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martedì 20 giugno 2023

Facili prede

 Ambiente e natura

Viaggio temporale tra i ricordi.

L'evoluzione scientifica e tecnologica non è cattiva, spesso siamo noi a farne un cattivo uso.



Non ci siamo lasciati prendere la mano dal consumismo; ce lo hanno imposto lentamente. E, noi, l'abbiamo accolto a braccia aperte attratti dalle novità perché comode e accattivanti, ci siamo lasciati sedurre. Lentamente, attraverso la televisione e le altre forme di comunicazione, le grandi aziende hanno veicolato scientificamente i nuovi prodotti industriali. Li hanno enfatizzati fino a farceli ritenere necessari: non più una semplice carta igienica adatta all'uopo ma un prodotto speciale, decorato, profumato lungo un tot piani di morbidezza. A tal proposito, non so voi, ma io, ricordo le scarrozzate in campagna e le scorpacciate di fichi appena staccati dall'albero, spellati, dolci, che andavano giù 'na meraviglia. E poi, immancabilmente … splasch, avveniva la naturale biologica trasformazione. Non c'erano i bagni in campagna e la carta igienica neanche sapevamo cosa fosse. Semmai qualche felce e una sciacquata nel ruscello. E poi nuovamente a sgambettare.

sabato 14 gennaio 2023

Calabria, Stalettì scogliera di Cassiodoro

 

Un pugno di scogli gettati nello jonio affiorano tra le acque cristalline e sembrano tenere ben salda la collina di Stalettì alla cui sommità scorre la ss 106 delle Calabrie.



La strada è esposta e inserita strutturalmente nel paesaggio aspro e consente allo sguardo di librarsi oltre l'orizzonte mentre i pensieri cattivi volano via e s'inchiodano negli aculei dei fichi d'india, eterni guardiani abbarbicati sul pendio.

Da qualche ventennio la strada è resa comoda. Il nuovo tracciato comprende un lungo viadotto che lascia sul costone la vecchia sede ancora percorribile.

La piazzola di sosta invita prepotentemente a sostarvi. E bere di quella bellezza che ispirò Omero e indusse il monaco statista Cassiodoro a eleggerla a dimora.

venerdì 11 novembre 2022

I bronzi di Riace ambasciatori della classicità greca

 


È risaputo: la pubblicità è l'anima del commercio!

Se si vuole veicolare un messaggio qualsiasi oltre i confini geografici e mentali è necessario stimolare la curiosità dei potenziali fruitori. Partendo da questo presupposto nasce l'idea di potenziare il messaggio inerente i Bronzi di Riace venuto alla ribalta dalle esternazioni del sottosegretario Sgarbi.

Anzitutto è obbligo una domanda: perché Vittorio Sgarbi riprende una annosa questione quale quella di mandare in giro per il mondo i rarissimi manufatti risalenti alla scuola dell'arte statuaria dell'antica Grecia?

martedì 8 novembre 2022

Strade

 Chi ha memoria storica dei “postali”, i bus che garantivano le percorrenze extraurbane e facevano la spola tra un paese e l'altro trasportando missive e altri prodotti postali insieme ai viaggiatori, ricorderà le fermate a richiesta lungo le strade di campagna e i viandanti in attesa assiepati lungo le cunette caricare la pancia e le cappelliere del pullman di pacchi e valigie legati con lo spago. E il fumo del gasolio mal combusto ammorbare l'area sotto i colpi dell'acceleratore a ogni cambio marcia.

Il neorealismo cinematografico e la commedia all'italiana che ha visto in Vittorio De sica un testimone d'eccezione documenta la società italiana degli anni in questione.

E, quindi, chi non ha l'età o non ha vissuto quei tempi può farsi un'idea di cosa si parla visionando la cineteca d'autore degli anni 50 in poi.

Povertà e stenti conditi di ottimismo e speranza spronavano chiunque a gareggiare per migliorare la propria situazione e quella sociale. Si sognava un'esistenza più tranquilla e i primi elettrodomestici furono accolti con entusiasmo da chi poteva permetterseli e chi no li desiderava. Desiderio esaudito con l'invenzione delle cambiali.

E poi arrivò il boom economico e i paesi iniziarono a subire la desertificazione.



sabato 22 ottobre 2022

Cz lido la storia del milite Ignoto arriva sulle rotaie, ma non tutti lo sanno

 

Mettete dei fiori nei vostri cannoni. (cit). Solo così non ci saranno drammi da ricordare.

Stamane l'ingresso per Catanzaro lido subisce una deviazione. Subito dopo il cavalcavia d'accesso al quartiere marinaro le forze dell'ordine deviano il traffico. Non si capisce perché abbiano interdetto l'accesso in piazza. 

