martedì 29 agosto 2017

Pittura di strada a Catanzaro, funzione e ricerca


Tra le tante virtù delle città di provincia, un tarlo instancabile lavora quieto e contamina le menti deboli:
L'invidia e la presunzione sono alcune delle costanti che fanno storcere il muso ad ogni minimo mutamento in positivo dello status dei giovani e dei meno giovani delle periferie urbane.
Nel commercio, nella musica o la letteratura, il teatro, in arte e nella cultura in generale, c'è sempre qualcuno pronto a minimizzare o gettare nel mondezzaio il lavoro di ricerca e la personalità altrui.

Raramente, invece, ci si imbatte nella sana critica costruttiva che, forse per questo, è fraintesa ed erroneamente contestualizzata e valutata come negazione e morte dei nascenti progetti.

Nell'analisi propositiva di chi si aspetta con coerenza intellettuale il salto qualitativo degli attori principali posti ad esempio c'è, per forza di cose, il suggerimento implicito a non accontentarsi e andare oltre il già detto e visto. non è, quindi, un tarpare le ali.bensì uno sprono!

Da qualche tempo, in Catanzaro, pare vi siano nuovi fermenti culturali.
Un'organizzazione di volontari amanti dell'arte di strada si sta impegnando per riqualificare gli angoli degradati della città decorandoli e abbellendoli con pittura descrittiva alla maniera dei murales carica di significati politici e sociali analoga a quella in voga negli anni '70/80 ma anche con graffiti di varia estrazione.

Davanti a tanto entusiasmo giovanile non si può che rimanere colpiti favorevolmente! Essere dalla parte della creatività! E, sempre, dei ragazzi che si inorgogliscono nel vedere il proprio lavoro esposto pubblicamente per le vie della città.
Il frutto dell'inpegno descrittivo diventa messaggio visivo contaminato dai proselitismi ideologici che accompagnano i rispettivi pensieri dei neofiti esploratori del mondo.
C'è, nel progetto di questi giovani, una nota di orgoglio. E anche la “presunzione” di fare della strada un laboratorio di ricerca artistica. Bene! il mio invito è di non demordere!

Da quanto ho visto, purtroppo, di ricerca artistica o segnica ce n'è ben poca. Alcuni si rifanno alla fumettistica e altri al segno stilizzato e impersonale che uniforma moltissimi writer's di tutto il mondo. E qualche installazione pop.
Non intendo, con questo, minimizzare l'encomio che porgo convintamente ai giovani “scrittori” dei rinati muri contaminati dalle vaste scale cromatiche. Anzi colgo l'occasione per esprimere la mia personale speranza insieme all'auguro di vederli proporre veramente, senza struggersi nella ricerca più del dovuto ma vivendola come puro gioco creativo, lavori personalissimi di linguaggi visivi carichi di pathos, non per elargire, appunto, “leziose lezioni di pittura, figurazioni e graffi inusuali” ma, per dirla alla Emile Zola, primo estimatore lungimirante degli impressionisti, constatare la forza creativa e leggere il cuore e la carne nelle opere delle nuove generazioni.

Buon lavoro ragazzi!

lunedì 28 agosto 2017

Via le monetine, anzi no, restano lo impone l'UE

Decreto monetine da uno e due centesimi, tempo perso in commissione Bilancio!


Menomale che c'è l'Unione Europea che di tanto in tanto tutela i consumatori. Se l'UE non avesse bloccato l'emendamento “Boccadutri”,, quello delle monetine da 1 e 2 cent, nel 2018 queste non sarebbero state coniate con relativo conseguente adeguamento dei prezzi al multiplo di 5 più vicino.
Cioè non ci sarebbe stato più il giochetto delle 9,99€, specchietto x le allodole da una parte e incentivo dall'altra ma la cifra pari a 10€.



Il codacons aveva detto di no alla norma che elimina le monetine ma la commissione bilancio della camera aveva tirato diritto per la sua strada motivando la decisione con l'eccessivo costo per coniare le fastidiose monetine.

Il governo è costretto a fare retromarcia. Le monetine da 1 e 2 cent rimangono. Solo l'UE può decidere sulla circolazione.

Ma la logica dei politici è satellitare. Eppure sarebbe bastato ragionare serenamente sul quesito e dire: siamo in Europa, facciamo parte del sistema economico-monetario? Chi lo governa? Siamo ancora Stato Sovrano, possiamo legiferare su questa materia?

Va be', siamo tutti d'accordo: è una scocciatura girare con 'ste monetine in tasca ma sono sempre l'unità di misura dell'€. Stessa cosa vale per il dollaro americano. Ma a loro non è venuto in mente nulla del genere.

Tutto tempo perso!

Cervelli in ferie

È tempo di bilanci o della caccia alle mosche perché fastidiose?

L'estate sta finendo, cantavano i Righeira.
Anche per chi non è mai iniziata, l'estate è ai titoli di coda. Ridicolo se pensiamo a quante speranze leghiamo questo periodo dell'anno. È come la fine e l'inizio di ogni anno. Di quando auguriamo ogni bene per noi e i nostri cari. Accorgendoci, però, che il giorno seguente è uguale agli altri giorni. Niente è cambiato.

Col caldo, dicono gli esperti, gli ormoni si risvegliano dal letargo invernale e sia l'uomo che la donna vanno in cerca di avventure quando non hanno la mente ingombrata da problemi ben più gravi e seri o alterata da droghe.
La violenza del branco avvenuta a Rimini è una delle tantissime conseguenze addebitabili all'emarginazione culturale e sociale. Ma non è questo il momento per tentare un'analisi sociologica. Ci sono già gli scienziati della comunicazione impegnati a tenere banco nelle tv.

