giovedì 30 aprile 2009

Calabria: energie e risorse culturali



aore12
reperti in mare
Calabria:
sole, mare, cultura.
Greci, normanni, bizantini, romani, spagnoli… sono popoli che hanno lasciato impronte nel territorio Brutio; lo hanno colonizzato, depredato,  arricchito di manufatti e saperi differenti; hanno importato leggi ed esperienze indesiderate, se si pensa alla violenza che i vincitori operavano sui vinti. Ma oggi, possiamo sfruttare al meglio i tesori nascosti e quelli riesumati.

Dai bronzi di Riace ai resti del tempio di Hera Lacinia a Capocolonna, nei pressi di Crotone, passando per il parco nazionale archeologico della Roccelletta di Borgia, quindi Squillace, Lamezia Terme, la Sibaritide, Castrovillari; insomma tutto il territorio Calabrese.

Su queste peculiarità si devono spendere le energie calabresi e nazionali!

Cultura, mercato affari e etica

In affari non c’è etica!, questo il laconico commento esternato da un signore dopo aver pagato una parcella esosa, naturalmente in nero.

Pur di guadagnare si vende l’anima al diavolo!

Certamente il signore in questione sarà meno avventato in futuro. Senz'altro, quando avrà bisogno di qualsiasi intervento che implichi un rapporto di prestazione d'opera chiederà dei preventivi, magari più di uno, cosi da poterli confrontare e scegliere per non cadere nelle grinfie dei voraci im/prenditori.
sembra, questa, una considerazione giusta per prevenire sgradite sorprese.
Tutto inutile!
Anche con i preventivi sottoscritti e accettati dalle parti si è esposti a brutte sorprese.

Purtroppo, l’attuale recessione fa aguzzare l’ingegno, e, chi può cerca di ottenere il massimo profitto.

Non ci sono soldi! Non c’è lavoro!

Le poche realtà produttive sono incalzate dalla crisi: piccole imprese chiuse o che sono lì lì per farlo. I colossi, quelli cresciuti con i finanziamenti statali accusano i contraccolpi e denunciano esuberi. Le banche non fanno credito. Le attività commerciali, escluse quelle di prima necessità, sono al collasso.
Le famiglie monoreddito stentano ad arrivare a fine mese…
Insomma, siamo alla frutta! Qualcuno dice che la colpa è di quanti potevano e dovevano sorvegliare e non l’hanno fatto. Cosicché, i piccoli e medi risparmiatori hanno perso i risparmi per essersi fidati delle persone sbagliate…
LA BOLLA è SCOPPIATA!, ed ha travolto le moderne popolazioni aderenti al concetto di mercato globale.

Art. 28.
I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici.

Ma forse le banche, le fabbriche, I FINANZIERI che hanno drogato la borsa ed il mercato non sono associabili alle categorie dell’art. 28 della Costituzione Italiana.
Senza dubbio sono dei grandi figli di… che continuano a fare affari ed a promettere nuovi mondi

mercoledì 29 aprile 2009

Vasco


20 luglio 2007
È arrivato a casa che stava nel palmo della mano. Mio figlio da tempo inviava mms alle sorelline per portarle dalla sua parte in quanto io e mia moglie sapevamo il peso che ci saremmo accollati. Ma lui, tosto tosto ha fatto in modo di portare tutti ad accettare il nuovo venuto. È nato l’otto giugno, lo stesso giorno delle ragazze, è un buon segno! Pensammo tutti. Cosicché, appena svezzato, il piccolo Vasco, entra a far parte della famiglia. Sono passati due anni. Oggi è possente; fa il capo branco del rione. Gioca ed educa i cuccioli che conosce.

la vera amicizia


aore12
Vasco è un amico! Un amico paziente; fidato. Sempre allegro e disponibile al gioco anche dopo una lunga faticosa giornata di noia.
Gli manca solo la parola. Ma, quando è necessario si fa capire:
spinge col muso quando vuole le leccornie; si alza dritto quando vuole giocare; va vicino la porta se deve uscire e nel caso qualcuno non lo capisse emana dei forti inviti vocali. Il suo abbaiare è possente; vigoroso come l’impronta che lascia per definire il suo territorio. È un Labrador di carattere.
Come tutti i Labrador è goloso e durante l’attesa dei bocconcini prelibati sopporta di tutto mentre l’acquolina sgorga dalla bocca. Si siede e aspetta e man mano che passa il tempo lui si avvicina all’oggetto del desiderio senza lasciare la posizione di seduto; tutto ciò avviene in una manciata di pochi secondi. Fa venire in mente quei vecchi film muti d’inizio secolo. È un amore!, quando salta, scodinzola, si struscia... vale più di mille parole. Appunto: senza parole, come dice il più noto Vasco.

