sabato 26 marzo 2011

apparire o essere? la vita come opera d'arte


aore12
©by mario iannino, 2011, realtà contemporanee, particolare, opera polimaterica su cellulosa

Cosa significa “arte” nel lessico comune per la maggior parte delle persone?

Con estrema facilità si sente appioppare l'appellativo di “artistico” “artista” “arte” a questioni squisitamente comuni; ad azioni di normale routine; a soluzioni tecniche spesso intellettualmente infruttifere se paragonate alla vera essenza della vita e dell'Arte.

dal punto di vista, non filosofico, storico o analitico, ma, incentivante al pensiero comune che sfocia nella meditazione c'è ben poco di “Arte” in una impeccabile esecuzione pittorica che espone chiaramente episodi dettati dai vincitori per glorificare un dato momento. Lì, in quel determinato lavoro, si può ammirare la maestria acquisita dopo lunghi anni di lavoro, quando c'è!, la conoscenza delle tecniche pittoriche, la costruzione dei piani, l'enfasi; il dramma, il castigo, la promessa ecc., tutte cose che afferrano alla gola, cose di pancia, si dice adesso, tanto per stare al passo coi tempi, ma niente di più! Effetti visivi che già nell'800 Emile Zola condannava come elementi diseducativi; antiartistici proprio perché tendono a mostrare il lato esteriore del concetto connaturato all'operazione artistica e al fare dell'artista.

Oggi il frastuono dei mass media imbarbarisce le menti dei presunti colti. Basta avere un minimo di conoscenza nozionistica, molta faccia tosta, partecipare nei teatrini mediatici alle messe in scena dei conduttori per sponsorizzare un dato fattore, fare scenate, inveire e urlare più forte degli altri e il gioco è fatto! La star è bella e pronta. Da quel preciso momento il suo unico impegno è di continuare ad esserci. Essere presente nei talk show. E non importa se il suo comportamento, le sue parole diseducano e sviano la maggior parte dei ragazzi dai percorsi evolutivi sani. Quello che conta è il picco massimo di ascolti che raggiunge la trasmissione quando lui parla o interviene violentemente ammutolendo gli ospiti dissenzienti.
Conta la sua parola ben remunerata a favore di un certo artista specie se nei lavori da piazzare si ravvisano elementi, visivamente ambigui, attinenti alla realtà conosciuta. Decorazione, artigianalità, proposta creativa, opera d'arte, non fanno differenza in chi sa vendere accattivanti parole fumose. Anzi, sono preferibili le mezze tacche: il Genio, intimorisce!

Ebbene, questo tipo di ectoplasma costruito in laboratorio ha la responsabilità civile di chissà quante migliaia di persone che pendono dalle sue labbra e prendono per oro colato quello che lui dice e fa. È un po' come quei preti che parlano bene dall'altare. Quei preti che fanno commuovere i parrocchiani e li fanno andare via dalla chiesa col magone e pieni di sensi di colpa per non essere stati altruisti, buoni, servizievoli. Preti che vivono la spiritualità secondo canoni personali. Preti manager imbevuti di materia che antepongono i profitti alla dottrina divulgata dal Cristo.
Guardiamoci attorno, non molto lontano da noi ne ravvisiamo qualcuno. A questo qualcuno vestito da intellettuale, politico, religioso, artista (?) diciamo:

Anche la vita, vissuta in un certo modo, piuttosto che in un altro, è o può essere Arte!
Arte!, non teatralità o spettacolo effimero che tarpa le ali alla verità e muta in peggio il corso degli eventi!

le teorie destabilizzanti di Galan ministro della cultura




Di male in peggio! Dopo Bondi, Galan. Possibile che questo è il meglio che il governo Berlusconi possa propinare all'Italia? E, si badi bene, non c'è polemica quando uso il termine “propinare” viste le uscite del neoministro della cultura Galan!

I Bronzi - dice Galan - sono stati trovati nei mari della Calabria ma solo per questo devono rimanere in quella zona.”

giusto! Ha ragione! Ma per gli altri beni culturali sparsi per l'Italia che facciamo? Li facciamo smontare tutti e li rimontiamo in Veneto o sotto casa di Galan? Visto che ora è lui a comandare?

Ma l'intellettuale neoministro non si ferma solo ai bronzi di Riace, mette in dubbio anche la “festa del cinema di Roma”, la definisce stravagante se paragonata al più antico festival di Venezia.

Insomma, non c'è che dire! Le ricchezze devono stare solo in Veneto o nelle regioni governate dalla lega e chi ha qualcosa o tenta di istituire qualche intuizione culturale non lo può fare.

Si rasenta l'assurdo. La mediocrità è al potere e lo gestisce secondo parametri iniqui e di bassa lega. Azioni, queste dei ministri attuali, che non possono passare inosservate perché intellettualmente inaccettabili ed espongono gli italiani al pubblico ludibrio.

Galan farebbe bene a incentivare la cultura nell'accezione più ampia del termine; proporre interscambi; creare aree d'interesse nazionali connesse tra di loro, valorizzare siti e realtà geografiche differenti perché dalle differenze nasce la creatività propositiva che emancipa l'umanità.

mercoledì 23 marzo 2011

dalla candela all'atomo, 50 anni di storia



Negli anni '50 in Calabria e nel resto d'Italia la maggior parte delle persone non aveva le scarpe, camminava scalza e aveva le toppe ai vestiti.
Nelle famiglie, i vestiti passavano dai genitori ai figli e dai grandi ai piccoli. Non si buttava niente e le donne erano educate ad una sana e responsabile economia domestica. Rattoppavano i vestiti fino a quando il tessuto teneva; rigiravano giacche e cappotti e quando i pantaloni lunghi erano collassati in prossimità delle scarpe si trasformavano in pantaloncini corti per l'estate.
Le poche persone che avevano le scarpe erano ritenute benestanti, “ricche”.
La povertà era misurata dai calli ai piedi e alle mani; dalle toppe sui vestiti; dalla gracilità. Ma, nonostante ciò, il sorriso sulla faccia dei bambini era una caratteristica usuale. Bastava poco per rendere felice un bambino: due legnetti in croce e iniziavano interminabili battaglie con la spada; una verga verde, flessibile, con una cordicella tesa alle due estremità la trasformava in arco; questi i giochi dei bambini degli anni '50 e '60 che si svolgevano per strada o nelle campagne.

Non c'era l'emergenza spazzatura. Non esistevano le buste di plastica; il polistirolo e gli imballi che oggi assediano le strade. E non cerano neanche i cassonetti! Non servivano!

La spesa si faceva al dettaglio in spacci che vendevano baccalà, sarde sotto sale, corde, stringhe, lucido per scarpe, fermagli per capelli, stivali e scarpe; anche la pasta si vendeva sfusa e avvolta in un foglio di carta ruvida, ma c'era chi preferiva portarsi dietro un canovaccio per avvolgere i maccheroni, anche se la maggior parte delle donne la pasta se la faceva in casa. Solitamente il sabato era destinato alle provviste per il pranzo della domenica. La donna di casa, sul tardi impastava la farina e la lasciava lievitare qualche ora nella madia coperta con tessuti di lana e alle prime luci dell'alba, quando il forno era ben caldo, tirava le braci ai lati e infilava le pagnotte. Non c'erano molte panetterie o forni nei paesi e neanche macellerie. Si macellava in occasione delle festività importati qualche agnello o capra e il maiale per le provviste familiari. Uccidere una mucca era impensabile fino a quando questa non si azzoppava o diventava vecchia. Al mucca forniva il latte e tirava il carro. In quegli anni ognuno si sapeva gestire la quotidianità.

Oggi non siamo più abituati e neanche abbiamo i mezzi, o forse non vogliamo riscoprire il profumo del pane appena cotto che pervade la casa; preferiamo andare dal panettiere e se questo chiude cadiamo nel panico. Ma non c'erano neanche tantissime macchine e nelle campagne il mezzo di locomozione era il somaro e non il fuoristrada, il suv che invade i marciapiedi e inquina.
Il somaro era il compagno di lavoro che s'inerpicava su per viottoli stretti e trasportava l'inverosimile anche da solo, una volta imparata la strada.

Negli anni '50 nelle case non c'era l'elettricità. Quindi, non c'era il frigorifero; la lavatrice, la lavastoviglie, il forno elettrico, la televisione e neanche i lampadari. In compenso c'erano molti sogni nell'aria. Uno di questi sogni contemplava la tecnica al servizio dell'uomo e la prima lampadina elettrica che spodestò quella a gas o a petrolio, ne accese altri di sogni, come le falene che ballavano attorno al bulbo e che nelle notti fredde riscaldava.

I sogni sono finiti all'alba, nell'era dell'energia atomica; con la bomba su Hiroshima; i disastri nucleari delle centrali di Chernobyl e di Fukushima, che l'uomo ha voluto impiantare per sopperire al consumo energetico spropositato che gli necessita per mantenere il modello di vita che si è costruito pur sapendo i danni irrevocabili che provoca l'atomo trattato fuori da certi parametri e le contaminazioni ambientali delle scorie prodotte dalle centrali nucleari in assenza di una tecnologia evoluta.
Allora?, tornare all'età della pietra? Certamente no! Basterebbe essere un po' oculati.
©riproduzione vietata

martedì 22 marzo 2011

demenzialità mediatiche: i reati di Scalzo

aore12



Lo so potrei farmi i cazzi miei ma siccome siamo in democrazia voglio dire la mia sulle persone che si candidano a amministrare la città in cui vivo.
Per quanto riguarda i vecchi della scena politica catanzarese, Loiero e Traversa, la loro storia è più o meno conosciuta in città e fuori visto che tutti e due hanno avuto incarichi comunali, fatto i consiglieri e assessori provinciali, regionali e i parlamentari nazionali con cariche anche di ministri o vice e quindi hanno già dimostrato come governano.
Si dice sempre che le amministrative non hanno niente a che fare con le politiche. Mai cazzata più grande è stata detta! Se no, perchè ogni volta i sostenitori di destra o sinistra e centro, alla fine hanno detto: abbiamo vinto noi? Si, perchè alla fine vincono sempre tutti. Nessuno perde! Nessuno che dica onestamente: ho sbagliato! Questa volta ho perso perchè...

sembra che la politica sia il territorio delle possibilità mancate; sì, però dagli altri.
E noi? Noi che ci riteniamo migliori, che facciamo per migliorarla?
È vero!, fino ad ora non ha dato buoni esempi se si guarda agli scandali e alle mancate soluzioni dei problemi che affliggono i cittadini. L'altro giorno leggevo che in Catanzaro un numero enorme di cittadini frequenta il banco alimentare tutti i giorni per sfamarsi, circa 15mila, e altri, per pudore non lo fanno e si rivolgono ai familiari. Davanti a queste notizie c'è ben poco da dire. È il risultato scabroso delle politiche attuate nel tempo dai vari governi!

