Da 44 Paesi rotta su Gaza
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"affido al Sacro Cuore le anime belle di Gaza" |
Idealmente sono su una di quelle barche nel porto di genova in rotta per Gaza. Quelle barche non sono solo mezzi di trasporto: sono simboli di resistenza, di solidarietà e di speranza.
La Sumud Freedom Flotilla, partita da Genova e da altri
porti europei, è la più grande missione umanitaria indipendente mai organizzata
per Gaza. Decine di imbarcazioni, con a bordo attivisti da 44 Paesi, stanno
cercando di rompere l’assedio israeliano e portare 300 tonnellate di aiuti
alimentari alla popolazione palestinese.
Tra i partecipanti ci sono volti noti come Greta Thunberg e
Susan Sarandon, ma anche tantissimi volontari anonimi che hanno scelto di
salpare con lo slogan: “Quando il mondo rimane in silenzio, noi salpiamo”. Le
barche sono dirette prima verso Augusta, in Sicilia, per poi partire insieme il
4 settembre verso Gaza.
Idealmente sono, laicamente, su una di quelle barche, nel
cuore pulsante di un gesto collettivo che dice: non ci arrendiamo
all’indifferenza.
Un post laico, dunque, intimo, che esprime quel paradosso
struggente di chi non crede nel soprannaturale, ma desidera ardentemente che
esista qualcosa a cui affidare il dolore del mondo.
Non credo in Dio. Non credo negli angeli, nei santi, nei
miracoli. Non ho mai sentito una voce nel silenzio, né ho mai visto un segno
nel cielo. Eppure oggi, mentre il mare si apre davanti a me e Gaza è solo un
punto invisibile all’orizzonte, vorrei credere. Vorrei credere che ci sia
qualcosa, qualcuno, capace di raccogliere il peso che ci schiaccia. Vorrei poter dire: “Pensaci tu”, e sentire
che non tutto dipende da noi, da questa carne fragile, da queste mani vuote. Perché
il dolore è troppo grande e la giustizia è troppo lenta. Perché la speranza, da
sola, non basta. E allora, anche se non credo, affido le angosce assorbite dai
notiziari. Affido a quel vuoto che altri chiamano Dio, al Sacro Cuore di Gesù, affido
i bambini sotto le macerie, le madri che non hanno più voce, i padri che
scavano con le unghie, i corpi che il mondo non vuole vedere.
Affido, pur sapendo che nessuno raccoglierà le mi angosce
traslate che bruciano la mente. Affido, perché non posso fare altro. Affido, perché forse, nel gesto stesso
dell’affidare, c’è già un atto di fede.
Laico, disperato, umano.
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