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La vita non è una favola

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Lettera al Direttore Non sento l’aria del Natale Da qualche anno non riesco più a percepire il calore delle feste. Non perché abbia esaurito i desideri, ma perché mi manca quell’allegria interiore che un tempo mi induceva a considerare bella la vita. Se penso alle popolazioni assoggettate alla brutalità della guerra, costrette a vivere nelle tende sotto un freddo inclemente, mi chiedo come si possa parlare di gioia. Eppure, le nostre vetrine brillano come se nulla fosse, mentre la crisi continua a mordere le tasche ma non le coscienze. È tutta una questione di marketing. L’umanità e la giustizia sociale sembrano concetti astratti, relegati in soffitta dopo la scorpacciata di notizie e la presunta indignazione dei primi momenti. O forse no: ci siamo indignati davvero davanti alle scene arroganti di sistemi capitalistici che vedono soltanto il profitto delle lobby e non il benessere collettivo. Non è un fenomeno isolato: accade anche nelle cosiddette “repubbliche sociali” di Russia ...

Il prezzo dell’infanzia tradita

 Tra fake news e macerie: il silenzio del buon senso Parliamo ancora di buon senso: del buon senso soffocato  dagli interessi.   Il buon senso, un tempo bussola della convivenza, oggi sembra un concetto svuotato, relegato ai margini di un mondo che corre verso il sensazionalismo e l’interesse di parte. Lo vediamo nelle grandi scacchiere geopolitiche, dove le mosse dei leader si trasformano in giochi di potere che ignorano le conseguenze umane. Lo vediamo nelle cronache quotidiane, dove fake news e narrazioni costruite ad arte deformano la realtà e confondono le coscienze. 

SE QUELLA CHE STATE COSTRUENDO LA CHIAMATE PACE…

 di Franco Cimino Dal dramma alla beffa. Dalla colpa all'assoluzione. Dalla tragedia alla commedia. Dalla serietà alla comicità. Dal pianto grave alla risata sguaiata. Si ripete sullo stesso scenario del dolore e della morte, del sangue e delle distruzioni, sempre la stessa scena. I guerrafondai pacificatori, i signori delle guerre, che con le guerre si arricchiscono di denaro e si potenziano di potere, che giocano a fare la pace. E, chiusi nelle stesse stanze dove hanno ordito le guerre e deciso le morti, si dividono la grande torta dell'arricchimento sulla distruzione. La chiamano ricostruzione, sulla scacchiera dell'economia mondiale, dove operano le grandi imprese, le enormi fabbriche producono altro che le armi e i grandi affari ballano sulle vittime innocenti. La chiamano crescita economica, mentre impegnano le agenzie finanziarie internazionali, vezzeggiate con il nome di rating, per misurare la ricchezza dei singoli paesi. Ovvero, le loro crisi, l'incremento del...

La geopolitica dei bulli: Gaza, Ucraina e il trionfo dell’assurdo

 Ragionamento sulla stupidità collettiva. La violenza come strumento di potere e la spartizione dei territori sono il volto più crudo della stupidità al potere: Gaza e Ucraina ne sono oggi i simboli più tragici. La riflessione tocca un nodo essenziale del nostro tempo: “la degenerazione della politica in dominio”, dove la forza prevale sul diritto e la propaganda sulla verità. Gaza e Ucraina sono due teatri diversi, ma accomunati da una logica brutale: quella della sopraffazione. Gaza e Ucraina: due guerre, una stessa logica: saccheggiare! In Ucraina, la guerra iniziata nel 2022 ha visto la Russia invadere territori sovrani con l’obiettivo dichiarato di “denazificare” e “proteggere” il Donbass. Oggi, secondo un piano di pace proposto da Donald Trump, si ipotizza che Kiev debba cedere parte del proprio territorio (Donetsk e Luhansk) in cambio di garanzie di sicurezza. È la logica del bullo: prendo con la forza, poi ti offro la pace a condizione che tu accetti la mia rapina. ...