Si commemora il milite Ignoto. Ricorda qualcuno.

mercoledì 29 gennaio 2020

Tra ieri e oggi, appunti del pensiero positivo

Quando si dice la storia.


Il ricordo e lo studio della civiltà e quindi la cultura determinata dai saperi predominanti generano mostri o persone salvifiche.

Dipende da come s'intende indirizzare il “libero arbitrio”.

Alcuni passaggi sono inevitabili. Nelle scuole come nella vita, buoni e cattivi maestri affiancano e guidano tratti importanti delle giovani menti ansiose di apprendere e impossessarsi delle cose terrene ma anche quelle più squisitamente “astratte” come potrebbero sembrare la filosofia e il libero pensiero non necessariamente ancorato a dottrine o elucubrazioni che si avvalgono della “scienza” dei maestri à penser antichi e moderni.

Il cammino dell'umanità è costellato di storie e pensieri divenuti dottrine.
Alcune dottrine sono assurte a scienza, manipolate, si direbbe geneticamente, per adescare adepti bisognosi di essere branco, altre sono rimaste inalterate nel tempo e fungono da fari collettivi per il pensiero positivo svincolato dalla materia.

Marx, Hegel, Bakunin ma anche scrittori definiti meno “impegnati”, più leggeri per quanto attiene ai concetti altisonanti del pensiero, che hanno segnato i tempi con scritti pregni di umanità; tensioni emotive molto terrene e che in alcune narrazioni sembra quasi di sentirne l'odore, il pathos delle anime e dei luoghi narrate nelle pagine vergini d'inchiostro.

No! non vuole essere un rimpianto o un elogio nostalgico a quanto è scritto e testimoniato negli annali.
L'analisi nasce dalla considerazione ultima che sta avvenendo nella società globale contemporanea.

Una realtà che impone dazi e prebende alla cultura dell'attesa creativa. Segna e sottomette il piacere dell'attesa in quanto tale.

Quel piacere fatto di sfumature infinite, da attese disattese, costellato dal dubbio. Sorretto dalla empatia che rende possibile ogni finale di cronaca.

Empatia possibilista che giustifica o accetta se pur criticamente anche i festeggiamenti impropri di vittorie plausibili agli occhi dei più.

La storia degli uomini è scritta dagli uomini per gli uomini!

E ciò che vale in un dato momento storico può essere deleterio in un altro momento.
L'eroe o l'antieroe sono personaggi che ancora oggi stentano a lasciare il passo alla non belligeranza. A piegarsi laicamente al pensiero disarmante ma vincente della logica non violenta; dell'accoglienza inclusiva, dell'ascolto e del superamento “insieme”, con l'altro di tutto ciò che angoscia.

Gesù, Maometto, Mao, Gandhi, Barabba, e persino Giuda il traditore, hanno un filo conduttore comune che li unisce concettualmente secondo una visione laica del loro essere stati attori principali se pur in diversi momenti storici dai nostri: amano l'amore terreno ma lasciano intravvedere nelle loro debolezze spiragli del divino attraverso pensieri e azioni che sembrano immutabili.

Il pensiero dominante in politica è, invece, in continua evoluzione.

Gli schieramenti, non più partiti nel senso storico del termine in quanto non si rifanno al pensiero socialista o marxisita, leninista o maoista, o a quello cristiano-democratico che ha visto una formazione legata ai principi della chiesa sorto nel '42 in cui ha militato e fatto la storia De Gasperi, Andreotti, Moro, e neanche al partito repubblicano di La Malfa o di altri partigiani provenienti dal partito d'azione. Non ci sono più, in sintesi, antifascisti o fascisti, sinistra o destra come conosciuti fin ora. E tramandati dalla storia.

Oggi sorgono movimenti spontanei.

Le sardine, ultimi in ordine di tempo, sembrano essere persone di tutte le età che scendono in piazza per arginare l'avanzata dei barbari del pensiero positivo.

Sardine che nuotano insieme ognuno col proprio bagaglio culturale accomunate dalla volontà di non soccombere alle urla cattive e ignoranti.
Dicono basta alla globalizzazione e all'amplificazione delle paure. Si schierano contro gli stupidi e servili venditori di gadget, dicono no alla cattiva politica che fa notizia e invade i social.

Tentano, e in Emilia Romagna ci sono riusciti, a scardinare demagogie, egoismi e merda mediatica postata con selfie e arroganti frasi disgreganti, suscitando, col loro sorriso disarmante, reazioni contrari che non demonizzano ma includono e propongono solidarietà e coesione.

Sbaglio?

