martedì 31 agosto 2010

Politica e etica in affari, la lezione di Gheddafi

Quando si dice l’associazione d’idee:

Sgranocchio per diletto una bella pannocchia bollita.
Addento di gusto i chicchi opulenti e mentre assaporo il delicato seme, di colpo penso a quando, in un tempo non molto lontano, per molti era l’unico pasto della giornata. Sì, perché negli anni della miseria non c’era una grandissima varietà di scelta nei supermercati anche perché non esistevano!
Non c’erano soldi, non c’era la tv a colori.

Non esisteva il fenomeno del velinismo e le escort erano chiamate semplicemente puttane. Non c’era neanche la possibilità di assurgere, solo per l’avvenenza fisica, a importanti incarichi istituzionali e se per caso una attricetta o una donna posava nuda o avesse mostrato il corpo al fotografo sarebbe stata etichettata in maniera diretta, “donna di facili costumi” perdendo di credibilità e onorabilità.

Oggi, ringraziando Dio le cose sono cambiate. Il mais è una leccornia specie se trasformato in pop corn, lessato e condito col burro… e le donne possono gridare la loro femminilità e dire “la F… è mia e la gestisco da me!”

Anche la cultura collettiva è cresciuta.

Le donne, dopo tante lotte femministe hanno raggiunto il ruolo che compete nella società e possono disporre della loro vita come meglio credono.
Per facilitare l’inserimento sociale è stato creato persino un ruolo istituzionale importante: le pari opportunità! Con un ministero e consiglieri regionali al femminile ad hoc.
E allora, che dire delle pagliacciate di Gheddafi e di quanti hanno programmato il suo soggiorno italiano? Delle 500 ragazze avvenenti che per pochi euro si sono prestate ad ascoltare le sue lezioni.
Finalmente, la farsa è finita. Gheddafi è partito! Ma riportiamo alcuni punti salienti della sua breve quanto tormentata visita:

Oggi, Muammar Gheddafi ha lasciato l'Italia dopo una visita di quarantotto ore carica di polemiche. L'aereo del leader libico è ripartito da Ciampino poco prima delle 13,00. Il soggiorno a Roma è dovuto ai festeggiamenti per il secondo anniversario del Trattato di amicizia italo - libico, prima istituito come giorno della vendetta libica nei confronti degli italiani invasori sempre da Gheddafi, iniziato domenica con una lezione di Islam a 500 ragazze di un'agenzia di hostess.
Ma l'intera visita romana del colonnello libico ha fatto discutere molto. Una tre giorni colorita di tanti show e cospicui contatti commerciali. E andiamo alle reazioni di illustri personaggi della politica: Maurizio Lupi e Mario Mauro scrivono una lettera e dicono «Basta palcoscenico per il rais» mentre Giorgia Meloni, ministro per la Gioventù, si dice infastidita dall'appello alle giovani italiane. Anche nell’opposizione le reazioni non mancano e David Sassoli, capodelegazione del Pd al Parlamento europeo lo definisce “uno spettacolo avvilente” e conclude dicendo: ancora una volta, «ci siamo fatti ridere dietro dal resto d'Europa».

Il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, pur riconoscendo l'importanza degli accordi commerciali tra Roma e Tripoli, si è detto convinto che il colonnello Gheddafi dovesse essere ricevuto «come un qualsiasi altro cittadino».

E Mara Carfagna, ministro per le pari opportunità, nota alle cronache rosa per il suo book fotografico di aspirante “artista” come mai non si è indignata per il teatrino antifemminista? Un teatrino composto da femminucce con determinate caratteristiche. O forse ha preferito adottare la tattica del silenzio stampa, oppure ha scelto la strada della diplomazia come l’Europa che non ha ritenuto opportuno “commentare le dichiarazioni di mister Gheddafi”, così ha detto il portavoce della vice presidente della Commissione Ue Viviane Reding, riferendosi alle parole del leader libico che aveva chiesto a Bruxelles 5 miliardi di euro l'anno per fermare l'immigrazione irregolare.

Più duro il Vaticano che per “Avvenire”, il quotidiano dei vescovi, la visita di Gheddafi è stata un' «incresciosa messa in scena» o «forse solo un boomerang», «certamente è stata una lezione, magari pure per i suonatori professionisti di allarmi sulla laicità insidiata». “Avvenire” si chiede soprattutto come Gheddafi - nella «tollerante e pluralista Italia» dalle «profonde e vive radici cristiane» e al tempo stesso capace di «una positiva laicità» - abbia potuto «fare deliberato spettacolo di proselitismo (anche grazie a un Tg pubblico incredibilmente servizievole...)».

E che rispondere all’editoriale pubblicato dal quotidiano iraniano ultraconservatore 'Kayhan', che sabato aveva definito la premiere dame francese, Carla Bruni, "una prostituta" a causa del suo impegno per salvare la vita di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata alla lapidazione per adulterio e per complicità nell'omicidio del marito. Ma ecco come motiva la sua tesi l’editorialista: "Studiando i trascorsi di Carla Bruni si comprende chiaramente perché questa donna immorale stia appoggiando la causa di una donna condannata a morte per adulterio e complicità nell'omicidio del marito, lei stessa meriterebbe di morire". L'articolo di 'Kayhan', il cui direttore è nominato direttamente dalla Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, rinfocola la polemica tra Iran e Francia, malgrado oggi il governo iraniano abbia tentato di gettare acqua sul fuoco. Il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Ramin Mehmanparast, stamane ha dichiarato infatti che "il ricorso a commenti offensivi contro cariche istituzionali straniere non è corretto e non trova l'approvazione del governo iraniano".
Carla Bruni, la scorsa settimana, ha scritto una lettera aperta alla donna iraniana per esprimerle il suo rifiuto per la pena inflittale. "Perché versare il suo sangue e privare i figli della loro madre?", si leggeva nella lettera della Bruni. "Dal fondo della vostra cella sappiate che mio marito difenderà la vostra causa senza sosta e che la Francia non vi abbandonerà".

Ecco, Mara dovrebbe prendere esempio della nostra Carla Bruni che, pur avendo lavorato e prestato il suo talento nell’alta moda e nello spettacolo, quando è necessario schierarsi per una giusta causa non ci pensa due volte… ma forse questa è un’altra storia. La storia di una donna colta.

Gheddafi in cifre

Gheddafi, l'Italia, e gli affari in cifre.


La presenza di Gheddafi in Italia significa accordi per commesse in Libia, soldi per grandi gruppi che dovranno fare i lavori, il tutto previsto dal trattato di amicizia e cooperazione tra Italia e Libia del 2008. Anche allora, in agosto, vi fu una visita del dittatore libico che scardinò i protocolli e fece indignare il presidente Fini.
L’Italia, deve pagare gli errori del passato e risarcire l’ex colonia, la Libia ma, buona parte dei 5 miliardi di dollari pattuiti per chiudere col passato fascista deve essere investita nella costruzione dell’autostrada costiera libica “Rass Ajdir Imsaad” lunga 1,700 km con due corsie più una d’emergenza nei due sensi di marcia.
Secondo le notizie diffuse in questi giorni, al ministero dei trasporti italiani sono pervenute venti richieste di altrettante imprese, tutte italiane. A comunicarne notizia è il ministro Altero Matteoli.
La Astaldi è la capogruppo della cordata Bonatti, Ghella, Grandi Lavori, Toto. Mentre la Impregilo partecipa come capofila di un consorzio.
L’avvio delle procedure per le aggiudicazioni è previsto per la fine di ottobre ma forse, Gheddafi potrebbe fare qualche sorpresa e annunciare i nomi dei vincitori in questi giorni.
Va ricordato che i progetti infrastrutturali devono essere concordate fra le parti con un limite di spesa annua non oltre i 250 milioni di dollari per vent’anni.
Anche l’Eni fa buoni affari con la Libia in base ad un accordo firmato nel 2007 con la principale compagnia petrolifera libica, la National Oil Corporation fino al 2042. Attualmente estrae 800mila barili di petrolio nell’ex colonia italiana.
Ma anche la Libia è presente in Unicredit da 13 anni, da quando è entrata in Capitalia. Il legame con l’istituto di Piazza Cordusio in Milano si starebbe rinforzando grazie ad un incremento del 15% dell’azionariato libico che ha visto il fondo sovrano governativo della Libyan Investiment Authority salire dal 2 al 7,05% in Unicredit.
Nel campo delle infrastrutture per le telecomunicazioni, la Sirti ha commesse per impiantare settemila km di fibra ottica, appalto da 68milioni di euro. E la Prysmian, gruppo Pirelli, ha un contratto di 35 milioni di euro con la Libya General Post and Telecommunication Company. E per i trasporti aerei, la Augusta Westland, gruppo Finmeccanica, fornisce elicotteri e istruttori per insegnare a guidarli.
Dulcis in fundo, il gruppo Co.Ge.L è coinvolto nel progetto di un museo da costruire a Tripoli dedicato a Gheddafi. Affare sospeso perché il gruppo è in liquidazione.

il fine giustifica i mezzi

Il fine giustifica i mezzi?