Ritengo che solo il buonsenso e una sana propensione al dialogo potrebbero alleviare alcune delle problematiche sociali.

Non v'è dubbio! I problemi attuali sono molteplici: fame, povertà vecchie e nuove; calamità; indolenza e insipienza delle classi dirigenti e degli organi che determinano le tendenze sociali guardando al proprio ombelico o all'immediato rendimento economico non migliorano i rapporti col diverso.

Emarginazioni sociali e culturali sono alibi ben sostenuti alla pari dei carrozzoni dell'antimafia parolaia. Seminari, salottini mediatici in prima e primissima serata acchiappano le menti deboli costretta a rimanere in casa e trovare compagnia nei talk show di pessima qualità culturale e morale.

La politica sembra essere lontana dai veri problemi che affliggono la gente comune.
Pensioni d'oro e stipendi che potrebbero sfamare interi paesi rimangono diritti acquisiti e perciò intoccabili.
La cecità dei sistemi capitalistici, meglio, la stupidità dei pochi e potenti ricchi amplifica gli egoismi e alimenta beceri populismi, consolidando, così, le povertà lasciando nella sfera delle condizioni sociali irreversibili i deboli e gli emarginati privati di ogni rappresentanza.

La guerra tra poveri è servita. … babbo caccia via queste mosche che non mi fanno dormire, mi fanno arrabbiare, com'è profondo il mare... cantava e ammoniva satiricamente l'indimenticabile Lucio Dalla

domenica 27 agosto 2017

Piccolo mondo antico

L'invito.

(...)
Su dai fatti vedere. M'invita con voce gioviale Pino. Lo so fa caldo ma qui in montagna si sta bene e poi con la trasversale delle serre si arriva in pochissimo tempo. Venti minuti al massimo. Ti aspetto e sei mio ospite. Ceniamo insieme questa sera.
D'accordo. A stasera.

È seduto nel patio insieme ad un altro signore il mio ospite. Parlano mentre sorseggiano qualcosa nei bicchieri di vetro. Mi dirigo verso di loro e noto che mi guarda con occhi interrogativi.
È trascorso molto tempo. Circa vent'anni se non di più. È chiaro; non mi riconosce nell'immediatezza. Qualche attimo di titubanza e mi viene incontro:

Oh, carissimo. Scusa. Esclama Pino salutandomi con trasporto. Siediti. Prendi qualcosa? È stato difficile trovarmi?

Questo è un mio carissimo, vecchio amico. Stasera è mio ospite! Cena con me.

Mi raccomando. - dice rivolgendosi al gestore del B&B. Un antipastino come al solito, casareccio. Olive, melanzane, zucchine e salame nostrale. Il vino. E la minestra, quella che mi fai solitamente, come si faceva un tempo.

Allora. Torniamo a noi. Mi dice mentre si accomiata dall'ospite e dà gli ultimi suggerimenti al colono che ha in uso gratuito la proprietà.
Vieni, ti faccio vedere la mia casa di campagna. Il mio rifugio estivo. Entra! Io sto qua. È la vecchia casa dei contadini che ho adattato alle mie esigenze. La mia l'ho trasformata in casa d'accoglienza. Le camere le ho dedicate ai miei.

L'antico casolare immerso tra i castagni mi affascina. È un'oasi di pace. Lo sguardo vaga sereno tra il verde cangiante della macchia mediterranea accarezzata dal sole pomeridiano fino all'orizzonte, dove si stagliano le montagne delle serre calabresi. Il verde e l'azzurro predominano nell'ambiente esterno mentre l'ossigeno dell'aria penetra fin dentro le mura e corrobora.

Ecco; questo è il mio tavolo da lavoro. Siediti! -Mi fa accomodare sulla sedia impagliata e si avvicina alla finestra. Tira la tenda-. Che spettacolo! La veduta sul bosco è semplicemente incantevole! Una favola a portata di mano! L'ampio tavolo è invaso da libri in pile ordinate e da fogli con appunti. Sulle pareti, tra la libreria che ne occupa quasi l'intero spazio, le foto dei genitori e le sue in compagnia di studiosi e ricercatori noti nel mondo scientifico e accademico completano l'arredamento.

Usciamo all'aperto. La tenuta è un laboratorio per le nuove generazioni che hanno vissuto solo la città. Un pezzetto di mondo antico da far conoscere.
Lontano dal frastuono tecnologico. Lontano dal rumore dei motori. Nell'assoluto silenzio, intervallato dal cinguettio degli uccelli e dal fruscio delle foglie mosse da un lieve venticello, giunge gradevole il salto dell'acqua che va a rimpinguare l'antico abbeveratoio fino ad adagiarsi quietamente nel laghetto delle papere, a valle.

Il piccolo mondo antico sta tutto lì. Nell'appezzamento di terra tra i boschi delle preserre calabresi. In cui si coltiva frutta autoctona, si cucinano i prodotti dell'orto e si servono le carni allevate in loco.

A pochi metri della casa padronale adibita a b&b, saliti pochi gradini, in un corpo staccato in pietra si contano pochi tavoli, un bel camino e, in fondo, la cucina.

Sono tornati dopo vent'anni dalla Germania, -mi fa sapere Pino gettando uno sguardo oltre il vetro che separa la sala dalla cucina in cui una coppia di mezza età traffica tra i fornelli- sono bravi e ottimi lavoratori. Ho concesso loro in forma gratuita la tenuta. Conoscono il tedesco e per l'inglese intervengo io.