Bene, dicevamo, e noi cosa possiamo fare per migliorarla questa benedetta politica?
Anzitutto discutere; osservare con piglio critico quello che è stato e quello che dovrebbe, secondo noi, essere.
Insomma, dire la nostra opinione, anche se sbagliata, ma dirla! Ed è per questo, che davanti al maxi manifesto di Salvatore Scalzo, il ragazzo candidato sindaco dalla sinistra, ho esclamato: “demenziale!” ma chi è il suo staff creativo? Come può proporgli una simile cagata? Non è strategia ma semplice, se vogliamo, enfasi. E dopo un simile atto di compassionevole esternazione d'amore verso la sua città cos'altro dirà o farà? Dopo le foto segnaletiche da ricercato, cosa proporrà?

L'ingenuità di Scalzo è disarmante! Come può pensare di raccogliere consensi scimmiottando la destra che governa l'Italia? Anche loro hanno parlato d'amore eppure la povertà è aumentata tra la gente comune. Hanno parlato di milioni di posti di lavoro ma fino ad ora non si sono visti.

Per farla breve: Salvatò se ti accontenti di un posto da consigliere comunale va bene, continua pure così, tanto per salvare la faccia anche ai vecchi del pd calabrese e catanzarese, ma sì più combattivo ...
Senz'altro, adesso, non vinci lo stesso, però puoi dire di avere movimentato davvero una realtà asservita anche alla vecchia sinistra. E, attento ai lupi! anche a quelli che ti hanno convinto di essere colpevole ... i sentimenti non sono mai una colpa, sono valori rari da coltivare e preservare con pudore. i reati perseguibili a norma di legge sono ben altri!, perciò non scadere in teatralità inutili. la politica non è un atto teatrale; è servizio!

lunedì 21 marzo 2011

2012, la profezia dei Maia



Come al solito non c'è mai una linea univoca neanche quando si tratta di questioni delicate che coinvolgono il destino dei popoli. E nonostante vi siano leggi, ponderate e scritte dagli uomini per legittimare interventi delle forze democratiche oltre i confini nazionali a favore delle popolazioni oppresse dai tiranni che uccidono civili insorti, in Italia e nel resto del mondo la polemica infiamma i cuori.

Gli schieramenti sono netti:
i tiranni, che approvano l'intervento sanguinario per reprimere i dissenzienti, i liberali, definiti anarchici indisciplinati; “non rieducabili” alle scuole dei regimi totalitari, non ammettono ingerenze da parte di altri popoli nelle loro questioni interne;

i democratici, che ritengono inaccettabili e improponibili i sistemi coercitivi esercitati sugli inermi, pur valutando le inevitabili problematiche, consequenziali alle operazioni d'aiuto portate agli oppressi, sostengono gli interventi dei paesi democratici tesi a mitigare morti e disagi alle popolazioni.

Non è un caso se la maggior parte delle popolazioni sottomesse a regimi dittatoriali invocano sistemi di vita più democratiche. Non è un caso se le donne di tutto il mondo pretendono rispetto e parità reali. Come non è un caso che le rivolte avvengono perché i dittatori si sono bevuti il cervello e arrestano bambini delle elementari perché intonano una canzone o perché disegnano graffiti sui muri contro il regime, come successo in Siria.

Il vento della libertà soffia, pulisce l'aria, fa tremare i tiranni, cancella dittature, spazza via nebbie cariche di falsità intrise di ideologie assurde; apre nuove ere, dove ognuno ha la possibilità d'intraprendere la strada più consona al proprio modello di vita rispettando i percorsi altrui.

Che sia questa la fine preannunciata dai Maia? La fine delle dittature e della schiavitù dell'uomo sull'uomo? La fine di certi subdoli parolai di mestiere la cui unica preoccupazione consiste nell'imbonire le masse incolte e mantenerle tali?
Se è così, aspetto con ansia il 2012 e brinderò con sommo entusiasmo alla rinascita dell'uomo!

domenica 20 marzo 2011

è la Libia che deve spodestare Gheddafi!

Cina e Russia non si sono smentite. in sintonia col modello autoritario in vigore da loro si sono tenute distanti dalle operazioni politiche e militari dei governi che sono intervenuti in Libia per evitare ulteriori morti di civili innocenti o comunque in disaccordo con il rais.
D'altronde le due grandi potenze usano lo stesso metodo contro i dissenzienti. Lo si è visto a Tiananmen nell'89 quando i sogni dei giovani che occupavano la piazza da settimane sono stati spenti dai carri armati cinesi, i carri armati russi nella ex jugoslavia o la carneficina in Cecenia nel 2004 quando un commando tentò una sortita in una scuola e prese in ostaggio 1200 persone tra studenti e lavoratori della scuola. Dopo tre giorni le forze speciali sovietiche fecero irruzione e decimarono i contestatori, 186 bambini e causarono oltre 700 feriti. Il commando kamikaze chiedeva la liberazione della cecenia e la libertà dei prigionieri politici.
Questo per ricordare che la filosofia dei regimi totalitari ammette l'uso delle armi per mantenere l'ordine e il potere costituito.

Poco importa se a chiedere libertà, democrazia e un modello di vita migliore dove i giorni non diventano scommesse di sopravvivenza ma certezza di futuro, sono popolazioni affamate e sottomesse dal dittatore di turno e se quest'ultimo dichiara gli aiuti umanitari “inaccettabili intromissioni nella vita dello Stato Sovrano” paragonandole a crociate cristiane con l'intento d'innescare guerre di religione, mistificando e punzecchiando l'orgoglio religioso del suo popolo.

Ora in Libia c'è la possibilità di voltare pagina. I governi democratici (voglio pensare che non l'abbiano fatto per il solito business) hanno fatto la loro parte; attuato la no-fly zone, bombardato i siti strategici di Gheddafi per evitare alle sue truppe di munirsi di armi e munizioni e far alzare in volo aerei o marciare i carri armati.

Il resto è compito dei Libanesi! È il popolo Libico che deve allontanare il dittatore. È il popolo libico che deve smentire le sue deliranti parole. È la Libia che deve spodestare i Gheddafi! E fare attenzione a non metterne un altro come o peggio di lui al governo del Paese.

Libia, profughi, migranti, realtà e impegno comune


Ai qualunquisti, agli avidi, e a quanti pensano che l'altro è cosa altrui.

Anni addietro, nell'hinterland romano, si consumò una storia tra due amici intrisa di meditata violenza, sopraffazione e sottocultura.
La vicenda vede protagonisti due amici di vecchia data; uno ben piazzato fisicamente, euforico, il cosiddetto buzzurro che esterna la sua baldanza con scherzi grossolani sull'amico debole.

Un giorno, il buzzurro passa a trovare l'amico intento, che di mestiere faceva il canaro, cioè, badava ai cani.
Battute, pacche sulle spalle, spintoni sull'amico che, essendo mingherlino, sopporta mal volentieri le pur bonarie angherie.

Senza dimostrare la benché minima contrarietà chiede all'amico di dargli una mano per aggiustare una gabbia e per farlo lo invita a entrarci.
Il buzzurro entra e voilà. Il piccoletto serra la porticina e con estrema calma inizia a torturarlo. A nulla valsero le invocazioni di pietà del grande e forte ex amico. Determinato, il canaro torturò l'amico e smise solo quando lo vide esanime a terra.

Probabilmente, se il mingherlino fosse stato dotato di humour o di una personalità mediamente forte avrebbe reagito diversamente, avrebbe detto all'amico “basta, non mi piacciono i tuoi modi”, avrebbe potuto non frequentarlo più. Ma ciò non è stato, e neanche, in quel preciso momento, si è trovato qualcuno a passare da lì. Nessuno si sarebbe astenuto dal soccorrere il pur “cattivo grosso” amico che in condizioni di vita normale tiranneggiava benevolmente il debole. … e gli altri amici, i conoscenti, che facevano quando stavano tutti insieme, ridevano? Incitavano il gigante oppure gli dicevano di non esagerare?

Oggi, alla luce dei venti di guerra che spirano sul mediterraneo e sulla Libia, la tragedia sociale di una realtà degradata come quella del canaro può assurgere a metafora. E richiama tutti a interrogarsi. È facile giudicare, lanciare accuse, tirarsi fuori dal contesto sociale specie se a muovere la lingua è la paura di perdere qualcosa di personale, in barba ai concetti divulgati dalle dottrine religiose e educative in atto nelle democrazie evolute.

sabato 19 marzo 2011

4 i siti per il nucleare in Calabria dal governo Berlusconi



Quale genitore lascerebbe in eredità una probabile catastrofe ai figli?
È quello che sta succedendo in Italia ad opera del governo Berlusconi che nonostante quanto sta succedendo in Giappone continua nel suo programma sull'energia nucleare.

Gira voce che il Governo avrebbe definito dove collocare i 52 siti atomici in Italia.
Ben 4 dovrebbero essere costruiti in Calabria, territorio altamente sismico, secondo gli geologi soggetto a smottamenti e le testimonianze storiche, ad iniziare dalle cronache del terribile terremoto del 1783 e, quello più recente del 1905 in cui si unirono le forze più terribili della natura per devastare Reggio Calabria e Messina, e quanti cercarono scampo sulla spiaggia furono inghiottiti dal maremoto alle prime luci dell'alba l'8 settembre 1905.

non è per fare del facile allarmismo che si ricordano queste date e gli smottamenti ultimi nel vibonese e crotonese, ma anche nel catanzarese e nel cosentino dove vi furono delle vittime. Si vuole ricordare semplicemente, alla classe politica, che la Calabria è una terra difficile in tutti i sensi, che necessita di politiche di sviluppo territoriali mirate alla valorizzazione naturalistiche, unica vera fonte di guadano e futuro per le nuove generazioni.

Cosa ne sarà della costiera di Sibari (Cosenza); della zona costiera tra il fiume Nicà e la città di Cosenza nella zona ionica vicino alla foce del Neto (Crotone), a nord di Crotone (Marina di Strongoli, Torre Melissa, contrada Tronca); della zona costiera Ionica in corrispondenza di Sellia Marina, tra il fiume Simeri e il fiume Alli (Catanzaro)” tutti interessati dal piano energetico nucleare del governo Berlusconi dopo che saranno edificati i quattro impianti delle centrali nucleari?

il dramma del Giappone, ove ce ne fosse bisogno, ha evidenziato non solo i rischi della contaminazione radioattiva ambientale ma, ha sottolineato in modo ineccepibile il dato antieconomico della tecnica energetica nucleare in caso di incidenti.

