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domenica 26 maggio 2013

cucina mediterranea, semplice, gustosa, economica

LUMACHE AL SUGO

Cucina mediterranea semplice, gustosa, economica.
aore12

Un po’ di storia:
La cucina calabrese è il risultato delle colture praticate da millenni dalle popolazioni che hanno vissuto i luoghi mediterranei della Magna Graecia.
Antropologicamente, nell’entroterra calabrese, gli abitanti adottano i frutti della terra e l’allevamento generalizzato di suini, ovini, caprini, bovini, per il sostentamento giornaliero; mentre lungo le coste, essendo la pesca la principale risorsa economica, le conserve, consistono in prodotti sottosale, sarde e alici, sottolio, tonno sgombro e pescespada, e la più rinomata “sardella” piccante da spalmare sul pane conosciuta anche come caviale dei poveri. La creatività, dettata dalle esigenze strutturali, induce le massaie a non sprecare nulla, tant’è che la loro parsimonia, considerato lo stile di vita in voga in alcuni paesi dell’entroterra fino agli anni 60/70 che, per prassi, non si limitavano solo all’espletamento dei servigi casalinghi ma andavano anche a lavorare nei campi, le induceva a sfruttare appieno quanto di commestibile riuscivano a trovare nelle aree d’intervento. Consumato fresco o conservato con adeguati accorgimenti per i tempi di magra, il frutto della terra era trattato con estrema sacralità. Si va quindi dalle provviste dei prodotti spontanei, trovati in natura come funghi, lumache, erbe e frutti di bosco in genere e quelle coltivate; non manca nulle nelle dispense:
Le castagne nella sabbia per mantenerle fresche, grappoli d’uva appesi, fichi d’india, fichi secchi, serti di aglio e cipolle, peperoni, patate, olive e ortaggi in salamoia e la provvista di carne e grasso animale ottenuta dalla macellazione del maiale.
In tempi di carestia, causati dall’uomo o dalla natura, le castagne, i funghi, le patate, i fagioli, il granturco, il grano, i pomodori e le erbe selvatiche contribuiscono al superamento di tempi bui come la guerra, il dopoguerra, la calura eccessiva, la siccità o le alluvioni.

L’uomo, sfruttando appieno il suo spirito di sopravvivenza, riesce a rendere gustosi e piacevoli tutti i doni che la provvidenza offre, animali e vegetali; persino i molluschi, opportunamente cucinati, si trasformano in manicaretti deliziosi.

domenica 18 gennaio 2015

Domenica: gnocchi!

In cucina con amore. 


domenica, gnocchi
preparazione degli gnocchi


E sì c'è ancora chi tiene alta la tradizione e la domenica fa sentire in casa l'atmosfera delle feste. Sembra lontano il tempo in cui al settimo giorno ci si riposava e si volgeva l'animo alla preghiera.

“Il lavoro è preghiera. Una buona mamma prega dando il buon esempio ai figli. Non facendogli mancare il suo calore... incoraggiandoli”. Queste, alcune parole ripetute spesso da mamma Natuzza quando andavo a trovarla e le chiedevo come facesse a fare tutto quello che faceva in casa e con la fila delle persone alla porta.

Lei diceva di non avere fatto mai mancare niente ai figli e al marito. Nonostante i suoi incessanti impegni coi fedeli riusciva a cucinare e badare alla casa. E a chi, come me, le chiedeva come facesse, se usava il suo dono dell'ubiquità, rispondeva con un semplice sorriso dicendo: mi alzo alle cinque, preparo il mangiare e faccio le cose che ci sono da fare in una casa.

A distanza di tempo, sentendo e leggendo quanto si narra di Lei, mi sorge un dubbio. Penso di non avere saputo apprezzare appieno la sua disponibilità e l'enorme privilegio che mi è stato concesso di parlarle e apprendere le piccole gioie della vita.

A Lei dedico questo giorno e il religioso impegno del lavoro domenicale nell'accudire la famiglia.