L’onda emotiva è tumultuosa. Spinge a coinvolgimenti immediati e annulla la razionalità analitica.
È bene. È male? A volte sì, altre no! Dipende dalla situazione contingente. È ovvio che se di fronte a fatti eclatanti, effettuati da persone che la logica vuole sopra le parti ma che all’occorrenza si comportano come dei superficiali volgarissimi venditori porta a porta, l’incredulità cede il passo alla delusione. Si rimane delusi davanti a teatrini e donnine figuranti vestite secondo tradizioni lontanissime alle nostre solo per acquisire commesse miliardarie in paesi governati da despoti. Inorridisce sapere che un signore, che avrebbe molto da imparare dalla nostra democrazia e dalla nostra cultura, venga a fare lezioni comportamentali e faccia opera di proselitismo.
Forse chi organizza queste forme d’incontri istituzionali crede che sia più importante aprire mercati dovunque e con ogni mezzo alle aziende italiane purché si guadagni, piuttosto che dare orgogliosi esempi di appartenenza a una Repubblica, una nazione che ha dato arte e cultura al mondo intero.

Che siano questi gl’interessi di Stato? E noi miseri mortali c’interroghiamo, c’indigniamo inutilmente per fatti più grandi di noi che non capiremo mai?

lunedì 30 agosto 2010

proposta per il nuovo simbolo del PD

Proposta per il nuovo simbolo e nome del PD

N’altra volta l’ulivo? Nooo per carità! Non che abbia pregiudizi contro la nobile pianta perché è una specie arbusta che dà sostentamento all’economia contadina, e anche se fruttifica ogni due anni in maniera abbondante elargisce olio e olive da aggiustare in svariati modi: all’acqua, essiccate e infornate, intaccate, alla monacale e in tantissimi altri modi che la fantasia umana riesce a inventare. E proprio per questo, considerando che i dirigenti politici di sinistra vogliono riesumare la pianta a simbolo di partito, bèh, non sembra appropriato se consideriamo la piattezza programmatica e propositiva degli ultimi 20 anni dalla sinistra (pci, psi in primis) italiana, ma forse, a ben pensarci anche dal dopoguerra in avanti. E pensare che c’era stato quel fenomeno studentesco del ’68, subito ingabbiato e cavalcato da pci, pdup, lc, psup, ma anche da psi, pri, psdi, dc, cl, insomma da tutti! Tutti si sentivano figli e genitori del movimento studentesco. Tant’è vero che lo hanno piegato alle teorie che i ragazzi del 68 contestavano. Unico slogan attuato del periodo sessantottino: la fantasia al potere! Infatti i dirigenti hanno saputo gestire, proporre, insabbiare, ingarbugliare ideologie e crescite; hanno sovvertito i valori e sublimato i disvalori. Non s’inneggia al lavoratore onesto che per campare dignitosamente cambia il suo stato da imprenditore a dipendente ma si guarda con ammirazione l’avventuriero disonesto che gioca con i destini di dipendenti e familiari pur di mantenere lo status raggiunto con raggiri disonesti.
E pensare che il ramo d’ulivo è simbolo di pace e fratellanza; inizio di una nuova era, secondo la simbologia biblica che rappresenta l’abbassamento delle acque, e quindi la fine del diluvio universale, con la colomba esploratrice che ritorna nell’arca di Noè col rametto d’ulivo nel becco.

Però… e se la chiamassero ARCA, acronimo di “Associazione Ramificata Costantemente Anonima”?

la mala dei boschi, omicidi e 'ndrine

La chiamano “la mala dei boschi”. Suppongo sia una combriccola che gestisce le risorse boschive e decide chi e quanto deve prelevare da determinati appezzamenti, come commerciare i prodotti e dove. A limite, potrebbe intendersi come un’associazione di mutuo soccorso. Un gruppo di persone che, però, non lascia entrare nessuno impunemente a ficcare il naso nei propri affari e che ha una struttura organica aziendale con un dirigente generale e quelli di settore coi sottocapi che gestiscono direttamente le forze lavoro. Detta così non fa male e neanche scandalizza ma, passare qualche giorno dopo l’omicidio per le strade ancora bardate eccessivamente a festa con inutili luminarie, data l’esiguità della piazza del piccolo paese montano catanzarese, sorge spontanea una considerazione: “È questo un modo civile di gestire “affari”? Può giustificare la fredda decisione di eliminare a colpi di pistola un uomo? Togliere la vita a un padre di famiglia, ferire il figlioletto, traumatizzare la moglie e la gente che affollava la piazza in festa?”

Credo proprio di no!
Non viviamo più nella giungla da diversi millenni e lo spirito di conservazione della specie è votato ad altre soluzioni per la sopravvivenza, non certamente alla soppressione fisica dei nemici e dei concorrenti, altrimenti sarebbero giustificati guerre, abusi di potere e vessazioni a dispetto delle organizzazioni pacifiste che spendono energie per denunciarne effetti e cause dei popoli coinvolti in massacri, soprusi e sopraffazioni ingiustificati dal punto di vista morale.

Nonostante l’emancipazione sociale, a Palermiti, durante la festa della Madonna della Luce, patrona dei palermitesi, è stata spenta una fiammella, forse impura dal punto di vista etico, ma non sta a noi giudicare né tantomeno ad altri armare mani assassine, giacché esistono leggi e uomini preposti a farli rispettare.

La vita è sacra! Il diritto alla vita è Divino!

domenica 29 agosto 2010

il ramadan di Mustafà, venditore irregolare in Calabria

Ma il ramadan non finisce il 13 settembre?!
Si... oggi io no...
Perché? Chiedo al venditore ambulante seduto a bere una coca nello stabilimento balneare.
È dall’inizio di agosto che vedo tutti i giorni, due volte, tra andata e ritorno, sulla spiaggia, Mustafà. Il senegalese si ferma sotto il mio ombrellone, poggia la mercanzia e parliamo amichevolmente. Mi racconta della sua terra, la famiglia, il suo lavoro stagionale a Firenze e dell’intenzione di prendere moglie a 21 anni. Come, dico, ti accontenti di una moglie quando ne potresti avere due o tre? No io una. Una moglie. Come italiani. Una. Allora significa che hai conosciuto davvero le italiane: già sopportarne una è un’impresa, figuriamoci due. Al di là delle battute scherzose, il dialogo con Mustafà è piacevole e spesso compro qualcosa per aiutarlo: mi dispiace vederlo sotto il sole andare su e giù col suo carico. E, per il rapporto che si è creato, mi sono permesso di chiedergli perché avesse rotto il ramadan.
Domani parto. Oggi ultimo giorno...
Si va Be' ma anche ieri ti ho visto mangiare al centro commerciale. Non dovresti rispettare il digiuno? Forse non stai bene?
Poi, poi faccio, un altro giorno faccio ramadan.
Bah, cos'è sta storia. Allora ve lo potete fare quando e come volete?
Sì sì domani faccio ramadan.
Risponde impacciato il musulmano, venditore ambulante irregolare sulla spiaggia calabrese.
Ok, fai buon viaggio e buona fortuna. Ci vediamo l’estate prossima.

Società, meteoriti e stelle cadenti

Meteore.

Siamo tutti delle meteore. Viviamo quel tanto che basta per fare rumore o musica. Con il nostro esempio di vita; imbastendo teorie; camminando guardinghi o stringendo mani, regalando sorrisi di facciata o sinceri nell’universo terreno governato da grandi astri: il sole, la luna, la terra e le stelle.

Le nostre individualità sono pulviscolo se paragonati agli astri dominanti che segnano i cicli delle stagioni, fanno germogliare la vita e la preservano nonostante la perfidia umana. Eppure, ubriacati di onnipotenza non appena le condizioni sociali lo permettono, vogliamo dire la nostra, comandare agli altri il nostro verbo.

Ne ho conosciuti molti di meteore. Alcune hanno saputo vivere e hanno lasciato buoni esempi di vita sociale, hanno combattuto le ingiustizie per se stessi, per la libertà, l’emancipazione dei figli e della società. Tra i tanti, ricordo con piacere un caro amico, le sue parole scanzonate ma sagge, impegnato in politica e la frase che mi viene in mente spesso, specie quando si sente parlare di mafia e ‘ndrangheta è: “… questo fenomeno non sarà mai debellato fintantoché non cambieranno le menti… loro, gli ‘ndranghetisti sono sempre in prima fila, dovunque, nelle riunioni di ogni tipo, pronti a battere le mani e dichiararsi d’accordo con quanti vogliono la fine del fenomeno mafioso. I malavitosi sono lì davanti a te in giacca e cravatta e t’incitano ad andare avanti…”.

Altri hanno ammiccato e risposto sì al potere temporale anche quando avrebbero dovuto dire no! Altri ancora hanno simulato, pianto, gridato, si sono stracciati le vesti, sono saltati sul carro vincente…
Parafrasando qualcuno e ricordando un caro amico, la vita è difficile in un mondo di omini ominicchi e …
Comunque, cerchiamo di vivere dignitosamente e con onestà intellettuale il variegato universo visibile fintantoché calpestiamo il suolo terrestre.

maschere di pietra su facce di bronzo

Il mondo è degli scaltri. Mimi che sanno nascondere facce di bronzo con maschere di pietra.