La cena frugale sprigiona i sapori della terra. Nei piatti che precedono la minestra, c'è il giusto apporto calorico dalle tipiche caratteristiche qualità organolettiche locali: Una fetta di mozzarella tutto latte; tre olive nere; una fetta di zucchina grigliata; una fettina di capocollo e una di salame; una ricottina; un po' di funghi sottolio; ortaggi in salamoia; e in tavola una brocca d'acqua fresca della sorgente, una bottiglia di vino e del buon pane casareccio. La minestra vegetale, servita in ciotole di terracotta, è un'armonia per il palato: zucchine, carote, cime e fiori di zucca, sedano e aromi.
La coppia di emigranti è davvero brava. Marito e moglie conoscono le ricette calabresi e preparano i piatti secondo la tradizione.
Come si usava fare un tempo... tra i contadini della Calabria, rapporti umani inclusi.

venerdì 25 agosto 2017

Lettera a Papa Francesco

Ho cercato l'indirizzo e-mail di Papa Francesco ma comunicare con Lui telematicamente sembra impossibile.
Il suo ufficio fa sapere che non ha un indirizzo di posta elettronica.
Sua Santità scrive e riceve lettere secondo i canali consolidati. Le missive arrivano alla sua segreteria che le vaglia e dopo le trasmette, non tutte naturalmente, a Sua Santità.

Deduco, quindi, che Francesco non leggerà personalmente la presente lettera aperta, però, non si sa mai... confido nelle vie infinite del Signore. E … scrivo al Santo Padre:

Carissimo Papa Francesco, non so se sei al corrente della diatriba, inutile e dannosa, aperta dal vescovo di Vibo-Nicotera-Mileto mons. Renzo inerente la fondazione “Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime”. Fondazione e complesso edificati per volere della Madre SS, in Paravati, così da alleviare i disagi dei pellegrini, come asseriva Natuzza dopo le “visioni” e i dialoghi con Gesù e sua Madre. Dialoghi che prima di essere resi pubblici passavano al vaglio dell'allora Vescovo Mons. Cortese. Lo stesso vescovo che accettò e benedisse tutto quanto l'attuale vescovo Renzo rimette in discussione, oggi.

Tutto ciò è incomprensibile! Sempre che Renzo non è “unto dal Signore”...

Chiedo:
Perché Renzo vuole a tutti i costi entrare a gambe tese nella chiesa costruita con le donazioni dei devoti? Secondo le notizie dei mass-media, il vescovo Renzo, cita degli articoli di diritto canonico e pretende, poiché ricade sotto la sua giurisdizione diocesana, il pieno controllo della Casa di Culto.

Quando mai si è visto che per pregare e mettersi in comunione con l'Altissimo è necessario possedere un lasciapassare rilasciato da una presunta forma di disciplina tutta terrena?

Qualcosa non quadra! Visto che per fare ciò il vescovo Renzo adopera una forma di ricatto bello e buono: forte dei suoi poteri nega la celebrazione della SS Messa nell'edificio perché, queste le sue motivazioni, non ancora consacrato al culto e revoca quanto già concesso dal suo predecessore mons. Cortese, statuto compreso. Vieta, persino, quanto finora consentito agli anziani ospiti della casa di riposo di avere la presenza dell'Eucarestia nella chiesetta lì allocata.
In sintesi sbrindella azioni consolidate volte alla preghiera.

Insomma, azioni incomprensibili per un laico come me! Che rivolge la mente all'Essere Supremo che è Tutto, da cui tutto parte e tutto torna a Lui.

Laicamente, non credo a simili azioni. Diffido degli uomini che approfittano del potere e impongono, stravolgendo, decisioni prese precedentemente con l'animo sereno da altri.

Modificare l'attuale statuto senza contestare inconfutabili arbitrii o negligenze al consiglio che fin ora ha retto l'Opera, e anche ai due preti designati dalla diocesi, bloccare la beatificazione, insinuare dubbi è irriguardoso per chiunque ha fin ora appoggiato convintamente l'Opera sull'esempio di Natuzza Evolo, la mistica che parlava con Maria e Gesù, e che, in virtù dei carismi da lei ottenuti e dimostrati, testimoniava, con le sue parole, la volontà della Madonna nell'edificare questa grande Opera a testimonianza di fede e di preghiera per alleviare le sofferenze dei fedeli che lì si recano a pregare ed essere al riparo delle intemperie.

Papa Francesco, perdonami, ma non riesco a comprendere la decisione del vescovo Renzo.
Ho conosciuto personalmente Natuzza. Donna umile e mamma di chiunque si recava al suo cospetto. “io non sono niente. Sono un verme di terra. I miracoli li fa Gesù. Pregate la Madonna che a Lei, suo figlio, non può dire di no... ia su 'na grasta rutta”. Così diceva mamma Natuzza quando vedeva volti afflitti e tormentati dai mali terreni.

Può essere vanificato tutto ciò? Può un formale capriccio terreno, annullare, mortificare la fede ancora calda e fremente di passiva umiltà della serva di Dio: al secolo, Natuzza Evolo? E di quanti hanno lavorato al progetto di fede?

Sfiga o naturale decorso degli eventi?

Gli anni '60 ci hanno lasciato un patrimonio musicale non indifferente. Sì va be', quasi tutte canzoni mielose da fare venire il diabete ma comunque composte da testi poetici e musichette orecchiabili che complessivamente hanno decretato l'intramontabile melodia in voga in quegli anni e consegata all'attenzione delle nuove generazioni future.