La guerra e la propaganda del potere

  Il POTERE DELLA GUERRA (dei soldi) di Franco Cimino  Di Gaza non si parla più. C'è qualcuno che ne parla? E dove sono quelle ripetitive e monotone trasmissioni televisive che a canale unico, nel salotto unico, seduti sempre gli stessi, per mesi e mesi ne hanno parlato? Dove si trova la notizia nei telegiornali e nei giornali? Nelle pagine interne, per i giornali cartacei, nelle notizie seconde o terze, se non ultime, e per pochi minuti, in televisione. Nessuno ne parla più. I pochi che lo fanno, come il sottoscritto, sono considerati se non retorici o antisemiti, addirittura sabotatori della pace. Quella che il pacifista in assoluto, sostenuto dai nostri pastifici governanti, ha dichiarato al mondo intero essere stata fatta. Ma in quella terra martoriata ancora si uccide. E laddove non ci fosse più nulla da distruggere, da uccidere, neppure i bambini che sono tutti spariti da quelle vie, da quelle macerie, ci si allunga un po' più avanti, al sud del Libano. E in tutta la Cis...

VITTORIO SGARBI É TORNATO

  NON È MALATO. É FINALMENTE SANO.  di  Franco Cimino Ho visto Vittorio sugli schermi. Oggi pomeriggio, nell'intervista che ha rilasciato a Mara Venier a "Domenica In". Sta leggermente meglio rispetto all'altro ieri sera, a "Cinque minuti" di Bruno Vespa, durante i quali non ha mai sollevato lo sguardo dal libro che teneva in mano e meccanicamente sfogliava, guardando le numerose immagini fotografiche delle opere che lui in quel libro presentava. La voce di oggi era leggermente più tonica dell'altra sera. Il suo pensiero, non più stretto nella critica all'arte, suo principale mestiere, dove resterà Maestro, stimolato da domande delicate e affettuose, spaziava un po' più largamente, fino a riferirsi alla sfera più intima e personale. Quella degli affetti familiari e amorosi, nei quali spiccava quello per la compagna di una più che ventennale vita. La bellissima donna che ha deciso di sposare anche per "gratitudine", per essergli rimasto ...

Meloni e il Governo di tutti

  Siamo alle solite, questo governo non garantisce l'equità alla nazione ma tutela il suo elettorato e quanti la pensano come loro. Non si è mai visto prima d'ora un primo ministro che si scaglia sempre a spada tratta contro chi dissente. Nel gioco delle parti c'è chi butta la palla in campo al centro e chi fuori, sugli spalti. Non è una questione di destra e sinistra è semplice bon ton tra le parti e chi governa, dovrebbe pensare al bene di tutti. Chi ritiene che gli scioperi siano un modo per fare il ponte lungo di fine settimana forse non sa che chi sciopera non lo fa a cuor leggero perché perde soldi e qualche possibilità di togliere qualche sfizio ai familiari e a sé. Vorrei un Governo che pensasse e fosse di tutti, non di pochi.

Empatia e rottura

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  Dal brut al polimaterico "part. J'accuse." L’arte come etica del margine: due visioni a confronto. Ci sono incontri che non si cercano, ma che accadono come rivelazioni. Il mio cammino nell’arte ha incrociato due figure che, pur distanti per tempo e geografia, parlano la stessa lingua dell’anima: Jan Dubuffet e Mario Iannino. Il primo mi ha raggiunto per caso, come una voce che risuona nel silenzio e apre varchi inattesi; il secondo è emerso come eco familiare, un compagno di pensiero che da tempo camminava accanto a me, invisibile ma presente.  Entrambi hanno fatto dell’arte un gesto di ascolto, un atto di resistenza, una forma di cura. In loro ho riconosciuto una tensione comune: quella di restituire dignità alle voci marginali, di cercare il senso nelle pieghe del non detto, di creare non per apparire, ma per comprendere. Il mio incontro con loro ha segnato l’inizio di un percorso che, pur non programmato, sembra scritto da una necessità profonda: quella di dare ...

Feste sì, ma solo se fanno fatturato

  Un po’ di educazione civica: il 4 novembre è la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, ma non è più una festività sentita da quando, nel 1977, una “rivoluzione al contrario” — ben lontana da quella copernicana di Kant — decise di declassarla, sacrificandola sull’altare della produttività industriale e del profitto. Il 4 Novembre e il tempo rubato: quando la memoria vale meno del profitto Ogni anno, il 4 novembre torna come una data silenziosa, quasi dimenticata. Non ci sono scuole chiuse, uffici deserti, né folle in piazza. Eppure, questa giornata racchiude uno dei significati più profondi della nostra storia nazionale: la fine della Prima Guerra Mondiale, il completamento dell’unità d’Italia, il sacrificio di migliaia di vite per un’idea di patria. Ma dal 1977, il 4 novembre non è più festa. È stato declassato, immolato sull’altare della produttività industriale, insieme ad altre ricorrenze civili e religiose. Perché ricordare non produce. Non genera profitto.

