Microsoft, proprietà condizionata
“Proprietà condizionata”: quando il tuo computer non è davvero tuo
Lettera aperta a Microsoft
Ho acquistato un computer. Un bene materiale, tangibile, pagato con denaro reale. Eppure, al momento dell’attivazione, mi sono ritrovato a dover “chiedere il permesso” per usarlo. Senza inserire credenziali, senza creare un account Microsoft, non potevo proseguire. Nessuna alternativa chiara, nessuna possibilità di scelta. Ho ceduto, sotto pressione, e ora non ricordo nemmeno le credenziali imposte in quel momento.
Questa esperienza mi ha indignato. Perché se compro un bene, ne sono il proprietario. Eppure, nel mondo digitale, la proprietà sembra diventare concessione, subordinata a regole che non ho scelto e consensi che non ho potuto rifiutare.
Per questo ho deciso di scrivere una lettera aperta a Microsoft. Non solo per esprimere il mio disappunto, ma per aprire un dibattito su diritti, libertà e trasparenza nell’era digitale.
Oggetto: Contestazione per imposizione di credenziali e vincoli d’uso su dispositivo acquistato
Alla cortese attenzione di Microsoft Corporation,
e per conoscenza al rivenditore autorizzato,
Mi rivolgo a voi in qualità di acquirente di un dispositivo informatico dotato di sistema operativo Microsoft Windows, per esprimere la mia profonda insoddisfazione e indignazione riguardo alle modalità imposte per l’attivazione e l’utilizzo del prodotto.
È inaccettabile che, dopo aver acquistato un bene materiale — un computer — io non sia libero di utilizzarlo senza dover sottostare a vincoli contrattuali e procedure obbligatorie che non ho scelto consapevolmente. Durante la fase di configurazione iniziale, mi è stato imposto l’inserimento di credenziali e la creazione di un account Microsoft, pena l’impossibilità di proseguire con l’installazione dei programmi essenziali. Questo obbligo ha violato il mio diritto di scegliere liberamente come gestire il mio dispositivo, trasformando un acquisto in una sorta di concessione condizionata.
Aggiungo che, non avendo annotato le credenziali create sotto pressione, mi trovo ora impossibilitato ad accedere pienamente al sistema, con conseguente frustrazione e perdita di tempo. Ritengo che questa pratica sia lesiva della trasparenza commerciale e del principio di proprietà: se acquisto un bene, ne sono il legittimo proprietario e dovrei poterlo usare senza dover “chiedere il permesso” a nessuno.
Chiedo pertanto che venga presa in seria considerazione la possibilità di offrire un’alternativa chiara e libera da vincoli per l’attivazione dei dispositivi, nel rispetto della volontà e della libertà dell’utente. In mancanza di ciò, mi riservo di segnalare la questione alle autorità competenti e alle associazioni dei consumatori.
Invito al dialogo
Questa lettera non è solo una protesta: è un invito. A chi ha vissuto esperienze simili, a chi si è sentito forzato, escluso, vincolato. Raccontate, condividete, commentate. La tecnologia deve servire l’uomo, non dominarlo. E ogni testimonianza è un passo verso una maggiore consapevolezza.
Se vuoi contattare Microsoft direttamente, puoi farlo tramite:
📍 https://support.microsoft.com/it-it/contactus
📍 Microsoft Italia S.r.l., Viale Pasubio 21, 20154 Milano
📍 https://feedbackportal.microsoft.com
Il paradosso è che anche i canali di contatto e feedback di Microsoft, che dovrebbero essere accessibili a tutti, spesso richiedono l’accesso con un account… lo stesso account che magari è stato imposto o che non si riesce più a recuperare. È una spirale che trasforma il supporto in barriera.
Nota aggiuntiva:
Ho provato a contattare Microsoft attraverso i canali ufficiali indicati, ma anche questi richiedono l’accesso con un account Microsoft. È un cortocircuito: per segnalare un problema legato all’imposizione di un account, bisogna prima accedere con quell’account. Questo non è supporto: è un ulteriore ostacolo. E rafforza la mia convinzione che serva un cambiamento profondo nella logica di accesso, proprietà e assistenza.
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