Navigare tra le forme
Testo critico sull’opera “Navigare tra le Forme”
Tecnica mista su cartone, materiali di recupero
In “Navigare tra le Forme”, l’artista Mario Iannino compone un microcosmo poetico dove oggetti comuni—cravatte di carta e una barchetta—diventano protagonisti di una narrazione visiva che sfida le convenzioni. L’opera si presenta come un assemblaggio di elementi apparentemente dissonanti, ma che trovano coerenza in una grammatica estetica fondata sul riuso, sull’ironia e sulla tensione tra ordine e libertà.
Le tre cravatte, arrotolate e modellate con cura, evocano il mondo del lavoro, della formalità, dell’identità costruita. Sono simboli di ruoli sociali, di uniformità, ma qui vengono piegate, contorte, rese decorative: perdono la loro rigidità per diventare quasi fiori, segni di una metamorfosi. La barchetta, fragile e infantile, introduce un elemento di rottura. È il sogno che naviga tra le regole, il desiderio di evasione che si insinua tra le pieghe della struttura.
Il supporto in cartone, segnato da strati di pittura e tracce grafiche, amplifica il senso di stratificazione concettuale. Non è solo sfondo, ma terreno di memoria, di passaggi, di gesti. La scelta di materiali poveri e di recupero non è casuale: è una dichiarazione di poetica, un atto politico che rifiuta l’estetica del consumo per abbracciare quella della trasformazione.
L’opera si colloca in una zona liminale tra arte povera, ready-made e collage contemporaneo. Il suo linguaggio è diretto ma stratificato, capace di parlare tanto al bambino che sogna quanto all’adulto che riflette. “Navigare tra le Forme” è, in fondo, un invito a disancorarsi dalle rigidità, a lasciarsi trasportare da ciò che è leggero, effimero, ma profondamente umano.
🖋️ Testo critico con inserimento dell’approccio simbolico dell’artista
L’opera “Navigare tra le Forme” si inserisce in un percorso di ricerca avviato dall’artista agli inizi degli anni 2000, incentrato sull’uso del simbolo come alfabeto visivo. Questa pratica non si limita alla decorazione o alla citazione, ma diventa strumento di lettura e interpretazione della società. I simboli, estratti dal quotidiano e rielaborati in chiave poetica, assumono una funzione plurima: critica, propositiva, evocativa.
Le cravatte di carta, ad esempio, non sono solo oggetti riconoscibili, ma diventano segni di un sistema sociale codificato, di ruoli imposti, di una certa estetica del potere. La loro manipolazione—arrotolate, piegate, rese quasi floreali—è un gesto di sovversione gentile, una riscrittura del simbolo. La barchetta, invece, richiama l’infanzia, il viaggio, la possibilità di un altrove. È il simbolo del sogno che resiste, che galleggia tra le strutture.
Questa grammatica simbolica, costruita nel tempo, permette all’artista di coinvolgere lo spettatore in una ricerca poetica condivisa. Ogni elemento non è solo da osservare, ma da decifrare, da interrogare. Il tono può variare: a volte è ironico, altre è lirico, altre ancora è un invito all’analisi. Ma sempre, dietro la forma, c’è un pensiero che si offre, che si apre al dialogo.
In questo senso, “Navigare tra le Forme” non è solo un’opera visiva, ma un testo da leggere, un paesaggio simbolico che riflette la complessità del vivere contemporaneo. È un esempio maturo di come l’arte possa farsi linguaggio, e il linguaggio farsi ponte tra l’individuo e il mondo.
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