Perché in Calabria non è stato possibile percorrere una strada simile? L'analisi la lascio a chi, per esperienza o cultura e, si fregia del titolo di “intellettuale”, è classe dirigente.

sabato 28 settembre 2019

Fari della Calabria, magia di un luogo

La complessa e affascinante origine orografica fa della Calabria un posto magico: monti, valli, colline e prati ubertosi baciati dal sole si prestano a innumerevoli letture di storie vere o presunte. La fantasia percorre e sorvola gli ostacoli con serena lentezza aiutata dalla bellezza dei luoghi.
 La sua conformazione è da sempre la peculiare bellezza di questa lingua di terra che diede origine a storie di miti e leggende. Favole che sconfinano spesso con la realtà e fanno grande il nome “Calabria”.
Briganti, uomini d’onore, contadini, latifondisti, sfruttatori e sfruttati, artisti, letterati, gente comune, intellettuali, filosofi, patrioti, cerchiobottisti … gente che puoi trovare ovunque ma che qui, marchiati a fuoco da nomee ataviche e folcloristiche incutono terrore o, bene che vada, sono osservati con sospetto dai forestieri, cioè, da chi non conosce davvero l’anima dei calabresi. D'altronde la cronaca ama diffondere notizie dal sapore aspro che toccano lo stomaco, infastidiscono e inducono alla reazione rabbiosa, tant’è che uno “scrittore” scrisse: “… apri i cassetti della cucina dei calabresi e trovi solo coltelli…”. Per certa letteratura la Calabria e i calabresi sono sporchi brutti e cattivi…
 ma:
C’era un tempo in cui i calabresi, più corretto dire i bretti, erano costretti ad osservare il mare per proteggersi e preservare i raccolti ottenuti col duro lavoro nei campi da tutta la famiglia, donne e bambini compresi. Sì, dalle continue scorribande piratesche dei popoli africani che s’affacciavano sul mediterraneo i bretti dovevano pur proteggersi!
I greci non furono da meno, e anche se qui fondarono la “Magna Graecia” e riuscirono a creare nell’Italia meridionale, tra Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata e Puglia una colonia in cui trasferirono culture artigianali e saperi sconosciuti prima, furono pur sempre degli invasori.
Da contadini e pescatori, il popolo bruzio, contaminato, divenne artigiano, mercante, guerriero. E servì, volente o nolente la “magna graecia”, i bizantini, i romani, gli spagnoli etc.
I promontori lungo le coste divennero luoghi privilegiati d’osservazione. Sorsero torri di guardia, dette “cavallare” perché presidiate da uomini a cavallo, pronti a correre e dare l’allarme in tempo debito per consentire ai paesani di nascondersi, correre nei boschi e sfuggire a tristi destini di schiavitù di saraceni e pirati provenienti dal mare.
Passata la paura degli invasori iniziò l’era dei mercanti. Le navi solcavano il mare jonio e il mare tirreno per approdare sulle coste calabre cariche di mercanzie che scambiavano con olio, vino, formaggi e altri derivati. Nonché ortaggi e grano prodotti sui declivi e nei pascoli calabresi dalle donne e dagli uomini forgiati dal sole e dal tempo trascorso a lavorare sui campi.
A quel punto, in tempo di pace e scambi tra i popoli, fu necessario rendere l’approdo agevole ai viandanti, creare un punto visivo luminoso per evitare, come narrò Omero nella sua Odissea, che le navi dei mercanti facessero la fine dell’impavido Ulisse costretto a fare i conti oltre che con i personaggi mitologici anche con la furia del mare, gli scogli sommersi e le scogliere non segnate nelle mappe nautiche o invisibili di notte. Costruirono i fari. Dapprima i faristi appiccavano dei grandi fuochi nella notte per segnalare la terra ferma che si presentava improvvisa ai naviganti. E col tempo, a passo con le scoperte scientifiche, i fari cambiarono aspetto e tecnologie. La legna fu soppiantata da altri combustibili e le fiamme prodotte, cioè la luce fu irradiata lontana da lenti e cristalli.
Il fascio di luce che taglia il nero della notte, simile ad una mano tesa, accompagna e riceve i viandanti. Li accoglie sulla terra ferma. Terra di storia e cultura: la Calabria!, è luogo di migrazioni forzate e volute. Gente che conosce il sapore della fame. Fame di conoscenza. Gente caparbia che quando crede in un sogno lo porta a compimento costi quel che costi!
Tutto questo e altro si trova nel lavoro di Ivan Comi; filmati, foto, narrazione
Ecco, Ivan Comi ha presentato alla libreria ubik in Catanzaro Lido un documentario sui fari della Calabria, frutto di un lavoro durato tre anni tra terra, fondali incontaminati e cielo terso. Il percorso storico si fa didattico e traccia un itinerario accattivante sul ruolo del faro posto a indicare l’approdo sicuro ai marinai che si trovano al largo dello jonio o del tirreno.
I ragazzi delle scuole elementari e sua figlia Nicole, testimoni e attori del docu-film, hanno potuto sognare seguendo la rotta ideale tracciata da Ivan che inanella di nuova luce il territorio impervio a picco sui mari del mediterraneo.
Ripercorrere i siti dei fari della Calabria e magnificare in uno spazio atemporale le intenzioni dei contemporanei visitatori senza dimenticare le storie di chi ancora li cura con passione: i faristi e la capitaneria di porto preposta, è un’idea creativa accattivante degna di essere condivisa

