare le entrate sul palco di Sanremo e ti è sfuggito qualcosa.

domenica 13 febbraio 2011

le performance di Vittorio Sgarbi

prossimamente: Sgarbi e l’happening delle donne che amano Silvio.


Nell’Italia democratica, in virtù della pluralità e della enorme pazienza degli italiani impegnati seriamente nei campi del lavoro, della cultura e dell’arte, che rifuggono platee facili o scorciatoie artificiose come la mercificazione del corpo, magari reso ancora più bello e attraente dal silicone e dal bisturi del chirurgo plastico, c’è spazio per tutti, anche per le provocazioni studiate e urlate strategicamente nei talk show, nei tg o nelle trasmissioni spazzatura, ottimi trampolini di lancio per le olgiatine (belle ragazze in difficoltà che per uscirne si sacrificavano a fronte di cospicui guadagni con uomini facoltosi) prima della carriera politica, secondo quanto emerso dall’indignazione corale degli italiani, per acquisire visibilità alcuni personaggi hanno fatto e continuano a fare tutto ciò che ritengono favorevole alla loro ascesa.

E non solo. Ormai da qualche decennio, i telespettatori che pagano il canone rai e quanti s’interessano di cultura e arte, sono costretti a subire un personaggio singolare che ha fatto della violenza verbale uno stile mediatico ben remunerato, asservito e pronto al mutuo soccorso di chi foraggia con incarichi ad hoc il suo ruolo di cavalier servente.

Eppure è persona colta, di quella cultura nozionistica pallosa, trita e ritrita ancorata a schemi passati ma che per lui è, ancora oggi, l’unica forma d’arte ammissibile che denota potenzialità artistiche nei contemporanei.

Insomma un urlatore che ama lo scontro verbale.

Forse è per questo suo modello mentale che Sgarbi, visto il successo delle manifestazioni odierne, si fa accompagnatore delle “nobildonne” e, simile al cicisbeo settecentesco, propone una "contromanifestazione" festosa dedicata all’amore e invita le donne che amano Berlusconi a scendere in piazza, suffragato dalla ministra dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, che mette nero su bianco il suo personalissimo pensiero sulle manifestazioni delle donne che oggi si sono trovate numerose come non mai nelle piazze per contestare l’imbarbarimento della cultura e della politica, come "minoritarie e radical-chic".
E ancora dalla Daniela Santanché. Che accusa le manifestanti di volere alimentare l'odio delle donne contro altre donne, una sorta di "Eva contro Eva".

Sgarbi, me lo immagino, novello cicisbeo che apre il corteo della "contromanifestazione" di donne che amano Berlusconi. da un lato la ministra dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, e dall’altro Daniela Sntanchè seguita dalla Minetti e poi giù giù con Ruby, e tutte le papygirl.
… ma quanto sono ignorante! Un critico d'arte e tante artiste che si radunano in un luogo pubblico si chiama happening!

orgoglio, dignità e cultura: se non ora quando?

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Se non ora quando? Ieri! se fosse dipeso da me. Però, meglio tardi che mai!

Credevo fosse seppellita per sempre la stagione della speranza nel cambiamento e che insieme alla speranza fosse stata seppellita la cultura fin qui accumulata, e quando tutto sembra finito ecco la riscossa della piazza, anzi delle piazze italiane. Roma, Napoli, Catanzaro, Palermo…quasi duecentonovanta piazze in tutto il mondo, duecentotrenta soltanto in Italia. Nelle piazze delle maggiori città e dei centri urbani, il sentimento sano dei cittadini accomuna, si tocca, entra ed esce dai pori della pelle, stringe la gola e fa venire la pelle d’oca. No! decisamente gli italiani perbene non ci stanno a lasciare che le forme deviate di un sistema sociale bacato sopraffaccia la maggioranza silenziosa, quella che pensa in positivo, che non scende in piazza perché sfiduciata dalla cattiva politica di destra e di sinistra fatta di faccendieri e capipopolo collusi con lobby finanziarie o malavitose.
Oggi, finalmente il popolo vero è sceso in piazza per dire basta alle distorsioni concettuali della politica sociale, delle leggi dello Stato, della finanza e del lavoro!
Lavoro che diventa ricatto in mano a governi e industriali che hanno chiuso lo stato di diritto sociale fuori dalla testa perché dentro c’è spazio solo per strategie indirizzate a produrre ricchezze personali.

