La madri della Costituzione
Storia della Prima Repubblica e delle Donne che l'hanno accudita e fatta crescere, e accompagnata, sorretta amorevolmente nei primi passi.
Un saggio narrante dal titolo:
“Il filo rosso: donne e dignità nella Prima Repubblica”
"Nilde Jotti"

Un racconto civile tra storia, etica e servizio.
Nel silenzio austero dell’Aula di Montecitorio, tra i legni scuri e le luci fioche, si è intrecciato un filo. Non era fatto di potere, né di ambizione. Era un filo rosso, sottile ma tenace, cucito da mani femminili che hanno attraversato la Prima Repubblica con passo discreto e cuore saldo. Donne che non hanno urlato, ma inciso. Non hanno sedotto, ma servito.
Le Madri della Costituzione
Nel 1946, ventuno donne varcano la soglia dell’Assemblea Costituente. Alcune sono partigiane, altre insegnanti, alcune madri, tutte cittadine.
Teresa Mattei, la più giovane, ha combattuto nella Resistenza e propone la mimosa come simbolo dell’8 marzo: un fiore povero, ma resistente.
Angelina Merlin si batte per abolire le case chiuse, sfidando il moralismo per difendere la dignità.
Maria Federici porta la voce dei profughi e delle famiglie.
Nilde Iotti, comunista, colta, sobria, diventerà la prima donna Presidente della Camera. Non per concessione, ma per autorevolezza.
Queste donne non chiedono spazio. Lo conquistano con la forza della competenza e della coscienza.
Il coraggio della verità
Negli anni ’70, una figura si staglia con fermezza: Tina Anselmi.
Partigiana, staffetta durante la guerra, ministra del Lavoro e della Sanità. Ma è nella Commissione d’inchiesta sulla P2 che mostra il volto più alto della politica: quello che non teme il potere, ma lo interroga.
Anselmi non cerca visibilità. Cerca giustizia. E lo fa con voce pacata, ma intransigente.
Dice: “La democrazia si difende con la verità.”
E lo fa, senza clamore, ma con una dignità che oggi appare rivoluzionaria.
Il cristianesimo sociale come servizio
Nel cuore della Democrazia Cristiana, alcune donne incarnano il pensiero di don Sturzo: la politica come “la più alta forma di carità”.
Maria Eletta Martini promuove il volontariato come forma di cittadinanza attiva.
Angela Gotelli lavora per i diritti dei più deboli, con sobrietà e rigore.
Giuseppina Re, insegnante, si occupa di scuola e famiglia, con una visione etica della politica.
Non sono donne di potere. Sono donne di servizio. E il loro pensiero è radicato nella comunità, non nei salotti.
La scuola come seme di democrazia
Molte di queste donne sono insegnanti.
Credono che la scuola sia il cuore della Repubblica.
Scrivono leggi pensando ai bambini, alle periferie, alle famiglie.
La cultura non è un privilegio, ma un diritto.
La politica, per loro, è pedagogia civile.
Il filo che continua
Quel filo rosso non si è spezzato.
Lo raccoglie Rosy Bindi, figlia del cristianesimo sociale, formata da Vittorio Bachelet, cresciuta nell’Azione Cattolica.
Ministra della Sanità, presidente della Commissione Antimafia, oggi voce lucida sulla questione palestinese.
Dice: “Mi assumo la responsabilità di quello che dico: qui siamo alla soluzione finale per il popolo palestinese.”
Parole che non cercano consenso, ma verità.
Rosy Bindi non tradisce l’idea di servizio. È una discepola di Sturzo, una sorella di Anselmi, una erede di Iotti.
Un’eredità da raccogliere
Questo brevissimo saggio non è conseguenza nostalgica del passato. È memoria attiva.
È il racconto di donne che hanno fatto della politica un atto di cura.
Che hanno servito, non dominato.
Che hanno pensato, non urlato.
Che hanno lasciato un’eredità: la dignità come stile, la sobrietà come forza, la coerenza come resistenza.
Il filo rosso è ancora lì. Tocca a noi non spezzarlo, custodirlo con rispetto e passione per le generazioni che non hanno potuto apprezzarne le qualità morali delle Donne impegnate in Politica per spirito di servizio
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