il nemico come terapia


L’individuo medio ha bisogno di stimoli.
L’attenzione rivolta alle liti faziose risveglia la voglia della competizione in tutti quei soggetti privi di carattere; lo schieramento è d’obbligo! Sto de quà e so’ contro quelli de là!
La schermaglia appassiona più dell’effettiva soluzione dei problemi sociali. E, magari, se qualche uomo lungimirante riesce a proporre analisi idonee ai quesiti e risolvere le problematiche in essere, passata l’euforia collettiva iniziale, la calma piatta imprigiona gli ardimentosi puledri . E ora? Si chiedono esterrefatti. Cosa facciamo? Come passiamo il tempo? Con chi ce la prendiamo?
SERVE UN NEMICO!
Serve un nemico per vincere le paure interne. Serve catalizzare le forze negative verso un obbiettivo diverso da noi. Serve! Serve trovare l’antagonista per imporre la forza delle negatività individuali e collettive. Serve un nemico anche fatto in casa; un nemico/amico che di tanto in tanto s’incazza, asseconda le tue mira e alla fine ti faccia vincere…

martedì 28 aprile 2009

presentazione del romanzo breve: il graffio dell'aquila


Il graffio dell'aquila è un racconto ambientato nella cultura hip hop. E' l'incontro tra un borghese e la realtà dissacratoria dei writers. Una realtà che, all'inizio appare degradata, invece fa trovare l'amore...

il graffio dell'aquila, racconto breve sull'essere writer

racconto breve. tutti i diritti riservati ©mario iannino
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Il graffio dell’aquila

Le strade vuote sono solo un ricordo, come pure la familiarità dei volti che s’incontravano un tempo durante la passeggiata. Ora, i “quattro passi per incontrare gli amici” sono rimpiazzati dallo shopping frenetico e le strade cittadine sono il luogo d’assedio di un intenso esercito d’acciaio, rumoroso e arrogante. Le macchine invadono le corsie, i marciapiedi e persino gli scivoli per i disabili. Mezzi meccanici e dissuasori ostruiscono l’accesso dei negozi, delle case… E gli incroci?, gl’incroci sono diventati punti nevralgici di improbabili affari: gente di tutte le razze aspetta il rosso per tendere la mano, lavare il vetro o offrire fazzoletti di carta!

