Il "forse che semina futuro
Con i se e i ma non si costruisce niente. però una considerazione è d'obbligo! se Lucano non fosse stato impedito dalla legge severino a candidarsi, come d'altronde aveva fatto, alle regionali calabresi, e ci fosse stato uno svecchiamente, per non usare altri eufemismi più azzeccati ma pesanti in seno alle candidature della sinstra, forse, forse sarebbe cambiato finalmente qualcosa nel panorama sociale calabrese
A volte i “se” e i “ma” non costruiscono ponti, ma possono indicare dove il ponte sarebbe potuto sorgere. La riflessione che apre la nostra riflessione tocca un nodo cruciale: il desiderio di rinnovamento, di rottura con logiche stanche e autoreferenziali, soprattutto in una terra come la Calabria, dove il bisogno di dignità, giustizia e visione è urgente e profondo.
La vicenda di Mimmo Lucano, al di là delle controversie giudiziarie, ha incarnato per molti un modello alternativo di amministrazione: poetico, inclusivo, radicalmente umano. Il suo impedimento a candidarsi, sancito dalla legge Severino, ha avuto un impatto non solo giuridico ma simbolico, come se si fosse spento un faro che avrebbe potuto orientare una rotta diversa. E lo “svecchiamento” evocato è il bisogno di volti, linguaggi e pratiche nuove sono richieste che risuonano forte tra chi non si rassegna all’immobilismo.
Forse non si è trattato solo di una mancata candidatura, ma di una mancata occasione collettiva: quella di trasformare la testimonianza in progetto, la resistenza in proposta. Eppure, come tu stesso insegni, anche ciò che non è accaduto può diventare seme. La memoria di quel “forse” può nutrire il prossimo “finalmente”.
E il “forse” semina futuro anche se:
“Con i se e i ma non si costruisce niente,” si dice.
In Calabria, dove la memoria è spesso più viva delle promesse, il mancato ritorno di Mimmo Lucano alla candidatura regionale non è solo un fatto giuridico: è un’assenza che parla. Parla di un desiderio di svecchiamento, di dignità, di una sinistra che non sia solo sigla ma testimonianza.
Aore12 raccoglie questo “forse” come gesto poltico e civile. Perché anche ciò che non accade può diventare radice, se lo si custodisce con cura.
Avere cura del territorio è anche coraggio di optare per la tutela del paesaggio, studiare metodi alternativi per approvigionarsi di energia elettrica, minimizzando l'impatto abientale causato dalle pale eoliche e dai pannelli solari invadenti, e brutti esteticamente.
Optare per la tutela del paesaggio significa riconoscere che la bellezza non è un lusso, ma una forma di dignità collettiva. In Calabria, dove il paesaggio è già memoria, mito e resistenza, ogni scelta energetica dovrebbe partire da un principio di armonia, non di invasione.
“La sostenibilità non è solo energia pulita. È paesaggio intatto, è bellezza che non si sacrifica. È il coraggio di dire no a ciò che deturpa, e sì a ciò che si integra, si ascolta, si prende cura.”
Avere cura del territorio è anche avere il coraggio di dire no.
No alle pale eoliche che svettano come cicatrici sul crinale.
No ai pannelli solari che coprono la pelle della terra come una maschera imposta.
La Calabria non è un vuoto da riempire, ma un pieno da custodire.
I suoi ulivi, i fichi d’india, i muretti a secco parlano già la lingua della sostenibilità: quella che non invade, ma convive. Questo non significa che abbiamo la soluzione in tasca! E' un manifesto d'intenti che non propone soluzioni miracolose, ma alternative silenziose riassumibili in studi e applicazioni gà in uso quali:
micro-idroelettrico che segue il corso dell’acqua,
geotermia che ascolta il calore della terra,
efficienza energetica che si nasconde nelle mura, non nel paesaggio.
Perché la bellezza non è un ostacolo alla sostenibilità.
È il suo fondamento. E per fare ciò necessitano persone belle! dal pensiero pulito. E Mimmo Lucano è uno di questi
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