LE INCURSIONI DEL GRILLO PARLANTE
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"la rubrica del grillo parlante" |
Si ricomincia.
Ricominciamo un’altra tornata di proclami. Promesse che stuzzicano e non di poco la pancia dei poveracci che sperano sempre, nonostante le scottature e le capriole dei voltagabbana. Sperano, i poveracci, e siamo in tanti, troppi. Eccessivamente assai che per poter soddisfare le nostre esigenze primarie ad iniziare dai problemi di salute si dovrebbe fare una politica umanamente condivisibile alla maniera di Cristo e di quanto Lui ha predicato.
I creativi, e nello
specifico, gli scrittori, hanno saputo identificare con semplicità il concetto
di “buona coscienza” che dovrebbe indurre a pensare non ad un “IO” ma ad un “NOI”.
Collodi in tal proposito, nella favola di Pinocchio ha
visualizzato nel grillo parlante la “coscienza” che saggiamente suggeriva al
burattino/bambino la strada giusta da iintraprendere.
È un appello alla coscienza collettiva, che intreccia
disillusione e speranza con una vena profondamente umana. Questa l’intenzione
delle “incursioni” che di volta in volta si troveranno negli scritti dei post in
merito alla campagna elettorale regionale e agli editti nazionali dei politici
ormai disincantati e impenitenti che, pur sapendo di mentire o quantomeno
espellere vacuità dalla bocca, lo fanno comunque.
Questa è una Lettera aperta alla coscienza politica e
sociale collettiva:
Si ricomincia.
Ancora una volta, si alzano i toni, si moltiplicano le
promesse, si accendono le luci dei palchi. Ma noi, i “poveracci”, siamo sempre
lì: con le mani tese non per chiedere l’elemosina, ma per reclamare
dignità.
Le parole volano, i proclami si accavallano, eppure il
dolore resta. Il dolore di chi attende una visita medica da mesi, di chi lavora
senza garanzie, di chi cresce figli senza certezze. Dei giovani costretti a svendere la propria
intelligenza.
E allora, se davvero si vuole fare politica, che sia una
politica del “NOI”. Una politica che non si rifugi dietro l’ego, ma che si
ispiri a quella coscienza che i grandi scrittori e gli artisti tout court hanno
saputo incarnare.
Collodi ci ha lasciato il Grillo Parlante: voce saggia, voce
scomoda, voce necessaria.
Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di quel grillo. Di una
coscienza che non si venda, che non si spenga, che non si travesta da
slogan. Abbiamo bisogno di Cristo, non
come figura religiosa, ma come simbolo di compassione radicale. Perché la vera rivoluzione non è nei
proclami, ma nella capacità di ascoltare.
E noi, i tanti, i troppi, siamo qui. Non più per credere alle favole, ma
per scriverne una nuova.
Il rumore delle promesse.
Ogni stagione elettorale è un concerto stonato di
promesse.
Si parla di futuro, di rilancio, di cambiamento. Ma il
cambiamento, quello vero, non si misura in slogan. Si misura nei corridoi degli
ospedali, nei contratti dei lavoratori, nei piatti vuoti di chi non arriva a
fine mese.
La politica dovrebbe essere servizio, non spettacolo.
Eppure, troppo spesso, chi parla lo fa per se stesso. Per il
proprio tornaconto, per il proprio posto, per il proprio ego.
Dal “IO” al “NOI”. Questo
il passaggio più difficile, ma anche il più necessario.
Pensare in termini di “NOI” significa riconoscere che il
benessere individuale non può prescindere da quello collettivo.
Significa smettere di costruire muri e iniziare a costruire
ponti. Il “NOI” è il principio fondante di ogni società sana. È il grido silenzioso di chi non ha
voce. È il volto di chi non ha volto nei
telegiornali.
La coscienza, quella vera; Collodi ci ha insegnato che la
coscienza non è un lusso, ma una necessità.
Il Grillo Parlante non è solo un personaggio: è il simbolo
di quella voce interiore che ci guida, ci ammonisce, ci salva. Oggi, quella
coscienza sembra sopita. Soffocata dal
rumore, dalla fretta, dall’indifferenza.
Ma è ancora lì. E aspetta solo di essere ascoltata.
La politica alla maniera di Cristo non si tratta di
religione, ma di etica.
Cristo ha predicato l’amore per l’ultimo, la cura per il
malato, la giustizia per l’oppresso.
Una politica che si ispiri a questi valori non è utopia: è
necessità. Perché se non si parte dagli ultimi, si finisce per dimenticare
tutti.
Per concludere, è: il tempo della favola nuova. Non vogliamo
più favole che ci illudano.
Vogliamo favole che ci ispirino.
Favole dove il burattino diventa bambino non perché ha
imparato a mentire meglio, ma perché ha scelto di ascoltare la propria
coscienza.
E allora, che il Grillo Parlante torni a farsi sentire.
Che la politica torni ad essere umana.
Che il “NOI” torni ad essere il centro.
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