Sapore di sale; i watussi, una rotonda sul mare … “tre settimane da raccontare ...” .

...tre settimane da raccontare? A dire il vero ne avrei molte di più da descrivere minuziosamente con dovizie di particolari struggenti. Ma non è il caso!

Dico solo che l'estate è iniziata con una sensazione di vertigini inimmaginabili: il mondo girava attorno a me. Mi saliva addosso. E tutto lievitava, si dissolveva per ricomparire agitato pur nella sua concreta matericità delle cose fino a impormi conati di vomito vulcanici inarrestabili. Ho disegnato sul pavimento opere monocromatiche che avrebbero fatto il paio se messi accanto alla violenta gestualità policromatica di Pollock.
Le visioni caleidoscopiche le ho debellate dopo una adeguata cura. Finalmente! Qualche momento di relax. Mi son detto.
Macché.
La sfiga stava in agguato! Dopo l'infiammazione alla cervicale potevo farmi mancare un dolorino ai dentini? Un dolorino quieto e persistente che riuscì a tenere a bada pensando alle estenuanti sedute dal dentista. Ma come dicevo, l'imprevisto bussò tra un po' di formaggio pecorino e una fettina sottile di pane.
“Stack”. Secco. Deciso! L'incisivo, per altro già ricostruito, si staccò alla base della corona. Porca puttana! Esclamai! Questa non ci voleva.
Tentai di resistere ma il nervo scoperto m'impose una seduta dal dentista.

Considerando le ferie estive, scappai dal primo che mi diede la disponibilità ma saltai immediatamente dalla sua poltrona per il programma che mi illustrò: devitalizzazione, impronta, e l'iter completo dell'impianto con relativo stress.
E il mio incisivo integro costatomi una botta di soldi pochi anni addietro? Quello è da buttare! Rispose risoluto il professionista.
Strano... un dente in ceramica, ben costruito e strutturato sull'originale che si era spezzato adesso è inservibile e non si può reimpiantare?

Sulla strada per casa ricordo di un giovane e bravo odontoiatra. Lo contatto. L'appuntamento è per le 16,00.

mercoledì 23 agosto 2017

Accanto è il posto migliore.

Stalettì (Cz). Vasche di Cassiodoro. Ph e testo: Manuela Iannino. ©


Guardare le cose e le persone dirimpetto, talvolta rassicura. Ma prima o poi potrà farti sentire impotente o non così tanto forte come pensavi. Quando si cambia prospettiva e ci si affianca, il mare non ha fine, ha solo qualche ostacolo ornamentale.
Il mare nasconde in sé, piccoli inciampi e alghe scivolose. Ma che fai, solo per questo non ti butti?
Mica puoi saperlo prima se cadrai, potrai stare attento quanto vuoi e farti un sacco di problemi, ma a volte bisogna buttarsi e vedere cosa succede.
Che magari non succede niente, succede solo che sorridi. E magari qualcosa,quel "qualcosa" tanto sperato, accade.

lunedì 21 agosto 2017

Tuffi tra sogno e realtà.

Vasche di Cassiodoro. Ph e testo: Manuela Iannino.©

Il bello della sera è che, prima di dormire, puoi immaginare tutto ciò che normalmente non accade.
Il bello dei sogni é che puoi incontrare chiunque, anche chi non c'è più.
Puoi abbracciare qualcuno con cui non parli più, puoi litigare con qualcuno e svegliarti pensando "meno male".
Puoi sognare di essere altrove in posti sperduti, puoi sognare di essere semplicemente dove stai già.
Ma a volte i migliori sogni si fanno da svegli, quando capiti per caso a due passi da casa tua e respiri libertà ed evasione a due passi dalla quotidianità.

domenica 20 agosto 2017

Pensieri distesi sul mare a prendere il sole.

Questa foto mi apparteneva, non era bella in sé. Il colore del mare non era un blu acceso e sgargiante, era grigio un po' luccicante quanto spento rispetto ai colori che, spontaneamente o a luce chiara e buona, regala.
Le barche pronte già per il mattino seguente per andare e prendere il largo; le case in cui ci si torna per riposare, fare baldoria, concedersi una doccia dopo il caldo e il mare.
Il sole al tramonto è infuocato e stanco, ha in sé consapevolezza e speranza di chi risorgerà, regalando al mondo un'altra giornata.
Ed io, mi sento un pochino come gli scogli, sempre lì immobile.
Perché il mare mi leviga, e io non mi stanco mai.

Ph e testo: Manuela Iannino.©

Sera d'estate

Sulla ampia terrazza c'è un via vai continuo di gente. Donne e uomini di tutte le età s/vestiti d'estate con panni leggeri e trasparenti sorridono alla notte ammiccante.
Amanti. Amici. Comitive pronte come ai nastri di partenza di una lunga e gratificante maratona vanno incontro alla notte. Rifocillati e adrenalici per trascorrere la notte allegramente e, perché no!, senza pensare al domani, lasciano volare i propri sogni nel buio della notte, sul mare, oltre gli ombrelloni ben allineati sulla spiaggia di sabbia fine color nocciola del golfo di Squillace.

Un pizzico di trasgressione si nasconde e fa capolino nei pensieri di giovani e meno giovani.

I camerieri con fare professionale accolgono gli avventori del sabato sera. I maestri di sala controllano sui tablet: la prenotazione è d'obbligo!

