Zelensky golpista, Putin salvatore? Solo se vivi in un meme
La verità sotto assedio: come la propaganda trasforma le bugie in verità
Oggi, nel mondo iperconnesso, la verità non è più solo una questione di fatti. È una battaglia di narrazioni. E in questa guerra, Vladimir Putin ha affinato l’arte della propaganda fino a renderla uno strumento chirurgico per giustificare l’ingiustificabile.
Il mito del “colpo di Stato” in Ucraina
Durante incontri ufficiali con Cina e India, Putin ha ribadito una versione distorta della storia: l’Ucraina sarebbe stata vittima di un colpo di Stato nel 2014, orchestrato dall’Occidente, e la Russia non avrebbe fatto altro che intervenire per proteggere i cittadini ucraini. Una narrazione che lo dipinge come il salvatore, il cavaliere che difende i deboli.
Ma i fatti raccontano altro.
- Zelensky è stato eletto democraticamente nel 2019, con un mandato popolare chiaro.
- Il movimento di Maidan nel 2014 è stato una rivolta civile contro la corruzione e l’autoritarismo, non un golpe.
- L’invasione russa del 2022 ha causato decine di migliaia di morti, milioni di sfollati e la distruzione sistematica di infrastrutture civili.
Chiamare tutto questo “difesa dei cittadini ucraini” è un insulto all’intelligenza e alla memoria delle vittime.
La bugia ripetuta: quando la menzogna diventa verità
La strategia è antica quanto efficace: ripeti una falsità abbastanza volte, e diventerà vera per chi non ha gli strumenti per verificarla. È il principio dell’“effetto illusorio di verità”, studiato in psicologia cognitiva.
- Le persone tendono a credere a ciò che sentono spesso.
- Le emozioni forti (paura, rabbia, orgoglio) rendono le bugie più persuasive.
- I social media amplificano tutto, creando camere dell’eco dove la disinformazione si moltiplica.
Putin non è il solo a usare questa tecnica. Ma nel contesto ucraino, la sua narrazione è diventata una vera e propria arma geopolitica.
Perché funziona (e come difendersi)?
La propaganda non convince solo gli ingenui. Colpisce anche chi è informato, perché sfrutta bias cognitivi profondi:
- Conferma delle proprie convinzioni: le persone cercano notizie che rafforzano ciò che già pensano.
- Sfiducia nei media tradizionali: alimentata da anni di polarizzazione e scandali.
- Saturazione informativa: troppa informazione porta alla paralisi, e si finisce per credere alla versione più semplice.
Contro tutto questo, serve:
- Educazione al pensiero critico: non basta leggere, bisogna saper analizzare.
- Verifica delle fonti: chi scrive? Perché? Con quali interessi?
- Confronto tra narrazioni: ascoltare anche chi la pensa diversamente, per capire dove si nasconde la manipolazione.
Conclusione: la verità non si difende da sola
In tempi di guerra, la prima vittima è sempre la verità. Ma oggi, la verità ha bisogno di alleati. Di cittadini che non si accontentano delle versioni comode. Di voci che non si piegano alla propaganda. Di menti che sanno distinguere tra fatti e finzioni.
Putin può raccontare la sua favola. Ma chi conosce la storia, chi ha visto le immagini di Bucha, Mariupol, Kharkiv, sa che non c’è cavaliere in questa storia. Solo un aggressore e un popolo che resiste.
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