Sondaggi, statistiche e l'amara realtà
Meloni proclama con entusiasmo: “Seguiremo l’esempio americano per tenere bassi i mutui!”
Giorgetti si ritrova confuso davanti ai dati: “Cosa succede?”
E alla fine, il dito è puntato contro Jerome Powell, mentre lui sorseggia il suo caffè con la solita calma: “Io uso la calcolatrice, non la bacchetta.”
Una satira pungente, che gioca sullo scaricabarile e sull’illusione di poter importare soluzioni economiche come se fossero prodotti da scaffale.
I dati ufficiali spesso raccontano una storia “composta”, ma sotto la superficie c’è una realtà molto più dura.
Secondo l’ultimo Rapporto Istat 2025:
- Oltre 2,2 milioni di famiglie italiane vivono in povertà assoluta, cioè non riescono a permettersi beni e servizi essenziali.
- Circa 1,3 milioni di minori sono coinvolti in questa condizione.
- Il 23,1% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale, con picchi del 39,8% nel Mezzogiorno.
E mentre questo accade…
- Il 5% delle famiglie più ricche possiede il 48% della ricchezza netta complessiva.
- Il reddito da lavoro, per molti, non basta più a garantire una vita dignitosa. Anche chi lavora è vulnerabile.
Il paradosso dei sondaggi I sondaggi politici e i dati macroeconomici parlano di “ripresa”, “occupazione record”, “fiducia in crescita”. Ma chi vive con 800 euro al mese, chi rinuncia alle cure mediche, chi non riesce a pagare l’affitto… non si sente rappresentato da quei numeri.
Numeri veritieri? Dipende da chi li legge. La statistica può dire che “il PIL cresce dello 0,8%”, ma se quella crescita non arriva nelle tasche delle famiglie, è solo un dato da conferenza stampa.
d'altronde, la scientificità della statistica è ben condensata nella barzelletta dei polli: se una persona mangia due polli per la statistica due persone hanno mangiato due polli.
Quella dei polli è la barzelletta perfetta per smascherare l’illusione della media statistica:
“Se uno mangia due polli e l’altro nessuno, per la statistica ognuno ne ha mangiato uno.”
È, appunto, il ritratto grottesco di come i numeri, se non letti con intelligenza e contesto, possano raccontare una realtà che non esiste. È come dire che l’Italia è in salute perché il PIL cresce dello 0,8%, mentre milioni di famiglie non arrivano a fine mese.
La statistica è uno strumento potente, ma senza una lettura sociale e umana diventa una maschera. E spesso chi governa la usa proprio così: per coprire le crepe, non per ripararle.
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