ivan comi, presentazione documentarioc/o la libreria ubik di cz lido: i fari della calabria

domenica 3 dicembre 2017

Il milite esente

La chiamata alla leva arrivò puntuale. Al compimento del diciottesimo compleanno il ragazzo avrebbe dovuto presentarsi al distretto militare d'appartenenza e poi partire per il c.a.r.

La cartolina arrivò in un brutto momento. Il padre del ragazzo era morto da pochi giorni e la famiglia era rimasta senza sostentamento. Le autorità del paese si mossero. Il parroco e il sindaco intercedettero a suo favore.
Il comandante dei carabinieri telegrafò al ministero degli interni per comunicare le nuove esigenze e dare a 'Ntoni la responsabilità di “capofamiglia” così da potere essere esonerato dall'obbligo di leva.

In quegli anni il protocollo tra l'Italia e il Belgio prevedeva una collaborazione agile e dinamica tra le due nazioni. L'Italia mandava braccia e il Belgio garantiva in cambio vagoni di carbone fossile a buon prezzo.
Fu grazie a questo accordo che 'Ntoni ebbe l'esonero militare e in qualità di primogenito, per garantire alla sua famiglia il pane e quel tanto che bastava alla crescita dei fratelli, prese sulle sue spalle il peso che compete ai capofamiglia e partì verso paesi sconosciuti.

Il francese non lo conosceva. Parlava appena un italiano sgrammaticato. Raggiunta la licenza elementare 'Ntoni continuò a lavorare nei campi insieme al padre. A lui piaceva coltivare la terra. Vedere le foglie prendere il posto dei germogli e il fiore trasformarsi in succulenti frutti da portare al mercato.

Fu una sera, mentre faceva ritorno dal vicino paese in compagnia del padre, dopo aver venduto le angurie e gli altri prodotti, che, trotterellando davanti all'asina alleggerita del suo carico, vide il padre preoccupato dopo avere fatto una breve sosta per impellenti bisogni corporali.
“Andate. Camminate che ora vi raggiungo! Aveva detto li padre ai figli e alla moglie che l'accompagnavano.”.

Il sole stava calando. Le ombre si allungavano lungo la strada e una di queste, assunto i connotati di compare Vito, parlò come l'antica Priscilla: “...compare attento tra non molto un lutto colpirà la tua famiglia... fai attenzione...”. E poi, la disgrazia arrivò improvvisa. Coma anafilattico. A nulla valsero le cure mediche. L'uomo morì in campagna tra le braccia della moglie che gridava al cielo il suo dolore per l'immensa perdita mentre lo baciava. Gli baciava le mani. Lo accarezzava dolcemente. Singhiozzando, chiedeva come sarebbe stata la sua vita e quella dei figli da quel momento in poi.

Appena diciottenne, il primogenito, raccolse nella valigia di cartone le poche cose e partì.

sabato 1 aprile 2017

Toghe Rosso Sangue: La storia si fa teatro.

Uno spettacolo assolutamente da non perdere: 
Toghe Rosso Sangue,Roma 8 e 9 Aprile al Teatro Sala Vignoli
12 Aprile, Roma al Teatro Argentina.
18 Maggio, Lamezia Terme (Cz) al Teatro Grandinetti.

“La vita e la morte dei magistrati italiani assassinati nel nome della giustizia”.
Toghe Rosso Sangue nasce dalla voglia di ricordare, “fare memoria” e fare teatro su una parte della storia italiana che spesso viene messa da parte per verità scomode sulla storia della mafia italiana. La scena ricalca gli ultimi 25 anni di storia,dal 1969 al 1994.

Storia che vede protagonisti 27 magistrati tutti colpevoli di servire lo stato, vittime volutamente cancellate dalla memoria collettiva.
Per molti magistrati, l’esercizio delle loro funzioni ha significato lo scippo sia del loro impegno quanto la loro cancellazione dal processo di “rivoluzione” della Repubblica Italiana.
Così, la morte della giustizia e la giustizia nella morte tracciano una linea rossa, rosso sangue, che crea un blocco nella storia dell’Italia.
Dagli errori giudiziari verso il singolo cittadino ai processi sommari dei Nuclei Armati Rivoluzionari, dal Padrino di Coppola e Brando alla Magliana di Placido e Scamarcio, dalle micce corte di Prima Linea a Via D’Amelio,dalla terra di Calabria alle vendette delle ‘ndrine, dalle stragi di Stato allo stato di scomparso di Adinolfi.