Apparire. Apparire a tutti i costi. Sempre e comunque. In televisione, sui giornali e persino sulla spiaggia e nelle riunioni condominiali. La sottocultura dei mass-media ha ingarbugliato le menti. Ha sovvertito valori basilari, ha annullato le distanze culturali non con l’implementazione e l’approfondimento etico - culturale che fa crescere l’individuo e la collettività ma con l’esposizione, anzi, la sovraesposizione degli imbecilli. Facce da ebete si posizionano dietro gl’inviati e sorridono nei monitor; fanno finta di prendere appunti, di telefonare e trovarsi lì per caso. Per non parlare degli ospiti fissi dei talk show che imparano a memoria le cose da dire e le ripetono fino a sfiancare interlocutori ospiti e telespettatori; urlano o rimangono impassibili nei loro vestiti impeccabili, nascosti dietro inquietanti maschere. Sono divorziati e si dimostrano incrollabili sostenitori del matrimonio. Vanno a puttane e fanno i moralisti. Rubano le risorse economiche comunitarie e inveiscono contro quanti chiedono spiegazioni e trasparenza. Gestiscono e affidano ai loro accoliti incarichi pubblici ma nel frattempo si riempiono la bocca di meritocrazia e spiegano che nei loro programmi c’è il patto con gli elettori per valorizzare i migliori nei vari campi delle professioni per il bene della comunità.

Qualcuno chiama questo modo d’intendere la società “fare politica”. È vero! Ma è una politica peggiorativa che gioca al ribasso. Che non da spazio ai giovani preparati; alle energie locali! Già, le energie locali sembra che abbiano cucita addosso l’antica maledizione “nemo profeta in patria”! Dappertutto, nel campo della cultura come in quello politico si punta allo straniero. È quasi come l’Inter che non ha un giocatore italiano, ma almeno l’Inter, il risultato lo fa! Si porta a casa coppe e trofei. E noi, i calabresi, quale risultato abbiamo se per un assessorato a Reggio Calabria s’ingaggia una persona di Milano?

Il mondo e degli scaltri e l’attuale sistema comunicativo è un ottimo esempio di demenziale vivaio. Accorrete gente. Accorrete! C’è posto per tutti!

venerdì 27 agosto 2010

false democrazie e false libertà

False democrazie e false libertà.

Ovviamente le false democrazie sono definite dittature ma il termine “dittatura” è poco rassicurante, perciò, i despoti scaltri edulcorano la pillola della costrizione sociale con false libertà. Libertà di fare la spesa negli innumerevoli supermercati che ingombrano il territorio (sempreché ci siano i soldi). Già, gli agglomerati mercantili sorgono come funghi! Persino nelle lande desolate, lontanissimi dalle città ma comunque raggiungibili dai perditempo.
E che dire della libertà di pensiero. Il pensiero è libero fin tanto che non da fastidio a qualcuno che conta!, sì, perché se un'analisi è indirizzata a un povero cristo, è lecita, anzi doverosa farla! Ma se, peggio ancora, si usa la satira per ridere dei flop politici e suggerire percorsi alternativi ai programmi della politica, beh, sono guai.
Ma intanto il pensiero è libero. Non si può imprigionare e i despoti né sono coscienti. Forse per ciò si creano una claque, elargiscono favori, piccoli favori, a iosa e promettono l'impossibile per tenere buoni gli altri. Nel frattempo iniziano qualche crociata, che so contro i profughi, gli zingari, così da catalizzare l’attenzione della massa e distoglierla dai problemi di sopravvivenza degli operai che hanno aperto una trattativa con l’azienda,dei cococo e di tutti quei poveri afflitti che hanno creduto nelle cazzate vomitate in campagna elettorale dai venditori di fumo.
Ecco, questi i nuovi despoti! Venditori di fumo e detentori di cospicui, congrui, grassi arrosti depositati in caveau stranieri per non pagare le tasse dovute in Italia, perché, come ha detto qualcuno, in ottemperanza al parametro di condivisione cristiana e sociale tutto personale, ritengono eccessive e quindi da evadere. Come si suol dire: “ a nu parmu do culu meu duva tocca tocca!”

giovedì 26 agosto 2010

l'imprevisto

Fa caldo! Dalla finestra spalancata arrivano folate di vento improvvise che sanno di mare.
Il mare... non lo amo eccessivamente ma m'immergerei volentieri.
Lo vedo, sta lì davanti a me; immobile, fa da specchio alle quiete luci del lungomare e riflette brillanti corone nelle ultime notti d'agosto.
Ho la gola secca.
La portafinestra della cucina, esposta a ovest, è illuminata da uno strano quanto inusuale bagliore. Apro il frigo. Verso un po' d'acqua fresca nel bicchierone e la stempero con quella a temperatura ambiente che sta sul tavolo. Lo strano bagliore che filtra dalla tapparella mi preoccupa.
Avrò dimenticato la luce del terrazzo accesa... no, l'interruttore è spento. Mah, forse qualche lampione? No! Non ci sono lampioni quaddietro... allora che sarà? Qualche ladro dai vicini?! -tiro sù la persiana e una splendida luna piena effonde un chiarore biancastro- Già, la luna! E chi l'avrebbe mai detto?
Una bella luna di panna illumina la terra, veglia sui sogni e li protegge.

mercoledì 25 agosto 2010

dall'ozio al gioco creativo

Importanza del gioco creativo


Il fare creativo dell’uomo come prosecuzione dell’esistenza.


L’uomo non inventa nulla semmai osserva e personalizza quanto esiste già in natura. Lo spirito di conservazione prima e quello ludico, poi, lo spingono a rendere i prodotti dell’universo conformi al proprio modo di essere e renderli funzionali. Cosicché, superato lo stadio meramente conservativo della specie, l’uomo, spende il tempo a giocare. Gioca con le parole, la materia e s’inventa una forma linguistica immediata che annulla i lessici parolai e visualizza il conosciuto con la figurazione, ovvero attua una magia e dialoga con qualcosa di familiare, inventa la finzione visiva!
Chi non ha mai giocato, nei momenti di ozio, a seguire i contorni della propria mano con una penna e lasciare la traccia su un foglio? Anche i popoli primitivi pare abbiano iniziato così: descrivendo le forme proiettate dalla luce del fuoco sulle pareti delle caverne con tizzoni o pietre; seguendo le orme delle sagome lasciate dai corpi sul terreno o semplicemente stilizzando con segni elementari quanto volevano raffigurare e trasmettere. Dunque, nasce dal nulla il linguaggio della figurazione, mondato da velleità; alchimie figurali evolutesi col tempo e a torto definito dono per pochi eletti.
È vero, è un’alchimia!, una magia elementare che continua a stupire per la semplicità immediata con cui dialoga e trasmette messaggi universali. Ma, non per questo difficile da apprendere. Decifrare e interagire. Per far ciò, è necessario sfatare il grande falso mediatico divulgato da sempre dagli addetti ai lavori, interessati, per molteplici motivi, a mantenere vivo l’alone poetico e geniale di chi opera nel campo dell’arte.
Dipingere è come scrivere: basta conoscere la sintassi. Ma la vera poesia sta nella semplicità, nell’onestà intellettuale di chi gioca con la grafia primordiale per puro diletto e per dialogare. A questi ultimi non serve conoscere ma sentire; esseri liberi di dilatare segni e colori. Modellare, scolpire fino a realizzare pensieri e parole, musiche e ritmi plastici; condensare e consegnare agli altri affinché continuino il gioco secondo canoni propri.

la scrittura come terapia

Si scrive per scaricare tensioni; condividere esperienze; confessare, cazzeggiare, imprimere idee, trasmettere (saggi?) consigli.
L’atto in sé annulla le solitudini e chi lo pratica attivamente ne è cosciente, sa di non essere solo. Quindi, davanti al computer, oggi, e alla macchina da scrivere qualche anno addietro, per sentirsi in compagnia di un amico sincero; un amico talmente sublimato da non poter essere reale. Sì, perché nella realtà non c’è nessuno così paziente da lasciarsi stressare in qualsiasi momento e sappia assorbire lagnose lamentele, frustrazioni (che altro andresti a confidare a un amico se non i pesi che ti opprimono il cervello e massacrano lo stomaco?) insomma, scrivere è una terapia che annulla la solitudine e allevia le ulcere!

Aiuta egregiamente a uscire dall’isolamento esistenziale e affiancata a giochi per la mente, attività fisiche, hobby, la scrittura, si fa più creativa grazie alla tecnologia web che regala a chiunque la possibilità di sentirsi scrittore, giornalista, opinionista, saggista… L’aggeggino magico acchiappa. Assorbe energie, tensioni: è il confessionale per eccellenza, altro che sedute dallo psicanalista! La rete, è una voragine famelica: ingoia e digerisce velocissimamente ma tiene ogni cosa in memoria ed è per questo che prende piede: chiunque può lasciare la propria traccia ai posteri anche senza aver fatto nulla di geniale per lo sviluppo della collettività. Come la lumachella di Trilussa: “La lumachella de la vanagloria, ch’era strisciata sopra un obbelisco, guardò la bava e disse: già capisco che lascerò un’impronta ne la storia.”

demenza e ignoranza nelle intolleranze razziali

Intolleranze leghiste? No demenza e ignoranza!


Alcuni territori e i suoi abitanti, chissà per quale forma di concezione o fato, ripetono a distanza di secoli gli stessi errori. Forse perché fanno parte del loro dna e quindi, prima o dopo, la particella genera imperfezioni e tumori nel corpo sociale.
E la lega nord, in quanto a proclami, atteggiamenti e intolleranze nei confronti dei “diversi da loro” lo testimoniano.
È nel 1693 che a Milano una grida concedeva a ogni cittadino la “libertà di ammazzare impunemente gli zingari e di appropriarsi dei loro averi, quali bestiame e denari”.
Mentre nel 1726, il Gran Maestro dei Cavalieri di S. Giovanni, in Germania, ordinava la condanna a morte immediata degli uomini e la fustigazione e l’espulsione per le donne.
In Germania, come si sa, le persecuzioni sfociarono nell’immane sterminio nazista dell’ultimo conflitto mondiale, dove, un numero inimmaginabile di persone costipava i campi di concentramento; lì, la follia nazista aveva imprigionato e decimato le razze ritenute dal loro ignobile delirio impuri, quindi ebrei, zingari, omosessuali e nemici politici del regime nazifascista.

