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Mi è capitata sotto gli occhi una foto in b&n: cattura una scena molto eloquente che storicizza la Calabria degli anni della fame, quella di fine dopoguerra e che ancora deve faticare per attingere alle “comodità” della rivoluzione industriale. Racconta di quando ancora si era costretti a ricorrere alle risorse naturali fuori dalle mura domestiche, insomma fare provviste e scorte oggi impensabili, quali: l’acqua da bere e per lavare, la legna per scaldarsi e cucinare, e mi è sovvenuto un ricordo che, gioco forza, si è intrecciato con la storia della famiglia nel bosco.
Tra gli anni sessanta e settanta non c'era la movida ma c'era la passeggiata su corso Mazzini, villa Trieste o Margherita, il mercato, il Masciari, il Supercinema, il politeama, il Comunale tutti ubicati nel centro storico catanzarese circoscritto da una fascia urbana che stava crescendo. Nel quartiere di San Leonardo qualche decennio prima iniziò l'urbanizzazione e fu sede del cinema Odeon (1952) prospicente ai giardini meta della generazione di quegli anni turbolenti altrove ma sonnacchiosi a Catanzaro che comunque stava aprendosi alle nuove tensioni sociali e culturali.
Ad intuito Pontegrande e Pontepiccolo erano due località con qualche attinenza in comune al nome che li contraddistingueva. Lo supponevo. Ma non ne ero certo. Erano due quartieri attaccati l’uno dietro l’altro lungo la strada che da Catanzaro porta a Sant’Elia. Compresi la toponomastica quando dovetti frequentare la terza media a Pontepiccolo. Iscritto d’ufficio, ricordo, perché fui “espulso” dal collegio. Correva l’anno … non ricordo quale anno corresse ma correva veloce per i miei 13/14 anni stracolmi di adrenalina e voglia di conquistare il mio posto nella società oltre le mura dei salesiani.
In questi giorni la figura di Pier Paolo Pasolini torna ripetutamente al centro del discorso pubblico. Una pagina di cultura che un tempo si definiva “controcorrente”, ma che oggi sembra aver perso quella tensione originaria. Non è chiaro se si tratti di un recupero sincero del suo pensiero, da sempre inviso all’intellighenzia dominante, o di una strategia di marketing culturale. Personalmente, non avrei avuto intenzione di parlarne: certe presenze si custodiscono come reliquie interiori, non si espongono. Ma il ricordo che mi ha inviato Nicola Ventura — preciso, vivo, non celebrativo — ha riaperto una soglia. E merita di essere condiviso. Pasolini a Catanzaro: tracce di una presenza critica Nel cinquantesimo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini, riemerge una testimonianza significativa: la sua presenza a Catanzaro negli anni Sessanta. Non si trattò di una visita ufficiale né di un soggiorno turistico, ma di un passaggio concreto e dialogico. Pasolini camminava ...
Santa Maria di Zarapoti, il borgo ritrovato. Un tempo, quando si saliva su per Catanzaro, ai piedi dei trecolli, vanto dei catanzaresi, lungo la provinciale c'era piantata una targa rosicchiata dalla ruggine e dal tempo. Per noi era il segnale di "siamo quasi arrivati" e ci preparavamo a scendere dal postale. Quella targa non c’è più da diversi anni. La moderna toponomastica espone una semplice targa con su: santa Maria di Catanzaro. Zarapoti, l'origine storica, si è persa. Nessuno, forse neanche i “santamarioti”, probabilmente hanno fatto caso o sono a conoscenza dell'origine del nome che indica questo pezzo di terra argillosa ma che ha dato e continua a dare buoni frutti che, al tempo dei mali vestuti, cioè quando la povertà uccideva, dava loro la possibilità di sopravvivere . Il tempo cancella dalla mente la memoria e avvolge la storia locale nell'oblio, ma una cosa non riesce a cancellare: la nomea con cui vengono apostrofati gli abitanti del borgo! È ...