Libertà di che?

  La retorica, il populismo e l'informazione addomesticata. È innegabile: Sigfrido Ranucci, figura di spicco del giornalismo d’inchiesta, rappresenta un vero e proprio spauracchio per chi detiene il potere. Al di là delle opinioni dei sostenitori della cosiddetta destra, le ingerenze di certi esponenti politici ci sono state e continuano a manifestarsi, come lo stesso Ranucci ha più volte denunciato. Inutile fare retrospettive: il problema è attuale e urgente. Tuttavia, c’è un aspetto che non possiamo ignorare. La retorica populista, spesso utilizzata come cornice per l’inchiesta seria, rischia di offuscare il valore autentico della denuncia. E oggi, l’inchiesta più cruciale è proprio quella che riguarda la libertà di stampa e di pensiero, minacciata da un clima politico che sembra volerla soffocare. Assistiamo a giravolte politiche sconcertanti: segretari reggenti di partito coinvolti in scandali legati alla distrazione di fondi pubblici destinati al finanziamento dei pa...

Onori e appalti: chi festeggia davvero la fine della guerra

Medio Oriente La pace degli armati: fine delle ostilità, inizio delle spartizioni La guerra tace. Le bombe non cadono più. I titoli dei giornali celebrano la “pace ritrovata”, mentre le telecamere si soffermano sui sorrisi diplomatici, sulle strette di mano, sulle cerimonie. Ma sotto la superficie, il silenzio delle armi non è sinonimo di giustizia. È solo il preludio a una nuova fase: quella della spartizione. Le stesse mani che hanno firmato contratti per la produzione di armamenti ora si tendono per accaparrarsi appalti di ricostruzione. Le stesse voci che hanno alimentato la retorica bellica ora si presentano come garanti della stabilità. E il mondo civile, quello che dovrebbe indignarsi, si accontenta di una tregua che sa di compromesso, non di riparazione. La ricostruzione di Gaza è diventata un affare. Un business da miliardi, dove le imprese nazionali si contendono il diritto di “ricostruire” ciò che è stato distrutto con le armi che esse stesse hanno prodotto. È il parado...

Creativi marginali Testimoni, non raccomandati

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 Artisti ai margini, ma necessari Dichiarazione per chi lavora ai margini del "mercato dell'arte"   L’arte non chiede permesso. Testimonianza da chi resiste fuori dai circuiti È una dinamica frustrante e fin troppo nota: il sistema dell’arte, pur proclamandosi aperto alla ricerca, spesso si chiude in circuiti di relazioni, visibilità e legittimazioni reciproche. E chi lavora con autenticità, fuori dai salotti e dalle strategie di mercato, viene ignorato o rimandato a una newsletter—come se bastasse un algoritmo per cogliere la profondità di un’opera. Questa dichiarazione non nasce da risentimento, ma da necessità. Parla per me, e per tanti altri che non hanno padrini, né gallerie di riferimento, né profili curati da uffici stampa. Parla per chi lavora con serietà, con rigore, con visione. Per chi usa la materia come memoria, il frammento come linguaggio, il gesto come testimonianza. Siamo artisti che non chiedono di essere “scoperti”, ma di essere ascoltati. Che ...

Body art come antidoto social

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 OGGI: Parliamo dell’ossessione per la fisicità nel mondo dello spettacolo e la sua ambigua relazione con l’identità, l’arte e il narcisismo. Nel panorama mediatico contemporaneo, il corpo è diventato una sorta di biglietto da visita . Non basta più saper cantare, recitare, o esprimere un talento: bisogna anche “apparire”. Questo vale per tutti, indipendentemente dal genere o dal ruolo. La bellezza fisica diventa una condizione quasi imprescindibile per essere visibili, desiderabili, vendibili. neo diversi ruoli: i Cantanti  curano più l’immagine che la voce. Gli Attori sono selezionati per l’estetica prima che per la profondità interpretativa. E persino il Pubblico stesso che deve fare da corollario si sente chiamato a rispondere a canoni estetici imposti dalla produzione. E, nel teatrino globale dell'apparire, la creatività corre ai ripari: La body art nasce come forma di espressione radicale:  il corpo diventa tela, linguaggio, provocazione. Ma ...