La ricetta è semplice e empirica è la misurazione degli ingredienti, proprio come si fa nella tradizione della cucina mediterranea. La farina e le patate bollite e passate al setaccio si impastano in quantità uguali usando come termine di misura *le mani congiunte, concave a forma di coppa.

Ingredienti per 4 persone:
1kg di patate.
Farina di grano q.b.

Impastare con acqua quattro più quattro misure* di patate e farina, una misura, per ogni persona, di farina e una di patate bollite passate al setaccio, fino a quando la pasta diventa corposa e morbida e non si attacca al talgiere e alle mani.

Prendere un pezzetto di amalgama e sfilare l'impasto fino ad ottenere bastoncini lunghi circa 40, 50 centimetri e grossi quanto un dito. Tagliarli a tocchetti e pressarli su una forchetta o sull'apposito arricciatore per gnocchi (un tempo si usava “u crivu” un piccolo cesto in vimini).

Tempo di cottura 5 minuti. Condire con sugo di pomodoro o qualsivoglia altro condimento casareccio.
... e buon appetito

domenica 23 maggio 2010

Racconti di vita in Calabria: divagazioni tra arte, folklore, storia e contemporaneità

Racconti di vita in Calabria. 1.
Cucina mediterranea e sapori di Calabria. 
Calabria mistica .
Percorsi culturali, luoghi, paesi e artisti.

©archivio M.Iannino
Palermiti

Costumi e società.

Siamo agli inizi degli anni cinquanta in uno dei tanti centri calabresi retti esclusivamente dall’economia contadina, insomma uno di quei paesini piccoli piccoli persi tra i boschi dell’entroterra e spopolati dal miraggio economico industriale, fenomeno ammiccante che ha invogliato la gente a lasciare i campi e invadere Torino, Milano e le altre città del nord dove si sfornavano le prime 500, le prime televisioni in bianco e nero, i primi frigoriferi. Città industriali che offrivano possibilità maggiori a meccanici, muratori, operai siderurgici e tessili piuttosto che a braccianti.
Ecco, dicevo, in uno di quei paesini calabresi dove il tempo era scandito dai tocchi delle campane e dove ancora la giornata iniziava all’alba e finiva al crepuscolo per i contadini, dopo nove mesi d’attesa e un travaglio casalingo, una nuova vita rallegra la casa di una bella famigliola composta da quattro sorelle e due fratelli, ma non finisce qui. A quei tempi si diceva che il sangue è ricchezza! La gioia albergava nelle famiglie numerose cosicché, dopo due anni arrivò una sorellina.
Come nelle favole, le giornate trascorrevano, tutto sommato, tranquille. I bambini giocavano, andavano a caccia di lucertole e i grandi impegnavano il tempo a scuola e/o nei campi. L’impegno, naturalmente dipendeva dalla disponibilità economica ma anche dalla cultura del tempo. I latifondisti, i piccoli proprietari terrieri, cercavano di tesaurizzare tempo e colture, nel senso che associavano agli studi la gestione e la cura delle terre, mentre i contadini poveri vendevano le braccia di stagione in stagione.

(segue) gli anni del dopoguerra

domenica 26 maggio 2013

Risolto il mistero dei post fantasmi

Alcuni vecchi post non comparivano più sul blog perché contrassegnati come bozze (!?)
Questa mattina, casualmente mi sono accorto del disguido tecnico(?) e li ho riproposti.
Buona lettura.

questi i link: 


martedì 2 agosto 2011

golosità di stagione, frittelle di fiori di zucca, fotoricetta

aore12blog

Cucina mediterranea, sfiziosità di stagione:
Frittelle di fiori di zucca. Foto ricetta
.


Ingredienti: fiori di zucca; 1 uovo; farina, acqua e sale q.b. per la pastella; olio.

