La Cecilia di Moravia
cultura
La Noia è uscito in ristampa nel 1981 e lo comprai alla modica cifra, si
fa per dire, di 3.800lire, ch’erano soldi anche allora. Soldi ben spesi! Amavo leggere.
E lo faccio ancora, vista permettendo. Con l’ètà. Gli acciacchi prendono di
mira proprio gli occhi. Ma ancora ci difendiamo.
Perché mi è venuto in mente questo libro di Moravia, ovvero d Alberto Pincherle?
Il vero nome di Alberto Moravia era Alberto Gastone
Pincherle Moravia. Nato a Roma il 28 novembre 1907, Moravia è stato uno dei più
importanti scrittori italiani del XX secolo. Il cognome "Moravia" era
quello della nonna paterna, che scelse come pseudonimo per la sua carriera
letteraria.
Perché? Dicevo. A causa di un nome di donna: Cecilia! La protagonista
del racconto citato.
Un ruolo affascinante quello che Moravia assegna a Cecilia:
Cecilia è uno dei personaggi centrali del romanzo “La noia”,
pubblicato nel 1960.. ma che prese posto nella mia libreria nel 1981.
La figura di Cecilia è complessa, ambigua e profondamente
simbolica, incarna molte delle tensioni esistenziali e psicologiche che
attraversano l'opera.
Chi è Cecilia?
È una giovane modella di diciassette anni, inizialmente
amante del pittore Mauro Balestrieri.
Dopo la morte di Balestrieri, intreccia una relazione con
Dino, il protagonista del romanzo.
Cecilia rappresenta per Dino un oggetto di desiderio e al
tempo stesso una fonte di frustrazione e ossessione.
Il ruolo simbolico di Cecilia, per lo scrittore, condensa “Corpo
e istinto”: Cecilia è descritta come dominata da una corporeità che la rende
quasi animale, ma non priva di umanità. È vista sempre attraverso lo sguardo di
Dino, che tenta di possederla in tutti i sensi. Ma lei sembra pervasa da un senso
di indifferenza e mistero. Accetta il denaro da Dino con la stessa indifferenza
con cui lo accettava da Balestrieri, alimentando la sua ambiguità morale. Ma fino
ad un certo punto vista la sua professione di modella che si presta a posare
nuda per i pittori. Dalla personalità indefinita per l’inafferrabilità, diventa
ossessiva per Dino che cerca di colmare il suo vuoto interiore attraverso il
possesso fisico di Cecilia, ma lei rimane sfuggente, incarnando l’idea
dell’amore come ossessione e della donna come enigma.
La relazione con Dino è un rebus. Dino, pittore fallito e
borghese disilluso, vive un rapporto tormentato con Cecilia. La loro relazione
è segnata da gelosia, tentativi di controllo e una profonda incapacità di
comunicare. Dino arriva persino a proporle il matrimonio, sperando che la
quotidianità riveli la sua banalità, ma Cecilia rifiuta. Cecilia non è solo un
personaggio femminile: è il fulcro attorno al quale ruota la crisi esistenziale
di Dino e, in un certo senso, l’intero romanzo.
“La chiave” altro romanzo di Alberto Moravia, imperniato
sull’eros ha delle attinenze:
“La noia” (1960) e “La chiave” (1952) sono due romanzi molto diversi per forma e contenuto, ma entrambi rivelano l’ossessione di Alberto Moravia per il desiderio, l’alienazione e il rapporto tra corpo e mente. Ecco un’analogia tematica e stilistica tra i due:
Analogia tra “La noia” e “La chiave”:
Nel romanzo “La chiave”: Il professore desidera la moglie
Teresa, ma solo attraverso la fantasia e il voyeurismo. Il desiderio è
sublimato e alimentato dalla gelosia. In entrambi i casi, il desiderio non è
mai appagato pienamente: è un motore che genera tensione, ma anche sofferenza.
Il corpo femminile come oggetto di proiezione, nei due
romanzi narrano la figura di Cecilia, vista da Dino come un corpo da possedere,
ma rimane opaca, indifferente, quasi animale. Mentre Teresa, de “la chiave” è
consapevole del proprio corpo e lo usa per manipolare il marito, diventando
soggetto attivo.
Insomma, il corpo femminile è centrale, ma assume ruoli
opposti: passivo e misterioso in Cecilia, attivo e strategico in Teresa.
Moravia è stato un ricercatore silente della psiche maschile,
e in quanto ad alienazione e incomunicabilità, ha saputo descrivere mondi
opposti riservati ai ruoli maschili e femminili: Dino, incapace di comunicare
con Cecilia, vive un senso di vuoto esistenziale. Il professore: Comunica con
Teresa solo attraverso il diario e il gioco erotico, ma non riesce a stabilire
un contatto autentico.
Entrambi i protagonisti sono isolati, incapaci di vivere
relazioni autentiche, prigionieri delle proprie ossessioni.
Narrati in terza persona ma con forte introspezione
psicologica Moravia usa tecniche diverse per esplorare l’interiorità del suo
essere: più analitica in “La noia”, più intima e frammentata in “La chiave.
Nei due romanzi, Moravia mette in scena personaggi borghesi,
incapaci di vivere con pienezza, schiacciati da convenzioni e nevrosi. È una
critica non tanto velata alla borghesia!
“La noia” mostra la sterilità intellettuale della
borghesia; “La chiave” ne rivela le ipocrisie erotiche della borghesia di
quegli anni.
In sintesi:
Moravia, con "La noia" e "La chiave", ci offre due esplorazioni
complementari del desiderio e dell’alienazione. Se “La noia” è una meditazione
filosofica sul vuoto esistenziale, “La chiave” è un gioco psicologico sul
piacere e il controllo. Entrambi i romanzi ci parlano di uomini incapaci di
amare, e di donne che sfuggono o dominano.
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