Nel silenzio del suo sguardo

 (racconto poetico breve)

"effetto notte sul golfo di squillace"

Notte d’estate

Il suono ovattato oltrepassa le pareti, 

come un respiro trattenuto dal tempo. 

Giù, dalle parti del mare, 

qualcuno rincorre paradisi effimeri, 

fragili come bolle di sapone, 

ma forse anche necessari, 

per chi ha bisogno di dimenticare, 

o semplicemente di sentirsi vivo 

per un istante soltanto.

Sì. È una notte d’estate, e il caldo sembra aver ammorbidito anche i rumori. Dalla finestra socchiusa, il suono ovattato della musica arriva da lontano, forse da una festa sulla spiaggia. Qualcuno là fuori cerca qualcosa — un momento di pace, un amore fugace, una tregua dalla solitudine. Effimero, sì, ma necessario. Perché certe notti non chiedono spiegazioni, solo di essere vissute.

Anche se, paradisi Effimeri intrappolati nella bolla calda delle notti d’estate.

Il caldo, rimasto intrappolato tra le pareti, come un ospite indesiderato non vuole andarsene. Le finestre aperte, ma l’aria non si muove. Solo il suono ovattato della musica, lontano, attraversa la notte e si insinua nella stanza come un sussurro.

Giù, dalle parti del mare, le luci tremolano come lucciole impazzite. Qualcuno. Immagino, ride, qualcuno balla, qualcuno cerca qualcosa — forse un amore da dimenticare domani, forse solo un momento in cui sentirsi meno soli.

Qualcuno osserva da lontano, seduto sul davanzale della sua camera. Trent’anni e una valigia piena di sogni che non sa dove mettere. Non ha voglia di unirsi alla festa, ma qualcosa lo attrae. Non la musica, né le luci. È quel vago senso di urgenza, quella fame di vivere che sembra pulsare tra le onde e i corpi in movimento momentaneamente sedati ma sempre vigili.

Scende le scale lentamente, come chi non è sicuro di voler arrivare. Il profumo del mare lo avvolge appena varcata la soglia. Cammina lungo il sentiero che porta alla spiaggia, dove la sabbia è ancora calda e le risate si mescolano al rumore delle onde.

Tra la folla, vede lei. Non sa chi sia, ma la riconosce. Non nel volto, ma nel modo in cui sta ferma, come se tutto il caos intorno non la sfiorasse. Ha gli occhi rivolti al mare e un bicchiere vuoto tra le dita.

«Ti va di camminare?» Lei lo guarda, sorpresa. Poi sorridendo. «Solo se non mi chiedi chi sono.»

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