La vecchia fisarmonica ha una voce flebile; è quasi un lamento impercettibile. Mi accorgo della presenza dell’uomo dall’ombra che mi butta addosso. Alzo lo sguardo: sarà alto un metro e sessanta; cicatrice sulla guancia destra e capelli crespi ossigenati. “Dare tu kualcosa pe manciare crazie”. Ripete con voce roca il miserabile, a noi, benestanti automobilisti italiani. A dire il vero sono pochi i finestrini che si abbassano e le mani che sbucano con qualche moneta per la ragazza che agita stancamente il cestino della questua.
Alla mia destra, il conducente della piccola cilindrata freme; scarica la sua vitalità sui comandi del mezzo meccanico personalizzato all’inverosimile:
L’egocentrismo giovanile contamina gli oggetti; li modifica secondo un’intima estetica, che, a primo acchito, può sembrare dissacrante, priva di leggi ma non lo è! La giovane esperienza legittima una filosofia di vita che li uniforma tutti; li rende somiglianti al proprio sentire, li correda di simboli e i loro feticci diventano l’appendice naturale di una personalità plurale.
Nel caso in questione, il carattere del singolo si manifesta attraverso i colpi d’acceleratore che fanno a gara col volume dello stereo, la grinta, i tatuaggi ed i capelli sparati. Meglio ignorarlo! Dirigo l’attenzione verso il semaforo. Oltre la luce rossa, dall’altra parte della strada, la piazzola del bus è invasa da calchi di gesso dozzinali e piante sempreverdi a dieci euro. Il mercante di statue parla col venditore di piante. Sgasate rabbiose sollecitano il capofila ancor prima che scatti il verde. Le moto impennano. Scatta il verde. Ingrano la prima. Il serpentone d’acciaio, di cui io faccio parte, fa pochi, pochissimi metri, giusto il tempo d’oltrepassare l’incrocio e scrasc s’arresta. La signora, dopo il primo attimo di smarrimento, reagisce con forza. Estrae il telefonino e spegne il motore, determinata a non spostarsi fino all’arrivo della forza dell’ordine. I clacson impazziscono. Le macchine contromano impediscono ogni tentativo di manovra. Non rimane che aspettare! L’ingorgo aumenta. Qualcuno scende dalla macchina e s’avvicina al luogo dell’incidente. Dal nulla, spunta un nugolo di ragazzini minuti. Il più piccolo arriva appena al finestrino; si alza sulle punte e bussa al vetro. Fa tenerezza. Nonostante ciò, non abbasso il vetro. Lo osservo mentre disegna cerchi concentrici sul finestrino: le sue unghie contornate da un velluto nero scivolano sulla superficie. Mi sorride! Si gratta i capelli arruffati; strofina la manica sfilacciata sulla bocca e passa oltre. Lo seguo con gli occhi sgattaiolare tra le macchine. Di tanto in tanto si gira, guarda indietro. Attraversa, e ripete le stesse movenze sull’altra corsia. Ormai il traffico è intasato. Il piccolino, si affianca ad uno più grande; gli sta dietro, chiede qualcosa, poi lo abbandona e riprende a grattare con la manina sui vetri delle macchine. Il venditore di statue indica un percorso alternativo.
Alcuni automobilisti imboccano una stradina laterale non asfaltata e, dopo pochi minuti, ricompaiono qualche metro oltre l’incidente. Seguo il loro esempio. La macchina saltella; le ruote sprofondano nelle buche salgono sulle pietre torcono i bracci; ed io, sballottato da una parte all’altra, faccio fatica a tenere lo sterzo. Qua e là, quasi buttate a caso, lungo il precorso accidentato sorgono delle costruzioni in lamiera e mattoni. Un ruscello putrido attraversa le baracche popolate da marmocchi; qualche cane, un paio di capre e due asini. La stradina finisce davanti l’ultima casupola poggiata al muro di pietre ingabbiate nella rete metallica. Faccio retromarcia; posiziono la macchina, ingrano la prima e mi blocco: un enorme cane rabbioso, sbucato da chissà dove, ostruisce il passaggio. Lui, la bestia, abbassa il muso, digrigna i denti e mi punta. Do gas lentamente; cerco di aggirarlo. Svolto dietro la baracca. Giro l’angolo: cinque viuzze tutte uguali si aprono a ventaglio. Ne prendo una a caso, confidando nella buona stella. Lo scenario non cambia: rottami disseminati dappertutto, carcasse di macchine, lavatrici, ferrivecchi, baracche e la belva che digrigna i denti sempre davanti a me. Le donne sull’uscio mi scrutano diffidenti. Un uomo fa cenno di fermarmi. Freno; abbasso il vetro e: “Cerchi qualcuno?” “No, credevo di sbucare da qualche parte oltre l’ingorgo ma mi sono perso!” il villaggio si anima. Una marea di marmocchi accerchia la macchina. Una donna fa segno che c’è una gomma a terra. Cerco il cane: non lo vedo. Scendo. I bambini m’indicano la ruota. Impreco. Mi guardo attorno diffidente. Apro il cofano. L’uomo m’interroga nuovamente, ma questa volta in dialetto: A sai cangiara? (1) –e senza aspettare risposta, intima: Totò provvìda! (2) Prontamente, Totò, esegue gli ordini. Il cane abbaia; i bambini lo trattengono. L’uomo lo zittisce-.