Allo stato attuale non esistono garanzie a tutela della salute pubblica anche in assenza di eventi tellurici. Lo smaltimento delle scorie rimane un problema insormontabile. Vale la pena rischiare?

l'ultimo delirio del governo gheddafi



Cosa può giustificare l'appoggio di alcuni giovani libici alle malefatte di Gheddafi se non il mantenimento del potere?

Che l'andropausa in certi soggetti faccia sragionare è una cosa risaputa. Solitamente si chiama demenza senile. Sorprende, invece il delirio assurdo di certi giovani, compresi i figli del dittatore, che tentano di far passare per normale l'aggressione sanguinaria del regime dittatoriale nei confronti di cittadini che vogliono cambiare forma di governo. Cittadini che vogliono ordinamenti democratici e non carota e bastone da pazzi dittatori che di volta in volta mostrano varie personalità in televisione. Gheddafi, il padre padrone di una realtà tiranneggiata dalla sua ipocondria tenta l'ultima carta e mentre finge di rispettare le decisioni dell'Onu, viola la no-fly zone nei cieli libici e continua a far piovere morte su Bengasi.

Deliranti, le lettere a Obama e agli europei schierati col popolo Libico, letti dal vice ministro di gheddafi. Assurde, le parole d'accusa, le minacce ai governi che stanno tentando di porre fine al genocidio e, altrettanto incredibile è il tentativo di autodifesa del governo libico che giustifica l'uso delle armi perché attaccato da fantomatici terroristi piuttosto che contro il popolo libico.

Il portavoce dichiara illegittimo l'intervento dell'Onu sulla Libia. Lancia minacce di morte all'Europa e all'America per essersi intromesse nelle faccende interne. Ma si sono chiesti perché questi soggetti così lontani dalla Libia hanno deciso di intromettersi?

venerdì 18 marzo 2011

Lampedusa allontana i profughi, spirito di sopravvivenza, paura o ignoranza?




Andate via! Andatevene! Non c'è spazio neanche per noi...

queste le frasi urlate dal molo di Lampedusa dagli isolani mentre l'imbarcazione della guardia costiera con circa 200 immigrati a bordo tentava di attraccare.

I lampedusani sono allarmati.
I centri d'accoglienza scoppiano. Oltre 2000 nord africani sono sbarcati sull'isola dopo i fatti cruenti scoppiati nelle loro terre e lo spazio pro-capite a Lampedusa è davvero ai minimi della sopravvivenza.

C'è allarme, rabbia e paura nelle voci degli isolani. Intimano alla guardia costiera di andare altrove per scaricare i profughi.
Spirito di sopravvivenza o egoismi di parte?
Già il sindaco aveva tentato con un'ordinanza di inibire la libera circolazione ai profughi e la sosta nei locali pubblici.
L'episodio ha indotto il questore di Agrigento di verificare con la procura della Repubblica eventuali estremi di reato concernenti l'istigazione all'odio razziale. E a proposito di odio razziale, nei giorni scorsi, chissà per quale caritatevole motivo, due esponenti della peggiore destra politica si sono presentati nell'isola: il fine ideologo leghista Borghezio e la rappresentante francese dell'estrema destra Jean Marie Le Pen.

Gli avvoltoi si tuffano in picchiata sulle carogne. Famelici si avventano per cibarsi di quello che rimane di povere menti incapsulate in corpi inermi. Maschere d'ignoranza, decimate dalla paura lasciate nell'oblio per decenni e ora... ora hanno riflettori di tutto il mondo evoluto puntati addosso.

La stessa paura, forse è meglio definirlo opportunismo!, che ha tenuto in sten by i governi mentre gli aerei di Gheddafi bombardavano il suo popolo.

C'è voluto l'intervento decisivo di Barak Obama e dell'Onu per imporre la no fly zone agli aerei del rais. anche in Libia, il popolo oppresso ha gridato; ma non per allontanare dalla loro casa i profughi. I libici hanno gridato grazie Obama, grazie Sarkozy, grazie Francia, Inghilterra...

e l'Italia? Gli italiani hanno messo a disposizione le basi e fatto partire la Garibaldi mentre i giornalisti s'interrogano sull'accordo di amicizia che Berlusconi ha firmato insieme a Gheddafi.

Chiedo a questi profondi pensatori: l'accordo prevede l'amicizia esclusiva con Gheddafi o col popolo libanese? Se è, come è giusto che sia, col popolo, allora c'è da chiedersi come mai si è aspettato tanto per far cessare il genocidio. sempreché sia finito.

E intanto i profughi continuano ad affrontare pericolosissimi viaggi della speranza, inconsapevoli della bufera che si alza sul loro cammino. Una bufera alimentata dall'ignoranza che incute terrore per il diverso in quanto elemento destabilizzante del piccolo ma solido mondo antico costruito sul nulla.

energie comuni per migliorare la società



Tutto è energia. Azione; pensiero; lavoro; ognuno dei concetti espressi racchiude e sprigiona energie.

La propagazione delle energie non è buona o cattiva. Buono o cattivo è l'uso che se ne fa. Sta alla buona volontà degli uomini che hanno il difficile compito di guidare altri a sapere discernere il bene dal male e dare le giuste linee guida sociali affinché tutto proceda per il meglio.

La storia insegna che non sempre le scelte operate dai dirigenti nazionali e dagli statisti sono risultate idonee a migliorare il benessere collettivo.
E, di volta in volta, i giovani, spinti dall'entusiasmo che alimenta i sogni e la bellezza delle idee, si mobilitano, contestano il sistema, ma, spesso, la reazione di chi dovrebbe ascoltare e mediare accordi con le parti sociali dissenzienti non è democraticamente aperta.

Le reazioni della politica nei confronti dei dissenzienti sono determinate da fattori sociali contingenti disconosciuti dalla massa oltre che dal pensiero culturale di chi governa.

La mancanza di dialogo e, quindi, l'assenza d'interlocuzione tra cittadini e rappresentanti dello Stato rispetto a un dato problema, determina incomprensioni e a volte, quando l'allarme sociale raggiunge livelli eccessivi, lo scontro.

Nulla di nuovo, quindi. È un assioma ineluttabile; che, stando ai fatti recenti si ripete a discapito della società mondiale intera, vedi il disastro nucleare in Giappone per quanto concerne l'arroganza decisionale del potere politico ed economico che ha imposto le centrali nucleari, nonostante Chernobyl;
le guerre in Africa, ultima quella scaturita dalla pazzia sanguinaria dei Gheddafi;
la distribuzione anomala della ricchezza che vede come conseguenza logica il proliferare di nuove povertà e flussi enormi d'immigrati che a loro volta risvegliano vecchie paure tra i ceti medi e nella piccola borghesia che ancora resiste.

giovedì 17 marzo 2011

art. 21, libertà di parola o pretestuosità editoriale?



Tematiche relative all'unità di o dei popoli, libertà, meritocrazia, incastonati tra spazi televisivi pubblicitari, piuttosto che chiarire e sviluppare concetti, vanificano quanto di interessante è stato detto e fatto contestualmente ai singoli temi. Ed è quello che è successo nella trasmissione odierna di “articolo 21! condotta e ideata dal bravo Lino Polimeni. Lui, Lino, senz'altro dirà che purtroppo è la dura legge delle tv commerciali, che hanno bisogno degli sponsor altrimenti non possono andare in onda. E siamo alle solite cantilene! Allora che facesse trasmissioni leggere, sketch, così da potere sfumare sui titoli di coda chiunque e non chiedere la conclusione a un ospite e lasciare il discorso appeso, in questo caso è successo al preside del liceo classico Galluppi di Catanzaro recatosi negli studi di telespaziocalabria con una rappresentanza di studenti dalle idee chiare; ragazzi preparati, che hanno esposto alcuni concetti sul risorgimento italiano in maniera chiara e convinta. Ma che sono stati soverchiati dalla mole enorme di pubblicità. Peccato, si sarebbe potuto apprezzare meglio questi ragazzi catanzaresi, attenti e documentati, che con intelligenza hanno saputo contestualizzare i fatti storici accennati, mentre in alcune zone italiane qualcuno rivendica l'indipendenza dall'Italia per puro egoismo.

Certo, è uno schiaffo alla preparazione di questi ragazzi ma anche di quanti come loro si documentano e si preparano ad affrontare la vita se pensiamo agli inserimenti nepotistici o amicali dei vari “trota” e veline selezionate per costruire la nuova classe dirigente politica italiana, basata, appunto, più sull'avvenenza fisica piuttosto che sulla preparazione e sulla sensibilità connaturata alla cosa pubblica, al bene comune dei popoli, se si pensa agli Stati Uniti d'Europa!

Ecco, a questo punto è opportuno ricordare che le linee guida della tv commerciale hanno influito parecchio sulla formazione delle coscienze di molti teledipendenti. ed è ricorrente la colpevolezza del modello mediatico in questione se oggi viviamo nell'imbarbarimento educativo e culturale. In sintesi: è sembrata una lunga fiera di prodotti commerciali dai risvolti economici piuttosto che l'esaltazione dell'articolo 21, proiettato nel tema principale del giorno, ovvero i 150 anni dell'unità d'Italia. Questione di tempi televisivi?

sicurezza del nucleare impossibile con le attuali tecniche



Numeri. Numeri uno dietro l'altro quantificano i morti e i dispersi nell'area giapponese del disastro atomico. Il popolo nipponico vive per la seconda volta il dramma delle radiazioni nucleari. La prima volta ad opera dell'America con la bomba su Hiroshima per piegare l'eroica resistenza dei giapponesi in guerra e adesso a causa degli eventi naturali e dalla poco appropriata manutenzione agli impianti vecchi di quarant'anni. Comunque la si ponga, il nucleare è una tecnica che non garantisce certezze per quanto concerne la salute pubblica e ambientale. Quando l'atomo trattato sfugge alla superbia dell'uomo causa danni inimmaginabili e alcuni si protraggono nel tempo, alterando geneticamente gli organismi viventi.
Il problema non è: “nucleare sì o no!” e neanche è pensabile schierarsi in campi contrari dove solitamente vince il più forte. Logica vorrebbe che si sviluppasse una strategia tecnologicamente sicura e che i ricercatori la garantiscano. Se ciò, ancora non è possibile, meglio soprassedere e impegnare le forze su sistemi di approvvigionamento energetico alternativo e sicuro che non contamini neanche in caso di calamità naturali o incidenti l'uomo e l'ambiente.

