Parola negata
L’opera trasforma in riflessione visiva e denuncia poetica un malcostume. Il gesto cruento diventa linguaggio, e la materia ferita diventa testimonianza della "Parola negata" nell'opera di Mario Iannino
dalla serie: "Dentro e fuori – causa ed effetti"
Delazione gratuita e sadismo sociale
In questa composizione, Iannino mette in scena una tensione viscerale tra gesto e materia. Le forbici, conficcate in una massa rossa e pulsante, non sono solo strumento: sono metafora. Tagliano, feriscono, dividono. Ma non lo fanno per necessità: lo fanno per gusto. Il gusto amaro della delazione gratuita, dell’infamia lanciata senza motivo, con indolenza; fango gettato per passare il tempo.
La massa rossa, cruda e viva, è l’essere umano esposto. È la carne della reputazione, della dignità, della voce. Il cartone, povero e corrugato, è il contesto sociale: un ambiente che non protegge, ma espone. Un palcoscenico dove il dolore viene spettacolarizzato, e la ferita diventa intrattenimento.
Le scritte industriali sullo sfondo – “TOP”, “Packaging” – non sono casuali. Alludono alla mercificazione dell’immagine, alla confezione dell’identità, alla superficialità con cui si giudica e si consuma l’altro. In questo scenario, la delazione non è solo un atto meschino: è un rituale sociale, una forma di sadismo travestita da normalità.
Ma l’opera non si limita a denunciare.
Essa resiste.
Trasforma la rabbia in forma, il gesto in pensiero, la ferita in linguaggio.
Chi guarda con attenzione, riconosce la violenza anche quando è travestita da ironia.
E ci ricorda che l’arte può ancora essere uno spazio di verità, dove il dolore non viene nascosto, ma scolpito.
Parola negata è un titolo potente, essenziale, che racchiude il senso profondo di questa tua opera e della riflessione che l’accompagna.
La lingua, simbolo di espressione, è qui recisa.
Non per errore, ma per volontà.
Un gesto cruento, dettato dalla rabbia, che diventa forma e denuncia.
La massa rossa, plastica e pulsante, è la lingua dell’essere umano:
organo del pensiero, della verità, del dissenso.
Le forbici, conficcate con violenza, sono il gesto della delazione gratuita,
della parola negata, del silenzio imposto.
Viviamo in una società dove la parola libera è spesso scomoda.
Dove chi parla con sincerità viene isolato, deriso, delegittimato.
La delazione non cerca verità: cerca dominio.
Taglia la lingua non per correggere, ma per zittire.
Questa opera non è solo una reazione: è una testimonianza.
È il grido di chi ha subito, ma non si è piegato.
È la materia che parla quando la voce è negata.
È l’arte che resiste, anche quando il mondo preferisce il pettegolezzo alla verità.
“Parola negata” è un monito.
Un invito a riconoscere la violenza sottile che si nasconde dietro il giudizio gratuito.
Un atto di dignità, scolpito nella carne della materia.
Commenti
Posta un commento
LA PAROLA AI LETTORI.
I commenti sono abilitati per chiunque passa da qui, si sofferma, legge e vuole lasciare un contributo all'autore del post.
ATTENZIONE! Chi commenta i post del blog è responsabile di quanto scrive. Pertanto non è prevista nessuna moderazione o censura ai commenti salvo evidenti illiceità.