Procedimento:
Lavare e lasciare sgocciolare i fiori di zucca; preparare la pastella con farina, acqua e 1 uovo; salare; sminuzzare i fiori nella pastella e amalgamare bene. Mettere dell’olio a riscaldare in padella; versare un cucchiaio di composto e… buon appetito!


lunedì 24 gennaio 2011

conoscere la Calabria


©archivio M:Iannino
il terzo guerriero (bozzetto)
Mettiamoci comodi. Immaginiamo di essere seduti davanti al camino, d'inverno. Fuori il buio avvolge la campagna, gli alti e robusti castagni sonnecchiano sfiorati dal vento fresco. Il pastore, vigile, con l'orecchio teso, pronto a prevenire l'assalto del lupo e scacciarlo con colpi caricati a sale, osserva il cielo stellato. pensa al lavoro impellente, alla mungitura e alla lavorazione del latte; al luogo dove portare la mandria al pascolo, mentre la moglie prega e rivolge la mente a Dio e ai suoi servi che ha voluto mandare nei luoghi sperduti della Calabria per alleviare ferite ataviche.

Come quando si è piccoli, con parole semplici ma cariche di affetto, raccontiamo episodi di cultura contadina, misticismo, folklore, cultura contemporanea, paesi.

Parliamo di persone che sono rimaste in Calabria, per scelta o necessità, comunque, convinte che serva l'improcrastinabile impegno di ciascuno di noi per risolvere problemi atavici legati alla durezza dei luoghi.

Parliamo  di noi calabresi e no, del rapporto col resto del mondo se vogliamo davvero contribuire alla crescita e contrastare quanti vogliono affossare la nostra bella terra sfruttando il giogo dell'ignoranza amplificato dai "sentito dire" arricchendo i loro discorsi con la delazione e i luoghi comuni, bandendo, però, piagnucolii e autocommiserazioni, per porgere e evidenziare con determinazione le positività presenti sul territorio regionale.

Parliamo, insomma, di quanto accade d'avanti a noi. Osserviamo i fatti a ore 12 e li esponiamo con estrema onestà intellettuale per testimoniare quanto di buono è stato fatto e pungolare per quanto ancora si può fare.

Parliamo di:
©archivio M.Iannino
"tempi" mario iannino
Cucina mediterranea e sapori di Calabria.  
Calabria mistica ,attraverso l'esempio di Natuzza Evolo e fratel Cosimo Fragomeni.
conosciamo Percorsi culturali, luoghi, paesi e artisti.
nonché Costumi e società. dalla Magna Graecia ai bretti, fino ai giorni nostri.

sabato 16 dicembre 2023

Aria di Natale tra gli stands di Campagna Amica

 


La lunga estate in Calabria sembra essere giunta al termine. D'altronde siamo a ridosso delle feste di Natale, lo rammentano gli odori tipici della cucina mediterranea che tiene alta la tradizione e accompagna le feste invernali condizionate da un accenno di bassa temperatura. ma non fa molto freddo qui!

L'odore di frittura è impercettibile. La signora Lina ha usato l'olio extra vergine di ulive per cuocere le crespelle. L'impasto biancastro fatto con farina tipo 00 è messo a riposare su una teglia sul banco del mercato coperto. Solitamente il ripiano, come del resto tutti quelli che formano l'arredo del locale del piano terra del palazzo prospicente il mare, è adibito per accogliere i prodotti della terra che i soci di “campagna amica” espongono e vendono ogni martedì e sabato. Più in là, affianco alla porta d'ingresso in una pentola bassa posta sul fornello elettrico a induzione

la signora Lina tuffa le ciambelle che gira con un utensile di legno e in brevissimo tempo assumono l'aspetto dorato: pronte per la degustazione! appena dorate le deposita in una teglia che rimane vuota nell'immediato. Gli avventori in fila aspettano con una sorta di malcelata pazienza di poterle assaporare.



giovedì 8 giugno 2017

Catanzaro, atti di vandalismo

Vandalismo o microcriminalità? 

Corvo, stamane. Tra via Magenta e viale Isonzo.