Da qui il progetto Toghe Rosso Sangue: la storia che si fa teatro.
Quattro voci che senza alcuna valutazione politica nonché senza condanne, fermamente inviano un omaggio a uomini morti nell’espletamento del proprio dovere.

Uno spettacolo di Francesco Marino 

scritto da Giacomo Carbone 

ispirato da Paride Leporace

 con Francesco Polizzi, Emanuela Valiante, Diego Migeni, Sebastiano Gavasso 

con il patrocinio dell’ANM – Associazione Nazionale Magistrati.



Ulteriori rimandi:



mercoledì 18 febbraio 2015

Occhiuto e l'operazione Alarico

L'operazione “Alarico” che nelle intenzioni del sindaco di Cosenza Occhiuto, avrebbe dovuto essere volano di sviluppo culturale per la città bruzia si è dimostrato essere, invece, un boomerang che, nella fase di ritorno, ha colpito e devastato l'amministrazione comunale cosentina nella figura più alta e rappresentativa, appunto, il sindaco, l'architetto Mario Occhiuto.
progetto per il museo di Alarico

Cosenza ha, comunque, il suo attimo di esposizione mediatica. Della vicenda ha parlato persino il Corriere della Sera, il Times, e altri quotidiani nazionali ma non in positivo, specialmente quando hanno visto l'immagine di Himmler sulla brochure destinata alla bit di Milano.

La città ha speso un bel tesoretto per montare la giostra su Alarico il saccheggiatore e sul tedesco nazista Himmler che, nella certezza di trovare il tesoro, frutto dei saccheggi di guerra su Roma e nella stessa Cosenza, scandagliò col beneplacito di Hitler il Busento ma senza trovare, niente nella forsennata intenzione nazista di invadere l'Italia meridionale!

Mario Occhiuto ha allestito mostre d'arte contemporanea; impegnato attori e teatranti per ricostruire la storia ma non gli è venuto in mente di spendere i soldi su qualche altra figura culturalmente più evoluta. Eppure, Cosenza ha ben altri padri che senz'altro tengono alto il nome della Calabria tutta meglio dei sanguinari invasori.
Perché mai si è impuntato su un barbaro che ha dato fondo a tutta la sua cattiveria depredando e stuprando la dotta Cosenza?

Se se proprio è importante pensare alla storia e a qualche figlio di Calabria per fare bella figura e attrarre turismo culturale mi viene in testa la figura di Bernardino Telesio. Tanto per citarne uno. Ma forse la filosofia, il pensiero non è allettante quanto l'azione eroica. La guerra, i condottieri.

Sarà per questo che il sindaco di Cosenza ha concentrato fondi e attenzioni su una figura guerrafondaia scesa in Calabria con le armi per soggiogarla e calpestarla a suo piacimento?

Sia chiaro. Non è campanilismo. Ma, non sarebbe stato meglio valorizzare ciò che veramente fa bene alla Calabria? I suoi figli migliori. La storia, invasori compresi, contestualizzando e relegando nello spazio che meritano filosofi, patrioti, artisti, uomini e donne di cultura e, perché no, politici?
Piuttosto che immaginare fiumane di visitatori sulle rive del Busento inutilmente sventrato?

Che sia frutto inconscio di reminiscenze scolastiche sfociate nell'attività professionale dell'architetto in questione prestato da qualche anno alla politica?

Unico dato concreto rimane il progetto del Museo dedicato ad Alarico per volontà del sindaco.

giovedì 22 agosto 2013

Calabria, sulle tracce dei padri

"l'isola" Tropea
Quando si immette nel mercato degli affari un prodotto targato cultura il risultato può essere rischioso, di sicuro incerto.
Le crisi economiche e la sete di guadagni intaccano le coscienze, le minano e, quindi, piuttosto che pensare al profitto intellettuale dello spirito e alla ricaduta in termini di crescita interiore per tutti, le menti pragmatiche valutano il risultato economico immediato. Come biasimarle!

Non è un mistero, d'altronde, il giro di denaro pubblico e privato investito in sagre, mostre, riscoperte di numi storici consacrati nell'olimpo dell'arte, ma, raramente, purtroppo, per divulgare il lavoro dei nostri artisti contemporanei.