La cucina di zia Rosetta. Lavare le lumache. Metterle nella pentola con acqua abbondante e lasciare bollire x 10’. Eliminare la schiuma della bava che si è formata durante l'abolizione. Lavarle nuovamente. E versarle nella pentola con il composto descritto di seguito: Preparazione del condimento: Ingredienti: Olio extravergine di oliva Aglio Alloro. Il tutto soffritto in una pentola capiente insieme a passata di pomodoro + concentrato di salsa di pomodoro q.b. Tutto ciò, ovviamente, dopo averle raccolte😁 o ... comprate dal venditore improvvisto che le ha raccolte chissà dove🤔. In ogni caso, lasciatele "spurgare" per qualche giorno prima di cuocerle così da epurarsi e addolcirsi. I pignoli pongono nel recipiente in cui le hanno messe a dimora prima di cuocerle qualche spicchio di mela oppure mezza patata. Alla prossima🤪
“mussimoddhi, virdeddhi, vermituri, dormituri, vovalaci, maruzze, queste alcune delle locuzioni più comuni nei dialetti calabresi per indicare le lumache. Questo è il tempo delle lumache, prima che entrino in letargo, s'affossano nel terreno e diventino "mporteddhati o monachedde" cioè si sigillano creando con la bava la porticina biancastra che li proteggerà fino al risveglio causato dalla pioggia.” E' una meraviglia questo scorcio di cultura calabrese! Le lumache, creature umili ma affascinanti, hanno un posto speciale nella tradizione popolare, e i nomi dialettali come *mussimoddhi*, *virdeddhi*, *vermituri*, *vovalaci* raccontano la ricchezza linguistica della regione. Ogni termine evoca un mondo di gesti, stagioni e saperi tramandati. “tracce”: Il tempo delle lumache è davvero un momento magico: prima del letargo, si preparano con cura, scavando nel terreno e costruendo quella piccola porta biancastra — ‘a *mporteddhata* — fatta di bava solidificata, ...
All’inizio, come in ogni nuovo cammino — che sia un amore, un viaggio o un progetto — ci muoviamo con slancio. Ma se l’entusiasmo non alimenta l’avventura, la speranza di riuscire si spegne, e ciò che doveva essere conquista si trasforma in resa. L'entusiasmo, una forza invisibile ma potente che spinge all'azione e a superare le avversità. è ciò di cui eravamo carichi. Scendere a Corvo dalla città non è stata una impresa semplice ma la necessità di abitare in una casa propria è stata la forza propulsiva che ha alimentato la scelta. Non c’erano strade e men che meno le opere ritenute superflue quando ci sono ma che ne senti la mancanza quando li cerchi e mancano. Un bar, l’ufficio postale, un negozio, i giardini. La Chiesa! Pazienza, arriveranno! ci dicevamo convinti. Siamo stati dei pionieri, non ci sono dubbi. Persino la sede della chiesa non era costruita e le funzioni si svolgevano nei locali odorosi di cemento fresco delle cooperative appena insediate. Don Achil...
"... non so quanti anni sono trascorsi dalla tua dipartita, quando qualcuno entra nell'anima occupa sempre un posto speciale... e tu Angelina sei una di queste". La tua voce, la tua visione, il tuo amore per la terra e per le persone continuano a vivere. Hai saputo guidare la Calabria verso un’agricoltura consapevole, sostenibile, moderna. Hai scritto con l’anima, raccontando storie che parlano ancora oggi. Hai lasciato semi di bellezza che continuano a germogliare. Il tempo non cancella chi ha saputo amare con autenticità. Grazie per averci insegnato a guardare più a fondo, a vivere con radici e con ali. Sei stata la madrina della piccola Manuela. Con dolcezza e saggezza le hai donato parole, libri, pensieri. Dicevi: “Voglio lasciarti un ricordo” — e quel ricordo oggi vive, ogni volta che Manuela accarezza con lo sguardo le pagine che le hai regalato. Non è solo carta, non è solo inchiostro. È presenza, è amore, è memoria. È il tuo modo di restare, anche nel silenzio. M...
Un cestino di uva fragola al centro della tavola, disposto come una natura morta caravaggesca, mi riporta indietro nel tempo: ai miei quindici, sedici anni. Era fine dicembre, e in casa fervevano i preparativi al calore del focolare: " pàssuli e granati ", lenticchie, castagne, fichi secchi con noci e miele, conservate per allietare i giorni di festa. Gli acini passiti dell'uva, pronti per il pan di spagna, decimati dalla golosità dei bambini erano comunque lì ad impreziosire la tavola: ogni cosa aveva un posto, un significato, un sapore che non si dimentica. Come le pagine di Saverio Strati, che non si leggono soltanto: si respirano. Penetrano la mente, sedimentano, e lasciano addosso l’odore inconfondibile della calabresità. Una calabresità fatta di sfumature sensoriali, di voci dialettali, di gesti antichi che resistono al tempo. In questi giorni, a cent’anni dalla sua nascita, Strati ritorna. Non come monumento, ma come presenza viva. Come quel bambino che la non...