E oggi? Cosa sta succedendo in Italia in Europa e nel mondo?

martedì 24 agosto 2010

nomadi, rom, sinti, gli zingari e gli altri

Zingari, rom, sinti e gli altri.

Il fenomeno “migratorio” delle tribù zingare, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, interessa l’intera Europa. Di sicuro, l’opinione pubblica conosce due aspetti caratteriali delle genti di etnia zingara: i Rom, stanziali, che hanno deciso di fermarsi definitivamente in un luogo e convivere con gl’indigeni, e i Sinti, nomadi per eccellenza. Entrambe le realtà hanno codici etici affini alla cultura etnica d’appartenenza. Unico dato comune è riscontrabile nella sacralità della famiglia che vede l’uomo come capo indiscusso e gli anziani custodi di saggezza. Alla donna, in quanto madre, oltre alla cura della famiglia è assegnato il compito che oggi chiamiamo pr, public relation, vale a dire il contatto con l’esterno, cioè procacciare il sostentamento quotidiano con l’accattonaggio, la divinazione e anche i furti.
Secondo una antica leggenda zingara, il popolo nomade è “giustificato da Dio” e rubare non è peccato da quando uno zingaro rubò il quarto chiodo che serviva per la crocefissione di Gesù.

Ma, leggende a parte, i vari governi, nel tempo hanno adottato politiche differenti nei confronti della gente nomade. Nei loro confronti, si nutre diffidenza e a volte odio, raramente comprensione.
Ovviamente, parlare d’integrazione diventa una questione di lana caprina, visti i risultati ottenuti dopo anni di continui tentativi da parte dei municipi interessati al problema.
La storia del popolo zingaro è costellata di espedienti, piccoli furti, commerci di bestiame fino a qualche anno addietro, lavori artigianali per tirare a campare in libertà e mantenere le proprie tradizioni culturali, disdegnando la proprietà privata dei nonzingari, e il tentativo, per i rom, d’inserirsi nella società.

Nel 1987 la Calabria va incontro alle esigenze degli zingari accampati nelle periferie urbane e in sintonia con la Carta Istituzionale della Repubblica si dota di una legge mirata all’inserimento sociale degli zingari, a firma dell’allora assessore alla cultura e ai servizi sociali Rosario Olivo.

Oggi, in Francia, il governo Sarkosi, assecondando le proteste e l’intolleranza dei francesi attua una sorta di esodo volontario fornendo un biglietto di sola andata e una quota procapite ai nomadi che, giurano di ritornare perché meglio la precarietà francese che gli stenti e la fame dei luoghi d’origine.

lunedì 23 agosto 2010

viabilità e vocazione territoriale della calabria

I tesori della Calabria: vocazioni territoriali e viabilità.



La struttura geografica della regione suggerisce ritmi di vita lenti. Le sue strade, serpentine che congiungono la costa ai monti, hanno carreggiate necessariamente strette e le litorali, jonica e tirrena, anch’esse inadeguate all’utenza degli ultimi anni seguono la conformità del terreno incuranti delle esigenze votate alla velocità dai tempi moderni.
Alcuni automobilisti incoscienti pensano di potere dominare macchina e territorio ma l’imprevisto, sempre dietro l’angolo, purtroppo, smentisce lo spirito d’onnipotenza degli stolti che vanno a implementare le statistiche degli incidenti stradali.
Eppure, a conti fatti, percorrendo lo stesso tragitto a tavoletta, il recupero si può quantificare in 5, massimo, 10 minuti, rispetto alla velocità consentita dalla viabilità stradale. E questo vale anche per l’A3: l’autostrada del sole che, stando alle cronache, assume il tracciato silano e tocca Cosenza grazie all’onorevole Giacomo Mancini senior, giacché deputato e Ministro della Repubblica.

Giacomo Mancini senior è uno dei tesori della Calabria; un figlio che operò per il bene della regione e dei calabresi. Uno di quei vecchi socialisti che fecero la storia della prima repubblica.

La Calabria è una terra contraddittoria, sotto certi aspetti, la maggior parte dei cittadini, imprenditori, politici, inseguono la modernità, i ritmi veloci, i mega progetti commerciali, le grandi opere, a dispetto della vocazione territoriale e le sue bellezze fruibili solo nel tempo lento.

Lo slow calabrese è una concezione filosofica radicata nel dna dei popoli mediterranei. Un sano virus che aiuta a inquadrare l’esistente per quello che è e non quello che si vorrebbe che fosse.

l'ignoranza dei popoli preserva i potenti

I popoli ignoranti preservano i potentati.


La filosofia di vita divulgata coi tempi della comunicazione così come strutturata oggi dà come prototipo della realtà un oggetto di consumo culturale, religioso, politico o di semplice svago effimero.
L’irrealtà è diventata realtà a causa della pochezza di pensiero della stragrande maggioranza dei programmi televisivi e festeggiamenti dei vari campanili che imperversano e deturpano le menti 24 ore su 24. perché autori televisivi, registi, pseudo operatori culturali non indirizzano le platee a programmi di crescita, ma sembra che facciano a gara a chi narcotizza meglio le coscienze e mette in minoranza i pochi “pensanti”.

La realtà giornaliera si confonde coi sogni: inizia la sera e finisce al mattino; per riprendere il percorso funambolico tra le vie dei centri cittadini trasformati in enormi set cinematografici. Sogni ingarbugliati che assommano realtà differenti, giochi in tv, volgarissimi reality costruiti su ambigue storie di morbosità voyeuristiche. Ma qui, nelle metropoli, si muore davvero. Non cambi canale e salti in infinite storie, giochi, reality.

Nel rombo assordante delle città vivono persone vere condizionate dalle esigenze indotte dalle relative culture, dai loro dirigenti politici e religiosi. E se oggi assistiamo impotenti a stragi religiose, politiche, etniche; insomma a una pochezza di pensiero assoluto che condiziona e plagia le masse, la colpa è solo loro. Della classe dirigente che non ha saputo o voluto attuare piani culturali di crescita collettiva. Ma forse, non è un semplice caso d’impotenza o inettitudine politica… alla luce dei fatti è un chiaro disegno strategico attuato con scientifico cinismo!

domenica 22 agosto 2010

Quaresima e Ramadan: due mondi che avvicinano

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Quaresima e Ramadan: momenti di religiosità alta che aiutano a riflettere sulla vita di tutti i giorni.

Fa caldo! Sorseggio la birra ghiacciata senza trovare sollievo alla calura. La spiaggia è rovente. Il mare sporco invita a non entrare in acqua. Osservo le macchie variegate di piccoli atolli composti da erba, legna, carte, bottiglie di plastica ondeggiare fino a una cinquantina di metri dalla riva.
I cubetti di ghiaccio si sciolgono presto. Bevo e sudo sotto l’ombrellone. Un venditore ambulante, simpatico, che parla un italiano stentato, mi si ferma davanti. Gli offro un po’ di birra. Lui ringrazia e rifiuta: ha iniziato il ramadan e per un mese, dall’alba al tramonto, non può ingerire niente.
Ecco, mi dico: io non potrei mai essere musulmano! E come me tanti che si reputano cristiani. Noi occidentali non sappiamo più affrontare i sacrifici corporali. Non riusciremmo mai a stare senza bere e mangiare per una giornata intera. Camminare sotto il sole carichi di mercanzie. Mangiare un po’ di verdura o della frutta, bere acqua e ringraziare la provvidenza per essere riusciti a vivere e concludere un'altra giornata della nostra vita terrena, dopo le 19,00. Eppure, loro, i musulmani, osservano, quest’anno dal 13 agosto al 13 settembre, la legge del ramadan, vale a dire “il Digiuno” dall’alba al tramonto, qualcosa di analogo alla nostra quaresima che suggerisce di ricordare il martirio di Gesù con 40 giorni di preghiere e come penitenza l’astensione dal mangiare carne almeno al venerdì.
Religione a parte, noi occidentali siamo troppo presi dalle comodità terrene e siamo terrorizzati dalle difficoltà economiche, della perdita del lavoro e della posizione sociale.

sabato 21 agosto 2010

ancora mare sporco a Montepaone, Calabria

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Ancora macchie anomale sulle onde del mare di Montepaone.
Eppure sembra che ci sia un ottimo depuratore di recente costruzione! Allora? Come mai quasi tutti i giorni si vede a pelo d’acqua una macchia oleosa schifosa, erba, legni e carte di varia origine navigare nei mari del sud?
Che ci sia qualche grandissimo filibustiere che scarica direttamente a mare le sue scorie? Oppure è uno di quei signori che ama la natura a tal punto da dare in pasto ai pesciolini “roba” di prima qualità?
Gl’interrogativi sono tantissimi, inutile continuarne l’elencazione, però una domanda la porgo agli amministratori locali: ma dove siete? Non vedete che così lasciate morire quel poco di turismo che ancora, caparbiamente, viene a villeggiare a Montepaone lido? In Calabria.

ancora clandestini

Clandestini.