lunedì 27 aprile 2009

potere alle veline

SOCIETÀ APPARISCENTE

Non so quanto ci sia di vero nelle notizie delle ultime ore (corsi per convertire le veline in parlamentari). Probabilmente è tutto vero!, considerando che siamo (dis)educati a guardare il vestito disattendendo il contenuto e ci lasciamo accalappiare dal gossip. Infatti, nella società dell’apparire sono noti i personaggi presenti nei contenitori mediatici: le veline, il grande fratello, l’isola (non quella di Giorgio Amendola, purtroppo!, lettura che consiglio!). D'altronde non è un caso se abbiamo avuto Cicciolina come parlamentare; un bel po’ di attori, cantanti, calciatori ecc. Per onestà intellettuale, è giusto dire che le persone dello spettacolo, della Cultura hanno tutto il diritto e devono ricoprire tali cariche, specie se mantengono intatta la parte destra del cervello, quella preposta alla creatività! Premesso ciò, sono a favore delle pluralità democratiche e auspico una reale rappresentanza di tutte le categorie creative in parlamento…
La nuova classe politica deve essere creativa! deve garantire la crescita equilibrata delle società multietniche. Deve guardare all'uomo come risorsa.

domenica 26 aprile 2009

perchè schierarsi?

Perché schierarsi? È obbligatorio parlare di fazioni politiche e litigare?
Sarebbe opportuno ragionare insieme, valutare coralmente ogni possibile soluzione e governare dignitosamente gli uomini che vivono sulla terra.
Invece, quotidianamente siamo attori e spettatori di litigi continui: negli uffici, al supermercato, per le strade, nelle riunioni condominiali… non si capisce il perché?
Gli studiosi strizzacervelli, i sociologi spiegano che siamo vittime dello stress. Secondo le loro analisi, la vita di noi contemporanei è incasinata da false ideologie.
Ricordo un libro letto volentieri da ragazzo il cui titolo la dice tutta: avere o essere?
Erich Fromm asserisce che la modalità esistenziale dell’avere, incentrata sulla brama di possesso di oggetti e potere, quindi avidità, spreco, è contraria alla caratteristica esistenziale dell’essere perché questa propensione è basata sull’amore, gioia di condividere con l’altro ogni cosa; attività, queste,autenticamente produttive e creative.
D'altronde, i grandi Maestri di vita rivolgevano i loro pensieri e le azioni al bene comune. Da Gesù a Buddha. Ma, forse non ci sarebbe bisogno di scomodare figure così mistiche per vivere la quotidianità. Basterebbe un po’ di buon senso, diciamo pure di egoismo dato che temiamo le sofferenze e la morte. Invece, l’uomo nella sua immensa cazzonaggine sembra votato al sadomasochismo.
L’uomo contemporaneo è un alienato; manipolato dai mezzi di comunicazione di massa, dai governi; continuamente esposto a rischi di conflitti nucleari è psicologicamente depresso; isolato; angosciato e conseguenzialmente preda d’impulsi distruttivi.

sabato 25 aprile 2009

prefazione nei luoghi dell'anima

nei luoghi dell'anima è un romanzo breve. la storia è ambientata in calabria e narra, tra divagazioni sogni e raltà, l'essere artista in una terra di frontiera.
vittorio è il protagonista. attraverso i suoi movimenti si percorre la regione, si visitano luoghi affascinanti. luoghi pregnanti di storia, alcuni ancora incontaminati dalla brutale azione dell'uomo; altri, se pur martoriati, emanano caparbia bellezza. il tutto fa da sfondo ai drammi sofferti dall'animo sensibile dell'artista. però...