L'appello ai rappresentanti della politica è che si facciano garanti delle perplessità di quanti reagiscono emotivamente ma principalmente diano risposte serie alle certezze degli studiosi e di quanti seguono le vicende sull'energia nucleare con serietà. Anche perché le radiazioni non si fermano ai confini geografici ma invadono anche coloro che non hanno mai voluto gli impianti perché poco sicuri.

mercoledì 16 marzo 2011

notizie contraddittorie dalla Libia martoriata



(ANSA) - BENGASI, 16 MAR - Tutto sara' finito in 48 ore?
'Troppi bugiardi parlano in tv, la minaccia di Saif Al Islam e' solo propaganda', ha detto il rappresentante del consiglio transitorio libico di Bengasi. 'Le truppe lealiste non sono in grado di prendere la citta'', ha aggiunto. Anche oggi la citta' libica di Ajdabiya, a ovest di Bengasi, 'e' stata pesantemente bombardata dalle forze di Gheddafi, ma non ci sono stati scontri sul terreno'. Lo ha detto all'ANSA una fonte della 'Rivoluzione del 17 febbraio'.

stop al genocidio in Libia


Gheddafi padre e figlio si concedono alle telecamere per insultare gli insorti; rivolgono all'opinione pubblica libica e internazionale parole di fuoco.
Arroganti, sicuri, sentono e lasciano intendere di essere i padroni della Libia.
Non hanno remore, scherniscono coloro che ritengono nemici e lasciano trasparire tutta la loro rabbia.
Altezzosi, chiamano sorci, drogati e traditori i connazionali insorti. Non c'è bisogno di psicologi o strateghi per capire che i Gheddafi non avranno nessuna pietà nel caso dovessero riprendere il potere.

Sempre davanti alle telecamere, i Gheddafi lanciano accuse agli europei, e quasi con disprezzo dicono che se non ci fosse il petrolio le nazioni europee non si sarebbero interessati al problema.

Le notizie escono dal suolo libico e arrivano agli osservatori esterni frammentarie. Non si capisce bene se gli insorti resistono o se le forze di Gheddafi hanno riconquistato i pozzi di petrolio e le città che erano in mano ai rivoltosi. Una cosa è certa: la sanguinaria reazione del rais; i bombardamenti sulla popolazione armata di niente continuano. Il genocidio non cessa!

E nel frattempo una miriade di profughi nordafricani approdano sulle coste italiane su barconi che galleggiano per scommessa.
Arrivano disidratati, alcuni muoiono durante la traversata; filmano coi telefonini il viaggio della speranza e urlano di gioia quando toccano terra.

I centri d'accoglienza ospitano numeri imponenti in spazi non idonei e Stefania Craxi, sottosegretario agli affari esteri, pensa di utilizzare un'area militare in disuso per allestire una tendopoli fino a quando non cessa l'emergenza profughi.

Non sappiamo se i Gheddafi riusciranno a mantenere il controllo della Libia e neanche se gli oppositori saranno democraticamente migliori.
Auspichiamo, piuttosto, la fine immediata di una guerra fratricida assurda e non ammissibile per quanti credono nei sacri valori della vita.

energia nucleare, lavoro, ambiente, famiglia, disoccupazione, cultura, problemi da risolvere



L'eccessivo frastuono mediatico altera le percezioni e diseduca ulteriormente le masse incolte.
In Italia, benché si pensi di avere debellato l'ignoranza con la scolarizzazione obbligatoria, di fatto vi è una larga fetta sociale di sottobosco incolto che si ciba dei sentito dire, dei pettegolezzi e dalle liti in TV.

I professionisti delle notizie, condizionati dagli ascolti e dagli editori, inseguono e costruiscono eventi mediatici; imboccano i teleutenti con idiozie. Sono pochissimi i giornalisti che impegnano forze intellettive in reportage costruttivi. Comunque la si pensi c'è sempre qualcuno che si sente offeso o toccato personalmente dalle indagini che inducono a migliorare la società civile. Destra o sinistra non fa differenza.

Gli schieramenti politici nascono contro qualcuno o qualcosa, difficilmente, allo stato attuale, se non modificano gli assetti mentali, si può ipotizzare un'unità d'intenti per uscire dalle crisi istituzionali, sociali, economici, produttive.
Il gioco delle parti incita gli animi; fomenta lo scontro sociale. E mentre la classe dirigente che pensa solo ai profitti stringe alleanze forti laddove c'è da guadagnare, rottama i lavoratori diventati ormai una palla al piede, un peso morto da eliminare.

Non si spiega altrimenti la follia del governo italiano e dei suoi interlocutori più accreditati di volere continuare nel programma sul nucleare senza avere trovato soluzioni adeguate ai tanti problemi di sicurezza che condizionano quanti sono contrari all'energia nucleare, rafforzati nel contrastare la metodica atomica, purtroppo, dai tantissimi danni che il sistema ha provocato.

E non si spiega neanche come mai in una situazione contingente, che vede la disoccupazione salire a livelli numerici sempre più esponenziali, ci possa essere una fabbrica che assume(?) o crea indotto per circa 200 operai nel segmento automobilistico per macchine lussuose. … Pardon, questo si capisce e si spiega col fatto che la ricchezza è stata ridistribuita in maniera elitaria: da una parte i furbi, i ricchi che diventano sempre più ricchi affamando e diseducando le masse, buttando loro qualche briciola e continuando a dividerle ideologicamente; a proposito in merito, il professore Giuliano Ferrara è salito in cattedra e sulla piattaforma rotante, prima di scomparire nella penombra ha tuonato contro quei bigotti che hanno contestato Ruy davanti la discoteca pugliese che, tra l'altro, non ha venduto neanche un biglietto e non ha pagato i 5000 euro alla Ruby. Il buon Giuliano ha persino citato passi del vangelo inerenti l'episodio di “scagli la prima pietra”. Insomma ha tuonato contro quanti, spinti da moralismi o incazzature varie scaturite dall'insopportabile odore di fogna che svolazza nell'area italica, non vogliono più sottostare alla sottocultura imperante dei tromboni che assediano i mezzi di comunicazione di massa, giornali, televisioni e in alcuni spazi internet.

martedì 15 marzo 2011

gli studenti trevigiani bacchettano i rappresentanti dello stato indegni

In questi giorni siamo di fronte a problemi sociali rilevanti:
1) il nucleare
2) la guerra in Libia e lo sterminio del popolo libanese ad opera del dittatore
3) il terremoto in Giappone (l'ho scisso dal nucleare come punto d'analisi per sottolineare che quanto si è creduto di risparmiare attraverso l'uso dell'energia prodotta negli impianti atomici si è dimostrato un danno immane, un boomerang catastrofico per il Giappone e gli stati limitrofi, se rapportato alle spese da affrontare per la ricostruzione e la bonifica dei territori, nonché alla perdita degli affetti familiari).
4) La festa dell'unità d'Italia.
5) Le riforme della giustizia e le leggi ad personam nonché le bagarre per tentare di ripristinare l'immunità parlamentare cancellata dal referendum popolare dopo il terremoto “mani pulite” e le ruberie dei politici che hanno governato la prima repubblica.
6) La disoccupazione
7) i tagli alla cultura, alla scuola e alla ricerca; alla sanità e al welfare! Per economicità mi fermo qui e tentiamo un minimo di analisi:

Non si capisce perché alcuni esponenti della classe dirigente italiana anziché ascoltare le perplessità della gente in merito ai fatti recenti continuino a parlare di onda emotiva e inducono i cittadini ad appoggiare le scelte del governo e degli industriali dimenticando che in relazione al nucleare i cittadini si sono già espressi e hanno detto no attraverso il referendum!

Altro punto dolente: la gestione del lavoro e dei contributi pubblici alle imprese per mantenere lo stato sociale dei lavoratori e sviluppare la ricerca. Contributi che tutte le grandi aziende e quindi gli imprenditori che ora fanno la voce grossa hanno preso a piene mani negli anni belli del boom economico e che ora, simili ai topi che scappano quando la nave affonda, lasciano nella miseria la nazione e vanno dove guadagnano di più.

Ma la cosa che maggiormente rattrista è la faccia tosta dei leghisti che pur rappresentando l'Italia e gli Italiani dopo avere giurato fedeltà alla Repubblica sulla Costituzione nelle mani del Presidente Napolitano, offendono il tricolore disertando la sede all'apertura dei lavori del consiglio regionale della Lombardia non appena si alzano le note dell'Inno di Mameli.


Anche se questi indegni rappresentanti dello Stato una lezione l'hanno ricevuta dagli studenti del liceo scientifico "da vinci" di Treviso che si sono autotassati per comprare bandiere tricolore e appenderle nelle classi e coccarde da offrire agli immigrati; è da ribadire fermamente che quanti la pensano come i leghisti secessionisti che sono usciti dalla sala del consiglio per non sentire l'Inno di Mameli non possano ricoprire cariche ministeriali perché in netta antitesi con i principi d'unità nazionale.

italia in controtendenza su tutti i fronti


domande che rimarranno prive di risdpste:
quali sono i motivi, perchè il governo non intende rivedere le posizioni sull'energia nucleare?


non bastano le prove sull'ingestibilità delle catastrofi prodotte dal malfunzionamento delle centrali causato da eventi tellurici o dal fato  in barba ai proclami delle lobby che impongono l'affare nucleare? 

da una tragedia umanitaria all'altra, per non smentirsi, il governo italiano esprime prudenza... e sta alla finestra ad osservare mentre la gente muore

lunedì 14 marzo 2011

poesia del tempo lento tra Reggio e Messina



Non so chi ma qualcuno nascosto ai nostri occhi fisici di certo ci vuole bene davvero e per capirlo, per esserne certi, basta fermarsi un attimo e osservare il paesaggio circostante, le persone, la natura, il mare e la linea lieve che lo congiunge al cielo.

