Tempo di vino e castagne

 di mario iannino


L’autunno è come una carezza: il vino che nasce, le castagne che crepitano, i colori che si fanno più intensi mentre l’aria si riempie di odori antichi. È il tempo della trasformazione e della memoria, dove il gesto di stappare il novello diventa rito conviviale, e le caldarroste fumanti sembrano piccole lanterne di terra scoppiettanti sul tripode del focolare su cui poggia, in un abbraccio, la padella bucata. Fiammelle s’infiltrano e vanno a lambire le castagne annerendo la buccia e cuociono la polpa.

…e intorno al fuoco, le voci si fanno più lente, più rotonde. Si raccontano storie che non hanno fretta, si intrecciano ricordi come rami secchi che ancora profumano di vita. L’autunno calabrese non è solo paesaggio: è una postura dell’anima, un modo di stare al mondo con dignità e gratitudine.

Ogni sorso di vino novello è un brindisi alla fatica contadina, ogni castagna arrostita è un piccolo dono della montagna. Le mani si scaldano, gli occhi si cercano, e anche chi è lontano sembra più vicino. È il tempo in cui la terra parla, e noi ascoltiamo.

Nel cuore di questo tempo, c’è la Calabria che resiste: quella che non si piega alla fretta, che conserva il gesto lento, che trasforma il poco in poesia. Qui, l’autunno è un invito a restare, a ricordare, a condividere. È il momento in cui anche una barca di foglie di castagno, tra le foglie ingiallite e rese rossicce dai primi freddi, può diventare messaggio, memoria, testimonianza.



Da bambino, nei boschi di castagno, cucivo le foglie con legnetti sottili. Le intessevo come si intesse un pensiero gentile, e ne facevo un cappello. Non per travestirmi, ma per ascoltare meglio il bosco. Ogni foglia era una voce, ogni cucitura un legame.  

Camminavo solo, ma non ero mai solo. I castagni mi parlavano con il vento, le radici mi insegnavano la pazienza. Quel cappello di foglie era la mia corona silenziosa: fragile, mutevole, ma piena di dignità. 

Oggi, quel gesto ritorna. 

Nei miei assemblaggi, nei fiocchi di stagnola, nelle barche di carta. È lo stesso filo che cuce memoria e gioco, solitudine e resistenza. È la Calabria che cammina con me, anche quando non si vede.

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Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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