Tavoli per due, tra, quattro persone e tavoli predisposti per grandi comitive occupano lo spazio della terrazza sul mare illuminata lampioncini. Sul passamano, che funge da barriera tra la spiaggia e il ristorante, piccole lingue di fuoco rosa danzano nel buio emanando un gradevole odore di citronella.


Paolo, giovane e attento gestore del locale, parla con due camerieri. Lo scontro è stato inevitabile. Alcuni anelli di calamari fritti cadono a terra. “Attenzione!” Esorta Paolo ai clienti che passano vicino scusandosi per l'accaduto.
Anche il cameriere si scusa e va per muoversi verso i tavoli per continuare il suo servizio.
Paolo lo blocca. Gli sfila di mano il piatto con la frittura: “Che fai? Porta questo in cucina e fatti fare la giusta porzione!, -intima ad una ragazza che fa parte dell'imponente stuolo di camerieri impegnati a prestare la loro opera lì- ”.

Nessuno sembra essersi accorto dell'incidente. La musica accompagna le parole e i sorrisi dei commensali. Un uomo versa del vino fresco alla sua compagna. Parlano e sorridono mentre portano i bicchieri alle labbra.

No! mi dispiace. Non è possibile. Senza prenotazione non so dove farvi sedere. Dice il maitre attorniato da un gruppo di ragazze e ragazzi.
La mora, ben in tiro, dice ai suoi amici: “raga' nessun problema! Facciamo un salto alla pizza al taglio. Prendiamo qualcosa e poi andiamo a ballare”.

Non si perdono d'animo i giovani.


mercoledì 16 agosto 2017

Fedeli per decreto

Le leggi servono per disciplinare la società e quindi gli uomini che vivono nelle comunità in cui si applicano. La disciplina delle leggi riguarda il modo di intendere le cose comuni; i diritti e i doveri che ogni cittadino appartenente alla comunità deve conoscere e rispettare.

Vi è il diritto politico, civile, religioso, appunto! Però, chiedo: si può regolamentare con una legge la spiritualità, il bisogno “irrazionale” votato alla misticità, all'imprescindibile necessità interiore che porta ad astrarre il Supremo dalla materia e quindi all'Assoluto?
Può, una comunità, essere indotta a pregare altrove e dentro limiti fisici imposti da un incomprensibile articolo scritto dagli uomini anche se definito “diritto canonico”?

Se fosse così allora non si dovrebbe dire messa neanche nelle piazze e nelle foreste... che non ricadono in una area diocesana disciplinata da un notaio.

Dietro l'attuale decisione di mons. Renzo, vescovo di Vibo-Mileto-Tropea, e la fondazione dedicata a Natuzza Evolo, che ha portato indignazione e incertezza tra i fedeli che si recano a Paravati, e per alcuni simile alla località francese dei tre pastorelli di Lourdes, c'è qualcosa che non convince.

Difficile credere che Papa Francesco, uomo lontanissimo dalle cose terrene possa pensare che per celebrare e sentire la SS Messa si debba essere in un luogo definito dagli articoli di diritto canonico, e quindi consacrato per legge.

Consacrare un edificio privato, la chiesa costruita con le offerte dei devoti a Paravati e consentire ai pellegrini devoti al culto mariano e a Natuzza che è stata in vita testimone dell'Amore Divino e partecipare alla SS Messa solo dopo essere affidata alla diocesi per il culto, stabilendo competenze di ciascuno (fondazione e diocesi), con un “disciplinare redatto davanti al notaio” è in antitesi con L'Amore universale predicato da Gesù.
Francesco con le sue decisioni ha frantumato l'ovvio, ha rimesso in discussione le prassi consolidate dei poteri terreni e i privilegi dei pochi. E con il Giubileo Straordinario della Misericordia del 2015, significativamente, inizia il viaggio apostolico dall'Africa. Anticipa così l'inizio del giubileo in una terra colpita da guerre e fame: la Repubblica Centrafricana varcando la porta santa della cattedrale di Notre-Dame di Bangui.

Alla luce di ciò, che dire della “beatificazione” di Natuzza, sospesa?

lunedì 14 agosto 2017

Le malelingue

Le malelingue sono quelle persone che ricamano sulle decisioni e sui pensieri degli altri senza conoscerne le vere intenzioni e le motivazioni che hanno spinto ad assumere determinati atteggiamenti nei confronti della vita, la propria e quelle dei congiunti più prossimi di quanti sono oggetto delle attenzioni dei maldicenti.

Le malelingue non sempre sono cattive; spesso e nella maggior parte dei casi sono stupide lingue che partono in interminabili maratone logorroiche senza prima accertarsi di essere connesse al sistema centrale: il cervello!

Le malelingue hanno gli occhi chiusi. Li sbarrano a doppia mandata lasciando solo una fessurina piccola piccola per sbirciare sulle viuzze incerte dei loro simili e camminarvi sottobraccio evitando di inciampare nella pacata intelligenza delle loro vittime e ammettere gli errori causati dalla parolaia soverchiante protervia che le accomuna.

Stupidità e invidia moltiplicano la merda esistenziale dei mal dicenti che gettano codardamente sugli ignari malcapitati esponenziali ambigue fantasie. Lingue biforcute, e ce ne sono molte che spiano nella vita degli altri ma che non si soffermano ad introspezioni costruttive, che rovinano con giudizi sbagliati le socialità e spingono verso il basso la crescita culturale dei singoli e quella collettiva.

