Cos'altro ancora
società, coscienza sociale, pace, gaza
Cos'altro deve succedere ancora nella martoriata Gaza per
smuovere il resto del mondo? possibile che non ci siano vie d'uscita? dopo
l'attacco alla chiesa, eseguito, guarda un po', dopo la presa di posizione di
monsignor Pizzaballa, e dopo l'orrendo crimine contro i giornalisti che sono lì
per tesrimoniare gli orrori e che informano quanto sta accadendo sotto
l'assedio, le torture per fame e le relative morti? cos'altro ancora!
Le notizie che arrivano da Gaza sono strazianti e pongono
interrogativi profondi sulla coscienza globale.
Il bombardamento israeliano del 16 luglio ha colpito l’unica
parrocchia cattolica di Gaza, uccidendo tre fedeli e ferendo gravemente il
parroco Gabriel Romanelli. L’attacco è avvenuto pochi giorni dopo la
dichiarazione congiunta di Monsignor Pierbattista Pizzaballa e del patriarca
ortodosso Teofilo III, che hanno scelto di restare a Gaza per assistere i
civili, definendo l’evacuazione “una condanna a morte”. La chiesa ospita
centinaia di sfollati, tra cui disabili e bambini, e rappresenta un rifugio di
umanità in mezzo alla distruzione.
Pizzaballa ha denunciato lo sfollamento forzato come
inaccettabile e ha ribadito che “non può esserci futuro basato sulla prigionia,
sullo sfollamento dei palestinesi o sulla vendetta”. La sua voce, insieme a
quella di altri leader religiosi, è un grido di resistenza morale contro
l’indifferenza.
Il raid sull’ospedale Nasser ha ucciso almeno cinque
giornalisti, tra cui collaboratori di Reuters, NBC, Al Jazeera e Associated
Press. Secondo diverse inchieste, l’attacco è stato un “double tap strike”: un
primo bombardamento seguito da un secondo, mirato a colpire soccorritori e
reporter. Organizzazioni come il CPJ parlano di una “mattanza deliberata” con
oltre 240 giornalisti uccisi dall’inizio del conflitto.
La fame come arma di guerra è barbarie allo stato
primordiale!
La carestia a Gaza è stata definita “il risultato di una
scelta deliberata” da Caritas Internationalis. Oltre 270 persone, inclusi 112
bambini, sono morte di inedia. Gli aiuti umanitari vengono bloccati, i convogli
bombardati, e le infrastrutture distrutte. È una strategia di annientamento
sistematico, non una tragedia inevitabile.
Cos'altro deve succedere ancora nella martoriata Gaza per
smuovere il resto del mondo? possibile che non ci siano vie d'uscita? dopo
l'attacco alla chiesa, eseguito, guarda un po', dopo la presa di posizione di
monsignor Pizzaballa, e dopo l'orrendo crimine contro i giornalisti che sono lì
per tesrimoniare gli orrori e che informano quanto sta accadendo sotto
l'assedio, le torture per fame e le relative morti? cos'altro ancora!
Il bombardamento israeliano del 16 luglio ha colpito l’unica
parrocchia cattolica di Gaza, uccidendo tre fedeli e ferendo gravemente il
parroco Gabriel Romanelli. L’attacco è avvenuto pochi giorni dopo la
dichiarazione congiunta di Monsignor Pierbattista Pizzaballa e del patriarca
ortodosso Teofilo III, che hanno scelto di restare a Gaza per assistere i
civili, definendo l’evacuazione “una condanna a morte”. La chiesa ospita
centinaia di sfollati, tra cui disabili e bambini, e rappresenta un rifugio di
umanità in mezzo alla distruzione.
Pizzaballa ha denunciato lo sfollamento forzato come
inaccettabile e ha ribadito che “non può esserci futuro basato sulla prigionia,
sullo sfollamento dei palestinesi o sulla vendetta”. La sua voce, insieme a
quella di altri leader religiosi, è un grido di resistenza morale contro
l’indifferenza.
Il raid sull’ospedale Nasser ha ucciso almeno cinque
giornalisti, tra cui collaboratori di Reuters, NBC, Al Jazeera e Associated
Press. Secondo diverse inchieste, l’attacco è stato un “double tap strike”: un
primo bombardamento seguito da un secondo, mirato a colpire soccorritori e
reporter. Organizzazioni come il CPJ parlano di una “mattanza deliberata” con
oltre 240 giornalisti uccisi dall’inizio del conflitto.
La fame come arma di guerra è barbarie allo stato
primordiale!
La carestia a Gaza è stata definita “il risultato di una
scelta deliberata” da Caritas Internationalis. Oltre 270 persone, inclusi 112
bambini, sono morte di inedia. Gli aiuti umanitari vengono bloccati, i convogli
bombardati, e le infrastrutture distrutte. È una strategia di annientamento
sistematico, non una tragedia inevitabile.
La domanda: “cos’altro ancora?” è il cuore pulsante di una richiesta di
giustizia. Eppure, il mondo sembra anestetizzato. Le parole di Papa Leone XIV,
che ha espresso “profonda tristezza” e chiesto un cessate il fuoco immediato,
sono un appello alla coscienza globale. Ma la risposta politica resta timida,
frammentata, spesso complice.
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