Clausura: quando una giovane sceglie il silenzio
Nel silenzio, una luce che resiste
In un tempo che corre veloce, dove il rumore del mondo sovrasta ogni voce interiore, la scelta di una giovane di consacrarsi alla clausura appare come un gesto controcorrente, quasi scandaloso nella sua purezza. Rivoluzionario! È una decisione che sorprende, soprattutto quando nasce in una famiglia borghese, dove nulla lasciava presagire una vocazione così radicale. Laureata, impegnata nel volontariato, cresciuta tra agi e possibilità: eppure, qualcosa ha parlato al suo cuore con forza, con dolcezza, con verità.
Questa scelta non è una fuga, ma un ritorno. Un ritorno al sacro, al silenzio, alla preghiera. È un atto che richiama le grandi figure della spiritualità, come Santa Chiara, che nel suo tempo seppe dire “no” al potere e “sì” alla povertà, alla castità, all’obbedienza. Oggi, quella stessa voce sembra aver toccato una giovane donna, che ha risposto con coraggio, lasciando dietro di sé le aspettative, i progetti, le sicurezze.
Per chi la ama, per chi l’ha cresciuta, è uno smarrimento. Ma anche un invito. A guardare oltre. A chiedersi cosa abbia trovato lei che noi non vediamo. A riscoprire il valore della preghiera nascosta, della vita donata, della luce che non brilla per sé ma per il mondo sofferente.
In un’epoca che ha dimenticato il silenzio, la clausura è una voce che parla. E forse, proprio da quel chiostro, può nascere una nuova speranza.
Ho assistito alla cerimonia di consacrazione. È stata toccante, persino per uno come me, che porta nel cuore molte remore e ferite. Un cuore non inaridito, ma, certamente, critico in seguito alle innumerevoli legnate ricevute, anche da persone ritenute caritatevoli e buone. Eppure, in quel momento, qualcosa ha vibrato. Una carezza inattesa. Un sussurro che dice: non tutto è perduto. C’è ancora chi sceglie di amare in silenzio. Sì mi sono commosso.
La cerimonia è stata semplice, ma di una potenza disarmante. Il taglio dei capelli; la promessa di fede, la vestizione del velo...
In quel momento, ho percepito una bellezza che non si può spiegare con le parole. Una bellezza che non cerca visibilità, ma che si dona interamente. E io, che da tempo porto nel cuore remore e ferite, e che ho imparato a difendermi anche dalla speranza, mi sono sentito toccato.
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