Questa la sintesi che leggo nel “capriccio di creta” plasmato dal maestro Mario Iannino. Di cui vittime siamo un po' tutti.

domenica 13 agosto 2017

L'altalena

Il vecchio centenario ulivo sta lì. Nella nuova veste di albero da arredo. Paziente sopporta le grida di gioia dei piccoli ospiti.
“Sempre meglio che essere sbattuto da quella macchina infernale. Ogni anno, durante la raccolta delle olive, il vibrare incessante che m'imprimeva lo scuotitore mi faceva soffrire di un dolore gratuito inferto dall'uomo solo per fare prima. Voleva arrivare al frantoio presto e controllare personalmente la spremitura. Non voleva che le olive rimanessero a fermentare nei sacchi per lungo tempo dopo la raccolta. “chi prima arriva bene alloggia” sosteneva il vecchio e non aveva tutti i torti! E siccome, stando alle direttive, tra orario di lavoro e pulizia delle macine, a volte, quando il raccolto era abbondante, potevano trascorrere alcuni giorni. E nell'attesa l'acidità poteva pregiudicare il prodotto e quindi la vendita.

Voleva essere certo che il proprio olio, vanto del suo casale, mantenesse intatte le qualità organolettiche e per questo motivo pretendeva che le sue olive non venissero a contatto con quelle di altre terre, che, secondo lui, avrebbero potuto danneggiarne la qualità.

Pignolo com'era ma tremendamente tirchio ci pensò su per molti anni prima di investire i soldi nell'acquisto di macchine agricole. E infine capì che sarebbe stata un'ottima mossa.

Comprò per primo le macchine agricole che fittava agli altri solo dopo avere finito il raccolto.

Ottimizzare i tempi! Ricordo, diceva il vecchio proprietario che monetizzava continuamente quanto quella macchina gli faceva guadagnare risparmiando sul lavoro dei braccianti, che, infingardi e rabbiosi dentro, facevano sì che il lavoro di poche ore venisse svolto in diverse giornate.
Adesso cosa vuoi che sia la pressione sul ramo causata dal dondolio ritmato dai bimbi. La corda non stringe e la gomma che la riveste mi fa persino un piacevole massaggio...”.

sabato 12 agosto 2017

A sarza da mamma

Oggi che i pomodori sono sui banchi dei supermercati come se fosse sempre estate, vale la pena fare la conserva secondo la tradizione casareccia? Non potremmo evitarci la fatica, mamma?

No! non è la stessa cosa.
Perché? Insieme ai pomodori trovi anche il basilico, le cipolle e i peperoni...
Sì ma non sono odorosi come lo sono adesso, maturati in pieno campo e baciati dal sole d'agosto. E poi ho già prenotato sei cassette di pomodori a fiaschetto. Non ci vorrà molto per preparare la salsa come piace a me. In un giorno ci togliamo il pensiero...

A sarza da mamma è gustosissima. Lei sa dosare gli aromi senza pesare nulla. Ad occhio, per esperienza, getta una manciata di basilico, dei peperoni “riggitani” e delle cipolle di Tropea nel calderone e li lascia cuocere insieme ai pomodori lavati, tagliati e svuotati dai semi.

Certo, con la temperatura già alta di suo, stare vicino al fuoco non è il massimo della goduria.

Ognuno ha assegnato un compito: c'è chi sta attento alla pentolaccia e gira il mestolo per evitare che si attacchi sul fondo il pomodoro gettato da chi li taglia. E poi, chi è addetto alla macchinetta trituratrice e chi all'incapsulamento dei tappi. E infine, chi mette le bottiglie, riempite col passato di pomodoro bollente, a riposare nella cassapanca. Niente conservanti o acidificanti. La conserva deve essere al naturale. Bollita e lasciata raffreddare lentamente. Per chi predilige farla col metodo della “febbre”. Mentre altri preferiscono fare bollire le bottiglie riempite e tappate in enormi calderoni dove rimangono fino a quando non raggiungono la temperatura ambiente.
È un lavoro impegnativo. Ma ne vale la pena! A ben pensarci Mamma ha ragione...

venerdì 11 agosto 2017

Un milanese del sud che ha fatto strada

È soddisfatto di sé l'uomo: 80 anni; magro, fisico ancora atletico parla delle sue giornate presenti e passate e non nasconde un pizzico di orgoglio nella voce squillante ma non, alta, da infastidire gli astanti.

Ho visto la pubblicità sul corsera e mi è piaciuta subito. Però prima di comprare e investire i venti milioni della liquidazione che mi ero preso appena da pochi giorni ho chiesto in giro. Ho chiamato parenti e amici che mi hanno rassicurato.

Poi, un giorno, siccome facevo la consulenza con una azienda che aveva dei lavori qui al sud, visitai il cantiere: fango, fango ovunque! E come fanno a consegnarmela per giugno? Vuoi vedere che è la solita storia? E mentre pensavo questo e mi rabbuiavo vedo in lontananza un ometto basso. Mi avvicino e gli chiedo; “sapete se … “ non finisco la frase che il piccoletto mi fa: “Uhè Fra' e tu che ci fai qua?”. Era un mio vecchio compagno di scuola che lavorava al cantiere.

