Irene Pivetti, da Presidente della Camera a

 storie di vita


La parabola di Irene Pivetti è davvero emblematica: da presidente della Camera a soli 31 anni, icona della politica italiana degli anni ’90, a protagonista di una vicenda giudiziaria e personale molto dolorosa. 

Negli ultimi anni, Irene Pivetti è stata condannata in primo grado a quattro anni per evasione fiscale e autoriciclaggio, legati a una presunta finta vendita di Ferrari in Cina. Inoltre, è sotto processo per la compravendita di mascherine durante la pandemia. Queste vicende hanno avuto un impatto devastante sulla sua vita: ha raccontato di aver perso tutto, di aver vissuto momenti di estrema povertà, arrivando persino a chiedere aiuto alla Caritas per mangiare. 

Ha lavorato come volontaria in una cooperativa di ex detenuti, poi è stata assunta con uno stipendio modesto, e oggi si occupa di progetti culturali e di relazioni tra imprenditori italiani e cinesi. Nonostante tutto, ha dichiarato di non provare rancore verso chi l’ha abbandonata e ha espresso una forte critica al sistema giudiziario, che descrive come una “macelleria”, più incline a sacrificare persone che a cercare la verità. 

Una storia che fa riflettere sul potere, sulla fragilità della reputazione e su quanto sia difficile rialzarsi dopo una caduta rovinosa, ancora più problematica se seguita morbosamente dai mass media scandalistici.

Irene Pivetti ha recentemente condiviso con grande sincerità il difficile percorso che ha affrontato negli ultimi anni, segnato da gravi problemi economici e giudiziari. Dopo essere stata la più giovane presidente della Camera dei Deputati nella storia d’Italia, la sua vita ha preso una piega drammatica: ha raccontato di aver perso tutto, arrivando a vendere persino i regali di nozze e a fare le pulizie per sopravvivere.

Ha vissuto momenti in cui non riusciva nemmeno a fare la spesa, ritirando pacchi alimentari alla Caritas.  È stata costretta a trasferirsi in un dormitorio e ora si mantiene con circa mille euro al mese, lavorando in una mensa sociale a Monza.  Ha subito il sequestro di beni per un valore di 3,5 milioni di euro, legati a un’indagine per evasione fiscale e autoriciclaggio.

Irene Pivetti ha confessato che le sue “tristezze di mamma e ora anche nonna” sono profonde, ma cerca di non lasciarsi sopraffare da questi pensieri. Nonostante tutto, mantiene una certa dignità e forza interiore, affermando: “Mi preparo anche all’eventualità del carcere, ma non lascio che questo pensiero prenda il sopravvento sulla mia vita”.

Oggi coordina il servizio pasti in un centro sociale e vive in una camera del dormitorio adiacente, scelta anche per motivi pratici. Ha detto di trovare gratificante questa nuova vita, nonostante le difficoltà, e di voler continuare a dare il suo contributo alla comunità.

Una storia di caduta e resilienza, che mostra quanto anche chi ha ricoperto ruoli istituzionali di rilievo possa trovarsi a fare i conti con la fragilità della vita.

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Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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