Sulle rotte della tratta umana le strategie cambiano, si evolvono. Adesso i clandestini sono fatti imbarcare dagli scafisti in barche di lusso per non dare nell’occhio e sfuggire ai controlli delle guardie costiere.
I viaggi delle speranze si ripetono immutati nel tempo. Gente disperata affronta incognite spaventose pur di sfuggire al destino ineluttabile della terra d’origine.
Ragazzi, ma con esperienze da grandi, insieme a bambini e ragazze, scendono dalla passerella con andamenti incerti. Corpi provati da stenti esultano alla visione delle coste italiche, ignari della loro precarissima quanto breve sosta sul territorio italiano, ormai sotto le leggi del “respingimento” adottati dal governo senza sconti a richiedenti politici o perseguitati di vario genere.

Questi i nuovi crocefissi! i deboli che tendono mani e lanciano grida di aiuto inascoltati. Queste le moderne icone da pubblicare!

venerdì 20 agosto 2010

il carisma di Natuzza Evolo

Sono stato spesso a Paravati quando mamma Natuzza era in vita, ma non ricordo il Cristo in croce col dente spezzato. Eppure sono entrato nella sua stanza, ho dialogato con lei. Le ho stretto le mani, l’ho baciata. Ha benedetto me e la mia famiglia, ha rassicurato i miei figli con voce tremula ma ferma e la sua figura benevola, il suo sorriso, la sua figura e gli insegnamenti di mamma mi accompagnano ancora nella permanenza terrena. Che dire la sua assenza fa rumore. Tanti aneddoti,courtesy M.Iannino suggerimenti, consigli di vita elargiti da Natuzza, sono punti nodali negli incontri tra le persone che l’hanno conosciuta e la visione del Martirio di Gesù ricorre spesso nelle testimonianze. Sapevo benissimo dei suoi dialoghi con gli angeli, i defunti e gli incontri con Gesù che avvenivano da quando era piccola ma i particolari della crocefissione, così come raccontati da alcuni amici comuni e figli spirituali di Natuzza, mi hanno letteralmente spiazzato.

Natuzza, vedeva Gesù maltrattato, picchiato, umiliato in vari modi durante il martirio della croce, nel periodo della Quaresima. Vedeva il romano sferrargli il pugno in bocca; il sangue scorrere e il dente spezzato. Vedeva il “casco di spine” che gli ponevano sul capo, la disperazione della Maddalena…
“casco di spine” o “elmo chiodato” poco importa. Entrambi sono da ritenersi dissertazioni speculari della medesima forma di rozzezza sanguinaria degli aguzzini che, ieri come oggi, infieriscono sui deboli.

vivere e rappresentare Cristo

©archivio M.Iannino
Attorno alle figure carismatiche, inevitabilmente, si stringono adepti, sorgono movimenti, fondazioni e filosofie di vita. In Calabria le figure carismatiche conosciute dalle grandi masse sono Natuzza Evolo di Paravati e Cosimo Fragomeni di Placanica.

Paravati e Placanica, paesi sperduti nell’entroterra calabrese, oggi, sono divenuti luoghi frequentatissimi da fedeli cristiani e semplici curiosi.
Tra il popolo di fedeli che vede in Natuzza e Cosimo Fragomeni l’estensione dell’amore di Gesù Salvatore, Crocefisso dalla cattiveria dell’uomo, e Maria, sua Madre, c’è chi è angosciato da drammi fisici o mentali di qualche congiunto e prega per la sua guarigione. A tal proposito c’è da dire che molti ex voto testimoniano miracolose guarigioni. Ciò non mette al riparo da cattiverie gratuite e da maldicenze i luoghi e la missione delle persone che vi operano. Malvagità che fa riaffiorare alla mente la stessa crudeltà incontrata sul calvario da Gesù Nazareno.
Una meschinità, quella perpetrata sui deboli, che riduce l’inerme a carne da macello, rinnega le leggi della ragione, del diritto alla vita, dell’amore! Un amore immenso che rinasce quotidianamente e rigenera quanti partecipano ai raduni di preghiera programmati a Placanica e Paravati. Ma, inesorabilmente, i mistici, sono oggetto di curiosità e discussioni tra quanti attratti dal Mistero Divino s’incontrano, pregano, dibattono e condividono esperienze dirette con Natuzza o fratel Cosimo. Alcune testimonianze sono attendibili, altre no. E tra le attendibili, quelle legate alla violenza bestiale scaricata su Gesù indifeso dai soldati romani e dal popolo inferocito, una massa eccitata dalle parole dei nemici, ha preso forma una figura martoriata che assurge a sintesi delle contemporanee ingiustizie sociali e delle estremizzazioni pilotate dai gruppi di potere: il Crocefisso!

a destra: bozzetto a matita

giovedì 19 agosto 2010

Irene Pivetti assessore a Reggio Calabria

La Pivetti a Reggio Calabria…
Non in vacanza o a presentare qualche spettacolo di chirurgia plastica ma per fare l’assessore. Gestire risorse e cittadini reggini.
Sia ben chiaro: non è la Pivetti attrice, quella simpatica del maresciallo Rocca, è l’ex presidente della Camera, Irene, quella che ha condotto una trasmissione sulla chirurgia estetica e faceva vedere come migliorare l’aspetto fisico e trasformare un brutto anatroccolo in cigno. Ma sì! Ecco! Ci siamo! Lei è stata chiamata con la speranza di trasformare il più bel chilometro di mare nella ancor più bellissima darsena da affiancare al ponte sullo stretto.

Satira a parte: cosa c’azzecca la Pivetti come assessore a Reggio Calabria? Di chi è stato il progetto fantapolitico che ha partorito il topolino? Possibile che non ci siano figli di Calabria degni di guidare un assessorato a Reggio Calabria?

ben arrivata Chiara

… ti sembra niente il sole la vita l’amore…

Così cantava Domenico Modugno alcuni decenni addietro in un contesto sociale dignitosamente povero. In Italia, spirava l'aria della rinascita economica. Le fabbriche assumevano maestranze specializzate e no. I contadini poveri abbandonavano le terre in affitto e si spostavano nelle metropoli, almeno lì potevano aspirare ad un salario sicuro e sfamare la prole numerosa.

In quegli anni la ricchezza non era ostentata, non si sfoggiavano oggetti per lasciare immaginare lo stato sociale e la volgare opulenza ottenuta col malaffare era camuffata e sottaciuta quando non si poteva giustificare l'origine mediante lavori o rendite legalmente riscontrabili.
Chi conservava un’etica religiosa nutriva un po’ di rispetto per chi stava messo male e doveva sfamare molte bocche. Ma forse … no! I soprusi sono sempre esistiti e sempre esisteranno! Come i malavitosi, i furbi, gli arroganti, i forti ei deboli, i buoni e i cattivi… mentre la vita continua e, ciclicamente, nascite e morti rinnovano il mondo. Questa la realtà nuda e cruda. ma ora, è il tempo delle favole, per te, piccola Chiara.

… tu dici: non ho niente! Ti sembra niente il sole la vita l’amoreee meraviglioso…

Ben arrivata Chiara!

mercoledì 18 agosto 2010

a cena con Natuzza


Seduti attorno al tavolo, nella terrazza sul mare, più che mangiare si parla. E non perché il cibo sia pessimo, anzi!, l’antipasto di mare, gli assaggini dei primi piatti, le specialità della casa, tutte a base di pesce sono deliziose! E che dire della location a ridosso del costone roccioso jonico? Semplicemente spettacolare! Ciononostante, piatti e locale, sono messi ai margini delle attenzioni perché i pensieri di noi commensali si concentrano su una persona speciale. una donna che seppe confortare gli afflitti che, disperati, si presentavano davanti alla sua casa: Mamma Natuzza.

Persino i giovanissimi presenti hanno qualcosa da raccontare. Ne parlano come se parlassero della nonna, mentre, noi adulti ricordiamo la sua dolcezza; la pazienza, l’umiltà!
A parte le peculiarità personali che ci hanno spinto e avvicinato a Lei, l’atmosfera che aleggia attorno al nostro tavolo è singolare perché colma di affetto e amore profuso dalle sue calme e rassicuranti parole che vivono in noi.

Certo, il motivo predominante, quello che principalmente ha spinto la gente a recarsi a Paravati, è l’angoscia provocata dai problemi materiali, quali malattie gravi, perdite di persone care, e persino beghe e ingiustizie lavorative. Ma anche chi si recava da Lei con l’intenzione di capire l’insondabile lasciava lì il suo scetticismo, se non la prima, la seconda, la terza quarta volta perché quella persona emanava amore puro. Un amore che solo il cuore delle mamme elargisce.

courtesy arch.M.Iannino
bozzetto del martirio di Gesù come lo vedeva Natuzza: 
contrariamente a quanto tramandato nelle iconografie, 
in testa i carnefici gli hanno messo un elmo romano
con dei chiodi e non una corona di spine. 
Il primo insulto gratuito di un soldato romano 
fu un pugno, diritto sulla bocca, che gli spezzò i denti.
Ecco Natuzza è contenta! Parliamo di Lei e Lei è qui con noi…
Chi mai si sarebbe aspettato che un incontro conviviale tra persone con percorsi di vita differenti si sarebbe trasformato in cenacolo nel ricordo di Mamma Natuzza?



martedì 17 agosto 2010

chiamami mamma

Chiamami mamma… disse nel momento dei saluti alla compagna del figlio. Lei le rispose con un sorriso indecifrabile. Non si capì se era felice per l’esortazione o se nascondesse nervosismo perché non avvezza alle smancerie. D’altronde si conoscevano da poco tempo! Come poteva, di punto in bianco, nascere e consolidarsi quel legame speciale tra congiunti che rende complici e partecipi d’infinite sfumature emotive, soprattutto tra madre e figlia?