Credevo fosse stato il vento a buttare giù la rete di recinzione che gli operai stanno erigendo in questi giorni nell'area in cui avrebbe dovuto esserci da tempo un centro polifunzionale sportivo medico dedicato all'handicap. Ma i paletti in ferro sradicati e contorti dicono che il vento, forte per quanto possa essere, qui a corvo, non centra nulla. 


La chiave di lettura dell'azione vandalica, per quanto cruenta, rimane al momento incerta.
Potrebbe essere inserita nella sfera della stupida goliardia o nell'azione ideologica di qualche gruppo verde che tende alla tutela del bene comune visto che:
Il fantomatico centro avrebbe dovuto essere operante già da molto tempo, ma da che ne so, questa non è terra di coltura per estremisti.

Escluderei altre matrici, tipo quelle mafiose o 'ndranghetiste, care alla stampa d'effetto.
Giacché, di fatto, l'intera area è stata abbandonata a se stessa per una decina di anni o giù di lì.
Cosa che ha dato sostentamento a molti. Il campo selvatico in questione ha offerto piante autoctone e lumache; alimenti ben graditi nella cucina mediterranea vista l'assidua raccolta che se ne è fatta durante le stagioni indicate alla proliferazione delle specie.
Tornando al tema:
Il progetto originario prevedeva una piscina riscaldata coperta con ausili medici per la cura e il superamento della disabilità. Progetto nobile e ambito dal quartiere che pur esistendo, a tutt'oggi, solo sulla carta, non decade. La mancata edificazione attuativa del progetto non è una pregiudiziale e neanche motivo di annullamento della concessione, visto che l'area è stata assegnata per la seconda volta dal comune, di recente, agli stessi imprenditori catanzaresi.

Nel bel mezzo del campo selvatico, attualmente c'è eretto uno scheletro in cemento flagellato dai venti e dalle intemperie... in sintesi del progetto iniziale rimangono in piedi solo un rudere e le intenzioni.
Dell'opera di pubblica utilità ancora neanche l'ombra.

Sarà questo uno dei tanti interrogativi da anteporre a discolpa dell'azione vandalica?

martedì 2 agosto 2011

insalata di pasta fredda

Cucina mediterranea, sfiziosità di stagione:
Pasta fredda.


aore12blogIngredienti: 2 pomodori; una cipolla dolce; basilico; una scatoletta di tonno all’olio d’oliva; wurstel o in alternativa prosciutto cotto o mortadella tagliati a dadini; olive verdi in salamoia; provola fresca di latte; pasta penne.

Procedimento:
Preparare in una terrina gli ingredienti tagliuzzati e condirli con olio d’oliva e sale q.b..

fare cuocere in abbondante acqua salata una quantità desiderata di penne; scolare la pasta al dente; bloccare la cottura con getti d’acqua fredda; riporla nella pentola e aggiungere gli ingredienti. Mescolare e …buon appetito

domenica 27 agosto 2017

Piccolo mondo antico

L'invito.

(...)
Su dai fatti vedere. M'invita con voce gioviale Pino. Lo so fa caldo ma qui in montagna si sta bene e poi con la trasversale delle serre si arriva in pochissimo tempo. Venti minuti al massimo. Ti aspetto e sei mio ospite. Ceniamo insieme questa sera.
D'accordo. A stasera.

È seduto nel patio insieme ad un altro signore il mio ospite. Parlano mentre sorseggiano qualcosa nei bicchieri di vetro. Mi dirigo verso di loro e noto che mi guarda con occhi interrogativi.
È trascorso molto tempo. Circa vent'anni se non di più. È chiaro; non mi riconosce nell'immediatezza. Qualche attimo di titubanza e mi viene incontro:

Oh, carissimo. Scusa. Esclama Pino salutandomi con trasporto. Siediti. Prendi qualcosa? È stato difficile trovarmi?

Questo è un mio carissimo, vecchio amico. Stasera è mio ospite! Cena con me.

Mi raccomando. - dice rivolgendosi al gestore del B&B. Un antipastino come al solito, casareccio. Olive, melanzane, zucchine e salame nostrale. Il vino. E la minestra, quella che mi fai solitamente, come si faceva un tempo.