In Calabria le garanzie e le occasioni per spendersi e incentivare i progetti culturali non mancano! Esse sono parte integrante del territorio.
Le radici sono forti. E la cultura è tutt'uno, anzi conservata e protetta nel territorio e nel mare solcato da Greci, Spagnoli, Turchi.
Un territorio tormentato da fenomeni sismici e da invasioni storicizzate.
Quanto oggi appare non è altro che il risultato delle secolari vicende naturali e umane sopportate dall'antica terra dei Bretti.

E se da un lato i terremoti, gli alluvioni hanno spianato o inghiottito montagne e civiltà, dall'altro il vento incessante ha affinato le residue strutture architettoniche edificate nei secoli dagli invasori e rimaste in piedi.
Fantasmi architettonici di duemila anni e oltre narrano del passaggio di popoli, quindi, culture e civiltà che hanno insediato colonie e invaso il territorio calabrese dalle coste all'entroterra.

Da costa a costa, dal mar Jonio al Tirreno è tutto un pullulare di “ricordi storici”, alcuni scoperti e altri in paziente attesa dormono nelle acque e nelle campagne o, peggio, lasciate all'incuria.

Non sempre, purtroppo, siamo stati attenti costruttori di storia; accorti ricercatori del passaggio degli avi e conservatori di civiltà.

Gli anni tra il 1950 e 1970 sono stati i peggiori. I borghi contadini, abbandonati dalle popolazioni abbagliate da miraggio industriale, subirono un significativo calo demografico.
L'effetto migratorio da sud a nord spopolò interi paesi.

E, poi il ritorno dei nuovi migranti, con negli occhi l'opulenza di schemi abitativi più consoni allo status raggiunto, diede il colpo di grazia a tradizioni e cultura.
Orde pronte a investire in frenetiche costruzioni hanno contaminato e eroso territori ubertosi, coste suggestive e siti archeologici.

In quegli anni, impreparati a gestire una improvvisa ricchezza materiale, i silenzi assensi e le concessioni fecero scempio del passato.

Ma, da qualche anno, la cultura della memoria pare abbia fatto breccia e tentato di recuperare il passato attraverso mostre, divulgazioni di archeologie umane e territoriali, quali mestieri, percorsi, siti; alcuni sostengono che sia per curiosità o orgoglio d'appartenenza. Personalmente mi piace e voglio pensare che sia il frutto di una sorta di sincero amore per la natura unica e selvaggia della Calabria, la storia dei singoli, l'antidoto al consumismo, alla nevrosi che induce al possesso, all'accumulo di beni, spesso sono sottratti alla collettività.

Perché, è risaputo, la memoria, nell'evocare sentimenti d'appartenenza ad un territorio e alla sua storia rende migliori.

Anche se si tratta di un lavorio discontinuo e faticoso, a volte persino impercettibile, non solo in Calabria ma in tutta Italia, il viaggio intrapreso, se pur lento, lascia lezioni indelebili specie nelle giovani menti che, con spensierata allegria, si gettano fiduciosi nella ricerca delle proprie origini. Assaporano e godono di antiche nenie; canzoni folk accompagnate dal suono della lira calabrese, delle zampogne e delle ciaramelle. Le tarantelle sembrano rivivere gli antichi fasti delle feste patronali e degli avvenimenti familiari importanti come le promesse di matrimonio, le nascite e i battesimi.


giovedì 4 aprile 2013

A proposito di crisi, politica sociale, povertà e emigrazioni

A testa in giù.


Quando c'era la democraziacristana mangiavamo tutti. “Mangiavi 'nu pocu tu nu pocu eju e nu pocu iddhi...”. È facile sentire frasi analoghe al sud come al nord d'Italia. Ma non possiamo disattendere che la litania, se pur scontata, è il risultato della precarietà sociale che da qualche tempo subiamo.

Tutto sommato, affermazioni simili possono essere intese come il riconoscimento sanguigno e benevolo del proletariato nei confronti della politica della cosiddetta prima repubblica in quanto, tra innumerevoli contraddizioni, diede opportunità anche ai ceti meno abbienti d'impossessarsi della cultura.

La gente comune, quella che ha vissuto i tempi magri sulla propria pelle, quella che non aveva i soldi per comprare scarpe e vestiti ai figli e men che meno giocattoli. In poche parole:
I poveri che gonfiavano le fila del ceto sociale analfabeta composto da contadini, operai e artigiani delle periferie che usciti dall'ultima guerra, gioco forza, si rimboccarono le maniche e lavorarono sodo per se stessi e i loro figli, di sicuro, sorriderebbero davanti alla “nostra” crisi economica.
Non sorriderebbero, invece, davanti alla crisi dei valori che “l'ingegneria economica mondiale” e, nel nostro caso, europea, mette continuamente in discussione, subordinandoli ai profitti.