Con certezza, era l’amore per il figlio a farla parlare così. A farle dire: chiamami mamma! ... in cuor suo era convinta di essere testimone della nascita di una nuova famiglia: stava per arrivare un nuovo bebè!

lunedì 16 agosto 2010

lettera alla nipotina che sta per nascere

"nascite" pittura a olio su tela, 1980,
courtesy arch. M Iannino
Lettera dalla nonna alla nipotina che sta per nascere.

Cara, piccola Greta,
quando ho saputo che il tuo cuoricino ha iniziato a battere ho provato solo tanto stupore. Troppo etichettato il mio modo di pensare, di fare, di rapportarmi agli altri! non avevo realizzato appieno l’importanza dell’evento, della tua esistenza, perché tu c’eri, eri lì e aspettavi da tutti le mille coccole trasmesse telepaticamente da pensieri colmi d’amore.
La novità della tua esistenza, subito dopo, mi ha però dirottato su un nuovo sentiero, un sentiero illuminato, agevole, percorrendo il quale, tutto si trasforma in un’atmosfera di gioia, di pace, di serenità.
Poi ti ho immaginato... e ti ho subito amata, ti ho guardata e ti ho vista bellissima, una sapiente miscela divina che il buon Dio ha indotto attraverso la tua mamma e il tuo papà: un amore di bimba, frutto dell’unione di due spiriti liberi che li catturerà per sempre e saprà unire la loro unione definitivamente.

ps.: Per due persone speciali, caro Massi, cara Maria, siamo con voi in attesa dell’evento speciale: senz’altro, la nascita della piccola Greta darà un nuovo slancio alla vostra e nostra vita e i suoi sorrisi illumineranno la quotidianità. E, per te piccolina mia, la certezza di un amore costante, presente in ogni momento della tua vita da parte di tutti noi.
Un bacio, nonna.

la politica del fare

La politica del fare… i propri interessi turlupinando gli altri.


La politica, in Italia, è lontana dai problemi reali dei cittadini. Destra, sinistra, centro, si contendono ruoli inesistenti ai fini pratici della gestione pubblica. Di fatto, una volta raggiunto il potere, il gruppo o i gruppi politici di governo rispondono a teorie incomprensibili al popolo e dimenticano i proclami enfatizzati durante le campagne elettorali, le promesse di nuovi posti di lavoro, qualcuno ebbe la sfacciataggine di prometterne qualche migliaio, promessa, ovviamente inapplicabile ma che fece il suo bell’effetto in termini di voti. Senza contare le altre promesse irrealizzate nel corso degli anni, a incominciare dalla nascita della Repubblica. Per esempio, lo Stato di diritto avrebbe dovuto far sì che tutti i cittadini, indistintamente, vivessero una vita dignitosa, avessero un lavoro, un’istruzione adeguata, assistenza medica, sociale; una casa…

Non credo di dire sciocchezze o falsità! Le cronache testimoniano abbondantemente lo stato delle cose, la realtà è in netta antitesi con quanto proclamato e scritto nella Carta Costituzionale alla caduta del regno d’Italia: uomini che si sono arricchiti coi fondi pubblici inventando progetti mai completati; eterni cantieri finanziati con i soldi pubblici per dare ossigeno alle famiglie e mantenere lo stato di precarietà servile nei confronti dei signorotti locali. Insomma una strategia piratesca di controllo che, all’occorrenza, diventa fonte di voti.
Ognuno si è visto i fatti propri! E chi comanda ha curato l’interesse di pochi anche quando si è deciso di togliere l’imposta sugli immobili perché nel calderone sono cadute grandi e ricche proprietà definite onlus, case di culto, fondazioni scientifiche, culturali, religiose che, invece, a spulciare i relativi registri economici traspare ricchezza e opulenza irriverente per le missioni che, secondo gli statuti, dicono di svolgere ma che, di fatto, non espletano.
E che dire dell’uso distorto del potere? Generalizzando, è chiaro che la faccia sorridente del cercatore di voti, finita la campagna elettorale, non è più a disposizione di chiunque. L’eletto è circondato da una cintura invalicabile: guardie del corpo, segretari, amici e consiglieri stretti hanno a cuore la sua privacy. Persino l’attività ginnica, a supporto e tutela del suo sacro lavoro, è inibita agli occhi indiscreti del pubblico. Il popolo lo deve vedere sempre in forma. Deve presentarsi sorridente ed essere protettivo, rassicurante anche quando le avversità causate dal malgoverno evidenziano il contrario.

sabato 14 agosto 2010

adolescenti, amore, rapporti con l'altro sesso

Piazza Maria Ausiliatrice è uno dei tanti luoghi di ritrovo estivi dei ragazzi dell’hinterland soveratese. La gente passeggia, compra un gelato, lo gusta, scambia quattro chiacchiere mentre i ragazzi, anzi, le ragazze sbirciano e commentano i ragazzotti più grandi che si trovano lì. I loro discorsi sono espliciti: quello è proprio bono! Ha un culo… ma stai zitta che ancora non l’hai fatto!

Si sono invertiti i ruoli! Un tempo erano i maschietti a fare commenti sanguigni sulle donne, oggi, sono le ragazzine di 13 anni a prendere iniziative. Amoreggiano alla pari delle donne vissute. Stringono i loro compagni, li avvinghiano e li stordiscono con baci mozzafiato. Esternano la passione amorosa senza porsi problemi. E lui, poverino, va in crisi d’identità. Si depila. Fa la lampada. Si fa aggiustare le orecchie, il naso, la bocca… non che una volta fossimo meno attenti alla cura del corpo ma si pensava di esternare la mascolinità con metodi affini all’essere maschio: la barba, i basettoni, i baffi, la camicia sbottonata a mostrare il petto villoso…

Sì! Decisamente i tempi sono cambiati!
Eppure, mi ritengo una persona aperta alle pari opportunità, alla parità dei sessi, alla libertà di espressione all’emancipazione… ma, ripeto, un tempo era impensabile questa evoluzione di costumi. Noi maschietti scappavamo dalle ragazze “facili” che la davano o si prestavano a giochi erotici con facilità. Ovviamente dopo aver consumato.
Nella maggior parte dei casi, arrivare a baciare una ragazza significava essere fidanzati. Rodare un percorso di vita in comune. Formare una famiglia! e raramente la ragazza si concedeva prima del matrimonio!

Senza parlare delle uscite. Quelle erano il risultato strategico di compiti a casa delle compagne, l’acquisto di quaderni o appunti da prendere in biblioteca, rigorosamente accompagnate dal fratellino più piccolo o dalla sorella.

Oggi le smancerie si perdono. Baci e abbracci dovunque. Vacanze insieme. Foto su internet a testimoniare la passione amorosa o la sua morte come se niente fosse.

Con questo, non dico che era meglio prima. Ma che la platealità ha invaso e modificato la sfera sentimentale. Il tempio, lo spazio intimo, l’atto privato, da nascondere agli occhi estranei è dissacrato dalla mania di protagonismo. E gli adolescenti sono i più esposti alle lusinghe della diffusione massiva d’immagini e sentimenti.

venerdì 13 agosto 2010

ho visto gli ufo

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Ho visto gli ufo!

Strofino gli occhi. Assumo una posizione migliore e guardo in faccia il sole che sorge.
Non credo ai miei occhi! Alzo di più la persiana. Mi siedo sul davanzale e fisso l’orizzonte: tre bolle fluttuano attorno all’anello rossiccio emanato dal sole. No! Non può essere vero! Gli ufo non esistono…

Ehi che hai? Te l’avevo detto di non esagerare a tavola ieri sera! Adesso hai gl’incubi! Su su girati dall’altra parte e lasciami dormire…

Buon giorno amore! Ecco il caffè… ma che avevi stanotte? Farfugliavi…

Niente. Ho fatto un bel sogno: ho visto... gli ufo!

elaborazione digitale delle immagini, m. iannino

Insicurezza ed egoismo nelle frasi poetiche di A. Camus



“Non camminare davanti a me, potrei non seguirti; non camminare dietro di me potrei non esserti di guida. Cammina al mio fianco e fatti mio compagno di viaggio per sempre!”.

Esempio poetico d’insicurezza e di egoismo...

Questo ho pensato stamane nel leggere la frase di Camus sul cartoncino poggiato sul tavolo. Un cartoncino personalizzato dall’unione di due persone che, tra alti e bassi, come tutte le coppie del mondo, naturalmente, hanno condiviso un quarto di vita in comune.

Perché insicurezza? Perché se il partner, per un motivo qualsiasi accelera o rallenta il passo, sortisce che, l’altro, il postulante sia preda di un attacco di agorafobia, si senta spaesato, perso nel mondo brulicante d’insidie. Preda inerme delle bramosie mondane; pronta a cedere alle debolezze della carne.
E l’autostima? Lo scambio di esperienze, lecite, quelle che fanno crescere intellettualmente. E bla bla bla…
Insomma l’unione tra due persone è una prigione condizionante o un viaggio comune puntellato da esperienze vissute che si alimentano l’un l’altro con le rispettive, mutevoli ricchezze intellettive?

giovedì 12 agosto 2010

cultura del pensiero propositivo

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Ovvero: nei meandri dell'arte e della cultura


Concettualmente, qualsiasi forma pensiero realizzata dall'artista, è, di per sé, un’azione positiva.
Nella fucina dell’arte il gesto "ricreativo" si fa dialogo; linguaggio universale!, e da operazione culturale propositiva, relegata nella nicchia dei saperi di una sparuta cerchia elitaria, se ben instradata dai media, può  assurgere a spinta propulsiva preponderante nella crescita sociale e quindi della conoscenza!