Allora. Torniamo a noi. Mi dice mentre si accomiata dall'ospite e dà gli ultimi suggerimenti al colono che ha in uso gratuito la proprietà.
Vieni, ti faccio vedere la mia casa di campagna. Il mio rifugio estivo. Entra! Io sto qua. È la vecchia casa dei contadini che ho adattato alle mie esigenze. La mia l'ho trasformata in casa d'accoglienza. Le camere le ho dedicate ai miei.

L'antico casolare immerso tra i castagni mi affascina. È un'oasi di pace. Lo sguardo vaga sereno tra il verde cangiante della macchia mediterranea accarezzata dal sole pomeridiano fino all'orizzonte, dove si stagliano le montagne delle serre calabresi. Il verde e l'azzurro predominano nell'ambiente esterno mentre l'ossigeno dell'aria penetra fin dentro le mura e corrobora.

Ecco; questo è il mio tavolo da lavoro. Siediti! -Mi fa accomodare sulla sedia impagliata e si avvicina alla finestra. Tira la tenda-. Che spettacolo! La veduta sul bosco è semplicemente incantevole! Una favola a portata di mano! L'ampio tavolo è invaso da libri in pile ordinate e da fogli con appunti. Sulle pareti, tra la libreria che ne occupa quasi l'intero spazio, le foto dei genitori e le sue in compagnia di studiosi e ricercatori noti nel mondo scientifico e accademico completano l'arredamento.

Usciamo all'aperto. La tenuta è un laboratorio per le nuove generazioni che hanno vissuto solo la città. Un pezzetto di mondo antico da far conoscere.
Lontano dal frastuono tecnologico. Lontano dal rumore dei motori. Nell'assoluto silenzio, intervallato dal cinguettio degli uccelli e dal fruscio delle foglie mosse da un lieve venticello, giunge gradevole il salto dell'acqua che va a rimpinguare l'antico abbeveratoio fino ad adagiarsi quietamente nel laghetto delle papere, a valle.

Il piccolo mondo antico sta tutto lì. Nell'appezzamento di terra tra i boschi delle preserre calabresi. In cui si coltiva frutta autoctona, si cucinano i prodotti dell'orto e si servono le carni allevate in loco.

A pochi metri della casa padronale adibita a b&b, saliti pochi gradini, in un corpo staccato in pietra si contano pochi tavoli, un bel camino e, in fondo, la cucina.

Sono tornati dopo vent'anni dalla Germania, -mi fa sapere Pino gettando uno sguardo oltre il vetro che separa la sala dalla cucina in cui una coppia di mezza età traffica tra i fornelli- sono bravi e ottimi lavoratori. Ho concesso loro in forma gratuita la tenuta. Conoscono il tedesco e per l'inglese intervengo io.

La cena frugale sprigiona i sapori della terra. Nei piatti che precedono la minestra, c'è il giusto apporto calorico dalle tipiche caratteristiche qualità organolettiche locali: Una fetta di mozzarella tutto latte; tre olive nere; una fetta di zucchina grigliata; una fettina di capocollo e una di salame; una ricottina; un po' di funghi sottolio; ortaggi in salamoia; e in tavola una brocca d'acqua fresca della sorgente, una bottiglia di vino e del buon pane casareccio. La minestra vegetale, servita in ciotole di terracotta, è un'armonia per il palato: zucchine, carote, cime e fiori di zucca, sedano e aromi.
La coppia di emigranti è davvero brava. Marito e moglie conoscono le ricette calabresi e preparano i piatti secondo la tradizione.
Come si usava fare un tempo... tra i contadini della Calabria, rapporti umani inclusi.

lunedì 24 giugno 2019

Catanzaro, pineta Giovino e lungomare

Al di là delle intenzioni personali. Opportunismi a parte. Guardo all'operazione “Giovino” e quindi alla riqualificazione della pineta e del nuovo lungomare di Catanzaro Lido con positività.


