Un artista fuori range

 

a tu per tu con Mario Iannino



Riprendere, osservare, trasformare: il mio percorso artistico

A volte riprendo alcuni lavori che avevo messo a “riposare”. Li osservo e noto che qualcosa non va secondo i miei criteri estetici. Non penso dove sarà collocato il lavoro. Penso che debba soddisfare la mia domanda estetica e di ricerca artistica.

Dipingo da sempre, e nei primi anni ’70 ho iniziato a cimentarmi con i colori acrilici sulle tele. Sono passato quindi ai colori ad olio. Ma il dipinto con la base grafica, ad un certo punto, l’esercizio pittorico inteso in senso “tradizionale” non mi soddisfaceva. Ho iniziato una ricerca personale, dapprima sulla figura umana, stilizzandola, e dopo astraendo ogni riferimento figurale. Nel tempo mi sono lasciato catturare dalla natura, la materia, i materiali poveri e di scarto. Li ho “arricchiti” con dei simboli: le barchette di carta, le cravatte di carta, e gli avanzi del consumismo industriale e domestico.


Dal pigmento alla testimonianza

Il mio percorso non è stato lineare, ma ciclico. Ogni opera nasce da una tensione interiore, da una domanda che non cerca risposta ma risonanza. La pittura, per me, non è decorazione né mestiere: è esercizio di verità. Dai colori acrilici agli olii, dalla figura stilizzata all’astrazione, ho cercato un linguaggio che potesse contenere la mia inquietudine e la mia visione.

Quando ho iniziato a lavorare con materiali poveri e di scarto, ho compiuto un gesto radicale: ho trasformato il rifiuto in simbolo, il consumo in memoria, l’oggetto in testimonianza. Le barchette di carta e le cravatte non sono semplici elementi visivi: sono emblemi di fragilità, di lavoro, di viaggio, di perdita. Ogni frammento è una voce, ogni scarto una dignità.


La serie dei polimaterici

In questa traiettoria si colloca la serie dei polimaterici, documentata nel mio blog personale marioianninoartist.altervista.org. e https://marioiannino.blog.  

Qui abbandono la tela come superficie neutra per abbracciare un campo visivo stratificato, dove carta, legno, metallo, tessuto e residui industriali diventano parte di un racconto.

Non si tratta di assemblaggi casuali, ma di composizioni rituali. Ogni opera è un atto di cura, una forma di ascolto. Gli avanzi del consumo non gridano: sussurrano. Sono tracce di una civiltà che ha perso il senso del limite, ma che può ancora essere narrata, compresa, trasformata.

La serie dei polimaterici è un archivio poetico e civile, dove l’estetica si intreccia con l’etica, e la materia diventa linguaggio. È in queste opere che trovo una sintesi profonda tra la mia ricerca formale e il mio impegno testimoniale: l’arte come luogo di resistenza, di memoria, di possibilità.


Compendio critico

Il lavoro di Iannino si dispiega come una lunga metamorfosi, dove la pittura non è mai solo gesto estetico, ma interrogazione esistenziale e civile. Fin dagli anni ’70, l’artista ha attraversato i linguaggi della pittura con una tensione costante verso l’essenziale: dai colori acrilici, vivi e sperimentali, all’olio, più carnale e meditativo, fino al superamento del quadro inteso in senso tradizionale. La pittura, per Iannino, non è mai stata decorazione, ma esercizio di verità.

La figura umana, inizialmente stilizzata, viene progressivamente dissolta, fino a lasciare spazio a una grammatica astratta, dove il segno non rappresenta ma evoca. In questa fase, l’artista abbandona ogni riferimento figurale per immergersi in una ricerca che è insieme materica e simbolica. La natura, la materia, i materiali poveri e di scarto diventano protagonisti di un nuovo linguaggio: non più pittura, ma testimonianza.

Le barchette di carta, le cravatte, gli involucri del consumo diventano emblemi di una civiltà che ha perso il senso del limite. Ma nelle mani dell’artista, questi oggetti non gridano, non accusano: sussurrano. Sono reliquie di un tempo vissuto, testimonianze di un passaggio, tracce di una presenza. Il gesto artistico non è mai violento, ma meditativo: ogni opera è un atto di cura, una forma di ascolto.

La serie dei polimaterici si configura così come un archivio poetico e civile, dove l’estetica si intreccia con l’etica, e la materia diventa linguaggio. È in queste opere che Iannino raggiunge una sintesi profonda tra la sua ricerca formale e il suo impegno testimoniale: l’arte come luogo di resistenza, di memoria, di possibilità.


Invito alla visita

Chi desidera immergersi in questo percorso può visitare i blog: https://marioiannino.blogspot.com
🔗 marioianninoartist.altervista.org

Attraverso immagini, testi e opere polimateriche, il sito documenta una ricerca visiva e poetica che trasforma lo scarto in simbolo, il frammento in testimonianza, la superficie in racconto. È uno spazio dove l’arte non si limita a rappresentare, ma interroga, cura, resiste.



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Chi siamo

Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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