Nel cuore dell’assurdo: perché continuo a giocare

 La libertà inutile: elogio del gesto che non serve.

In un mondo che non offre risposte, il gesto gratuito diventa un atto di resistenza: creare, pensare, immaginare senza scopo è forse la forma più autentica di libertà. 

In un’epoca che pretende scopi e risultati, difendere il diritto all’inutile significa difendere l’essere umano nella sua forma più radicale.


Ci sono giorni in cui mi domando perché continuo a fare ciò che faccio. Perché mi ostino a scrivere, a immaginare, a costruire pensieri che non hanno un destinatario, un committente, un’utilità riconoscibile. In un’epoca che misura tutto in termini di produttività, efficienza, ritorno, io mi ritrovo a coltivare gesti che non producono nulla se non un fragile senso di presenza.

Il mio non è lavoro, perché non genera valore economico. Non è hobby, perché non nasce dal bisogno di svago. Non è vocazione, perché non risponde a nessun richiamo superiore.

Eppure, io continuo.

Continuo perché, nel silenzio del mondo, sento l’assurdo affacciarsi. È quella frattura tra il desiderio umano di significato e l’indifferenza della realtà. Una frattura che potrebbe paralizzare, e che invece, in me, genera movimento. Non un movimento finalizzato, non un progetto, ma un gesto: un fare che non serve a niente e proprio per questo diventa essenziale.

Scrivo per non soccombere al non-senso. Penso per non dissolvermi nella passività. Immagino soluzioni a problemi che nessuno mi ha affidato, come se il solo atto di pensarli fosse già un modo di abitare il mondo.

Il mio è un gioco serio, un gioco adulto. Un gioco che non intrattiene, ma sostiene. Che non distrae, ma radica. Che non risolve, ma apre. In questo gioco, l’assurdo non è un nemico da combattere, ma un orizzonte da attraversare. È la condizione stessa che rende possibile la libertà: se nulla ha un senso prestabilito, allora ogni gesto può diventare un atto di creazione.

E così, mentre il mondo corre verso obiettivi sempre più misurabili, io rivendico il diritto all’inutile. Rivendico la dignità del pensiero che non produce, della parola che non convince, dell’idea che non cambia nulla. Rivendico il valore del gioco come forma di resistenza all’omologazione, come spazio in cui l’essere umano può ancora permettersi di essere più grande delle sue funzioni.

Perché nell’assurdo, io gioco. E giocando, per un istante, mi sento libero.


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Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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