La positività concettuale del gioco creativo è riscontrabile anche nelle provocazioni estreme che, chiunque, addetti ai lavori o profani, esso (gioco creativo) può sviluppare.

È ovvio, le provocazioni culturali, intese come strumento di crescita collettiva, sono lontanissime dalle mere espansioni egocentriche dell’incolto.
Anche se le cronache dell’arte testimoniano, e a volte enfatizzano per necessità di mercato atteggiamenti, pensieri e avvenimenti teatrali estranei al fine culturale dell’azione propositiva che l'operatore si era prefissato a dispetto dei divulgatori di etichette romanzate quali "artista maledetto, geniale bohemien, anarchico, pacifista, mistico".

Chi opera a certi livelli, nel campo della cultura, non necessariamente deve essere condizionato dalla mercificazione surrogata dalla parola dissacrante o eccessivamente ammiccante. Che diamine, siamo o no esseri pensanti!

Insomma, è vero, si creano cliché da commercializzare nell'enorme calderone sociale dell’apparire grazie a critici e giornalisti coscienti che senza uno scossone di gossip non si riesce a catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica su tematiche alte.
Ma, ciò, ripeto, non ha nulla a che vedere con l’azione culturale che vorrebbe chi opera nel rispetto e per l’emancipazione sociale.
D’altro canto, non va sottaciuta la parte deleteria che ruota attorno al concetto di opera d’arte; vale a dire le quotazioni di mercato, la diffusione e la commercializzazione del fare creativo che assommata alla disinformazione e all'ignoranza collettiva, lasciata fermentare dai mercanti senza scrupoli e dagli arraffoni, pone l’enorme mercanzia artigianale, parificata alle opere d’arte e alle azioni formative sublimi di cui sopra, all'attenzione di quanti confondono la poetica creativa con la tesaurizzazione della materia.
Per questi semplici motivi, a volte, chiunque ha il "vizio" della curiosità intellettiva può essere trasformato in personaggio da una lobby. Ovvero: nella gallina dalle uova d’oro!
La massa si avvicina a lui per morbosità e, poi, il voyeurismo pilotato con destrezza, fa il resto.

Ecco, il mio interesse per gli artisti è differente. Mi avvicino al loro lavoro con curiosità.

Voglio capire le proposte intellettuali insite e contestualizzare il pensiero dell’artista con il territorio, la società! E, divulgare attraverso l’analisi delle opere quello che, secondo le mie modeste conoscenze e il sentire intimo trasmettono, a prescindere dalle tecniche usate per realizzare il gioco creativo della finzione visiva.

martedì 10 agosto 2010

Berlusconi divide!

Berlusconi divide gli italiani.


Il governo Berlusconi, come d’altronde tutti i governi che l’hanno preceduto, si trova ad affrontare sfide non indifferenti in un contesto mondiale tragicamente provato da recessioni economiche e morali. Sviluppo economico. Fisco. Cultura. Lavoro. Previdenza sociale. Questi alcuni storici e spinosi argomenti sui quali si è chiamati a rispondere e sui quali si è lavorato nel corso degli anni senza mai riuscire a porre fine alle problematiche in continua evoluzione dei rispettivi ministeri.
Ora, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, chiama a raccolta elettori e simpatizzanti. Li sprona a fare opera di proselitismo, divulgare quanto è stato fatto e quanto farà!

Ciò può essere favorevole al governo nell’immediato, vista la totale ubriacatura sociale e l’assenza di politiche gestionali e organizzative degli altri esponenti politici in campo, ma non riuscirà certamente a ridare fiducia alle famiglie prive di reddito, ai lavoratori mortificati, ai senza lavoro, agli emarginati che sono una significativa fetta del mercato statistico italiano. È proprio di questi giorni la querelle statistica su quanti italiani riescono ad andare in ferie. Ebbene, alcuni dati statistici danno il 4%, altri, vicini alla linea del governo enfatizzano il 7%, altri il 5,6%. Sta di fatto che la crisi è drammaticamente reale nei ceti medi e si tocca con mano alla pompa di benzina, ai supermercati, nei ristoranti; insomma laddove la massa si reca a consumare!

Per concludere, la strategia politica berlusconiana, improntata sulla divulgazione massmediatica, per quanto risulta dai fatti è tesa a gestire il malcontento comune, tacitare i dissensi e deviare su falsi problemi le attenzioni dell’opinione pubblica come nella questione “Fini”. A questo punto, vorrei che qualcuno dei paladini della morale dicesse da quanto tempo sono avvenuti i fatti, come mai non sono stati denunciati prima all’opinione pubblica e perché si spendono tante energie per sciocchezze private quando sono stati gestiti malissimo i fondi comunitari europei e nessuno fino ad ora si è preoccupato di rimediare.
Ecco, egregio presidente Berlusconi, gradirei poter dire: il governo ha lavorato bene; è stato attento e posto correttivi giusti laddove il buon senso lo richiedeva; vale a dire, nella tutela del lavoro e della dignità degli uomini deboli, degli emarginati e di quanti hanno chiesto asilo. E non assistere all’ennesima bagarre.
In Calabria si dice: i ciucci s’mbriganu e i varrili si sdoganu! “Gli asini litigano e le mercanzie che trasportano si deteriorano”.
O forse c’è dell’altro?

lunedì 9 agosto 2010

per uscire dalle incertezze e dare fiducia agli italiani

Le radici elitarie della politica italiana continuano a far germogliare ceppi d’idee ancorate nell’ideologia della destra aristocratica che da sempre ha governato l’Italia.

La classe dirigente, formatasi dopo la caduta della monarchia, assume l’eredità strategica dei governi succedutesi nel regno d’Italia e, ancora oggi, nonostante i notevoli progressi democratici, non si discosta molto dai fini dello stato liberale governato dai voti provenienti dal patriziato e dalla borghesia che, fino al 1880 non superò il 5% della popolazione. Infatti, fino a quel tempo, l’elettorato attivo era composto dai maschi con più di 25 anni con un reddito che consentiva loro di pagare almeno 40 lire d’imposte dirette e che sapessero leggere e scrivere. Vincoli abbassati col governo Depretis che rivede i criteri e abbassa l’età per gli aventi diritto al voto da 25 a 21 anni e riduce a 19 lire il censo, ma tutti gli elettori devono possedere la licenza della seconda elementare.
La riduzione generalizzata di età, reddito e istruzione, secondo alcuni e tra questi il calabrese Bruno Chimirri, nel rendere “massiva” l’affluenza alle urne e consentire a un largo ceto, presumibilmente poco acculturato, di essere parte attiva nella gestione dei suffragi, significa abbassare il livello culturale del governo.
L’atteggiamento aristocratico della gestione governativa cambia con la trasformazione del lavoro e della società, anche se per una svolta radicale si deve attendere la proclamazione dello Stato Repubblicano e il diritto al voto delle donne.

Agli inizi del ‘900 crescono gli insediamenti industriali, le fabbriche e, conseguentemente, anche le coscienze evolvono in armonia con i progressi economici, morali e politici del popolo italiano.
Ma, nonostante le lotte sindacali democratiche, le rivendicazioni salariali e la stesura dello statuto dei lavoratori in Italia non vi fu mai una vera politica o un programma governativo di sinistra. Al massimo ci s’imbatte in un liberalismo moderato vicino alla tradizione conservatrice illuminata della destra storica.
Un liberalismo capitalista contrario al protezionismo di Stato, e le scelte dei governi che si sono succeduti, compresi quelli repubblicani contemporanei, lo dimostrano.

Oggi siamo a una svolta storica! Le classi dirigenti sono chiamate a osare, progettare qualcosa di “intellettualmente alto” per la comunità: devono sapere ridistribuire le ricchezze; dare fiducia ai giovani; tranquillità a quanti versano in disagiate condizioni economiche; essere lungimiranti, propositivi nei fatti e non nei proclami autoreferenziali perché la realtà è spietatamente cruda nel mostrare incertezze e ricordare drammi individuali e collettivi, frutti di scelte sbagliate che antepongono il profitto aziendale o individuale piuttosto che porre l'uomo al centro delle politiche sociali.

domenica 8 agosto 2010

l'acqua dei miracoli a S. Domenica di Placanica, RC

aore12
L’acqua dei miracoli, Madonna dello Scoglio, Placanica.

Pare che qualche anno addietro la Madonna abbia detto a fratel Cosimo di scavare in un certo punto del terreno nella contrada Santa Domenica di Placanica dove gli apparve quando, ancora giovinetto, curava le greggi. E così fece! Fratel Cosimo Fragomeni scavò nel punto indicatogli, ma non vide subito l’acqua. Da quanto si dice, sentì il rumore e vide l’acqua scorrere lungo le gradinate del santuario in costruzione in un secondo momento. Anzi, sembra che glielo abbia riferito un operaio che stava lavorando antistante al sagrato. La costruzione, un’opera iniziata molti anni addietro con l’aiuto dei pellegrini devoti, ora sta prendendo corpo. Le brulle colline hanno cambiato il loro aspetto originario, e là, dove un tempo sorgeva una piccolissima cappella piena di ex voto lasciati dai miracolati della Madonna dello Scoglio, sta sorgendo un’opera importante per la fede cristiana.
Le cannule delle fontane erogano un’acqua molle, dal sapore indefinito ma che, secondo le testimonianze raccolte, pare abbia sollevato molte persone dalla psoriasi e altri mali. I fedeli si avvicinano speranzosi alle fontane allineate nello spiazzo. Qualcuno beve, sciacqua le parti interessate, riempie bottiglie da portare a casa per dare l'acqua miracolosa a familiari e conoscenti bisognosi, dimenticando, forse, che la maggiore forza taumaturgica risiede nella mente umana: nella volontà reattiva che si contrappone al male fisico e mentale. Senza quest’ultima condizione a nulla vale bere, bagnarsi e pregare. È un atto di fede che si concretizza attraverso la materia!

sabato 7 agosto 2010

estate 2010

arch.M.Iannino
Estate 2010.