«Se non ora quando? ». all’unisono nelle piazze si grida: Se non ora quando ri/affermare la propria forza, dignità e determinazione? quando riaffermare il diritto al lavoro? Se non ora quando dire basta con le donne usate come nella prima Repubblica si usavano le mazzette, «educate» per compiacere il Drago, apprezzate per le misure seno, vita, fianchi, altrimenti trasparenti perché l’ascensore sociale che va piano per tutti, per le donne è bloccato al piano terra. Queste piazze azzerano le distanze tra l’Italia, la Francia, l’America, la Spagna, la Svizzera, isole lontane e decine di stati stranieri. Nessun simbolo di partito, di sindacato, di associazione, niente che sia ascrivibile ad «una parte»: sono invitate le donne di destra, di centro - quelle dell’Udc fanno sapere che non saranno presenti -, di sinistra e quelle che la politica non le riguarda, le Ruby, le Minetti, le Iris, le scrittrici e le casalinghe, quelli che la sera vanno a letto presto e quelli che ci vanno tardi, quelli che leggono Kant e quelli che preferiscono Diabolik, quelli che per forza devono mostrare le mutande in un teatro ma forse iniziano ad avere un dubbio ma non lo possono dire perché il Leader indiscusso, indiscutibile, ingiudicabile, no, non permetterebbe. L’evento clou, seguito dai media di mezzo mondo, è a Roma, in piazza del Popolo, dove la kermesse dal palco, iniziata dalle due del pomeriggio, con la Annunziata in diretta con la sua trasmissione “in mezz’ora”. E mentre dialoga con le sue ospiti, dalla terrazza del Pincio scende uno striscione enorme con la risposta: «Adesso». «Vogliamo un Paese che rispetti le donne, tutte».

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Se ne fa tanto un gran parlare e tutti sono costernati al solo pensiero di apprendere di essere spiati negli affetti più intimi. in effetti, quando fu introdotto nel sistema della democrazia italiana lo strumento delle intercettazioni telefoniche per combattere la malavita organizzata, fece scalpore specie nel popolo della sinistra libertaria che accusò il governo di allora di voler spiare indistintamente tutti i cittadini, buoni e cattivi nella stessa rete, perché si conosce l’inizio delle intercettazioni, ma non si può ipotizzare se il “filo di Arianna degli ascolti” si ferma al necessario o va oltre il superfluo e curiosa anche nei legami sentimentali di quanti, loro malgrado, siano stati contaminati nell’inchiesta. Infatti, è venuto fuori che alcuni cronisti ci hanno inzuppato il biscotto ben benino nelle notizie torbide, specie amorose o di “pilu”, che, se pur prive di rilevanza investigativa, condite sapientemente, quel tanto che basta, fanno vendere giornali e salire le quote d’ingaggio dei parolai prezzolati. Ed è da questa forma di sistema che la società si deve proteggere, sottraendo ai gossippari le fonti di notizie piccanti; cestinarli nell’immediatezza, appena l’inquirente comprende che l’amante non c’entra nulla con l’indagato o il colluso.

Privacy non è sinonimo di arroccamento ma tutela della sfera intima; difesa dei valori calpestati dai despoti e dai regimi totalitari, ma anche da chi li sciorina ai quattro venti con scopi destabilizzanti, per abbattere nemici e buttare fango sugli avversari.

sabato 12 febbraio 2011

le mutande di Ferrara in teatro

Nulla rimane per sempre tale e quale, specie la mente umana, ed è per questo che non voglio ricordare gli scontri di Valle Giulia e il passato sessantottino, neanche la militanza nel pci prima, e l’adesione al psi dopo, di Giuliano Ferrara, figlio di Maurizio, senatore del pci che diresse l’Unità, ma anche figlio di Marcella de Francesco, una che ha lottato da partigiana e che è stata segretaria particolare di Palmiro Togliatti.

Non so se faceva bene prima o adesso, fatto sta che dopo la sua frequentazione e collaborazione con Bettino Craxi il nostro Giuliano ha subito una trasformazione che lo induce a essere critico nei confronti dell’ex area di sinistra, specie dei vecchi militanti del pci che bene o male hanno lottato per liberare l’Italia dall’oppressione fascista e stilato la Carta Costituzionale che regola la nostra democrazia. Democrazia che ha dato la possibilità a gente comune di costruire imperi dal nulla, magari agganciandosi a carri politici e alle politiche imprenditoriali avventuristiche degli anni passati.
Oggi lo troviamo intento a espletare il ruolo di mutandaio esacerbato che alimenta e confonde la gente poco accorta.

A Giulia’ nessuno ce l’ha con Berlusconi perché ancora gli tira e va con le mignotte! Lo sai benissimo! Non è questo il punto. Mi meraviglio di te: un uomo intelligente con un passato da intellettuale che si è preso sempre con coraggio il peso delle sue contestazioni al sistema. Allora? Perché non usi ancora un po’ di quell’onestà intellettuale che molti ti abbiamo riconosciuto quando contestavi certi concetti del sistema dei partiti?

Ecco, da te mi sarei aspettato un’azione “pulita” non da moralista perché nessuno lo è, ma una presa di posizione suffragata dall’esistente, vale a dire dalla realtà dei fatti, e non mi riferisco a questioni di mutande ma al governo del Paese, alle migliaia di cassintegrati, ai disoccupati, ai giovani, insomma ai problemi veri che ci affogano nel quotidiano mentre assistiamo a litigi di bassa lega.

Ne convieni, comunque che, ovviamente, in una società civile, la massima espressione del governo che rappresenta tutti indistintamente non può essere accusato di concussione e induzione alla prostituzione minorile e cacciarsela con epiteti nei confronti di chi l’accusa.
Smettiamola, una buona vota per tutte, con le prese di posizione infuocate, gli slogan a effetto e di confondere la gente. Cerchiamo di crescere!

affetti ritrovati

Testimonianze di affetti sopiti riaffiorano casualmente in un giorno di normale routine.