Ho comprato sulla carta a Milano e mi hanno assicurato che per questa estate avrei fatto le ferie qui. E le farai! Mi rispose convinto. Vedi quel materiale accatastato? La tua casetta è là. Sono moduli abitativi prefabbricati e in un baleno si montano. Tranquillo. Avrai la tua casa nei tempi stabiliti.
Infatti, le ferie dell'81 li feci qui e da allora non mi sono spostato. Ogni anno inizio da giugno-luglio e finisco a settembre.
Qua c'è tutto quello che serve. Abbiamo il centro commerciale. La rosticceria che cucina i piatti tipici calabresi: melanzane ripiene, peperoni ripieni, polpette, arancini con la 'ndujia. E poi ci sono i campi da tennis e quelli di bocce. L'anfiteatro. E quattro ingressi sulla spiaggia coi punti doccia e le rastrelliere per lasciare le biciclette. Io arrivo in bici. La lego per evitare sorprese e vado al mio solito ombrellone. Siamo otto amici e ogni anno facciamo quadrato.
Insomma; inizio la stagione col costume, pantaloncini corti e maglietta e finisco allo stesso modo.. indosso i pantaloni lunghi e la camicia il giorno che devo prendere l'aereo per ritornare a Milano.

È soddisfatto della propria vita, dei figli, ormai grandi, che vivono in giro per l'Europa con incarichi di prestigio. Se non ho capito male sono dei manager. Gente del sud che si è fatta una posizione su al nord ma che non taglia col passato. Le radici sono conficcate saldamente nella propria terra anche se aspra.
Storie comuni. Storie di persone che hanno tentato la fortuna altrove e che sono riuscite a coronare i propri sogni durante il boom economico degli anni 60 e 70 quando il nord cercava mano d'opera qualificata e da qualificare; giovani diplomati e laureati disposti a sacrificare qualcosa pur di arrivare all'apice delle carriere. E anche se adesso è qui a raccontare con piglio spavaldo la sua ascesa sociale, il tono della voce tradisce un attimo di incertezza, subito motivata da impossibilità naturali o da scelte private, di uno dei figli ancora senza prole. Però, aggiunge, col sole negli occhi e un sorriso smagliante, quando arriva il mio piccolo Niccolò ci facciamo delle interminabili passeggiate in bici e delle partite a tennis memorabili. Ha cinque anni, il figlio di Fabio. Mio figlio. Gli ho fatto fare una racchetta su misura apposta per lui. E quando grida: “Nonno nonno” mi sento felice come non mai.
Credo che questa sia la vera gioia. Senza gli entusiasmi ingenui dei bambini la vita non ha senso! Solo questi ripagano dei sacrifici fatti.

martedì 8 agosto 2017

da Soverato a Torre di Ruggiero

La Calabria è bella! Ha un territorio e un clima invidiabili e che dire dei calabresi? Gente accogliente che fa dell'ospitalità cultura d'accoglienza.
La sua geografia si presta a repentini escursioni: mare e monti sono a portata di mano. Si può passare dal caldo della marina al piacevole fresco dei monti in una manciata di minuti. Basta conoscere le strade (giacché la segnaletica, a volte, lascia molto a desiderare)!
 

La trasversale delle serre collega agevolmente la costa e quindi il mare jonio del soveratese ai boschi di castagni e pini delle preserre. Conifere e macchia mediterranea vegetano tra i comuni di Torre di Ruggiero, Chiaravalle fino a Serra San Bruno e Mongiana col suo parco ben curato dal corpo forestale in cui vivono in libertà anche numerosi animali selvatici. E poi sull'Aspromonte, guardando a sud in direzione Reggio Calabria, sembra di poter toccare Scilla e la costa degli dei. E ancora la Sila, a nord nel catanzarese che si estende nel cosentino.

Ma rimaniamo sul versante delle serre calabresi. Su a nord di Soverato, fatti pochi chilometri e, lasciata la vecchia sede della strada provinciale, imboccata la statale 713, il nuovo tratto della trasversale delle serre, l'aria inizia ad essere più fresca. Il cambiamento climatico si avverte subito dopo Gagliato e risulta piacevole.

Qualche km ancora ed ecco Torre di Ruggiero, immersa nei castagni. Aria e acqua fresca leggerissime sono un toccasana per il corpo accaldato. Fatta una puntatina al Santuario Mariano dedicato alla Madonna delle Grazie si prosegue verso l'entroterra.
La segnaletica verticale indica una serie di attività dedite all'agriturimo che spesso prendono il nome del territorio in cui sorgono oppure dalle peculiarità autoctone: “cretarossa”, “torello” “limini”, “la vitusa” e vi si accede dalle bretella della ss182; a nord est di Torre.

Castagni, nocciole, amarene, pere, pesche e allevamenti di bestiame riportano la mente indietro nel tempo di qualche decennio a quando ancora le attività contadine erano fonte primaria del sostentamento. Poi il grande esodo spopolò paesi e campagne. Molti andarono in cerca di fortuna al nord, Francia, Germania, Svizzera.

Non v'è dubbio alcuno. La Calabria è bella! È una meta da raggiungere e da vivere!, consigliata per quanti amano la tranquillità, il ritorno alla natura e andare alla scoperta di antichi sapori e mestieri. Le attività commerciali recenti come gli agriturismo e i b&b sono sovente gestiti da persone del posto che hanno fatto la gavetta all'estero. Migranti di ritorno, costretti dalla crisi ad inventarsi di che vivere ritornando alla terra e ai suoi prodotti. Gente di Calabria assai gentile. Educata dai mestieri svolti all'estero e che adesso mettono al servizio degli ospiti forti delle lingue apprese durante i lunghi e difficili anni vissuti in Germania o altrove.



La Calabria è una terra meravigliosa tutta da scoprire.

lunedì 7 agosto 2017

Passione musica

Sal Mistico, giovane promessa del jazz.