Le cronache raccontano storie di emigrazioni. Analfabeti catapultati in America, Germania, Svizzera, Argentina, Brasile, Canada e persino in Africa.
Italiani che hanno dovuto legare i sogni con lo spago. Lo stesso spago che legava, sigillando le
"bambole di pezza" pigotte, ph, op. digt
misere cose che avrebbero dovuto lenire i primi sacrifici in terre sconosciute, valigie di cartone e enormi balle di pezza, bagagli portati sulla testa dalle instancabili donne che abbandonavano il duro lavoro nelle campagne calabresi al seguito di mariti o padri costretti a tentar fortuna oltre i confini familiari dei rispettivi paesi.

Papa Francesco è uno dei tanti figli di queste storie, un simbolo che rappresenta la cultura sana delle persone costrette ad emigrare.
Non è per orgoglio nazionalista che cito Papa Bergoglio, non saprei che farmene, e come Lui, altri si sono distinti nei vari campi del fare. Volendo citarli tutti diverrebbe cosa assai ardua. E qui, su questa pagina web voglio ricordare, invece, i molti rimasti sconosciuti alle cronache dei media.

Mi piace pensare agli emigrati che, sì, si sono inseriti a pieno titolo nelle comunità d'oltre frontiere ma che hanno mantenuto, volutamente, vive le tradizioni dei padri che parlavano di onestà, famiglia, lavoro e cultura. Gente che per far studiare i figli, probabilmente, si “costringeva”, cioè, evitava di spendere per sé i pochi risparmi messi da parte con fatica e lungimiranza pur di dare un “futuro” ai giovani.

Mamme e padri che andavano in giro con le pezze ai vestiti rivoltati all'inverosimile. Genitori che passavano indumenti e scarpe dai figli grandi ai piccoli. Mamme che costruivano bambole di pezza per far giocare le femminucce e Padri che insegnavano ai figli come costruire un carro, una spada o un trenino con i rocchetti del filo per rammendi. E figli che sapevano trasformare con la fantasia lo scatolone di cartone in castello o che stando a testa in giù, appesi ad un ramo d'albero, pensavano fosse il massimo della trasgressione.

Adesso, a testa in giù, ci sono i valori della pensiero laico e religioso. E mentre il mondo Cristiano, ad opera del nuovo Papa venuto dalla lontana terra d'Argentina, sta risalendo la china, certa politica sembra non sappia fare altro che crogiolarsi nel litigioso brodo delle accuse reciproche disattendendo  e mortificando le aspettative dei cittadini. 

venerdì 18 gennaio 2013

quel moderato di Bersani che non vuole fare Robespierre

Ho sentito dire a Bersani: non sono Robespierre! Io non vado a tassare i grandi patrimoni; c'è l'imu come tassa patrimoniale...
Parla a ruota libera il leader del pd, attento a non impaurire i moderati.
Certo, è furbo il nostro che fa l'occhiolino alla vecchia borghesia e ai capitalisti che affiancano l'agenda Monti; con questo non si vuole puntare il dito accusatorio su Bersani o altri che si definiscono “moderati” per arrivare al potere ma neanche fare l'apologia di una rivoluzione sociale impossibile in Italia.
Impossibile per cultura e mentalità inculcata negli anni dalla cattiva politica, che non dice basta fino a quando non tocca il fondo. Ed è solo quando ha toccato l'abisso che scatta la molla della rivoluzione, la stessa scaturita dalla rabbia dei cittadini francesi che ha terrorizzato la nobiltà e fatto assurgere a capo temuto l'avvocato Maximilien Robespierre.
Da noi è difficile che avvenga una sommossa sanguinaria e neanche lo vogliamo! Vogliamo una rivoluzione culturale; un giro di vite delle coscienze che risvegli il meglio della scienza filosofica e non generi altri personaggi nefasti. Quindi, tutto sommato, siamo d'accordo! Non serve un novello rivoluzionario che sparga lacrime e sangue tra i “ricchi” ma qualcosa che guidi l'idea cara ai sogni socialisti.

Anche se, Maximilen de Bersanì non suonerebbe male. :)


giovedì 25 ottobre 2012

ora legale, conviene davvero?

Nella notte tra sabato 27 e domenica 28 di ottobre dobbiamo ricordarci di spostare le lancette dell'orologio un'ora indietro.

La differenza è di un'ora, ma per i bambini e per quanti soffrono di disturbi del sonno è uno stress non indifferente.

Secondo gli esperti, le conseguenze del disagio, causato nell'organismo costretto a risintonizzare i ritmi biologici, dovrebbero neutralizzarsi nel giro di due o tre settimane.