Quella parte di costa lasciata alla mercé di chiunque per troppo tempo adesso ha un valore urbanistico ben definito. La pineta è arredata di cassonetti per la differenziata; vi sono tracciati delimitati da steccati che conducono a zone adibite per il ristoro, sosta e picnic. E di fronte, lato mare, ovviamente una miriade di stabilimenti balneari.

Qualcuno sta allerta per paura dei soliti furbetti attenti a fare business disattendendo la salvaguardia dell'ambiente e il rispetto delle regole civili.
Un po' di sana attenzione non guasta. Perché è risaputo: c'è sempre chi guarda solo al proprio ombelico piuttosto che agli interessi della collettività. Non per questo si deve guardare con diffidenza ogni intenzione “politica” che tiene sotto i riflettori l'area “Giovino”.
Ragioniamo sulla bellezza, sui benefici e sulle probabilità d'azione delle persone per bene, operatori turistici e avventori:
vuoi mettere la soddisfazione dei fruitori che trovano refrigerio all'ombra della macchia mediterranea e s'inebriano davanti alla visione di un bel paesaggio manutenuto nel rispetto e per la tutela paesistica o stare immobili per l'angoscia di qualche ipotetico predatore d'assalto?

L'accoglienza è uno dei piatti forti dei calabresi! La ristorazione, sia essa cucina tradizionale o meno, è degna compagna del territorio che chiunque avrà modo di assaporare difficilmente non la ricorderà con un pizzico di golosità. I luoghi, poi, sono scenari da vivere appieno. La storia, la cultura tout court, è la stella cometa che indica la strada e porta questa nostra terra al primo posto

sabato 14 gennaio 2012

Calabria, dove tutto è cultura


©by mario iannino


Pochi fotogrammi per significare le bellezze naturalistiche della Calabria ed evidenziare alcuni aspetti salienti delle sue origini storiche. Il resto è da vedere in prima persona. Ovviamente le proverbiali peculiarità calabresi, quali l'ospitalità e la cucina tipica mediterranea, tanto per ricordarne qualcuna, non possono essere presenti nel video... sembrerebbe un atto di piaggeria e noi non lo vogliamo! vogliamo essere concreti.

domenica 26 giugno 2011

Calabria, crocevia di storie

Gente del sud.

Ricordo chiaramente la sensazione di disagio che saliva quieta mentre mi accingevo a trascorrere un periodo della mia vita in luoghi sconosciuti. Luoghi che, a detta dei media, sono tutt'ora sinonimo di ‘ndrangheta, di malaffare e violenza. Se fosse dipeso da me avrei fatto volentieri a meno, e mentre preparavo le valigie immaginavo scene di sangue, aggressioni, arroganze … ma no! Ripetevo mentalmente per farmi coraggio. Eviterò i luoghi malfamati, le periferie e le persone rozze. Mi faccio i fatti miei e dopo il lavoro, una doccia e via su qualche spiaggetta dei mari del sud!, tra lo Jonio e il Tirreno c’è solo l’imbarazzo della scelta! Sì, mi faccio i fatti miei e mi godo il sole e il mare pulito della Calabria selvaggia.
©arch.M.Iannino
veduta sullo jonio