Soffermarsi a meditare sulle piccole cose ormai dimenticate. Chiederci come mai il mondo animale e vegetale continua a vivere giorno dopo giorno, stagione dopo stagione nonostante l'ingerenza pazzoide dell'uomo. mondi paralleli che si adattano alle circostanze imposte dall'umana follia e a volte ne subiscono le conseguenze.
Animali di terra e di mare sopravvivono alle forze della natura ma nulla possono contro la diabolica intelligenza dell'animale supremo: l'uomo! Quest'essere singolare che vuole penetrare i misteri dell'universo ma dimentica se stesso, intento com'è a progettare imprese epocali, accumulare ricchezze e andare più veloce della luce.
Noi tutti abbiamo dimenticato il piacere della scoperta. Non ci meravigliamo più davanti alla caparbietà delle formiche, alla loro tenacia nel trasportare pezzi di cibo più grandi di loro; non ci chiediamo come mai nelle comunità animali vige il mutuo soccorso, la solidarietà.
Elementi, questi, piegati ai voleri d'onnipotenza di alcuni grandi uomini e, in quanto tali, pieni di grandi condizionamenti costruiti dalla megalomania che li governa immolano affetti e concetti al sodalizio del potere.
Non sono e né mi posso definire un “buono”. questi pensieri sono emersi durante una traversata da Reggio a Messina, e man mano che il traghetto scivolava silenzioso sull'acqua diventavano sempre più chiari e distinti. Ho gioito. Dopo non so quanto tempo ho riassaporato la leggerezza di quando ero ragazzo. Ho ripercorso buona parte della fanciullezza; il sapore, l'odore dei primi viaggi. L'entusiasmo della scoperta, anzi, riscoperta è stato possibile perché ho dovuto smettere di guidare, lasciare la macchina nella stiva per attraversare il tratto di mare che separa la Calabria dalla Sicilia e salire sul ponte. Sul ponte della nave!, l'altro, quello di cemento e ferro che alcuni vorrebbero imporre con la forza, non serve a nessuno se non a loro stessi per macinare affari e nient'altro.
Anzi, deturperebbe l'anima dello stretto. Uno stretto già martoriato da eventi sismici e maremoti raccapriccianti, ma questo fa parte della natura e l'uomo dovrebbe tenerne conto quando decide di mettere mano a opere imponenti.

©by arteesocieta riproduzione vietata

contro il nucleare per conoscenza non per emotività



I drammatici episodi accaduti in Giappone piuttosto che unificare dividono. Gli eventi naturali sono imprevedibili e altrettanto imprevedibile è la forza della natura che si abbatte sulle cose costruite dall'uomo. Non si possono prevedere i danni ma prevenirli sì!
In Giappone si sono verificati due calamità, una conseguenziale all'altra. Lo tsunami ha stravolto completamente il suolo nipponico, ha mischiato nel mare di fango e acqua elementi marini e terrestri, navi e automezzi, pesci e uomini, alghe e alberi. È un evento catastrofico più terribile della bomba scaricata dagli americani su Hiroshima nel 1945 per quanto concerne i danni materiali anche perché ora, dopo il collasso di alcuni reattori si teme che la radioattività viaggi nel vento e cada sulla popolazione sotto forma di pioggia acida.
Il governo giapponese tende a minimizzare per non creare inutili allarmismi nella popolazione e nel contempo misura la radioattività presente nelle aree interessate al problema. E mentre tutto ciò accade, in Italia, come al solito, ci si divide in fazioni. Da una parte i favorevoli al nucleare e dall'altra i contrari. Le analisi pro nucleare vertono sull'economicità del costo dell'energia elettrica ricavata dagli impianti, una questione di “finanza”!

Se non fosse per la drammaticità contingente ci sarebbe da ridere o indignarsi, dipende dallo stato d'animo di chi ascolta. Possibile che di fronte a problemi così importanti c'è gente che pensa al guadagno? Sarebbe come avvalorare le intercettazioni di quei due sciacalli che durante la notte ridevano al telefono e si eccitavano pensando ai lauti affari che avrebbero fatto col terremoto dell'Aquila per la sua ricostruzione. Anche se gli impianti giapponesi sono vecchi di cinquanta anni e quelli che dovrebbero fare in Italia sono più moderni, ancora nessuno degli scienziati può dare garanzia certa dell'innocuità tecnica adottata nelle centrali nucleari. E poi, ricordiamo che le radioattività attuali sono la conseguenza di rotture delle turbine causate da fattori ambientali come il terremoto o lo tsunami e comunque non è stata ancora trovata una tecnica indolore per l'ambiente e tutti gli esseri viventi che sappia eliminare le scorie prodotte dal nucleare.
Questa non è emotività o onda emotiva come vogliono far pensare i politici per il nucleare. È semplice conoscenza!

domenica 13 marzo 2011

le leggi dello stato, in mezz'ora


aore12
courtesy mario iannino
Finalmente ho avuto il piacere di assistere ad un dibattito civile. Una giornalista che fa le domande e un ministro che risponde, se pur con veemenza per difendere il proprio operato ma comunque con onestà intellettuale. Parlo di Angelino Alfano ospite di Lucia Annunziata nella trasmissione di “in mezz'ora” in onda su rai3 di oggi.
Devo dire che mi ha convinto, non che non lo fossi prima, ma effettivamente ritengo giusto che se un magistrato sbaglia debba pagare. Dico questo perché, tra le encomiabili indagini e relativi rinvii a giudizio di corrotti e corruttori, ricordo anche molti errori giudiziari e il più eclatante è stato quello perpetrato nei confronti di Enzo Tortora. Il caso venne fuori clamorosamente grazie alla popolarità di Enzo Tortora; ma quanti altri errori giudiziari sono rimasti nell'oblìo? Parecchi! E alcuni hanno determinato irrimediabilmente sfaceli psichici in chi li ha subiti.
È ovvio che il castigo non elimina gli errori ma quantomeno li attenua. Non che i magistrati siano dei faciloni. Sappiamo bene i sacrifici che devono affrontare per combattere le mafie. Però, non capisco perché il magistrato debba dipendere dal ministro della giustizia e debba essere il ministro a decidere le priorità delle indagini. Visto che siamo in tema di ricordi, ricordiamoci pure di tangentopoli e delle altre azioni poco consone che si sono macchiati i politici; vuoi per caldeggiare questo o quell'amico negli appalti pubblici; vuoi per spirito di servizio nei confronti del partito...
a proposito, perché hanno abbassato col “mille proroghe” le multe per i manifesti elettorali selvaggi?
Potrebbe un pm indagare su simili arbitri? No! È legge dello Stato.

l'uomo è fatto della stessa materia dei propri sogni

Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni, (cit.)

aore12

incidenti nucleari: fatalità o dramma delle imposizioni politiche e economiche



(ANSA) - TOKYO, 13 MAR - Un tecnico e' morto e altri undici persone sono rimaste ferite negli incidenti di ieri nelle due centrali nucleari di Fukushima, dopo il sisma di venerdi'.
E' il bilancio dell'Aiea, l'agenzia internazionale per il nucleare dell'Onu, che ha citato informazioni delle autorita' nipponiche. A Fukushima n.2 un incidente a una gru ha causato la morte di un tecnico e il ferimento di 4 persone.
Nell'esplosione nel sito gemello, Fukushima n.1, feriti 7 tecnici. Evacuati 140.000 residenti nell'area.

aore12
courtesy, ©mario iannino,  "Attesa"particolare
Catanzaro, Italia, 13 marzo:
La notizia si commenta da sola. Oltre che essere vicini spiritualmente a quanti soffrono, ben poco rimane da fare a noi cittadini comuni. Per i governi delle grandi potenze come America e gli Stati europei è diverso, loro, si sono mobilitati per portare aiuti umanitari e logistici al Giappone.

Parlare adesso dei problemi connessi all’energia ricavata dal nucleare può sembrare pretestuosa per chi la difende e, come successo in Italia, Cicchetto che è uno dei promotori del nucleare, tant’è che dovrebbero sorgere un bel po’ di centrali atomiche disseminate lungo lo stivale, ribadisce che non si può fare marcia indietro e che il governo Berlusconi ha deliberato questo tipo di piano energetico e si attuerà come da programma.
Stessa cosa dicasi per il ponte sullo stretto di Messina, nonostante gli innumerevoli studi geologici sulla drammatica realtà siciliana e calabrese per quanto attiene a terremoti e maremoti che, tra l’altro, hanno già mietuto innumerevoli vittime e causato danni materiali alle città interessate dall’area “ponte sullo stretto”, gli incarichi e i proclami governativi continuano a cadere come fiocchi di neve sulla testa dei cittadini.

sabato 12 marzo 2011

attesa strategica in libia, condizionata in Giappone


Pending 保留中 ريثما

A volte è la diplomazia a suggerire prudenza, invita ad attendere momenti opportuni per compiere interventi decisivi, altre volte sono fattori contingenti a determinare tempi e modalità.

Durante l'attesa gli stati d'animo si susseguono e ognuno, in ossequio al proprio modello mentale, medita sulle possibilità d'intervento.
L'attesa, per gli umani presenta molteplici sfaccettature.
C'è chi aspetta l'amore e chi tempi migliori. C'è chi, durante l'attesa, tesse nuove amicizie; cerca nuovi soci, nuove opportunità per risolvere problemi che stanno a cuore, chi compra o vende sesso e chi acquista nuovi alleati. C'è chi si butta veemente per modificare il corso degli eventi e chi ASPETTA!
Aspetta che passi la notte della follia dei dittatori e c'è chi lotta perché cessi prima che l'attesa si trasformi in indifferenza o che l'oppressore trovi accoliti che per trenta denari vendono l'anima.
E c'è chi aspetta perché la situazione contingente lo impone! Fermo, però, nelle intenzioni di ripartire, rimettere in piedi quanto ha perduto e lavorare per sé e gli altri affinché la democrazia consolidi il sentimento di fratellanza tra i popoli e la consegni alla storia dell'umanità globalizzata su principi fondativi dell'amore universale e non sui profitti delle lobby finanziarie, delle banche e di quanti spingono a installare centrali nucleari perché convenienti.
In Giappone lo tsunami ha provocato danni tutto sommato prevedibili, compresi quelli alla centrale elettrica nucleare che, dopo Cernobyl, si credeva non dovessero più accadere e invece gli effetti devastanti si sono ripresentati grazie ai politici favorevoli che le impongono sul territorio abbagliati dal costo inferiore del Kw, secondo le loro tesi, rispetto alle tecnologie alternative sicure.

relatività: inizio e fine degli eventi terreni


Tsunami nell'oceano pacifico. Guerre sulle coste del mediterraneo. Allarme nelle diplomazie.

Poche intense immagini trasmettono emotività e analisi, denunciano follie umane dispensatrici di morte, ma anche saggezza, laddove esiste.

Inizio e fine di cicli vitali causati da eventi catastrofici prevedibili ma contro i quali non c'è nessuna via di scampo se non quella di scappare altrove. e i giapponesi lo sanno perciò non inveiscono contro terremoti o tsunami.
Nel paese del sol levante la terra è rubata al mare per dare opportunità di vita al popolo nipponico e costruire case antisismiche che nulla possono contro le onde marine alte decine di metri.