Fotogramma sul Golfo di Squillace: tra bellezza, memoria e resistenza Nel cuore della Calabria , dove la terra si piega dolcemente verso il mare, il Golfo di Squillace si offre come uno specchio di luce e storia. Un fotogramma rubato tra i rami di un albero, con il mare in lontananza e il verde che avvolge lo sguardo, non è solo una scena naturale: è un atto di testimonianza. In quell’inquadratura si condensano secoli di lavoro, di attesa, di lotta silenziosa contro l’oblio. La bellezza del paesaggio non è mai neutra. Essa parla, denuncia, consola. Il melograno che pende dal ramo, il sentiero che si insinua tra le foglie, il mare che chiama da lontano: ogni elemento è un segno, un invito alla riflessione. In un tempo in cui l’immagine è spesso svuotata di senso, questo fotogramma restituisce profondità. Non è decorativo, è civico . Chi guarda questo scorcio non può farlo da turista . Deve farlo da curatore della memoria , da operaio della bellezza , da educatore del dubbio . Il ...
Il ramo e il mare Il ramo pende come un pensiero antico, carico di foglie e di un solo frutto: un melograno, maturo, silenzioso. Sotto di lui, la terra respira piano, tra ciuffi d’erba secca e fiori rossi che sembrano trattenere il sole. Il sentiero, appena visibile, si snoda come una domanda non ancora fatta. L’uomo è lì, in piedi, con le mani dietro la schiena. Non cerca nulla, ma tutto trova. Il mare, in fondo, brilla come una promessa che non ha bisogno di parole. Il Golfo di Squillace si apre davanti a lui, azzurro e inquieto, come la memoria di chi ha lavorato, amato, resistito. Ogni foglia è una lettera. Ogni ramo, una frase. Ogni respiro, un capitolo . L’uomo non scrive con la penna, con lo sguardo alimenta il pensiero e culla la bellezza. Cura quel giardino come si curano le storie: con pazienza, con rispetto, con la certezza che anche il silenzio ha voce. Il melograno non è lì per essere colto. E' lì per essere visto. Come i mestieri che l’uomo ha fatto, uno dopo l’altr...
Luna calante o crescente? non l'ho mai capito anche se consulto spesso i siti astrologici. Ogni volta che guardo la luna me lo chiedo, non perché devo fare le provviste, quelle le faceva mia nonna e lei era davvero una conoscitrice delle fasi lunari. Mia nonna Angela, anima e cultura contadina, anche dopo essersi spostata in città continuava a fare le provviste. Non molte ma quanto bastavano per togliersi qualche sfizio. Ricordo i boccacci di olive schiacciate, lasciate in acqua per addolcirli e poi piggiate nei boccacci insieme agli aromi, finocchio e aglio con qualche foglia di alloro. Lei, mi raccontava, ai suoi tempi non c'erano così tanti boccacci di vetro come adesso, ma avevano i "salaturi", dei recipienti in cotto che servivano per le provviste di ogni genere, per la salsa di pomodoro e per conservare il grasso di maiale per condire le pietanze. Oggi, 11 ottobre 2025, la Luna è gibbosa calante , con un’illuminazione del 75% 🌖. Sta scendendo verso l’ultimo...
La donna scalza davanti al supermercato: una lezione di dignità quotidiana Catanzaro – mercoledì 8 Ottobre 2025 Ogni giorno, davanti a un noto supermercato della città, si ripete una scena che molti passanti ormai riconoscono: Una donna, vestita con un saio color cachi, sosta in silenzio accanto all’ingresso automatico. Non chiede nulla, non parla, sorride e accetta tutto: una bottiglia d’acqua, una confezione di pasta, qualche moneta. Accanto a lei, un carrello e una vaschetta di plastica trasparente. E ai suoi piedi, nudi, calli spessi come suole di cuoio è accoccolato un cagnetto di piccola taglia. Non ha nome, almeno non per me e chi la incontra. Non ha slogan, né cartelli. Ha un sorriso. Largo, sincero, che espone un solo dente. La pelle del viso è liscia, sorprendentemente liscia per l’età che si intuisce dai suoi movimenti lenti e dal tono della voce, quando raramente parla. Non indossa trucco, non nasconde nulla. È lì, semplicemente. “Ogni volta che passo, le l...
di mario iannino L’autunno è come una carezza: il vino che nasce, le castagne che crepitano, i colori che si fanno più intensi mentre l’aria si riempie di odori antichi. È il tempo della trasformazione e della memoria, dove il gesto di stappare il novello diventa rito conviviale, e le caldarroste fumanti sembrano piccole lanterne di terra scoppiettanti sul tripode del focolare su cui poggia, in un abbraccio, la padella bucata . Fiammelle s’infiltrano e vanno a lambire le castagne annerendo la buccia e cuociono la polpa.
