Oltreoceano, praticamente in casa nostra
L'economia spiegata attraverso i grafici statistici ...
Ecco un post ironico ma concreto, pensato per far riflettere con un sorriso amaro gli americani, fratelli e noi italiani a stelleestrisce:
Quando l’economia non va, serve un colpevole. E no!, non è mai il capitano.
Le promesse elettorali fatte da Trump erano tante: crescita, mutui più leggeri, soldi che piovono come coriandoli. Ma poi... niente. E allora chi si prende la colpa? anzi a chi si dà? A Jerome Powell, il presidente della Federal Reserve. Il suo “crimine”? Non aver abbassato i tassi d’interesse!
Intanto i mutui restano alti, l’inflazione non molla, e Powell continua a dire: “Aspettiamo i dati”. Tradotto: non si muove finché l’economia non gli dà il via libera.
Trump, il capitano_presidente, invece, vorrebbe che la Fed fosse un distributore automatico di consensi: premi il bottone, escono soldi e voti. Ma Powell non collabora. E così diventa il capro espiatorio perfetto.
E gli elettori? Stanchi. Se i prezzi non scendono e i sogni restano in campagna elettorale, qualcuno potrebbe iniziare a chiedersi: “Ma non è che il bottone è rotto... o forse lo stanno premendo nel modo sbagliato?”
La tensione politica in USA è palpabile: Trump ha attaccato Powell con toni durissimi, accusandolo di “costare al Paese centinaia di miliardi di dollari” e definendolo “una delle persone più stupide e distruttive nel governo”. Ha persino invitato il board della Fed a “scavalcare questo idiota totale”.
La percezione è che se Trump riesce a convincere l’elettorato che la Fed è responsabile delle difficoltà economiche, Powell potrebbe diventare un bersaglio sempre più isolato.
In sintesi, Powell è ancora saldo al timone, ma la sua posizione è sempre più solitaria. Se l’economia non migliora, il malcontento potrebbe spostarsi dalle stanze della Fed alle urne.
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