Un cartoncino ripiegato in quattro, sporco per la lunga permanenza nel bagagliaio della macchina, (a chi non è capitato di ritrovare qualcosa che l'abbia scaraventato all'indietro nel tempo?) mi riporta indietro nel tempo.

I ricordi affiorano chiari nonostante fossero sopiti e sottaciuti, e in alcuni momenti soverchiati da terribili avvenimenti che hanno scosso tutti; eventi, spulciati nei minimi particolari dalla cronaca e divulgati dai mass media con dovizia di particolari che rasentano il demenziale.
Ma alcuni ricordi no! sono quei momenti che tieni conservato nel cuore, che ti accompagnano per sempre e basta poco per farti rivivere le giuste sensazioni di quel lontano giorno.

"Tieni è per te papà…" Eccitate, con un sorriso bellissimo stampato sul volto ingenuo le bimbe porgono un bigliettino ai padri all’uscita della scuola dell’infanzia.
Le maestre hanno lavorato per il cadeau della festa del papà e i figli, contenti e gratificati per il pensierino, anche se il loro coinvolgimento pratico è ridotto all’essenziale per motivi che alcuni ritengono ovvi, sventolano i bigliettini mentre corrono tra le braccia del genitore in attesa nel cortile della scuola.
"Guarda che ti ho fatto papà! L’ho fatto insieme alla maestra Anna. È per te…"

Bambini e bambine belli per la loro genuina spontaneità riflessa nei sorrisi solari e nei piccoli turbamenti dovuti a banalità.

Affetti da tutelare, coltivare e lasciare sbocciare nell’alveo dei valori universali, sacri, in famiglia e nella società.

Affetti cari, legati alla sfera intima: tesori da custodire gelosamente. Ricchezze da proteggere e incrementare contro ogni avversità, concetti da contrapporre alla caduta dei valori etici, civili, e quindi sociali condizionati da fenomenologie connesse alla sola sfera corporale e al conto in banca che contamina e incancrenisce larghi strati sociali.

Pensieri celati, custoditi e resi granitici dall’opera “affetti da proteggere”, fluttuano liberi in rete per ricordare, riproporre serenità sopite.

venerdì 11 febbraio 2011

che casino, in Italia...

Come tutte le ricorrenze anche quella dell’Unità d’Italia non poteva essere esente da critiche e tribolazioni per chi la sostiene convintamene. Cittadini e istituzioni comprese sono davanti a un bel problema: partecipare o no alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia?

Era inevitabile! Sembra che gli italiani siamo maestri nell’incasinarci la vita!
D'altronde, le prime avvisaglie si manifestano con la costituzione dei comitati e con le deroghe di massima urgenza che servono per velocizzare i lavori nei luoghi di concentrazione degli eventi calendarizzati dal gruppo di lavoro governativo guidato dal dottor Guido Bertolaso e dall’agenda di Governo.

I Grandi Appalti del G8 alla Maddalena, dei Grandi Eventi e delle Celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia hanno visto danzare uomini, donne e imprese attorno a una torta ben guarnita con soldi pubblici, e secondo gl’inquirenti, molti dei quali sono stati gestiti allegramente tra amici o in famiglia, grazie alle deroghe e in deroga alla trasparenza di pubblici bandi d’appalto. Questi aspetti che, ancora adesso, interessano gl’inquirenti, sono citati esclusivamente per ricordare la ressa che si crea attorno ai grandi lavori collettivi, che diventano affari, e nei quali, per il momento non interessa entrare nel merito. Fatto sta che, ideologie a parte, ideologie serie come potremmo averle noi calabresi che siamo stati assediati, mortificati, uccisi e derubati nel nome dell’Unità d’Italia, oggi si assiste a deliranti teorie e opposizioni se debba essere considerata festa oppure no, proprio nel bel mezzo di una crisi politica senza precedenti e con la lega, un partito demagogo nato per disgregare l’Italia e per curare i meschini interessi di un fantomatico popolo padano mai esistito se non nella mente bacata di qualche allucinato capipolo che sfrutta il malcontento e lo usa per dividere culture e povertà ormai comuni così da aumentare il proprio potere contrattuale nelle beghe di governo.

Un governo, incasinato! Che vede il primo ministro indagato per ragioni non propriamente inerenti alla sua attività ministeriale ma per delitti comuni, secondo la magistratura milanese che sta indagando e contestata da un centinaio di persone che stamane hanno dimostrato davanti al Palazzo di Giustizia di Milano a sostegno di Silvio Berlusconi. Tra la piccola folla spicca Daniela Santanchè, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Valentina Aprea, deputata Pdl e Romano La Russa, assessore all'Industria della Regione Lombardia e fratello di Ignazio, ministro della difesa nell’attuale governo. Intanto, alle 17 di oggi è previsto un incontro al Quirinale tra il presidente Giorgio Napoletano e Silvio Berlusconi. Da parte sua, Napoletano invita a evitare gli scontri istituzionali tra magistratura e politica. Vediamo cosa succederà dopo l’incontro…

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