Fino a qualche anno addietro l’interrogativo ricorrente era: mare o montagna? Nella maggior parte delle famiglie italiane si facevano progetti, si studiavano itinerari per accontentare figli e genitori.
Nella settimana di ferragosto l’atmosfera diventava friccicarella; ci si organizzava con gli amici per un barbecue tra i pini oppure una gozzovigliata sulla spiaggia con falò finale e bagno verso la mezzanotte. Erano gli anni della ripresa. Una ripresa economica e sociale che invogliava a essere positivi; sviluppare progetti, fare proseliti; seguire ideologie e perseguirle col solo intento di migliorare lo stato sociale dei più deboli. Insomma porre l’uomo al centro delle attenzioni ideologiche perché entità sensibile! L’uomo, che, liberato dalle macchine nel lavoro manuale, finalmente, avrebbe potuto estrinsecare appieno le doti intellettive e dedicarsi ai concetti alti dell’arte. E quando i più facinorosi riuscirono a prendere e occupare posizioni di comando il sogno svanì. La demagogia prese piede nei luoghi di lavoro, intorpidì le menti, ammansì e spense gli ultimi focolai di libertà, cacciò le utopie, distrusse la cultura! E aprì le porte del mondo fantozziano.

L’estate 2010 vede un esercito di cloni ripetere parole imparate a memoria. Tutti ben vestiti, curati nell’aspetto. Stirati dall’estetista e in guerra con l’età perché nessuno ama invecchiare. Non si vuole accettare il tempo, i cambiamenti temporali dovuti all’età, per cui si vedono mezze copie di uomini e donne; zombi privi di carattere che pur di apparire vendono l’anima al diavolo. Sono imbonitori. Persuasori di masse. False guide che conducono i cittadini resi, prima sudditi e poi, schiavi a lavorare nelle latrine mentali delle ambiguità surrogate da mezze verità.
…però, in tutto questo marasma, il diavolo, è di destra o di sinistra?

L’unica cosa certa, in quest’estate 2010, è l’assenza della speranza. E quando la speranza muore, significa che l’umanità è alla frutta!
A noi miseri mortali inermi, privi di poteri decisionali ma liberi nel pensiero, non rimane che ostacolare con onestà intellettuale quanti, uomini politici, sindacali, dirigenti, esponenti della in/cultura hanno assassinato i sogni e piegato il mondo dei giovani ai loro beceri interessi.


(in alto a destra, courtesy archivio iannino, 1980, olio su tela 50x60; rinascite)

venerdì 6 agosto 2010

metodo Boffo per annientare Fini

La strategia per annientare Fini? La stessa di Boffo!


La strategia usata contro Dino Boffo ha funzionato! La delazione ha annientato un uomo. Le accuse, inesistenti ma insistenti, basate su falsità e invenzioni giornalaie hanno sortito l’effetto desiderato e Boffo ha dovuto lasciare l’incarico di direttore all' ”Avvenire”: troppo infamanti le accuse costruite dai suoi nemici per stare tranquilli e continuare a lavorare come se niente fosse!

Da persona dabbene qual è Boffo ha operato la scelta giusta; ha collaborato con gl’inquirenti e lasciato che le indagini facessero il loro corso.
Ebbene, ne è uscito pulito! Le infamanti accuse sono crollate ma nessuno ha pagato per il vile e insano linciaggio morale. Chi l’ha accusato continua a dirigere giornali e scrivere o fare scrivere menzogne per annientare concorrenti e nemici politici; sì, nemici!, perché per certa forma di pensiero autoritario non ci può essere divergenza alcuna al proprio intendimento programmatico.

Oggi, gli stessi attori stanno adoperando la medesima strategia con Fini e finiani colpevoli, secondo i portavoce del governo della polverizzazione politica del pdl. Il partito dell’amore, che ama secondo canoni particolari e decaloghi egocentrici impiantati su rapporti sadomaso…
Fai attenzione Gianfranco!
Altro che partito dell’amore! O Partito delle libertà formato da garantisti e liberali…

mercoledì 4 agosto 2010

l'italia ha bisogno di una classe dirigente corretta!

È vero: l’Italia ha bisogno di uomini retti!

Da tantissimi anni in Italia c’è un problema insormontabile. Un problema che sembra non si voglia risolvere nonostante le indignazioni e le esortazioni di uomini, associazioni e giornalisti corretti.
Il problema in questione si chiama “morale”. Etica!
Secondo “famiglia cristiana”, settimanale cattolico diretto da don Sciortino:

"il disastro etico è ormai sotto gli occhi di tutti. Una concezione padronale dello Stato ha ridotto ministri e politici a 'servitori', semplici esecutori dei voleri del capo" e "poco importa che il Paese va allo sfascio: non si ammettono repliche al pensiero unico. Guai a chi osa sfidare il 'dominus' assoluto".

"La Seconda Repubblica nacque giurando di non intascar tangenti, di rispettare il bene pubblico, di debellare malaffare e criminalità. Bastano tre cifre, invece, per dirci a che punto siamo arrivati. Nel nostro Paese, in un anno, l'evasione fiscale sottrae all'erario 156 miliardi di euro, le mafie fatturano da 120 a 140 miliardi e la corruzione brucia altri 50 miliardi, se non di più". Scrive il direttore. E ancora:

"Quel che stupisce è la rassegnazione generale. La mancata indignazione della gente comune. Un sintomo da non trascurare. Vuol dire che il male non riguarda solo il ceto politico. Ha tracimato, colpendo l'intera società". E conclude dicendo che oggi "prevale la 'morale fai da tè: è bene solo quello che conviene a me, al mio gruppo, ai miei affiliati. Il 'bene comune' è uscito di scena, espressione ormai desueta. La stessa verità oggettiva è piegata a criteri di utilità, interessi e convenienza".

Concordo!, tranne che nell’ultima affermazione. A mio parere, non è vero che la gente comune non s’indigna. Anzi, è incazzata nera! Purtroppo, il cosiddetto “bisogno”, la necessità di portare il pane quotidiano a casa rende schiavi. L’impotenza, il costante terrore psicologico diffuso dai massmedia "amici", l’uso delle forze democratiche lottizate in modo unilaterale e selvaggio per annichilire l'opinione pubblica induce la gente ad ammiccare, aspettare il momento propizio e l’arrivo del Messia giusto… dell’uomo, degli uomini che servono davvero con umiltà i fratelli e spendono le energie a favore del bene comune!

martedì 3 agosto 2010

fallo di reazione e affetti

Il fallo di reazione negli affetti familiari


In parole povere, si definisce fallo di reazione il comportamento volgare e ineducato del giocatore che “giustifica” in maniera scorretta e sconvenevole il richiamo dell’arbitro.
La reazione è punita dal codice calcistico con l’ammonizione e l’espulsione, a seconda, se reiterata o pericolosa per l’incolumità dei giocatori o dell’arbitro.
E nella vita comune? Nel menage familiare e nel rapporto amicale, tra colleghi e conoscenti? Vale a dire in quegli ambienti dove a rimanere mortificati, sono gli affetti, i rapporti interpersonali piuttosto che l’inibizione al gioco di squadra e la conseguente possibilità di schieramenti forti e l’ipotetica posizione in classifica?

Si sa, negli ambiti familiari l’amore supera tutti gli ostacoli: le sgarberie del coniuge, dei figli e dei congiunti acquisiti. Ignora persino quelle sgarberie che a volte dimostrano una durezza di cuore spaventosa e indurrebbero persino i fautori montessoriani a punire con ammonizioni ed espulsioni dal campo protettivo domestico i violenti. Ma i genitori hanno cuori grandi e, superata la delusione iniziale, l’attimo cocente scaturito dall’incredula azione mortificante dei figli, riaprono le braccia e accolgono per l’ennesima volta, fino a quando avranno vita, il cuore dei genitori trasformerà in amore l’errore, anche se a volte la tentazione di lasciarli cozzare con la dura realtà e fare esperienze di vita reale al di fuori del mondo dorato costruito da mamma e papà è forte.

domenica 1 agosto 2010

come in un film neorealista

Neorealismo!


Una vecchia foto. Una foto dai toni sfumati; a tratti cancellati. Una foto che riporta indietro nel tempo a quando famiglie intere trasferivano speranze e affetti oltreoceano. Le immagini impresse nel piccolo cartoncino ingiallito dai contorni dentati come un francobollo testimoniano povertà e orgoglio, voglia di cambiare vita, riscattare il proprio destino.
Vincere i poteri costituiti, le schiavitù imposte. Emancipare ed emanciparsi! Perché cambiare il corso degli eventi nella terra d’origine è più difficile che altrove.

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