In compenso risparmieremo qualche kw ora di energia elettrica che, però, nella pratica quotidiana è vanificata dal consumo richiesto per illuminare il buio del crepuscolo.

Un po' di storia:
In Italia l'ora legale è stata adottata per la prima volta nel 1916 ed è rimasta in vigore fino al 1920. Tra il 1940 e il 1948, durante la seconda guerra mondiale, fu abolita e ripristinata diverse volte.
È nel 1966 in periodo di piena crisi energetica che è adottata definitivamente a seguito di una legge del 1965. 

Ma siamo davvero certi che queste "forzature" delle leggi fisiche e astronomiche tese a recuperare un'ora di luce alla fine sia davvero un risparmio? 
Esperti ed opinione pubblica sono decisamente divisi su questo argomento.

giovedì 8 dicembre 2011

Conservazione e ristrutturazioni per dare senso alla vita

aore12blog

i luoghi della storia: ricordare attraverso le cose

Sfogliare la vita fa bene al presente. Concatenare gli eventi attraverso i ricordi personali spesso aiuta a comprendere, o quantomeno ad accendere una fiammella per rischiarare il buio mentale che opprime la nostra esistenza e il futuro dei ragazzi.

Il momento opportuno per guardare al passato è quando qualcosa di grande ci cade addosso e rimette in gioco abitudini individuali o collettivi.

                                                                         Oggi abbiamo tutti gli ingredienti necessari!
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abbandono
Nuovi vocaboli accrescono le paure collettive.

Il nuovo arrivato è un termine inglese, si chiama spread, non è un insetticida spray che insieme alle mosche elimina anche le formiche, è un campanello d'allarme per i mercati e indicano quanto una moneta sia affidabile, naturalmente maggiore è il coefficiente e minore è la solidità della valuta in questione.
Per dirla in due parole: la finanza mondiale si è inventato un termometro semplice che indirizza gli speculatori a investire nel debito pubblico delle nazioni economicamente deboli per realizzare lauti guadagni con pochissimo rischio. Il risultato finale per le nazioni sotto osservazione è sintetizzato in una terminologia antica che mette paura: povertà!
La povertà degli Stati, immancabilmente, accentua le diseguaglianze, riduce gli interventi manutentivi per la buona conservazione dell'esistente e annulla la programmazione di nuove infrastrutture con conseguenziale impoverimento economico e morale dei cittadini. La decadenza fisica, nelle opere pubbliche e private, quando raggiunge stadi avanzati, è recuperabile solo attraverso l'abbattimento e la ricostruzione degli edifici o delle infrastrutture collassate a causa degli agenti atmosferici, ma quando il vecchio è raso al suolo, non è detto che gli urbanisti progettino il nuovo mantenendo architetture povere o sorpassate dai gusti, educati, nel frattempo, da una visione tecnica ed estetica un tantino più colta.


lunedì 24 gennaio 2011

conoscere la Calabria


©archivio M:Iannino
il terzo guerriero (bozzetto)
Mettiamoci comodi. Immaginiamo di essere seduti davanti al camino, d'inverno. Fuori il buio avvolge la campagna, gli alti e robusti castagni sonnecchiano sfiorati dal vento fresco. Il pastore, vigile, con l'orecchio teso, pronto a prevenire l'assalto del lupo e scacciarlo con colpi caricati a sale, osserva il cielo stellato. pensa al lavoro impellente, alla mungitura e alla lavorazione del latte; al luogo dove portare la mandria al pascolo, mentre la moglie prega e rivolge la mente a Dio e ai suoi servi che ha voluto mandare nei luoghi sperduti della Calabria per alleviare ferite ataviche.

Come quando si è piccoli, con parole semplici ma cariche di affetto, raccontiamo episodi di cultura contadina, misticismo, folklore, cultura contemporanea, paesi.

Parliamo di persone che sono rimaste in Calabria, per scelta o necessità, comunque, convinte che serva l'improcrastinabile impegno di ciascuno di noi per risolvere problemi atavici legati alla durezza dei luoghi.

Parliamo  di noi calabresi e no, del rapporto col resto del mondo se vogliamo davvero contribuire alla crescita e contrastare quanti vogliono affossare la nostra bella terra sfruttando il giogo dell'ignoranza amplificato dai "sentito dire" arricchendo i loro discorsi con la delazione e i luoghi comuni, bandendo, però, piagnucolii e autocommiserazioni, per porgere e evidenziare con determinazione le positività presenti sul territorio regionale.

Parliamo, insomma, di quanto accade d'avanti a noi. Osserviamo i fatti a ore 12 e li esponiamo con estrema onestà intellettuale per testimoniare quanto di buono è stato fatto e pungolare per quanto ancora si può fare.

Parliamo di:
©archivio M.Iannino
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