nei luoghi dell'anima: quattro passi in Calabria

Nei luoghi dell’anima
aore12


©mario iannino

Centodieci chilometri orari; và bene così! Il viaggio è lungo, meglio non forzare il motore. Dice tra sé Vittorio. Oltretutto, deve prestare attenzione al carico. Un carico estremamente delicato, costato anni di travagliato e intenso lavoro. Un lavoro fuori dal normale, esigente, che implica dedizione e onestà intellettuale, doti poco conosciute nella sfera del generico impegno per cui è sbagliato definirlo “lavoro”. Diciamo piuttosto che è un’attività che non lascia alternative anche perché non sei tu a condurla è lei che ti possiede. E Vittorio lo sa bene. A dire il vero, lui, avrebbe fatto a meno d’intraprendere l’ennesimo infruttuoso viaggio, suo malgrado sta lì, a contare le buche e le deviazioni della Salerno Reggio Calabria. Ma, il più è fatto. Ormai è questione di poco. Sta per arrivare alla meta.
“Sì pronto…no sono ancora in viaggio…sì, va bene, ti richiamo appena arrivo”. Pensare che all’inizio non sopportava il telefonino ed ora… “Sì…pronto chi parla? No ha sbagliato …Ah, è lei sì sono in viaggio. Tra qualche ora dovrei essere a Roma. Non si preoccupi a presto”. Click
“Se non mi avesse assillato con le sue telefonate avrei già chiuso da un pezzo con le fiere! Comunque questa è l’ultima!, l’ultimo canto! Poi tumulerò definitivamente teorie e illusioni! Ecco ci sono quasi... Finalmente! Adesso affrontiamo la bolgia del raccordo anulare…i divieti d’accesso, gl’immancabili lavori in corso; il traffico di via Nazionale, Piazza Venezia… Dovrei esserci: eccolo là! Sì è lui”.
“Maestro! Venga da questa parte, venga. Giri a sinistra, oltre il cancello c’è l’entrata secondaria.”
“Grazie! (l’inizio sembra buono! Almeno non sto col patema d’animo dell’intralcio al traffico…)”
“Si accosti ancora un po’…così! A posto! Ben arrivato! Ha incontrato difficoltà nel viaggio?” “No! Grazie. Tutto bene! Comodo questo cortile…anche l’ambiente interno è ben strutturato.” “Sì è una gran comodità! -Incalza il gallerista- Vedrà, qui è diverso. Abbiamo dei clienti esigenti, come le dicevo al telefono; non per invogliarla a venire, d'altronde, stasera se ne renderà conto: i nostri collezionisti hanno il palato fine.” “Non lo metto in dubbio, ma ora posizioniamo i lavori.” “Non si preoccupi Maestro, tra poco arriverà il nostro critico insieme a due operai, sarà lui a curare il montaggio della mostra! Venga, andiamo a mangiare un boccone, ha bisogno di ritemprarsi non vorrà crollare durante l’inaugurazione, spero. Venga! Proprio qua dietro c’è una trattoria niente male, noi ci andiamo spesso…”.

Il rituale si ripete: dopo il lavoro manuale per concretare attraverso il mestiere i suggerimenti dell’anima, Vittorio, si ritrova all’ennesimo appuntamento espositivo non più con l’entusiasmo giovanile ma con l’amara esperienza di chi ha cozzato più volte contro il muro delle lobby pilotate e l’indifferenza della collettività massificata. La realtà quotidiana, quella che fa i conti in tasca, ha avuto il sopravvento, ha sussurrato, urlato, imposto la sua logica, e vittoriosa ha asservito le intelligenze alla cruda indolenza dell’evoluzione tecnologica e mercantile: nel sibilo ringhioso degli affari non c’è spazio per la crescita poetica: è il denaro che conta che rende forti e potenti che muove le platee mondiali e apre a crociate mistificatrici . È ancora presto per la città del sole; è pura utopia caro Fra’ Tommaso! Chissà se mai si avvererà il tuo sogno.

dalla parte dei writer

Dalla parte dei writer’s





Scrivere sulle superfici, è un’attività che si perde nella notte dei tempi e ogni mutazione stilistica è consequenziale alle esigenze, culturali e sociali di chi compie l’atto espressivo.
Il fare creativo è proposizione che induce alla meditazione. La contemplazione suggerita dai segni grafici si fortifica nel gesto pittorico e apre traguardi inimmaginabili. Le forme lessicali, se pur “vecchie”, si rinnovano nella sacralità del gesto e ripropongono pensieri veementi altrettanto vecchi quanto il mondo: Amore, Pace, Solidarietà! e non solo.
Quanto è importante la forma nella comunicazione visiva?
Per gl’intelletti liberi da posture, la risposta è scontata. Tuttavia, nel mondo variegato dei linguaggi, non è per tutti così. I “gusti” sono condizionati dal sentire intimo collettivo più che individuale. Il singolo è influenzato da fattori relazionabili alla crescita culturale ricevuta dall’ambiente.
Esistono varie forme stilistiche espressive dettate dalla sensibilità umana che traducono il sentire intimo in suoni, immagini, concetti, drammatizzazioni; anche nel campo delle arti visive esistono molteplici stilemi linguistici. Il percorso è dettato, dapprima dalle ricerche poetiche che nascono dalla volontà di estrinsecare al massimo il pathos interiore ed in seguito dall’imposizione mercantile.
È ovvio che la fossilizzazione non alberga nelle menti agili e quando ciò avviene è solo per interesse.
La comunicazione è trasmigrazione di concetti. Interazione. Volontà di esporre idee attraverso grafie, semplici o particolarmente personalizzate. Elaborazioni che ripercorrono esperienze storiche allo scopo di contemporaneizzarne il dato visivo. D'altronde, la scrittura, la pittura stessa, sono nate dalla rivisitazione e dall’accostamento di più esperienze.
Altra considerazione, che sarà trattata in seguito, è la legittimità di alcuni interventi grafici e o pittorici su determinate aree urbane.