Immagini che servono per ricordare lo scippo, l'oltraggio fatto alla natura.
una volta impossessatosi della terra, l'uomo, cerca di proteggerla con dighe e per migliorare la qualità della vita negli spazi razziati si è avvale di tecnologie avanzate per costruire centrali nucleari, creare nuove forme di sostentamento, coltivare piante transgeniche, sviluppare la robotica.

mentre qualcun altro esporta morte, armi, droghe; assale popoli; distrugge pozzi di petrolio; avvelena sorgenti d'acqua.

Entrambi gli stili di pensiero fagocitano energie, avviano cicli vitali dagli epiloghi differenti.

venerdì 11 marzo 2011

Reggio Calabria, indagini su soldi comunali spesi male

L'opinione pubblica è diseducata dai sotterfugi e dalle ambiguità di chi la rappresenta. Il cattivo esempio inizia nei piccoli centri comunali per arrivare alle alte cariche dello Stato.

Molte cose sono incomprensibili ai cittadini e quando esplodono, a seguito di indagini della magistratura, i fatti, divenuti di dominio pubblico, alimentano le fantasie, i rancori di quanti stentano a vivere una vita quotidiana normale dal punto di vista economico. E il caso scoppiato a Reggio Calabria è uno di quelli che lascia sbigottiti anche perché, volente o nolente, vede coinvolto politicamente in qualità di sindaco Giuseppe Scopelliti, attuale presidente della regione Calabria.
L'interrogativo principale che tutti si pongono è: possibile che fosse all'oscuro di tutto?
D'altronde, ripercorrendo quanto emerso fino ad ora è una domanda naturale vista la caratura politica del Presidente della regione che ha letteralmente stracciato nella gara elettorale il suo avversario Loiero.
Ma rivediamo le notizie:
dall’indagine che la Procura reggina sta svolgendo sulla gestione delle casse del comune di Reggio Calabria risulta che l'architetto Bruno Labate, abbia ricevuto soldi per centinaia di migliaia di euro senza avere mai svolto alcun incarico per Palazzo San Giorgio, per tanto è iscritto sul registro degli indagati con l’accusa di peculato in concorso con l’allora dirigente Orsola Fallara.

I magistrati reggini inoltre hanno fatto perquisire la sua casa romana e l’ufficio di Roma dove lavora come capo della delegazione della Regione Calabria, per conto del Presidente Giuseppe Scopelliti.

Le notizie, diffuse stamattina sul Quotidiano della Calabria, a firma del giornalista Giuseppe Baldessarro raccontano che l'architetto, assistito dal suo legale Pasquale Foti, è stato sentito dalla procura reggina e avrebbe ammesso alcune responsabilità precise.
L’architetto Labate ha ricevuto su mandato del comune un pagamento di 180 mila euro nell’agosto scorso giustificato ufficialmente per una consulenza relativa alla riqualificazione dei depuratori di Ravagnese e Gallico. Ma sarebbe stato lo stesso Labate a dichiarare di non aver svolto alcuna consulenza, arrivando a dirsi pronto a restituire il denaro. La Procura sta indagando poi su altri pagamenti (per circa 360 mila euro) in relazione a presunte prestazioni professionali per opere pubbliche, forse mai realizzate.

Altra notizia importante dell’articolo di Baldessarro è che i magistrati hanno accertato che Orsola Fallara si era auto liquidata una cifra non inferiore a 530 mila euro per aver partecipato come componente della Commissione Tributaria in rappresentanza del Comune, giacché dirigente del settore Finanze.

In tutta questa storia chi ne ha fatto le spese è la povera Orsola Fallara che, distrutta dall'intera vicenda, ha ingerito dell'acido muriatico che le ha bruciato l'apparato digerente e dopo una straziante agonia è deceduta.

Al di là delle responsabilità civili o penali, in simili casi, non vi sono parole o lacrime che possano giustificare la scomparsa di una persona. Non c'è errore umano che possa essere rettificato dalla morte neanche se chi ha sbagliato lo ha fatto di sua spontanea volontà o è stato “indirizzato” da fattori contingenti.

giustizia, indagini saranno decise dalla politica

È una riforma attesa dai cittadini! La sinistra la smetta... così si esprime Claudio Leone esponente pdl in merito alla riforma presentata dal governo Berlusconi sulla giustizia.

A dire il vero i cittadini seri non è che fossero in chissà quale stato d'attesa per quanto attiene ai proclami elettoralistici del mondo politico italiano. Ai cittadini sarebbe bastata un poco di tranquillità, cosa assurda e impensabile per i rappresentanti del popolo sovrano che vanno a ruota libera e fanno a gara a chi la spara più grossa. Ma torniamo al tema sulla giustizia.

Sempre da cittadino, dico che non è consono ad un presidente del consiglio aprire l'incontro con la stampa sventolando un disegno con il simbolo della giustizia che prima pende da una parte e dopo si equilibra. Non è consono neanche sentire dalla viva voce del premier “... i pm devono bussare col cappello in mano alla porta dell'ufficio del giudice...” e per concludere, che i pm, le indagini e le priorità dipendono dal ministro della giustizia, quindi dalla politica.

Non serve alcun commento. Basta pensare che se questa modifica fosse già in atto nella cosiddetta prima repubblica i magistrati non avrebbero potuto indagare su politici e dirigenti di partiti che intascavano tangenti e porre fine al malcostume che si era instaurato. Non ci sarebbe la possibilità d'indagare persone in odore di mafia perché solitamente grandi elettori che spostano un cospicuo numero di voti su politici che li assecondano negli affari.

Piuttosto i cittadini avrebbero gradito un piano strategico per snellire i processi e tutto l'iter giudiziario magari attraverso l'implementazione dei meccanismi giudiziali, assunzione di personale, ammodernamento delle macchine.

No! decisamente si rimane fermi al palo delle buone intenzioni che lasciano spazio alla vacuità intellettuale di chi ha partorito disfunzioni piuttosto che appianarle.

giovedì 10 marzo 2011

denunce a IL FATTO per il giallo sull'età di Ruby



Il servizio giornalistico televisivo fa vedere una signora di spalle, vestita e coperta come le donne marocchine. Secondo quanto traducono e dicono i giornalisti, pare sia una dipendente dell'anagrafe del piccolo paese dov'è nata Ruby.
La signora dice di essere stata contattata da due misteriosi italiani il 7 febbraio scorso
e che hanno tentato di convincerla a modificare la data di nascita sui documenti della giovane Ruby.
la funzionaria rifiuta l'ingente quantità di denaro per non finire nei guai.

Dopo la ricostruzione del tentativo di corruzione pubblicata da il Fatto Quotidiano e il racconto della donna, il presidente Berlusconi ha dato mandato ai suoi difensori e depositare una specifica denuncia all'autorità giudiziaria perché accerti la veridicità o meno della vicenda narrata da “Il Fatto Quotidiano”.
“Si ritiene, infatti, che in ogni caso si tratti di vicenda che tenda surrettiziamente a danneggiare gravemente il presidente Berlusconi che è totalmente estraneo ad ogni eventuale illecito comportamento”. Questo, il pensiero dei legali del premier, Piero Longo e Niccolò Ghedini, divulgato in una nota.

La data di nascita della ragazza marocchina è il fulcro dell'intera vicenda e, all'impossibilità di sapere con certezza quale sia quella vera, i legali di Berlusconi hanno fatto più volte riferimento per sostenere la tesi difensiva. Eppure Ruby, nella sua testimonianza, ha sostenuto che il premier e la Minetti sapessero la sua età e che, come lei stessa ha ripetuto, all'epoca dei fatti era minorenne. Stessa cosa ripetono i genitori che l'avevano affidata ai servizi sociali proprio perché si trattava di minorenne fuggita di casa.

Ma, la maggior parte dei cittadini contestano la condotta poco consona alla carica di premier ricoperta e all'abuso di potere esercitato nella vicenda, come divulgato dai mass media. Secondo una prassi comune nelle società evolute, i cittadini non cercano appigli giuridici, anzi disdegnano i cavilli costruiti per togliere dall'impaccio un uomo che volente o nolente ha i riflettori delle diplomazie mondiali puntati addosso.

soldi per cambiare data nascita in Marocco a Ruby?


Ci sono notizie che suscitano reazioni differenti in chi le ascolta; alcune sono talmente categoriche da lasciare esterrefatti, altre invitano la satira a ricamare storielle dal sapore surreale ma vere, alla Cetto La Qualunque, tanto per intenderci. ma sulla notizia odierna c'è ben poco da ridere, semmai porsi un interrogativo al quale si dà una risposta immediata:

se alcuni personaggi sono così scaltri da insultare l'intelligenza umana, e potenti al punto di poter comprare pezzi di Stati amici o consenzienti come possiamo pensare che stiano lì tra gli scranni di Montecitorio per tutelare gli interessi dei cittadini?

Almeno la smettessero di riproporre favole o commedie alla “Marchese del Grillo” e non si riempissero la bocca con “il popolo vuole! Io rappresento il popolo. Abbiamo vinto le elezioni e governiamo.” appunto, Governate! Agite per il bene di tutti! nel rispetto delle leggi dello Stato.

mercoledì 9 marzo 2011

salvatore scalzo, il rottamatore della sinistra catanzarese

"Informazioni di base:
Biografia: Salvatore Scalzo, Nato a Catanzaro il 29/09/83

Posizione professionale attuale (dal 1 aprile 2009): Agente temporaneo nella DG Agricoltura e Sviluppo Rurale della Commissione EuropeaFormazione:2010 - ... : Università di TorinoDottorato in Scienza politica e relazioni internazionaliAree di interesse: Implementazione delle politiche Europee, governance locale, Europeizzazione delle amministrazioni nazionali e locali. 2007-2008: Università di MaastrichtMaster MA “Analysing Europe” "

Questa la carta d’identità dell’ennesimo candidato a sindaco di Catanzaro per il centro sinistra.

Qualcuno parla di rottamazione della vecchia guardia. Di contrapposizione giovanile contro chi si crede già seduto sulla poltrona di sindaco della città.
Insomma, nessuna novità rilevante nel modo di intendere la politica e quindi la gestione della cosa pubblica in Calabria.
Demagogia! Solo questo sanno fare gli strateghi del vecchio mondo e, pur sapendo di sbagliare nella scelta perché strategicamente sbagliata, continuano a illudersi e illudere con giochetti di parole: “rottamazione; giovani talenti; contrapposizione forte; ecc.”. Come se venissero da Marte!
Tanto per incominciare, qual è il programma di quest’emerito, volenteroso guerriero pronto ad immolarsi per la gestione di una città difficile, nonché preparato ragazzo che molti sentono e vedono per la prima volta? Chi lo affianca? Come contrasta l’esperienza politica degli avversari? Quali le frecce nella sua faretra?