Quant’è vero che la fantasia condiziona la realtà anche di noi calabresi cresciuti nelle città. A furia di sentire storie di cronaca nera, tutto diventa cattivo. È come un virus che penetra dentro il corpo buono e lo infetta, provocando, a volte, metastasi.
Oggi lo posso affermare con convinzione! La Calabria, non è tutto quello che si legge o si sente. La Calabria e la sua gente sono ben altro! L’ho scoperto a mie spese. Non perché abbia deliberatamente fatto delle ricerche, ma perché condizionato da un lavoro che mi ha portato a conoscere moltissimi paesini dell’interland compresi quelli che mai avrei pensato di visitare. Paesi che nell’immaginario collettivo sono covi di ‘ndranghetisti, con cantine trasformate in covi per latitanti e campagne piene d’insidie.
Ci sono anche questi!, inutile negarlo; paesi tristemente noti per faide sanguinarie tra persone dotate di un’intelligenza primitiva protese a salvaguardare i propri interessi con ogni mezzo, anche con la violenza, ma non sono per strada a dare fastidio alla gente che passa, sono attenti ai loro affari come nel resto del mondo; d’altronde, la cronaca parla di episodi efferati accaduti a Roma, Milano, New York. E che dire, allora, delle guerre economiche innescate dai poteri occulti dell’alta finanza? Di quella lobby famosa come mafia dei colletti bianchi che pur di guadagnare e fare profitti non bada a nulla? La stessa che fa transazioni d’affari con imprenditori sani e malavitosi senza battere ciglio? La seconda scelta, naturalmente, non giustifica la prima, ma è tanto per ricordare che nella società ci sono i buoni e i cattivi dappertutto!
Cosa diversa è la delinquenza comune, il bullismo, l’indifferenza, fenomeni sociali, questi, che fanno più vittime nelle grandi città piuttosto che nei paesini dove tutti si conoscono e l’ospitalità è ancora ritenuta un dovere sacro da rispettare. Ma quanti sono o saranno indotti a recarsi in quei luoghi da pressanti situazioni lavorative e quanti invece per amore di bellezza per la conoscenza? saranno le stesse che abbattono le paure perché ne va di mezzo la tranquillità economica personale e della famiglia per chi è sposato? Ecco, questo mi sono chiesto, specie dopo aver letto un articolo su Repubblica a firma di uno scrittore, noto per avere scritto un libro sulla camorra, ora sotto protezione perché ha ricevuto minacce di morte dopo averlo pubblicato e conteso dai “salotti sull’antimafia”, che titolava “Così si muore in Calabria, per la legge della terra” e intercalava, a mio avviso, quasi compiaciuto: “…ma questa non è una strage dettata semplicemente dal raptus di paesani che vivono in terre del sud dove ci sono più pistole che forchette…”.
La mia esperienza, dicevo, è diversa. Ho conosciuto i calabresi, quelli resi “brutti” da giornalisti e scrittori di cronaca dalla penna facile; sono entrato nelle loro case; non ho trovato pistole nei cassetti delle cucine ma forchette e posate. Posate per imbandire le tavole con lo scopo di accogliere degnamente gli ospiti.
Le storie che seguono, se pur romanzate prendono spunto da esperienze reali. Incontreremo i luoghi e l’animo della gente, le diverse realtà conosciute in uno spaccato molto vicino al vero, come i paesi dell’accoglienza dove gli extracomunitari si sono insediati e convivono con i calabresi tra scorci paesaggistici d’incommensurabile bellezza.
Buona lettura.

domenica 18 ottobre 2009

rubrica gastronomica, le conserve: passata di pomodoro




Rubrica gastronomica: cosa bolle in pentola.
Le conserve: passata di pomodoro

Nella cultura gastronomica mediterranea, la salsa di pomodoro, chiamata anche conserva o passata di pomodoro, è la regina della cucina italiana usata nella maggior parte delle preparazioni gastronomiche.
La preparazione della provvista per il fabbisogno familiare è semplice:

100kg di pomodori per salsa;
sale grosso q.b.
Un pentolone capiente;
Un mestolo;
A piacere: basilico; cipolla; peperoni reggini.
Procedimento:
Lavare e tagliare i pomodori;
metterli nel calderone a bollire insieme alla cipolla, il basilico e i peperoni.
Passare i pomodori e gli aromi al passatutto.
Rimettere a bollire e riempire le bottiglie.
A questo punto, le varianti sono due:
1) tradizionale, vale a dire, una volta riempite e tappate tutte le bottiglie con la passata di pomodoro, si fanno bollire nel calderone e si lasciano raffreddare per 24 ore.
2) con la febbre: riempire e tappare le bottiglie col passato in ebollizione, ricoverarle in una cassa o comunque in un luogo riparato da spifferi con coperte di lana e lasciarle raffreddare lentamente.