L'altra sera, a Soverato, nella splendida marina con sullo sfondo le acque limpide e cristalline del mar jonio, Salvatore Nisticò ha suonato davanti ad una platea attenta. Appassionati e rapiti dalla sua musica, probabilmente increduli, gli ospiti si lasciavano cullare dalle note emanate dal pianoforte. Le mani di Sal accarezzavano i tasti che, docili, effondevano armonie.

Salvatore è figlio di un illustre calabrese. Un emigrato colto. Uno scienziato che, oltre ad insegnare all'Università di Roma, dirige l'ebri, centro di ricerca “Rita Levi-Montalcini Institute”. Ma non è del prof. Giuseppe Nisticò che intendo parlare.
Questo spazio è dedicato alla passione del giovane Salvatore, seguito dal maestro Claudio Colasazza fin da quando aveva cinque anni. È passato del tempo da suo primo cd. Una registrazione sostenuta dalla esperta guida del maestro Claudio e dal piglio gioiso del piccolo Sal Nistico.
Appunto, “piccolo” anagraficamente da non confondere col noto jazzista italo-americano di origini calabresi Sal  Nistico.

Salvatore Nisticò oggi ha compiuto sedici anni. Ancora giovane per “gareggiare” col suo omonimo e reggerne il confronto. È cosciente del peso che dovrebbe sopportare.
16 anni. Selezionato per il corso estivo della Berklee University di Boston tenutosi a Perugia nell'ambito di Umbria jazz. Salvatore vuole e pretende un suo spazio. Uno spazio vergine per confrontarsi anche coi jazzisti che hanno suonato col più noto Sal Nisitco e che lui ha conosciuto nelle rassegne.
Decide, quindi di apportare una leggerissima modifica al suo cognome. Trasforma, anteponendo una M, e il suo nome d'arte, adesso, è Sal Mistico. In ossequio al suo essere riflessivo, attento e appassionato della musica.

Ho ascoltato il suo ultimo cd, registrato insieme al suo maestro Claude Colasaz dal vivo. L'ho ascoltato attentamente, con gli occhi chiusi. Mi ha portato in una dimensione eterea. Giocosa e solenne nello stesso tempo. Non una disarmonia o tentennamento. Non si è lasciato intimorire dalle prestigiose presenze fra cui Esmeralda di Belgio e sir Salvador Moncada, marito della principessa Esmeralda.

Sal ha eseguito l'introduzione e il tema principale il cui ritmo è scivolato gradualmente nelle sapienti mani del maestro Colasaz; insieme hanno estasiato il pubblico dell'Hassler Hotel con le improvvisazioni vibranti dal lirismo accattivante.

14 brani che vanno da “Round Midnight” di Thelonioues Monk a “Willow Weep for me”, passando per “oblivision” di Astor Piazzolla, “Caruso”, di Dalla, “I loves you porgy” di George Gershwin”, “goodfather”, di Nino Rota... “l'immensità” di Don Backi, qualche brano della Tosca dell'intramontabile Puccini.
Insomma, un cd da ascoltare in religioso silenzio.

mercoledì 2 agosto 2017

Mileto, battuta d'arresto per l'Opera Cuore Immacolato di Maria?

La decisione del vescovo di Vibo-Mileto monsignor Renzo ha portato sconcerto in molti devoti che vedevano in Natuzza la mamma amorevole che intercedeva col Divino e portava conforto ai tantissimi sofferenti che si rivolgevano a lei.

Nel disegno divino pare ci fosse anche la realizzazione di una grande e accogliente chiesa. Opera chiesta espressamente dalla Madonna.

Le donazioni, arrivate copiose alla fondazione con lo scopo di realizzare il “sogno” e la volontà della Madonna, hanno caratterizzato diverse menti che, creativamente e in assoluta buona fede, si sono prodigate affinché l'opera si realizzasse nel più breve tempo possibile.

Adesso il decreto di revoca sottoscritto da mons. Luigi Renzo revoca, in ossequio al codice di diritto canonico, l'approvazione dello statuto della fondazione con conseguenze “coercitive” nei confronti della stessa. Niente attività pubbliche di religione e culto. Niente offerte. Nessuna messa e men che meno è consentita la conservazione del sacramento nella casa per gli anziani “P. Colloca”.

Insomma, sembra una presa di posizione dura, difficile da comprendere. Ma teniamo a mente le parole e l'insegnamento di Mamma Natuzza:

Da viva, il suo umile fare, infondeva serenità e voglia di ricercare l'Assoluto con la preghiera e la concentrazione mistica.

Vedeva gli spiriti dei defunti. Parlava con i morti.

Gli spiriti dei defunti le apparivano con le sembianze terrene e comunicavano dall'aldilà rimembrando episodi accaduti nella vita terrena per confermare la veridicità della loro esistenza.

Per i suoi carismi fu internata. E lei, sempre obbediente e con estrema umiltà, lasciò fare. Si sottomise alla Chiesa. Credeva fermamente nel ruolo sacro assegnato al clero. Invitò alla preghiera. Suggerì cenacoli di preghiera che si moltiplicarono nel tempo e si diffusero in tutto il mondo grazie alle parole dei “miracolati” e dei devoti che la conobbero.

Natuzza era tutto questo. Non possessività o bramosie terrene. Era madre di famiglia e prima di dedicarsi ai problemi delle moltitudini che andavano a bussare alla sua porta rassettava casa, preparava la colazione, cucinava, stirava e accudiva figli e marito.

Riunitevi nei cenacoli e pregate. Diceva. Pregate affinché il bene abbia il sopravvento e vinca sul male. La Chiesa è Madre e Le si deve obbedienza.

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