scrivere, segnare, graffiare, voglia di esprimersi


Scrivere sulle superfici, è un’attività che si perde nella notte dei tempi e ogni mutazione stilistica è
archivio ©M. Iannino
consequenziale alle esigenze, culturali e sociali di chi compie l’atto espressivo.

Il fare creativo è proposizione che induce alla meditazione. La contemplazione suggerita dai segni grafici si fortifica nel gesto pittorico e apre traguardi inimmaginabili.

Le forme lessicali, se pur “vecchie”, si rinnovano nella sacralità del gesto e ripropongono pensieri veementi altrettanto vecchi quanto il mondo: Amore, Pace, Solidarietà! e non solo.

Quanto è importante la forma?

Per gl’intelletti liberi da posture, la risposta è scontata. Tuttavia, nel mondo variegato dei linguaggi, non è per tutti così. I “gusti” sono condizionati dal sentire intimo collettivo più che individuale. Il singolo è influenzato da fattori relazionabili alla crescita culturale ricevuta dall’ambiente. Esistono varie forme stilistiche espressive dettate dalla sensibilità umana che traducono il sentire intimo in suoni, immagini, concetti, drammatizzazioni; anche nel campo delle arti visive esistono molteplici stilemi linguistici. Il percorso è dettato, dapprima dalle ricerche poetiche che nascono dalla volontà di estrinsecare al massimo il pathos interiore ed in seguito dall’imposizione mercantile.
È ovvio che la fossilizzazione non alberga nelle menti agili e quando ciò avviene è solo per interesse.

le bugie della politica


Inquinamento da propaganda elettorale.
Si ricomincia!
Imbarazzanti 3x6 campeggiano nelle aree metropolitane. Il mondo della politica si schiera. Due grandi gruppi gestiscono il paese Italia. Uno espone uomini e concetti magniloquenti, l’altro schiera e suggerisce, anzi più che suggerire fa vedere esplicitamente un gruppo di persone che caccia fuori dal manifesto i problemi che attanagliano la maggior parte degli italiani. Più forti noi, più tutelato tuu? hanno proprio una bella faccia tosta! io mi sento preso in giro. sono mortificato per come si sono messe le cose in italia e nel mondo. la classe politica tutta ha avuto la delega alla gestione della collettività con annessi e connessi e come è andata a finire?
Che hanno fatto? Chi è stato gestire e governare? A controllare? Uno dà la colpa all’altro. Le accuse si sprecano e intanto le famiglie stentano ad arrivare a fine mese, senza contare i precari i disoccupati i cassintegrati i quarantenni che sono stati gettati fuori dalle realtà produttive…
Difatti, la classe politica tutta, ha ignorato i problemi delle “minoranze etniche”. Con un colpo di spugna sono state eliminate le conquiste civili che davano voce e peso ai lavoratori dipendenti e buttato a mare i problemi di pochi. È vero!, anche se il disagio sociale che vivono i giovani, gli emarginati, i portatori di handicap non sono poi tanto pochi pochi; sono pur sempre problemi che lo stato di diritto deve tutelare e risolvere, altrimenti che tipo di civiltà è la nostra?
Non ha tutelato le famiglie, i piccoli risparmiatori. Insomma le persone semplici; i lavoratori dipendenti che sono la moltitudine dei cittadini italiani. Ora, come nelle campagne elettorali precedenti, la storia si ripete: tutti i personaggi politici vogliono riparare alle storture economiche, sociali e persino affettive.
Ma insomma!, chi le ha provocate? Non per cercare un colpevole e metterlo al rogo ma per capire, e mi ripeto, qual è stato il compito istituzionale dei signori eletti dal popolo sovrano.
difatti, la pluralità democratica non esiste! E il popolo sovrano è annichilito dall’enormità anomala di parole fumose, carta e propaganda mediatica. oggi più che mai si sente inerme.

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