sabato 25 aprile 2009

nei luoghi dell'anima: quattro passi in Calabria

Nei luoghi dell’anima
aore12


©mario iannino

Centodieci chilometri orari; và bene così! Il viaggio è lungo, meglio non forzare il motore. Dice tra sé Vittorio. Oltretutto, deve prestare attenzione al carico. Un carico estremamente delicato, costato anni di travagliato e intenso lavoro. Un lavoro fuori dal normale, esigente, che implica dedizione e onestà intellettuale, doti poco conosciute nella sfera del generico impegno per cui è sbagliato definirlo “lavoro”. Diciamo piuttosto che è un’attività che non lascia alternative anche perché non sei tu a condurla è lei che ti possiede. E Vittorio lo sa bene. A dire il vero, lui, avrebbe fatto a meno d’intraprendere l’ennesimo infruttuoso viaggio, suo malgrado sta lì, a contare le buche e le deviazioni della Salerno Reggio Calabria. Ma, il più è fatto. Ormai è questione di poco. Sta per arrivare alla meta.
“Sì pronto…no sono ancora in viaggio…sì, va bene, ti richiamo appena arrivo”. Pensare che all’inizio non sopportava il telefonino ed ora… “Sì…pronto chi parla? No ha sbagliato …Ah, è lei sì sono in viaggio. Tra qualche ora dovrei essere a Roma. Non si preoccupi a presto”. Click
“Se non mi avesse assillato con le sue telefonate avrei già chiuso da un pezzo con le fiere! Comunque questa è l’ultima!, l’ultimo canto! Poi tumulerò definitivamente teorie e illusioni! Ecco ci sono quasi... Finalmente! Adesso affrontiamo la bolgia del raccordo anulare…i divieti d’accesso, gl’immancabili lavori in corso; il traffico di via Nazionale, Piazza Venezia… Dovrei esserci: eccolo là! Sì è lui”.
“Maestro! Venga da questa parte, venga. Giri a sinistra, oltre il cancello c’è l’entrata secondaria.”
“Grazie! (l’inizio sembra buono! Almeno non sto col patema d’animo dell’intralcio al traffico…)”
“Si accosti ancora un po’…così! A posto! Ben arrivato! Ha incontrato difficoltà nel viaggio?” “No! Grazie. Tutto bene! Comodo questo cortile…anche l’ambiente interno è ben strutturato.” “Sì è una gran comodità! -Incalza il gallerista- Vedrà, qui è diverso. Abbiamo dei clienti esigenti, come le dicevo al telefono; non per invogliarla a venire, d'altronde, stasera se ne renderà conto: i nostri collezionisti hanno il palato fine.” “Non lo metto in dubbio, ma ora posizioniamo i lavori.” “Non si preoccupi Maestro, tra poco arriverà il nostro critico insieme a due operai, sarà lui a curare il montaggio della mostra! Venga, andiamo a mangiare un boccone, ha bisogno di ritemprarsi non vorrà crollare durante l’inaugurazione, spero. Venga! Proprio qua dietro c’è una trattoria niente male, noi ci andiamo spesso…”.

Il rituale si ripete: dopo il lavoro manuale per concretare attraverso il mestiere i suggerimenti dell’anima, Vittorio, si ritrova all’ennesimo appuntamento espositivo non più con l’entusiasmo giovanile ma con l’amara esperienza di chi ha cozzato più volte contro il muro delle lobby pilotate e l’indifferenza della collettività massificata. La realtà quotidiana, quella che fa i conti in tasca, ha avuto il sopravvento, ha sussurrato, urlato, imposto la sua logica, e vittoriosa ha asservito le intelligenze alla cruda indolenza dell’evoluzione tecnologica e mercantile: nel sibilo ringhioso degli affari non c’è spazio per la crescita poetica: è il denaro che conta che rende forti e potenti che muove le platee mondiali e apre a crociate mistificatrici . È ancora presto per la città del sole; è pura utopia caro Fra’ Tommaso! Chissà se mai si avvererà il tuo sogno.

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