Arte e Bellezza contro la barbarie dei folli
Cultura, Arte, Linguaggi di Bellezza. Arte & Società.
L'arte. il pensiero creativo tout court, come può intervenire per migliorare la deriva violenta che distrugge paesi, deturpa paesaggi, interi territori, e fa assurgere la violenza a stile di pensiero contemporaneo?
Penso ai bambini che soffrono le crudeltà indcibili della fame procurata dai demoni della guerra. Penso a come si potrebbe alleviare, se non ovviare del tutto la mseria mentale attraverso la cultura della Bellezza.
L’arte e il pensiero creativo non sono semplici ornamenti della civiltà: sono strumenti di resistenza, di guarigione, di trasformazione. Quando la violenza diventa linguaggio dominante, l’arte può riscrivere il vocabolario emotivo e culturale di una società. E gli “operai creativi”, eterni bambini, muovono decisi.
Adoperano l’arte come un grimaldello di testimonianza e
denuncia. Perché solo gli artisti, bambini che guardano con occhi disincantati
il mondo dei grandi vedono. Gli artisti possono raccontare ciò che i media
censurano o banalizzano attraverso la pittura, la fotografia, il cinema e il teatro
possono rendere visibile l’orrore, ma anche l’umanità che resiste.
Pensiamo a Banksy nei territori di guerra, o ai murales di denuncia sociale in Sud America: immagini che parlano più di mille editoriali.
Il pensiero creativo è l’antidoto alla propaganda
partigiana. La creatività rompe gli schemi imposti, sfida le narrazioni
dominanti. E laddove la violenza impone il pensiero unico, l’immaginazione apre
spazi di pluralità.
Scrittori, poeti, artisti, attraverso la letteratura, la
poesia, e anche il design urbano possono suggerire nuovi modi di abitare il
mondo con metodi più inclusivi e pacifici.
Rigenerare i territori attraverso l’arte con progetti di
land art e arte pubblica possono riqualificare paesaggi feriti dalla guerra o
dall’abbandono. In Italia, esempi come il Parco dei Murales a Napoli o il MAAM
a Roma dimostrano che l’arte può restituire dignità a luoghi e persone.
L’arte è spazio di incontro! Laboratori creativi, festival,
performance collettive: sono occasioni per far dialogare comunità divise. Insomma,
il pensiero creativo può costruire ponti dove la violenza ha eretto muri. Educazione
estetica contro la brutalità, dunque. Insegnare l’arte e la bellezza fin da
piccoli sviluppa empatia, senso critico, capacità di immaginare alternative. Perché
dove si coltiva il gusto per il bello, è più difficile che attecchisca il culto
della distruzione.
Ovviamente l’arte non risolve tutto, ma può essere il primo passo
per cambiare il clima emotivo e culturale di un’epoca. Come diceva Paul Klee: “L’arte
non riproduce il visibile, ma rende visibile.”
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