Urlare o Costruire? Ragioniamo
Un post che parte dall’analisi impietosa della deriva politica e sociale, e approda a una proposta concreta per ribaltare la narrazione dominante.
L’Italia dell’urlo e il bisogno di parole che costruiscono
In ogni tornata elettorale, il copione si ripete con inquietante precisione: capibranco iracondi, truppe schierate con slogan bellicosi, promesse che si moltiplicano come coriandoli e si dissolvono con la stessa leggerezza. I venditori di fumo, esperti nell’alimentare bisogni senza mai offrire rimedi efficaci, dominano la scena. E intanto, la società si frantuma in fazioni, in tifoserie, in solitudini.
La politica italiana sembra aver smarrito la sua funzione originaria: essere strumento di mediazione, di costruzione, di visione. Al suo posto, si è insediata una retorica dell’urlo, dove il volume conta più del contenuto, e la semplificazione è l’unica grammatica ammessa. Gli oppositori, invece di proporre, si limitano a negare. I vincitori, invece di realizzare, si accontentano di sopravvivere. E il cittadino, sempre più spettatore disilluso, si rifugia nell’astensione o nell’indignazione sterile.
Ma questa deriva non è ineluttabile. Esistono antidoti. Esistono parole che costruiscono. perciò è necessario:
Ribaltare la narrazione attraverso una campagna per la politica che ascolta!
Serve una rivoluzione gentile, una campagna di comunicazione che non gridi, ma parli. Che non prometta, ma proponga. Che non divida, ma includa. La chiameremo “Parole che Costruiscono”, e sarà fondata su cinque pilastri:
Linguaggio della realtà: Basta slogan. Ogni messaggio deve partire da un problema concreto e offrire una soluzione praticabile. Le storie vere di cittadini che hanno risolto problemi attraverso la collaborazione saranno il cuore pulsante della narrazione.
Volti autentici: Insegnanti, artigiani, studenti, infermieri. Non testimonial patinati, ma persone vere, capaci di raccontare con semplicità e dignità la propria esperienza.
Contenuti anti-populisti: Rubriche social come “Smonta la promessa” e “La proposta che manca” analizzeranno le promesse irrealizzabili e rilanceranno idee dimenticate, con rigore e chiarezza.
Presenza nei luoghi dimenticati: Una campagna itinerante nei piccoli comuni, nelle periferie, nei borghi. Eventi pubblici con microfono aperto, dove il cittadino non è spettatore ma protagonista.
Digital detox politico: Un giorno senza social, per tornare a discutere in piazza, nei bar, nei cortili. Perché la democrazia si nutre di relazione, non di notifiche.
Conclusione: la politica come casa comune
La politica non è uno show. È casa nostra. E come ogni casa, ha bisogno di fondamenta solide, di muri che proteggano senza escludere, di finestre che guardino lontano. “Parole che Costruiscono” non è solo una campagna: è un invito a ripensare il modo in cui ci parliamo, ci ascoltiamo, ci rappresentiamo.
Perché il cambiamento non arriverà da un nuovo leader, ma da una nuova grammatica collettiva. E quella, possiamo scriverla insieme.
Commenti
Posta un commento
LA PAROLA AI LETTORI.
I commenti sono abilitati per chiunque passa da qui, si sofferma, legge e vuole lasciare un contributo all'autore del post.
ATTENZIONE! Chi commenta i post del blog è responsabile di quanto scrive. Pertanto non è prevista nessuna moderazione o censura ai commenti salvo evidenti illiceità.