La gente comune, Forza morale

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  Il grido della coscienza comune In un tempo in cui la verità viene truccata e la giustizia barattata, la coscienza comune ha scelto di parlare. Non con slogan vuoti, non con bandiere di partito, ma con il silenzio potente delle piazze senza sigle, con lo sguardo pulito di chi non ha nulla da guadagnare se non la dignità.

L’ITALIA CHE VOGLIAMO E CHE IL MONDO ATTENDE.

 Di Franco Cimino  Bella, proprio bella, l’Italia di ieri. Molto belle le venti piazze che si sono riempite da nord a sud, da Genova a Palermo, passando per Roma, stracolma di oltre ventimila persone. Bella questa Italia, sia pure ancora timida e trattenuta, che è scesa in piazza attraversando le lunghe strade delle città in maniera pacifica( i pochi cretini e prezzolati provocatori non l’hanno indebolita con la loro stupida violenza) per protestare contro la strage genocidaria che si sta consumando ormai da due anni sulla terra dei palestinesi, in particolare dalla Striscia di Gaza fino alla Cisgiordania. Bella quest’Italia con le bandiere di un popolo oppresso e violentato, sfruttato, imprigionato, cacciato e oggi assassinato, da oltre quarant’anni a questa parte. E nonostante gli accordi di Oslo del 1993, sottoscritti con l’abile mediazione di Bill Clinton da due grandi rappresentanti di due grandi popoli – Ytzjak Rabin, primo ministro di Israele, e Yasser Ararat, leader de...

NELL’AMERICA VIOLENTA, IERI É MORTA LA GIOVENTÙ

 di Franco Cimino  Nell’America violenta, nella terra inaridita dei suoi frutti migliori — quelli del progresso e della libertà — nella nazione che fin dalla sua nascita ha superato il concetto tradizionale di “nazione” come ambito istituzionale e territoriale chiuso, e che ha fatto dell’unione tra Stati diversi e autonomi, e di popoli diversi al loro interno, una realtà plurale aperta agli altri popoli che si nutrono di valori universali, in quest’America è morta la gioventù.

Se non urli ti sentiamo meglio

  Se vogliamo ribaltare la retorica populista e la deriva sociale che tutti conosciamo serve una campagna di comunicazione audace, intelligente e profondamente umana. Non basta dire “siamo diversi”: bisogna dimostrarlo con linguaggio, contenuti e azioni che parlino alle persone senza manipolarle. Ecco una proposta strutturata per una campagna che potremmo chiamare “Parole che Costruiscono” .

Verso una società migliore

 "Come ovviare alla deriva sociale fomentata dai ciarlatani venditori di fumo esperti nell'alimentare i bisogni ma mai prodighi nel trovare rimedi efficaci? Questa campagna elettorale non si discosta dalle precedenti: urlatori. capibranco. truppe guidate da caporali iracondi. e tamtissime promesse che vome sempre saranno disattese dai vincitori e mai usate dagli oppositori, una volta terminato il tour, da basi per pungolare chi "governa" e sviluppare, nelle commissioni di lavoro, proposte realizzabili."

Voragine tra dirigenti sindacali e lavoratori

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  Un post che mette a nudo il nodo cruciale della rappresentanza sindacale e il tema, spesso taciuto, dei compensi dei suoi leader. Sindacati e Stipendi: Quando la Rappresentanza Perde Contatto con la Realtà In un Paese dove milioni di lavoratori faticano ad arrivare a fine mese, il tema dei compensi dei leader sindacali non è solo una questione di trasparenza: è una questione etica. I segretari generali delle principali sigle sindacali italiane—CGIL, CISL e UIL—rappresentano milioni di lavoratori, molti dei quali vivono con stipendi che oscillano tra i 1.200 e i 1.800 euro netti al mese. Eppure, chi li rappresenta guadagna ben altro.

Pensare a una rappresentanza multipla emancipata

  Verso una Democrazia Inclusiva che Abbraccia la Complessità In un’epoca segnata da polarizzazioni e semplificazioni, l’Italia si trova davanti a una scelta cruciale: continuare a inseguire modelli bipolari che promettono governabilità, o abbracciare una democrazia più ampia, capace di includere le diversità e valorizzare le minoranze. La seconda strada è più tortuosa, ma anche più autentica. È quella che ogni cittadino, cittadino consapevole, propone: una rappresentanza multipla emancipata , che non si limiti a dare voce, ma restituisca dignità politica e potere decisionale.

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Chi siamo

Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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