Solo chi è in sintonia con la città, chi ha dimostrato carisma; chi ha saputo tessere accordi con le correnti sommerse e navigato i fiumi carsici dei poteri cittadini e nazionali riuscirà nell’impresa.

Questo non significa che nessuno deve gareggiare, ma che non può essere paracadutato all’ultimo minuto un emerito sconosciuto e fare da cavia sacrificale in un agone politico colmo di marpioni dopo che i personaggi più accreditati si sono defilati.

Ma poi, cos’è che non va in Michele Traversa? Non ha forse lavorato bene fin’ora?
Se così è, allora, cosa importa al cittadino che tutti i giorni deve scansare le buche, bere acqua sporca, dannarsi l’anima per il verde maltenuto, le zanzare, i topi, aspettare per ore le corse dei mezzi pubblici, insomma, quel cittadino, ragazza o ragazzo, anziano, disabile alle prese con i problemi che tutti conosciamo, se vince la destra o la sinistra? L’importante è che chi governa lo faccia nel rispetto della cittadinanza tutta e che sappia gestire onestamente la pubblica amministrazione senza circondarsi di parenti e amici, ingozzarsi e curare solo tornaconti personali gabbando gli sprovveduti e gl’ingenui che hanno dato fiducia. D'altronde, il tempo è galantuomo…

martedì 8 marzo 2011

dalla parte delle donne, sempre

aore12

Il mio augurio va alle donne VERE, quelle che si dedicano al lavoro, alla famiglia, ai figli, quelle che combattono con tutte le loro forze contro un mondo dominato dalle apparenze. Anche a quelle donne che trovano sempre il sorriso malgrado tutto e a quelle che pur cadendo hanno il coraggio di rialzarsi sempre. Noi siamo la forza di tutto, altro che sesso debole. Tanti auguri :) Valentina

Ecco! Davanti a frasi simili, per altro ovvie, se vogliamo, non si può rimanere in silenzio. Per forza di cose si deve dare risalto, parlare del ruolo delle donne, specie di quelle che lavorano dietro le quinte; quelle che non avranno mai i riflettori puntati addosso e che neanche li cercano.

Quelle donne che sanno benissimo che la vita vera non è fatta di volgarità oscene sbandierate ai quattro venti; perché la realtà della donna e degli uomini degni di considerazione è fatta di lealtà, amore per la vita che fa crescere la famiglia e superare le avversità.

Non è retorica ricordare il ruolo di primo piano che tutte le donne hanno nella famiglia.
Le donne vere questo ruolo non lo rifiutano; non lo rinnegano o barattano per rincorrere chissà quale fantasma di pseudo liberazione. La vera emancipazione della donna e dell'uomo consiste nel crescere i figli secondo sani principi, la vera libertà è amore, non scontro, a prescindere, con l'altro sesso.
Sono fiero che una ragazza d'oggi scriva pensieri simili in contrapposizione, questo sì!, delle olgiatine, delle Ruby e contro il malcostume imperante. Questo significa che nulla è perduto! e che ancora la battaglia contro il malcostume è aperta anche alla possibilità di vittoria per quanti credono nel valore della bellezza interiore.

Ecco, la frase d'augurio, letta su fb, trascritta in corsivo come introduzione al post mi ha dato la spinta per scrivere, altrimenti ne avrei fatto a meno. Anche perché in questo giorno le frasi di rito e le celebrazioni a favore delle donne domani stesso saranno disattese e dimenticate.

Ll'8 marzo non è una festa folkloristica ma...

lunedì 7 marzo 2011

la legge è uguale per tutti

aore12
v.u. Cz, sanziona v.u. altro comune per sosta vietata (prossimità di curva)

Quando è guerra, è guerra per tutti!, rispose la nonnetta della barzelletta al ragazzo che l'apostrofò sbalordito quando la vide in fila con le giovani donne.

Ma nella realtà, e in tutt'altre situazioni, le persone ligie al dovere non fanno distinzioni e applicano la legge senza guardare in faccia nessuno. Perché la legge è uguale per tutti!

E tutti siamo tenuti a rispettarla!

mediterraneo, rotta di migranti

storie di vita in Calabria©

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Ci vediamo al Blanca! Ssi va bbe’ sciao… Risponde la ragazza mentre sale sul motorino e parte nella direzione opposta a quella imboccata dal ragazzo. La stradina è stretta e le macchine parcheggiate ai bordi la rendono ancora più angusta. Le case arroccate sul pendio sembrano dover cadere da un momento all’altro; invece sono saldamente ancorate nella roccia della costa e dominano in tutta sicurezza il mare. Quel mare limpido che fu teatro di innumerevoli storie, vere e fantasiose, in cui giacciono chissà quanti tesori. Ma ai ragazzi non importa nulla dei ritrovamenti archeologici, dei percorsi culturali e dei bronzi di Riace, dei Greci e delle loro colonie erette nella terra brutia. La scuola è finita e loro sono in vacanza! Sospendono Virgilio, Omero e Seneca. Cassiodoro e Ovidio, per vivere all’insegna della spensieratezza assoluta, privilegiando, quantomeno all’inizio della stagione, percorsi affrancati da obblighi intellettuali.
Il sole picchia sulla spiaggia deserta e gli ombrelloni sonnecchiano scossi da leggeri aliti di vento. Anche l’uomo seduto sotto l’unico ombrellone aperto sonnecchia. Il bagnino chiude le sdraio vuote e le poggia di fianco l’un l’altra, le allinea diligentemente seguendo uno schema predefinito che non si scosta minimamente dagli altri insediamenti balneari limitrofi. Se non fosse per la varietà di colore, che distingue gli insediamenti l’uno dall’altro, sembrerebbe di essere in un unico stabilimento balneare chilometrico.
Ma, quanto prima anche qui sarà la stessa cosa –dice la signora all’amica- pare che una società del nord abbia messo gli occhi su questo posto e poi, addio spiaggia libera! Neanche questo metro quadrato di spiaggia ci lasceranno! – E accende l’ennesima sigaretta con stizza- Ha lineamenti ben disegnati la signora petulante: naso piccolo, occhi leggermente a mandorla, capelli curati… Il reggiseno copre appena i capezzoli irti, anzi sembra che siano loro a puntellare la stoffa sottile memori di un antico pudore.
Il corpo, color ambra, vive attimi propri: con estrema delicatezza, le dita delle mani ben curate tirano giù le spalline del reggiseno, infilano tra i glutei il microscopico slip e ungono con un intruglio arancione quella parte di territorio intimo appena scoperto. Più in là, poco discosti, due fanciulli giocano sulla battigia. Il maschietto lancia pietre nell’acqua, la ragazzina impasta della sabbia fine, l’appallottola e tenta d’infilargliela nel costume. Tra urla e risate cadono in acqua. Gli schizzi infastidiscono le due bagnanti che atterrite irrigidiscono i muscoli.
Noo i capelli nooo ho fatto cinque ore di fila dal parrucchiere nooo basta! Samantha! Thomas! Smettetela!, basta ho detto basta!, non schizzateeee! Se v’acchiappo… Buon giorno Cavaliere! Ragazzi!, smettetela che bagnate il Cavaliere…
Ma il Cavaliere, per tutta risposta, alza la mano e prosegue. È taciturno oggi il Cavaliere! Solitamente scambia convenevoli, racconta qualche aneddoto; invece, oggi, cammina lentamente sulla battigia con la testa bassa. Immerso nei suoi pensieri osserva i suoi piedi comparire e scomparire nei giochi d’acqua e sabbia. L’orma dura un attimo. L’abbraccio molle dell’acqua avvolge i piedi, cancella i segni e rilassa i nervi. Il moto è simile alle nenie tribali propiziatorie, quando, in cerchio, le tribù danzano seguendo lo sciacquio del bastone della pioggia agitato dagli sciamani sulla terra arida dell’Africa. Sì, lui è stato anche in Africa. L’odore acre dei carri impregnati del sudore di uomini e animali è una sensazione ricorrente. Gli ritorna alla mente spesso, specie quando vede alcune scene in tv; ma ora, quell’odore acre e pungente gli penetra davvero nelle narici.


La carretta del mare si è spiaggiata all’alba. Oltre la piccola duna, alla foce del Beltrame, pochi stracci abbandonati testimoniano il passaggio furtivo dei profughi. E, tra le povere cose disseminate sulla spiaggia un pezzo di legno, grossolanamente sbozzato, attira la sua attenzione. Lo raccatta. Lo rigira tra le mani mentre ne valuta la consistenza: è pesante! Le linee degli occhi e della faccia sono incavate ad eccezione del naso e delle grossa labbra che sbalzano di poco. Uno scudo a forma di uovo istoriato protegge il corpo.
Gli alti tigli sfiorati dal vento agitano lievemente i rami; le foglie vibrano; i tronchi flessibili ma fermi sembrano cullare pensieri antichi nell’azzurro del cielo. La scenografia avvolgente dello spettacolare teatro naturale accoglie creature libere, chiassose. Il coro degli uccelli, delle cicale e dei grilli è infastidito da un miagolio sommesso. Non segue il ritmo naturale del coro: è un linguaggio a sé, estraneo e lontanissimo dalle spensierate melodie agresti. Il cavaliere tende l’orecchio; s’avvicina alla fonte e, oltre il cespuglio, un fagottino di stracci bagnati sussulta affianco al corpo inanimato di un adulto.

Il cucciolo d’uomo piange! Accasciato, il piccolo, stringe la testa dell’anziano naufrago. Gli accarezza il volto mentre ricompone i capelli stopposi che lo ricoprivano. Non può fare altro! È impotente davanti allo scempio di vite disseminate tra le misere cose che possedevano. Rivolge lo sguardo verso il nuovo arrivato: rivoli di lacrime solcano le sue gote paffute. Ha occhi celesti; riccioli neri e pelle d’alabastro il piccolo naufrago.
Il cavaliere urla verso la spiaggia il suo grido d’aiuto. In pochi attimi, i bagnanti diventano spettatori attoniti di quel che resta di un esodo della speranza.
Povero piccolo chissà chi sono i genitori. Vieni vieni …andiamo… no no …portate un po’ d’acqua… chiamate l’ambulanza… il 113.
Nel parapiglia generale, il bambino passa di braccio in braccio. Le signore lo coccolano nel tentativo di calmarlo. Lui si dimena. È terrorizzato! Non vuole abbandonare la sua gente, i suoi cari lì su una terra sconosciuta.
La figlia di un venditore ambulante, uno dei tanti che percorrono le spiagge per qualche centesimo, anche lei con la cassettina di ninnoli, dice qualcosa e sorride al piccolo naufrago. Il bimbo si calma. La signora, sollevata, allenta la presa, lo lascia con la bimba e va a curiosare altrove.
Gli ululati delle sirene si fanno sempre più distinte. Il suono diventa pungente e,in una nuvola di polvere, appare una macchina del pronto intervento.
Gli uomini della polizia si danno subito da fare: allontanano i curiosi e transennano con del nastro bianco e rosso la zona.
Il cavaliere è il primo ad essere sentito dalle forze dell’ordine. Arriva anche l’ambulanza. I sanitari constatano amaramente che non c’è più nulla da fare e lo trasmettono alla sala operativa. No no aspettate, interviene una ragazza, c’è un bambino… Dov’è il bambino? Il bambino dagli occhi celesti color cielo con quei riccioli neri, la pelle d’alabastro… dov’è?

