Gerardo Pullano omaggia Iannino
pittura
Recensione dell’opera di Gerardo Pullano (2025)
Olio su tela, 50x60 cm – ispirata a un’opera digitale di Mario Iannino
Gerardo Pullano ci consegna un’opera intensa e stratificata, dove il linguaggio pittorico tradizionale si fonde con suggestioni digitali per dare vita a una composizione che vibra di simbolismo e tensione narrativa. Al centro domina un grande rapace – forse un’aquila o un falco – dalle ali spiegate, dipinto con tonalità calde e terrose che evocano forza, ma anche una certa spiritualità. L’animale non è solo protagonista visivo, ma anche metafora: della visione, del potere, o forse della protezione.
Attorno al rapace si muovono figure umane stilizzate, quasi evanescenti, che sembrano partecipare a un rito o a una scena sospesa tra sogno e memoria. La loro astrazione contrasta con la definizione dell’uccello, creando un dialogo visivo tra il concreto e l’onirico. In alto a sinistra, la presenza di un uccello bianco – forse un gufo – aggiunge un ulteriore livello di lettura, suggerendo dualità, mistero o saggezza.
Il ritratto laterale, discreto ma significativo, introduce una dimensione personale: è un volto che osserva, che forse riflette o testimonia: è l’artista che ha dematerializzato il concetto pittorico: Mario Iannino, che Pullano inserisce nella scena come ponte tra l’osservatore e il mondo rappresentato.
Pullano dimostra una notevole capacità di tradurre l’estetica digitale in materia pittorica, mantenendo intatta la potenza visiva dell’originale ma arricchendola di texture, profondità e gestualità. Il risultato è un’opera che non si limita a reinterpretare, ma che rielabora e trasforma, rendendo omaggio a Iannino e al tempo stesso affermando una voce pittorica autonoma.
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