Marina di Catanzaro, oggi
Ci sta! D’estate il traffico è una variabile costante che si
alimenta nelle ore quotidiane e notturne. Catanzaro Lido, “a Marina e Katazzàru”,
come amano definirla i marinoti, ha visto crescere in maniera esponenziale
negli anni la sua toponomastica originaria che, da quartiere tipicamente
marinaio, le fa assumere un aspetto cosmopolita. Il piccolo corso principale e
le sue piazze, il lungomare, oggetto di una forma di restyling accattivante,
sono fonte d’attrazione.
Il centro storico è riqualificato. Frequentatissime sono le attività di ristoro, nuove, le insegne sottolineano la multiculturalità etnica: kebabari e paninari, pizzerie, gelaterie, creperie, e tra il via vai pedonale e automobilistico, un mezzo curioso s’incunea sinuoso nella striscia d’asfalto che divide i marciapiedi: tre, quattro carrozze rettangolari, squadrate e aperte ai lati sopra i sedili, con dei lampeggianti sul tetto leggermente spiovente, percorre silenzioso le strade.
È il trenino del mare. Un trenino turistico, spesso usato
nelle località balneari per far scoprire il lungomare e i punti d’interesse. Uno
simile, ricordo di averlo visto in una località bellissima, divenuta
tristemente nota alle cronache per un evento drammatico, inimmaginabile per chi
gestiva con passione quello spicchio di spiaggia alla foce del torrente “Beltrame”:
il camping “le giare” nei pressi di Soverato.
Era parte dell’offerta turistica e accompagnava i
campeggiatori fino alla spiaggia; un progetto di mobilità sostenibile,
silenziosa e discreta, che si insinuava tra le dune sabbiose della macchia
mediterranea come un serpente; lentamente, la vecchia 1500 fiat trasformata in
locomotiva, rendeva l’estate effervescente non solo ai bambini.
“Un piccolo convoglio,
un quasi giocattolo “rubato” a una giostra. Ed eccolo di nuovo apparire sulle
strade del quartiere marinaro arricchitosi con la presenza di kebabari, paninari,
creperie e gelaterie, adesso racconta di una uova identità urbana, dove il cibo
diventa linguaggio comune:
Il kebab come simbolo di contaminazione mediorientale; le
crepes che strizzano l’occhio alla Francia e le pizzerie che mantengono il
cuore italiano.
“Ogni insegna è una bandiera, ogni sapore una storia, ogni
tavolo un punto d’incontro tra mondi.”
Il lungomare e il centro storico riqualificati parlano di
una rinascita estetica che conduce nella pineta di Giovino attrezzata per le
camminate, i famosi raduni fuori porta e altre attività all’aperto per famiglie
e comitive arredate con panchine nuove, illuminazione calda, aiuole curate che
guardano alla distesa immensa del blu del mare.
“Il vecchio cuore di Catanzaro batte in un corpo nuovo, dove
il passato non è cancellato, ma incorniciato.”
Catanzaro Lido, d’estate, non dorme mai.
Il traffico pulsa come un tamburo tribale, rimbomba tra le
palazzine e si rifrange sul mare. Le auto si inseguono come pensieri inquieti,
mentre i pedoni si muovono in un balletto disordinato tra gelaterie, kebab e
pizzerie dai nomi esotici.
“A la Marina e Katazzàru”, la pelle è cambiata. Il piccolo
corso principale, punteggiato di pescherie e pescatori intenti in chiacchiere
lente, ora è un mosaico di lingue, profumi e insegne luminose. Il lungomare,
fresco di restyling, sembra una passerella: palme, panchine nuove, luci calde
che accarezzano l’asfalto. Tra il via vai automobilistico e il chiacchiericcio
dei tavolini all’aperto, un mezzo curioso appare, silenzioso.
I bambini lo indicano, gli adulti lo ignorano. Qualcuno dice che sia un trenino
turistico. Altri giurano che non abbia
mai fatto fermate.
C’è chi sostiene che appaia solo dopo mezzanotte, quando il
traffico rallenta e la città si lascia andare.
Una notte, un vecchio marinaio lo seguì a piedi.
Camminò dietro di lui per tutto il lungomare, fino al centro
storico.
Il mezzo si fermò davanti a una vecchia fontana, spenta da
anni.
Il marinaio si avvicinò, ma non trovò né porte né scalini.
Solo un sedile vuoto, che sembrava aspettarlo.
Da allora, nessuno lo ha più visto. Ma ogni estate, quando
il caldo si fa liquido e la notte si fa lunga, qualcuno giura di aver sentito
il rumore di ruote leggere sull’asfalto.
E di aver visto, per un attimo, un convoglio colorato d’oro
attraversare la città. Senza fretta.
Senza meta. Carico di fantasie come può
essere la testa di un sognatore che non vuole svegliarsi per stare in compagnia
dei sogni più belli.
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