Spiaggia di Caminia, ore 18,30
La ragazza col motorino, quella dell’inizio, ricordate?, è puntuale: parcheggia e s’incammina verso la piazzetta.
Al bar del Blanca, seduti sotto un gazebo, alcuni ragazzi cazzeggiano. Il mega schermo trasmette musica life.
Ei ragà come ve bbutta oggi stò a pezzi non ho chiuso occhi mi madre che rompe che devo dormì de giorno a solita piattola che ppalle ‘ste mamme. Baci baci smack smack… lo avete saputo che hanno riaperto il Tempio di Atlantide? Nooo daveru Allora tutti al Tempio stanotte…
Però, quanto so’ affettuosi ‘sti ragazzi èh? –commenta un’anziana signora che osserva la scena dal suo terrazzino- e poi dicono che non hanno valori che i ragazzi hanno perso ogni voglia di vivere e pensano solo a divertirsi nelle discoteche. Guarda con quanto affetto si salutano, si abbracciano con trasporto… Nonna nun stà a dì fregniaccee tu manco li conosci…
Sul mega schermo del Blanca un’edizione straordinaria del telegiornale interrompe l’esibizione del cantante: coppie di anziani salvati in extremis dalla morte… …proiettili all’uranio impoverito e l’uso di utensili contaminati la causa delle morti sospette nella missione di pace… Le immagini del disastro sono più eloquenti delle parole del bravo cronista: ammassi di mattoni, ferri contorti, mobili maciullati in bilico sui solai dimezzati e, tra le macerie, ragazzi sporchi che raccattano qualcosa di utile.
Ragazzi di ogni età, se ancora si possono definire ragazzi quando sono costretti a guadagnarsi la vita come delle persone adulte, scavano tra le macerie in cerca di cibo e che non esitano ad arraffare generi di qualsiasi tipo da barattare.
La macchina da presa circoscrive l’inquadratura; zumma su un esserino piccolo, scalzo, che saltella tra le macerie: si ferma e scava. L’operatore indugia con la telecamera su di lui: fa un primo piano. L’esserino, si volta, si passa il dorso della mano sugli occhi e spalanca due spicchi di cielo color celeste. Sorride all’operatore e continua a scavare in cerca di qualcosa, per lui importante.

Baastaaaa!!! Basta con queste stronzate vogliamo musicaaa cambiate canale buuuuu –urlano i ragazzi-


Inizia ad imbrunire ed il cielo si carica di nuvole. Qualche goccia cade violenta sul coro di voci. – niente paura ragà è il solito acquazzone estivo mò passa.
Gli ultimi bagnanti raccattano gli asciugamani e corrono verso la tettoia del lido. La pioggia cade violenta. Qualcuno corre a rifugiarsi in macchina.
Povera gente! Pensa se piove anche da loro: danni su danni. Il tempo a volte è inclemente. Quando la butta non risparmia nessuno; se c’è un riparo a disposizione ti copri altrimenti…
D'altronde, non è la natura a provocare le guerre, al massimo ti provoca un terremoto, ma anche le scosse sismiche si possono prevenire: basta un po’ di buon senso e onestà nel programmare e costruire gli insediamenti urbani…
Ricordo il terremoto di Reggio Calabria del 1908, più che un ricordo vero e proprio è un sogno. –dice un signore avanti negli anni- mio padre me ne parlava spesso. Reggio e Messina sono zone a rischio e lì devono stare molto attenti! Mio padre era un giovanotto a quei tempi e aiutò i suoi paesani, qualcuno lo ospitò anche. Quello che lo angustiava, e me lo ripeteva spesso, era di non essere riuscito a salvare un ragazzino piccolo. Lui, papà, sentì una vocina leggera leggera provenire da sotto un cumulo di macerie; si diedero da fare in molti ma quando lo liberarono…: era maciullato!, solo la faccia aveva intatta, neanche un graffio: gli occhi aperti, sereni, di un colore celeste brillante con dei riccioli neri che gli incorniciavano un viso bianco e roseo, sembrava di porcellana tanto era bello…
Il cielo è cupo. Le nuvole hanno rovesciato il fardello d’acqua ma ancora stanno lì, stazionano sulle colline del golfo di Squillace. Ai ragazzi poco importa!, hanno deciso di trascorrere la notte al people; la discoteca è a pochi minuti da Caminia; 10 km, direzione Catanzaro. Oppure al cafè solaire sul lungomare di Soverato.
non piove più da qualche ora: le famiglie sono rientrate nelle rispettive case e i ragazzi continuano a valutare come e dove trascorrere la notte. Organizzano le macchine, l’ora e il luogo dell’incontro. Mezzanotte: ci sono tutti tranne Sabry. Jenny le manda un sms. Passano i minuti. Sabry arriva con un ritardo di un’ora abbondante. ‘Si cazzi dovrebbero ‘ncomare per legge tutti i genitori che rompono i coglioni!, perché non stai a casa dove vai con chi sei? uffa che rottura. Allora!, si và? tutti in macchina viaaa…
Il falò illumina la spiaggia. Le pigne raccolte nella vicina pineta scoppiettano. Frizzanti palline di fuoco brillano per pochi attimi, danzano nel buio e poi si spengono cadendo.
Cori stonati imbrogliano le parole originali del testo.
Risate, miste ad acuti urli in falsetto coprono le corde della chitarra. Qualcuno fuma. Aspira e passa la sigaretta. L'odore dolciastro si spande nell'aria. Qualcuno tossisce, qualcun'altro ride. Alcuni si rincorrono. Sbocciano alcuni amori. Baci appassionati, scambiati senza remore davanti agli amici inclementi che esternano ilarità giocosa e chiassosi fischi d'incitazione.
La luna piena si riflette nelle acque calme dello jonio. La sua luce pallida rischiara qualcosa. Lentamente la macchia si fa più nitida: sembra una barca! No è un gommone grande. No è una zattera, sì una zattera alla deriva. Ma c'è qualcuno là sopra. Guardate si buttano in acqua. Improvviso, un faro illumina la zona. Nessuno può sfuggire. I mezzi della capitaneria di porto controllano i clandestini. Uomini e donne, bambini e qualche anziano vengono issati a bordo delle motovedette mentre un elicottero perlustra dall'alto. I naufraghi sono spossati. Ringraziano e chiedono aiuto in un italiano stentato. Il capitano chiede notizie. Nessuno capisce o sa dare risposte. Non si conoscono gli scafisti; forse sono nascosti tra i naufraghi oppure sono scappati dopo averli trainati fin sotto la costa. Trasmette il tenente per radio. La solita storia!
Sguardi carichi di paura invocano aiuto; si rivolgono speranzosi ai salvatori. Le madri stringono a sé i bambini e le poche cose di proprietà. Gli uomini sono dall'altra parte, con gli anziani e osservano. Osservano guardinghi ma fiduciosi.
Il capitano ha l'ordine di non farli sbarcare fino a nuovo ordine. Ma loro non lo sanno. Sperano che le loro sofferenze siano alla fine. Hanno bisogno di cure fisiche e morali. Ma nella loro estrema dignità, aspettano silenziosi.
Passano le ore. Le fiamme del falò sono basse. I ragazzi guardano in direzione dei naufraghi. Anche loro aspettano di vederli da vicino; aiutarli a scendere. Parte della comitiva organizza l'accoglienza procurando beni di prima necessità: acqua, pane, biscotti, latte, chiesti e donati dai commercianti in attività vicini allo sbarco. Hanno raccolto un bel po' di roba e aspettano.
L'aurora li trova tutti lì, naufraghi e soccorritori. Fermi nello stesso punto. I ragazzi sulla spiaggia attizzano il falò: il freddo della notte si è fatto sentire; sono stanchi ma non vanno a casa. Parlano, si scambiano opinioni:
Chissà poverini quanto avranno sofferto... ma quale sofferto!, quelli vengono qua a rompere le palle a noi, mio padre dice che da quando ci sono loro non funziona più nulla: il commercio non tira perché loro offrono roba che fa cagare a pochi centesimi e la gente pur di risparmiare se la compra; li trovi dappertutto nei cantieri edili, nei campi a raccogliere pomodori... Sì è vero!, ma sai quanto sono pagati? Lavorano 10, 12 ore per neanche venti euro al giorno! Sono impiegati nei lavori più umili e faticosi. I nostri imprenditori li trattano come trattavano noi Italiani all'estero. Ho sentito storie di emigranti che hanno sofferto ogni tipo di vessazioni in Svizzera, Germania, America, Argentina e persino in Brasile. Il dopoguerra è stato un periodo triste per i nostri padri, come lo è oggi per questi poveri cristi che non hanno di che sfamarsi.
Il sole inizia a scaldare l'aria. Qualcuno desiste:
Sciiao ragà vado a casa che sennò chi li sente i miei fatemi sapere, ci sentiamo... ssì vabbè sciaoo.
Intorno alle 9, la spiaggia si anima: famiglie che scendono a mare e ambulanze pronte per eventuali emergenze.
Il battello si muove. Il comandante ha ricevuto l'ordine di accompagnare i clandestini nel centro di accoglienza di S. Anna, nei pressi di Crotone. La notizia si sparge a macchia d'olio. I profughi confabulano. Il più anziano chiede chiarimenti. Qualche giovane si butta in mare; molti lo seguono. L'acqua ribolle sotto gli occhi attoniti delle donne e dei bambini rimasti sul battello.
Il comandate parla al megafono: tranquilli! State tranquilli! Vi accompagniamo in un centro di prima accoglienza. Non sarete rimandati indietro. State tranquilli. Salite sulle scialuppe! I più forti riescono ad arrivare a terra; e lì, in braccio alle forze dell'ordine che, prestate le prime cure, sono radunati sui pullman diretti a Crotone.

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