Dedicato a chi conosce Marina di Catanzaro… e a chi vorrebbe conoscerla: "a ciminera da tonnina": sentinella di Marina È lì da sempre. Alta, immobile, silenziosa. La ciminiera della tonnina veglia sull’ingresso di Marina come una sentinella che non ha mai smesso di scrutare il mare. Per noi non è solo un rudere industriale: è un emblema, un punto fermo, una radice che affonda nel tempo. Un tempo fumava davvero. I pescatori vi cuocevano il tonno appena pescato, preparavano le conserve "i salaturi" delle sarde, e le alici sottosale. Il suo fumo aveva l’odore della salsedine, del lavoro sulle barche, del sale, dell'olio e della fatica. Oggi non fuma più, ma ogni volta che entro a Marina mi sembra di vederla ancora respirare. Non sono nato lì, ma è come se lo fossi. La pratico da sempre, da quando ero bambino. Insieme a tantissimi scendevamo da Catanzaro città a mare con la lettorina della CalabroLucana o con il pullman cittadino. In costume e ciabatte, c...
La forza delle necessità, in contrasto con l’illusione dell’apparire: “La terra sotto le unghie” In un piccolo borgo incastonato tra le colline, vive Elvira, una donna dai capelli d’argento e dalle mani nodose. Non possiede molto: una casa di pietra che odora di pane e legna, un orto che cambia colore con le stagioni, e un vecchio mulo di nome Arturo. Ogni mattina, prima che il sole si alzi, Elvira è nei campi, con la schiena curva e il cuore dritto. Nel paese, però, è arrivata una nuova moda. I giovani si fotografano davanti a muri colorati, con vestiti che non servono a nulla se non a essere visti. Parlano di follower, di filtri, di vite che sembrano brillare più di quanto vivao. Elvira li osserva con tenerezza, ma anche con una punta di malinconia. Un giorno, durante la festa del raccolto, il sindaco indice un concorso per omagiare la vocazione rurale del paese: “Premieremo chi ha il giardino più bello. E di qualche murales che ne coglie il senso e l'anima.” (ormai va di moda!...
Ogni estate, tra le pietre calde del casolare e il respiro salato dello Jonio, qualcosa si muoveva dentro di me. Non era solo il ritorno a casa, ma un viaggio tra memorie, incontri, strade sterrate e silenzi che parlano. Questo è il racconto di un’estate che ha avuto il suono di una chitarra, il passo di un labrador fulvo, e lo sguardo di Teresa, che curava gli animali come si curano le ferite dell’anima. E' una storia comune a tanti calabresi emigrati che, come ogni anno, alla fine della scuola si spostano nei paesi d'origine, in Calabria,. La mia famiglia si spostava nella casa di campagna affacciata sullo jonio. Il panorama che si gode ancora oggi dalla sommità del costone roccioso è mozzafiato, e il silenzio è cadenzato dal canto delle cicale, dei grilli e sopra ai loro fastidiosi richiami si leva il dolce fischiettio degli uccelli. Il casolare è immerso nella campagna, su un alto spuntone roccioso quasi ricoperto da enormi piante di fichi d'india. Di anto in tanto...
le mie estati calabresi. narrativa, racconto breve, scrittura creativa Estate sullo Jonio Ogni anno, quando la scuola chiude i battenti e l’aria si fa più leggera, la mia famiglia parte verso sud, verso la nostra casa di campagna in Calabria. Il casolare, antico e solido, si erge su uno spuntone roccioso affacciato sullo Jonio, circondato da fichi d’India che sembrano sentinelle silenziose. Il panorama è un quadro vivo: il mare scintilla in lontananza, il cielo si fonde con l’orizzonte, e il silenzio è rotto solo dal canto delle cicale, dei grilli e dal fischiettio degli uccelli.
"... nonno posso mettermi a disegnare al tuo tavolo da lavoro? dai dai nonnino tiprego. Va bene ma fai attenzione, vedi che qua è tutto un macello, laa stanza è troppo piena..." Il nonno, un anziano pittore, seduto dall'altra parte dello studio, lascia il suo dafare e traccia un bozzetto con la matita grassa... IL TAVOLO DEL NONNO 📖 Prefazione Ci sono storie che non si scrivono con l’inchiostro, ma con la grafite della memoria. Il Tavolo del Nonno è una di queste. È il racconto di un gesto semplice — una bambina che chiede di disegnare — che diventa il seme di un’eredità creativa. È un viaggio che attraversa generazioni, dove l’arte non è solo tecnica, ma ascolto, cura, trasmissione. In queste pagine troverete il profumo della trementina, il rumore dei fogli accartocciati, la luce dorata che entra da una finestra. Ma soprattutto troverete mani che si tendono, occhi che osservano, e cuori che imparano a vedere. Questo libro è per chi ha avuto un nonno che gli ha ins...
Chi siamo
Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria.
Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati.
Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni.
Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante.
Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale.
Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise.
Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza.
Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare.
Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola.
Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.